Terre di mezzo n.157

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Poste Italiane Spa. Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma1, DCB Piacenza NUMERO 157 DICEMBRE 2008 0,95 EURO DEL PREZZO DI QUESTO GIORNALE RESTANO AL VENDITORE EURO 2,10 Quello che avete tra le mani è l’ultimo numero di questo giornale. Terre di mezzo muore, per rinascere. E in attesa delle novità vi regaliamo 14 anni della nostra storia. DA NON PERDERE ultimo numero!

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Numero da collezione, con il meglio dei primi 14 anni di Terre di mezzo

Transcript of Terre di mezzo n.157

Poste Italiane Spa. Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma1, DCB Piacenza

NUMERO 157DICEMBRE 2008

0 ,95 EURO DEL PREZZO DI QUESTO GIORNALE RESTANO AL VENDITORE EURO 2 ,10

Quello che avete tra le mani è l’ultimonumero di questo giornale. Terre di mezzo muore, per rinascere. E in attesadelle novità vi regaliamo 14 anni della nostra storia.

DA NON PERDERE

ultimo

numero!

I cittadini chiedono che i loro soldi siano nonsolo tutelati, ma anche investiti e utilizzatinel rispetto degli altri e dell’ambiente, efuori dai meccanismi della speculazione.Questo manuale risponde ad alcuni semplicidomande: come scegliere la banca nellaquale aprire un conto? A chi chiedere denaroin prestito per realizzare i propri progetti (lacasa, l’impresa)? A chi rivolgersi perinvestire i propri risparmi senza rischiare diessere complici di sfruttamento, commerciodi armi e devastazione ambientale?Con 11 schede di analisi di istituti bancari, 14schede su progetti di microcredito e 12 direaltà di finanza etica.

Marco GallicaniManuale del risparmiatore etico e solidale.Un’altra finanza per investire e risparmiare ipropri soldi nel rispetto delle persone edell’ambienteCosto 3 euro.

COMPILARE E SPEDIRE A “TERRE DI MEZZO”: VIA CALATAFIMI 10, 20122 MILANO FAX: 02.83.39.02.51 - PER INFORMAZIONI: WWW.SPECIALETERRE.IT

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Il nome del giornale l’abbiamo scelto avendo in mente quei luoghi desolati, eppure talvolta splendidi, che dividono due nazioni, due modi di essere, due culture.

Terre di mezzo. Terre di nessuno. Le attraversi veloce, dopo aver varcato un confine. Ti senti un poco straniero. Nessuno si ferma.

Ce ne sono tante di queste “terre di mezzo” nella vita, frontiere invalicate, luoghi ed esperienze attraversati in fretta, senza quasi alzare lo sguardo; spazi dove l’altro non solo è uno straniero ma forse anche un nemico.

Incominciare ad abitare le terre di mezzo, e farle ridiventare terre di tutti. È il nostro augurio.

IL PERCHÉ DEL NOME

Terre di mezzo è tra i promotori di

www.street-papers.org

N. 157 DICEMBRE 2008

InternationalNetwork ofStreet Papers

REDAZIONEAndrea Rottini e Dario Paladinie-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEElena Parasiliti e-mail: [email protected]

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMEROAntonella Carnicelli, Ilaria Sesana, Francesco Abiuso,Carola Fumagalli, Rosy Iaione, Davide De Luca, IlariaTavasci e i volontari di Insieme nelle Terre di mezzo onlus,il gruppo Terre di mezzo eventi e i colleghi della redazionelibri, l’amministrazione, il magazzino, la redazione diAltreconomia e l’Agenzia Redattore sociale

UN GRAZIE AI COLLEGHI CHE CI HANNO REGALATOI SERVIZI DI QUESTO NUMEROMassimo Acanfora, Umberto Di Maria,Leonardo Giammarioli, Carlo Giorgi, Miriam Giovanzana,Carlo Gubitosa, Francesca Sala, Valerio M.Visintin

[email protected]

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PUBBLICITÀ[email protected]

DIREZIONE E REDAZIONEvia Calatafimi 10, 20122 MilanoTel.: 02.83.24.24.26; Fax: 02.83.39.02.51Siti: www.terre.it - www.specialeterre.itRegistrazione Tribunale di Milanon.566 del 22 ottobre 1994

STAMPASTEM EDITORIALE SPAVia Brescia 22, 20063 Cernusco S/N Naviglio MilanoTel. 02.92104710 - Spedizione in a.p.45%. Art. 2, comma20/B - legge 662/96. Filiale di Milano

ALTRECONOMIARISPARMIATORI ETICI

COPERTINA:Andrea Rosciano

11°° ccllaassssiiffiiccaattoo:: SShhuudi Marta Pastorino

22°° ccllaassssiiffiiccaattoo:: LLiiddrroolliittiinnaadi Cristiana Pivari

33°° ccllaassssiiffiiccaattoo:: LLaabbbbrraa rroossssee ssccaarrllaatttteedi Silvia Aizza

44°° ccllaassssiiffiiccaattoo:: GGiiggaannttiidi Andrea Paolo Massara

55°° ccllaassssiiffiiccaattoo:: IIll ccuuoorree ppiiccccoolloo ddii LLoorreennzzoodi Massimo Franco Maso

E tutti gli altri finalisti in ordine sparso:Serena Gobbo Migotto, Viola Ardone,Enrico Miceli, Giovanni Pacini, DilettaSereni, Michi Cena, Angela Ferrari, AliceRohrwacher, Claudio Gatti, Luigi Tuveri,Andrea Salvatori, Marco Caudullo, MicheleOrtore, Luigi Salerno, Gianluca Marini.

Concorso:ecco i vincitori!

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* Vi raccontiamo il progetto nelle pagine centrali

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Gruppi e scuole (base: 20 euro)

Gruppi e scuole (speciale: 30 euro)

Biblioteche (30 euro)

Racconti di periferia: ce ne sono arrivati ben 52!Grazie agli autori che hanno partecipato al primoappuntamento dei “Racconti di Terre”, incollaborazione con la Scuola Holden. Il prescelto èDark0, con il suo “Via Arquata”, che verràpubblicato sul primo numero del nuovo Terre.Il prossimo tema è Nomadi, stanziali: mandateci ivostri lavori a [email protected] (5.400battute da inviare entro il 20 dicembre).

ue foto, una firma e un pezzodi plastica. Anche i barbonihanno la carta di credito. Gli

serve per mangiare, una volta al giorno,alle mense dei poveri.Se non siete mai entrati in una mensa deipoveri -e magari non immaginate neppureche esistano più- questo giornale è fattoper voi. Se non sapete i volti che qui si in-contrano -volti di barboni, certo, di un’u-manità dispersa e fuori di cotenna, ma an-che volti di uomini e donne con storie co-muni, soltanto, con le tasche vuote- ecco,se non sapete cosa voglia dire inventarsitutti i giorni una vita senza un approdo si-curo (che sia casa, lavoro o famiglia), que-sto può essere un punto di partenza.

Questo che state leggendo è un giornale distrada. Chi ve l’ha venduto spera di trarreda qui le risorse per vivere. Se gli date unamano forse ce la farà.Noi invece giochiamo una scommessa: ri-mettere in circolo le notizie che riguarda-no chi sulla strada vive, sotto gli occhi di

tutti, e però invisibile ai più.Come si mangia alla mensa dei poveri?Come funziona un dormitorio pubblico?Perché accanto ai barboni ci sono tanti conla giacca e la cravatta? E le donne? Da do-ve vengono. Chi sono. E ancora: come sivive in un carcere, con quali ritmi, so-gnando che cosa. Tutte domande alle quali cercare di dareuna risposta. Perché siamo convinti checonoscere certe situazioni abbassa la so-glia della diffidenza e della paura. E aiutaa capire.È un modo di fare informazione che cipiace.

Miriam Giovanzana

A proposito: per chi volesse sapere “chic’è dietro”. Un gruppo di giovani con lavoglia di scrivere quello che accade tutti igiorni nella vita della gente comune. Con-vinti che, a lavorarci un po’, qui ci sianocose più interessanti, da scoprire e da rac-contare, che non nel tormentone di Carlo-Diana e la “cavalla rossa”. Se siete d’ac-cordo, fatecelo sapere: cercate il prossimonumero. Perché da domani, alla domanda“chi c’è dietro”, vorremmo si potesse ri-spondere: “tutti noi”.

er amore, si rischia. Anche diperdere. Le delusioni di cuorequesta volta non c’entrano.

A farci trepidare, ve lo confesso, è il no-stro lavoro. Il nuovo Terre di mezzo -street magazine è una scommessa. Primadi tutto per noi.Abbiamo puntato: almeno 2mila nuovilettori (8mila entro l’estate!), pronti a cre-dere in un nuovo progetto editoriale. Al-trimenti, il giornale non esce e noi ce neandiamo tutti a casa. Sul tavolo mettiamo una testata “piccola,ma storica”, una decina di venditori (an-che loro storici), che si ostinano per affet-to ad avere il nostro giornale tra le mani, ecinque scrivanie. I conti non tornano.“Ma chi ve lo fa fare?”. Bella domanda:in fondo, potremmo continuare così.“Vivacchiare” è uno sport diffuso nel no-stro Paese. E invece no, rischiamo.Per amore: del nostro mestiere, del-l’informazione e dei lettori. Quelli che giàci conoscono, e quelli che raggiungeremo.Ma anche per amore della nostra storiache proviamo a ricordarvi in quest’ultimonumero, da collezione.Queste pagine raccontano una scommes-sa, vinta. In 14 anni tante storie invisibili

sono state rimesse in circolo e tante per-sone hanno scoperto un modo di lavorarediverso, dal primo dei venditori al piùgiovane dei giornalisti.Per questo vale ancora la pena rischiare.Ereditiamo quella scommessa, e la fac-ciamo nostra. In un Paese “addormentato”, arriviamocon una voce giovane e squillante. Dove si parla di città e insicurezza, pun-tiamo lo sguardo sulle convivenze.Di fronte all’indifferenza chiamiamo allapartecipazione.E a chi ci dice “impossibile, non cambierànulla”, rispondiamo con le parole del nuo-vo Presidente degli Stati Uniti: “Yes, wecan”. Anche rischiare.

Elena Parasiliti

A proposito: per chi volesse sapere “chic’è dietro”. Il gruppo di giovani giornali-sti è rimasto (sono cambiate le persone!),così la passione per il sociale che attra-versa la vita di tutti i giorni.A questo punto, mancate solo voi: viaspettiamo su www.specialeterre.it.

P

Come eravamo... la redazione di piazza Napoli

1994 2008D

All’inizio fu un’inchiestagiornalistica perscoprire come lavorano le case editrici a pagamento. Dieci anni dopo, da questo pezzo è natoun libro di consigli per aspiranti “premi Strega”.

6 APRILE 1997

lario Occhiuti, il Rimbaud diCernusco sul Naviglio, pos-siede un’insuperabile colle-

zione di manoscritti respinti. Lecase editrici più note non ricono-scono il suo talento. Ma un gior-no sulla prima pagina di un quo-tidiano ecco l’occasione: cercano“100 opere di poesia” da pubbli-care nella prestigiosa collana“Poeti italiani contemporanei”.Affidata l’Opera alle Poste, la ri-sposta è puntuale. “GentilissimoPoeta, ci congratuliamo nel co-municarLe il nostro parere favo-revole e Le alleghiamo un con-tratto di edizione già firmato”.All’articolo 3, Ilario sussulta. “LaCasa editrice pubblicherà 1.000copie, delle quali l’autore dovràacquistare un numero minimo di200 al prezzo di copertina diL. 15mila”. Occhiuti estrae lacalcolatrice. Tre milioni di inve-stimento, certo, sono una rogna,ma più avanti si parla di invii acritici e riviste specializzate, di-ritti d’autore... e poi la gloria. Ila-rio non resiste ed estrae il librettodegli assegni. Nove mesi dopo il postino gli re-capita il pacco con “Magie ve-spertine”: un libretto verde ban-diera, stile “Contratto nazionaledei ferrotramvieri”. Baldanzoso,il nostro si reca in libreria percomprare il suo libro. Ovunquegli rispondono che non hannomai sentito parlare di quella casaeditrice. Recensioni zero. Il re-sponsabile della casa editrice ri-sponde al telefono solo per ma-gnificare la distribuzione che il li-bro ha avuto nel basso Molise edesortare l’autore a segnalare li-brerie della sua città disposte adospitare il libro. Dopo un paiod’anni di silenzio una breve mis-siva annuncia che le copie inven-dute, in sostanza tutte, stanno perandare al macero e invita l’Auto-

re ad acquistarle con lo scontodell’80 per cento. Ilario Occhiuti è un personaggiodi fantasia, ma le case editrici chepubblicano poesie, romanzi esaggi con il contributo economi-co dell’autore sono una realtà. Sitrovano sulle Pagine gialle, sulleprime dei quotidiani, su rivisteletterarie. La trama si dipana inmodo sempre diverso ma il finaleè scontato: l’autore ci rimetterà isoldi. Il “contributo economico”funziona così: l’autore, alla firmadel contratto, eroga un contribu-to a fondo perso per le spese direalizzazione del libro o acquistaun certo numero di copie a prez-zo intero o scontato. Abbindolato l’autore facendo le-va sul suo amor proprio e stampa-to il libro con i suoi soldi, l’edito-re è tranquillo e si disinteressadella distribuzione. I librai, sem-pre alle prese con magazzini sti-pati, non vedono di buon occhioprodotti con scarse prospettivecommerciali come le antologiepoetiche e scartano le proposteche non vengano dai “grossisti”ufficiali. Risultato finale: distri-buzione scarsa o inesistente. Aldanno segue la beffa di microsco-pici trafiletti pubblicitari sui gior-nali, recensioni su riviste di dub-bio prestigio. L’Autore, per nonrimetterci, diventa promotore dise stesso presso amici e librai. Fi-no al fatale macero. Provare percredere? Noi di “Terre” abbiamoprovato. Ecco cos’è successo.

Poeti presi per le rime: storie vereUn bel giorno, Capitan Nemo,collaboratore-poeta di Terre di

mezzo, riceve una telefonata. Lacasa editrice Menconi&Peyranovuole pubblicare la sua raccolta.Piccolo particolare: Capitan Ne-mo non gli ha mai mandato lesue poesie. Così s’informa, an-dando alla ricerca di un autoreche abbia già pubblicato con lo-ro. Incontra Gianluigi Sacco.Nel 1995 con Menconi&Peyranopubblica la sua piccola raccoltadi versi “Canta i paesi tuoi”. Lacasa editrice subito dopo la firmadi un “favorevolissimo” contrat-to, chiede 4 milioni e 800mila li-re per 1.500 copie di 70 pagine.E cominciano le sorprese: la pre-fazione non la fa un “importantecritico” ma la signora Virgilio,segretaria della M&P; sulla rivi-sta della casa editrice, Misia, l’u-nica citazione è comicamente er-rata: “la piega amara” diventa “lapiaga umana”: nessuna rettifica.Entro il 31 dicembre non arrivanessun resoconto, come da con-tratto. Nelle librerie, se c’è, il li-bro è collocato in anfratti dimen-ticati. Non si ha notizia alcunadegli sbandierati incontri in li-breria con il pubblico. Recensio-ni zero. Il titolare si fa sistemati-camente negare. La casa editricerisponde solo quando l’autorevuole acquistare qualche copiaper la sua promozione personale.Il signor Sacco vorrebbe revoca-re l’impegno che lo lega a M&P,ma le classiche righe in piccololo condannano: la disposizionedei pagamenti è irrevocabile. Fin qui il signor Sacco. Ma saràtutto vero? Capitan Nemo pren-de appuntamento. La sede è fred-da ed elegante, il signor Menconigli illustra minuziosamente l’at-tività della M&P, spiega che han-no idee nuove per promuoveregli esordienti, spazi speciali edespositori nelle librerie, vestieditoriali accurate, incontri con ilpubblico. Garantisce che il librosarà in “tutte le migliori librerie”.Gli mostra Misia, rivista che pa-re un catalogo di ceramiche, eche dovrebbe pubblicizzare leopere presso artisti, pittori, poe-ti. Il signor Menconi non parlamai di soldi, non dice chi gli hafornito il nominativo e i testi, in-siste che il libro è un “progetto”e, logicamente, la partnershipcomprende la parte economica.“E quanto costa il ‘nostro’ pro-getto”, chiede Capitan Nemo de-glutendo? “Un libro di poesia-spiega mellifluo l’editore- puòcostare 10, 12, 14 milioni e i no-stri autori, collaborano di solitocon il 50 per cento. “Ma ne vale

la pena, le assicuro”. E CapitanNemo, stuzzicato nella vanità,per poco non ci casca anche lui.

La vendettadel poetaUna rondine non fa primavera.Per un ulteriore verifica “Terre”si è calata nei panni di un autoreesordiente. Abbiamo spedito una silloge di40 poesie del nostro collaborato-re Capitan Nemo, ad alcune caseeditrici. Per rendere la cosa piùinteressante abbiamo inserito ot-to liriche scelte dall’opera diMontale, Ungaretti, Quasimodo.Ci aspettavamo accuse di plagio,invece da tutti sono arrivate prof-ferte di pubblicazione. La più economica e trasparenteviene da Montedit di Melegnano:

Editori a gettone, poeti presi per le rime

LE SIRENE DELLA POESIA

Umberto Eco, nel suo “Pendolo di Foucault” dedica alcunepagine gustose all’argomento della nostra inchiesta,descrivendo l’attività della casa editrice “Manuzio” chepubblica Aps (autori a proprie spese), guidata dall’ineffabilesignor Garamond. Noi, fingendoci poeti, abbiamo seguitoproprio la pista dei contratti d’edizione, a nostre spesenaturalmente. Nel nostro peregrinare tra case editrici ci haseguito, per “Mi manda RaiTre”, Davide Parenti, autoretelevisivo, con tanto di telecamera nascosta. Divertimento ed emozioni forti che non sono mai andate inonda, ufficialmente perché la trasmissione di Piero Marrazzonon se l’è sentita di fare nomi e cognomi.

Storia di un’inchiesta

Scrittori e poeti fate attenzione. Le case editrici “a pagamento” chiedonoagli autori migliaia di euro per pubblicare le loro opere. Ma poi si disinte-ressano di distribuzione e promozione. “Terre” ha provato a spedire le poe-sie di “Capitan Nemo”. MASSIMO ACANFORA

I

1 milione 250mila lire per 300copie, che l’autore acquista inblocco già scontate del 30 percento. Nessuna distribuzione inlibreria, qualche copia promozio-nale. La risposta di Anaphora diTorino si sdilinquisce in compli-menti e la successiva telefonatarincara la dose; modesto il con-tributo richiesto: 2 milioni e240mila (“ma possiamo ancorascendere, per questo libro”). Gre-co&Greco di Milano, che tra lesue pubblicazioni vanta nomiprestigiosi, assicura che “questaè un’operazione in perdita”, mache li spinge “l’amore per i nuo-vi autori”. Il signor Greco ci in-contra personalmente, prodigaconsigli e in conclusione chiede2 milioni 800mila lire per una ti-ratura di 500 copie. Joppolo, sempre di Milano, ci faavere direttamente il suo contrat-to di edizione: la nostra quota,

scritta a chiare lettere, ammontaa 4 milioni e mezzo per l’acqui-sto di 300 copie sulle 700 totali.Chiediamo appuntamento; primasi assicurano: “Ma lei ha la di-sponibilità finanziaria?”. Il si-gnor Joppolo non ha dubbi: la di-stribuzione sarà su tutto il terri-torio nazionale. Ma non sa dirciin quali librerie il titolo sarà re-peribile. Libroitaliano, Editrice LetterariaInternazionale di Ragusa, cimanda direttamente a casa uncontratto che contiene l’obbligodi acquisto di 200 copie per unaspesa che allora era di 2 milioni400mila lire. Proprio pochi gior-ni fa, a distanza di oltre un lustro,hanno ricontattato il nostro col-laboratore per proporgli il volu-me antologico “Serie oro”; perparteciparvi dovrebbe solo sbor-sare 600 euro per una quindicinadi pagine.

7APRILE 1997

Pagare per pubblicare. È una prassi consolidata,praticamente uno slogan per i cosiddetti "autori apagamento", disposti a stampare i libri di tutti gliaspiranti Ungaretti del XXI secolo. A patto peròche il poeta metta mano al portafogli. Volumi pagati a caro prezzo e destinati a restarenei magazzini: malgrado le promesse infattil’editore non farà nulla per farli arrivare sugliscaffali delle librerie. A svelare i trucchi e i retroscena del sottoboscodell’editoria parallela è "Esordienti da spennare.Come pubblicare il primo libro e difendersi daglieditori a pagamento" (Terre di Mezzo) di SilviaOgnibene. Un’idea che ha preso spuntodall’inchiesta che potete leggere in queste pagine.Vietato rassegnarsi però! Oltre che di consigli perevitare le trappole, il libro offre indicazionipratiche per gli aspiranti scrittori. Come sitiinternet, riviste cartacee e libri da consultare,indispensabili per gli autori in cerca d’editore.

Libri fai-da-te:istruzioni per l’uso

Gio

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e 6.30: due passi dal Cimitero Maggio-re di Milano. Il pullman ferma lì. Sul-l’angolo tre “sciure” aspettano febbrili

insieme a me l’arrivo della corriera della gita aMantova. Eccola puntuale. Saliamo e si va.A chi non è capitato di trovare nella caselladelle lettere un pieghevole che invita per unprezzo risibile, 29.900 o 32.900 delle vecchielire, a un’imperdibile gita a Sanremo o a Ve-rona? Quello nella mia posta, rutilante di im-magini, prometteva un’indimenticabile gior-nata a Mantova, città dei Gonzaga: colazione,viaggio, pranzo, visita con guida e regalo perla modicissima cifra di 14,50 euro. Una solavelata minaccia, in un’unica riga: la gita com-prenderà una “simpatica dimostrazione di pro-dotti per la casa e il benessere distribuiti daPromozioni Nice”. Salito sulla corriera decine di occhi mi squa-drano: l’età media della combriccola viaggiaoltre i 65 anni. L’80 per cento dei 39 gitanti ècostituito da signore di veneranda età, qualchecoppia, due signori da soli e me. Io assonnato,loro arzilli come non mai. Bruno, l’autista, siconquista il loro rispetto con battute salacid’altri tempi. Alcune “fermate” per raccoglie-re gli ultimi iscritti. Alle 7.30 s’imbocca l’au-tostrada. Tendo l’orecchio e cominciano lesorprese. Almeno una trentina di “nonni” so-no habitué dei viaggi promozionali e si cono-scono già. Si sprecano i racconti delle gite pre-cedenti, da San Giovanni Rotondo alla CostaBrava. Il “popolo delle gite”, per la maggiorparte inquilini di casa popolare nei grandiquartieri residenziali, ha trovato un modo distare in compagnia e di viaggiare low-price.Ma come fanno Promozioni Nice e la suaagenzia viaggi Favola blu a sbarcare il luna-rio? Dunque. La quota viaggio è di 14,50 euro;per 39, circa 570 euro. Non basta certo a co-

prire i costi. La risposta arriva verso le 9.15poco lontano da Verona. Il ristorante Melapappo è un piccolo incubo da“Paese reale”: vista viadotto, e in menù la piz-za Kaori (sì, avete indovinato, al Phila-delphia). Una frugale colazione nel salone epoi si calano gli assi. Entrano in scena Lorettae Mirko, dimostratori di mestiere, marito emoglie nella vita. Lei pantaloni mimetici conlustrini e giacchina chiara, lui regolarissimagiacca. Alle 9.30 inizia quella che Lorettachiama la “Santa Messa”. A volo d’uccello sipassa sulle pentole d’acciaio 18/10, il forno adaria, le stufe con il fuoco finto all’interno perarrivare ai prodotti di punta. I servizi matri-moniali in lana merinos, le cui agghiacciantifantasie strappano commenti ammirati. E poi la poltrona massaggiante e la stirella/va-porella contro i grandi nemici dell’igiene edella salute: gli acari. Sì, perché Loretta di-chiara di non vendere prodotti, ma soprattutto“salute”. La lingua (di Loretta) batte dove laschiena duole, tanto per abusare dei luoghi co-muni. Infatti, se ammette con onestà che ilcompleto matrimoniale di lana non cura i do-lori, è pronta a chiamare “terapia” l’uso dellecoperte Nice. Loretta si sbatte, stira e cucina,strapazza scherzosamente il marito conqui-stando il pubblico femminile. Demonizza congarbo le muffe, dal suo microfono “alla Am-bra” elargisce consigli medici. Promuove ilmarchio, annunciando con orgoglio (e un po’di perfidia) che altre tre aziende concorrentihanno chiuso. Lo spettacolo ha la sua importanza. Con con-sumato mestiere Loretta tiene i “botti” per ilpirotecnico finale, in cui annuncia sconti e in-credibili occasioni d’acquisto in blocco di treprodotti al prezzo di uno solo, accumula rega-li su regali, ci aggiunge come cadeaux altre gi-

te in Spagna, Ungheria, Lourdes e altre mete.Cifre importanti, dai 300 a oltre 1.000 euro(ma i prezzi vengono dati in lire, per semplifi-care le cose alle signore). La “Santa Messa”finisce dopo più di 3 ore. Si mangia un pranzoun po’ ospedaliero ma quasi innocuo: pasta alsugo, arrosto, piselli, un vino al limite dell’a-dulterazione. Per Loretta e Mirko è tempo dipassare all’incasso, di tavola in tavola, nonsenza aver prima illustrato i pregi straordinaridi alcuni prodotti minori, come il celebre “oliotuttofare” di Nice e altre creme, dai 13 ai 15euro, uno specchietto per quelle allodole chenon hanno ancora fatto acquisti. Al mio tavo-lo si sussurra: “Speriamo che qualcuno com-pri, sennò questa si incavola”. Qualche signora si sente in colpa per non avercomprato nulla. Chi compra è gratificato conun regalino. La pressione psicologica di Lo-retta e il suo benevolo “terrorismo” sull’im-portanza di prevenire ogni “dolore” con il ma-terasso in lattice funziona: qualcuno compra efirma il suo bravo contratto. Alle 14.30 ci si muove per Mantova. Due orescarse per un giro in città con una guida sbri-gativa. A un certo punto Delfina, nome anti-co, prende un topicco e cade. Il bernoccolonon commuove la guida che prosegue imper-territa il giro, anche perché in fondo c’è l’ac-quisto della sbrisolona, la tipica torta manto-vana. Al ritorno i commenti indugiano sullalunghezza della dimostrazione ma concorda-no che “la giornata è stata bella”. La vendita aquanto pare fa parte del gioco, anche se i piùvulnerabili ne escono con un po’ di soldi inmeno e un oggetto di dubbia utilità in più. A Delfina, con il fazzoletto sulla fronte, lesciure danno un consiglio da congiurate: “Nonlo dica a suo figlio, sennò non la fa più veni-re”. Si arriva a casa. Tutti sono felici comebimbi del regalo finale. Un pacco viveri o“Comby7”, uno sbattitore a 7 velocità. Un’u-manità sola e a volte dolente, per un giornocon il sorriso sulle labbra. Ma sulla faccia diArmida, che scende armata di un contratto arate per una Vaporella si legge un pensierocombattivo: “Acari, tremate”.

Partenza da Milano alle 6.30 del mattino. Arrivo a Mantova alle 15.30.Nove ore per 300 km? Sono i “viaggi delle pentole”, gite in torpedonea prezzi stracciati. Quando la promozione ti porta in autogrill.

MASSIMO ACANFORA

Secondo l’Istat, nel 2008un italiano su cinque ha più di 65 anni. Terre vi racconta i “trucchi” che glianziani escogitano per combatteresolitudine e pensionisempre più magre.

20 GIUGNO 2003

LA GITA IN PENTOLA

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Una signora mostra, durante il viaggio inpullmann, il volantino che pubblicizzava la gita

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overi e soli: il 52,3 percento degli anziani inItalia ha un reddito infe-

riore a 750 euro mensili e vivesotto la soglia di povertà relativastabilita dall’Istat (2004), pari a810,32 euro. Gran brutta musica. Così a volte, per sopravvivere, oconvivi o ti sposi. Michele e Anna,rispettivamente 75 e 62 anni, si so-no conosciuti nel 2004 al Polo Fer-rara, un centro di aggregazione delcomune nel quartiere milanese diCorvetto. Al primo piano ognimartedì dalle 15 in poi si balla. Lu-ci basse, e sul palco un’orchestradi liscio. Sono 350 gli anziani chetrascorrono il pomeriggio al ritmodi polka e “cha cha cha”. La pas-sione, per Michele, è scattata sullapista da ballo. “L’ho notata subito,era seduta a un tavolino con altre‘ragazze’. Sembrava che aspettas-se proprio me. Ci siamo frequenta-ti qualche mese: passeggiate, par-tite a briscola, qualche pranzo in-sieme all’ipermercato di piazzaLodi. Poi abbiamo deciso di anda-re a vivere insieme”. A Milano, città più anziana d’Eu-ropa, gli over 65 sono il 28,8 percento. Secondo l’indagine condot-ta dallo Spi, il sindacato dei pen-sionati della Cgil, il 39,8 per cen-to vive da solo. Il bisogno d’affet-to è motivo di preoccupazione perla metà di loro. E i soldi sono unincubo: tirare la fine del mese con500 euro di “minima” toglie ilsonno. Ma c’è anche chi sta peg-gio: in Lombardia sono registrateun milione e 800mila pensioni conun importo medio di 321 euro.Praticamente nulla. “Le spese so-no tante -spiega Michele-: acqua,luce, gas, affitto. Ogni mese ce n’èuna, ma con due pensioni si fameglio”. Convivere è l’unico modo per farfronte alle difficoltà economiche.Solo in parte un antidoto alla soli-tudine. Entrambi vedovi, Michelee Anna. Entrambi con una fami-glia che si preoccupa troppo.“Quando ho raccontato a mio fi-glio di questa nuova storia, mi haconsigliato lo psichiatra -spiegaMichele-. È stato un dramma: co-me se volessi tradire la memoriadi mia moglie. Ci ho riflettuto, eho concluso che nemmeno i figlipossono condizionarti. Loro nonsanno ancora cosa vuol dire esseresoli a quest’età”. Solo chi è rimasto vedovo puòcontare sulla pensione di reversi-bilità, il contributo statale che vie-ne versato ai familiari del pensio-nato defunto. Per molti un’ancoradi salvezza. “La legge parla chiaro-racconta Giovannina, classe ’23,mentre riprende fiato dopo le dan-ze-: se ti risposi, perdi tutto. Perquesto, io e Piero abbiamo trovatouna soluzione alternativa: ci siamo

sposati solo in chiesa. Per il Co-mune il nostro matrimonio nonesiste”. Il matrimonio religioso“con sospensione della trascirizo-ne civile” è una cerimonia intima,quasi “segreta”. Sui registri del-l’anagrafe non compare nulla:“Per lo Stato risultiamo ancoravedovi e a fine mese mi arrivanodue pensioni: la mia e quella delmio primo marito” dice Giovan-nina. “Facevo la commessa in unnegozio di confezioni sportive -continua- Che pensione possoavere? Quando facevo otto ore, ilpadrone ne segnava tre. Per fortu-na mio marito lavorava all’estero.In tutto ora arrivo a 600 euro: nonposso perderli”. Fa i conti, e chie-de conferma al suo compagno:“Sì, è lui che si occupa dei nostririsparmi, io non ho memoria. Di-vidiamo le spese a metà, un’inte-sa perfetta”. Il matrimonio “solo religioso” se-gue un iter complicato: “Prima diricevere il nulla osta dalla diocesici hanno fatto molte domande -ri-corda Piero-, volevano conoscerela nostra condizione economica,capire le motivazioni”. Finalmen-te, nel 1993, sono arrivati all’alta-re: “Ufficialmente rimaniamo duevedovi -prosegue Piero-. Abbiamo

mantenuto la residenza di prima,persino il medico di famiglia. Maalmeno davanti a Dio, e per lagente del nostro quartiere, siamomarito e moglie”. La nuova vita adue comporta qualche compro-messo: “Dopo 40 anni con la stes-sa donna, fai fatica ad abituarti aun’altra persona -dice Piero-.Qualche volta ci si scontra, ma èuna scelta che rifarei. Da solo horesistito solo un inverno, terribi-le”. “Quando sono stata male, luiè stato giorno e notte al mio fianco-aggiunge Giovannina-. Ma sePiero dovesse ammalarsi, mi per-derei fra ospedali, visite, ticket”. Èuna preoccupazione diffusa: se-condo il Censis nel 2004 il 18 percento degli anziani ha ricevutoaiuto da badanti e richiesto all’A-sl l’assistenza domiciliare. Il matrimonio “solo religioso” nonè l’unica soluzione per andareavanti. Ci sono coppie costrette arimanere nell’ombra. “Sposarci? Isuoi figli direbbero no. Parlano diaffetto, ma gli interessano solo isoldi”. Per la signora Ruta, 65 an-ni, le nozze con Antonio sono ri-maste un sogno nel cassetto:“Conviviamo e basta -ammettecon rassegnazione-, almeno nondevo rinunciare alla casa popola-

re. Me l’hanno assegnata perchésono sola. C’è gente che aspettaanni prima di metterci piede e io,in fondo, sono una privilegiata”.Un tetto sopra la testa assicurato eun trasloco continuo: “Vivo daAntonio, ma ogni due settimanemi faccio rivedere nel palazzo del-l’Aler. Giusto il tempo per nonperdere il diritto alla casa. Nonposso correre il rischio di finire instrada”. A Milano, sempre secondo lo Spi-Cgil, il 46,6 per cento degli anzia-ni ha un appartamento in affitto.Nella maggior parte dei casi sitratta di alloggi popolari di pro-prietà del Comune. “Non ho altrascelta -commenta Ruta-. Se Anto-nio morisse, la sua casa passereb-be ai figli. Io non avrei diritto anulla”. Esclusa dall’eredità, vivegiorno per giorno. Spese compre-se. “Quando siamo insieme, ionon apro il portafoglio: paga tuttolui -e precisa- non sto con Antonioper interesse, ma a quest’età è dif-ficile legarsi a qualcuno”. Diffici-le rinunciare alla propria autono-mia: “Tornare ogni tanto a casa mifa bene -conclude-, mi fa sentireautosufficiente”. Cambia la musi-ca, si scambiano le coppie. Qual-cuno rimane a guardare. “Ci sonodonne con una pensione misera-dice a bassa voce una settanten-ne-. Vengono a ballare per ‘rimor-chiare’. La prima domanda chefanno è ‘Quanto hai di pensio-ne?’”. E si passa al tango.

Quando la convivenza fa vivere meglio

COPPIE DI FATTO21APRILE 2005

Gin

Ang

ri

C’è chi alla solitudine o alla povertà risponde con le unioni di fatto. Un mo-do per stare assieme e risparmiare sul costo della vita. Ma c’è chi non ri-nuncia al matrimonio. ELENA PARASILITI E LEO GIAMMARIOLI

P

Una coppia di anziani balla al PoloFerrara, centro aggregativo del

quartiere Corvetto, Milano

“Una vita passata a lavorare in nero”. Inizia così ilracconto di Maria, vedova di 67 anni che vive aMilano, nel quartiere Corvetto. Tre figli ancora acarico, troppo vecchia per lavorare e troppogiovane per essere assistita. E così tira avanti con lapensione del marito defunto. Come Maria, quasi 3milioni di anziani vivono con la cosiddetta pensionedi reversibilità. Più della metà (il 62,2 per cento) èsotto la soglia dei 500 euro al mese. “Lavoravo innegozi, bar, case private. Ho fatto di tutto. Icontributi? Chi li ha mai visti” continua Maria. Lapensione è rimasta un miraggio. “Mio marito ha

lavorato 40 anni. Prendeva 607 euro al mese, unasomma discreta per un fattorino di albergo”. A lei di quella cifra spetta il 60 per cento, “davveropoco per andare avanti”. La vita le cambia nel ’97,quando incontra Nino, 75 anni. Anche lui solo.“Oggi sono un’altra persona -racconta entusiasta-.Vivo a San Siro, a casa del mio uomo”. Mille euro dipensione e l’affitto equamente diviso. “Io pago imesi dispari, lui quelli pari. Dei soldi mi occupo io, lui si fida di me. Non lavoro e posso girare permercati e negozi. Finché non trovo il prezzomigliore, non compro nulla”.

VIVERE DI REVERSIBILITÀ