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Alberobello Cisternino Ostuni Fasano Locorotondo Martina Franca Villa Castelli Francavilla Fontana Torre Santa Susanna San Donaci Squinzano Campi Salentina Guagnano Salice Salentino Novoli Veglie Leverano Copertino Carmiano San Donato di Lecce Galatone Aradeo Alezio Collepasso Cavallino Vernole Melendugno San Cataldo Calimera Martano Scorrano Uggiano La Chiesa Poggiardo Specchia Alessano Presicce Gagliano del Capo Taurisano Racale Taviano Casarano Ruffano Supersano Santa Cesare Terme Castro Tricase Ugento San Pancrazio Salentino San Pietro Vernotico Mesagne Ceglie Messapica Carovigno San Vito dei Normanni Taranto Lecce Otranto Galatina Maglie Nardò Porto Cesareo Gallipoli Santa Maria di Leuca Brindisi o Conversano Castellana Putignano Noci Grottaglie Monteiasi San Giorgio Ionico Faggiano Pulsano Lizzano Torricella Marugio Avetrana Fragagano Sava Manduria Massafra Statte Crispiano Montemesola Mola di Bari Polignano a Mare Monopoli Paesaggi fra Natura e Memoria Terra dArneo Natural and Historical Landscapes MARE ADRIATICO MARE IONIO

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Bari

Alberobello

CisterninoOstuni

Fasano

Locorotondo

Martina Franca

Villa Castelli

Francavilla FontanaTorre Santa Susanna

San DonaciSquinzano

Campi SalentinaGuagnano

Salice Salentino Novoli

VeglieLeverano

Copertino

Carmiano

San Donatodi Lecce

GalatoneAradeo

AlezioCollepasso

CavallinoVernole

Melendugno

San Cataldo

Calimera

Martano

ScorranoUggiano La Chiesa

Poggiardo

Specchia

AlessanoPresicce

Gagliano del Capo

TaurisanoRacale

TavianoCasarano

Ruffano

Supersano Santa Cesare Terme

Castro

Tricase

Ugento

San PancrazioSalentino

San PietroVernotico

Mesagne

Ceglie Messapica

Carovigno

San Vito dei Normanni

Taranto

Lecce

OtrantoGalatina

MaglieNardò

Porto Cesareo

Gallipoli

Santa Maria di Leuca

Brindisi

Modugno Triggiano

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Rutigliano

Conversano

Castellana

Putignano

Tur i

Noci

Grottaglie

Monteiasi

San GiorgioIonico

Faggiano

Pulsano LizzanoTorricella

Marugio Avetrana

FragaganoSava Manduria

Sannicandrodi Bari

Sammicheledi Bari

Gioiadel Colle

Santeramoin Colle

LaterzaCastellaneta

Ginosa

Mottola

Palagiano

Massafra

Statte

Crispiano

Montemesola

Altamura

Acquavivadelle Fonti

Mola di Bari

Polignano a Mare

Monopoli

Paesaggi fra Naturae Memoria

Terra d’Arneo

Natural and Historical Landscapes

MARE ADRIATICO

MARE IONIO

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L’Arneo affonda le sue radici in un passato molto lontano; la posizione geografica, la particolare morfologia costiera, con tratti rocciosi e sabbiosi, le diverse insenature con isole e isolotti, i porti naturali, le numerose sorgenti costiere, la fertilità del terreno lo rendevano appetibile. Terra di insediamenti preistorici, messapici, romani e bizantini, terra di casali e di feudalità laica ed ecclesiastica, terra di culto e di devozione, terra di latifondi feraci e ubertosi, abbondanti di grano, di olio e di vino ma anche terra di malaria, di morte, di lotte contadine e di bonifiche. E finalmente terra di riscatto.

ArneoLa sua storia era già impressa nel toponimo: Arna, riflesso in arnissa premessapica, da cui Arneo, indicava la presenza diffusa di aree palustri. La repulsività all’insediamento costiero rappresentava una costante di questo angolo di Salento: il litorale non era solo paludoso ma anche poco sicuro. Torri costiere e imponenti masserie fortificate costituivano un baluardo per la difesa del territorio; infatti, l’area di maggiore densità delle masserie era quella subcostiera.Nel 1879, l’illustre storico salentino Giacomo Arditi annotava l’importanza di Terra d’Arneo: era «un luogo di grasse

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pasture, in ogni anno dal 25 novembre al 10 maggio scendono a pascolarvi da Martina, da Taranto, e da Noci in quel di Bari, le mandre di vacche che provvedono di ottimi latticini i circondari di Gallipoli e di Lecce». Nelle chiazze macchiose e boschive si praticava la transumanza, con bestiame proveniente dalle diverse aree della Puglia e della Basilicata. La “foresta” di Nardò si allacciava a quella di Gallipoli, di Taranto e di Brindisi, costituendo un’ampia “continuità ombrosa”, necessaria alle comunità locali per la legna, la caccia e, soprattutto, per il pascolo e l’allevamento. Sono questi i tratti salienti di Terra d’Arneo,

in cui qualità geomorfologiche, ambientali e vicende umane hanno “disegnato” una particolare fisionomia del territorio ed hanno consegnato ai posteri un ricchissimo patrimonio da salvaguardare e valorizzare. La secolare produzione di olio e di vino, aggiornata sulla base di modalità innovative di lavorazione, resta ancora il tratto comune ai diversi centri del G.A.L. Terra d’Arneo. Le comunità locali hanno avuto la capacità di reinterpretare il proprio passato, coniugando la tradizione all’innovazione e offrendo a turisti e visitatori i valori dell’unicità, dell’identità territoriale e della tipicità.

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The origins of the Arneo district date back to the distant past; its geographical position, its distinctive coastal morphology with rocky and sandy stretches, the many bays, islands and islets, the natural harbours, the numerous coastal springs and the fertility of the soil drew many settlers. A land of prehistoric, Messapian, Roman and Byzantine settlements, a land of homesteads and lay and ecclesiastical fiefs, a land of worship and devotion, a land of productive estates yielding much wheat, oil and wine but also a land of malaria, death and peasant struggles, and finally a land of reclamation and redemption.Its history is impressed on its very name, which is derived from Arna, from the pre-Messapian arnissa, meaning “marshes”. The unsuitability for coastal settlement was a constant feature of this corner of the Salento peninsula from the Middle Ages onwards, since the coastline was not just marshy but also unsafe. Coastal watchtowers and imposing fortified masserie (traditional farmhouses) bear witness to the need to defend the territory from pirate raiders. Indeed, the area of greatest density of the masserie was further inland.In 1879 the local historian Giacomo Arditi noted the importance of Terra

d’Arneo: it was «a place of rich pastures; each year from the 25th of November to the 10th of May, from Martina, Taranto, and Noci in the province of Bari, they bring their herds of cattle, which are the source of the excellent dairy products for which Gallipoli and Lecce are well known». In the scrub lands and woods, transhumant grazing was practised, with livestock brought from all over Puglia and Basilicata. The “forest” of Nardò merged with those of Gallipoli, Taranto and Brindisi, forming an extensive “shady continuity”, on which the local communities depended for wood, hunting and above all grazing and livestock rearing. These are the salient features of Terra d’Arneo, in which geomorphological and environmental characteristics have combined with human events to shape the physiognomy of the territory and have left a rich legacy to be safeguarded and valued. The centuries-old production of oil and wine, today enhanced by the use of innovative production methods, is a shared characteristic of the various towns and villages of the Terra d’Arneo GAL. The local communities have succeeded in reinterpreting their past, joining tradition with innovation and offering tourists and visitors the values of uniqueness, territorial identity and distinctive local products.

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Indice

Colophon

Paesaggi fra natura e memoria

Campi SalentinaGuagnano

Salice SalentinoVeglie

CarmianoLeverano

CopertinoNardò

Porto Cesareo

Sapori, profumi, forme e colori

Bibliografia

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Redazione testiFRANCESCA RUPPI

FotoANTONIO FATANO

PIERLUIGI BOLOGNINI

Traduzioni GEORGE METCALF

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Coordinamento editorialeADELE URSO, GIUSEPPE VETERE

Ideazione e realizzazione

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Paesaggi fra Natura e MemoriaIl G.A.L. Terra d’Arneo comprende un’area molto vasta con un notevole sviluppo costiero; si adagia nei comuni di Nardò e di Porto Cesareo, affacciandosi nelle acque cristalline dello Ionio, e si dilata nell’entroterra, abbracciando i territori di Leverano, Copertino, Carmiano, Veglie, Salice Salentino, Guagnano e Campi Salentina. Il comprensorio rientra nel grande Parco del Negroamaro per la promozione dell’enogastronomia locale e dei vitigni autoctoni. Paesaggi costieri e subcostieri, rurali ed urbani hanno un fascino senza tempo che sembra svelarsi lentamente e in modo discreto, senza grandi clamori. Tra i silenzi infiniti dei grandi spazi di Terra d’Arneo.E’ impossibile indicare in modo esaustivo il patrimonio culturale e naturale di questo territorio; l’offerta è così ricca e variegata da rendere difficile la sua trasposizione completa in una breve guida. L’intento è quello di riannodare il filo della memoria per valorizzare le singole peculiarità, la dimensione agricola e rurale dei luoghi e delle comunità residenti, che per secoli

hanno custodito gelosamente saperi e valori, che sono ancora oggi il tratto più marcato. Attraverso un percorso dall’entroterra al mare, l’esperienza della conoscenza condurrà il visitatore nell’atmosfera calorosa della quotidianità, tra passato e presente. Da Campi Salentina, Guagnano, Salice Salentino e Veglie si giunge a Carmiano, Leverano e Copertino; dopo Nardò, l’itinerario si sviluppa nelle sue marine di Santa Maria al Bagno e Santa Caterina, attraversa il litorale e si conclude a Porto Cesareo, la “perla” dello Ionio. E’ un succedersi continuo di foreste di ulivi e filari interminabili di vigne, intervallati da estesi appezzamenti di seminativo, di masserie, “abituri campestri” e muri a secco, di “casine” di villeggiatura e di esuberanti ville eclettiche. Il preludio più consono prima di immergersi nelle pure acque dello Ionio. Fatevi avvolgere dal caldo abbraccio di Terra d’Arneo. E’ un’esperienza umana e sensoriale davvero unica ed indimenticabile!

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Natural and Historical LandscapesThe GAL of Terra d’Arneo consists of an extensive area with a long coastline. It lies within the coastal municipalities of Nardò and Porto Cesareo, lapped by the crystal clear waters of the Ionian Sea, and extends inland to the municipalities of Leverano, Copertino, Carmiano, Veglie, Salice Salentino, Guagnano and Campi Salentina. The area also lies within the large Parco del Negroamaro, which serves to promote local food-and-wine and native grape varieties. Its landscapes, coastal and sub-coastal, rural and urban, have a timeless charm that reveals itself slowly and discreetly, without great clamour, in the infinite silence of the vast open spaces of Terra d’Arneo.It is impossible to exhaustively describe the cultural and natural heritage of this land; its assets are so rich and varied as to make it difficult to do them justice in a brief guide such as this. Our intention here is to take up the thread of collective memory in order to highlight its distinctive characteristics and the agricultural and rural dimension of the localities and resident communities,

which for centuries have jealously guarded its knowledge and values, which are still today its most important feature. A route running from the inland areas to the sea draws the visitor into the welcoming atmosphere of the area’s daily life, suspended between past and present. Passing through Campi Salentina, Guagnano, Salice Salentino and Veglie we come to Carmiano, Leverano and Copertino; after Nardò, the itinerary leads to the coastal resorts of Santa Maria al Bagno and Santa Caterina, continuing along the coast to Porto Cesareo, the “pearl” of the Ionian. The continuous succession of olive groves and vineyards, alternating with arable fields, masserie (traditional farmhouses), dry-stone huts and walls, traditional summer homes and exuberant eclectic villas makes the perfect prelude to a refreshing dip in the clear waters of the Ionian. Let yourself be enveloped by the embrace of Terra d’Arneo: a truly unique and unforgettable human and sensory experience!

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Campi Salentina

FESTE FeastsSan Pompilio (14-15/7) Sant’Oronzo (1/9)Madonna della Mercede (terza Domenica di Ottobre • third Sunday of October)

FIERE FairsMadonna della Mercede (terza Domenica di Ottobre • third Sunday of October)

EVENTI EventsCittà del libro: evento legato all’editoria locale e nazionale, Dicembre • Book festival, DecemberNotte bianca della Cultura (14/7)

MERCATO Market Giovedì • Thursday

TIPICITÀ Local specialities vino, dolci • Wine and Cakes

MUSEI MuseumsMuseo Pompiliano Ubicato presso il convento dei Padri Scolopi, comprende la cella in cui visse San Pompilio Maria Pirrotti.

Abitanti Inhabitants10.565 Altitudine Altitude33 metri Superficie Area45,10 kmq / km2

Gps40°23’54.82” Nord18°00’55.50” Est

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Campi Salentina reca già in sé la vocazione agricola del territorio. Secondo alcuni, infatti, il toponimo indicherebbe i “piccoli campi” e anche l’emblema civico, dove è riprodotto un fascio di spighe di grano, avvalorerebbe questa ipotesi. I suoi dintorni risultavano densamente popolati nel Medioevo con i vicini casali di Bagnara, Afra, Ainoli e Firmigliano, che avrebbero avuto come fulcro religioso la chiesa di Santa Maria dell’Alto. Ubicata in posizione dominante sulla Serra omonima, l’edificio, dalle vicende costruttive molto complesse, sarebbe stato realizzato in età tardoromanica su una struttura databile al VI secolo d.C. Nel Seicento, i feudatari locali furono gli artefici di un fermento culturale ed edilizio che interessò la Chiesa Matrice, il palazzo marchesale e la fondazione degli Scolopi. Si rimaneggiò in chiave barocca la chiesa rinascimentale di Santa Maria delle Grazie, realizzata su una Mater Ecclesia precedente; il prospetto principale ebbe il suo punto culminante nel portale centrale, opera autografa delle scultore copertinese Ambrogio Martinelli, e nel grande rosone con decori vegetali. All’interno, fra il cinquecentesco monumento funebre del barone Bellisario Maremonte, il prezioso pulpito ligneo e l’esuberanza barocca degli altari, sono custodite le tracce medievali dell’edificio originario: l’affresco della Madonna con Bambino, l’immagine più antica della chiesa, difficilmente databile, e gli affreschi della cappella dei Maremonte, collocabili nella prima metà del XV secolo. Il palazzo marchesale, sorto su un preesistente fortilizio, fu trasformato in residenza signorile dai feudatari Erriquez; il portale di accesso, con il particolare bugnato, conferisce alla solenne struttura una nota di grazia. Ancora nel XVII secolo, il marchese Giovanni Enriquez promosse l’istituzione del convento dei padri Scolopi, sede delle Scuole Pie e punto di riferimento dell’intera provincia per l’istruzione pubblica. L’offerta culturale ed educativa e la qualità della formazione potevano contare su una ricchissima biblioteca, in

cui non mancavano volumi di classici greci e latini, di storia sacra, di teologia, di filosofia, di retorica oltre a diversi incunaboli e cinquecentine. In questa Casa prestò servizio per breve tempo San Pompilio Maria Pirrotti, canonizzato nel 1934; giunse a Campi nel 1765 e vi morì un anno dopo. Ma quell’anno fu sufficiente a legare per sempre la comunità locale al Santo: si curava dei poveri e dei piccoli indigenti e non si risparmiò durante una tremenda carestia, venendo incontro ai bisogni dei più deboli. I campioti erano convinti che fu la Sua protezione a salvarli; in ricordo di quel miracolo, durante i festeggiamenti in Suo onore (14 e 15 luglio), si distribuiscono cesti di pane benedetto. L’antica chiesa dello Spirito Santo, oggi Santuario di San Pompilio Maria Pirrotti, custodisce i Suoi resti mortali; è stata solennemente consacrata nel 1682 mentre il campanile è stato completato nel 1690. In seguito al crollo della facciata superiore, avvenuto nel 1895, si intervenne prontamente per scongiurare ulteriori danni. Nel convento è ospitato anche il Museo Pompiliano, dove sono conservati arredi liturgici del tesoro della chiesa dello Spirito Santo, opere d’arte dall’Età Moderna all’Età Contemporanea legate al Santo e alla Sua vita, ex voto e reliquiari. La semplicità della cella in cui visse racconta ancora lo spirito di dedizione e l’impegno costante nell’aiuto degli emarginati.Il fermento culturale che aveva caratterizzato il centro è riscontrabile ancora oggi. Città natale di Carmelo Bene, Campi Salentina ha il suo cuore pulsante nel suburbano quartiere fieristico, in cui si svolgono iniziative legate all’editoria, all’artigianato locale, all’antiquariato, al tessile. La rassegna più nota è quella nazionale degli autori e degli editori, la “Città del Libro”, nata nel 1995, e articolata in una serie di appuntamenti letterari ed artistici diffusi anche nel centro storico.Degna di nota è la Fiera della Madonna della Mercede, un tempo riservata al bestiame, che si svolge da più di due secoli nella terza domenica di ottobre.

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Campi Salentina - www.terradarneo.it10

Campi Salentina is a town with a long agricultural tradition. The name of the town itself means “fields” and the civic emblem, a sheaf of wheat, confirms this. Its surroundings were densely populated in the Middle Ages, with the agricultural estates of Bagnara, Afra, Ainoli and Firmigliano, whose religious centre was the church of Santa Maria dell’Alto. Located in a strategic position on the hill (Serra) of the same name, the building, which has a somewhat complex architectural history, is believed to have been built in the late Romanesque period on the foundations of a structure dated to the 6th century AD. In the 17th century, the local fief-holders were the driving force behind a cultural and architectural ferment that affected the Chiesa Matrice (the town’s main church), the palace of the Marquess and the foundation of the Scolopi (Piarists). The renaissance church of Santa Maria delle Grazie, built over an earlier Mater Ecclesia, was rebuilt in a baroque style; the main features of the new façade were the central doorway, attributed to the Copertino sculptor Ambrogio Martinelli, and the large rose with plant motifs. Inside, together with the 16th century funerary monument of Baron Bellisario Maremonte, the fine wooden pulpit and the baroque exuberance of the altars, are the medieval traces of the original building: the fresco of the Madonna with child, the church’s oldest image but hard to date precisely, and the frescoes of the Maremonte chapel, datable to the first half of the 15th century. The Marquess’ palace, built over a pre-existing fort, was transformed into an aristocratic residence by the fief-holders, the Erriquez family; the main doorway, with its distinctive bossage, confers a certain grace on the solemn structure. In the 17th century, Marquess Giovanni Enriquez sponsored the establishment of the monastery of the Padri Scolopi (Piarists), which was the home of the religious schools known as the Scuole Pie, making it a point of reference for public education throughout the province. The quality of the education they provided was strengthened by an extensive library containing classic texts

in Greek and Latin as well as works of religious history, theology, philosophy and rhetoric and a number of incunables and books printed in the 16th century. Pompilio Maria Pirrotti, canonised in 1934, worked in this house for a period. He came to Campi in 1765 and died there a year later, but that year was sufficient to associate the local community with the Saint forever. He took care of the poor and indigent and did not stop his work even during a terrible famine, always seeking to help the most vulnerable. The people of Campi were convinced that it was his protection that saved them, and in memory of this miracle, during the feast in his honour every year (14th and 15th of July), baskets of blessed bread are distributed. The ancient church of Spirito Santo, today the Sanctuary of San Pompilio Maria Pirrotti, contains his mortal remains; it was solemnly consecrated in 1682, and the bell-tower was completed in 1690. Following the collapse of the upper façade in 1895, repairs were carried out immediately to avoid further damage. The monastery also houses the Pompiliano Museum, which contains liturgical furnishings from the treasury of the church of Spirito Santo, works of art depicting the Saint and his life from the Modern and Contemporary periods, votive offerings and relics. The simplicity of the cell in which he lived still reflects the spirit of dedication and constant commitment to his mission in aid of the poor.The cultural ferment that had characterised the town, which is the birthplace of the actor, poet and film director Carmelo Bene, is still visible today. The cultural heart of Campi Salentina is the suburban trade fair district, which plays host to initiatives linked to publishing, local handicrafts, antiques and textiles. The most famous is the national authors and publishers’ fair known as the “Città del Libro”, which started in 1995 and consists of a series of literary and artistic events which are also held in the old town.Also worthy of note is the Fiera della Madonna della Mercede, originally a livestock fair, which has been held for more than two centuries on the third Sunday of October.

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Chiesa Madre Palazzo Marchesale, particolare

Chiesa di San Pompilio

Chiesa di San Pompilio, particolare

Casa Prato, particolare

Chiesa di San Pompilio, particolare

Chiesa di Sant’Oronzo

Palazzo Marchesale

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Guagnano

Abitanti Inhabitants5.793Altitudine Altitude 49 metriSuperficie Area 37,80 kmq / km2

Gps40°24’04.48” Nord17°57’05.20” Est

FESTE Fairs San Giuseppe Patriarca (19/3) Madonna del Carmelo a Villa Baldassarri (2-3/9)Madonna del Rosario (primo fine settimana di Ottobre • early October)

SAGRE food festivalsdell’uva cardinale (ultima decade di Luglio • grapes, late July)del Maiale a Villa Baldassarri (prima decade di settembre • early september)

EVENTI Events Premio Terre del Negroamaro (fine settimana dopo ferragosto • late August)

MERCATO Market Sabato • Saturday

TIPICITÀ Local specialities uva da tavola, vino • dessert grapes, wine

MUSEI MuseumsMuseo e Centro Studi del Negroamaro

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Guagnano (con la frazione di Villa Baldassarri, già feudo di San Giovanni Monicantonio), si identificò per secoli con il proprio bosco, che costituiva un brano integrale dell’immensa foresta di Oria. Ai suoi margini furono erette una serie di masserie che sfruttavano le macchie limitrofe per scopi produttivi. Dimensione rurale, tradizione, religiosità e devozione si intrecciarono con la quotidianità, dando vita ad eventi leggendari legati alla costruzione degli edifici di culto locali. Come accadde per la cappella extra moenia della Madonna dell’Acqua, invocata in occasione di una siccità, o per la chiesa matrice, edificata sul luogo in cui un toro (o un bue, in un’altra versione) rinvenne un affresco di Maria con una corona tra le mani. Si tentò invano di asportare la sacra icona della Madonna del Rosario per collocarla nella chiesa parrocchiale ma era del tutto evidente che la Vergine non volesse abbandonare quel sito. L’attuale chiesa, dedicata all’Assunta, fu edificata nel XVIII secolo sulla fondazione precedente e conserva nel transetto destro l’immagine miracolosa. L’elegante facciata barocca si confaceva ai caratteri di nettezza e di sobrietà del piccolo centro urbano, già identificati da Cosimo De Giorgi alla fine dell’Ottocento: «questo paesino ha delle vie regolari e diritte, la più larga delle quali mette sulla piazza comunale, dove è pure la chiesa parrocchiale moderna. E’ piuttosto pulito, ed ha delle case basse e imbiancate all’esterno [...]». Strade strette e graziose, vicoli e case a corte restituiscono le atmosfere genuine d’altri tempi e il senso di sacralità del vicinato. La stessa cura per l’abitato si rifletteva anche nelle aree

rurali circostanti, dove regnava un’estesa «coltivazione di ulivi e di fruttetti».L’operosità e l’esperienza agricola della comunità locale hanno determinato un’importante attività di coltivazione della vite, con la produzione di uve da tavola o da destinare alla vinificazione. I produttori locali esportano vini di eccellenza e li valorizzano attraverso eventi come il “Premio Terre del Negroamaro” e le attività del “Museo Centro Studi del Negroamaro”, una vera e propria celebrazione dei piaceri di Bacco. Nel Museo, ospitato presso un ex palmento, si ricostruiscono i processi di produzione del vino; dalla raccolta all’imbottigliamento, gli antichi strumenti di lavoro e il materiale audiovisivo propongono le diverse fasi di lavorazione delle uve, in cui convivono elementi tradizionali e tecniche innovative. Fra ieri e oggi, la valorizzazione del prodotto non può prescindere dalla conoscenza del paesaggio; degustazioni ed escursioni guidate nel territorio, tra oliveti secolari e vitigni autoctoni, tra masserie e casine di campagna, sono fondamentali per comprendere appieno il milieu del Negroamaro e l’esperienza secolare dei lavoratori della terra. Una tradizione ancora molto viva è quella delle Tavole di San Giuseppe; solidarietà, enogastronomia e fede rivitalizzano tutta la comunità. Le famiglie di devoti preparano piatti succulenti da offrire ai più bisognosi e allestiscono la cosiddetta matthra, una tavola arricchita da fiori freschi e apparecchiata con le tovaglie più preziose. Un carro con la Sacra Famiglia percorre le vie del centro e raccoglie doni da destinare ai meno abbienti.

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Chiesa dell’Assunta e Municipio

Guagnano - www.terradarneo.it14

Guagnano (with the village of Villa Baldassarri, once a fief of San Giovanni Monicantonio), was identified for centuries with its nearby wood, which was an extension of the immense forest of Oria. On the edge of the wood were built a series of masserie (traditional farmhouses) that used the wood and the adjacent scrubland for productive purposes. The rural dimension, traditions, religiosity and devotion were (and still are) all intertwined with the rhythms of daily life, and many places of worship are associated with legendary events. An example is the extra moenia chapel of the Madonna dell’Acqua (Our Lady of the Water), invoked on the occasion of a drought, or the Chiesa Matrice (the town’s main church), built in the place where a bull or an ox found a painting of the Virgin Mary with a crown in her hands. Attempts to move the icon to the parish church were in vain, as the Virgin Mary clearly had no wish to leave the site. The current church, dedicated to the Assumption, was built in the 18th century on the foundations of the previous building, with the miraculous image conserved in the right transept. The elegant baroque façade mirrors the simplicity and sobriety of the small town itself, described by Cosimo De Giorgi at the end of the 19th century: «this small town has regular and straight streets, the widest of which leads to the town square, where the modern parish church also stands. It is quite clean, and has low whitewashed houses [...]». The narrow and elegant streets, alleyways and houses with courtyards created the authentic atmosphere which we associate with another time. The same care for the town was also reflected in the surrounding rural

areas, home to extensive «cultivation of olive groves and fruit orchards».The industriousness and the agricultural experience of the local community are also seen in the flourishing vineyards, with the production of wine and dessert grapes. The local winemakers produce and export wines of excellence, promoted by means of initiatives such as the “Premio Terre del Negroamaro” (prize) and the “Museo Centro Studi del Negroamaro” (museum), an unabashed celebration of the “pleasures of Bacchus”. In the Museum, housed in a building once used for pressing grapes, the exhibits reconstruct the process of wine production from the harvest to the bottling. The ancient work tools and the audiovisual guides illustrate the various phases of processing the grapes, which is now characterised by a blend of traditional elements and innovative techniques. Today, as yesterday, getting the best out of the product requires knowledge of the landscape. Tastings and guided excursions in the area, visiting centuries-old olive groves, vineyards growing local grape varieties, masserie and country houses, are the best way to fully understand and appreciate the milieu of Negroamaro and the cultivators’ centuries-old experience. A tradition that is still very much alive is that of the Tavole di San Giuseppe (the Tables of St Joseph), in which charity, food-and-wine and religiosity revitalise the whole community. Devout families prepare succulent dishes to give to the needy, and set up the so-called matthra, a table laid with the best linen and fresh flowers. A float carrying the Holy Family is driven around the streets of the town, gathering gifts and donations for the less fortunate.

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Chiesa dell’Assunta, particolari

“Germinazioni” Affresco di Ercole Pignatelli, presso Cantina Moros

Antica BottaiaMuseo del Negroamaro15

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SaliceSalentino

FESTE FeastsSant’Antonio Abate (17/1) Madonna della Visitazione (30/6-2/7) San Francesco d’Assisi (4/10)

FIERE FairsMadonna della Visitazione (29/6-3/7)

SAGRE food and wine festivals del Vino (seconda decade Luglio • mid July)

EVENTI Events Salice Jazz Wine Festival (prima decade di Settembre • early September)

MERCATO Market Venerdì • Friday

TIPICITÀ Local specialities Vino DOC Salice Salentino • DOC certified wines

MUSEI Museums Museo del Vino di Terra d’Arneo “Merum”Museo del Vino Leone de Castris

Abitanti Inhabitants8.710Altitudine Altitude 49 metriSuperficie Area 58,95 kmq / km2

Gps40°23’06.26” Nord17°57°54.91” Est

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Salice Salentino, che dà il nome al rinomato vino D.O.C., rappresenta il limite nord-occidentale della provincia di Lecce e segna il confine con quelle di Brindisi e di Taranto. Secondo Giuseppe Leopoldo Quarta, questo elemento topografico, associato alla qualità del suolo, favorì lo sviluppo di questo piccolo casale medievale. Infatti, la sua particolare “giacitura” consentiva attività e scambi commerciali, offriva strutture per il riposo dei viandanti e il ricambio delle “cavalcature” quando la viabilità era ancora piuttosto precaria; la qualità del suolo, poi, lo rendeva un luogo molto ambito per l’abbondante caccia tanto di selva quanto di palude. Insieme con Guagnano, Salice era l’ultimo centro della vasta foresta oritana, che si sviluppava in lunghezza per 35 miglia, «con un circuito di circa 100 miglia e forse più». Il suo terreno, «allora molle ed acquitrinoso», era caratterizzato da una diffusa presenza di alberi di salici, impressi nel toponimo locale e nell’emblema civico. L’attuale vocazione agricola del territorio, con produzione notevole di vino ed olio, era già evidente nelle fonti d’archivio del Settecento e dell’Ottocento; in questo periodo, infatti, aumentarono in modo significativo le aree vitate ed olivate, con i nuovi impianti di olive novelle o di vigna impalata (a spalliera). La viticoltura ha ormai raggiunto livelli di eccellenza, riconosciuti in tutto il mondo; una sosta presso il Museo del Vino Leone de Castris oppure nella tenuta Castello Monaci, localizzata al confine con San Pancrazio, è un vero piacere dei sensi! La dimensione religiosa è rappresentata soprattutto da edifici di culto mariano; ne sono un esempio le chiesette della Madonna del Latte, dell’Immacolata e di Santa Maria ma gli edifici più rappresentativi restano la chiesa matrice, dedicata all’Assunta, e la chiesa del convento dei Frati Minori, intitolata a

Santa Maria della Visitazione.La fisionomia attuale della chiesa dell’Assunta è frutto degli interventi di ricostruzione ed ampliamento settecenteschi, seguiti al crollo del 1689. Notevole lo slanciato prospetto principale, ritmato da lesene e da nicchie, con il raffinato portale, sovrastato dal gruppo scultoreo della Vergine con putti e decori di fiori e frutta. Poderosi pilastri scandiscono lo spazio interno in tre navate, arricchito da pregevoli tele, fra cui quella del Cristo Morto del pittore leccese Serafino Elmo.L’avvio della costruzione del complesso dei Frati Minori fu deciso nel 1587 dal marchese Giovanni Antonio I Albricci, forse per un voto fatto a San Francesco d’Assisi durante una malattia. La fondazione conventuale, sorta accanto all’antica cappella di Santa Maria del Soccorso, fu possibile anche grazie ad un altro benefattore, che donò un giardino di proprietà, e al concorso di diverse famiglie salicesi. La casa fu completata nel secolo successivo e la nuova chiesa, più ampia, fu intitolata a Santa Maria della Visitazione; l’immagine originaria della cappella fu sostituita da un dipinto che l’Albricci donò alla nuova chiesa «per ultimo ornamento» dell’altare maggiore, raffigurante la Vergine in visita presso Elisabetta. Il volto bellissimo e dolcissimo di Maria fu dipinto, secondo la leggenda popolare, dagli angeli mentre il pittore, durante la notte, attendeva la giusta ispirazione!La devozione popolare mariana fu incentivata anche dai nuovi signori di Salice, gli Enriquez, tanto che, nella seconda metà del XVII secolo Gabriele Agostino istituì per il 2 luglio la grande fiera annuale della “Madonna della Visitazione”, che richiamava mercanti e commercianti da tutto il circondario. Questo evento si svolge nel primo fine settimana di luglio.

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Museo del Vino Leone De Castris

Salice Salentino - www.terradarneo.it18

Salice Salentino, which gives its name to the famous DOC wine, marks the north-western boundary of the province of Lecce where it borders the provinces of Brindisi and Taranto. According to Giuseppe Leopoldo Quarta, this topographical aspect, together with the quality of the soil, favoured the development of this small medieval settlement. Indeed, its strategic position facilitated commercial activities and exchanges and made it an ideal staging post for travellers and the exchange of horse teams at a time when the road network was still primitive. Hunters came to the area for its abundant game, in both the forest and the marshes. Together with Guagnano, Salice marked the furthest extent of the vast forest of Oria, which was 35 miles long, «with a circumference of about 100 miles, maybe more». Its terrain, «then soft and marshy», was characterised by the widespread presence of willow trees, from which the town’s name and civic emblem derive (Salice means willow in Italian). The area’s agricultural talents, with considerable production of wine and oil, are attested in the archive sources of the 18th and 19th centuries. Indeed, the area given over to vines and olives increased significantly in this period, with the introduction of new techniques such as vigna impalata (espalier vines) and olive novelle. Grape cultivation has now attained levels of excellence recognised all over the world; a stop at the Leone de Castris Wine Museum or the Castello Monaci estate, located near the boundary with San Pancrazio, is a true pleasure for the senses!The religious dimension is represented above all by structures devoted to Marian worship. Examples include the small churches of the Madonna del Latte, the Immacolata and Santa Maria, but the most representative buildings are the Chiesa Matrice (the town’s main church), dedicated to the Assunta (Assumption),

and the church of the monastery of the Friars Minor, dedicated to Santa Maria della Visitazione.The current physiognomy of the church of the Assunta is the result of the reconstruction and expansion conducted in the 18th century, which followed the collapse of 1689. Of considerable interest is the slender main prospect, with its lesenes and niches, and the fine portal, surmounted by the sculptural group of the Virgin Mary with putti, flowers and fruit decorations. Sturdy pillars divide the internal space into three naves, enriched with fine paintings, including that of the Dead Christ by the Lecce painter Serafino Elmo.Construction of the complex of the Friars Minor began in 1587 by order of the Marquess Giovanni Antonio I Albricci, perhaps due to a vow made to St Francis of Assisi during an illness. The foundation of the monastery, next to the ancient chapel of Santa Maria del Soccorso, was also possible thanks to another benefactor, who donated a garden, and contributions from numerous families in the town. The house was completed in the following century and the new, bigger church, was dedicated to Santa Maria della Visitazione. The chapel’s original image was replaced by a painting showing the Virgin Mary visiting Elisabeth, which Albricci donated to the new church «as the last ornament» of the high altar. According to legend, the beautiful and delicate face of Mary was painted by the angels while the painter spent the night waiting for inspiration!Popular Marian devotion was encouraged by the new lords of Salice, the Enriquez family, and in the second half of the 18th century Gabriele Agostino declared the 2nd of July to be the date of the annual fair of the “Madonna della Visitazione”, which drew merchants and traders from all around the area. This event is now held in the first weekend of July.

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Chiesa Madre dell’Assunta

Chiesa della Visitazione, particolare

Chiesa Madre dell’Assunta, Campanile

Castello Monaci19

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Veglie

Abitanti Inhabitants14.298Altitudine Altitude 47 metriSuperficie Area 61,35 kmq / km2

Gps40°20’06.72” Nord17°57’59.62” Est

FESTE FeastsFocara di Sant’Antonio Abate (ultima settimana di Gennaio • last week of January) Madonna dei Greci (Aprile • April - detta anche “Pasquetta di Veglie”)San Francesco (prima domenica di giugno • first Sunday of June) San Giovanni Battista (23-24/6) Madonna dell’Iconella (8/9) SS. Medici (Ottobre • October)

FIERE Fairs San Francesco (prima domenica di giugno • first Sunday of June)

EVENTI EventsMercatino del Santo Palato (periodo estivo • summer)

MERCATO Market Sabato • Saturday

TIPICITÀ Local products tessuti a telaio, vino, olio d’oliva, pasta e prodotti da forno, animali da cortile, uova • tweaving, wine, olive oil, pasta and baking products, poultry, eggs.

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Alla fine dell’Ottocento, il territorio di Veglie risultava ricco «in olio, frumenti, vini, cotone, pascoli e latticini, frutta ed altro»; una produzione senza dubbio variegata, che rivelava un ricco patrimonio di “saperi agricoli”, tramandato di generazione in generazione fino ai nostri giorni. Agricoltura e zootecnia si praticavano nelle numerose masserie a carattere misto, localizzate soprattutto nell’antico feudo di Vocettina e nell’area compresa tra i comuni di Salice e Leverano. Uomini, donne e animali segnavano il percorso giornaliero dalla città alla campagna (e viceversa) e animavano spazio rurale e insediamenti produttivi. I luoghi della trasformazione del prodotto, però, erano ubicati anche nel centro urbano ed oggi costituiscono una risorsa significativa per lo studio dell’archeologia industriale. Sono i frantoi ipogei, antichi impianti di produzione dell’olio scavati nella roccia; antri ombrosi, testimoni silenziosi di fatiche e di sacrifici, di vita simbiotica tra uomini ed animali. Come il frantoio di largo San Vito, restaurato nel 1998 con i fondi del Programma Comunitario LEADER II e restituito alla collettività. L’atmosfera cupa del passato sembra stemperata dalla consapevolezza che l’ipogeo sia diventato una risorsa da rendere fruibile per comprendere appieno l’importanza che l’olio e l’olivo hanno avuto nell’economia di Terra d’Otranto. In queste superfici cavate, che trasudano ancora fatica, è stato prodotto “l’oro giallo” che ha illuminato le città dell’Europa del Nord.Il rapporto fra fede e attività agropastorale assume qui una connotazione molto singolare. L’intreccio tra calendario agricolo e religioso risulta evidente nel culto del patrono, San Giovanni Battista; considerato in tutta Europa una sorta di “divinità agricola”, legata

all’inaugurazione della mietitura e alla purificazione con l’acqua per auspicare abbondanti raccolti, a Veglie il santo veniva invocato e portato in processione in periodi di siccità, di carestia e di calamità naturali. La devozione al santo è una tradizione cultuale secolare, riconducibile verosimilmente al basso medioevo. La chiesa matrice, di cui è titolare insieme a Sant’Irene, fu fondata tra il XV e il XVI secolo, rimaneggiata nei secoli successivi e trasformata radicalmente dopo il terremoto del 1743. La solennità annuale del santo si sdoppia in due eventi: il primo si svolge il 24 giugno, data della Natività (San Giovanni Piccinnu) e, l’altro, il 29 agosto, data del Martirio (San Giovanni Ranni).Un altro culto molto partecipato è quello della Madonna della Favana, raffigurata con il Bambino nella cripta omonima, che rientra nel perimetro dell’area cimiteriale insieme al convento dei Francescani. Secondo gli studiosi, l’intero ciclo di affreschi è databile al XV secolo e la coesistenza di elementi agiografici, linguistici ed architettonici greci e latini sono la testimonianza della radicata presenza della cultura greca nel Salento. Questa peculiarità rinvia alla presenza di comunità miste, sulle quali i Francescani hanno giocato un ruolo importante, evidenziato anche dalle immagini dei santi dell’Ordine. L’appellativo Favana si riferisce alla miracolosa Madre, che liberava «uomini ed animali quadrupedi» dal “male della fava” e richiamava devoti da tutto il circondario. Il favismo è una malattia di natura allergica del sangue, causata da sostanze contenute nella fava, legume fondamentale per quest’area, paludosa fino a non molti decenni fa. Grazie alla fava, che agiva sul ciclo responsabile della malaria, una buona parte dei contadini di Veglie (e non solo) sviluppò una resistenza alla malattia.

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Veglie - www.terradarneo.it

Chiesa Madre, particolare

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At the end of the 19th century, the territory of Veglie was rich «in oil, wheat, wine, cotton, pasture and dairy, fruit and more»; an undoubtedly varied production, which pointed to a rich heritage of “agricultural knowledge”, which has been handed down from generation to generation to our own day. Agriculture and livestock rearing were practised by the numerous masserie (traditional farms), located above all in the ancient fief of Vocettina and the area between the municipalities of Salice and Leverano. Men, women and animals made the daily journey from the town to the countryside (and vice versa) and populated the rural space and farmsteads. The products were also processed in the town, and the structures used for this purpose today constitute a significant resource for the study of industrial archaeology. They include the underground frantoi (olive-presses), ancient structures for olive oil production excavated in the rock; shady chambers, bearing silent witness to toil and sacrifice and to the symbiosis between men and animals. An example is the Frantoio di largo San Vito, restored in 1998 with funds from the EU’s LEADER II programme and presented to the community. The dark atmosphere of the past is tempered by the awareness that the underground chamber has become a resource helping us to fully understand the importance that olives and oil have had in the economy of the province. From these holes in the rock, which still convey the idea of toil and labour, flowed “the yellow gold” that was used to light up the cities of northern Europe.In this context, the relationship between faith and agro-pastoral activities takes on a special meaning. The links between the agricultural and religious calendars is evident in the cult of the patron saint, San Giovanni Battista (John the Baptist), considered throughout Europe as a sort of “agricultural divinity”. Associated with the

start of the harvest and purification with water as a means of obtaining a bumper crop, in Veglie the saint was invoked and carried in procession in periods of drought, famine and natural calamities. The devotion to the saint is a centuries-old religious tradition, believed to date back to the late Middle Ages. The Chiesa Matrice (the town’s main church), which is dedicated to both St John and St Irene, was founded in the 15th-16th centuries, refurbished in subsequent centuries and radically transformed after the earthquake of 1743. The annual celebrations for the saint consist of two events: the first takes place on the 24th of June, the date of the Nativity (San Giovanni Piccinnu) and the second on the 29th of August, date of the Martyrdom (San Giovanni Ranni).Another highly popular cult is that of the Madonna della Favana, shown with the Child in the crypt of the same name, which is situated in the cemetery together with the Franciscan monastery. According to scholars, the entire cycle of frescoes can be dated to the 15th century and the coexistence of Greek and Latin elements - hagiographical, linguistic and architectural – is evidence of the consolidated presence of Greek culture in the Salento. This aspect also reflects the presence of mixed communities, in which the Franciscans played a key role, highlighted by the images of the saints of the Order. The appellative “Favana” is a reference to the miraculous Mother who freed «men and quadruped animals» from the “broad-bean sickness” (favism), drawing the faithful from all over the surrounding area. Favism is a condition involving haemolysis caused by substances found in broad beans, which were a fundamental source of food in this marshy area until a few decades ago. Thanks to broad beans, which act on the cycle responsible for malaria, many of the peasants of Veglie and other towns developed resistance to the disease.

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Chiesa Madre - ph. P. Bolognini

Frantoio Ipogeo

Convento dei Francescani - ph. P. Bolognini

Cripta della Favana, particolare ph. P. Bolognini23

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Carmiano

FESTE Feasts Sant’ Antonio Abate (17/1)San Giovanni Battista (24/6) San Vito (ultima Domenica di Ottobre • last Sunday of October) Madonna del Carmine (16/8) Maria Santissima (seconda Domenica di Agosto • second Sunday of August) Immacolata (8/12)Martire a Magliano (7-9/12)

FIERE FairsSan Vito (ultima Domenica di Ottobre • last Sunday of October).

MERCATO MarketMartedì • Tuesday

TIPICITÀ Local specialities vino, olio di oliva, ortaggi • wine, olive oil, citrus fruit.

Abitanti Inhabitants12.208 Altitudine Altitude31 metri Superficie Area23,65 kmq / km2

Gps40°21’01.00” Nord18°02’45.66” Est

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Dal punto di vista geografico, Carmiano e la frazione di Magliano sono comprese nella cosiddetta Valle de “La Cupa”, depressione carsica nell’hinterland di Lecce, caratterizzata fin dal Settecento dalla presenza diffusa di imponenti ville, graziosi “casini” e “casine” per la villeggiatura. In quest’area le nobili famiglie leccesi riscoprirono il piacere di vivere in campagna, poco lontano dalla città capoluogo, nelle architetture raffinate e nei giardini rigogliosi.Se la storia degli altri centri di Terra d’Arneo fu caratterizzata dalla feudalità laica, Carmiano godette della signoria di un importante ordine religioso, quello dei Celestini di Santa Croce di Lecce. A questa presenza, infatti, si deve la nascita reale dei due casali che, nel corso del tempo, divennero entità sociali ed amministrative autonome. Possesso dei Celestini dal 1448 fino alla soppressione napoleonica, tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo registrò un impulso significativo grazie alle concessioni di terre in enfiteusi perpetua ai lavoratori che decidevano di stabilirsi in quei casali: Carmiano e Magliano si ripopolarono, si sfruttarono le risorse produttive, si bonificarono e si resero produttive ampie zone macchiose e paludose, si avviò il graduale disboscamento di una parte del territorio, compreso nella vasta area della “foresta di Lecce”. Nel corso del Cinquecento, questa fase di espansione, coinvolse anche il settore edilizio, con importanti ripercussioni sul tessuto urbano, sintetizzate nel palazzo baronale e nella chiesa matrice di Carmiano,

simboli indiscussi del potere locale.L’originaria chiesa matrice, che aveva incorporato l’unico luogo di culto, la chiesetta quattrocentesca di San Giovanni, fu sottoposta a diversi rimaneggiamenti nei secoli successivi fino alla totale demolizione negli anni Sessanta del secolo scorso. Dell’epoca “aurea” di Carmiano resta il palazzo dei Celestini; l’ordine segnò anche l’ambiente culturale del piccolo centro rurale senza interferire nelle vicende religiose delle istituzioni ecclesiatiche locali. L’edificio era dotato di una cappella in cui si celebravano i Santi dell’ordine, ritratti su una grande tela di scuola napoletana, collocabile tra il XVI e il XVII secolo. Il raffinato e monumentale portale di accesso, di gusto catalano-durazzesco, è affiancato da due nicchie che ospitano altrettante statue lapidee delle virtù, attribuite al famoso architetto leccese Giuseppe Zimbalo, che contribuì non poco a vivacizzare la scena artistica del casale. Straordinario artefice della Lecce barocca, lo Zimbalo dimorò per un po’ di tempo a Carmiano per motivi familiari. A lui sono stati attribuiti anche l’altare maggiore e il portale della chiesa dell’Immacolata, databili intorno alla metà degli anni Cinquanta del XVII secolo, veri capolavori d’arte e di manualità artigiana. Lontano dall’esuberanza decorativa e dalla ridondanza formale, il linguaggio artistico di Zimbalo qui assume un tono più semplice e sommesso, modulato su una realtà molto diversa da quella leccese. Senza rinunciare alla forte personalità della sua arte.

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Carmiano - www.terradarneo.it

Chiesa dell’Immacolata

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From a geographical point of view, Carmiano and the village of Magliano lie within the so-called Valley of “La Cupa”, a karstic depression in the hinterland of Lecce. Since the 18th century the area has been characterised by the widespread presence of imposing villas and elegant rural retreats known as “casini” and “casine”. In this area the noble families of Lecce rediscovered the pleasure of living in the countryside, not far from the provincial capital and surrounded by fine architecture and lush gardens.While the history of the other towns in Terra d’Arneo was shaped by the secular nobility, Carmiano played host to an important religious order, that of the Celestini di Santa Croce di Lecce, a branch of the Benedictines. This order was responsible for the creation of two farmsteads which, over the course of time, became autonomous social and administrative entities. Controlled by the Celestine order from 1448 until its suppression at the hands of Napoleon, in the late 15th and early 16th centuries the area saw significant development thanks to the granting of lands in perpetual emphyteusis to peasants who wanted to settle there and farm them: Carmiano and Magliano were repopulated with new residents who began clearing and improving the land, thereby bringing large areas of maquis (scrub) and marsh land into cultivation. Another consequence was the gradual elimination of the forest in much of the area, which was part of the extensive “Forest of Lecce”. In the course of the 16th century, this phase of expansion also involved the building sector, with a significant impact

on the town, including the baron’s palace and the Chiesa Matrice of Carmiano (the town’s main church), obvious symbols of local power. In addition, the order had an impact on the cultural environment of the small rural town, without interfering in the religious affairs of the other local ecclesiastical institutions.The original Chiesa Matrice, which had incorporated the only pre-existing place of worship, the 15th century church of San Giovanni, was subject to various modifications in the following centuries, leading to its total demolition in the 1960s. Of Carmiano’s “golden” age, the Palazzo dei Celestini is all that remains. The building had a chapel in which it celebrated the order’s Saints, depicted in a large canvas of the Neapolitan school, datable to the 16th-17th centuries. The elegant monumental doorway, in the Catalan-Durazzo style, is flanked by two niches housing stone statues of the virtues, attributed to the famous Lecce architect Giuseppe Zimbalo, who made a significant contribution to the settlement’s artistic scene. A key figure in Lecce baroque, Zimbalo lived for a while in Carmiano for family reasons. Also attributed to him are the high altar and the portal of the church of the Immacolata, datable to about the middle of the 17th century, true masterpieces of design and manual skill. Eschewing decorative exuberance and formal redundancy, Zimbalo’s artistic language here takes on simpler, more subdued tone, adapted to a situation that was quite different to that of Lecce, without forgoing the strong personality of his art.

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Chiesa dell’Immacolata, particolare

Palazzo Baronale, particolare

Frantoio semi-ipogeo Campanile27

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Leverano

FESTE Feasts Madonna della Consolazione (ultima domenica maggio • last Sunday of May) San Rocco (16/8)

FIERE Fairs Madonna della Consolazione (ultima domenica maggio • last Sunday of May)

EVENTI Events Novello in Festa (Novembre • November)

MERCATO Market Giovedì • Thursday.

TIPICITÀ Local specialitiesfiori, olio di oliva, Vino DOC Leverano, formaggi e latticini, agrumi, ortaggi, pasta e prodotti da forno • flowers, olive oil, DOC certified wines, cheese and other dairy products, citrus fruit, pasta and baking products.

Abitanti Inhabitants14.240Altitudine Altitude 37 metriSuperficie Area48,80 kmq / km2

Gps40°17’51.90” Nord17°59’41.40” Est

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Leverano è la “città dei fiori”; la floricoltura rappresenta un settore economico sempre più importante, valorizzato da un “Mercato Comunale” ad hoc. A maggio, “Leverano in Fiore” anima il centro storico con particolari decori e composizioni floreali, dove l’arte barocca delle architetture e l’arte floreale si intrecciano con la fantasia dei produttori in uno scenario di grande suggestione.Il centro è dominato da un’imponente torre che, secondo la tradizione, sarebbe stata realizzata da Federico II: è il monumento più insigne, «la gigantesca emergenza edilizia della sua storia, il simbolo stesso della sua entità», scriveva il Paone. Lo slanciato corpo quadrangolare di circa 30 metri, coronato da una semplice merlatura, rappresentava un efficace strumento di controllo del territorio, così prossimo al mare. L’interno si sviluppava su quattro piani ed era suddiviso da tre solai lignei, collegati da una scaletta elicoidale. L’ultimo piano era dotato di una copertura con volta a crociera e costoloni bicromi, con conci chiari e scuri alternati. Fu il figlio più illustre di Leverano, il medico, filosofo ed umanista Girolamo Marciano (1571-1628), ad indicare l’origine federiciana della torre. Nell’opera postuma “Descrizioni, origini, successi della Provincia di Terra d’Otranto” (XVII secolo) scrisse che fu realizzata verso il 1220 ed era «la più alta che oggi si vegga nella Provincia». La cinquecentesca casa in cui nacque e visse la sua infanzia il cantore delle glorie patrie è rimasta intatta; da qui il Marciano sembra ancora dialogare con la “possente emergenza” per rinverdire i fasti di antiche memorie.

L’altro edificio rappresentativo per la comunità è la Chiesa Matrice, intitolata alla SS. Annunziata, costruita su una fondazione preesistente a partire dall’ultimo scorcio del XVI secolo; danneggiata dal terremoto del 1743 fu ristrutturata e riaperta al culto nel 1747. Il prospetto principale è caratterizzato dalla sobrietà e dall’equilibrio formale; l’intelaiatura con colonne binate e sovrapposte appare molto originale nella tripartizione del primo ordine (con i relativi portali) e assume una connotazione ancora più raffinata nel secondo, in cui la cuspide terminale è arricchita da una loggia e da una coppia di nicchie. Fuori dal centro urbano, sulla strada per Nardò è ubicato il complesso conventuale di S. Maria delle Grazie dei Frati Minori che risalirebbe alla fine del XV secolo o agli inizi del XVI. La fonte documentaria più antica sulla chiesa, in origine dedicata a S. Rocco, patrono di Leverano, è una bolla del 1557 con la quale l’arcivescovo di Brindisi concede un beneficio. L’originaria fisionomia della struttura è stata modificata nel corso dei secoli: gli elementi tardoromanici del prospetto monocuspidale sono stati quasi completamente obliterati da quelli barocchi. A navata unica con copertura a capriate, l’interno è caratterizzato da un maestoso arco trionfale che divide l’aula dal presbiterio. Il convento fu edificato sul finire del XVI secolo: presenta un chiostro rettangolare in cui sono distribuite 24 ogive che poggiano su colonne poligonali.

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Leverano is the “city of flowers”. Flower-growing represents an increasingly important economic sector, sustained by a specially-created “Municipal Market”. In May, “Leverano in Fiore” fills the old town with floral decorations and compositions, in which baroque architecture and floral art intertwine, reflecting the imagination of the producers in a highly evocative spectacle.The town centre is dominated by an imposing tower, which according to tradition, was built by Frederick II of Hohenstaufen: it is the town’s most famous monument, «as gigantic as its own history, the symbol of its own greatness», wrote Paone. The quadrangular building is about 30 metres tall. Crowned by a simple crenellated parapet, it was an effective tool of control over the territory, close to the sea. Inside there are four storeys separated by three wooden floors, linked by a spiral staircase. The top floor had a cross vault ceiling with alternating light and dark brickwork. It was Leverano’s most illustrious son, the doctor, philosopher and humanist Girolamo Marciano (1571-1628) who attributed the tower to Frederick II. In his posthumous work “Descrizioni, origini, successi della Provincia di Terra d’Otranto” (17th century) he wrote that it was built in about 1220 and was then «the tallest building to be seen in the Province». The 16th house in which he was born and spent his childhood is still intact; indeed, Marciano’s dialogue with the tower’s “imposing emergence” seems to still be in progress today, keeping alive

the splendour of ancient memories. The other representative building for the community is the Chiesa Matrice (the town’s main church), dedicated to the SS. Annunziata (Assumption), built on the foundations of a pre-existing building from the late 16th century onwards; damaged by the earthquake of 1743 it was refurbished and reopened for worship in 1747. The main prospect is characterised by sobriety and formal equilibrium; framed by multiple orders of twin columns, the three-way division of the first order with relative portals is highly original, while the second order, enriched with a loggia and a pair of niches, is even more sophisticated. Outside the urban area, on the road to Nardò is the Monastery of Santa Maria delle Grazie belonging to the Friars Minor, believed to date back to the late 15th or early 16th centuries. The most ancient documentary reference to the church, originally dedicated to San Rocco, patron saint of Leverano, is a bull of 1557 in which the archbishop of Brindisi grants a benefice. The original physiognomy of the structure has been modified over the centuries, with the late Romanesque elements of the façade almost completely obliterated by the baroque additions. A single nave with an A-frame roof, the inside is characterised by a majestic triumphal arch that divides the nave from the presbytery. The bulk of the monastery was built in the late 16th century: it has a rectangular cloister with 24 ogives resting on polygonal columns.

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Chiesa Madre dell’Annunziata, particolare

Torre Federiciana Sala Federico II, particolare

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Copertino

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FESTE Feasts Madonna della Neve (5/8) San Giuseppe da Copertino (18/9) Festa Madonna della Grottella (pasquetta copertinese)

FIERE Fairs Madonna della “Urteddha” (Martedì dopo Pasqua • Tuesday after Easter) San Sebastiano (28-30/4)Mostra dell’Antiquariato Antiques fair (Settembre • September)

EVENTI EventsPremio Salentino “Festival nazionale musicale cristiano per cori e giovani cantanti” (Giugno-Luglio • June-July)

MERCATO Market Martedì • Tuesday

TIPICITÀ Local specialitiesVino DOC Copertino, olio di oliva, formaggi e latticini, pasta e prodotti da forno, ortaggi • DOC certified wines, olive oil, cheese and other dairy products, pasta and baking products, vegetables.

Abitanti Inhabitants24.470Altitudine Altitude 37 metriSuperficie Area 57,75 kmq / km2

Gps40°16’10.70” Nord18°03’37.76” Est

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Copertino è la città di Giuseppe Maria Desa, più conosciuto come S. Giuseppe da Copertino, il “Santo dei voli” per le sue continue estasi seguite da vere e proprie “lievitazioni”. Fu consacrato al sacerdozio nel 1628 dopo un lungo periodo di studio intenso e faticoso, per cui oggi è venerato come protettore degli studenti. Canonizzato nel 1767, divenne principale patrono civico quasi un secolo dopo, nel 1858; dovette affrontare anche il Santo Uffizio per l’accusa di “abuso della credulità popolare”, da cui fu poi assolto. Ripercorrendo la sua vita, è possibile anche indicare gli edifici più rappresentativi dell’antica area urbana: nella stalla in cui era nato nel 1603, per esempio, ora sorge il Santuario settecentesco a Lui intitolato, molto vicino alla casa paterna; fu battezzato nella chiesa matrice di S. Maria ad Nives, fondazione medievale ampiamente rimaneggiata tra Cinquecento e Settecento. L’altro edificio legato al suo nome è il Convento dei Frati Minori di S. Maria della Grottella, in contrada Cigliano, ad est del centro abitato. La tradizione racconta di un misterioso ritrovamento in una grotta di un’effigie della Vergine con Bambino, incastonata attualmente nell’altare maggiore della chiesa, che determinò la costruzione dell’edificio. Nel convento, San Giuseppe dimorò e studiò prima di essere consacrato al sacerdozio; la cella del Santo e quella del Sangue rappresentano concretamente il suo percorso: la prima, più piccola, è più vicina all’altare maggiore e all’immagine di Maria, per la quale nutriva un amore smisurato. L’altra, era il luogo della sofferenza e della penitenza, per le quali il Santo utilizzava anche strumenti di flagellazione. I festeggiamenti in Suo onore si celebrano dal 16 al 19 settembre e prevedono anche il “Meeting dei

Giovani”, in cui gli studenti si affidano al Santo per il nuovo anno scolastico.Diverse furono le fondazioni conventuali sorte tra le aree urbane e rurali; fra queste è da annoverare il complesso monumentale di Santa Maria di Casole (inizi del XVI secolo), già insediamento medievale di monaci italo-greci. Localizzato sulla provinciale Copertino-Nardò, nell’antico villaggio rurale di Casole, secondo la tradizione, questo luogo fu legato alla presenza di San Pietro che, di passaggio nelle regioni meridionali, avrebbe fatto dipingere l’immagine di Maria. Del convento resta ben poco ma la chiesa, in cui si intrecciano tardoromanico e gotico, sembra resistere fiera e solenne al trascorrere del tempo.Fra le strutture di diversa tipologia, notevole è il cinquecentesco Castello, realizzato su una fondazione angioina dall’architetto militare Evangelista Menga. E’ uno degli esempi più significativi ed importanti del Salento. L’aspetto militare si stempera nel portale di accesso del prospetto principale, impreziosito da una ricca ed elegante decorazione, molto simile ad un arco di trionfo. La pianta quadrangolare è sottolineata agli angoli da quattro baluardi a lancia e dal fossato perimetrale. All’interno, il castello ospita due cappelle: quella di San Marco, in cui operò il pittore locale Gianserio Strafella, e quella della Maddalena, venuta alla luce durante i restauri degli ultimi decenni del secolo scorso, con affreschi collocabili agli inizi del Quattrocento. Quest’ultima cappella rappresenta un tassello significativo nel panorama della pittura di quel periodo in Terra d’Otranto; rapportato ad altri esiti contemporanei, secondo Ortese, indica la formazione di un linguaggio artistico salentino, in grado di rielaborare in piena autonomia le sollecitazioni esterne.

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Copertino - www.terradarneo.it

Santa Maria Ad Nives, particolare

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Copertino is the city of Giuseppe Maria Desa, better known as San Giuseppe da Copertino (Joseph of Cupertino), called the “Flying Saint” due to his levitations while in an ecstatic state. He became a priest in 1628 after a long period of intense study, because of which today he is venerated as the protector of students. Canonised in 1767, he became the town’s main patron saint almost a century later in 1858. He was prosecuted by the Roman Inquisition for “abuse of popular credulity” but was acquitted. Some of the most representative buildings of the old town are associated with his life, for example: on the site of the stable where he was born in 1603, near his father’s house, there now stands the 18th century Sanctuary that bears his name; he was baptised in the Chiesa Matrice (the town’s main church) of Santa Maria ad Nives, founded in the Middle Ages but extensively modified in the 16th and 17th centuries. The other building linked to his name is the Monastery of the Friars Minor of Santa Maria della Grottella in the Cigliano district east of the town. Tradition tells of a mysterious discovery in a cave of an effigy of the Virgin Mary with Child, currently installed in the high altar of the church, which inspired the construction of the building. San Giuseppe lived in the monastery and studied before being ordained; the Saint’s cell and that of the Sangue (Blood) represent his route: the former, smaller, is closer to the high altar and the image of Mary, for whom he felt an immense love. The latter was the place of suffering and penitence, for which the Saint also used instruments of flagellation. The celebrations in his honour are held from the 16th to the 19th of September and include the “Meeting dei Giovani” (Meeting with the Youth), in

which students commend themselves to the Saint for the new school year.Numerous monasteries were founded in the urban and rural areas of the municipality. These include the monumental complex of Santa Maria di Casole (early 16th century), which had been a medieval settlement of Italo-Greek monks. Located on the Copertino-Nardò road, in the ancient village of Casole, according to tradition, this place was associated with St Peter who, while travelling in the south of Italy, commissioned portraits of the Virgin Mary. Of the monastery little remains, but the church, which mixes late Romanesque and Gothic, seems to resist the passage of time, a proud and solemn monument.Of the various other structures, of considerable interest is the 16th century Castle, built over Angevin foundations by the military architect Evangelista Menga. It is one of the most significant and important examples in the Salento. Its military appearance is tempered in the portal of the main façade, which bears a rich and elegant decoration, very similar to a triumphal arch. The quadrangular layout is emphasised at the corners by four bastions and the moat. Inside, the castle has two chapels: that of San Marco, where the local painter Gianserio Strafella worked, and that of the Maddalena, which came to light during the restorations of the last few decades of the 20th century, with frescoes dated to the early 15th century. The latter chapel represents a significant phase in the art of that period in Terra d’Otranto; according to Ortese, seen in the light of other contemporary works, it indicates the formation of an artistic language peculiar to the Salento, able to interpret external themes in an entirely autonomous way.

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Santuario di San Giuseppe Santuario di San Giuseppe, particolare

Castello - ph. P. Bolognini

Santa Maria della Grottella

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FESTE Feasts San Gregorio Armeno (20/2) San Biagio (3/8)Incoronata (Agosto • August) SS. Cosma e Damiano (26-27/9)

EVENTI Events Infiorata a Santa Caterina (Maggio • May)Calvalcata storica e fiera dell’incoronata (Agosto • August)

MERCATO MarketVenerdì • Friday

TIPICITÀ Local specialities Vino DOC Nardò, olio di oliva, pasta e prodotti da forno, formaggi e latticini, angurie, carni equine, agrumi, ortaggi, allevamenti, “passulate” (pane tipico) • DOC certified wines, olive oil, pasta and baking products, cheese and other dairy products, cured meats, watermelons.

SANTA MARIA AL BAGNO MUSEI Museums Museo della Memoria e dell’Accoglienza Acquario del Salento

Abitanti Inhabitants31.785Altitudine Altitude45 metriSuperficie Area 190,50 kmq / km2

Gps40°10’34.27” Nord18°01’41.25” Est

Nardò

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Nardò è il centro più popoloso; il suo paesaggio costiero è sede di insediamenti preistorici che ricadono nel Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano, una delle principali “isole verdi” del Salento, con 300 ettari di pineta e 7 chilometri di litorale alto e roccioso. Un’area dalle importanti valenze paesaggistiche e culturali, con le torri costiere e le grotte preistoriche del Cavallo, di Uluzzo, di Torre dell’Alto, di Serra Cicora, di Capelvenere rappresentano solo alcuni degli esempi più significativi a livello internazionale, oggetto di studio dagli anni Sessanta del Novecento. L’importanza dei ritrovamenti nella grotta di Uluzzo, catalogati nel Paleolitico Medio e Superiore, ha determinato la definizione di un periodo “uluzziano”, considerato una delle prime manifestazioni di arti figurative in Europa. La continuità insediativa è attestata in epoca messapica e in epoca romana, quando, intorno al III secolo a.C., Nardò e il suo porto di Emporium Nauna (l’attuale S. Maria al Bagno) furono conquistati dai Romani.Il centro storico rivela una ricchezza ed una raffinatezza sorprendenti: palazzi gentilizi, chiese e cappelle, complessi conventuali, guglie, piccole corti raccontano di un fervore costruttivo strettamente legato alla presenza della sede vescovile e delle diverse famiglie del patriziato locale. Il grave terremoto del 1743 rappresentò un duro colpo per la comunità: molti immobili urbani furono distrutti completamente o in parte e, quindi, ricostruiti ex novo o restaurati. L’abilità di mastri muratori e di scalpellini locali è riuscita a restituire l’antica armonia delle architetture, la leggerezza dei decori e l’eleganza della secolare cultura lapidea. Si pensi al “salotto dei neretini”, piazza Salandra, una delle più scenografiche del Salento, dominata dall’obelisco con la statua dell’Immacolata (XVIII secolo), e delimitata dal cinquecentesco Sedile, con la statua del protettore, S. Gregorio Armeno, dall’antico Palazzo della Pretura (XVIII secolo), dalla chiesa di San Trifone, dalla Fontana del Toro. Nelle vicinanze, da un lato, la chiesa di S. Domenico, con l’elegante prospetto, e, dall’altro, piazza Pio XI, sulla quale si affacciano l’episcopio, il vecchio seminario e la Cattedrale, designata monumento nazionale nel 1879 e Basilica Pontificia

Minore nel 1980. Dedicato a Maria SS. Assunta, l’edificio religioso fu fondato nell’alto Medioevo e divenne sede di un’abbazia italo-greca con un’importante schola scriptoria; fu ricostruito in epoca normanna ed ingrandito nel XIV secolo. La fisionomia attuale è opera del vescovo Antonio Sanfelice che nel 1724 volle rifare la facciata e parte dell’interno. Le testimonianze residue degli affreschi coprono un’arco di tempo di circa due secoli, più o meno dalla fine del XIII alla fine del XV secolo. Degne di nota sono anche le opere di Francesco Solimena e il Crocifisso ligneo, probabile opera del XIII secolo, attribuita ad un maestro catalano operante nell’ambiente artistico campano.L’aspetto religioso è arricchito da una serie molto ricca di fondazioni, fra cui la chiesa di S. Teresa e il convento delle Carmelitane Scalze, la chiesa dell’Immacolata con il convento dei padri Minori, quella della Beata Vergine del Carmelo con il convento dei Carmelitani, la chiesa di S. Giuseppe e quella della Purità, la chiesa di S. Chiara con il convento delle Clarisse, la chiesa di S. Antonio da Padova... Notevole per l’imponenza architettonica e per l’apparato decorativo è l’attuale Palazzo di Città, eretto tra il XV e gli inizi del XVI secolo dai feudatari locali, gli Acquaviva d’Aragona, a scopo difensivo e rimaneggiato alla fine del XIX secolo dai baroni Personè. Il prospetto principale è caratterizzato da un particolare balcone, sorretto da cariatidi. L’area “cerniera” tra la città e il mare è rappresentata da località Le Cenate, caratterizzata da ville e casini di villeggiatura, databili dall’inizio del XVIII all’inizio del XX secolo. La nobiltà laica ed ecclesiastica palesava il suo ruolo sociale ed economico attraverso l’architettura e i giardini e trasformava radicalmente la facies del paesaggio rurale. La vocazione vinicola del territorio, però, restava intatta; Cenate deriverebbe da “acenata”, un tipo particolare di uva senza acini.Da non perdere è il Museo della Memoria e dell’Accoglienza presso Santa Maria al Bagno, che raccoglie testimonianze dei tanti ebrei deportati, ospitati tra il 1943 e il 1947. Il tratto costiero neretino si allunga verso Santa Caterina, Portoselvaggio e Torre Inserraglio tra coste rocciose e frastagliate che, lentamente, cedono il passo al litorale sabbioso di Sant’Isidoro.

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Chiesa di Sant’Antonio, particolare Fontana del Toro

Chiesa di San Domenico Chiesa di San Domenico, particolare

38 Nardò - www.terradarneo.it

Nardò is the biggest town by population; its coastal landscape includes prehistoric settlements that lie within the Regional Natural Park of Porto Selvaggio e Palude del Capitano, one of the most important “green islands” in the Salento, with 300 hectares of pinewood and 7 kilometres of rocky coastline. The area is host to important landscape and cultural heritage, with coastal towers and the prehistoric caves of Cavallo, Uluzzo, Torre dell’Alto, Serra Cicora and Capelvenere, to name but a few examples, which have been the object of international studies since the 1960s. The discoveries in the cave of Uluzzo, dated to the Middle and Upper Palaeolithic, were so important as to lead scientists to refer to the “Uluzzian” period, considered one of the earliest manifestations of figurative art in Europe. The continuity of settlement is attested in the Messapian and Roman epochs, when, around the 3rd century BC, Nardò and its port of Emporium Nauna (today Santa Maria al Bagno) were conquered by the Romans.The architecture of the old town is strikingly rich and sophisticated: aristocratic palazzi, churches and chapels, monasteries and convents, spires and small courtyards reflect the fervour of construction arising from the presence of the bishop’s seat and numerous

noble families. The powerful earthquake of 1743 dealt a harsh blow to the community: many urban properties were completely or partly destroyed and thus had to be rebuilt from scratch or restored. Thanks to the skills of the local master builders and stonemasons it was possible to restore the ancient harmony of the city’s architecture, the delicacy of the decorations and the elegance of the centuries-old culture of stone architecture. An example is the “citizens’ lounge”, Piazza Salandra, one of the most striking in the Salento, dominated by the obelisk with its statue of the Immacolata (18th century), and bounded by the 16th century Sedile (seat of government), with the statue of the protector, San Gregorio Armeno, the ancient Palazzo della Pretura (18th century), the church of San Trifone and the Fontana del Toro (Fountain). Nearby, on one side is the church of San Domenico, with its elegant façade, and on the other, Piazza Pio XI, with the Episcopio (bishop’s palace), the old seminary and the Cathedral, designated a national monument in 1879 and a Minor Basilica in 1980. Dedicated to Maria SS. Assunta (Our Lady of the Assumption), the building was founded in the early Middle Ages and became the seat of an Italo-

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Tempietto dell’OsannaPiazza Salandra

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Greek abbey with an important schola scriptoria; it was rebuilt in the Norman epoch and enlarged in the 14th century. The current physiognomy is the work of Bishop Antonio Sanfelice, who in 1724 ordered the rebuilding of the façade and part of the inside. The residual traces of the frescoes cover a period of about two centuries, roughly from the end of the 13th to the end of the 15th centuries. Also worthy of mention are the works by Francesco Solimena and the Wooden Crucifix, probably from the 13th century, attributed to a Catalan artist working in the artistic environment of Campania.The religious aspect is enhanced by the foundations of religious orders, including the church of Santa Teresa and the convent of the Carmelitane Scalze (Discalced Carmelites), the church of the Immacolata with the monastery of the Friars Minor, the church of the Beata Vergine del Carmelo with the convent of the Carmelites, the churches of San Giuseppe and the Purità, the church of Santa Chiara with the convent of the Clarisse (Poor Clares) and the church of Sant’Antonio da Padova. Of considerable interest thanks to its imposing architecture and decoration is the current Palazzo di Città (Town Hall), built

for defensive purposes in the 15th and early 16th centuries by the local fief-holders, the Acquaviva d’Aragona family, and modified in the late 19th century by baron Personè. The main façade is characterised by a distinctive balcony, supported by caryatids. Between the city and the sea is the Le Cenate district, characterised by villas and leisure homes datable to a period from the early 18th to the early 20th centuries. The secular and ecclesiastical nobility expressed their social and economic role by means of architecture and gardens, radically transforming the appearance of the rural landscape. The area’s vocation for wine-making remained intact however; the term Cenate derives from “acenata”, a special type of grape without fruit.Not to be missed is the Museo della Memoria e dell’Accoglienza (museum) in Santa Maria al Bagno, which contains exhibits pertaining to the experience of the displaced and deported Jews who stayed in the Salento between 1943 and 1947.The coastline of the municipality of Nardò includes the resorts of Santa Caterina, Portoselvaggio and Torre Inserraglio. Moving in a north-westerly direction, the rocky and indented coastline gradually gives way to the sandy shores of Sant’Isidoro.

Chiesa Beata Vergine del Carmelo, particolareCastello, particolare

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Santa Caterina

Santa Maria al Bagno

Sant’Isidoro

Museo della Memoria e dell’Accoglienza Villa Saetta

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Torre Dell’Alto Palude del Capitano

Baia di Portoselvaggio

Le Quattro Colonne Torre Uluzzo

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Porto Cesareo

FESTE Feasts Madonna del Perpetuo Soccorso (ultimo Sabato di Giugno • last Saturday of June) Santa Cesarea (terza Domenica di Agosto • third Sunday of August) con processione a mare • with procession on the sea Assunta (16-18/8)

MERCATO Market Giovedì • Thursday

TIPICITÀ Local products pesce e frutti di mare, aragosta, polpo, triglia, lavorazione del giunco • fish and seafood, lobster, octopus, rush weaving.

MUSEI Museums Museo di Biologia Marina

Abitanti Inhabitants 5.815Altitudine Altitude3 metriSuperficie Area 34,65 kmq / km2

Gps40°15’37.35” Nord17°53’35.13” Est

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Divenuto comune autonomo nel 1975, Porto Cesareo è una delle località balneari più frequentate della Puglia. Citata da Plinio con la denominazione di Sasinae Portus, era stata indicata dal Marciano come «il più fertile porto del Regno, ove del continuo s’imbarcano merci in abbondanza e si pescano infinita specie di saporitissimi pesci e di frutti marini in quantità tale che se ne fa copia per tutta la Provincia».Marcato dalle cinquecentesche torri costiere, il territorio si sviluppa lungo il litorale, caratterizzato da valenze naturalistiche ed ambientali di pregio: dal 1997 è sede di un’Area Marina Protetta molto vasta, tra le più ampie in Italia, che si estende fino a 7 miglia dal litorale compreso tra Torre Inserraglio a sud e Punta Prosciutto a nord. Coste sabbiose, basse scogliere, isole, isolotti e penisole delimitano ampie lagune. Nel 2006 è stata istituita anche la riserva naturale orientata regionale “Palude del Conte e Duna Costiera” che tutela il litorale extraurbano; è caratterizzata da un esteso sistema dunale con specie insolite, come il ginepro fenicio, e da una depressione retrodunale in cui si articola il sistema di canali e bacini della bonifica del secolo scorso. Vegetazione igrofila ed alofila, con specie rare della “Lista Rossa”, cedono il passo al bosco di Serra degli Angeli e agli ampi tratti di macchia e gariga, residui delle “folte macchie d’Arneo”. Oltre alle praterie di Posidonia, i fondali marini accolgono testimonianze preziose; nello specchio d’acqua tra l’insediamento preistorico di Scala di Furno e la torre denominata Chianca giacciono i resti di antichi naufragi, come le colonne di marmo cipollino di epoca romana. Alcune insenature sono un ecosistema fondamentale per l’alimentazione di uccelli limicoli ed

aironi e per la riproduzione di un gran numero di pesci ed organismi marini. Una peculiarità è rappresentata anche dalle cosiddette “spunnulate” (nel dialetto locale significa “sprofondate”), formazioni carsiche costiere, localizzate soprattutto nel tratto di litorale compreso tra Torre Lapillo e Torre Castiglione, dove la falda carsica è in comunicazione con il mare. Si tratta di cavità doliniformi, dovute all’azione congiunta di acque sotterranee e marine sul calcare fratturato e carsificato. Alla flora e alla fauna marine è dedicato il Museo di Biologia Marina, attualmente gestito dall’Università del Salento, fondato negli anni Sessanta del Novecento dal naturalista Pietro Parenzan. Comprende la Collezione Malacologica, con centinaia di conchiglie esposte senza alcun trattamento conservativo, e l’Algario, con più di 200 specie diverse di alghe dei mari Ionio e Adriatico. Una sezione del Museo è destinata alla Biblioteca, ricca di volumi sugli habitat acquatici e terrestri e dotata di un Archivio fotografico e di un’aula multimediale.La pesca è ancora oggi una delle l’attività economiche più importanti; la marineria ospita centinaia di natanti di dimensioni medio-piccole per tonnellaggio e motorizzazione. In questi ultimi anni si è sviluppato anche il settore della “pescaturismo”, in cui il turista può comprendere appieno la secolare cultura cesarina, tramandata di generazione in generazione. A bordo del peschereccio, si può rivivere una tradizione fatta di gesti rituali, di attese, di strumenti del mestiere e di.... “salpate” produttive! Si pensi alla pesca con il palancaro, utile a catturare il pesce spada, o con il tramaglio, per i pesci più legati al fondale, come lo scorfano, o alla pesca sotto costa, per recuperare orate, dentici e saraghi.

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Porto Cesareo - www.terradarneo.it

Torre Lapillo

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An autonomous municipality since 1975, Porto Cesareo is one of the most popular bathing resorts in Puglia. Cited by Pliny as Sasinae Portus, it was described by Marciano as «the most fertile port in the Kingdom, where goods in abundance are embarked continuously and infinite species of tasty fish and seafood are caught in such quantities as to supply the whole Province».Marked by 16th century coastal towers, the coastline has high naturalistic and environmental value: since 1997 it has been the home of one of the biggest Marine Protected Areas in Italy, stretching 7 miles from Torre Inserraglio to the south to Punta Prosciutto to the north, with a coastline consisting of sandy beaches, low cliffs, islands, islets, peninsulas and large lagoons. 2006 saw the establishment of the regional nature reserve known as “Palude del Conte e Duna Costiera”, which safeguards the extra-urban coastline. This is characterised by an extensive system of dunes with rare species such as Phoenician juniper, and by a retro-dunal depression containing the system of channels and basins constructed as part of the land reclamation projects of the last century. Hygrophilic and halophile vegetation, including rare species cited in the “Red List”, gives way to the woods of Serra degli Angeli and large patches of maquis and garrigue, residues of the “dense scrubland of the Arneo”. In addition to seagrass meadows (Posidonia), the sea beds contain important archaeological evidence; in the stretch of water between the prehistoric settlement of Scala di Furno and the Chianca coastal tower lie the remains of ancient shipwrecks, one of which yielded Roman-era columns of cipollino marble. Some of the bays constitute essential feeding grounds for wading birds and herons and breeding

grounds for a large number of fish and marine organisms. A distinctive feature is the so-called “spunnulate” (a local dialect word meaning “collapsed”), coastal depressions found above all in the stretch of coastline between Torre Lapillo and Torre Castiglione, where the karstic water table is in communication with the sea. These are dolines, formed from the collapse of underground cavities caused by the joint action of subterranean and marine waters on the fractured and karstic limestone. The marine flora and fauna are the centrepiece of the Museum of Marine Biology, founded by the naturalist Pietro Parenzan in the 1960s and currently managed by the University of the Salento. It houses the Malacological Collection, with hundreds of shells on display with no conservation treatment, and the Algarium, with more than 200 different species of algae from the Ionian and Adriatic Seas. The Museum also has a Library, with many works on aquatic and terrestrial habitats, a photographic archive and a multimedia classroom.Fishing is still today one of the most important economic activities; the marina hosts hundreds of boats, mainly of small to medium dimensions in terms of tonnage and engine power. The last few years have seen the development of “fishing tourism”, which enables the tourist to experience first-hand the town’s centuries-old culture of fishing, handed down through the generations. On board a fishing vessel, the tourist can observe a tradition composed of ritual gestures, patience, tools of the trade and productive voyages. There’s fishing with the “palancaro” (longlining), useful for catching swordfish, or with the “tramaglio” (gillnet), for fish that live close to the sea bed such as the blackbelly rosefish, as well as coastal fishing for gilt-head, dentex and sargo.

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Museo di Biologia Marina45

Torre Cesarea

Isola dei Conigli

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Nel corso dei decenni, il sistema produttivo di Terra d’Arneo si è indirizzato verso una concreta diversificazione e specializzazione, sempre più legate ad un turismo di qualità in cui ambiente e dimensione rurale sono i fattori di forte attrazione. L’attività agricola dei centri aderenti al G.A.L. è basata soprattutto sulla produzione di olio extravergine (ogliarola e cellina di Nardò sono le cultivar autoctone) e di vino di qualità (si pensi ai diversi vini D.O.C. e ai vitigni del negroamaro e del primitivo). Negli ultimi decenni, alla viticoltura e all’olivicoltura si sono associati anche il flo-rovivaismo e l’orticoltura, che costituiscono un significativo segmento economico. Le masserie, sentinelle inconsapevoli di memorie di vita contadina, hanno acquisito un ruolo diverso e sono state trasformate in aziende agricole, agrituristiche, ricettive o ristorative. Il settore artigianale riassume le diverse attività salentine del settore; nei centri storici è facile imbattersi in piccole bot-teghe di cartapesta, terracotta, pietra lec-cese e carparo; piccole aziende o laboratori producono lavorazioni artistiche del vetro, dando vita a giochi di luce e colori davvero sorprendenti. Alle forme tradizionali si ac-costano i moderni oggetti di design, che interessano anche la lavorazione del legno e del ferro battuto. Non mancano piccoli laboratori del tessile, dove si realizzano i pizzi e i merletti delle nonne. La “tavola imbandita” di Terra d’Arneo è

particolarmente ricca e si propone di sod-disfare anche i palati più esigenti. Prodotti a base di grano duro, preparati con lievito naturale e cotti nei forni a legna (frise di grano e di orzo, taralli, focacce e pucce), pasta fresca (sagne ‘ncannulate e orecchi-ette) e latticini (caciocavallo, mantèche, caciotta, giuncata, ricotta marzotica, ricotta uscante, dal sapore pungente, e pecorino piccante) sono una vera bontà! Per dare un tocco vivace all’insieme, carciofi, melan-zane, peperoni, finocchi e pomodori, fre-schi, cotti o sott’olio, appagano occhi, gusto e olfatto. Tante prelibatezze condite con olio extravergine di oliva e accompagnate da un buon bicchiere di vino D.O.C. dalla personalità forte e compiuta. Per gli appas-sionati di pietanze a base di pesce, ecco ser-vita la triglia al cartoccio, le cozze gratinate con pangrattato e quelle ripiene di mollica, uova, pecorino, sale, pepe e prezzemolo. Se si preferisce un piatto tipico dei pescatori, all’affollatissima Sagra del Pesce di Porto Cesareo resterete ammaliati dal cosiddetto quataru, una zuppa estemporanea che i pes-catori preparavano durante le trasferte. Dal punto di vista degli eventi, le feste patronali rappresentano uno spettacolo straordinario; imponenti e colorate luminarie decorano le vie, popolate da turisti e visitatori, at-tratti dalle tradizionali fiere e dagli eventi a latere. Imperdibile a Leverano “Novello in festa” (novembre), uno degli eventi eno-gastronomici più conosciuti ed apprezzati dell’autunno salentino.

SaporiFLAVOURS

ProfumiFRAGRANCES

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Over the decades, the economy of Terra d’Arneo ha undergone both diversification and specialisation, and is increasingly associ-ated with quality tourism in which the envi-ronment and the rural dimension are stroang factors of attraction. Agriculture in the municipalities affiliated with the GAL is based above all on the produc-tion of extra-virgin olive oil (especially from the two autochthonous cultivars ogliarola and cellina di Nardò) and high-quality wine (in-cluding several DOC wines), especially from the negroamaro and primitivo grape varieties). In the last few decades, viticulture and olive cultivation have been joined by flower-grow-ing and horticulture, which now account for a significant proportion of the economy. The masserie (traditional farmhouses), uncon-scious guardians of the memory of peasant life, have taken on a new role, having been transformed into working farms, agri-tourism establishments, hotels and restaurants. The craft sector includes various traditional activities of the Salento; in the old towns one often finds small workshops producing items in papier-mâché, terracotta, pietra lec-cese stone and carparo stone; small compa-nies or workshops producing artistic objects in glass that glitter in a remarkable play of light and colours. In addition to traditional forms there are modern design objects, made of wood and wrought iron. There are also small textile workshops producing lace in traditional styles. The culinary tradition of Terra d’Arneo is par-ticularly rich and aims to please even the most exacting palates. Products made from durum

FormeFORMS

ColoriCOLOURS

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wheat, prepared with natural yeast and baked in wood ovens (frise made of durum wheat and barley, taralli, focacce and pucce), fresh pasta (sagne ‘ncannulate and orecchiette) and dairy products including caciocavallo, mantèche, caciotta, giuncata, ricotta marzotica, ricotta uscante (with a pungent flavour), and pecorino piccante) are all delicious! Dishes are livened up with artichokes, aubergines, peppers, fennel and tomatoes (fresh, cooked or conserved in olive oil), a delight for the senses of sight, taste and smell! A wealth of delicacies dressed with extra-virgin olive oil and accompanied by a nice glass of full-bodied and rounded DOC wine.For those who love fish dishes, try a triglia al cartoccio (red mullet cooked in foil), cozze gratinate (mussels au gratin) or mussels with breadcrumbs, stuffed with bread, eggs, pecori-no cheese, salt, pepper and parsley. If you’d like to try a classic fisherman’s dish, at the very popular Sagra del Pesce fish festival in Porto Cesareo you can taste the so-called qua-taru, an improvised casserole that fisherman prepared when going on long journeys.In terms of events, the feasts of the patron saints are an extraordinary spectacle; im-pressive coloured street lights decorate the streets, full of tourists and visitors drawn by the traditional fairs and sideshows. Among the various towns of Terra d’Arneo, thanks to the creation of various food-and-wine routes, Leverano plays a central role in the organisation of annual events. An unmiss-able event in Leverano is the “Novello in festa” new wine festival (November), one of the most famous and eagerly awaited food-and-wine events of the Salento autumn.

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Pubblicazione promossa e finanziata dal GAL Terra d’Arneo nell’ambito del PSL “Impresa e Innovazione in Terra d’Arneo” - Misura 313 Azione 2

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