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I° CORSO NAZIONALE DI SPECIALIZZAZIONE PER ALLENATORI DELLA FIT
TECNOLOGIE ED EVOLUZIONI DELLE ATTREZZATURE DEL
TENNIS TUTOR: RELATORI: Dott. Roberto Lombardi M° Fabio Branca M° Francesca Romano
Introduzione Metodologia Cenni Storici I Tornei e i Campioni
1 La Racchetta 1. Storia dell’attrezzo 2. Le nuove racchette 3. Il futuro è arrivato: Kennex, Head, Prince
2 Le Corde 1. L’importanza delle corde 2. Brevi cenni storici su accordature e corde 3. Le caratteristiche tecniche 4. Potenza dalle corde 5. Corde lente o tese? 6. Materiali per l’incordatura 7. Spessore (calibro) delle corde 8. La densità della trama dell’incordatura 9. La tensione in funzione del tempo 10. Le nuove tecnologie 11. Le diverse tipologie delle corde 1 La palla da tennis 1. La palla… amica o nemica? 2. Le caratteristiche tecniche 3. Come nascono le palle Penn 4. Palle più grandi? 1 Scarpe e Abbigliamento 1. Le calzature tennistiche 2. Asics 3. Lotto 4. Scegliamo la giusta scarpa 5. Pari opportunità 6. L’evoluzione dell’abbigliamento tennistico 7. Abbigliamento Lotto
Conclusioni Bibliografia
INTRODUZIONE
Gli uomini nascono tutti uguali, diceva Russeau, ma nel mondo del tennis, dove tanto per cominciare a
dividere le storie c’è sempre una rete di mezzo, gli atleti sembrano nascere, crescere e vivere in
maniera assolutamente diversa. Non sappiamo quanto John McEnroe sia illuminista, di sicuro il
vecchio “genius” del tennis mondiale è molto diverso dagli Hulk sparapalline di oggi.
Ormai il tennis è tutto un altro sport: è difficile paragonare il nuovo fenomeno americano Andy
Roddick, 21enne del Nebraska, uno che non ricama ma morde con l’etereo e svolazzante SuperMac che
depositava il rovescio sulla riga e il cross nell’angolo opposto giocando sì a ritmi più blandi ma leggero
come un coriandolo. Sono talenti di epoche diverse, imparagonabili, perché appartenenti a sport che
potremmo quasi definire differenti. Sono passati ormai vent’anni da quando SuperMac ci sublimava
con le sue giocate in quello che ha sempre definito “il giardino di casa sua” (Wimbledon), ma oggi non
possiamo non apprezzare quasi increduli i micidiali aces a più di 220 km orari del giovane talento
americano.
Una match di tennis, una gara di atletica, una partita di calcio o di basket sono completamente un’altra
cosa rispetto alle stesse competizioni di appena vent’anni fa, ma come è avvenuta questa metamorfosi?
Durante l’ultimo ventennio c’è stata una trasformazione radicale che ha visto preparazione atletica e
tecnologia, per quel che riguarda i materiali, compiere passi da gigante. Lo sport in generale è cambiato
molto, progresso e ricerca tecnica hanno trasformato gli atleti in macchine quasi perfette: oggi si salta
più in alto con l’asta anche e soprattutto perché l’attrezzo di bambù degli anni cinquanta è stato
soppiantato da quello in fibra e ogni atleta può scegliere quello con la durezza giusta. Bubka si è così
arrampicato fino a 6 metri e 14, Micheal Johnson ha utilizzato una scarpa chiodata d’oro super-leggera
per il suo mondiale nei 200 metri ad Atlanta ’96, mentre i ciclisti per abbattere il record dell’ora hanno
sfruttato le ormai famose ruote lenticolari.
Cerchiamo allora di capire come le attrezzature si sono evolute e soprattutto in che modo le maggiori
aziende del settore intendono fronteggiare i nuovi input che il mercato del tennis invia sempre con
maggiore frequenza..
METODOLOGIA
Il nostro lavoro ha tratto spunto da studi e notizie raccolte attraverso pubblicazioni, libri e riviste
storico-contemporanee sul tennis e sullo sport in generale. Abbiamo inoltre ricavato ulteriori
informazioni coinvolgendo dirigenti e promoter delle maggiori aziende del settore, oltre a sfruttare le
nostre esperienze personali anche di livello professionistico.
CENNI STORICI
Il tennis deriva dall’antico “jeu de paume” francese e poi dal “royal tennis”, una variante che è ancora
oggi praticata in Inghilterra. Circa l’origine del nome sono state proposte varie teorie, la più valida
delle quali vuole che la parola “tennis” derivi dell’antico francese tenetz, la parola pronunciata da colui
che per primo colpiva la pallina dando inizio al gioco. Ancora più incerte sono le origini del
caratteristico punteggio: è comunemente probabile che i noti 15, 30, 40 (anomalo rispetto a un più
logico “45” ) siano da considerarsi i “quarti” (quattro punti per un game) di un’unità valutata 60,
secondo il sistema adottato anche nella misurazione del tempo.
Gli storici per molto tempo furono d’accordo nell’attribuire la paternità del tennis moderno al
maggiore W.C. Wingfield, il cui merito fu invece quello di brevettare un gioco già noto cercando di
trarne anche vantaggi economici.
Il brevetto di Wingfield infatti è del 1873, ma il tennis si giocava già in alcuni giardini inglesi da
qualche anno. Nel 1869 infatti sei signori londinesi fondarono il club chiamato All England Croquet
Club, inizialmente riservato alla pratica del croquet. Nel giro di breve tempo il club, situato vicino alla
stazione di Wimbledon, fu riservato anche alla pratica del tennis, assumendo di conseguenza la
denominazione definitiva di All England Croquet and Lawn Tennis. Il circolo nel luglio del 1877
organizzò i primi campionati di tennis. (2)
I TORNEI E I CAMPIONI
Il tennis è stato uno degli otto sport presenti alla prima edizione delle Olimpiade moderne del 1896 e ne
rimase in programma sino ai giochi di Parigi del 1924. La sua uscita in occasione dei Giochi di
Amsterdam del 1928 viene da alcuni spiegata come un banale dissidio di natura commerciale sulla
scelta della marca di palle da usare, ma certo fu determinante l’atteggiamento degli inglesi, che
volevano proteggere il prestigio di Wimbledon evitando una manifestazione che, sia pure a scadenza
quadriennale, potesse essere considerata più importante. Dopo questa data venne escluso, per poi
rientrarvi ufficialmente nel 1988 con i Giochi di Seoul. Attualmente il tennis è gestito da tre entità ben
distinte: l’ITF (International Tennis Federation) che rappresenta il tennis all’interno della CIO, l’ATP,
l’Associazione dei tennisti professionisti, fondata nel 1973, che rappresenta i giocatori e di fatto
coordina un circuito di tornei a livello internazionale e la WTA, l’associazione delle giocatrici
professioniste che coordina invece il tennis professionistico in gonnella.
I più famosi tornei del mondo sono la Coppa Davis, per nazioni, e i quattro tornei del Grande Slam che
si tengono a Melbourne (Open di Australia a gennaio), Parigi (Internazionali di Francia, o Roland
Garros, dal nome dello stadio che li ospita al Bois Boulogne), Londra (torneo di Wimbledon) e New
York (US Open, o anche Flusching Meadows, dal nome del sobborgo che li ospita). In Italia il tennis è
rappresentato dalla FIT (Federazione Italiana Tennis) e le manifestazioni più importanti che si
svolgono ogni anno sono i tornei internazionali di Roma e di Milano.
L’evoluzione del tennis in questi ultimi anni ha visto esasperarsi i contenuti atletici della disciplina, a
scapito dei gesti tecnici più tradizionali. Il risultato è stato l’avvento di un tennis moderno, con nuove
tecniche dove la velocità di palla nel servizio e in tutti i colpi in generale è divenuta l’attrattiva
principale. Il risultato è stato un appiattimento dei valori sportivi in gioco e un effetto di monotonia
sulla qualità media degli incontri.
La storia agonistica del tennis ha inizio sin dalla fine del XIX secolo ed è ricca di eventi e personaggi
significativi. Sport dalle origini spiccatamente anglosassoni, il tennis ha avuto le maggiori scuole e i
suoi più rappresentativi protagonisti in Inghilterra negli Stati Uniti e in Australia. Per rimanere solo
nell’ambito del dopoguerra ricordiamo alcuni tennisti che con il loro gioco e con le loro vittorie hanno
rappresentato un epoca: tra gli anni Quaranta e Cinquanta, gli statunitensi Jack Kramer, Pancho
Gonzales, Tony Trabert; gli australiani Frank Sdedgman , Ken Rosewall; il cecoslovacco Tomas
Drobny; negli anni Sessanta gli australiani Rod Laver, Roy Emerson, John Newcombe; lo spagnolo
Manuel Santana; negli anni Settanta, gli americani Stan Smith, Arthur Ashe, Jimmy Connors; il
rumeno Ilie Nastase, lo spagnolo Manolo Orantes, lo svedese Bjorn Borg, l’argentino Guillermo Vilas;
negli anni Ottanta, lo statunitense John McEnroe, gli svedesi Mats Wilander e Stefan Edberg, il
cecoslovacco Ivan Lendl, il francese Yannick Noah, il tedesco Boris Becker; fino ad arrivare agli anni
Novanta, con gli statunitensi Jim Courier, André Agassi, Michael Chang e Pete Sampras, il croato
Goran Ivanisevic, lo spagnolo Sergi Brughiera, il ceco Petr Korda, il cileno marcelo Rios. In campo
femminile, tra le grandi ricordiamo la brasiliana Caterina Bueno, le statunitensi Billie Jean King e
Chris Evert,la cecoslovacca, naturalizzata statunitense, Martina Navratilova; l’australiana Evonne
Goolangong, la statunitense di origine serba Monica Seles,la tedesca Steffy Graf, le spagnole Arantxa
Sànchez e Conchita Martinez, la svizzera Martina Hingis. Tra i Campioni italiani di tennis si ricordano
Orlando Sirola, Nicola Pietrangeli e Adriano Panata; la nazionale italiana, composta da Panatta,
Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, ha vinto la Coppa Davis nel 1976 battendo in
finale il Cile. Tra le campionesse italiane ricordiamo Lea Pericoli e Raffaella Reggi e oggi la nostra
numero uno Silvia Farina .(2)
Capitolo 1
STORIA DELL’ATTREZZO
Vediamo ora invece che cosa è successo nell’evoluzione dell’attrezzo dal momento in cui il maggiore
inglese Walter Clopton Wingfield ha codificato e brevettato le regole del gioco rimandando alla
splendida trattazione di Gianni Clerici nel libro “500 anni di tennis” per quello che è successo in
precedenza, cioè dai primordi del gioco fino alla definizione delle regole.
Come è possibile che spesso si vedano i giocatori più bravi colpire non esattamente al centro del piatto
corde e ugualmente la palla schizza dalla racchetta con una velocità impressionante? I colpi disassati si
vedono un pò in tutte le esecuzioni del tennis ma è nel servizio che il fatto assume contorni eclatanti.
Anzi diventa un fattore incentivante per cercare di aumentare la sicurezza (se si colpisce da una
posizione più elevata aumenta infatti la tolleranza) senza perdere in velocità.
Quando si giocava con racchette di legno un ragionamento del genere non era possibile a causa della
ridotta zona di impatto a massima restituzione. La moderna tecnologia invece consente di costruire
attrezzi in cui c’è potenza massima anche in punti vicini al telaio oppure racchette più lunghe senza gli
svantaggi in peso totale ed equilibrio delle racchette di legno.
E’ il 1874 quando vengono realizzate le prime vere racchette da tennis in legno ed è circa il 1900
quando il piatto corde diventa definitivamente ovale.
Dai primi del 900 praticamente fino alla metà degli anni settanta il legno ha dominato risultando
praticamente l’unico materiale con cui si costruivano le racchette. I metodi di assemblaggio si sono via
via affinati anche se il principio costruttivo è rimasto lo stesso e cioè la costruzione stratificata, ovvero
la sovrapposizione di tante listelli di legno di diversa qualità e resa, compressione ed incollaggio. Le
ultime racchette di legno pesavano mediamente intorno ai 400 grammi, avevano una superficie
dell’ovale di circa 440 centimetri quadrati, non erano particolarmente rigide e la loro attitudine alla
spinta era garantita dal peso elevato. La prima vera alternativa al legno fu il metallo. Rene’ Lacoste,
uno dei 4 “moschettieri” di Francia pluri vittoriosi in Davis, ebbe l’idea nel 65 di realizzare la
racchetta in metallo, un attrezzo in grado di garantire un peso più contenuto e una distribuzione delle
masse più omogenea. Il metallo più gettonato fu l’alluminio perché offriva ottime garanzie di
leggerezza. Il cambiamento radicale avvenne però per merito di Howard Head alla fine degli anni
sessanta. Dopo aver applicato con successo le sue scoperte alla costruzione degli sci, Head decise che
anche le racchette si potevano costruire alternando strati di legno a strati di resine sintetiche. La strada
era ormai battuta e fu tutto un succedersi di materiali: fibra di vetro, carbonio, kevlar, boron e ceramica.
Tali materiali consentirono la costruzione di telai più leggeri, maneggevoli, precisi, più o meno
flessibili a seconda delle esigenze di controllo. Si arrivò alla prima racchetta realizzata interamente in
graphite a cuore aperto nel 1978, la mitica Black Ace. Il “racchettone”, ovvero la mega racchetta che fa
giocare anche i brocchi, era già nato a metà degli anni settanta ancora grazie all’intuizione geniale di
Head. Dal tradizionale ovale di 440 centimetri quadrati si passò a misure doppie per assestarsi poi in
epoca recente sul cosiddetto ovale mid plus di 630-640 centimetri quadrati, considerato il miglior
compromesso, in fatto di telaio, fra caratteristiche di potenza e di controllo.
E’ sul finire degli anni ottanta che si verificò una rivoluzione almeno pari a quella introdotta dal
racchettone: l’era del “wide body”, le racchette profile in cui Kuebler, che ebbe per primo l’idea,
superò la barriera dei 30 millimetri di spessore del profilo. E’ la racchetta che risolve i problemi di
potenza soprattutto per braccia esperte che sappiano controllare al meglio i colpi. Da quel momento
profili, sezioni e rastremazioni differenti hanno invaso il mercato e oggi ogni giocatore è in grado di
trovare la racchetta con le caratteristiche di potenza desiderate.
Si è arrivati nel lungo cammino dalle origini del gioco ai giorni nostri, momento in cui il profilo delle
racchette è ridiventato tradizionale e se da una parte i costruttori si preoccupano con le “long body” di
non interrompere la folle corsa alla sempre maggiore potenza, dall’altra buttano un occhio ai problemi
dei comuni mortali rendendo le racchette sempre più confortevoli soprattutto dal punto di vista delle
vibrazioni trasmesse al braccio. E’ nata con questo intento la Kinetic, racchetta che sfrutta il principio
delle masse in movimento. E’ stato l’ingegnere aeronautico Sommer ad applicare alle racchette da
tennis il principio con cui si costruiscono le ali degli aeroplani. Nel caso delle racchette tante piccole
capsule sistemate sul telaio sono in grado di aumentare l’accelerazione all’impatto ma soprattutto di
assorbire parte delle vibrazioni conseguenti al contatto con la palla diminuendo in tal modo l’energia di
vibrazione trasmessa al braccio.
Era inevitabile che una serie di cambiamenti tanto importanti nell’attrezzo comportasse variazioni
fondamentali nel gioco. Con le racchette di legno le velocità coinvolte erano nettamente inferiori e il
punto soprattutto si doveva conquistare con geometria di gioco e corrette scelte tattiche. I colpi erano
giocati perlopiù con la rotazione indietro o piatti perché era molto difficile spingere in top spin con
attrezzi in cui la zona di massima restituzione era ridotta. Allora il gioco risultava molto più vario e si
dovevano saper fare molte cose per eccellere. Con il miglioramento dei criteri di preparazione fisica
sono successivamente cresciuti i primi superatleti, Borg e Vilas, i quali, grazie ad una condizione fisica
eccezionale, riuscivano ad arrotare nonostante le racchette di legno diventando imbattibili nei rimbalzi.
Ai tempi del legno si individuavano sostanzialmente due categorie di giocatori: gli attaccanti e i
difensivi. Con l’avvento della graphite invece le categorie si sono allargate fino ad arrivare ai giorni
nostri in cui le differenze tecniche a volte sono minime e i giocatori di servizio e volèe sono
praticamente scomparsi. La tattica attualmente ha perso la funzione primaria perché il campo è
diventato in pratica un tavolo da ping pong su cui si tira forte da tutte le posizioni e in tutte le posizioni.
Un tempo era impensabile o quasi vincere un punto sbagliando la soluzione di gioco. Attualmente
invece, con lo straordinario aiuto che deriva dall’attrezzo, si può uscire dalla più critica delle situazioni
con un colpo a sorpresa. Si diceva delle categorie di giocatori: qualche interprete del serve and volley è
rimasto, ma la grande maggioranza è composta di attaccanti dal fondo e contrattaccanti con qualche
giocatore di classe capace di farsi valere in tutte le zone del campo (giocatore a tutto campo). Tutto
però si basa sulla battuta diventata un colpo micidiale e troppo spesso definitivo grazie all’apporto
degli attrezzi sempre più potenti e sofisticati.
In particolare sui terreni veloci le ribattute sono diventate sporadiche e la quasi totalità dei punti si
risolve nell’arco dei 5 secondi. Il grande imputato della eccessiva essenzialità del tennis contemporaneo
e’ dunque soprattutto il servizio e con esso le racchette troppo potenti che con la battuta permettono
sfracelli. La battaglia contro l’attuale stato di cose si è comunque perduta agli albori dell’introduzione
della fibra nella costruzione degli attrezzi quando, mutuando la decisione presa dalla lega
professionistica del baseball americano, si sarebbe potuta arginare la marea di graphite. Accortisi che
non c’era quasi più gioco ma solo una serie interminabile di home run con le nuove mazze di metallo e
fibra, i dirigenti della lega proibirono l’uso di tali attrezzi ritornando precipitosamente al legno. Il
tennis non lo ha fatto e ora ne paga le conseguenze. Intendiamoci, il jet tennis può essere molto
spettacolare ma solo tra grandi interpreti: i fenomeni come Agassi e Rios che usano la ribattuta come
fosse il servizio, o come Chang che corre anche sulle tribune per ribattere colpi impossibili, o come
Sampras che ha un polso capace di sostenere l’urto di un caterpillar. Gli altri grandi battono molto e
rispondono poco. Come potrebbe essere diversamente considerate le velocità di partenza nella palla di
battuta? Le cellule misurano velocità intorno ai 240 chilometri all’ora, ma è stato dimostrato da un
gruppo di ricercatori giapponesi che tali velocità risulterebbero calcolate per difetto con un errore fino
al 15 per cento. Ciò vorrebbe dire che i servizi sarebbero sparati a circa 280 all’ora! Il futuro? E’ certo
che il progresso tecnologico dell’attrezzo non si fermerà dotando i giocatori di racchette sempre più
sofisticate e in grado di sviluppare potenze sempre più elevate. E’ da augurarsi peraltro che di pari
passo procedano i tentativi di rallentamento della velocità del rimbalzo effettuati sulle superfici e sulle
palle in modo da mantenere il gioco ancora godibile.(3)
LE NUOVE RACCHETTE…
Le long body
Quando si giocava con il legno ragionamenti quali allungare la racchetta oppure spostare più in alto il
punto di massima risposta del telaio sul piatto corde non erano possibili a causa della fragilità
dell’attrezzo e della ridotta zona di impatto a massima restituzione. La moderna tecnologia consente
invece di costruire attrezzi in cui si ottiene la risposta massima anche colpendo in punti vicini al telaio
oppure racchette più lunghe senza gli svantaggi di peso ed equilibrio delle racchette di legno. Da
quando i costruttori hanno imparato a rendere più rigido il fusto (con uno spessore maggiore nella
sezione trasversale in graphite rinforzata con fibre composite), da quando sono riusciti a spostare il
centro di massa più in alto sull’ovale (riducendo il peso sul manico) e da quando hanno modificato la
forma dell’ovale e del reticolo delle corde, è stato possibile ottenere la massima potenza anche per
colpi (servizi) in cui l’impatto con la palla è molto vicino al bordo superiore dell’ovale. Allungando il
fusto si produce una racchetta che consente di aumentare potenza del colpo e percentuale di battuta.
Ugualmente però si presentano nella innovazione tecnologica problemi di distribuzione delle masse per
riuscire a conciliare tutte le esigenze di gioco. D’altra parte il fatto di poter mantenere inalterate le
caratteristiche di gioco con una racchetta più lunga del modello standard (27 inches, circa 68 centimetri
e mezzo) rappresenta una grande sfida per i costruttori.E’ sufficiente infatti commettere un piccolo
errore per ottenere velocità di risposta nettamente più basse. Per aumentare la potenza nei pressi del
bordo superiore dell’ovale serve un fusto molto rigido (in particolare in quella zona) con un centro di
massa posizionato più in alto. In più è necessario un attrezzo di peso ridotto sull’impugnatura (in modo
che possa oscillare con facilità), ma con un peso più grande nei pressi del centro di massa (per rendere
minima l’energia dissipata nella rotazione). Alcuni di questi requisiti sembrano contraddirsi, ma i
costruttori stanno lavorando per migliorare i parametri fondamentali e la nuova generazione di attrezzi
ancor meglio potrà soddisfare le esigenze dei battitori. Oggi comunque l’ITF, l’organismo
internazionale che sovrintende al gioco e alle sue regole, preoccupata per le eccessive velocità di gioco,
ha fissato un limite di lunghezza in circa 73 centimetri.(3)
TAVOLA SINOTTICA DELLE RACCHETTE DELL’ERA MODERNA
1874:Il maggiore Wingfield codifica e brevetta le regole del gioco del tennis e con esse inizia la
realizzazione delle prime vere racchette in legno.
Inizi del 900:Il piatto corde diventa definitivamente di forma ovale
1965:prima racchetta di metallo per merito di Lacoste
Fine anni 60:Head inventa la racchetta di legno e fibra
Metà anni 70:sempre di Head l’idea del racchettone
1978:nasce la prima racchetta realizzata interamente in graphite,la Black Ace della Kennex
Fine anni 80: Kuebler crea la wide body
Anni 90. Ritorno alla tradizione? In parte e’ vero perché il profilo ridiventa normale o quasi e accanto
alla maggiore potenza delle long body si pensa al comfort con la Kinetic.
Gli abbinamenti famosi tra attrezzo e giocatore:
Borg con la Donnay in legno modello Borg pro
Connors con la Wilson metallica T2000
Gene Mayer con il racchettone in fibra Prince Graphite 1 oversize
Pecci con la metallica Fisher Team
McEnroe con la Dunlop in fibra Max200G
Lendl con la Adidas in fibra GTXPro
Becker con la Puma in fibra BB
Sampras con la Wilson in fibra Pro Staff Original85. (3)
IL FUTURO E’ GIA’ ARRIVATO
KENNEX La racchetta cinetica!
Si deve all’ingegnere aeronautico Roland Sommer l’idea della racchetta elastica che assorbendo lo
shock dell’impatto elimina quasi del tutto la possibilità di essere vittima del tennis elbow, il gomito del
tennista. L’ingegnere tedesco ha mutuato l’idea dall’aeronautica dopo che era stato egli stesso ad avere
l’intuizione e a progettare il sistema delle masse in movimento allo scopo di salvaguardare l’integrità
delle ali degli aeroplani. Per alleviare le sofferenze di un amico che si era arreso al tennis elbow ha
pensato di applicare lo stesso sistema alle racchette e verificarne l’efficacia.Vediamo in che cosa
consiste e quali sono i vantaggi di una tale tecnologia. Ad occhio nudo non c’e’ nulla che possa
distinguere una racchetta Kinetic da una classica, ma avvicinandola all’orecchio e scuotendola si
sentirà un leggero rumore. Nella testa della racchetta Kinetic infatti ci sono delle piccolissime biglie
rivestite con alveoli di plastica che ammortizzano l’urto quando la palla viene a contatto con le corde.
Durante la preparazione del colpo le biglie immagazzinano una certa energia cinetica (di movimento)
che viene liberata al momento dell’impatto con la palla. In generale se si impiega una racchetta
tradizionale ci sono 2 forze contrarie in opposizione: la forza della palla incidente e la forza impressa
dalla racchetta. Al momento dell’impatto il movimento della racchetta è violentemente frenato, si
produce cioè una forte decelerazione che ha conseguenze non solo a livello fisiologico all’altezza del
gomito ma anche tecniche di controllo del colpo. Se invece si usa la racchetta Kinetic non ci sono solo
2 forze a confronto bensì 3, due contro una. Alla forza impressa dalla racchetta si aggiunge infatti la
forza d’inerzia delle biglie che riesce a stabilizzare il telaio al momento dell’impatto. I risultati sono
eclatanti:
1) le vibrazioni derivanti dallo shock sono ammortizzate e la decelerazione della racchetta e’
notevolmente ridotta.
2) l’energia della racchetta è quasi integralmente trasmessa alla palla; è questo un vantaggio notevole
per la qualità del gioco ma non è il solo.
La Kinetic infatti pur essendo nata per ridurre i problemi del gomito del tennista ha il vantaggio di
produrre evidenti vantaggi per la qualità del gioco.
Diminuendo lo shock della palla il sistema Kinetic attenua notevolmente le vibrazioni della racchetta
aumentandone la stabilità ed il controllo. Come dire permette di guadagnare molto in precisione e
velocità.
Tali asserzioni sono state verificate sperimentalmente e non sono solo frutto di prove di gioco.
Con un apparecchio per valutare le reazioni della racchetta in movimento si sono ottenuti 2
fondamentali responsi:
1) una palla lanciata a 100 km ora causa una deformazione del telaio di circa 12 cm. La stessa
operazione ripetuta contro una Kinetic causa una deformazione di soli 8 cm e poiché la spinta della
racchetta è direttamente proporzionale alla rigidità del telaio il vantaggio è evidente.
2) in una racchetta classica il punto ideale d’impatto sul piatto corde ha una superficie limitata, qualche
centimetro quadrato. E’ vero che l’ampiezza di tale punto dipende da molte variabili e che in generale
nelle racchette di nuova generazione è più ampio che nelle racchette del passato. In una Kinetic
comunque il punto ideale d’impatto viene ampliato di molto creando una superficie sensibilmente
maggiore in cui le prestazioni della racchetta restano ottime.(9)
HEAD INTELLIFIBERS. La racchetta intelligente!
Dai laboratori della Head, sono sempre arrivate le più moderne e innovative tecnologie riguardanti le
attrezzature nel tennis e nello sci. Howard Head, lo abbiamo già ricordato precedentemente, è stato
l’inventore del racchettone e per primo ha introdotto la fibra composita al carbonio nella costruzione
delle racchette.
Ora è la volta delle Intellifibers, le fibre intelligenti capaci di trasformare l’energia meccanica che viene
prodotta dall’impatto della palla sul piatto corde, in un impulso elettrico (proprietà del materiale
piezoelettrico). Queste in meno di un millisecondo si irrigidiscono ammortizzando le vibrazioni e
ottimizzando così la performance della racchetta. Le intellifibers sono integrate direttamente nel
composto titanio/grafite nella zona del cuore della racchetta.
Nelle racchette tradizionali l’impatto con la pallina è praticamente assorbito dalle corde: cioè il fusto si
flette ma ritorna nello stato di quiete solo dopo che la pallina ha lasciato il piatto corde.In queste
racchette con le fibre intelligenti (create con materiale piezoelettrico e quindi in grado di condurre
l’elettricità) un microchip e’ immerso nel manico e fa reagire le Intellinfibers in modo che il fusto al
momento dell’impatto si irrigidisce mentre la palla tocca ancora le corde creando una resistenza attiva
non visibile ad occhio nudo. Il risultato di tutto ciò è una racchetta più potente del 50% con un
maggiore smorzamento della vibrazione del 50%. Quindi non solo una maggiore velocità di gioco ma
anche un maggiore comfort per chi la usa in termini di minore rischio di insorgenza di infortuni al
braccio. Da quest’anno le Intellinfibers sono state integrate anche nella testa della racchetta. Queste nel
momento dell’impatto creano una ulteriore resistenza attiva che limita la rotazione del profilo della
testa della racchetta verso l’interno migliorando ulteriormente il controllo e la precisione.
Il chip system della head e’ composto da tre elementi:
1 )Le Head Intellifibers
le speciali fibre intelligenti sono situate tra elettrodi opportunamente posizionati.In questo modo si
riesce a trasformare l’energia d’impatto della palla in energia elettrica e viceversa in modo da creare
una forza opposta sotto il controllo del Microchip.
2)Il Flex Circuit
trasferisce l’energia dalle fibre intelligenti verso il micro chip e viceversa.
3) Il microchip
integrato nel manico della racchetta controlla l’intero procedimento. Riceve l’impulso elettrico dalle
Intellinfibers, lo potenzia e lo rimanda indietro.Nello stesso momento, il chip riconosce le vibrazioni
create dall’impatto della palla e provoca delle controvibrazioni che eliminano il 50% delle originali
vibrazioni..(8)
LA RIVOLUZIONE CONTINUA… HEAD PRESENTA LE RACCHETTE LIQUIDMETAL
Head si appresta a rivoluzionare nuovamente il gioco del tennis con il lancio della linea di racchette
Liquidmental Racquet, utilizzando l’unico materiale in grado di sfruttare integralmente l’energia
sprigionata dai colpi.
Sviluppato dal Califomia Institute of Technology (CalTech), Liquidmental fornisce il 29% in più di
potenza rispetto al Titanio. La particolare lega Liquidmental da cui proviene il nome è completamente
differente rispetto agli altri metalli convenzionati in quanto è caratterizzato da una struttura atomica
“liquida” (od amorfa). Il Liquidmental non deformandosi durante l’impatto fa ottenere alla racchetta un
ritorno di massima energia.
Head ha massimizzato i benefits del Liquidmental applicandolo alle quattro aree strategiche nella testa
della racchetta e integrandolo nella costruzione dello strato principale del telaio. Questo permette di
sfruttare integralmente l’energia generata dall’impatto della palla per essere utilizzata come potenza di
ritorno.
I benefits delle racchette Head Liquidmental sono incrementati dai tre innovativi componenti. Il Total
Sweetspot Construction (TSC), lo NoShox Dampening System e l’Integrateded String Dampener.
Grazie alla sua struttura corrugata il Total Sweetspot Costruction migliora la stabilità torsionale nella
testa della racchetta ed estende il centro di percussione, il cosiddetto sweetspot all’intera testa della
racchetta, garantendo un controllo eccellente. Il sistema di ammortizzamento NoShox Dampening
System consiste in una “schiuma di memoria di forma” integrata nel manico della racchetta. NoShox
riduce le vibrazioni nella racchetta in misura superiore al 27% rispetto alle racchette convenzionali.
L’ammortizzatore Integrated String Dampener Head applicato sui grommet riduce la vibrazione delle
corde. Il risultato è un comfort superiore per il braccio ed un sound ed una sensazione perfetta in ogni
fase di gioco.(8)
PRINCE: More Performance
La tecnologia More Performance è, secondo la Prince, un rivoluzionario processo di costruzione delle
racchette.Costruendo separatamente le due parti del fusto della racchetta e unendole in un secondo
momento si ottengono i fori dove passeranno le corde, senza doverli effettuare con il trapano. Così la
fibra mantiene la sua struttura vitale, e si ha una maggiore forza di torsione, mentre il contatto diretto
tra corda e racchetta produce una migliore sensibilità al contatto con la palla. Tre aspetti fondamentali
caratterizzano la tecnologia More Performance:
1° Aspetto: Più potenza
Il sistema di costruzione TWO-PIECE brevettato dalla Powerlock mantiene l’integrità della fibra al
100%. Secondo la Prince ciò crea un effetto anti-torsione che dà il 15% in più di integrità strutturale.
2° Aspetto: Maggior controllo
Grazie alle scanalature per il passaggio delle corde , già predisposte nella costruzione delle due parti
del fusto della racchetta, (non ci sono fori) non viene aggiunto nessun componente anti-urto in plastica.
Abbiamo così una massima sensibilità al contatto con la palla, una maggior forza stabilizzante in
un’intelaiatura in fibra del tutto integra.
3° Aspetto: Più confort
La More Performance ha creato inoltre ll manico Air+ Comfort. Questo è un manico traspirante con
sospensioni indipendenti. E’ costituito da quattro gambi indipendenti l’uno dall’altro, sospesi
all’interno della stessa struttura. Sono stati disegnati per eliminare fino al 50% in più degli urti che
causano fatica. Ad ogni colpo l’aria circola dentro e attorno al manico per una migliore
ventilazione.(10)
Capitolo 2
LE CORDE
L’IMPORTANZA DELLE CORDE
C’era una famosa pubblicità in molte riviste di tennis che sottolineava come la pallina non toccava mai
(…quasi mai?) il telaio carissimo e ad alta tecnologia della racchetta da tennis. La palla tocca infatti
soltanto le corde.
Oggi finalmente le corde hanno assunto una grande importanza per ottimizzare o valorizzare il
rendimento di una racchetta.
Spesso il cattivo “funzionamento” di una racchetta viene ingiustamente attribuito al telaio e capita non
di rado di cambiare attrezzo, perché insoddisfatti dei risultati, mentre basterebbe cambiare le corde ed
adeguarle alle reali necessità di gioco e alle caratteristiche tecniche del telaio stesso.
Con l’avvento delle nuove racchette, e con il non trascurabile desiderio di spendere bene i propri soldi,
le corde sono venute prepotentemente alla ribalta mostrando le ragguardevoli differenze esistenti tra i
diversi prodotti.
BREVI CENNI STORICI SU ACCORDATURE E CORDE
Le prime accordature erano diagonali, un sistema mantenuto a lungo anche dopo l’introduzione delle
accordature perpendicolari, la racchetta del Duca di York era accordata in diagonale, così come quella
dello Scarno, mentre quella del Mitelli era accordata perpendicolarmente come le racchette moderne.
Proprio per questo la data della trasformazione non è stata ben precisata, comunque fino all’inizio del
XVIII secolo una stampa inglese del 1701 riproduceva una racchetta incordata ancora diagonalmente.
Oggi per incordare una racchetta si tendono prima le corde verticali, poi si passano le corde orizzontali
alternativamente di sopra e di sotto le corde verticali; in altri tempi si faceva fare ad ogni corda
trasversale un giro attorno ad ogni corda verticale e ciò naturalmente impediva di tender bene ogni
corda orizzontale. La modificazione al sistema di incordatura data dal 1860 ed ha avuto una grande
influenza sul gioco, poiché la racchetta ha potuto essere più tesa e di conseguenza la palla ha potuto
acquistare un maggiore controllo e potenza.
Il tennis non ha dato, dagli inizi, precise regole sullo strumento base del gioco, appunto la racchetta, e
questo ha determinato anche recentemente qualche inconveniente. Per esempio, nel 1977 uno studioso
tedesco inventò un sistema di accordatura che prevedeva un minor numero di corde, intrecciate però
con strisce di caucciù che rendevano ruvida la superficie della racchetta, subito chiamata con efficace
immaginazione, racchetta-spaghetti.
La possibilità di imprimere incredibili rotazioni alla palla, di confondere e irretire gli avversari,
minacciò la natura stessa del tennis e spinse così la Federazione Internazionale a bandire questo sistema
di incordatura e a modificare il regolamento sulle incordature. (7)
… e la corda fu inventata…
Soltanto un anno dopo l’emanazione delle regole del tennis (1864), il fabbricante di telai per racchette
da tennis, l’inglese Bussey, andò a trovare Pierre Babolat.
Aveva una richiesta semplice: gli servivano corde di lunghezza sufficiente per adattarle ai suoi telai.
All’epoca venivano prodotti soltanto alcuni tipi di corde: quelle per strumenti musicali e quelle per
archi.
Gli esperimenti fatti da Pierre Babolat si dimostrarono presto soddisfacenti. Soltanto un anno dopo
l’invenzione del tennis, Babolat inventò le prime corde per il tennis: fatte di budello naturale (1865).
La materia prima delle prime corde erano gli intestini delle pecore, che poco alla volta sono state
sostituite dagli intestini dei bovini.
Erano necessarie più di sei pecore per fabbricare un set di corde! Le eccezionali qualità e la speciale
consistenza dei piccoli intestini dell’animale fecero ottenere alle corde di budello naturale una qualità
ineguagliabile.
Per più di 80 anni Babolat ordinò pecore provenienti da varie aziende di Lione, Parigi, Limoges… o, in
forma disidratata, dal Marocco. E ben prima dell’apparizione delle macchine levigatrici, qualsiasi
rugosità presente sulle corde essiccate veniva rimossa completamente a mano: con l’aiuto di pietre
pomici gli operai si impegnavano ad eliminare i difetti in ciascuna delle corde, distese su enormi telai.
Appena dopo la seconda guerra mondiale si verificò una crescente penuria di pecore, così dopo vari
infruttuosi esperimenti (utilizzazione del budello del maiale, cavallo, ecc…) nel 1960 furono ideati
nuovi metodi produttivi per fare corde da intestini di mucca (6 pecore erano uguali a 2 mucche e
mezza) che avessero, un elasticità come minimo uguale o superiore a quella ottenuta dal budello di
pecora e allo stesso tempo erano in grado di sostenere faticosissime tensioni.
Nel 1925 grazie ai continui studi stimolati dalle continue richieste e nuovi bisogni dei maggiori
campioni (c’erano i quattro “Moschettieri”: Borotra, Brugnon, Cochet e Lacoste; che erano l’elite del
tennis mondiale di allora) fu creata la celebrata qualità VS (Babolat).
Fino alla fine degli anni cinquanta, nessuna corda veniva verniciata. In seguito un laboratorio
farmaceutico di Lione Gifrer e Barbezat brevettò un procedimento originale per fissare la tinta nelle
corde delle arpe e anche questa innovazione ancora una volta fu sfruttata per le corde da tennis. Il
tessuto della corda nella fase di finitura veniva disteso su telai e verniciato con strati successivi di
Babol con l’aiuto di spugne naturali. Protette in questo modo, le corde divennero più resistenti e
durarono più a lungo.
Nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale, l’avvento di materiali sintetici
incoraggiò i produttori a fare anche corde di nylon.
Inizialmente concepite per chitarre classiche, l’avventura dei materiali sintetici faceva i suoi primi passi
anche nel tennis.
Nel 1955 la Babolat-Maillot-Witt creò l’“ELASCORD”, un rivestimento di nylon, rivoluzionario,
pianificato per inglobare altri fili di un nylon extra-sottile.
Grazie all’Elascord, le corde sintetiche furono in grado di fornire un’assai maggiore flessibilità nel
gioco rispetto alle corde monofilamentose che le avevano precedute. Grazie a questi poliammidi usati
nella fabbricazione, le corde sintetiche Elascord avevano durata ampiamente superiore a quelle delle
corde sintetiche classiche. Questo fu il principio di una serie di studi ed esperimenti che hanno portato
negli anni ottanta, all’invenzione delle “Multifibre” (realizzate per la prima volta in Francia), corde
composte da numerosi filamenti impregnati di resine che si avvicinavano molto alle caratteristiche del
budello.
Oggi sul mercato sono apparse corde sempre più sofisticate come quelle rinforzate con grafite, boran e
kevlar. Tuttavia il sintetico, benché notevolmente migliorato, non è in grado ancora di eguagliare le
prestazioni del budello.(7)
LE CARATTERISTICHE TECNICHE
Lo scopo maggiore delle corde in una racchetta da tennis è di convertire l’energia che arriva dalla palla
nella deformazione delle corde e quindi convertire l’energia immagazzinata in quella deformazione in
energia di ritorno della palla. Questa energia deve essere compiuta il più efficacemente e velocemente
possibile e deve anche permettere alla palla di essere controllata.
Un secondo scopo delle corde è quello di permettere all’avvitamento di essere impartito alla palla
(imprimere rotazioni es. top-spin; back-spin; lift ecc…).
Quanto efficientemente e accuratamente queste cose sono fatte dipende dal tipo di corda, dalla sua
tensione e dalla sua spaziatura.
Mentre la maggior parte dei tennisti pensa alle corde in termini di tensione, in realtà è il piano di
deformazione delle corde che determina come una racchetta lavora.
Si può determinare il modo di giocare di una racchetta rispetto alle corde esaminando quanto si deformi
il piatto corde quando è applicata una forza alla superficie della racchetta. Se si applica una forza
conosciuta sulle corde e si misura la deformazione del piatto corde (quanto si sposta
perpendicolarmente al piano delle corde), si può approssimativamente conoscere come si comporterà la
racchetta.
Questa misura tiene in conto automaticamente sia della dimensione del piatto, sia della densità delle
corde, sia della tensione, sia la maggior parte delle altre variabili che sono coinvolte.
Possiamo così determinare due regole generali.
Regola generale numero 1: Due racchette si comportano in maniera simile se sono state accordate in
maniera tale che le loro curve di deformazione in funzione della forza applicata siano simili.
Misurando la deformazione o deflessione del piatto corde, perciò, si può paragonare una Prince (di
dimensioni oversize) accordata con un nylon del numero 15 con una Wilson Kramer accordata con un
budello numero 16 e sapere come si comporteranno le corde in un caso rispetto all’altro. Alcuni negozi
di tennis possiedono una macchina per fare questo (per esempio il misuratore di tensione SPORTS
PAL “FLEX II”).
Regola generale numero 2: Se si aumenta o si diminuisce la tensione delle corde in proporzione al
cambiamento in lunghezza delle corde la deformazione del piatto avrà un andamento simile al primo
ordine.
Per esempio un piatto largo 20 cm (che è la vecchia dimensione standard delle racchette), accordato a
25kg, avrà una deformazione simile a quella di un piatto largo 25 cm (più largo del 25%) accordato a
31 kg (25% maggiore), se tutti gli altri parametri (densità delle corde, diametro delle corde, ecc.) sono
gli stessi. Questo significa che per mantenere le stesse caratteristiche di gioco delle corde, per cambiare
da una dimensione ad un’altra di racchetta bisogna mantenere costante il rapporto tra tensione e
lunghezza della corda. Questo spiega perché le racchette più grandi sono accordate con tensioni più
alte.
Per piccole deformazioni del piatto corde (pallina colpita debolmente) le principali variabili che
determinano la risposta sono la tensione della corda divisa per la sua lunghezza e la densità del piatto
corde (numero di corde per pollice nella trama). Per colpi più forti (deformazioni del piatto corde
maggiori), l’elasticità comincia a contribuire al modo in cui la racchetta si comporta. Più forte si
colpisce la pallina più diventa importante l’elasticità delle corde. Più elastiche sono, più il piatto corde
si deformerà a parità di forza applicata, e più è diritta la curva di deformazione del piatto corde in
funzione della forza applicata (meno la curva girerà o si spianerà per grandi forze).(4)
POTENZA DALLE CORDE
Oggi il giudizio accettato è che le corde più tese danno meno potenza e più controllo, mentre le corde
più lente significano più potenza e meno controllo.
E’ di interesse che più o meno 30 anni fa, il giudizio convenzionale era proprio il contrario. La logica
scorretta spesso continua poiché la gente vede molti dei migliori giocatori del mondo che generano
potenze terribili dalle loro racchette accordate con tensioni molto alte; per cui corde tese producono
un’alta velocità di palla.
In realtà quello che succede è che i grandi giocatori colpiscono la pallina così forte che possono
permettersi di accordare le loro racchette in maniera così tesa sacrificando un po’ di potenza in cambio
di maggior controllo mantenendo alta la velocità della palla (riescono a muovere la racchetta ad
altissime velocità).
D’altra parte quello che succede è questo: le corde assorbono l’energia della palla che arriva
deformandole e poi restituiscono indietro il 90 e il 95% dell’energia incidente alla palla. Allo stesso
tempo la pallina si deforma ma essa ritorna solo circa la metà dell’energia che assorbe (questo è
asserito dalle Regole del Tennis, che dicono che una pallina che cade da un’altezza di 2,5 m su una
superficie rigida deve rimbalzare ad un’altezza di circa 1,4 m. Questo significa che circa il 45%
dell’energia si perde).
Per dare alla pallina il massimo dell’energia indietro (cioè la velocità più elevata) quando è colpita, le
corde, non la pallina, devono immagazzinare l’energia sotto forma di deflessione. Se le corde sono
poco tese si deflettono di più (cioè immagazzinano più energia) e la pallina si deforma meno (cioè
perde meno energia). Di conseguenza maggiore è la deformazione del piatto corde minore è la
deformazione della pallina. Pertanto si incorda la racchetta ad una tensione più bassa per permettere
alle corde di assorbire più energia e quindi aumentare la potenza della racchetta.
Naturalmente c’è un limite nell’ottenere più potenza allentando le corde: non si può giocare a tennis
con una retina di farfalle. Più la tensione diminuisce più c’è perdita di controllo.
C’è anche un’altra evidenza secondo cui quando la tensione delle corde viene ridotta al punto che
queste cominciano a spostarsi, strofinandosi tra di loro, perdono energia e si consumano anche troppo
rapidamente.(4)
CORDE LENTE O TESE?
Abbiamo detto che più le corde sono lente e maggiore è la potenza, ma un giocatore deve anche
riuscire ad avere un buon controllo. Quindi ci sono molte ragioni per spiegare perché corde lente
tendono a nuocere al controllo; riassumiamo il perché in 7 facili punti:
1. Accordare la racchetta a bassa tensione porta all’effetto “trampolino” o “fionda”: la pallina schizza
via dalla racchetta e perciò è più difficile da controllare.
2. Accordare a tensione più bassa tende a rendere la velocità della pallina, quando lascia la racchetta,
più dipendente dalla velocità del colpo dell’avversario; quindi il controllo viene in qualche modo
ridotto.
3. Se la pallina colpisce la racchetta fuori dal centro, le corde più lente tenderanno a cambiare l’angolo
con la quale la pallina lascia la racchetta più di quanto facciano corde più tese.
4. Un’accordatura più lenta aumenta il tempo d’impatto della pallina sulle corde (quanto a lungo la
pallina rimane a contatto con le corde). Questo permette alla racchetta di ruotare di più mentre la
pallina è ancora in contatto; di conseguenza la pallina lascia la racchetta ad un angolo maggiore.
5. Corde più tese fanno più presa sulla pallina e consentono un controllo maggiore.
6. La pallina si appiattisce di più sulle corde più tese; perciò c’è più area di contatto, che significa più
controllo.
7. Corde più tese hanno una risposta più lineare quando la pallina è colpita più forte.
Comunque c’è un argomento secondo il quale il controllo aumenta con le corde più lente se si modifica
(rallenta) il ritmo del movimento per avvantaggiarsi della potenza in più data dalle corde lente. Se la
pallina lascia la racchetta con una velocità più elevata non è necessario muovere la racchetta così
velocemente e compiere una rotazione completa.
Questo rallentamento del movimento della racchetta porta ad un maggior controllo della sua posizione
e quindi anche un maggior controllo dove va la pallina. In questo caso le corde tendono a convertire la
potenza dell’avversario in potenza propria con elevata efficienza.
Se invece vogliamo controllare la pallina allora bisogna usare una racchetta con accordatura tesa
(otteniamo quel po’ di controllo in più per poter colpire più forte la pallina che avrà una velocità
ragionevole). Se vogliamo dare una gran quantità di giro le corde tese sono un vantaggio.
Se d’altra parte si tende a colpire la pallina con un movimento corto piuttosto che ampio allora
un’accordatura lenta può aiutare (vedi John McEnroe).(4)
Confronto tra corde lente e tese e durata del contatto
Più le corde sono lente (maggiore la deformazione del piatto corde a parità di forza), più a lungo la
pallina rimane in contatto con le corde (maggiore il tempo di impatto). Inoltre la durata del contatto
della pallina sulle corde diminuisce tanto più quanto più forte si colpisce la pallina, perché le corde
diventano effettivamente tanto più rigide quanto più vengono forzate a deformarsi.
Questo fatto può sembrare contrario al buon senso se si immagina una pallina da tennis ad alta velocità
che penetra nelle corde più di quanto faccia una pallina colpita piano e perciò si conclude che il tempo
di contatto dovrebbe essere maggiore per la pallina colpita forte. Non di meno ciò è corretto dato che le
corde diventano più rigide in maniera non lineare quanto più si deformano; questo porta a tempi di
durata del contatto più brevi per colpi più forti.
Quando un giocatore colpisce una pallina forte verso l’altro giocatore e questi cerca di rispondere forte
la durata del contatto della pallina sulle corde è minore che se si giocasse un gioco meno violento. Se si
diminuisce la tensione delle corde la pallina rimane più tempo in contatto con loro; all’aumentare della
tensione la durata del contatto diminuisce.
Quali sono gli effetti della durata e del contatto sul gioco? La durata del contatto per un colpo
normale con una tensione delle corde normale è circa 4 o 5 millesimi di secondo. Se si riduce la
tensione e non si colpisce forte si può aumentare la durata la durata dell’impatto a circa 6 o 7 millesimi
di secondo, ma non si ottiene molto guadagnando questi 2 o 3 millesimi di secondo in più. Questi tempi
sono tanto più corti del tempo di reazione del giocatore che non si può fare nulla per modificare il
colpo mentre la pallina è sulle corde. Insomma, benché ci si possa rendere conto che il colpo non è
giusto nel tempo che questa informazione è registrata dal cervello, la pallina è ben lontana sulla strada
di ritorno verso l’avversario.
Una durata di contatto più lunga corrisponde ad una “distanza di portata” maggiore (la distanza che
percorrono pallina e racchetta insieme mentre sono in contatto). Una durata di contatto troppo lunga
può portare a una perdita del controllo se la testa della racchetta cambia il suo angolo relativamente al
campo mentre è in contatto con la pallina. In qualche misura questo succede durante tutti i colpi, ma se
il cambiamento d’angolo è apprezzabile a causa di un colpo non centrato (la racchetta ruota), allora si
può verificare una perdita di controllo.
Una maggiore durata di contatto significa anche che l’impulso sulla pallina colpita è distribuito su un
periodo di tempo maggiore; perciò la forza dell’unità di tempo viene ridotta. In altre parole quando le
corde sono più lente (a tensione più bassa), il braccio non risente del colpo alla pallina come quando le
corde sono più tese (a tensione maggiore). Se si desidera ridurre problemi al braccio, come il gomito
del tennista, ridurre la tensione delle corde non solo riduce lo shock trasmesso al braccio, ma dà anche
più potenza. Questo non cura il gomito del tennista ma chiaramente è un passo nella direzione giusta.
C’è molta confusione su cosa significhi potenza in funzione della tensione delle corde. Se la pallina sta
meno tempo sulle corde più tese non significa che lascia la racchetta più rapidamente e di conseguenza
con una velocità più alta? Questo sembra contraddire quanto detto sopra che una tensione delle corde
minore da più potenza alla palla. È vero, la palla non lascia le corde più tese con più velocità, ma
questo significa soltanto che la pallina resta meno tempo in contatto con le corde. Cioè, benché la
pallina lasci le corde prima, quando sono tese rispetto a quando sono lente, questo non significa che la
pallina si stia movendo più velocemente quando lascia le corde più tese. È vero l’esatto opposto.
Una delle frasi tipiche di molti insegnanti professionisti e di molti libri di tennis è: “Per un miglior
controllo tieni la pallina sulla racchetta più che puoi”. Frasi come questa compaiono anche nella
pubblicità per le palline da tennis e nei documenti di brevetto. È chiaro che tutto ciò che c’è da fare è di
ridurre la tensione delle corde per assicurare che la pallina rimanga più tempo a contatto con le corde.
Inoltre, come abbiamo già discusso, corde lente diminuiscono più che aumentare l’abilità di un
giocatore di controllare la palla. Chiaramente c’è qualcosa di sbagliato in quella frase. I maestri di
tennis dovrebbero dire: “Muovi la racchetta in maniera da massimizzare il tempo che la palla resta a
contato con le corde”. Questo ha senso. Non contraddice ciò che sappiamo sulla fisica delle corde e dà
all’allievo buoni colpi.(4)
MATERIALI PER L’INCORDATURA
Una delle principali qualità che si desiderano in una corda è l’elasticità. Più elastica è la corda più
energia essa assorbe dalla palla, meglio lavora nella racchetta e di conseguenza il giocatore trae dei
benefici.
Molte corde sintetiche iniziano a perdere elasticità quando la tensione è aumentata. Questo è
particolarmente importante quando la palla è colpita con violenza. Le corde intorno al punto d’impatto
della palla sono forzate ad allungarsi e la tensione locale aumenta considerevolmente. Se le corde
diventano molto meno elastiche quando la tensione aumenta, il colpo si sentirà “assestato” o rigido e
non sarà una piacevole sensazione. Se, quando la tensione è aumentata, le corde rimangono elastiche
(così come fa il budello), allora l’impatto farà in modo che le corde trattengano la palla e la sensazione
non sarà rigida ma morbida.
Le corde sono fatte di vari materiali e di differenti spessori (calibro). La resistenza di una corda dipende
dal materiale di cui è fatta, il metodo di costruzione e la sua sezione (che è proporzionale al quadrato
del diametro della corda). D’altra parte, l’elasticità di una data corda va inversamente alla sezione. Così
una corda più sottile (numero calibro più grande) è anche una corda più elastica, ma non è così forte ed
è più facile da rompere. Un cambiamento di diametro di corda del 10% risulta in un cambiamento di
sezione di corda del 20% e un corrispondente cambiamento nell’elasticità della corda stessa.
Una volta che le corde sono al loro posto, esse immediatamente perdono tensione. Giocandoci o
sottoponendole ad alta temperatura aumenterà la perdita di tensione. La tensione alla fine si stabilizzerà
ad un valore dal 10 al 30% al disotto del valore originale. Questa perdita di tensione è associata ad una
perdita di elasticità delle corde, ma poiché la tensione delle corde ora è più bassa, non può esserci
alcuna perdita di forza associata ad essa.
Giocare con una corda montata da poco tempo può essere una bella sensazione perché essa è
esattamente come la vuoi. La tensione va giù un po’ velocemente, ma gradualmente e ci si abituerà ad
essa mentre si gioca. Se possiedi una racchetta che ha avuto delle corde in sede per un lungo tempo e
ancora funziona bene, può non essere la racchetta che funziona male. Le corde hanno probabilmente
perso sia la tensione che l’elasticità e non funzionano più. Se possiedi la racchetta tesa di nuovo noterai
una grande differenza nel modo in cui lavora.
Qual è il miglior tipo di corda da avere sulla racchetta, budello o qualche tipo di materiale sintetico?
Viene generalmente accettato che il budello sia superiore al nylon nelle sue caratteristiche di gioco.
Cerchiamo di spiegare il perché di queste caratteristiche.
Misuriamo l’allungamento di un pezzo di corda di budello e di un pezzo di corda di nylon in funzione
della forza applicata a ciascuno di essi. Prendendo l’intervallo in cui vengono normalmente incordate le
racchette (22.5 e 34 kg) la corda di nylon necessita di 5,5 kg di tensione in più per allungarsi di un altro
1%, mentre la corda di budello richiede soltanto altre 2,7 kg. Ciò che è importante è la tensione
addizionale necessaria per allungare la corda di un altro 1% e non quanto la corda di è allungata per
raggiungere le 60 o 65 libbre usate per giocare.
Ciò dimostra che il budello è più elastico a queste tensioni. (Questi valori sono stati rilevati utilizzando
corde di diametro 15L.).
Questo significa che quando una data forza viene applicata (per esempio una pallina che colpisce le
corde), le corde di budello si allungano più di quelle di nylon dello stesso diametro, se ogni gruppo di
corde è accordato alla stessa tensione. Data la sua maggiore elasticità il budello si deforma di più e
tende a far conca intorno alla palla.
Questa potenza in più che il budello fornisce è in funzione di come la palla viene colpita. Se il gioco è
morbido il vantaggio del budello è minore. Al contrario, se si colpisce la pallina con forza si apprezza
la potenza in più fornita dalla corda di budello. In più la sua maggiore flessibilità permette di avere un
maggior controllo sulla palla, perché si ottiene una risposta più lineare dalle corde al variare dello
slancio e della velocità della palla. Il budello è ancora in qualche modo più dolce del nylon sul braccio
a causa della sua maggiore elasticità.
Questi benefici effetti possono essere aumentati usando un budello più sottile come il numero 16L (tra
il 16 e il 17), o addirittura usando una corda sottile come un numero 17. Come è ovvio le corde più
sottili sono più fragili, ma i migliori giocatori trovano che questo svantaggio sia superato dai benefici.
Comunque per un giocatore normale che non colpisce la palla forte la maggiore spesa nel comprare il
budello o nell’usare una corda di numero maggiore è probabilmente una spesa inutile.
Il budello è un po’ più ruvido della maggior parte delle fibre sintetiche, così, oltre la sua azione che
tende ad avvolgere la palla, esso tende ad aderire meglio del nylon alla palla fornendo un miglior tocco
durante i colpi. Esistono sul mercato alcune corde sintetiche ruvide che tentano di replicare questa
caratteristica del budello, ma non è chiaro quanto si comportino bene. L’intrecciarsi delle corde sopra e
sotto tra loro dà una ruvidità che è molto maggiore di quella intrinseca delle corde stesse.
Quando comparvero le prime racchette a testa larga, la maggior parte delle corde di budello sul mercato
si rompevano alle tensioni più alte necessarie perché queste racchette si comportassero bene. Perciò
all’inizio erano tutte accordate con corde sintetiche. Quando le corde sintetiche venivano messe su teste
larghe, non avevano alcune delle proprietà negative che qualche giocatore trova nelle racchette di
dimensioni normali accordate con il nylon. Sono state condotte simulazioni al calcolatore di corde in
racchette normali e larghe che mostrano che quando la racchetta più larga è accordata con corde
sintetiche tipiche essa possiede molte delle proprietà di una racchetta normale accordata usando
budello. Di recente è stato prodotto del budello che sopporta le tensioni necessarie per le racchette di
dimensioni maggiori.
Ci sono sul mercato tipi di corde chiamate “budello sintetico” che dicono di possedere le caratteristiche
di comportamento proprie del budello naturale. Possono averle, ma le caratteristiche di gioco sono
determinate da ogni singolo giocatore. Il poliestere si comporta molto bene nelle prove di laboratorio,
ma i giocatori che lo hanno usato in campo non sembrano esserne impressionati. In una prova che
confrontava racchette accordate con il budello e racchette accordate con corde sintetiche un numero di
giocatori sorprendentemente alto non riuscì a distinguere tra le due. È ancora più difficile distinguere i
due tipi di accordatura nelle racchette dalla testa molto grande.(3-4)
SPESSORE (CALIBRO) DELLE CORDE
Per la misura delle corde da tennis si usa lo standard americano di diametro dei fili (tabella 1.1). Questo
significa che la corda di misura 15 è il 12% più spessa di quella di misura 16 e la corda misura 17 è
l’11% più sottile di quella 16; il 15L è tra il 15 e il 16 e il 16L è tra il 16 e 17.
Tabella 1.1 Spessore della corda
Misura Spessore:
mm
inch
Mils
15 1.45 .0571 57.1
16 1.29 .0508 50.8
17 1.15 .0453 45.3
Quando si misura la corda con un micrometro probabilmente la misura non corrisponde esattamente a
quelle della tabella 1.1. Bisogna aspettarsi qualche variazione da corda a corda, tra materiali differenti e
tra differenti marche. Se si misura la corda tesa (per esempio nella racchetta), si trova che è più sottile
di quanto fosse prima di essere tesa. Ciò si verifica perché la corda viene allungata e per far questo
deve diventare più sottile (legge di conservazione della fisica). Se la corda è stata allungata del 10%
dovrebbe essere circa il 5% più sottile. (Una corda da 50 mils, misura 16, che è allungata così da
diventare il 10% più lunga diventerà soltanto 47,5 mils cioè un 16L.). Esiste una regola generale: se
una corda si allunga di una certa percentuale, il suo spessore diminuirà di circa la metà di quella
percentuale.
Come si comporta una corda durante il gioco in base al suo spessore? Risulta che non è lo spessore
della corda ma l’area della sua sezione trasversale che interessa direttamente il giocatore di tennis.
L’area della sezione trasversale, determina, infatti, le proprietà della forza, l’elasticità e l’allungamento
di una corda.
L’area è proporzionale al quadrato dello spessore; così cambiando una corda da misura 16 a 15 (un
aumento del diametro dell’11%) la sezione trasversale aumenta del quadrato dell’11%, cioè circa il
23%. Come regola generale se lo spessore della corda aumenta di una certa percentuale, l’area della
sezione trasversale aumenta di circa 2 volte quella percentuale. A causa di questo aumento del 23%
dell’area della sezione, a parità di tipo di materiale, una corda del 15 è il 23% più forte, si allunga il
23% in meno (a parità di tensione applicata) ed il 23% meno elastica di una corda misura 16.
Quest’ultimo effetto, cioè il cambiamento dell’elasticità, è di grande importanza. È l’elasticità delle
corde che fa giocare bene la racchetta. Il budello è più elastico (a parità di diametro o misura della
corda rispetto al materiale sintetico), ed è per questo che molti giocatori lo preferiscono. Quando si
usano corde più sottili si guadagna anche in elasticità. Dato che una corda misura 17 è il 20% più sottile
di una corda misura 15, la sezione trasversale sarà circa il 40% più piccola. Perciò le corde misura 17
sono quasi due volte più elastiche delle corde 15. Comunque le corde misura 17 non sopportano la
stessa tensione, non durano altrettanto e saltano più spesso. Durata in confronto a capacità di giocare.
Se il denaro non è un problema e si vuol portare un gran numero di racchette quando si gioca, allora le
corde 17 vanno bene.(4)
LA DENSITÀ DELLA TRAMA DELL’INCORDATURA
Se le corde in una racchetta sono distanti tra loro mezzo pollice, la racchetta si comporterà
diversamente da una racchetta con spaziatura tra le corde di ¾ di pollice, anche se la dimensione della
racchetta, la tensione delle corde, il loro diametro, eccetera, tutti sono uguali. Una trama più densa (più
corde per pollice) giocherà più rigidamente come se la tensione fosse maggiore. Se la racchetta ha una
densità di corde doppia dovrebbe essere accordata a metà tensione per ottenere la stessa deformazione
del piatto corde e di conseguenza lo stesso tocco. Sarà allora possibile usare una corda più sottile, che è
più elastica e perciò forse più desiderabile. Se le corde sono più lontane l’una dall’altra la deformazione
del piatto corde sarà maggiore e la racchetta si comporterà come se la tensione fosse minore. Una
racchetta con metà corde per pollice dovrebbe essere accordata a metà tensione, ma per sopportare
questa tensione bisognerebbe usare una corda più spessa e perciò meno elastica. Colpire una pallina
con corde in queste condizioni può dare al giocatore una sensazione di rigidezza e difficoltà.
I costruttori di racchette usano questo effetto di densità delle corde quando viene progettata la trama di
una racchetta. In una racchetta accordata uniformemente, le corde di solito sono più “molli” al centro;
diventano più rigide quando si avvicinano al telaio, i progettisti di racchette cercano di ammorbidire le
corde lontano dal centro. Quindi, molte racchette hanno una trama densa al centro e in qualche modo
più sparsa alla periferia, per tentare di aumentare la potenza resa in quest’area. Si può ottenere lo stesso
risultato accordando le corde corte ad una tensione più bassa delle corde lunghe. Questo è più difficile
per l’accordatore, richiede un blocca corda in ogni foro del telaio e significa che due corde non
possono usare lo stesso foro.(4)
LA TENSIONE IN FUNZIONE DEL TEMPO
La maggior parte delle corde perde tensione al trascorrere del tempo.
La perdita di tensione nel tempo deriva da un allungamento delle corde. Cioè, si verifica una rottura
graduale o uno scivolamento dei legami delle molecole, specialmente se il materiale dell’accordatura è
sintetico come il nylon. Si può anche verificare una leggera perdita di elasticità. Se il materiale diventa
meno elastico non restituisce l’energia della pallina come faceva quando era nuovo. Perciò corde che si
allungano e diventano lente, possono non essere così elastiche come corde nuove accordate ad una
tensione più bassa. È possibile che si abbia meno potenza con le corde vecchie che con quelle nuove a
tensione più bassa. In più, le corde vecchie più lente contribuiranno di più alla perdita di controllo della
pallina, rispetto a corde nuove a tensione più bassa a causa della perdita di elasticità.
LE NUOVE TECNOLOGIE
I MATERIALI
Per raggiungere prestazioni sempre superiori , si ricercano continuamente nuovi materiali ad alta
tecnologia, per garantire maggior potenza, leggerezza e comfort. Oggi case produttrici di attrezzature
tecniche che sono al TOP del mercato internazionale come la Babolat usano i seguenti materiali:
1 Il Budello :assemblaggio di strisce di budello di origine naturale.
2 Il Poliammide: fibre di poliammide (PA 66) ad alta presa.
3 Il Poliestere: fibre di poliestere (PET) ad alta presa
4 XFP = Xtrem Futur Polymer : tricopolimero modificato
LA MATRICE
Come i muscoli, la matrice assicura il legame tra tutti i componenti.
1 II TPU Crosslink : materiale poliuretanico la cui elasticità naturale è 10 volte superiore al
poliammide, assicura la massima elasticità e quindi il comfort.
2 Lo Hotmelt PA : Processo ad alta temperatura per aumentare il legame molecolare e garantire
la coesione tra i materiali.
3 La fusione chimica : processo di saldatura chimica (per le corde ad avvolgimento).
IL RIVESTIMENTO
Svolge la stessa funzione della pelle e soddisfa sia i bisogni del giocatore per quanto riguarda la presa
sulla palla e la resistenza, che dell’incordatore garantendo lo scorrimento delle corde per un montaggio
più rapido ed efficiente.
1 Comfort: Il PA Antishock: tilizzato nell’ Xcel Premium per aumentarne l’elasticità.
2 Scorrimento: Il Poliammide PA 6 : materiale che scivola naturalmente.
Il silicone : impiegato nella funzione della corda, forma un rivestimento mono molecolare che
garantisce lo scorrimento delle corde. 3 Resistenza:
Il Thermogut: processo di fissaggio ad alta temperatura per le corde di budello. La durata
aumenta del 25% e la resistenza del 60%.
Il Cobalto: nuovo materiale utilizzato per il rivestimento : resiste all’ abrasione 2 volte più del
titanio.
Il Titanio: particolarmente resistente al riscaldamento provocato dalla frizione tra le corde: rottura
tipica dei giocatori lift.
La Madreperla: rivestimento minerale che riduce l’usura delle corde.(13)
LE DIVERSE TIPOLOGIE DELLE CORDE
Budello: prodotto con materiali e tecnologie esclusive è costituito da un assemblaggio di strisce di
budello (da 13 a 15 a seconda del calibro finale desiderato) che fondendosi per effetto del collagene
formano un unico elemento.
Multifilamenti: assemblaggio di un gran numero di microfilamenti con il medesimo diametro, rivestiti
da una guaina ottimale. Sono corde sintetiche ad alta tecnologia, con caratteristiche tecniche
eccezionali.
Corde ad avvolgimento: questo tipo di costruzione, polivalente per quanto riguarda la resistenza e le
caratteristiche tecniche, è composta da uno o più avvolgimenti di filamenti intorno ad un’anima
centrale di diametro maggiore: 2 avvolgimenti di filamenti in senso contrario (struttura ZS), 1 solo
avvolgimento (strutturaS).
Macrofibre: otto fasci di multifilamenti con lo stesso diametro sono assemblati intorno ad un’anima
centrale di multifidi. Questo tipo di costruzione, simile a quella dei multifilamenti, permette di ottenere
un elevato comfort.
Monofili: sono costituiti da un’anima centrale stirata e poi rivestita, Il diametro della corda determina
le caratteristiche tecniche. Più sottile, maggiore sarà la potenza, più grossa, maggiore la durata.(13)
INNOVATION 2003
La Babolat , leader mondiale delle corde da tennis, ha creato una nuova corda, la “PRO
HURRICANE”, appositamente per giocatori da competizione con un materiale rivoluzionario: il XFP
(materiale tripolimero modificato). Questa presenta delle importanti caratteristiche: un allungamento
superiore del 40% rispetto ad un poliestere standard, e una grande resistenza all’abrasione. Il risultato
di tutto ciò è che si ottiene una corda con caratteristiche di gioco superiori, grande elasticità e durata
eccezionale. Ideale per giocatori che spaccano molte corde.
La Babolat consiglia anche di montare la PRO HURRICANE nelle verticali ed il budello nelle
orizzontali, in modo di ottenere più resistenza grazie alla PRO HURRICANE, e più elasticità grazie al
budello. (13)
Capitolo 3
LA PALLA DA TENNIS
LA PALLA… AMICA O NEMICA?
La palla, nel gioco del tennis riveste un ruolo di fondamentale importanza.
Il campo, le righe, la rete costituiscono in fondo solamente le premesse esteriori del gioco e la racchetta
non è altro che il prolungamento del braccio del giocatore; la palla è invece l’elemento caratteristico ed
essenziale, il “mezzo” che determina l’andamento e l’esito del gioco; per la sua importanza tecnica e
psicologica assurge cosi al ruolo di arbitro, capriccioso e ribelle , delle contese tennistiche.Troppo dure,
troppo molli, troppo pesanti, troppo leggere, troppo veloci, troppo lente, rimbalzano poco, o troppo,
non prendono le rotazioni, e cosi via, il giocatore battuto si accanisce spesso sulla povera palla che
giace consumata in un angolo del campo di gioco. Ma non soltanto per transito psicologico la palla ha
un’anima, bensi’, anche sotto l’aspetto strettamente tecnico. Che cosa è , merceologicamente una palla
da tennis?
Una palla di gomma ricoperta di feltro, di non facile fabbricazione, che deve essere dotata di
predeterminate e particolari proprieta’, ed è perciò soggetta o controlli effettuati con speciali
apparecchi. Per aver libero corso sui campi le palle devono essere approvate dalla Federazione di
Tennis che obbliga i fabbricanti, a garanzia dei requisiti tecnici e della freschezza della palla, a scrivere
su ognuna di esse l’anno di fabbricazione. Poiche’ il tennis si fonda sulle traiettorie e sui rimbalzi di
questa candida reginetta dei rettangoli di gioco , tanta cura e tanto scrupolo nel suo apprestamento sono
non soltanto spiegabili, ma doverosi.
LE CARATTERISTICHE TECNICHE
C’e’ una corrispondenza diretta tra l’introduzione della ricopertura in flanella della palla da tennis e
l’inizio del tennis agonistico.
Il primo torneo di Wimbledon che segna un pò l’inizio del tennis agonistico si è infatti disputato nel
1877 appunto qualche anno dopo la scoperta della ricopertura in flanella.
La palla dunque riveste un’importanza fondamentale nel gioco, ma è strano che, nonostante
l’importanza, l’omologazione delle palle adatte per i tornei abbia limiti molto ampi che rendono le palle
diverse tra loro e soprattutto condizionate dalla superficie su cui si gioca.Vediamo di conoscerle un po’
queste misure entro le quali devono muoversi i costruttori affinché l’attrezzo sia omologato. Intanto le
palle sono di gomma, materiale che costituisce il nucleo e che assicura l’elasticità al nucleo stesso
migliorando il rimbalzo.
Il regolamento internazionale recita a proposito delle palle: diametro da 63,5 a 66,7 mm, peso: da 56,7
a 58,47 grammi.
Rimbalzo: lasciata cadere da un’altezza di m 2,54 deve fornire un rimbalzo compreso tra m. 1,35 e m.
1,47
Pressione: sottoposta ad una pressione di kg 8,165 si deve deformare tra cm 0,56 e cm 0,74
Non ci sono riferimenti precisi per quanto riguarda le eventuali modificazioni ammesse in relazione
alle variazioni di temperatura. E ciò è un male perché in linea di principio la palla al caldo si potrebbe
sciogliere come un ghiacciolo oppure viceversa al freddo intenso diventare molto fragile. Ovviamente
tali estremi non possono verificarsi alle temperature coinvolte nel tennis agonistico. Ma anche se tali
condizioni estreme non si verificano, comunque il gioco può essere influenzato dalle eventuali
variazioni di rimbalzo dovute alle condizioni atmosferiche. E’ stato verificato che a 0° gradi una palla
rimbalza (se lasciata cadere dalla solita altezza di prova) ben 9 centimetri in meno che a 22 gradi
mentre a 42 gradi rimbalza 5 centimetri in più. In più poiché una palla ha bisogno di circa mezz’ora
per raggiungere la temperatura di gioco è meglio trattarla come si trattano i pneumatici delle auto da
corsa! Bisogna mantenerla calda.
Con questa considerazione si spiega anche perché a volte nelle giornate calde ci sembra di non trovare
più l’altezza del rimbalzo e viceversa quando si ha l’occasione di giocare all’aperto nelle fredde
giornate invernali ci sembra che l’avversario riesca a mantenere la palla più bassa del solito.
Le palle con cui si giocano i tornei sono a pressione interna di una volta e mezza la pressione
atmosferica.
Come si realizza la pressione interna? Non certo come si gonfiano i palloni da calcio e cioè con una
pompa. Prima di unire, con l’utilizzo di presse idrauliche, le 2 metà del nucleo si mettono all’interno 2
pastiglie di cloruro di ammonio e di nitrato di sodio le quali,in base ad una reazione chimico-fisica, si
sciolgono dando origine al gas che crea la pressione interna. Ecco perché ogni tanto quando si
prendono le palle in mano si sentono dei rumorini interni. Sono quelli delle “pillole” non
completamente disciolte.
Oltre a tale modo tradizionale di realizzare la palla da tennis esiste una nuova tecnologia della Pirelli
che ha messo a punto un esclusivo processo produttivo tale da consentire la realizzazione del nucleo di
gomma in un'unica fase, evitando quindi la saldatura delle 2 mezze lune.
Le palle vengono mantenute in scatole pressurizzate perché la porosità della gomma, seppur minima,
libera un po’ di aria facendo diminuire la pressione interna. Ma perché non viene in mente a nessuno di
fare una palla a pressione atmosferica, cioè senza gas interno che possa ovviare all’inconveniente della
perdita di pressione e conseguente caduta di qualità? Questa palla esiste ma non viene utilizzata nei
tornei. La sua costruzione si basa su un composto di gomma e prodotti tipo resina che costituiscono il
nucleo. Modificando il composto è possibile variare l’elasticità e la durezza creando dunque la palla
con le caratteristiche desiderate.
Abbiamo parlato fino ad ora del nucleo della palla trascurando il feltro che pure e’ importantissimo agli
effetti del gioco. Infatti è proprio l’usura del feltro che modifica il peso, la traiettoria e il rimbalzo della
palla.
Il tennis professionistico tiene in notevole conto questo aspetto tanto che nei tornei le palle si cambiano
con grande frequenza: in generale ogni 7-9 giochi.
Possiamo aggiungere una analisi quantitativa dopo aver dato una spiegazione qualitativa?
E’ stato accertato che una palla colpita 1000 volte ad una velocità d’impatto di circa 120 km ora
guadagna circa 4 cm nel rimbalzo. Ma non ci sono solo problemi di gioco. Infatti una palla con il feltro
usurato può danneggiare l’accordatura e provocare traumi supplementari agli arti per la mancanza del
cuscinetto ammortizzante.
Addirittura si può ingenerare il sorgere del cosiddetto gomito del tennista, tennis elbow.
Ma come fa un giocatore inesperto a capire quando la palla si sia consumata? Bisogna guardare la
scritta. Se la scritta e’ scomparsa allora anche se il feltro non sembra consumato, vuol dire con buona
approssimazione, che e’ ora di cambiare le palle.
Non bisogna dimenticare di cambiare anche le palle che pur avendo ben visibile la scritta si lascino
comprimere troppo da una semplice pressione delle dita. In tal caso vuol dire che hanno perso la
pressurizzazione interna.
Come ci si rende conto seguendo i tornei le palle risentono moltissimo del tipo di superficie su cui sono
usate. Ad esempio al Foro Italico, dopo la pioggia, quando si gioca sulla terra umida, le palle si
impregnano di umidità e di polvere bagnata. Il feltro così impregnato fa aumentare in modo
considerevole il peso della palla con conseguente maggiore difficoltà di spinta e rimbalzo più basso.
Quante cose da dire su un piccolo ma fondamentale attrezzo e ce ne sono ancora!
I margini di omologazione, come abbiamo constatato piuttosto ampi, consentono alle palle di avere
caratteristiche spiccate per ogni tipo di superficie.
Quindi se una palla è più elastica con un rimbalzo maggiore sarà più adatta per campi in terra battuta
poiché su campi duri non sarebbe facilmente controllabile.
Viceversa palle con rimbalzo inferiore sono più adatte a superfici rapide.
Particolari sono gli effetti dell’altitudine sulla palla: in altura per effetto della minor pressione
atmosferica la palla viaggia più velocemente nell’aria ma se i fabbricanti hanno pensato agli effetti
della minor pressione confezionando una palla a più basso rimbalzo, non sono riusciti invece ad
ottemperare agli effetti della minor resistenza dell’aria. Per mettere i giocatori nelle medesime
condizioni del livello del mare si dovrebbe fabbricare una palla non solo a più basso rimbalzo ma anche
più grande che dunque sia maggiormente frenata anche nella traiettoria. Fino a che non si
fabbricheranno palle simili quando si gioca in montagna è conveniente usare palle un po’ più sgonfie, è
l’unico modo per riuscire a scambiare qualche colpo in più. (3)
COME NASCONO LE PALLE PENN
Cosa c’è di più semplice di una palla da tennis ? Nulla, ma per produrre una Penn Championship sono
indispensabili non meno di 11 passaggi produttivi e ben 24 controlli.Vediamoli insieme:
1. Si inizia miscelando un composto di gomma naturale di alta qualità con undici ingredienti
chimici.
2. Quando la miscela è perfettamente omogenea si riempiono tante pallottoline tutte dello stesso
identico peso.
3. Le pallottoline vengono poste in uno stampo dove prenderanno la forma di semisfere.
4. I bordi delle semisfere vengono poi rifiniti perfettamente e ricoperti da un materiale adesivo in
gomma naturale.
5. Il passaggio successivo prevede la vulcanizzazione delle semisfere e la conseguente fusione
delle stesse in un unico nucleo centrale.
6. Durante questo processo, il nucleo viene pressurizzato (due volte l’atmosfera terrestre).
7. I nuclei pressurizzati vengono smerigliati per consentire all’adesivo e di conseguenza
all’involucro esterno di aderire perfettamente.
8. Il materiale dell’involucro esterno delle palle Penn è una miscela omogenea di nylon, lana e
feltro di cotone, pressurizzato per prevenire restringimenti durante la produzione e in fase di
gioco.
9. Il procedimento di saldatura dell’involucro esterno è un processo esclusivo Penn.
10. Un ulteriore processo di vulcanizzazione assicura una solida saldatura tra il nucleo centrale e
l’involucro esterno.
11. Le palle vengono vaporizzate in modo da far aumentare la peluria del feltro ed ottenere una
migliore prestazione durante il gioco.
Solo adesso le palle da tennis sono pronte per essere marchiate Penn.(8)
Controllo Qualità
Durante le varie fasi del processo di produzione, si controlla sistematicamente la qualità delle materie
prime, il peso del nucleo centrale, la dimensione, la pressione interna, la pressurizzazione e la
resistenza. Si controlla, inoltre, la qualità del feltro, la sua consistenza. Si testa il rimbalzo e l’aspetto
delle palle finite, la resistenza del feltro e le caratteristiche di volo, impatto, logorio e durata per essere
assolutamente sicuri che ogni palla Penn sia conforme alle specifiche regole del tennis dettate dalla
Federazione Internazionale Tennis (ITF).
Ogni palla Penn viene pressurizzata nei tubi appena pochi minuti dopo la fine del processo produttivo
in modo da non perdere nulla della pressione interna e, di conseguenza, della qualità di gioco. E’
importante ricordare che una palla pressurizzata non imballata in un contenitore pressurizzato perderà
le sue caratteristiche ancora prima di raggiungere il negozio e ancora di più prima di essere utilizzata
sui campi da tennis.
E’ molto importante effettuare questi controlli con molta attenzione poichè la reazione della palla, il
suo modo di comportarsi in volo, il rimbalzo e la risposta al momento dell’impatto con la racchetta
sono fondamentali per la regolarità del gioco.
Un sistema di microprocessori viene utilizzato durante le varie fasi per monitorare i passaggi più critici.
Tutti i test sulle palline vengono effettuati in condizioni ambientali ottimali per ottenere risultati
accurati. Prima di spedire il prodotto finito le palle, i tubi e l’imballaggio finale vengono nuovamente
controllati un’ultima volta per assicurare il più alto standard qualitativo.
La palla Penn grazie alla severità dei test e al fatto di essere l’unica palla da tennis made in the U.S.A.
ha caratteristiche ottimali di precisione e performance. (8)
.
PALLE PIU’ GRANDI?…
Sembra che la ITF, abbia preso in seria considerazione l’aumento del diametro della palla come unico
antidoto per frenare l’eccessiva velocità del gioco e stia lavorando per adottare palle con un diametro
aumentato del 7%. Si è già sperimentato come l’aumento del diametro della palla del 20% concedesse
per un servizio sparato a 200 km orari un guadagno in tempo di reazione per il ribattitore dell’ordine
dei 100 millisecondi (praticamente il tempo allo sparo della partenza dei cento metri piani al di sotto
del quale la partenza è considerata falsa). Rivisitando ora i calcoli si verifica che un aumento contenuto
del 7% comporterebbe un guadagno in termini di tempo di reazione per il ribattitore di circa 25-30
millisecondi sempre nell’atto di fronteggiare un servizio con velocità iniziale di 200 km ora. In pratica
si realizzerebbero condizioni di tempi di gioco per cui l’erba diventerebbe una superficie più simile al
cemento e quindi più equa in termini di possibilità di adattamento per tutte le tipologie di giocatori.
Resta aperto pero ‘ un problema relativo allo spin. Cosa succede infatti per la rotazione? Una palla con
un diametro più grande dovrebbe a parità di forza impressa ruotare di più oppure dovrebbe prevalere la
maggiore inerzia poiché il momento d’inerzia varia con il quadrato del raggio e l’energia di rotazione
solo linearmente con l’aumento del raggio? L’ITF sta facendo i conti e presto prenderà una decisione in
merito.(3)
Capitolo 4
SCARPE E ABBIGLIAMENTO
LE CALZATURE TENNISTICHE
L’evoluzione del tennis ha influenzato negli anni anche la struttura delle calzature. Dalle semplici
tomaie in tela con sottili suole in caucciù di una volta si è arrivati alle moderne e tecnologiche scarpe
che sono sempre meno capi di abbigliamento e sempre più attrezzo tecnico con l’obiettivo di migliorare
la prestazione e prevenire gli infortuni. Il tennis moderno ha raggiunto velocità di gioco e sollecitazioni
fisiche impensabili fino a qualche decennio fa. Le superfici di gioco dei maggiori tornei del circuito
professionistico sono sempre più diversificate (terra, cemento, erba, supreme…) e le maggiori aziende
specializzate del settore forniscono ai giocatori differenti scarpe con l’obiettivo di agevolare gli
spostamenti su ognuna di esse. Nella gran parte dei club tennistici di tutto il mondo, più che altro per
motivi di maggiore facilità nella manutenzione, i campi in cemento hanno “sfrattato” quelli classici in
clay, con drammatiche conseguenze per la pianta del piede e le articolazioni, che risultano molto più
sollecitate e stressate.
E’ molto importante ricordare che nel tennis l’80% degli spostamenti sono laterali e diagonali e che la
partenza, l’arresto ed i trasferimenti laterali sono fondamentali. Risulta chiaro quindi che le scarpe
tecniche per il tennis sono molto differenti dalle scarpe delle altre discipline sportive, come ad esempio
quelle per il running, concepite unicamente per correre in avanti.
Passiamo adesso ad analizzare qualche interessante soluzione tecnica proposta da alcune case del
settore.
ASICS
Asics produce scarpe sportive da più di cinquanta anni ed i principi non sono mai stati cambiati. Tutto
quello che viene prodotto nel Centro Ricerca e Sviluppo di Kobe in Giappone è basato su ricerche
scientifiche condotte in cooperazione con atleti di spessore internazionale. Questo per elaborare
tecnologie innovative e scarpe sportive in grado di aiutare gli atleti nella prestazione sportiva.
Asics ha da sempre realizzato le proprie scarpe utilizzando GEL di ammortizzazione (Asics Gel
System) allo scopo di assorbire la pressione durante l’impatto con il suolo.
Oggi l’Asics adotta un nuovo e rivoluzionario concetto: l’I.G.S.( Impact Guidance System). Il punto di
partenza per sviluppare questo concetto è stato l’analisi approfondita del corpo umano e del suo
movimento. In questo modo sono riusciti a capire come funziona esattamente il piede umano (con le
sue 26 ossa e 40 articolazioni) nel momento della marcia, della corsa e nel gioco del tennis. Da questo
studio l’Asisc ha estrapolato l’I.G.S. che si fonda su i seguenti concetti:
4 E’ meno incentrato sul controllo del movimento del piede ma più attento a fornire maggiore
libertà di movimento al piede.
5 Si riferisce alla forma del piede ed al sistema di elementi che interagiscono fra loro.
6 Controlla il movimento del piede in ogni stadio della sua attività.
7 Supporta e migliora il movimento naturale del piede e del corpo umano come mai è stato fatto
in passato.
8 E’ abbastanza flessibile da poter soddisfare le richieste che scaturiscono dalle varie discipline
sportive.
Il sistema I.G.S. comprende un numero di elementi interattivi che sono stati sistemati in modo tale da
creare e migliorare i movimenti del piede:
L’elemento GEL di ammortizzazione è posizionato nella parte anteriore della scarpa, esattamente nella
zona sotto l’alluce, allo scopo di assorbire la pressione durante l’impatto.
Nel sistema I.G.S., la suola è appositamente ideata per contrapporsi alle forze di rotazione che si creano
durante la fase di spinta del piede.
Questo sistema permette una perfetta e armoniosa interazione tra il piede e la calzatura facendo in
modo che gli atleti siano in grado di sfruttare al massimo la potenzialità dei propri piedi quindi della
propria mente e del proprio corpo in completa sicurezza.(14)
LOTTO
Lotto, da sempre specialista nel tennis, introduce il concetto DTP (Designed To Perform), un nuovo
approccio per le calzature da tennis tecniche. DTP raggruppa prodotti realizzati con tecnologie
all’avanguardia e materiali innovativi che incorporano accorgimenti tecnici concettualmente unici ed
efficaci per soddisfare le esigenze fondamentali di tutti i tennisti: stabilità, leggerezza, ammortizzazione
e comfort. Ogni scarpa DTP è stata progettata per una precisa tipologia d’uso per rispondere alle
specifiche esigenze dei diversi tipi di giocatore
DTP soddisfa i seguenti requisiti tecnici:
1 STABILITY. Per rendere la calzatura più stabile e reattiva nei cambi di direzione laterali e
nelle accelerazioni brevi, Lotto utilizza sistemi già efficaci: il BFC (Biomchanical Foot Control)
e il FAS ( Foot Arch Support).
2 LIGHTNESS. Per ridurre il peso e quindi contenere l’affaticamento, sono stati studiati ed
utilizzati nuovi materiali: il FIBER-FOUR ad esempio è una particolare fibra in poliestere
resistente, leggera, traspirante e facilmente lavabile.
3 CUSHIONING. Per prevenire traumi e garantire un comfort dinamico, Lotto utilizza sempre
più efficaci tecnologie: l’ENERTURN (Energy Return) e il SEC (Safe Elastic Cushioning).
4 TRACTION. Le scarpe DTP sono dotate di battistrada con profilo differenziato per i diversi
terreni di gioco: DTO (Double Traction Outsole).
5 FITTING. Per garantire comfort e massimo avvolgimento per il naturale movimento del piede,
sono state introdotte nuove forme specifiche e differenziate: Forma Anatomica BFC; Forma
Fittine( calzata super avvolgente); Forma Universa ( massimo comfort).
6 DURABILITY. Per garantire una maggiore durata nel tempo, i battistrada e i puntali delle
calzature sono realizzati con materiali ad alta resistenza all’abrasione: Longlast 30; Longlast
40; High Robust.
Passiamo adesso ad esaminare i vari sistemi tecnologici che permettono alla calzature Lotto di garantire
tali requisiti tecnici.
BFC: è un sistema costruttivo brevettato che ottimizza il movimento naturale del piede durante la
pratica dello sport attivo. La specifica struttura è realizzata in materiale termoplastico (Poliuretano
e Carbonk) e possiede un elevato modulo elastico. Studiato con una formula perfettamente
anatomica, il sistema BFC è posto nell’intersuola in Eva (un materiale particolarmente leggero)
della scarpa da tennis. Per il suo corretto bloccaggio e sostegno laterale del retropiede e per un
eccezionale contenimento dell’arco plantare fornisce al piede stabilità e supporto.
FAS: è uno stabilizzatore mediale che garantisce stabilità torsionale, soprattutto negli spostamenti
laterali, mantenendo inalterate le caratteristiche di flessibilità e leggerezza della scarpa.
ENERTURN: l’Energy Return è un nuovo sistema di ammortizzazione costituito da materiale
elastico a densità differenziata. E’ collocato nella parte mediale e tallonare della scarpa: disperde le
forze negative d’impatto e restituisce l’energia accumulata al giocatore nella fase di spinta.
SEC: IL Safe Elastic Cushioning è un sistema ammortizzante caratterizzato da un elemento elastico
posizionato nell’area tallonare. Realizzato in una speciale mescola polimerica (Power Rub) a
semisfere cave di spessore differenziato. Il Sec garantisce ammortizzazione e massima protezione
contro i traumi d’impatto.
SHOCK-OFF: inserto in poliuretano a bassa densità o in EVA che, collocato nell’area tallonare
della calzatura, migliora l’ammortizzazione contribuendo alla protezione del piede assorbendo e
disperdendo le forze d’impatto.
DTO: applicato alle calzature da tennis, garantisce una migliore aderenza sul terreno senza
pregiudicare le prestazioni in termini di scivolamento e rotazione del piede. Il concetto di suola
DTO, ad aderenza differenziata tra la parte interna ed esterna della suola, segue la diversa
funzionalità biomeccanica che il piede ha nelle due sue aree: maggior grip nella parte interna e
minor grip nella parte esterna. Favorisce così gli scivolamenti laterali e nello stesso tempo
garantisce l’aderenza ideale per le accelerazioni e le ripartenze da fermo.
PUNTOFLEX: uno speciale accorgimento tecnico posizionato trasversalmente sul battistrada, in
corrispondenza della zona metatarsale, che permette la corretta flessione del piede ad un ottimo
ritorno elastico.(5)
SCEGLIAMO LA SCARPA GIUSTA
Il primo passo per trovare la scarpa giusta è capire che tipo di piede si ha.
È importante basare la propria scelta in relazione all’anatomia del proprio piede. Scarpe che calzano
male possono comportare vesciche, dolori alle caviglie e alle ginocchia, a scapito del movimento
stesso. Ci sono tre tipi basilari di piede:supino, prono,neutro.
Supino: Hanno tipicamente un arco alto. Persone con questo tipo di piede noteranno che le suole delle
loro scarpe si consumano in corrispondenza del tallone e dell’avampiede, mentre le parti più interne
sembrano consumarsi a malapena.. Le persone con i piedi supini tendono ad avere l’avampiede più
largo e hanno bisogno di una scarpa che dia più spazio per le dita. Sono consigliabili scarpe più
ammortizzate per compensare l’arco alto ed il fatto che questo tipo di piede tende ad essere inflessibile
quando tocca il terreno.
Prono: Sono l’opposto dei piedi supini.Le suole delle scarpe risulteranno consumate nella parte interna
della zona dell’avampiede. Le persone con i piedi di tipo prono generalmente hanno i piedi piatti, ed
hanno bisogno di un taglio alto e di un supporto sul lato interno (quello dell’alluce) per evitare che il
piede rotoli dentro la scarpa.
Neutro: Si identificano con un consumo più simmetrico della scarpa. Questo è il piede
biomeccanicamente più efficiente. I giocatori con piedi neutri possono indossare qualsiasi scarpa che
trovano comoda.(11)
ELEMENTI DA CONSIDERARE QUANDO COMPRIAMO UNA SCARPA
Lacci: Se serpeggiano attraverso i supporti nella parte superiore staranno più stretti e assicureranno
un’aderenza maggiore.
Intersuola : E’ lo strato intermedio tra la suola esterna e quella interna. È composta generalmente da
etil-vinile acetato, una schiuma che rende la scarpa più morbida, o da poliuretano, più durevole.
L’intersuola è anche la zona dove i produttori mettono le loro tecnologie anti-urto (come aria o gel).
Punta rinforzata: Se si tende a trascinare il piede quando si effettua un servizio o si esegue un dritto,
è bene accertarsi che la scarpa sia rinforzata in punta con materiale resistente alle abrasioni.
Suola esterna:Quando la gomma tocca terra, la gomma è quella che da’ trazione. Se si gioca sulla terra
battuta, si ha bisogno di una suola a spina di pesce, sembra una serie di W collegate che permetterà di
scivolare in posizione per un colpo. Se si gioca su campi duri? Occorrono suole con disegni differenti.
Tallone : Se si desidera un maggiore sostegno, bisogna accertarsi che la scarpa abbia un rinforzo che
sorregga il tallone.
Parte superiore: Normalmente è costruita con pelle semi-sintetica o naturale (quella naturale è più
durevole ma pesa di più). Perchè i piedi stiano freschi, la parte superiore deve avere delle reti o dei fori
per la ventilazione. Molte volte queste parti sono rinforzate con uretano termoplastico per la stabilità, e
alcune scarpe hanno un disegno unico dove la parte superiore si attacca alla suola esterna passando per
l’interna, per aggiungere maggiore stabilità.
Suola interna: Questo cuscinetto di schiuma ha una funzione anti-urto e di supporto dell’arco.
Dovrebbe essere asportabile per la sostituzione o per l’inserimento di una suola ortopedica.(11)
Quanti modelli…quale il migliore?
Come abbiamo appena detto la scarpa deve essere scelta in base alle esigenze anatomiche del proprio
piede e a seconda della superficie del campo di gioco. Se ad esempio si gioca su campi duri in cui la
gomma si consuma si potrebbe aver bisogno di una suola rinforzata; se si è specialisti della terra
battuta, occorrerebbe un design a reticolo che permetta di scivolare in posizione per un colpo ma che
dia anche abbastanza trazione per muoversi bene in un campo sabbioso. Insomma scegliere la scarpa
giusta non è facile.
Qui di seguito è stato esaminato grazie all’aiuto di giocatori esperti qualche modello in base
all’imbottitura, la stabilità, la durevolezza e la comodità, delineando così le caratteristiche di ciascuna
di esse.
I modelli analizzati sono dell’Adidas, dell’Asics, della Diadora, della New Bilance, della Nike, della
Prince, della Reebok e della Wilson.
Adidas Barricade III
A chi serve: Pubblicizzata da Marat Safin e Justine Henin-Hardenne, la Barricade III è una scarpa
orientata alla stabilità disegnata per giocare su campi duri.
I risultati: La scarpa, ha una barra di torsione in plastica che si estende dalla suola esterna alla parte
laterale della parte superiore per impedire che il piede si rigiri quando ci si allunga per un tiro. La
stabilità da lato a lato è aumentata da tre strisce di gomma nella parte superiore che vanno ad attaccarsi
ai fori. La scarpa è pesante ma con un’eccezionale stabilità.
In conclusione: I giocatori professionisti non troveranno una scarpa migliore per stabilità.
Asics Gel-Focus
A chi serve: La scarpa Gel Focus piacerà a chi cerca una scarpa leggera.
I risultati: L’Asics è famosa per le sue scarpe sportive con cuscino di gel di ammortizzazione. Anche
se ha questo gel a base di silicone nell’avampiede, i colpi al tallone non sono del tutto attutiti e i
giocatori che le hanno testate hanno trovato la parte superiore abbastanza rigida e scomoda. Tuttavia
essendo molto leggera permette un’ottima aderenza al terreno.
In conclusione: non è una delle scarpe più comode, ma è senz’altro una delle più leggere.
Diadora Protech DA2/Kynetech w DA 2
A chi serve: La Protech DA 2 per uomini e la Kynetech w DA 2 per donne sono per giocatori e
giocatrici la cui priorità è il confort.
I risultati: Grazie ad un elastomero di gomma nel tallone e nell’avampiede questi modelli offrono un
sostegno gradevole. La ventilazione è eccellente. La Protech e la Kynetech hanno un lega a maglia,
chiamata Axeler, che si insinua attraverso la suola esterna per dare flessibilità dove ce n’è bisogno e
nell’avampiede per dare supporto all’arco plantare. Anche se il punto di flessione della scarpa non è
ottimale (si piega lievemente intorno all’arco), si tratta di un grosso miglioramento della flessibilità
delle scarpe.
In conclusione: Dà un ottimo confort e una certa stabilità.
New Balance CT/WCT 1001
A chi serve: A chi ama portare scarpe sportive tutto il giorno.
I risultati: La New Balance CT/WCT 1001 è disponibile in tre larghezze diverse. La scarpa contiene
uno strato di schiuma anti-urto nel tallone e nell’avampiede, ed uno cucito sotto la suola interna. Una
scarpa quindi comoda che i giocatori possono portare sia in campo che nel tempo libero. Ma la spessa
imbottitura comporta anche una sensibilità non ottimale dal terreno e quindi una stabilità non
eccellente.
In conclusione:La spessa imbottitura la rende ideale per giocatori non professionisti.
Nike Vapor S2
A chi serve: :È una scarpa completa per giocatori con piedi stretti.
I risultati: La Vapor S2 ha la stabilità e la comodità di una scarpa pesante, pur essendo leggerissima.
La Nike ha evitato compromessi con una microfibra sottile nella parte superiore (rinforzata
nell’avampiede con uretano termoplastico) e con lo Zoom Air, un’imbottitura che assorbe gli urti
nell’avampiede e nel tallone, ma che permette anche alla scarpa di restare bassa. La S2 è però
strutturata come la solita Nike: è stretta, quindi non adatta se si hanno piedi larghi.
In conclusione La scarpa più completa.
Prince QT FastCourt
A chi serve: E’ una scarpa stabile e leggera con notevole spazio nell’avampiede, dotata di un buon
comfort.
I risultati: Mentre normalmente le scarpe leggere, sacrificano la stabilità per alleggerire il carico,
questo non accade con la FastCourt. Il supporto dell’arco plantare è rinforzato con uretano
termoplastico. Una profonda scanalatura nella suola esterna, sotto il tallone, si piega insieme al piede
quando tocca il terreno, aiutandolo a limitare il suo rotolamento. Forse l’imbottitura si poteva
migliorare nell’avampiede, dove il piede scarica tutto il peso.
In conclusione: La scelta giusta per chi vuole stabilità senza troppo peso.
Reebok 360 DMX
A chi serve: Questo modello è stato disegnato per giocatori possenti che hanno bisogno di una scarpa
solida.
I risultati: La 360 DMX ha una cinghia in uretano termoplastico che avvolge l’intero avampiede (da
qui il nome “360”) e si attacca ai lacci per una maggiore aderenza al piede. La Reebok ha usato pelle
per la parte superiore e poliuretano per la suola interna, materiali durevoli e pesanti.
In conclusione: un po’ pesante, ma offre durevolezza e stabilità.
Wilson Fly-By
A chi serve: E’ una scarpa per chi ha bisogno di velocità e apprezza la leggerezza .
I risultati: Apprezzabili la leggerezza e l’imbottitura. Tuttavia presenta il difetto di avere una linguetta
troppo sottile. I giocatori che l’hanno testata hanno infatti riportato delle lievi irritazioni ai piedi. Per
una maggiore stabilità la Fly-By è stata costruita in un pezzo unico (la parte superiore si attacca alla
suola esterna passando per la suola interna). Questo contribuisce a dare alla scarpa un design
spigoloso, apprezzato soprattutto dai giovani. I test però hanno tuttavia rivelato che comunque la parte
superiore non da’ abbastanza stabilità.
In conclusione: La scarpa dovrebbe essere dotata di un supporto maggiorato, essendo l’unico effettivo
della scarpa (un materiale sintetico nella parte sottostante).
Wilson Pro Staff Intrigue 800
A chi serve: E’ una scarpa dai toni classici che cerca di attirare un pubblico femminile.
I risultati: È costruita per un piede femminile quindi stretta sul tallone e larga sull’avampiede.
Comprende tre larghezze diverse, ed è il solo modello che offra alle donne un taglio alto sulla caviglia
per dare un supporto maggiore. La scarpa non offre abbastanza stabilità ai lati per le giocatrici di buon
livello che si muovono velocemente, mentre risulta abbastanza stabile per tutte le altre.
In conclusione: La scarpa ha le caratteristiche che la maggior parte delle donne desiderano.(11)
PARI OPPORTUNITA’
James Martin e il Dott. G. Sharnoff sostengono che in passato i modelli delle scarpe femminili sono
sempre rimasti indietro rispetto quelli Spesso le versioni femminili dello stesso modello, mancavano
delle caratteristiche tecniche primarie del modello maschili stesso maschile... Forse un pezzo che
supporti il tallone era quasi completamente assente, forse la protezione per non far scivolare le dita del
piede era più sottile e meno durevole, o il punto in cui la scarpa si piegava, che dovrebbe essere
all’altezza dell’avampiede ( il suo punto di flessione naturale), era all’altezza dell’arco. È difficile
spiegare questa disparità, poiché le donne rappresentano metà delle persone che giocano e che
comprano scarpe. Oggi i produttori sembrano finalmente aver capito il concetto di pari opportunità.
Delle otto scarpe ad alte prestazioni per uomini e per donne qui sotto descritte, tutte presentano le
stesse caratteristiche. Nessun taglio. Nessuna scorciatoia. Se una scarpa maschile ha qualcosa, c’è l’ha
anche la scarpa femminile.
Oggi i modelli di scarpe tecniche femminili sono diverse da quelle maschili solo dal punto di vista
strettamente anatomico, riconoscendo che i piedi delle donne tendono ad essere più stretti sul tallone e
più larghi nella zona anteriore del piede; ma per il resto i maggiori produttori assicurano la stessa
qualità del prodotto.(11)
L’EVOLUZIONE DELL’ABBIGLIAMENTO TENNISTICO
Anche l’abbigliamento tennistico ha subito negli anni enormi cambiamenti. Dai semplici indumenti in
puro cotone siamo arrivati a magliette i cui tessuti riescono ad abbassare la temperatura corporea. Oggi
le aziende cercano sia di seguire i dettagli della moda sia di ricercare nuovi tessuti che permettano un
aumento della performance atletica.
Analizziamo ora qualche tipo di tessuto:
Microfibra.
La microfibra è senz’altro oggi il tessuto più usato. Morbida, leggera e soprattutto traspirante, è
diventato il cavallo di battaglia delle aziende più specializzate.
Policotone.
Il policotone ha la parte esterna in poliestere che lo rende caldo e resistente e la parte interna in cotone
anallergico che allo stesso tempo lo rende fresco e delicato sulla pelle.
Taslan.
Il taslan è un tessuto impermeabile in poliestere che garantisce una perfetta tenuta della temperatura
corporea evitando che il freddo o intemperie, quali pioggia o vento, penetrino all’interno, rendendo così
i capi sempre pratici e confortevoli.
Cotone cool dry.
I capi composti dall’unione di questi due tessuti hanno una caratteristica fondamentale: sono altamente
traspiranti; questo li rende particolarmente indicati per tutti coloro che svolgono un’attività di tipo
agonistico. Sono inoltre prodotti particolarmente resistenti, rimanendo inalterati anche in seguito a
frequenti lavaggi.(12)
LOTTO
A livello di abbigliamento tecnico, l’innovazione si focalizza nella ricerca di nuovi tessuti, nella totale
ed assoluta ergonomia finalizzata anche ad un aumento delle performance sportive.
L’esperienza e la tecnologia nel campo dell’abbigliamento tennistico vengono oggi confermate anche
dal marchio ATP e WTA, le massime istituzioni internazionali che sovrintendono rispettivamente il
tennis maschile e femminile, che garantiscono e certificano l’assoluta qualità e l’efficacia delle
tecnologie applicate ai prodotti per il tennis.
Lotto propone l’innovativo tessuto al Carbonio per la pratica del tennis di alto livello, mentre per il
giocatore abituale utilizza invece capi testati e impreziositi dai dettagli come il cavallo anatomico o
l’impiego del tessuto mesh nelle tasche per far cadere la terra rossa trattenuta dalla pallina o l’elastico
in vita con spugna all’interno e l’impiego di fodere antibatteriche. (5))
Le innovazioni della Lotto sono: l’esclusivo tessuto POLYSTATIC realizzato per abbigliamento con
microfibre conduttive in carbonio; la Fiber Dry, una fibra tecnica che favorisce l’evaporazione della
sudorazione; la sezione filo a forma di croce per favorire una rapida asciugatura capillare e nessuna
cucitura nel giromanica e nel cavallo del pantaloncino.
Il cavallo di battaglia di quest’anno è comunque la rivoluzionaria novità del tessuto POLYSTATIC,
infatti a seguito di test effettuati su atleti con addosso maglie realizzate in tessuto poliestere e
Polystatic, queste ultime hanno dimostrato di influenzare in modo positivo la prestazione muscolare,
specialmente nelle discipline che richiedono sforzo per un tempo prolungato e in condizioni ambientali
caratterizzate da elevate temperature.
L’energia statica prodotta dall’atleta durante l’attività fisica, se non scaricata, influisce
sull’affaticamento muscolare del giocatore e ne indebolisce il fisico. Già utilizzato in puericultura, il
Polystatic permette, invece, di scaricare questa energia. Grazie al tessuto poliestere-carbonio, che funge
da alto conduttore elettrico, l’energia viene assorbita e dissipata nell’aria e garantisce una performance
dell’atleta mai vista e testata sui campi da gioco.
In esperimenti condotti in laboratorio e studi effettuati in collaborazione con il Centro Sviluppo
Allenamento di Como a parità di lavoro muscolare prodotto dall’atleta con maglia in poliestere e in
Polystatic è emerso che la maglia in Polystatic è: antistatica, in quanto come abbiamo detto in
precedenza il carbonio assorbe e disperde le cariche elettriche ed il calore che tendono a formarsi e ad
accumularsi durante l’eserciozio fisico; batteriostatica, rispetta la pelle e la protegge dai batteri,
eliminando il rischio di fastidiose allergie; termostatica e termoregolatrice, riduce la temperatura
corporea accelerando il processo di evaporazione del sudore e rallentando la formazione di umidità
sulla pelle. Facilita così il lavoro dei muscoli, rendendo più efficace la respirazione e la circolazione
sanguigna, con riduzione del battito cardiaco fino a 4 pulsazioni al minuto in meno rispetto ad un
normale poliestere. Riduce la formazione dell’acido lattico e complessivamente dunque, genera un
miglioramento del rendimento della prestazione atletica in campo.(5-6)
Conclusioni
I nuovi materiali, le nuove tecnologie assieme ad i nuovi metodi di allenamento (tralasciando il
problema del doping) hanno trasformato l’uomo tennista in superman. E’ stato dunque interessante
rivivere la storia e la metamorfosi delle varie attrezzature tennistiche: la racchetta, le corde, le palline, i
diversi materiali, l’abbigliamento tecnico e le calzature. Conoscere la loro evoluzione ci ha aiutati a
comprendere come e perché i campioni sono arrivati alla peak- performance ed a scegliere la giusta
attrezzatura per ogni livello di gioco, dal professionista all’appassionato socio di circolo, che è poi
spesso il più sofisticato ed aggiornato in materia. Ovviamente la scelta delle attrezzature del tennis è
assolutamente soggettiva in quanto deve avvicinarsi il più possibile alle caratteristiche tecniche,
tattiche, antropometriche e anatomiche dell’individuo che si appresta alla pratica di questo sport.
Con un pizzico di nostalgia le racchette di legno sono state soppiantate dalle spade luminose di Star
Trek in graphite e fibre composite: armi che nelle mani degli atleti d’oggi sono in grado di sparare le
palline a più di 220 km orari con la precisione di un cecchino.
E il tennis continua ad andare avanti… I campioni sono alla ricerca di una rispondenza sempre più
grande da parte delle loro attrezzature, richiedendo una grande precisione negli scambi dove la velocità
di palla è altissima e una maggiore sensazione di agio durante il gioco sempre più fisico. I giocatori
amatoriali a loro volta sono alla ricerca di una maggiore comodità e piacere del gioco abbinati a minor
sforzo fisico.
Sapranno il progresso e l’innovazione tecnologica rispondere a queste nuove e così diverse esigenze?
BIBLIOGRAFIA
n.1: Gentili Sport Internet
n.2: Geocities Davide Bonavita Internet
n.3: Roberto Lombardi Direttore S.N.M. F.I.T.
n.4: Howard Brody
n.5: Materiale pubblicitario Lotto
n 6: Centro Sviluppo Allenamento (Como) Dott. Davide Susta Direttore scientifico. Riccardo Molinari
Responsabile tecnico.
n.7: dal libro della Babolat per i 125 anni
n.8: Materiale pubblicitario Head 2004
n.9: Materiale pubblicitario Kennex
n.10: Materiale pubblicitario Prince
n. 11: James Martin e Dott. G. Sharnoff, D.P.M. maggio 2004
n.12 : Materiale pubblicitario Classics Italia 2004
n.13: Materiale pubblicitario Babolat
n.14:Materiale pubblicitario Asics