tecniche per l’Avventura 6 - TECNICHE...
Transcript of tecniche per l’Avventura 6 - TECNICHE...
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152
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toSi sente spesso parlare del trap-per,
noi Scout
lo usiam
o per
descrivere attività
e tecniche.
Ma
sappiamo
esattamente
di chi stiam
o parlando o pensiamo
che dire “in uscita cuciniamo alla
trapper” sia un modo di definire
una cosa alla “Master chef” com
e cucina m
acrobiotica o altro?N
oi ci riferiamo al trapper com
e ad una persona che viveva in m
odo particolare e ben preciso. Solitam
ente era un esploratore del N
ord Am
erica, abituato a es-sere indipendente in ogni cosa facesse. I trapper nei loro spo-
stamenti portavano con sé solo ciò che potevano trasportare con le
loro forze, non c’era spazio per il superfluo.I vestiti di pelle venivano tessuti ad arte usando il cuoio degli anim
ali abbattuti per il loro sostentam
ento, i loro attrezzi venivano costruiti usando il legno, forgiando i m
etalli o usando la pietra.Avevano m
olte affinità di comportam
ento con gli Indiani d’Am
erica e condividevano con essi m
olte tecniche. Sapevano leggere le tracce e questo era loro utile durante una battuta di caccia, m
a era essen-ziale nel cercare di salvarsi la vita sfuggendo m
agari ad un predatore.O
doravano il vento come gli anim
ali e conoscevano l’aria così bene da sapere in anticipo se aspettarsi una torm
enta di neve o una piog-gia battente.Conoscevano l’arte della caccia e della pesca alla perfezione perché era l’unico loro m
odo di sfamarsi, sapevano cam
minare in una fore-
sta senza fare il minim
o rumore per non spaventare le prede e per
non essere scoperti dai nemici.
Erano in grado di costruire una canoa usando un tronco d’albero e riuscivano a costruire un rifugio talm
ente comodo e sicuro da non far
rimpiangere una confortevole casa di città.
Un c
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Cosa possiamo intendere con “cam
peggiare da trapper”?Intanto com
inciamo da cosa N
ON
è campeggiare da trapper, rispon-
dendo a 5 semplici dom
ande.1.
Per andare al campo vengono usati autom
ezzi di trasporto pe-sante (furgoni o addirittura cam
ion)?2.
Il materiale delle Squadriglie viene portato,
almeno in parte, da m
ezzi di trasporto dei capi?
3. Portate da casa o com
unque vi fate consegnare sul cam
po qualche quinta-le di pali e assi?
4. Ci sono attrezzi m
almessi o non funzionanti
nella cassa di Squadriglia?5.
Chi parte per il campo ha uno zaino oltre i 70
litri più uno zainetto o borsone da ginnastica?Se a qualcuna di queste dom
ande hai risposto sì, allora probabilmen-
te non possiamo dire di essere di fronte a un vero cam
po trapper.Se avete seguito fin qui il nostro dossier, avrete capito qual è lo spiri-to dei pionieri, dei trapper originari. Prim
a di tutto l’autosufficienza, raggiungibile solo sapendo sfruttare e rispettare
ogni possibilità che la natura ci offre ed eliminan-
do tutto il superfluo.Saprete che alcuni attrezzi si possono produrre al cam
po, e molti altri si possono lasciare a casa
(soprattutto se non funzionano bene). Che molti m
etri di cor-da si possono sostituire con cavicchi, usando la tecnica del froissartage. Che le costruzioni necessarie com
e la cucina o il tavolo, m
a anche quelle solo estetiche come il portale o il
pennone per le bandiere, possono essere costruite utilizzan-do i m
ateriali del bosco. E che è permesso procurarsi m
ate-riale da costruzione in loco tagliando qualche albero se (e solo
se) l’operazione viene fatta in accordo e assieme al Corpo Forestale.
Che molto m
ateriale ingombrante può essere diviso e portato com
o-dam
ente, conoscendo alcuni metodi sem
plici per imballarlo, a patto
che ciascuno abbia ridotto il suo zaino all’essenziale, in modo da ave-
re un carico sostenibile in peso e volume. Che preparando sacche
robuste al posto di un’ingombrante cassa, il m
ateriale della Squadri-
Pass
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rientarsi significa saper raggiungere una meta, non perdersi e sapere sem
pre in che direzione si trova il Nord.La bussola è certam
ente il metodo più sem
plice per orien-tarsi: con il suo ago m
agnetico indica il Nord m
agnetico, che si discosta da quello geogra-fico di un angolo detto angolo di declinazione.Senza bussola, di giorno, ci si può orientare con l’aiuto del sole: a m
ezzogiorno il Sole è a Sud, alle 6:00 è a Est, alle 18:00 a O
vest.Di notte sono le stelle che aiutano: è la stella
Polare (si trova a una distanza dall’Orsa M
aggiore pari a cinque vol-te l’intervallo che separa le due stelle più in basso della costellazione, nella direzione che si ottiene prolungando la linea che unisce queste due stella) che indica il Nord.O
rientarsi osservando gli alberi? È vero che spesso il muschio
cresce prevalentemente sul lato esposto a Nord, m
a questa non è una regola fissa.M
a orientarsi significa anche osservare attentamente tutto ciò che ci circon-
da nella natura e ricordare i particolari per poi ritrovare la strada: il letto di un fium
e, un vecchio albero, una fossa…Anche se è nota la direzione del Nord, è fondam
entale sapere raggiungere la m
eta e conoscere la conformazione del territorio in cui ci si m
uove. Avere una cartina con sé, e saperla leggere, è il prim
o passo per un buon orientam
ento.E quando ci si m
uove, c’è una frase molto bella, di un am
ico di B.-P., che biso-gna tenere sem
pre a mente:
“In un caso come nell’altro è bene ricordarsi che si lascia sem
pre qualche tipo di traccia; e quindi, volgendo i propri passi nella giusta direzione potete indirizzare bene anche coloro che vi seguono.” (Albert Pearson, 1923)
Gli Scout, per segnare un percorso, utilizzano spesso dei simboli: i segni di pi-
sta. Anche in questa tecnica scout è bene seguire alcune regole: i segni di pista si m
ettono sul lato sinistro della pista, in modo che non attirino l’attenzione di
altri passanti e devono essere preparati con materiali naturali.
Pr
Et-A
-trappeur
La capacità dei trapper (o “trappeur” alla francese, com
e nel titolo) di trascorrere lunghi periodi im-
mersi nella natura più selvaggia, sfruttando ogni ri-
sorsa naturale assieme a pochi ed essenziali elem
en-ti “artificiali” (soprattutto utensili) ci fornisce alcune interessanti osservazioni sul nostro abbigliam
en-to da cam
po. Come per ogni aspetto della sua
vita, lo scopo del trapper è principalmente di
andare all’essenziale. E qual è la funzione es-senziale dell’abbigliam
ento? Facile: riparare il nostro corpo dal freddo, dal sole e dall’um
idità. Fare colpo sul vicino di tenda o sulla C.Sq. delle Pantere non lo consideriam
o essenziale.O
ggi non pensiamo di produrre abiti al cam
po andando a caccia, tosando pecore o filando lino. A
bbiamo una tale gam
ma di possibilità, tra capi
d’abbigliamento tecnici e tessuti ad alta tecno-
logia, che non abbiamo più bisogno di inventare
nulla. Ma certo conoscere le caratteristiche dei tes-
suti e che tipo di capi d’abbigliamento fanno più co-
modo per cam
minare o per dorm
ire esposti al freddo o alla pioggia è il punto di partenza per riportare i nostri m
ateriali all’essenziale.Per esem
pio, i tessuti non sono tutti uguali. Esistono le fibre naturali di origine anim
ale (limitiam
oci ai tanti tipi di lana, visto che seta e angora non sono propriam
ente da campo) che hanno una spiccata capacità di trattenere
il calore e quindi utili per proteggerci dal freddo. Le fibre naturali vegetali (lino, cotone, canapa - m
a oggi anche bamboo e alghe m
arine - ecc.) invece sono leggere e m
olto traspiranti, ottime per affrontare am
bienti caldi. Poi en-triam
o nello sconfinato mondo delle fibre artificiali (derivate dalla cellulosa,
come la viscosa e l’acetato) e sintetiche (derivate del petrolio com
e acrilico, elastan, poliam
midi com
e il nylon, poliesteri come il Pile ecc.). A differenza di
quelle artificiali, molte fibre sintetiche hanno qualità interessanti dal punto
di vista dell’isolamento term
ico, dell’imperm
eabilità, formano tessuti leggeri,
resistenti e che non si imbibiscono d’acqua. Infine abbiam
o gli ultimi ritrovati
che non sono nemm
eno composti da fibre m
a da mem
brane microporose.
Permettono la m
assima im
permeabilità all’acqua conservando un alto livello
di traspirazione (come il celebre G
ore-Tex® e simili).
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Quando entriam
o in un bosco, bisogna fare attenzione a non rovinare gli equilibri dell’am
biente che ci ospita. Da ospiti cortesi bisogna
rispettare la natura e il silenzio dei luoghi per ascoltare ciò che la natura stessa ha da raccontarci. E se si osserva in silenzio il territo-rio, è possibile fare scoperte indim
enticabili. Osservare gli anim
ali in libertà è difficilissim
o poiché percepiscono il mini-
mo m
ovimento e tendono a scappare. O
gni specie vive in un territorio privato, con confini ben
delineati da escrementi (com
e fanno i m
amm
iferi) o segnalati agli intrusi con il canto, com
e usano gli uccelli.M
a ogni piccolo indizio cui si presta attenzione può aiutare a capire se si è vicini a un ani-
male selvatico. Seguire le tracce non è
solo seguire le orme: è trovare peli e
piume a terra oppure im
pigliati nei cespugli o nei rami degli alberi; è seguire
le scie lasciate nel passaggio degli animali nell’erba o nella neve; seguire i re-
sti di ciò che gli animali m
angiano (gusci di noci, nocciole, castagne, uova) e anche…
gli escrementi! D
agli escrementi è possibile capire qualcosa del regi-
me alim
entare degli animali e del loro stato di salute. Soprattutto in inverno,
poi, è facile osservare tracce di denti sui tronchi teneri degli alberi, rosicchiati alla ricerca di nutrim
ento da diverse specie. Resti vegetali, piume, e piccole
porzioni di ossa si possono trovare dove gli uccelli mangiano più spesso. U
n ottim
o indizio sono i nidi o le uova. Attenzione, però, a non toccare nulla e a lim
itarsi a osservare.Q
uando si seguono le tracce bisogna muoversi con discrezione, non fare ru-
more o m
ovimenti che potrebbero m
ettere in fuga gli animali.
Occorre creare il silenzio, essere pazienti, saper aspettare. Ed è divertente
e appassionante scorgere le impronte degli anim
ali, seguirne le tracce fino a scovarne la tana, capire di che anim
ale si tratta, disegnarle, documentare il
linea imm
aginaria del terreno che unisce appunto questi due pali genererà la griglia o gabbia: essa è form
ata da altri pali sem-
pre poggiati (e possibilmente fissati con il
cordino) all’asse di colmo e piantati a ter-
ra (quindi paralleli ai due pali diago-nali iniziali); ad essi si intrecciano altri
pali paralleli invece all’asse di colmo.
Se siamo sfortunati e non abbiam
o cor-dino, per i pali iniziali da piantare in terra
potremm
o cercare e scegliere dei pali le cui estremità superiori
offrono delle forcelle in cui adagiare l’asse di colmo .
È per l’appunto la mezza tenda aperta, m
a possiamo, costruire aven-
do lo spazio e il tempo anche l’altra parte di tetto/parete.
TETTO E PA
RETIPuò essere un telone o una griglia di ram
i e fogliame.
Nel prim
o caso, lo ripetiamo: telone
sempre ben teso, con angolo a 45° e
che sia al massim
o della possibilità di copertura.N
el caso in cui si abbia la possibilità di appoggiarsi ad un m
uro (o ad una parete rocciosa) e da qui far scendere la parete, se fra il m
uro e il telone resta spazio, chiudetelo anche in que-sto caso con ram
i frondosi ben fitti e foglie ben compattate.
Per la griglia di pali, da riempire con ram
i e foglie, poniamo attenzione
al peso. I pali infatti della struttura devono infatti reggere un quanti-tativo ben nutrito di elem
enti di copertura.I ram
i e le foglie devono essere ben sovrapposti anche più volte, co-m
inciamo dal basso a poggiare le fronde, così da favorire, in caso di
pioggia, lo scorrere dell’acqua sul ramo inferiore.
Sempre in caso di pioggia: se avvertite nell’aria o notate in cielo se-
gnali di pioggia, oltre a ispessire tetto o pareti con rami e foglie, non
disdegnate di scavare delle canalette di protezione e raccolta dell’ac-qua per farla m
eglio defluire.
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Vanno richiuse col loro coperchio (eventualmente fissatelo con un
paio di bastoncini) e cotte ponendole sotto la cenere con la loro pelle e m
angiate aprendo il coperchio e… scavando. La cottura è piuttosto
lunga, dipende molto dalla dim
ensione delle patate. Può volerci an-che un’ora, m
a ne vale assolutamente la pena.
PETTO D
I POLLO
ARO
MATICO
Un petto di pollo intero può essere
aperto “a libro” nella parte centrale dopo aver elim
inato le ossa. A que-
sto punto si può aromatizzare con
un trito a base di aglio, prezzemolo,
salvia e rosmarino, am
algamati con
un po’ di succo di limone, olio, sale e
pepe. Questo trito si inserisce all’in-
terno, poi si richiude e si cosparge anche all’esterno. Il m
odo più sem-
plice per cuocerlo è accartoccian-dolo in un foglio di allum
inio, che pur non essendo da “puristi” è un sistem
a pratico, da considerare nelle nostre dotazioni standard per la cucina trapper. Chi volesse può cim
entarsi con il metodo antico:
un cartoccio di carta (non stampata) m
esso sotto la cenere, isolato perfettam
ente dall’aria affinché la carta non bruci. Il cartoccio deve rim
anere sotto le braci per almeno 20-30 m
inuti.
SALSICCE CO
N PA
NCETTA
E FORM
AG
GIO
Gli ingredienti sono nel titolo, le
salsicce devono essere piuttosto grosse. Vanno tagliate in senso longitudinale,
non com
pleta-m
ente. A questo punto vanno
farcite con pezzetti di formaggio,
richiuse e “sigillate” avvolgendo-vi intorno la pancetta, che va fissata con due piccoli bastoncini. A
questo punto la salsiccia con sorpresa si cuoce su uno spiedino, e se la vostra brace funziona bene in 15-20 m
inuti è pronta.
Paolo Vanzinidisegni di N
oemi G
ugliotta
Che
co
sa b
olle…
sulla
br
ace?
Parlando delle tecniche care (e utili) al trapper, non si può certo tra-lasciare quelle legate alla preparazione del cibo. Su questo tem
a ab-biam
o tutti una certa esperienza, anche se spesso poi ci limitiam
o alle basi (spiedini e salsicce). A
nche noi di Avventura ne parliamo
spesso (ad esempio trovate una bella pagina centrale staccabile sul
numero 6 del 2013). E oggi vi proponiam
o qui un micro-ricettario di
pietanze non comuni, m
a assolutamente da provare alla prim
a occa-sione in cui avrete un bel letto di braci a disposizione.
LO SPIED
ON
EQ
ualcuno lo
chia-m
a Kabob,
esiste in
tante varianti.
Molto gustoso, si-
curamente da pro-
vare, adatto anche quando cucinate per una Squadriglia (basta farlo bello lungo). O
c-corre qualche bistecca di m
anzo (o altra carne magra che vi piace),
qualche fetta di pancetta, peperoni, cipolle e pane. Il pane si taglia a fette e poi si preparano con tutti gli ingredienti dei pezzi approssi-m
ativamente tondi o quadrati di circa 6-8 cm
di lato o diametro. Si
infilano alternandoli su uno spiedo robusto che verrà messo a cuo-
cere in orizzontale sulle braci, appoggiato a due forcelle. Va girato spesso per farlo cuocere da tutti i lati e personalizzato con gli arom
i che preferite.
PATATE RIPIENE
Le patate (grandi) si prestano a una varietà enorm
e di ricet-te. Scavando un’intercapedine all’interno e riem
piendole si possono ottenere risultati de-gni di M
aster Chef. Noi vi pro-
poniamo uno dei tanti ripieni
possibili, ma al vostro gusto le varianti. D
unque dentro ci potete m
ettere un trito ottenuto con salsiccia, formaggio, pancetta, m
ollica di pane e un po’ della polpa di patata che avete scavato, sale e olio.