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TARTAMICHE

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TARTAMICHE

In una piccola città, di nome Piffycity, abitavano due amici, Laura e Gianni, che un

pomeriggio d’estate trovarono nel parco una tartaruga, nascosta in un cespuglio, e la

chiamarono Piffy, dal nome della città.

I due amici si incontravano spesso nel parco. Un giorno di questi Laura era seduta su una

panchina e fissava le lancette del suo orologio, perché il suo amico non era ancora arrivato.

Era quasi buio e la ragazza doveva tornare a casa. Mentre stava per andarsene,

all’improvviso, arrivò Gianni con una brutta notizia: Piffy era sparita, risucchiata all’interno di

un magico videogioco, che il ragazzo aveva trovato nel parco poco tempo prima. Gianni e

Laura erano molto affezionati a Piffy, che riconoscevano per la piccola macchia bianca sul

carapace.

Il giorno seguente i due amici, preoccupati, raggiunsero il parco, dove provarono ad entrare

nel videogioco e riportare indietro la loro amica. Arrivati a destinazione presero il dispositivo

magico e cominciarono a premere tutti i pulsanti senza nessun risultato. Era tutto inutile! E

mentre pensavano di non poter più vedere la piccola tartaruga, Laura si appoggiò per errore

sul gioco e, dopo aver sentito “tac”, un vortice magico, luminoso, con tante scintille, avvolse

i due amici e li trasportò sulla spiaggia di un paese dal buffo nome, Naso.

Laura vide da lontano una tartaruga, pensò fosse Piffy e di corsa si avvicinò. La ragazza si

accorse che sul carapace non c’era la macchia che la caratterizzava. Non era Piffy e ne

ebbe conferma quando la sentì parlare: “Ciao, sono Cona, chi cercate?”. Gianni subito

rispose: “Cerchiamo la nostra tartamica Piffy!” Cona non poteva crederci, Piffy era la

tartaruga rapita da un poeta nasitano. Quest’ultimo, spiegò Cona, sognava periodicamente

Achille, che si sforzava di superare una tartaruga. Il poeta non capiva come una persona

tanto veloce potesse non superare un animale così lento. Sembrava una maledizione! Un

incubo, che il paese di Naso conosceva bene e che aveva disturbato generazioni di poeti.

Cona suggerì ai due ragazzi la possibile soluzione, da comunicare al poeta una volta

incontrato, e indicò loro la strada da percorrere in quella splendida giornata di sole d’agosto.

Grazie alla segnaletica e alle indicazioni della nuova tartamica, arrivarono di fronte

all’abitazione del poeta. Entrati videro subito Piffy e l’uomo che l’aveva rapita! Il poeta

disperato disse: “Non potete prenderla, mi toglierete la serenità, comincerò con i soliti incubi

terrificanti.”

I due ragazzi, aiutati dai preziosi consigli di Cona, chiarirono all’uomo che la vera

motivazione per cui non poteva raggiungere nel sogno la tartaruga era che il filosofo

Zenone, per non far dimenticare il suo paradosso, lo aveva immortalato nei sogni di alcuni

poeti.

Solo con il ritorno in vita del filosofo, il giorno della festa del patrono, San Cono, tutto si

poteva risolvere. Zenone doveva rivivere per un’ora nella cripta del santo. Il 31 agosto, alle

23:59, si ritrovarono tutti e cinque, Laura, Gianni, Piffy, il poeta e Cona, nella cripta e

ripeterono in coro: “Zenon - Zenon - no-no-no-Ze- Ze-Zenon”.

Alle 24:00 ecco Zenone! Il poeta tirò un sospiro di sollievo. I due ragazzi avevano portato

un video, con la presentazione della professoressa di matematica, che illustrava in modo

dettagliato il motivo per il quale Achille non solo poteva raggiungere, ma superare la

tartaruga. Zenone continuava a ripetere che tutto è relativo. A questo punto Cona, poiché

era quasi l’una e il filosofo stava per scomparire gli chiese: “Il paradosso è valido pure per

le gare di nuoto?” E Zenone: “Certamente!”

Non restava altro che riproporre periodicamente una gara, “Paradoxes Race”, nelle acque

del mare di Ponte Naso, tra Cona e il più bel giovane del posto. Zenone accettò e sparì. Il

poeta, i due ragazzi e Piffy ringraziarono la nuova tartamica. Da quel momento tutti i poeti

potevano dormire sonni tranquilli.