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1 Sanno che il mondo li sta osservando. A difesa dei diritti del Tibet si sono mossi in parecchi. Ognuno con i mezzi a disposizione. Notevoli le resistenze, sebbene l’escalation sia in continua evoluzione. Ci sono atleti “precettati”: a Pechino non sei autorizzato a parlare di Cina e a prendere posizioni. Sempre che te ne voglia andare nella terra di Mao. C’è chi ha annunciato di non partecipare alla cerimonia d’inaugurazione dell’Olimpiade cinese. Pechino come Mosca e Los Angeles. Il triangolo in cui lo sport è stato messo all’angolo dalla politica. Nonostante tutto e tutti. Posizioni dure, legittime, solo se aiutano sulla stretta e tortuosa via che porta alla Civiltà del Diritto. A resistere, ad esistere. Su questo pianeta. Sbilanciato su altre questioni. Di posizioni più o meno creditizie per tutti i gusti, ma non per tutte le tasche. Sogni creati artificialmente, fatti crollare da micidiali cariche di tassi più o meno variabili. Con Compagnie di bandiera allo sbando e allo sfascio. Recordman di allucinanti posizioni debitorie. Spada di Damocle su migliaia di famiglie. Il filo che sorregge tale Spada è sottile e, sempre più, si sta assottigliando. Il baratro sempre più profondo. Cieli plumbei avvolgono persone e cose. Su letto funebre è stesa Speranza. La si piange, sommessamente. Perché? A.M. Ermanno Visintainer è il nuovo Presidente del Centro Studi “Vox Populi” TEMPO LETTURA: 30’’ Cari lettori rieccoci, l’estate malandrina non ne vuole sapere di esplodere nella sua impareggiabile sinfonia di colori, odori e temperature: spartito chiuso per un direttore d’orchestra assopito. Noi, dalla nostra parte, un po’ di brio, comunque, ve l’abbiamo voluto offrire: che ne dite del maquillage grafico VXP? Vox Populi ha sposato il colore, un azzardo, forse, piuttosto, un occhio di riguardo ai nostri Tempi Moderni, sempre così inflazionati. A voi la verifica. Commenti e critiche sono più che gradite: collegatevi al nostro sito e dite la vostra. Il sito www.vxp.it l'abbiamo creato appositamente per voi e per chi ha voglia di conoscere il mondo VXP. Un mondo d'approfondimento sui generis, eterogeneo aperto alla conoscenza. Un oceano, a tratti, di difficile navigazione, ma di innegabile ed indicibile fascino. Monasteri abbarbicati su irti monti. Monaci intenti in routine giornaliere. Esercizio di corpo e spirito. La fantasia cinematografica non abita qui. Le leggendarie gesta di monaci shaolin son altra cosa ed affare. Calma irreale, o calma reale? Dura a dirsi. Il fuoco arde indomito sotto le ceneri. Aspettando la scintilla. Per dire, affermare al mondo, a quello “civilizzato” che, forse, la civiltà da queste parti se n’è andata a dormire. Di sonno pesante. Civiltà e diritto, se hanno convolato a nozze, or ora sono alla spada in tribunale. Di divorzio si parla. A chi spettano i figli? I monaci son gente semplice, ma dura. Non ne vogliono sapere di affidamenti papocchio. da più di un lustro, in qualità di direttore responsabile della rivista. Perginese doc, il prof Visintainer vive e lavora a Pergine. Laureato cum laude in Lingue e Letterature Orientali, presso Ca’ Foscari con una tesi dal titolo: “Elementi sciamanici e mistici in Ahmad Yasawi” Ha partecipato a numerosi corsi di In ordine alle previsioni statutarie, inerenti la rotazione degli incarichi, è stato nominato Presidente del Centro Studi “Vox Populi” il prof. Ermanno Visintainer. Ringraziamo il Presidente uscente, Alessio Marchiori, per l'importante lavoro sino ad ora svolto, con l'augurio di proseguire fruttuosamente nel cammino intrapreso aggiornamento di arabo, mongolo e cinese. Pubblica articoli di turcologia su riviste specializzate. Collabora con pubblicazioni a livello internazionale. Si occupa di traduzioni e massaggi orientali. È possibile contattarlo all’indirizzo email: [email protected] TEMPO LETTURA: 43’’

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Sanno che il mondo li sta osservando. A difesa dei diritti del Tibet si sono mossi in parecchi. Ognuno con i mezzi a disposizione. Notevoli le resistenze, sebbene l’escalation sia in continua evoluzione. Ci sono atleti “precettati”: a Pechino non sei autorizzato a parlare di Cina e a prendere posizioni. Sempre che te ne voglia andare nella terra di Mao. C’è chi ha annunciato di non partecipare alla cerimonia d’inaugurazione dell’Olimpiade cinese. Pechino come Mosca e Los Angeles. Il triangolo in cui lo sport è stato messo all’angolo dalla politica. Nonostante tutto e tutti. Posizioni dure, legittime, solo se aiutano sulla stretta e tortuosa via che porta alla Civiltà del Diritto. A resistere, ad esistere. Su questo

pianeta. Sbilanciato su altre questioni. Di posizioni più o meno creditizie per tutti i gusti, ma non per tutte le tasche. Sogni creati artificialmente, fatti crollare da micidiali cariche di tassi più o meno variabili. Con Compagnie di bandiera allo sbando e allo sfascio. Recordman di allucinanti posizioni debitorie. Spada di Damocle su migliaia di famiglie. Il filo che sorregge tale Spada è sottile e, sempre più, si sta assottigliando. Il baratro sempre più profondo. Cieli plumbei avvolgono persone e cose. Su letto funebre è stesa Speranza. La si piange, sommessamente. Perché?

A.M.

Ermanno Visintainer è il nuovo Presidente del Centro Studi “Vox Populi”

TEMPO LETTURA: 30’’

Cari lettori rieccoci, l’estate malandrina non ne vuole sapere di esplodere nella sua impareggiabile sinfonia di colori, odori e temperature: spartito chiuso per un direttore d’orchestra assopito. Noi, dalla nostra parte, un po’ di brio, comunque, ve l’abbiamo voluto offrire: che ne dite del maquillage grafico VXP? Vox Populi ha sposato il colore, un azzardo, forse, piuttosto, un occhio di riguardo ai nostri Tempi Moderni, sempre così inflazionati. A voi la verifica. Commenti e critiche sono più che gradite: collegatevi al nostro sito e dite la vostra. Il sito www.vxp.it l'abbiamo creato appositamente per voi e per chi ha voglia di conoscere il mondo VXP. Un mondo d'approfondimento sui generis, eterogeneo aperto alla conoscenza. Un oceano, a tratti, di difficile

navigazione, ma di innegabile

ed indicibile fascino.

Monasteri abbarbicati su irti monti. Monaci intenti in routine giornaliere. Esercizio di corpo e spirito. La fantasia cinematografica non abita qui. Le leggendarie gesta di monaci shaolin son altra cosa ed affare. Calma irreale, o calma reale? Dura a dirsi. Il fuoco arde indomito sotto le ceneri. Aspettando la scintilla. Per dire, affermare al mondo, a quello “civilizzato” che, forse, la civiltà da queste parti se n’è andata a dormire. Di sonno pesante. Civiltà e diritto, se hanno convolato a nozze, or ora sono alla spada in tribunale. Di divorzio si parla. A chi spettano i figli? I monaci son gente semplice, ma dura. Non ne vogliono sapere di affidamenti papocchio.

da più di un lustro, in qualità di direttore responsabile della rivista.

Perginese doc, il prof Visintainer vive e lavora a Pergine. Laureato cum laude in Lingue e Letterature Orientali, presso Ca’ Foscari con una tesi dal titolo: “Elementi sciamanici e mistici in Ahmad Yasawi”

Ha partecipato a numerosi corsi di

In ordine alle previsioni statutarie, inerenti la rotazione degli incarichi, è stato nominato Presidente del Centro Studi “Vox Populi” il prof. Ermanno Visintainer. Ringraziamo il Presidente uscente, Alessio Marchiori, per l'importante lavoro sino ad ora svolto, con l ' augur io d i p rosegu i re fruttuosamente nel cammino intrapreso

aggiornamento di arabo, mongolo e cinese.

Pubblica articoli di turcologia su riviste specializzate.

Collabora con pubblicazioni a livello internazionale. Si occupa di traduzioni e massaggi orientali.

È possibile contattarlo all’indirizzo email: [email protected]

TEMPO LETTURA: 43’’

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di ERMANNO VISINTAINER

TEMPO LETTURA: 3’12’’

L ’ A N G O L O D E L L A L I N G U A

emula di quella tibetana8. Tibetana o lamaista fu, infatti, la forma di buddhismo che, adattandosi alla mentalità dei mongoli dediti a culti sciamanici, essi prescelsero.

Conseguentemente, dopo una p a r e n t e s i d i r i t o r n o a l l o sciamanesimo, i mongoli si riconvertirono alla forma tibetana del buddhismo, su esortazione di Altan Khaan, Алтан Xаaн (1507-1582), un discendente di Qūbīlāy, il quale nel 1577, invitò in Mongolia il terzo Dalai Lama, Sonam Gyatso (1543 – 1588)9.

Sonam Gyatso dette mostra abbondante dei suoi poteri magici facendo scaturire fonti nel deserto, f a c e n d o r i f l u i r e i f i u m i controcorrente, eccetera10.

L’episodio curiosamente riveste un’importanza speciale per la storia del Tibet stesso, in quanto spiega l ’ e t imolog ia de l l ’ ep i t e to d i derivazione mongola con cui, ancor

oggi, viene designato il leader spirituale del popolo tibetano, il “Dalai Lama”, il cui significato è quello di Lama, maestro oceanico o talassico11. Allorché Sonam Gyatso giunse in Mongolia, Altan Khaan, gli si rivolse glossando il termine tibetano, rgya mtsho - gyatso12,

oceano, con l’omologa voce mongola: dalay - далай, di derivazione turca da taluy - toluy13. Si potrebbe altresì ipotizzare che egli avesse utilizzato tale termine, memore dell’appellativo, genghis < čingis, attribuito al suo avo mongolo, Genghis Khan, riguardo al cui significato già abbiamo riferito nel precedente numero14. È verosimile che nella misura in cui ad Altan K h a a n t a l e e p i t e t o , antonomasticamente evocava la grandezza del genio politico del suo illustre antenato, parimenti la locuzione “Dalai Lama” avrebbe potuto rappresentare l’equivalente v a s t i t à n e l l ’ a c c e z i o n e spirituale del termine. Da qui i l fervore re l ig ioso crebbe estendendosi a tutte le popolazioni

mongole disseminate in Asia Centrale fino alla steppa dei Nogai, a nord del Caucaso, presso i Calmucchi. Un’altra figura di spicco del buddhismo mongolo fu Öndör Gegeen Zanabazar Өндөр гэгээн Занабазар, (1635-1723), fondatore del monastero di Erdene Zuu,

nell’antica capitale, oggi meta turistica di questo paese. Fu altresì filosofo, uno dei più importanti scultori della storia buddhista, uomo politico, nonché discendente di Genghis Khan. Zanabazar fu il primo Bogd Khan, una figura equivalente al Dalai Lama, la cui autorità spirituale, alcuni secoli più tardi, venne difesa dal barone Roman Ungern von Sternberg15.

Questi, durante la conferenza panmongola di Čita del 25 febbraio 1919, dichiarò la sua intenzione di ristabilire la teocrazia lamaista nel cuore dell’Asia, conducendo una strenua resistenza al dilagare dell’esercito bolscevico nell’Estremo Oriente siberiano16. 

L’episodio curiosamente riveste un’importanza speciale per la storia del Tibet stesso, in quanto spiega

l’etimologia dell’epiteto di derivazione mongola con cui, ancor oggi, viene designato il leader spirituale del

popolo tibetano, il “Dalai Lama” ...

La Mongolia r icevette i l buddhismo in più occasioni. In un primo momento essa fu una meta dell’espansione di questo credo dalle sue sedi originarie: il nord dell’India e la valle dello Swat (nell’attuale Pakistan) attraverso le oasi e le città carovaniere della Serindia1. Nel 552, il sovrano turco della Mongolia, Bumin Qāghān, unitamente al figlio Mugan, devoti nonché mecenati di questa dottrina, permisero ai buddhis t i , momentaneamente perseguitati dai cinesi2, di rifugiarsi presso di loro. Un altro monarca, Bilgä Qāghān, nell’VIII secolo, e s p r e s s e a n c o r a u n a f o r t e propensione per la religione indiana, sognando di far erigere un monastero nella propria città3. Venendo ai mongoli, sebbene Genghis Khan si fosse dimostrato molto tollerante nei confronti di tutte le religioni, tanto da - fra le altre cose - invitare il

monaco taoista, Chang Chun長春, a

Karakorum, affinché gli rivelasse l’essenza di questa religione4; dalle cronache non traspare alcuna professione di fede verso tradizione diversa dallo sciamanesimo. “Müngke Tängri’yin küčü-dür”, “Con la forza di Dio l’eterno” è scritto nel frontespizio della Storia Segreta dei Mongoli5, quasi a voler suggellare il suo vero credo. In s e g u i t o , d i e t r o l ’ a u s p i c i o dell’imperatore Qūbīlāy Qāghān, nel 1261, la buona legge venne annunciata in Mongolia dall’abate ạP’ags-pa (1235-1280)6, nomoteta - sempre su invito del menzionato sovrano - dell’omonima scrittura6,

1. Pio Filippani Ronconi, Il Buddhismo, Roma, 1994, pg. 61. 2. Oscar Botto, Buddha e il Buddhismo, 1999, pg. 177. 3. Roux J.P. , Storia dei Turchi, Milano, 1988 pg. 85. 4. L. Ligeti, Bilinmeyen iç Asya, Ankara 1986, pp. 108-124. 5. A. Temir, Moğolların gizli tarihi, Ankara 1995. 6. B.N. Puri, Buddhism in Central Asia, Dehli, 2000, pg. 158. 7. N. Poppe, Grammar of written Mongolian, Wiesbaden, 1974, pg. 4 -5. 8. N. Poppe, op.cit. pg. 5 e Pio Filippani Ronconi, op.cit. pg. 90. 9. Pio Filippani Ronconi, op.cit., pg 91. 10. Pio Filippani Ronconi, op.cit., pg.91. 11. L’impiego di questo sinonimo da parte nostra è dovuto al fatto che, stranamente, anche i greci utilizzano un termine alloctono

per designare il mare: θάλασσα-thalassa, etimologicamente vicino alla radice altaica, taluy-toluy, che, come ricorda Senofonte nell’Anabasi, mutuarono da popoli stanziati nella regione caucasica.

12. http://eng-tib.zanwat.org/cgi-bin/csvsearch.pl?search=ocean&header=english 13. D.Tömörtogoo, A Modern Mongolian-English-Japanese Dictionary 现在蒙英日辞典 , Tokyo 1977. E A.Von Gabain, Alttürki-

sche Grammatik, Wiesbaden, 1974, pg. 366. 14. Ermanno Visintainer, Vox Populi, Le Epigrafi dell’Orkhon, anno V - n. 1, marzo 2008. 15. Pio Filippani Ronconi, op.cit., pg.91. 16. Pio Filippani Ronconi, Un tempo, un destino, “Vie della Tradizione”, n. 82, aprile-giugno 1991, p. 59.

VOX POPULI trimestrale d’informazione www.vxp.it Anno V • n. 2 • giugno 2008 Direttore responsabile: ALESSIO MARCHIORI Hanno collaborato: ILARIO DAMIANO CACCIA, ERMANNO VISINTAINER, FABIO FRANCESCHINI Autorizzazione del Tribunale di Trento Registro Stampa n. 1175 decreto del 17/4/03 Sede: Zivignago di Pergine Valsugana (Tn) via alla Cargadora, 3 - C.P. 113 Ufficio postale di Pergine Valsugana Stampa: Almaca srl (Baselga di Piné)

Altan Khaan sovrano dei Tümed

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di ILARIO DAMIANO CACCIA

TEMPO LETTURA: 2’34’’

L ’ A N G O L O D E L L A C U L T U R A

Codesto approvare o meno se stessi protraendosi nel tempo si fa abitudine alla critica, sempre più s’affina, e certo non può limitarsi a sé. Scrivere per il proprio “io” non può bastare ad uomo; al contempo la risposta si attende adeguata. Ma quando si vuole con cotanta forza essere all’altezza del proprio giudice, del proprio daimon, allora è raro trovare condannati con la medesima serietà.

G l i s p i r i t i l i b e r i , c a n a g l i e ! Sempre lì con la s o l a

v o s t r a presenza a realizzare l’impossibile, a dire ciò che non va detto, a creare ciò che non era neppure immaginabile. Voi, che siete uomini “oltre l’uomo”, differenti dall’uomo comune e tradizionale, maledetti! Venite a gracidare con noi. Dovete essere uguali, vi vogliamo tra il popolo. Aurea mediocrità, come può non attrarvi?

Più lo spirito libero viene tirato verso il basso e maggiormente lo si esaspera: la libertà si fa ancor più rara e perciò preziosa, ardua e meravigliosa. Il valore della propria nobiltà s’accentua, s’alzano al cielo le risa. Risa colme di malinconia, ma commosse dalla felicità. Il rischio è noto, per la psiche si tratta d’un gioco da equilibristi: tanto più l’altezza diviene vertiginosa, tanto

più la caduta nella mediocrità sarà colma di sofferenza.

D’altronde lo spirito libero è schiavo del padrone più autoritario e inflessibile: il proprio maestro. L’unico maestro e tiranno è anche

giudice. Il miglior giudice è colui che sa

giudicare, ossia colui che più conosce. E colui che meglio conosce te stesso,

sei tu. Amati, odiati, tu decidi cosa essere di te. La

saggezza non parte dalla via di mezzo, ma arriva alla via di

mezzo tramite un rilancio continuo v e r s o l a c o n o s c e n z a .

Dall’adolescenza alla maturità passando dalla ricerca dei

limiti. Imparare a valutare l’ingiustizia di ogni pro e contro nelle proprie

d e c i s i o n i s i g n i f i c a imparare a fare i conti con la

gestione del proprio potere, ossia affrontare la complessità

del divenire in una direzione piuttosto che un’altra. Il potere è

Nietzsche Friedrich. Nessuno ama quanto lui, per questo nessuno è così spietato nel mettere a nudo le mediocrità, le vertigini e lo spirito di gravità che c'inchiodano ad ogni viltà e ci schiacciano nel fango dei nostri abissi. Nell'offrirci la prospettiva di un riscatto futuro in un "superomismo" che prevede al contempo un percorso ardito e selettivo e l'avvento dell'incendio nel "grande meriggio", Nietzsche non ci priva della concezione ciclica: "la verità è curva", "l'eterno ritorno". Riesce al Poeta (che in greco non a caso vuol dire "artefice") quel che non conseguono i filosofi e i grammatici: cogliere l'atemporalità e subordinare il divenire all'essenza. L'altra maniera di essere tradizionali: la nostalgia per l'avvenire! Per questo e per l'incredibile giustezza delle sue osservazioni "Così parlò Zarathustra" è di gran lunga il mio libro preferito. Da trentasei primavere in qua lo rileggo ogni due o tre anni e ogni volta scopro qualcosa di più.

Da: Tortuga, l'isola che (non) c'è. Autore Gabriele

Adinolfi. Edizioni: Società Editrice Barbarossa, Milano 2008; 344 pagine, con illustrazioni, 19 euro

il libro può essere richiesto direttamente al Centro Studi: [email protected] (sconto 30% per i soci vxp)

Cari lettori di Vox Populi, quel che più mi preme in codesto

scritto è riportare Nietzsche tra gli uomini. No, certo, non tra l’umanità comune ché egli di tal fatta non era. Su ciò impunto la penna: ho/abbiamo bisogno che il genio viva tra gli uomini. Lo spirito libero nulla è se non viene riconosciuto almeno come uomo tra gli umani altrimenti è l ’ i s o l a m e n t o , l a c o n d a n n a all’incomprensione, alla pazzia. Avvicinarsi a uomini simili è tutto fuorché facile data la loro diversità rispetto alla norma.

La stessa solitudine è ricercata dal filosofo di Röcken in quanto unica via possibile per il compimento del suo compito, la conoscenza. Ciò implica un estraneamento dalle frequentazioni umane, inclusi gli amici. Solo da ciò è p o s s i b i l e u n distacco atto a consentire una critica che possa l i b e r a r s i , p e r davvero, da tutto ciò che non appartiene all’essere più proprio. Quel che r imane fondamenta le capire è che la s u a s c e l t a d’isolamento, - come unica possibilità di liberazione da ciò che non appartiene a se stesso, e quindi via per la rinascita, - non è fine a sé, ma presume come scopo una crescita di conoscenza, una maggior maturità-purezza che si identifichi a sublime dono di se stesso all’umanità. Si badi bene: l’asceta dopo esser vissuto in solitudine scenderà dalla vetta per vivere in comunanza con gli altri uomini.

La solitudine permette il dialogo più profondo, quello con se stessi. Il pensare formula domande che pretendono risposte. Quest’ultime giungono dallo stesso pensiero che da sé s’affronta. Un uomo come Nietzsche a cosa pensava? A salvarsi. Ma salvarsi da cosa? Da se stesso, giudice assillante, pedante e d’estremo rigore. E un giudice giudica, e inevitabilmente condanna.

tale solo se è esercitato. Cosicché la volontà non va desiderata, va vissuta: bisogna imparare a superare l’impasse della volontà che - comunque – infinitamente vuole. E così, smettete di volere, vivete. Per

esercitare il proprio potere ci sono tutte le altre potenze a disposizione. È il primo insegnamento, quello immediata-mente assimilato dal neonato.

In che direzione rivolgere la propria potenza? Sarebbe umano, troppo umano rispondere: «Verso il bene comune», o «Verso la propria felicità.» Per uscire da questa logica che nelle reali, quotidiane decisioni da prendere si fa assente e maestosamente tace - perché la nostra ignoranza è infinita, - non rimane che ascoltare il proprio tiranno. E per chi l’avesse ucciso, non rimane che chiedere ad altri sul da farsi.

giugno 2008

materiali, foto e documenti su www.vxp.it

Gli spiriti liberi, canaglie! Sempre lì con la sola vostra presenza a realizzare l’impossibile, a dire ciò che non va detto, a creare ciò che non era

neppure immaginabile.

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questa sua cristallina e pura visione ci viene regalata anche da coloro i quali a lui si affiancano per un tratto di strada e ci lasciano la loro testimonianza tra le cronache delle diverse tappe.

Un racconto che insegna, o ricorda, con quale spirito salire, che “salire a 3.000 con un mezzo artificiale è, in qualche modo, violare la sacralità della montagna” e che la montagna “può farti capire molto in fretta che l’umiltà è l’unico atteggiamento permesso al suo cospetto”.

Uno scritto che è altrettanto un affresco sulla bellezza dei panorami alpini che rispecchiano la perfezione divina che “da sole per il fatto di esserci e di poter essere guardate riescono ad assolvere una funzione sacra, quella di avvicinare l’uomo a Dio”. Parole che fanno ancora più riflettere quando scopriamo che anche in alcuni bivacchi l’uomo cieco ed antropocentrico manifesta la propria inciviltà sporcando ed incidendo frasi volgari negli arredi. Segno che nonostante le strade per elevarsi possano essere conosciute ed affrontate, non sempre riescono a far rinascere e risvegliare l’uomo che vuole continuare a dormire, imbevuto dei potenti farmaci positivistici.

Ecco perché ci sembra allora un po’ fuori posto, nell’intervento del sig. Ferrari, Direttore del parco, l’elogio di una presunta giusta filosofia di “democratizzazione della montagna, che riduce i rischi […] filosofia (che) ha avvicinato alla montagna e alle rocce moltitudini di persone che altrimenti si sarebbero dovute accontentare di guardarle con naso all’insù”. Suona infatti come quelle religioni che hanno voluto rinunciare al secolare o millenario rito per avvicinarsi alla gente, per poi venire proprio da questa scacciata; ovvero come quelle arti le cui opere, non essendo di facile accesso ai p iù , vengono semp l i cemen te sbeffeggiate e ridicolizzate. La montagna deve essere e rimanere meta per un viaggio che deve essere viaggio e non semplicemente spostamento di materia da un luogo all’altro, come ben sottolinea Cozzio tra le sue considerazioni iniziali, quando afferma

Trecentocinquanta kilometri circa di sentieri. Ventidue-milacinquecento metri di salita. Diciassette giorni di pensieri nel Parco Naturale Adamello Brenta. “A passo d’uomo”.

Cominciano così le 132 pagine del nuovo libro di Nicola Cozzio. Un libro avvolgente ed emozionante che pur avendo qualcosa di romanzesco non è un romanzo, né una mera raccolta di fatti ovvero una guida scientifica a dei sentieri non frequentemente battuti o proprio per nulla.

Come nei quaderni d i v i a g g i o d e i n a v i g a t o r i d e l Rinascimento o degli e s p l o r a t o r i dell’Ottocento, Cozzio ci accompagna in un mondo, sopra un mondo, a volte trasfigurato a volte esatto. Un viaggio tra boschi e sentieri che è in fondo una scusa per un viaggio interiore, un veicolo di insegnamento ignoto ai più, una testimonianza dove si mescolano sudore e saggezza, fame fisica e ricerca spirituale.

Un viaggio in campi della conoscenza poco esplorati dove, grazie alla fisicità spirituale della montagna, non c’è pericolo di confusione tra estrapolazione azzardata e visione esatta.

La scusa di un impresa fa nascere sullo sfondo di boschi, rocce e ghiacci, la figura di un viandante nuovo e moderno, ma saldamente ancorato all’eterno. Il cammino diventa così introspettivo, nel solco di quella grande guerra con sé stessi che la saggezza islamica ci tramanda. Così Cozzio ci ricorda che “il pellegrino camminava per giorni e giorni verso una meta precisa, ma di valenza simbolica ed universale […] il pellegrino camminava in realtà verso una meta metafisica che altro non era che il centro di se stesso”.

Così, accompagnati da Nietzsche, Pound, Evola, Messner, Gibran, Omar Vecchio, Kipling, da antichi detti e testi sacri indiani e tibetani, la metafora del viaggio ha una partenza fisica da Strembo, in Val Rendena, terra natia dell’autore. Una metafora che saprà comunque di fatica perché “uno zaino pesante fa più di mille libri letti sul divano, perché chi crede d’imparare solo con la mente cade nel più subdolo degli inganni. Perché la mente non può mai bastare, se non vi è partecipe né cuore né corpo”.

Cosi Nicola ci accompagna lungo un percorso a tratti duro, ma immerso in una serenità ed una semplicità dell’infinito che quasi ci disarma. E

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di FABIO FRANCESCHINI

TEMPO LETTURA: 2’48’’

L ’ A N G O L O D E L L ’ A R T E

Fatica e Zen nel nuovo libro di Nicola Cozzio

che il viaggiatore moderno ha perso il gusto per il viaggio stesso, che è quasi diventato una scocciatura.

La fatica, il viaggio, la solitudine o la compagnia di un vero amico, con il quale il silenzio non sia fonte di imbarazzo, ci predispongono e aiutano ad ascoltare la montagna stessa, perché “il silenzio che si può udire in montagna è una sinfonia profonda. Non è, come saremmo portati a credere, un’assenza totale di suoni ma piuttosto una sostituzione del rumore con

u n ’ a r m o n i a celeste”. E questa armonia n o n p u ò certamente essere a p p r e z z a t a e condivisa lì dove c a m p e g g i n o

moltitudini, alle quali ben si confà l’accontentarsi.

Una nar raz ione sca l t ra , un’ottima miscela di pensieri e fatiche rendono in conclusione queste pagine oltremodo gradevoli, ma soprattutto utili ed illuminanti. Speriamo altresì che servano da sprono per coloro che l’autore

stupendosi, quasi ingenuamente, vedeva sereni al bordo di una strada, di sprono ad un passo ulteriore, verso la montagna meno turistica e più stupenda, ma soprattutto un passo ulteriore verso l’interno. L’interno di sé stessi, più facile da trovare tra le cime, dove tra boschi e ruscelli Harrer ci ricorda che “la cosa grandiosa della montagna è che non tollera menzogne. Lassù non si può mentire nemmeno a sé stessi”.

A passo d’uomo Pensieri

rocciosi di un

viandante solitario Antolini Editore,

2007

non basta salire una montagna,

bisogna essere la montagna che si sale.

Avere valli ed essere cima

Omar Vecchio

Per suggerimenti e segnalazioni CP 113, Ufficio Postale di Pergine Valsugana. [email protected]

Nicola Cozzio nasce a Spiazzo Rendena (TN) il 12 ottobre 1964, scultore di legno di professione dal 1990, insegnante di scultura nel le scuole elementari e medie dal 1998, alpinista e scrittore per passione. Ha realizzato numerorse mostre in Italia e all’estero, collettive e personali. È vincitore di numerosi concorsi di scultura lignea. Ha al suo attivo diverse scalate e trekking in Italia ed al t rove, f ra le qual i ricordiamo: attraversata in mountain bike, in autonomia, del deserto australiano; attraversata in mountain bike della Patagonia con salita ai C.B. del Cerro Torre e del Fitz Roy, trekking invernale in autosufficienza, al Circolo Polare Atrico; salita in invernale della via diretta al Kebnekaise; salita all’ Aconcagua (6.986 mt), tentativo, con micro-spedizione autonoma, al Cho Oyu (8.201 mt.) in Tibet; Kilimangiaro; Kedar Dome (6850 mt.); Oltre a “A passo d’uomo” ha di recente ha pubblicato il libro “La voce delle radici” (ed. Curcu e Genovese) e un terzo libro, “La ciotola sonante”, è in attesa di pubblicazione. “A passo d’uomo” può essere r i c h i e s t o d i r e t t a m e n t e a [email protected], il cost è di € 12 + s.p. (sconto 30% per i soci VXP).

“Ascesi” di Nicola Cozzio (2001)