tecniche per l’Avventura 6 - TECNICHE...

8
tecniche per l’Avventura 6 - TECNICHE TRAPPER 16 glia, anch’esso ridot- to al necessario, può comodamente essere portato da tutti. Che anche la tenda può essere ridotta in peso e volume se i picchetti e anche i pali si preparano sul posto con un buon coltello. E se ci procuriamo una di quelle antiche tende senza fondo possiamo utilizzarla con mo- dalità e soluzioni molto flessibili. Che addirittura si può progettare di lasciarla a casa, la tenda, sosti- tuendola con alcuni teli e costruendo un buon rifugio. O addirittura si possono eliminare anche i teli! Forse è un po’ complicato per un intero campo di 10 o 15 giorni, ma per un’uscita sicuramente si può fare. E volendo cimentarsi in un’impresa di alto livello, perché non costruirsi una vera capanna ? La nostra è chiaramente una sfida. È la sfida che i trapper facevano ogni giorno con se stessi e con la natura. Una sfida che allena a trova- re soluzioni nuove e creative, a dimostrarsi capaci di avventure vere e non artificiali, a sperimentare sulla nostra pelle quante siano le cose che riteniamo indispensabili ma delle quali si può davvero fare a meno. E questa consapevolezza ci fa- ciliterà la vita, non solo al campo scout. Paolo Vanzini Illustrazioni di Irene Vettori, liberamente tratte dal “Manuale del Trapper” di Andrea Mercanti.

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tecnic

he p

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6 -

TECNIC

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RAPPER

16

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152

Il tr

apper

questo

sco

no

sciu

toSi sente spesso parlare del trap-per,

noi Scout

lo usiam

o per

descrivere attività

e tecniche.

Ma

sappiamo

esattamente

di chi stiam

o parlando o pensiamo

che dire “in uscita cuciniamo alla

trapper” sia un modo di definire

una cosa alla “Master chef” com

e cucina m

acrobiotica o altro?N

oi ci riferiamo al trapper com

e ad una persona che viveva in m

odo particolare e ben preciso. Solitam

ente era un esploratore del N

ord Am

erica, abituato a es-sere indipendente in ogni cosa facesse. I trapper nei loro spo-

stamenti portavano con sé solo ciò che potevano trasportare con le

loro forze, non c’era spazio per il superfluo.I vestiti di pelle venivano tessuti ad arte usando il cuoio degli anim

ali abbattuti per il loro sostentam

ento, i loro attrezzi venivano costruiti usando il legno, forgiando i m

etalli o usando la pietra.Avevano m

olte affinità di comportam

ento con gli Indiani d’Am

erica e condividevano con essi m

olte tecniche. Sapevano leggere le tracce e questo era loro utile durante una battuta di caccia, m

a era essen-ziale nel cercare di salvarsi la vita sfuggendo m

agari ad un predatore.O

doravano il vento come gli anim

ali e conoscevano l’aria così bene da sapere in anticipo se aspettarsi una torm

enta di neve o una piog-gia battente.Conoscevano l’arte della caccia e della pesca alla perfezione perché era l’unico loro m

odo di sfamarsi, sapevano cam

minare in una fore-

sta senza fare il minim

o rumore per non spaventare le prede e per

non essere scoperti dai nemici.

Erano in grado di costruire una canoa usando un tronco d’albero e riuscivano a costruire un rifugio talm

ente comodo e sicuro da non far

rimpiangere una confortevole casa di città.

Un c

am

po

da Tr

apper

Cosa possiamo intendere con “cam

peggiare da trapper”?Intanto com

inciamo da cosa N

ON

è campeggiare da trapper, rispon-

dendo a 5 semplici dom

ande.1.

Per andare al campo vengono usati autom

ezzi di trasporto pe-sante (furgoni o addirittura cam

ion)?2.

Il materiale delle Squadriglie viene portato,

almeno in parte, da m

ezzi di trasporto dei capi?

3. Portate da casa o com

unque vi fate consegnare sul cam

po qualche quinta-le di pali e assi?

4. Ci sono attrezzi m

almessi o non funzionanti

nella cassa di Squadriglia?5.

Chi parte per il campo ha uno zaino oltre i 70

litri più uno zainetto o borsone da ginnastica?Se a qualcuna di queste dom

ande hai risposto sì, allora probabilmen-

te non possiamo dire di essere di fronte a un vero cam

po trapper.Se avete seguito fin qui il nostro dossier, avrete capito qual è lo spiri-to dei pionieri, dei trapper originari. Prim

a di tutto l’autosufficienza, raggiungibile solo sapendo sfruttare e rispettare

ogni possibilità che la natura ci offre ed eliminan-

do tutto il superfluo.Saprete che alcuni attrezzi si possono produrre al cam

po, e molti altri si possono lasciare a casa

(soprattutto se non funzionano bene). Che molti m

etri di cor-da si possono sostituire con cavicchi, usando la tecnica del froissartage. Che le costruzioni necessarie com

e la cucina o il tavolo, m

a anche quelle solo estetiche come il portale o il

pennone per le bandiere, possono essere costruite utilizzan-do i m

ateriali del bosco. E che è permesso procurarsi m

ate-riale da costruzione in loco tagliando qualche albero se (e solo

se) l’operazione viene fatta in accordo e assieme al Corpo Forestale.

Che molto m

ateriale ingombrante può essere diviso e portato com

o-dam

ente, conoscendo alcuni metodi sem

plici per imballarlo, a patto

che ciascuno abbia ridotto il suo zaino all’essenziale, in modo da ave-

re un carico sostenibile in peso e volume. Che preparando sacche

robuste al posto di un’ingombrante cassa, il m

ateriale della Squadri-

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314

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inge

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ampo

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134

Muo

ver

si n

ella n

atu

ra e

o

rie

nta

rsi. s

eg

ni d

i pis

taO

rientarsi significa saper raggiungere una meta, non perdersi e sapere sem

pre in che direzione si trova il Nord.La bussola è certam

ente il metodo più sem

plice per orien-tarsi: con il suo ago m

agnetico indica il Nord m

agnetico, che si discosta da quello geogra-fico di un angolo detto angolo di declinazione.Senza bussola, di giorno, ci si può orientare con l’aiuto del sole: a m

ezzogiorno il Sole è a Sud, alle 6:00 è a Est, alle 18:00 a O

vest.Di notte sono le stelle che aiutano: è la stella

Polare (si trova a una distanza dall’Orsa M

aggiore pari a cinque vol-te l’intervallo che separa le due stelle più in basso della costellazione, nella direzione che si ottiene prolungando la linea che unisce queste due stella) che indica il Nord.O

rientarsi osservando gli alberi? È vero che spesso il muschio

cresce prevalentemente sul lato esposto a Nord, m

a questa non è una regola fissa.M

a orientarsi significa anche osservare attentamente tutto ciò che ci circon-

da nella natura e ricordare i particolari per poi ritrovare la strada: il letto di un fium

e, un vecchio albero, una fossa…Anche se è nota la direzione del Nord, è fondam

entale sapere raggiungere la m

eta e conoscere la conformazione del territorio in cui ci si m

uove. Avere una cartina con sé, e saperla leggere, è il prim

o passo per un buon orientam

ento.E quando ci si m

uove, c’è una frase molto bella, di un am

ico di B.-P., che biso-gna tenere sem

pre a mente:

“In un caso come nell’altro è bene ricordarsi che si lascia sem

pre qualche tipo di traccia; e quindi, volgendo i propri passi nella giusta direzione potete indirizzare bene anche coloro che vi seguono.” (Albert Pearson, 1923)

Gli Scout, per segnare un percorso, utilizzano spesso dei simboli: i segni di pi-

sta. Anche in questa tecnica scout è bene seguire alcune regole: i segni di pista si m

ettono sul lato sinistro della pista, in modo che non attirino l’attenzione di

altri passanti e devono essere preparati con materiali naturali.

Pr

Et-A

-trappeur

La capacità dei trapper (o “trappeur” alla francese, com

e nel titolo) di trascorrere lunghi periodi im-

mersi nella natura più selvaggia, sfruttando ogni ri-

sorsa naturale assieme a pochi ed essenziali elem

en-ti “artificiali” (soprattutto utensili) ci fornisce alcune interessanti osservazioni sul nostro abbigliam

en-to da cam

po. Come per ogni aspetto della sua

vita, lo scopo del trapper è principalmente di

andare all’essenziale. E qual è la funzione es-senziale dell’abbigliam

ento? Facile: riparare il nostro corpo dal freddo, dal sole e dall’um

idità. Fare colpo sul vicino di tenda o sulla C.Sq. delle Pantere non lo consideriam

o essenziale.O

ggi non pensiamo di produrre abiti al cam

po andando a caccia, tosando pecore o filando lino. A

bbiamo una tale gam

ma di possibilità, tra capi

d’abbigliamento tecnici e tessuti ad alta tecno-

logia, che non abbiamo più bisogno di inventare

nulla. Ma certo conoscere le caratteristiche dei tes-

suti e che tipo di capi d’abbigliamento fanno più co-

modo per cam

minare o per dorm

ire esposti al freddo o alla pioggia è il punto di partenza per riportare i nostri m

ateriali all’essenziale.Per esem

pio, i tessuti non sono tutti uguali. Esistono le fibre naturali di origine anim

ale (limitiam

oci ai tanti tipi di lana, visto che seta e angora non sono propriam

ente da campo) che hanno una spiccata capacità di trattenere

il calore e quindi utili per proteggerci dal freddo. Le fibre naturali vegetali (lino, cotone, canapa - m

a oggi anche bamboo e alghe m

arine - ecc.) invece sono leggere e m

olto traspiranti, ottime per affrontare am

bienti caldi. Poi en-triam

o nello sconfinato mondo delle fibre artificiali (derivate dalla cellulosa,

come la viscosa e l’acetato) e sintetiche (derivate del petrolio com

e acrilico, elastan, poliam

midi com

e il nylon, poliesteri come il Pile ecc.). A differenza di

quelle artificiali, molte fibre sintetiche hanno qualità interessanti dal punto

di vista dell’isolamento term

ico, dell’imperm

eabilità, formano tessuti leggeri,

resistenti e che non si imbibiscono d’acqua. Infine abbiam

o gli ultimi ritrovati

che non sono nemm

eno composti da fibre m

a da mem

brane microporose.

Permettono la m

assima im

permeabilità all’acqua conservando un alto livello

di traspirazione (come il celebre G

ore-Tex® e simili).

^ `

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512

PRIM

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IPA

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Biso

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tutt

o il

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ro d

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empr

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ate

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si p

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assa

veg

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sist

e, o

ppur

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n-ta

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vos

tra

cura

su

dove

ven

gono

spa

zzat

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a le

fogl

ie, o

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etti

legg

eri.

Capi

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a do

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offia

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ro t

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IL N

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er-

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trito

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chi o

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i, va

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pu

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I seg

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a, p

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mez

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natu

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116

tracce d

i viTa n

el b

osco

Quando entriam

o in un bosco, bisogna fare attenzione a non rovinare gli equilibri dell’am

biente che ci ospita. Da ospiti cortesi bisogna

rispettare la natura e il silenzio dei luoghi per ascoltare ciò che la natura stessa ha da raccontarci. E se si osserva in silenzio il territo-rio, è possibile fare scoperte indim

enticabili. Osservare gli anim

ali in libertà è difficilissim

o poiché percepiscono il mini-

mo m

ovimento e tendono a scappare. O

gni specie vive in un territorio privato, con confini ben

delineati da escrementi (com

e fanno i m

amm

iferi) o segnalati agli intrusi con il canto, com

e usano gli uccelli.M

a ogni piccolo indizio cui si presta attenzione può aiutare a capire se si è vicini a un ani-

male selvatico. Seguire le tracce non è

solo seguire le orme: è trovare peli e

piume a terra oppure im

pigliati nei cespugli o nei rami degli alberi; è seguire

le scie lasciate nel passaggio degli animali nell’erba o nella neve; seguire i re-

sti di ciò che gli animali m

angiano (gusci di noci, nocciole, castagne, uova) e anche…

gli escrementi! D

agli escrementi è possibile capire qualcosa del regi-

me alim

entare degli animali e del loro stato di salute. Soprattutto in inverno,

poi, è facile osservare tracce di denti sui tronchi teneri degli alberi, rosicchiati alla ricerca di nutrim

ento da diverse specie. Resti vegetali, piume, e piccole

porzioni di ossa si possono trovare dove gli uccelli mangiano più spesso. U

n ottim

o indizio sono i nidi o le uova. Attenzione, però, a non toccare nulla e a lim

itarsi a osservare.Q

uando si seguono le tracce bisogna muoversi con discrezione, non fare ru-

more o m

ovimenti che potrebbero m

ettere in fuga gli animali.

Occorre creare il silenzio, essere pazienti, saper aspettare. Ed è divertente

e appassionante scorgere le impronte degli anim

ali, seguirne le tracce fino a scovarne la tana, capire di che anim

ale si tratta, disegnarle, documentare il

linea imm

aginaria del terreno che unisce appunto questi due pali genererà la griglia o gabbia: essa è form

ata da altri pali sem-

pre poggiati (e possibilmente fissati con il

cordino) all’asse di colmo e piantati a ter-

ra (quindi paralleli ai due pali diago-nali iniziali); ad essi si intrecciano altri

pali paralleli invece all’asse di colmo.

Se siamo sfortunati e non abbiam

o cor-dino, per i pali iniziali da piantare in terra

potremm

o cercare e scegliere dei pali le cui estremità superiori

offrono delle forcelle in cui adagiare l’asse di colmo .

È per l’appunto la mezza tenda aperta, m

a possiamo, costruire aven-

do lo spazio e il tempo anche l’altra parte di tetto/parete.

TETTO E PA

RETIPuò essere un telone o una griglia di ram

i e fogliame.

Nel prim

o caso, lo ripetiamo: telone

sempre ben teso, con angolo a 45° e

che sia al massim

o della possibilità di copertura.N

el caso in cui si abbia la possibilità di appoggiarsi ad un m

uro (o ad una parete rocciosa) e da qui far scendere la parete, se fra il m

uro e il telone resta spazio, chiudetelo anche in que-sto caso con ram

i frondosi ben fitti e foglie ben compattate.

Per la griglia di pali, da riempire con ram

i e foglie, poniamo attenzione

al peso. I pali infatti della struttura devono infatti reggere un quanti-tativo ben nutrito di elem

enti di copertura.I ram

i e le foglie devono essere ben sovrapposti anche più volte, co-m

inciamo dal basso a poggiare le fronde, così da favorire, in caso di

pioggia, lo scorrere dell’acqua sul ramo inferiore.

Sempre in caso di pioggia: se avvertite nell’aria o notate in cielo se-

gnali di pioggia, oltre a ispessire tetto o pareti con rami e foglie, non

disdegnate di scavare delle canalette di protezione e raccolta dell’ac-qua per farla m

eglio defluire.

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710

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mo

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98

Vanno richiuse col loro coperchio (eventualmente fissatelo con un

paio di bastoncini) e cotte ponendole sotto la cenere con la loro pelle e m

angiate aprendo il coperchio e… scavando. La cottura è piuttosto

lunga, dipende molto dalla dim

ensione delle patate. Può volerci an-che un’ora, m

a ne vale assolutamente la pena.

PETTO D

I POLLO

ARO

MATICO

Un petto di pollo intero può essere

aperto “a libro” nella parte centrale dopo aver elim

inato le ossa. A que-

sto punto si può aromatizzare con

un trito a base di aglio, prezzemolo,

salvia e rosmarino, am

algamati con

un po’ di succo di limone, olio, sale e

pepe. Questo trito si inserisce all’in-

terno, poi si richiude e si cosparge anche all’esterno. Il m

odo più sem-

plice per cuocerlo è accartoccian-dolo in un foglio di allum

inio, che pur non essendo da “puristi” è un sistem

a pratico, da considerare nelle nostre dotazioni standard per la cucina trapper. Chi volesse può cim

entarsi con il metodo antico:

un cartoccio di carta (non stampata) m

esso sotto la cenere, isolato perfettam

ente dall’aria affinché la carta non bruci. Il cartoccio deve rim

anere sotto le braci per almeno 20-30 m

inuti.

SALSICCE CO

N PA

NCETTA

E FORM

AG

GIO

Gli ingredienti sono nel titolo, le

salsicce devono essere piuttosto grosse. Vanno tagliate in senso longitudinale,

non com

pleta-m

ente. A questo punto vanno

farcite con pezzetti di formaggio,

richiuse e “sigillate” avvolgendo-vi intorno la pancetta, che va fissata con due piccoli bastoncini. A

questo punto la salsiccia con sorpresa si cuoce su uno spiedino, e se la vostra brace funziona bene in 15-20 m

inuti è pronta.

Paolo Vanzinidisegni di N

oemi G

ugliotta

Che

co

sa b

olle…

sulla

br

ace?

Parlando delle tecniche care (e utili) al trapper, non si può certo tra-lasciare quelle legate alla preparazione del cibo. Su questo tem

a ab-biam

o tutti una certa esperienza, anche se spesso poi ci limitiam

o alle basi (spiedini e salsicce). A

nche noi di Avventura ne parliamo

spesso (ad esempio trovate una bella pagina centrale staccabile sul

numero 6 del 2013). E oggi vi proponiam

o qui un micro-ricettario di

pietanze non comuni, m

a assolutamente da provare alla prim

a occa-sione in cui avrete un bel letto di braci a disposizione.

LO SPIED

ON

EQ

ualcuno lo

chia-m

a Kabob,

esiste in

tante varianti.

Molto gustoso, si-

curamente da pro-

vare, adatto anche quando cucinate per una Squadriglia (basta farlo bello lungo). O

c-corre qualche bistecca di m

anzo (o altra carne magra che vi piace),

qualche fetta di pancetta, peperoni, cipolle e pane. Il pane si taglia a fette e poi si preparano con tutti gli ingredienti dei pezzi approssi-m

ativamente tondi o quadrati di circa 6-8 cm

di lato o diametro. Si

infilano alternandoli su uno spiedo robusto che verrà messo a cuo-

cere in orizzontale sulle braci, appoggiato a due forcelle. Va girato spesso per farlo cuocere da tutti i lati e personalizzato con gli arom

i che preferite.

PATATE RIPIENE

Le patate (grandi) si prestano a una varietà enorm

e di ricet-te. Scavando un’intercapedine all’interno e riem

piendole si possono ottenere risultati de-gni di M

aster Chef. Noi vi pro-

poniamo uno dei tanti ripieni

possibili, ma al vostro gusto le varianti. D

unque dentro ci potete m

ettere un trito ottenuto con salsiccia, formaggio, pancetta, m

ollica di pane e un po’ della polpa di patata che avete scavato, sale e olio.