teocrito siracusane

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TEOCRITO LE SIRACUSANE GORGO È in casa Prassinoe? PRASSINOE Gorgò cara, da quanto tempo! Son qui. Che miracolo che tu sia venuta, finalmente! Guarda, Eunoe, prendile quella sedia: e mettici su un cuscino. GORGO Benissimo. PRASSINOE Accòmodati dunque. GORGO Oh, povera me! A stento l'ho scampata, cara Prassinoe, tanta era la folla. E quante quadrighe! Stivaloni dovunque, e dovunque soldati in uniforme. E la strada che non finiva mai! Tu poi, vai a star di casa, sempre più lon¬tano. PRASSINOE Già, quello sciagurato di mio marito è an-dato in capo al mondo, per prendere non una casa ma questa stamberga, perché non fossimo vicine: è sempre lo stesso, quel brutto invidioso, quando c'è da farmi un dispetto. GORGO Cara, non parlare così di tuo marito Dinone dinanzi al bambino. Vedi come ti guarda. Da bravo, Zopirione, bambino buono: non parla di papà tuo. PRASSINOE Persefone veneranda, il bambino ha ca¬pito! GORGO Papà tuo è bello. PRASSINOE Codesto bel papà ier l'altro - proprio ier l'altro - gli dico: «Va' alla bottega e comprami sapone e bel-letto.» E lui torna... e non mi porta del sale, grande e grosso com'è? GORGO Anche Dioclide, il mio, è lo stesso: una rovina, per il danaro. Ieri, per sette dramme!, mi compra cinque velli di pecora... duri come pelli di cane, spelazzature di bisacce vecchie, tutto un sudiciume, un'altra bella fatica a lavarli! Ma sù, prendi la tunica e il mantello con la fibbia, e andiamo al palazzo del re Tolemeo - che magnificenza! - a veder la festa di Adone. Dicono che la regina ha preparato una cosa veramente bella. PRASSINOE «Casa ricca, tutto ricco». GORGO Così, quel che avrai visto, potrai raccontarlo a chi non c'è stato. Ma sarebbe tempo di andare. PRASSINOE Per gli scioperati, è sempre festa! Eunoe, porta via la tela, la mia superbiosa, e non lasciarla ancora in giro: la gatta vuol dormire sul morbido. Muoviti, porta subito l'acqua. Ci vuole l'acqua, prima: e lei arriva col sapone. E va bene, dammelo: ma non tanto, sprecona. Versa l'acqua, ora. Sciagurata, non vedi che mi stai bagnando tutta la tunica? Fermati: come dio vuole, mi son lavata. E la chiave del cassone, dov'è? Portala qui. GORGO Come ti sta bene, Prassinoe, questa tunica pieghettata! Quanto ti è costata la stoffa sul telaio, dimmi? PRASSINOE Non me ne parlare, Gorgò. Più di due mi-ne d'argento fino: e ci ho messa l'anima, a lavorarla. GORGO Ma ti è venuta proprio come volevi, puoi ben dirlo. PRASSINOE Portami il mantello e il cappello largo: aggiustami per bene. Non posso portarti, piccolo. C'è il babau e il cavallo morde. Piangi quanto vuoi: non voglio che ti azzoppino. Andiamo. Balia, tu prendi il bambino e divertilo: chiama dentro la cagna e chiudi la porta di casa. Che folla, per gli dèi! Come si potrà mai passare, in questa calca della malora? Son come le formiche, senza numero e senza misura. Quante cose belle hai fatto, o Tolemeo, da quando tuo padre è fra gl'immortali! Nessun malfattore rapina più il viandante, venendogli addosso all'egiziana, come facevano prima, a tradimento, dei gran brutti scherzi: tutti della stessa risma, gente scellerata, maledetti! Gorgo carissima, che sarà di noi? Ma ecco i cavalli da guerra del re. Amico, non mi pestare. Quel baio s'è impennato: guarda com'è selvaggio, ammazzerà lo staffiere. Scànsati, Eunoe, non far la coraggiosa. Meno male che l'ho lasciato a casa, il bambino! GORGO Coraggio, Prassinoe: ormai son passati. E i cavalli sono andati a posto.

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traduzione italiana Siracusane, idillio XV Teocrito

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TEOCRITO

LE SIRACUSANE

GORGO È in casa Prassinoe?PRASSINOE Gorgò cara, da quanto tempo! Son qui. Che miracolo che tu sia venuta, finalmente!Guarda, Eunoe, prendile quella sedia: e mettici su un cuscino.GORGO Benissimo.PRASSINOE Accòmodati dunque.GORGO Oh, povera me! A stento l'ho scampata, cara Prassinoe, tanta era la folla. E quantequadrighe! Stivaloni dovunque, e dovunque soldati in uniforme. E la strada che non finiva mai! Tupoi, vai a star di casa, sempre più lon¬tano.PRASSINOE Già, quello sciagurato di mio marito è an-dato in capo al mondo, per prendere nonuna casa ma questa stamberga, perché non fossimo vicine: è sempre lo stesso, quel brutto invidioso,quando c'è da farmi un dispetto.GORGO Cara, non parlare così di tuo marito Dinone dinanzi al bambino. Vedi come ti guarda. Dabravo, Zopirione, bambino buono: non parla di papà tuo.PRASSINOE Persefone veneranda, il bambino ha ca¬pito!GORGO Papà tuo è bello.PRASSINOE Codesto bel papà ier l'altro - proprio ier l'altro - gli dico: «Va' alla bottega ecomprami sapone e bel-letto.» E lui torna... e non mi porta del sale, grande e grosso com'è?GORGO Anche Dioclide, il mio, è lo stesso: una rovina, per il danaro. Ieri, per sette dramme!, micompra cinque velli di pecora... duri come pelli di cane, spelazzature di bisacce vecchie, tutto unsudiciume, un'altra bella fatica a lavarli! Ma sù, prendi la tunica e il mantello con la fibbia, eandiamo al palazzo del re Tolemeo - che magnificenza! - a veder la festa di Adone. Dicono che laregina ha preparato una cosa veramente bella.PRASSINOE «Casa ricca, tutto ricco».GORGO Così, quel che avrai visto, potrai raccontarlo a chi non c'è stato. Ma sarebbe tempo diandare.PRASSINOE Per gli scioperati, è sempre festa! Eunoe, porta via la tela, la mia superbiosa, e nonlasciarla ancora in giro: la gatta vuol dormire sul morbido. Muoviti, porta subito l'acqua. Ci vuolel'acqua, prima: e lei arriva col sapone. E va bene, dammelo: ma non tanto, sprecona. Versa l'acqua,ora. Sciagurata, non vedi che mi stai bagnando tutta la tunica? Fermati: come dio vuole, mi sonlavata. E la chiave del cassone, dov'è? Portala qui.GORGO Come ti sta bene, Prassinoe, questa tunica pieghettata! Quanto ti è costata la stoffa sultelaio, dimmi?PRASSINOE Non me ne parlare, Gorgò. Più di due mi-ne d'argento fino: e ci ho messa l'anima, alavorarla.GORGO Ma ti è venuta proprio come volevi, puoi ben dirlo.PRASSINOE Portami il mantello e il cappello largo: aggiustami per bene. Non posso portarti,piccolo. C'è il babau e il cavallo morde. Piangi quanto vuoi: non voglio che ti azzoppino. Andiamo.Balia, tu prendi il bambino e divertilo: chiama dentro la cagna e chiudi la porta di casa. Che folla,per gli dèi! Come si potrà mai passare, in questa calca della malora? Son come le formiche, senzanumero e senza misura. Quante cose belle hai fatto, o Tolemeo, da quando tuo padre è fragl'immortali! Nessun malfattore rapina più il viandante, venendogli addosso all'egiziana, comefacevano prima, a tradimento, dei gran brutti scherzi: tutti della stessa risma, gente scellerata,maledetti! Gorgo carissima, che sarà di noi? Ma ecco i cavalli da guerra del re. Amico, non mipestare. Quel baio s'è impennato: guarda com'è selvaggio, ammazzerà lo staffiere. Scànsati, Eunoe,non far la coraggiosa. Meno male che l'ho lasciato a casa, il bambino!GORGO Coraggio, Prassinoe: ormai son passati. E i cavalli sono andati a posto.

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PRASSINOE Ecco, mi son ripresa: da bambina, ho una gran paura dei cavalli. E i serpenti, poi, chebrivido di freddo! Ma facciamo presto: ci arriva addosso una gran folla.GORGO Vieni dal palazzo, la mamma?VECCHIA Certo, figliuole.GORGO Ci si fa, ad entrare?VECCHIA «Provando, i Greci arrivarono a Troia», figlie belle: provando 'Si arriva a tutto.GORGO Ha spacciato un oracolo e se n'è andata, la vecchia!UOMO Le donne san tutto, anche come fece Zeus a sposare Era.GORGO Guarda, Prassinoe, davanti alla porta: che folla!PRASSINOE Immensa. Dammi la mano, Gorgò. E tu, Eunoe, dalla ad Eutiche: attàccati a lei e nonti sperdere. Entriamo tutte insieme. Eunoe, tieniti stretta a noi. Povera me, Gorgò, il mio velo è abrandelli! Per Zeus, che tu sia felice, buon uomo; fa' attenzione al mio vestito.UOMO Ci baderò, ma non dipende da me.PRASSINOE Davvero, che calca! Spingono come maiali.UOMO Coraggio, la donna: siamo in salvo.PRASSINOE Che tu sia salvo anche per l'avvenire, brav'uomo che ci hai protetto! Che persona perbene e riguardosa! Ma Eunoe è nelle peste: sù, poverina, una spinta. Ecco fatto. "Tutte dentro",come disse quel tale chiudendo in casa la sposa.GORGO Vieni qui, Prassinoe. Guarda queste stoffe ri¬camate, come son tenui e belle! Le direstiopera di una dea.PRASSINOE Che tessitrici, o veneranda Atena, quelle che le hanno lavorate! E che pittori, per farquelle figure così precise! Come son vere, anche nei movimenti! Vive sono, non ricamate. Cheessere abile è l'uomo! E anche lui, Adone, com'è bello, disteso sul suo letto d'argento, con la primapelurie sul volto, l'amatissimo Adone, amato pur nell'Acheronte!STRANIERO Ma la finite, disgraziate, di garrire continuamente come tortore? E che strazio, quellapronunzia sguaiata!PRASSINOE O di dove è uscito, costui? Che t'importa se ciarliamo? Comanda ai tuoi servi.Vorresti forse comandare a noi siracusane? Perché tu lo sappia, noi siamo corintie di stirpe, comeBellerofonte, e parliamo il dialetto del Peloponneso. Ai Dori, credo, è lecito parlar dorico. E non ènato ancora - per la dolce Persefone! - un altro che mi comandi, tranne mio marito. Di te non micuro: e tu perdi il tuo tempo.GORGO Sta' zitta, Prassinoe. La figlia di Argiva sta per cantare l'inno di Adone. È una bravacantante, quella che anche l'anno scorso eseguì così bene il canto di Ialemo. Certo, ci farà sentirequalche cosa di bello: ecco, si schiarisce la voce..«Signora, cui Golgo e Idalio son care ed Erice eccelsa, che ti compiaci al fulgore dell'oro, Afroditepossente, qui dal perenne Acheronte, nel dodicesimo mese, Adone ti addussero l'Ore dai teneripiedi, le dee fra tutte più lente, le Ore dilette, che amabili sempre vengono a tutti i mortaliapportatrici di doni. Cipride figlia di Dione, tu Berenice mortale -come tra gli uomini è fama - facesti immortale, stillando a lei nel seno l'ambrosia: e di Berenice lafiglia, a te grata, o divina con molti nomi invocatain molti templi, Arsinòe ad Elena pari in bellezza, con ricchi doni e belli Adone venera e onora.Maturi a lui dintorno giacciono quanti mai frutti portano gli alberi; giacciono entro canestrid'argento teneri orti, e fiale d'oro con siri profumi.E quante sfoglie le donne lavorano alla spianatoia, di candida farina commista con fiori diversi,quante di dolce miele intrise e di liquido olio, tutte qui sono, in forma d'animali e d'uccelli. Pergoleverdeggianti, folte di morbido aneto, sorgono: e i piccoli Eroti intorno volteggiano, a guisa diusignoletti i quali su l'albero tentano al volo di ramo in ramo le tenere ali spuntate appena.Oh aquile bianche d'avorio, intarsiate d'ebano e d'oro, che portano a Zeus Cronide il suo coppierefanciullo! Oh purpurei tappeti, più molli del sonno a giacervi! E dirà Mileto e colui che in Samopascola il gregge: «Noi per il bello Adone abbiam preparato i letti.» Cipride dall'una parte, e il roseoAdone dall'altra. Diciotto o diciannove son dello sposo gli anni:

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non punge il bacio del labbro ombrato di bionda pelurie. Cipride ora s'allegri tenendo il suo sposo: enoi tutte nell'alba rugiadosa lo porteremo di fuori, là dove frangonsi l'onde e imbiancano il lido dispuma, sciolte le chiome, le vesti discinte fin giù alla caviglia, nudo il seno, intonando unmelodioso canto.Unico fra i semidei - com'è fama - Adone diletto, torni qui e nell'Acheronte: non ebbero invero talsorte l'Atride, non il grande Aiace, eroe dall'ira tremenda; non Ettore, il primo dei venti figli daEcuba nati; non Patroclo, non Pirro dopo il ritorno da Troia; non, prima ancora, i Lapiti, non diDeucalione la stirpe, non d'Argo i signori pelasgi, non pure di Pelope i figli. Proteggine, Adonediletto, e ora e per l'anno avvenire: come benigno venisti, benigno a noi possa tornare.»GORGO Com'è brava quella ragazza, o Prassinoe! Beata lei che è così abile, beatissima per la dolcesua voce! Ma è tempo di tornare a casa: Dioclide è ancora senza cena. E tutto aceto, quell'uomo; equando ha fame, è meglio non accostarlo. Addio, diletto Adone! E torna ancora, per la nostra gioia.

[trad. di Raffaele Cantarella, cit.]