Terza lezione Dall’uomo tecnologico al dominio della · PDF fileLa lettera...

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  • Terza lezioneDalluomo tecnologico al dominio della tecnica

    Se con la modernit la tecnica si salda tenacemente al dire e al fare scientifico nellottica di un controllo della realt che vede luomo come padrone dellessere nel suo insieme, con lavvento della societ contemporanea si assiste a una ulteriore trasformazione concettuale da cui deriva, bene sottolineare la relazione di causa ed effetto, tutta una serie di eventi storici che hanno segnato le drammatiche vicende del Novecento. Non soltanto le due guerre mondiali che hanno lasciato sul campo di battaglia milioni di morti, ma il ricorso alla bomba a idrogeno, lanciata sulla popolazione inerme, e lorganizzazione razionale dello sterminio del popolo ebraico, consumato nellefficientissima Germania, luogo delezione della filosofia contemporanea da Leibniz sino ad Heidegger, rappresentano la cifra concreta, il volto pi umano e brutale che la tecnica ha assunto nel corso del Novecento.

    La tecnica contemporanea figlia senzaltro della storia che lha preceduta, essa affonda le proprie matrici concettuali tanto nel pensiero antico quanto in quello moderno; allo stesso tempo per lungo il corso dellOttocento avviene in filosofia una grande trasformazione nei nodi del pensiero che modifica la struttura di base nella comprensione della tecnica. Proviamo dunque a riassumere brevemente questo passaggio:

    Se con Cartesio, padre del razionalismo moderno, luomo e la realt nel suo insieme era pensato come strutturalmente costituito da un dualismo di fondo, la celebre contrapposizione tra res cogitans res extensa, con lidealismo hegeliano si prova a ricucire questa separazione, pensando luomo nella sua interezza, ma assegnando allo stesso tempo allo spirito quella capacit di informare la materialit, di permeare di s la res extensa. Da qui lidea che il pensiero umano sia in grado di dominare totalmente attraverso il logos inteso tanto come ragione, quanto come pensiero, linguaggio e strumentalit, la totalit nel suo insieme, la realt nel suo insieme. Il pensiero umano, insomma, facolt dellafferrare, del catturare, del dominare il mondo nella sua interezza, non gi nella singolarit dellindividuo che ha potere su qualcosa, quanto nella generalit del logos che insieme dice e supera lindividuo. In tal modo la tecnica, in quanto modalit dellesecuzione del logos, non rappresenta pi o soltanto quella peculiare volont umana di afferrare comprendendo e dominando il mondo, ma la manifestazione pi autentica dellIDEA che attraversa la storia e di cui luomo un esempio, un caso, ma non pi lartefice.

    La ricomposizione voluta dalla filosofia hegeliana di rinsaldare il divario tra soggetto e oggetto tanto di Cartesio, quanto, sebbene ingiustamente, di Kant, non rinnega tuttavia la volont di dominio, ma la sposta semplicemente dallesterno allinterno, rendendo luomo parte integrante di una realt che nel suo perenne dispiegarsi afferma se stessa, lidea che non gi luomo, ma la storia consista in un processo di dispiegamento e affermazione di un ideale che, pur passando per la negazione e per il negativo, non pu che essere destinato a compiersi. Ora, questo passaggio riveste un ruolo decisivo nella trasformazione della tecnica da strumento naturale che caratterizza il fare umano in quanto fare tecnologico (gi Aristotele e Platone ne avevano, seppur da prospettive diverse e con giudizi differenti) a accadimento inevitabile che caratterizza la realt nel suo insieme e dunque luomo che ne fa parte.

    Da questo trasformazione nellinterpretazione fondamentale della tecnica derivano alcune importanti conseguenze:

    1. Da dominante luomo diventa dominato: se la tecnica non strumento nelle mani delluomo ma puro inevitabile accadere essa sfugge al controllo delluomo. E cio luomo risucchiato da quella stessa tecnica che pure credeva in grado di dominare e di dargli dominio sulle cose.

  • 2. La tecnica da strumento diviene evento: la tecnica il modo che ha il logos di relazionarsi al mondo, ma il logos umano espressione, momento, stadio di un processo pi generale, pi universale che, sebbene dipendente, supera nella sua essenza le determinazioni concrete. La tecnica, insomma, in quanto accadimento della storia, neutrale, ovvero non dice una modalit positiva o negativa del relazionarsi, perch precede di fatto le determinazioni morali. La tecnica neutrale.

    3. La tecnica non indica pi un agire, ma un patire: dal momento che la tecnica non pi espressione di deliberazione e volont, ma corrispondenza a un accadimento della storia, luomo di fatto non pu sottrarsi al dominio della tecnica, non pu di fatto opporsi a questo accadere, ma deve imparare a misurare le sue azioni in base allaccadimento tecnico che lo circonda.

    Il nostro filo conduttore per rintracciare le radici di questa trasformazione, il suo compiersi e, non meno importante, la disamina di eventuali indicazioni morali che possano essere adeguate alla modalit con cui luomo deve rapportarsi a questo nuovo evento, che non ha precedenti nella storia, sar un piccolo scritto di Heidegger composto appena dopo la fine del secondo conflitto mondiale, nel 1946, La lettera sullUmanismo1.

    Scritto in risposta a una lettera del filosofo francese Jean Beaufret che domandava ad Heidegger se era possibile ridare un senso alla parola umanismo, questo breve saggio affronta, seppur con un tono meno sistematico di altri scritti heideggeriani, il tema della relazione delluomo al mondo, e dunque allessere nel suo insieme, nellera attuale che dal filosofo friburghese definita come epoca del dominio della tecnica. In esso Heidegger prova a mettere in luce, fin dalle prime battute, una sostanziale, ma non altrettanto riflettuta, differenza tra il fare inteso come produrre qualcosa e il fare come agire che una modalit dellazione propriamente umana, ovvero che lo caratterizza, distinguendolo, rispetto agli altri esseri viventi. Per comprendere questa differenza capitale occorre, tuttavia, anzitutto dare alcune tracce biografiche essenziali -tracce che saranno utili per comprendere in quale clima e perch questo scritto pu rappresentare uno dei momenti cruciali della riflessione novecentesca sul destino dellEuropa2 , ma anche fare una breve premessa sulla

    1 M. Heidegger, Lettera sullUmanismo, F. Volpi (a cura di), Adelphi, Milano 1987.2 La comprensione della situazione esistenziale di Heidegger al tempo della composizione della Lettera, dunque negli anni immediatamente seguenti al secondo conflitto mondiale, determinante per noi. Bisogna comprendere che i filosofi non sono individui avulsi dalla storia, dal contesto storico-fattuale in cui vivono e dagli stessi accadimenti che nelle loro vite personali accadono. Vita e pensiero, sebbene non siano lo stesso, si muovono in una relazione di reciproca contaminazione per cui impossibile pensare luna senza laltra. Dopo una folgorante carriera universitaria, che lo vide in pochi anni bruciare le tappe e occupare nel 1927 la prestigiosa cattedra di filosofia allUniversit di Friburgo in Bresgovia cattedra che era stata del suo maestro, il fenomenologo Edmund Husserl , Heidegger si avvicin alle posizioni politiche del nascente movimento nazista. Tale avvicinamento si trasform al principio del 1933 in aperta adesione, segnato da due differenti episodi: il tesseramento al partito nazista e lelezione a Rettore dellUniversit di Freiburg. Per linaugurazione dellanno accademico del 1933 Heidegger tenne una celebre prolusione intitolata Lautoaffermazione dellUniversit tedesca nella quale non pochi sono i riferimenti al destino della Germania rispetto al mondo, alle sue potenzialit, alla sua storia. In essa Heidegger indicava ai suoi giovani studenti un cammino da seguire, una presa di coscienza, un monito per prendere in mano la loro storia. Dopo pochi mesi dallincarico, tuttavia, a seguito anche di alcune rimostranze mosse tanto dalle organizzazioni studentesche naziste, quanto da quelle ebraiche, Heidegger si risolse a dimettersi dallincarico. Tali dimissioni coincisero con una interruzione delle relazioni con i referenti culturali del partito nazista. Di fatto Heidegger venne osteggiato da quel momento in poi dai dirigenti del partito, ma anche dagli stessi colleghi socialisti e comunisti che ne criticarono ladesione al partito. Il filosofo continu a tenere corsi sino al 1941, ma fu emarginato dagli intellettuali del suo paese. Quando nel 1944 la Germania era sullorlo della disperazione e si risolse a chiamare tutte le forze in campo per difendere le posizioni, oramai fragili, raggiunte in Europa, Heidegger fu lunico accademico ultracinquantenne mandato a combattere al fronte. Non meno duro fu il trattamento che gli riservarono gli occupanti americani durante il cosiddetto processo di denazificazione: la sua casa venne occupata dagli americani e la sua enorme biblioteca sequestrata. Gli fu interdetto linsegnamento accademico. Per contro, lui decise di ritirarsi nella baita sulle colline della foresta nera che pochi anni prima si era fatto costruire senza nessun confort tecnico al suo interno. Nel 1946 alcuni intellettuali francesi meditano di reinserire Heidegger nel dibattito culturale post bellico. La lettera sullUmanismo il segno di una ripresa dunque, della ripresa di un dialogo che, sebbene fuori dalle aule dellaccademia, e contrassegnata da un riserbo sulle snodi storici fondamentali

  • comprensione heideggeriana delluomo, ovvero sulla sua nuova interpretazione dellessere umano che mette in discussione anzitutto lapproccio di tipo metafisico e dialettico (cfr. uomo=animal rationale=zoon logon echon).

    Nellopera maggiore del filosofo, Essere e tempo3, viene rigettata fin dalle prime pagine