Taranto a metà

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NOVEMBRE 2012 / La nuova ecologia 23 primo piano Taranto il tempo passa, le soluzioni latitano e la polvere rossa resta nell’aria. Neanche la nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l’Ilva apre la strada alla ricon- versione dell’acciaieria verso una produzione sostenibile. L’Aia riesaminata e presen- tata dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, lo scorso 18 ot- tobre in Conferenza dei servizi non sembra, infatti, risolvere i problemi causati dal polo sideru- rgico. In particolare, non impone l’adozione di filtri a tessuto per l’agglomerato, uno degli impi- anti più inquinanti, e rinvia la scelta ad un successivo studio di fattibilità. Rimanda inoltre di venti mesi lo stop per il rifaci- mento dell’altoforno 5, non pre- scrive misure di abbattimento delle emissioni delle cokerie e per lo spegnimento a secco del coke. Rinvia inoltre l’adozione di mis- ure per la gestione dei rifiuti e delle acque reflue dell’acciaieria. «Seppure questa nuova Aia pre- senti alcuni passi avanti impor- tanti rispetto al passato, non pos- siamo accettarne l’incompletezza e il fatto che rimandi a momenti successivi la definizione di alcu- ne soluzioni – è il commento di Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente – La chiusura dell’altoforno 5 non può essere posticipata di venti mesi. E poi manca la previsione di chiusura immediata di alcune batterie delle cokerie e di alcuni altiforni, in evidente e inaccettabile dif- formità con le prescrizioni della magistratura». Ma gli aspetti negativi non finiscono qui: «Tre anni per la copertura dei parchi minerali sono un tempo ecces- sivamente lungo. E la riduzione della produzione di acciaio è un imperativo necessario a limitare le emissioni inquinanti in atmos- fera e nel mare – continua Ste- fano Ciafani – Bisogna adeguare la nuova autorizzazione a tutte le prescrizioni che la procura ha imposto all’azienda con il seques- tro dell’impianto di fine luglio». Un sequestro richiesto per porre fine a un’emergenza am- bientale e sanitaria in atto da anni, come confermano gli ultimi drammatici dati sulla salute dei cittadini tarantini presentati lo scorso 22 ottobre dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, finora assente da tutti i tavoli is- tituzionali sull’emergenza. I dati del progetto Sentieri dell’Istituto superiore di sanità, che studia l’impatto sulla salute delle zone inquinate – riferiti al periodo 2003-2009 e confrontati a quelli del periodo 1995-2002 – indicano un peggioramento della situazi- Taranto a metà Tempi lunghi e prescrizioni deboli. La nuova Aia delude le aspettative. Ma i dati dell’Istituto superiore di sanità ribadiscono che l’Ilva ammala la città A di Francesco Loiacono one a Taranto ris- petto al resto della provincia, con un aumento del 30% per tutti i tumori negli uomini (60% per il linfoma di Hodgkin, più del 100% per il meso- telioma e i tumori maligni del rene) e del 20% per le don- ne (oltre l’80% per il tumore all’utero e il 100% per quello allo stomaco). Cifre allarman- ti che confermano quanto tempo si sia già perso, spin- gendo il ministro della Salute ad annunciare un piano sanitario straordinario e a promettere che l’Aia sarà rivista nel caso il quadro ambientale dovesse ulte- riormente peggiorare. Balduzzi, dunque, promette la revisione di un atto già “revisionato”. L’Autorizzazione integrata ambi- entale presentata a ottobre, infat- ti, sostituisce quella rilasciata ad agosto 2011 dal ministro Stefania Prestigiacomo e giudicata troppo permissiva verso la proprietà dell’Ilva. Fare di più, quindi, era d’obbligo. «Il riesame dell’Aia per l’Ilva – aggiunge Lunetta Franco, presidente del circolo tarantino di Legambiente – avrebbe dovuto tenere maggiormente conto delle legittime aspettative dei cittadini esasperati dalla situazione sani- taria e ambientale». Autunno e inverno, dopo un’estate bollente, si presentano insomma molto caldi in riva allo Ionio. Mentre la riconversione dell’acciaieria stenta a partire. n Lunetta Franco, presidente del circolo Legambiente di Taranto FOTO: © SQUILLANTINI/ IMAGOECONOMICA

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Tempi lunghi e prescrizioni deboli. La nuova Aia delude le aspettative. Ma i dati dell'Istituto superiore di sanità ribadiscono che l'Ilva ammala la città

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novembre 2012 / La nuova ecologia 23

primopiano

Taranto il tempo passa, le soluzioni latitano e la polvere rossa resta nell’ar ia. Neanche la nuova Autorizzazione

integrata ambientale (Aia) per l’Ilva apre la strada alla ricon-versione dell’acciaieria verso una produzione sostenibile.

L’Aia riesaminata e presen-tata dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, lo scorso 18 ot-tobre in Conferenza dei servizi non sembra, infatti, risolvere i problemi causati dal polo sideru-rgico. In particolare, non impone l’adozione di filtri a tessuto per l’agglomerato, uno degli impi-anti più inquinanti, e rinvia la scelta ad un successivo studio di fattibilità. Rimanda inoltre di venti mesi lo stop per il rifaci-mento dell’altoforno 5, non pre-scrive misure di abbattimento delle emissioni delle cokerie e per lo spegnimento a secco del coke. Rinvia inoltre l’adozione di mis-ure per la gestione dei rifiuti e delle acque reflue dell’acciaieria. «Seppure questa nuova Aia pre-senti alcuni passi avanti impor-tanti rispetto al passato, non pos-siamo accettarne l’incompletezza e il fatto che rimandi a momenti successivi la definizione di alcu-ne soluzioni – è il commento di Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente – La chiusura dell’altoforno 5 non può essere posticipata di venti mesi. E poi manca la previsione di chiusura immediata di alcune batterie delle cokerie e di alcuni altiforni, in evidente e inaccettabile dif-formità con le prescrizioni della magistratura». Ma gli aspetti negativi non finiscono qui: «Tre anni per la copertura dei parchi

minerali sono un tempo ecces-sivamente lungo. E la riduzione della produzione di acciaio è un imperativo necessario a limitare le emissioni inquinanti in atmos-fera e nel mare – continua Ste-fano Ciafani – Bisogna adeguare la nuova autorizzazione a tutte le prescrizioni che la procura ha imposto all’azienda con il seques-tro dell’impianto di fine luglio».

Un sequestro richiesto per porre fine a un’emergenza am-bientale e sanitaria in atto da anni, come confermano gli ultimi drammatici dati sulla salute dei cittadini tarantini presentati lo scorso 22 ottobre dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, finora assente da tutti i tavoli is-tituzionali sull’emergenza. I dati del progetto Sentieri dell’Istituto superiore di sanità, che studia l’impatto sulla salute delle zone inquinate – riferiti al periodo 2003-2009 e confrontati a quelli del periodo 1995-2002 – indicano un peggioramento della situazi-

Taranto a metàTempi lunghi e prescrizioni deboli. La nuova Aia delude le aspettative. ma i dati dell’Istituto superiore di sanità ribadiscono che l’Ilva ammala la città

A di Francesco Loiacono

one a Taranto ris-petto al resto della provincia, con un aumento del 30% per tutti i tumori negli uomini (60% per il linfoma di Hodgkin, più del 100% per il meso-telioma e i tumori maligni del rene) e del 20% per le don-ne (oltre l’80% per il tumore all’utero e il 100% per quello allo stomaco).

Cifre allarman-ti che confermano quanto tempo si sia già perso, spin-

gendo il ministro della Salute ad annunciare un piano sanitario straordinario e a promettere che l’Aia sarà rivista nel caso il quadro ambientale dovesse ulte-riormente peggiorare. Balduzzi, dunque, promette la revisione di un atto già “revisionato”. L’Autorizzazione integrata ambi-entale presentata a ottobre, infat-ti, sostituisce quella rilasciata ad agosto 2011 dal ministro Stefania Prestigiacomo e giudicata troppo permissiva verso la proprietà dell’Ilva. Fare di più, quindi, era d’obbligo. «Il riesame dell’Aia per l’Ilva – aggiunge Lunetta Franco, presidente del circolo tarantino di Legambiente – avrebbe dovuto tenere maggiormente conto delle legittime aspettative dei cittadini esasperati dalla situazione sani-taria e ambientale».

Autunno e inverno, dopo un’estate bollente, si presentano insomma molto caldi in riva allo Ionio. Mentre la riconversione dell’acciaieria stenta a partire. n

Lunetta Franco, presidente del circolo Legambiente di Taranto

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