TERRORISMO E MODERNO KAMIKAZE - Ministry of Defence · La definizione di terrorismo Sono decenni...

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30 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 3/2010 TERRORISMO E MODERNO KAMIKAZE DI CRISTIANO TINAZZI

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30 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 3/2010

TERRORISMO EMODERNO KAMIKAZE

DI CRISTIANO TINAZZI

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Beirut, 2008. Il reportage

Kozo Okamoto è giapponese. Appare all’im-provviso da una porta della sede del FrontePopolare di Liberazione della Palestina, nel

campo profughi palestinese di Mar Elias, Beirut.Sammeh Rizk, responsabile cittadino del FPLP, perlui è una sorta di angelo protettore. Okamoto avolte è assente, perso alla ricerca di qualcosa nellasua testa che probabilmente non troverà più. Ha ri-portato gravi danni al sistema nervoso. “Nellecarceri israeliane Kozo è stato messo in completoisolamento - racconta Sammeh - non c’era nientenella cella in cui viveva, era insonorizzata e nonpoteva sentire alcun rumore. In quella stanza lohanno tenuto circa sette anni con le mani legatedietro la schiena. Gli buttavano il cibo per terra co-stringendolo a mangiare come un cane. Gli chiedevanodi abbaiare. Mi hanno detto, ma non sono sicuroche sia vero, che il fratello di uno dei suoi carcerierimorì durante l’operazione all’aeroporto”. Nel mondo,l’operazione è conosciuta come ‘il massacro del-l’aeroporto di Lod’1, oggi Aeroporto InternazionaleBen Gurion. Fratello più giovane di Takeshi Okamoto,Kozo viene coinvolto nell’Armata Rossa Giapponese(JRA2) e mandato a Beirut per un periodo di adde-stramento, con la promessa che, a fine missione, sisarebbe poi riunito con il fratello, in esilio in Coreadel Nord. Ci vogliono diversi mesi per raggiungereBeirut via Montreal, New York e Parigi. L’ultimafermata prima di arrivare all’aeroporto di Tel Aviv èRoma. Lui e gli altri due membri del commandopassano tre giorni a visitare monumenti e museicome normali turisti. La mattina della partenza,Kozo trova nella sua camera una mitragliatrice difabbricazione cecoslovacca, novanta proiettili edelle bombe a mano. Ha i capelli lunghi, Kozo. Ilgruppo è conosciuto anche come la Brigata Inter-

nazionale Antimperialista, la Brigata della GuerraSanta e Fronte Democratico contro la Guerra. Nellacapitale libanese Kozo viene contattato da TakeshiOkudaira, marito di Fusako Shinegobu, fondatricedel JRA e considerata come una delle terroriste piùpericolose del mondo. Il suo addestramento, in uncampo del FPLP, dura nove mesi, durante i qualiviene addestrato all’utilizzo di armi ed esplosivo3.Nel 1985 viene rilasciato per uno scambio diprigionieri tra fazioni militanti palestinesi e Israele.Nel 2000, il governo libanese gli conferisce la cit-tadinanza per “aver partecipato alle operazionidella resistenza contro Israele ed essere statotorturato nelle carceri israeliane”. Kozo oggi hasessantuno anni. È rimasto solo, i suoi compagnisono morti o estradati in Giappone4. Non saaccendersi il gas, non riesce a farsi da mangiare.

Tel Aviv, 1972. L’assalto

Trenta maggio del 1972, aeroporto di Lod. Kozo, in-sieme a Yasunyiuki Yasuda e Tsuyoshi Okudaira èsul volo 132 Air France proveniente da San Juan,Porto Rico. L’aereo è pieno di pellegrini cristiani.Scesi dall’aereo i tre si dirigono al ritiro bagagli,hanno delle custodie da violino, estraggono le armi.Legate al corpo decine di bombe a mano. Uccidonoventiquattro persone e ne feriscono altre sessantotto.Yasuda è il primo a cadere. Okudaira esce dall’areabagagli e si dirige verso la pista di atterraggio. C’èun volo dell’El Al. Spara su tutto e tutti. Poi finite lemunizioni stacca la spoletta di una bomba a manoe si fa saltare in aria. Kozo viene gravemente feritoe arrestato. Ha venticinque anni. Il nome dell’ope-razione è ‘Der Yassin5’. Per molti analisti questo è ilprimo attentato in Medio Oriente organizzato contecnica suicida. Durante il processo, Okamoto chiededi avere la possibilità di raggiungere i suoi compagni

1 Il volo 351 della Japan Airlines viene dirottato da nove membri della Lega comunista giapponese-Fazione Armata Rossa (predecessoredell’Armata Rossa Giapponese) il 31 marzo 1970 mentre è in volo da Tokyo a Fukuoka. I dirottatori prendono 129 ostaggi per poi lasciarlial Fukuoka Airport e al Seoul Kimpo Airport. Proseguono poi a Pyongyang, dove si arrendono alle autorità nordcoreane.

2 National Police Agency, Japan. 2003. www.npa.go.jp/keibi/kokutero1/english/pdf/sec03.pdf. Retrieved 2007-03-153 Ghallagher A., ‘The Japanese Red Army‘, The Rosen Publishing Group, 2003, pagg 23,244 The Guardian, ‘Red Army members expelled by Lebanon‘, 18 marzo 20005 Deir Yassin, villaggio palestinese sito presso Gerusalemme ovest, nel quale, il 9 aprile 1948, venne consumato un massacro ai danni degli

abitanti arabi, da parte di membri dell’organizzazione terroristica Irgun, guidati dal futuro Primo ministro israeliano Menachem Begin.

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con il suicidio o con una sentenza di morte per “di-ventare una stella”, perché “la morte trasforma instelle” e lui vuole entrare nella costellazione diOrione. La corte militare israeliana invece emetteuna sentenza di condanna a vita. “Invece di morireporterai il marchio di Caino per tutta la vita”,sentenzia il giudice6. Dopo l’intervista, in un cimiteropoco distante da Chatila, si celebrano i trentaseianni esatti dall’attacco. Nel piccolo camposantoc’è una tomba vuota. Sopra, le foto di due ragazzi,Yasunyiuki e Tsuyoshi, i compagni morti nell’attentato.Arrivano alla spicciolata una decina di persone. Iltempo si ferma quando Kozo legge un breve discorso.La corona di fiori deposta, strette di mano e uninchino. Le stelle di Orione brillano da qualcheparte nel cielo. Forse è a quelle che Kozo pensa daltrenta giugno di quel lontano 1972. Okamoto haucciso decine di persone innocenti. Per gli israelianiè un terrorista assassino, per i palestinesi ed ilLibano un combattente.

La definizione di terrorismo

Sono decenni che in ambito internazionale si stacercando di trovare una definizione univoca e con-divisa per il termine ‘terrorismo’. La risoluzione49/60 dell’Assemblea Generale ONU, adottata il 9dicembre 1994, nel paragrafo terzo della Dichiarazioneannessa afferma che: “Criminal acts intended orcalculated to provoke a state of terror in the generalpublic, a group of persons or particular persons forpolitical purposes are in any circumstance unjustifiable,whatever the considerations of a political, philoso-

phical, ideological, racial, ethnic, religious or anynature that may be invoked to justify them”. Da talerisoluzione emergono i principali tre elementi delcrimine internazionale di terrorismo: 1) gli atti inquestione devono costituire un crimine secondo lamaggior parte dei sistemi legali; 2) devono avere loscopo di diffondere terrore, attraverso l‘esecuzioneo la minaccia di azioni violente; 3) devono avereuna motivazione politica, religiosa o comunqueideologica, cioè non devono essere volte al perse-guimento di fini individuali. Nel settembre 2005 oltre centocinquanta leadermondiali si sono riuniti al palazzo delle NazioniUnite di New York per un summit di tre giorni cheha segnato il 60° anniversario dell’organizzazione.Uno dei primi obiettivi dell’incontro era proprioquello di trovare un accordo sul significato del ‘ter-rorismo’ e ampliare i poteri della Commissione an-titerrorismo dell’Onu, creata nel 2001 per costringeregli stati membri ad armonizzare le leggi antiterrorismo.L’Assemblea Generale fallì però ancora una voltanel suo tentativo di raggiungere un accordo riguardoa una chiara definizione della parola: Stati Uniti eUnione Europea hanno condannato ogni azioneche colpisca la popolazione civile; i 56 Paesi del-l’Organizzazione della Conferenza Islamica hannoinsistito per escludere i movimenti di liberazionenazionale. Le convenzioni internazionali, ad ognimodo, considerano universalmente come singoliatti di terrorismo il dirottamento aereo, i criminicontro persone protette internazionalmente, lapresa di ostaggi, atti illegali contro la sicurezzadella navigazione marittima.

Giornalista Manifestazione hezbollah

6 Time, ‘Israel: No star for Okamoto‘, 31 luglio 1972

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La definizione del terrorismo in ambito giornalistico

Come per il campo giuridico anche nel giornalismol’utilizzo della parola è spesso strumentale, politicae di difficile interpretazione. L’indicazione della BBCin merito al termine ‘terrorismo’, nelle sue lineeguida editoriali è molto chiara: “non etichettiamoindividui, gruppi o atti come terroristi. L’idea chehanno le persone di che cosa costituisce il terrorismoè condizionata dalla loro simpatia per gli obiettividel gruppo coinvolto e dalla loro prossimità aglieventi descritti. Anche se esiste una definizione diterrorismo sul dizionario, non vi è dubbio che vienequasi sempre utilizzata come un’etichetta politica”7.Dello stesso avviso la Reuters: “come parte di unapolitica che eviti l’uso di parole emotivamente con-trastanti”, spiega l’agenzia stampa, “non usiamotermini come ‘terrorista’ e ‘combattente per lalibertà’ a meno che non si tratti di una citazione o diaffermazione comunque riferibili a terzi. Non espri-miamo giudizi sui soggetti di cui trattano le notizieda noi riportate, ma diamo informazioni sulle loroazioni, le loro identità e la loro storia cosicché inostri lettori possano farsi un’idea basandosi suifatti”, ha spiegato Stephen Jukes, editor GlobalNews dell’agenzia. Dagli attentati del settembre2001 alle Torri Gemelle la Reuters si è attiratadiverse critiche per aver continuato a sostenerequesta scelta, ripetendo, in un memo ad uso interno,che “il terrorista di qualcuno è il combattente per lalibertà di qualcun altro.” In una dichiarazionerilasciata il due ottobre 2001, i dirigenti della Reutersspiegavano: “la nostra politica è di evitare l’uso ditermini ‘emotivi’ e di non esprimere giudizi di valoreriguardo a fatti che cerchiamo di riportare in manieraaccurata”8. Naturalmente gran parte della stampaamericana si è schierata totalmente contro questeposizioni. Howard Kurtz del Washington Post haduramente criticato la posizione della Reuters, cosìcome la CNN e altri importanti media americani.

Terroristi o combattenti per la libertà?

Kozo Okamoto è un terrorista? Certamente hacompiuto un atto terroristico. Ha ucciso civili inno-centi. Come abbiamo visto per il suo caso però,‘One man’s terrorist is another man’s freedomfighter’ 9. Se l’espressione fosse esistita nel 1776,George Washington sarebbe stato considerato un‘terrorista’ dalla corte di Giorgio III e un ‘combattenteper la libertà’ e un ‘patriota’ dagli americani.Menahem Begin era un ‘terrorista’ per i governanticoloniali inglesi e un ‘combattente per la libertà’per coloro che rivendicavano uno stato ebraico.Due studiosi americani, Schmidt e Jongman, citano109 differenti definizioni di terrorismo ottenute daun’inchiesta condotta tra accademici esperti delfenomeno: “violenza” o “forza” appaiono nell’83,5%delle definizioni; l’aggettivo “politico” nel 65%;“paura” o “terrore enfatizzato” nel 51%; “minaccia”nel 47%; quindi, con sempre minore frequenza, iconcetti di “effetti psicologici e reazioni anticipate”,“differenziazione tra target e vittime”, “azione in-tenzionale, pianificata, sistematica e organizzata”,“metodo di combattimento, strategia, tattica” edaltri ancora. Alla luce delle critiche e dei suggerimentirelativi ad una loro precedente definizione emersedalle risposte degli esperti contattati, propongonola seguente definizione: “Terrorism is an anxiety-inspiring method of repeated violent action, employedby (semi)clandestine individual, group, or state actors,foridiosyncratic, criminal, or political reasons, whereby- in contrast to assassination - the direct targets ofviolence are not the main targets. The immediatehuman victims are generally chosen randomly (targetsof opportunity) or selectively (representative ofsimbolic targets) from a target population, and serveas message generators. Threat- and violence- basedcommunication processes between terrorist (orga-nization), (imperilled) victims, and main target (au-dience(s)), turning into a target of terror, a target ofdemands or a target of attention, depending on

7 Rees P., ‘A cena con i terroristi‘, Nuovi Mondi Media Editore, 2005, pag 248 http://homepage.mac.com/bkerstetter/writersblock/reutersexplanation.html9 La paternità della definizione è tutt’ora incerta. Il primo ad utilizzarla pare sia stato Walter Laqueur nell’introduzione al libro ‘Age of ter-

rorism‘

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whether intimidation, coercion, or propaganda isprimarily sought” 10. In questo contesto è possibilequindi anche far rientrare la categoria del ‘terrorismodi Stato’, inteso sia come finanziamento a gruppiterroristici che come conduzione diretta di atti diterrorismo. Riducendo il campo agli attori nonstatali si può dire che il terrorismo “is the use (orthe threat) of violence against civilians (and personnelnot engaged in combat operations) by non-stateentities for specific political purpose“11. Questa, èuna definizione ridotta ai minimi termini.

L’azione terroristica suicida. Tornano i kamikaze

Kamikaze significa ‘vento divino’, quel vento prov-videnziale che nel 1274 e nel 1281 salvò il Giapponedall’invasione mongolica, spazzando via la potenteflotta di Khublai Khan. Nella seconda GuerraMondiale il termine venne riutilizzato per definire

gli attacchi suicidi eseguiti dai piloti giapponesicontro le navi alleate. “La via del samurai consistenella morte” recita l’Hagakure12. I kamikaze giapponesiperò, colpivano obiettivi militari in un contesto diguerra simmetrica. Un’azione terroristica è suicidase la sua esecuzione implica necessariamente lamorte del suo autore ed egli ne è pienamente con-sapevole. Gli attacchi suicidi quindi sono atti diviolenza il cui adempimento richiede la morte dialmeno una persona che non si aspetta di sopravviverealla missione13. La prima azione con tecnica suicidain Medioriente viene solitamente inquadrata nel-l’attentato di Beirut contro l’ambasciata irachenadel 198114. La paternità dell’attentato, rivendicatadal movimento sciita Dawa, mai chiarita del tutto,indica una novità nel panorama libanese. Da quelmomento la strategia della missione suicida saràprerogativa di Hezbollah (nasce ufficialmente nel1982), anche se i partiti laici e di sinistra della resi-stenza antiisraeliana non ne disdegneranno l’uso.Nel 1985, infatti, Sana’a Mehaidli, membro delPartito Nazionalista Siriano, si farà infatti saltare inaria contro un convoglio israeliano nel sud delLibano. Sana‘a sarà anche la prima donna kamikazedella storia15. Se inseriamo però nella casistica degliattacchi suicidi anche i ‘no escape attacks’, allora laprima azione con tecnica suicida in Medioriente sipuò far risalire a ben nove anni prima, ovvero aOkamoto e ai suoi due compagni del Japanese RedArmy. Sono stati i giapponesi a portare la strategiadell’attacco suicida? Quanto ha influito il loro modusoperandi e il loro retaggio culturale nell’introduzionedi una tecnica dapprima sconosciuta nella regione?E’ evidente quindi anche che il binomio ‘kamikaze’-’islamico’ perde di definizione se allarghiamo lanostra analisi anche al fenomeno degli attentatorisuicidi del LTTE, ovvero alle ‘Tigri Tamil’ in Sri Lanka,anch’esse di ispirazione marxista.

Kozo Okamoto

10 Schmid Alex P. e Jongman Albert J., Political Terrorism: a New Guide to Actors, Authors, Concepts, Databases,Theories, and Literature, NewBrunswick, N.J., Transaction Books, 2005.

11 Tosini, D., ‘Sociology of terrorism and counterrorism‘, Sociology Compass 1, ppg 664-681, 200712 L’opera trasmette l’antica saggezza dei samurai sotto forma di brevi aforismi dai quali emerge lo spirito del Bushid13 Tosini, D. ‘A sociological understanding of suicide attacks‘, Theory, culture & society 26, 2009.14 Crenshaw , M., ‘Explaining suicide terrorism: a review essay‘, Security Studies 16, n°1, Jan-Mar 200715 Conosciuta anche come Khyadali Sana. Membro del Partito Nazionalista Siriano, all’età di 16 anni, si fece saltare in aria su una Peugeot

imbottita di esplosivo a Jezzin, nel sud del Libano.