TAM TAM: Il distretto culturale nella Valle di Segni

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Il Distretto Culturale nella Valle dei Segni In questo numero: Arte e Impresa Turismo, una nuova sfida Nel mondo dell’UNESCO Spazio giovani Ascanio Celestini, testimonial di Tam Tam

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Magazine del Distretto Culturale di Valle Camonica, Numero 2 ANNO 2011

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Il Distretto Culturalenella Valle dei Segni

In questo numero:

Arte e Impresa

Turismo, una nuova sfida

Nel mondo dell’UNESCO

Spazio giovani

Ascanio Celestini, testimonial di Tam Tam

Non esiste qualcunoche produce cultura

e qualcun altro che la consuma.

La cultura è l’insieme delle cose

che facciamo e delle relazioni.

Ascanio Celestini

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Il Distretto Culturalenella Valle dei Segni

In questo numero:

Arte e Impresa

Turismo, una nuova sfida

Nel mondo dell’UNESCO

Spazio giovani

Ascanio Celestini, testimonial di Tam Tam

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2 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Troppi luoghi comuni dipingono la Valle Camonica come una valleproblematica, frazionata in tante iniziative “campanilistiche”, pococonosciuta.Partendo comunque da tali presupposti il Distretto Culturale halavorato, tanto, nei due anni trascorsi e sta continuando a lavorare: la valle comincia ad essere conosciuta, si stanno costruendo basioggettive per fattibili proposte turistiche con adeguata segnaletica, con itinerari realmente proponibili, con reti di informazione ecollaborazione.Forti progetti culturali giungono in questi giorni a conclusione, mentresi sta costruendo aperto_2011; il Sistema Bibliotecario è una realtàattiva e propositiva, il Sistema Museale sta acquisendo un profilo di altolivello. Tanti giovani (più di un centinaio) gravitano attorno alle diverseiniziative, costituendo il vero cuore pulsante del Distretto Culturale. Tutti dobbiamo imparare ad avere fiducia nei nostri giovani, disponibilinel contempo ad essere al loro fianco in progetti futuri diimprenditorialità turistico-culturale; dobbiamo saperli ascoltare perché ilrapporto con loro sia davvero un arricchimento reciproco.Il primo numero di Tam Tam è stato presentato anche nelle scuole e ladistribuzione continuerà con questo e con i prossimi numeri.È importante che la rivista venga sfogliata, letta, magari criticata: le osservazioni ed i suggerimenti sono sempre utili, per ognuno di noi!Credo che il vero arricchimento culturale passi soprattutto dalconfronto, dall’ascolto, dal dialogo, dalla ricerca.Ho la fortuna, nel mio ruolo di Presidente del Distretto Culturale, diconoscere dall’interno il fervore, l’entusiasmo, l’impegno profusi nellacomplessa gestione dei progetti, la precisione e la competenza nellostilare puntuali rendicontazioni per Fondazione Cariplo, la fatica nelcoordinare tante, in alcuni momenti troppe, iniziative, tutte belle,interessanti, irrinunciabili. Quindi, nei momenti in cui gli impegni si fanno pressanti e il temposembra correre troppo veloce, mi piace pensare che i luoghi comuni, acui accennavo all’inizio, possano essere sfatati, che valga la pena, pertutti, di continuare ad impegnarci, credendoci: credendo nella nostravalle, in un efficace lavoro condiviso, davvero in rete tra le diverse realtàsocio-culturali, in risultati ormai vicini.Grazie a tutti coloro che hanno offerto il loro contributo per lapubblicazione di questo secondo numero di Tam Tam (grazie agliintervistati ed agli intervistatori, ai coordinatori dei progetti, allaresponsabile della comunicazione, a tutti i collaboratori, allo staff disegreteria). Al termine della lettura di questo secondo numero dellarivista del Distretto Culturale sono sicura che ogni lettore desidererà dirloro grazie.

Simona FerrariniPresidente del Distretto Culturale di Valle Camonica

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Tre anni sono pochi per misurarenel concreto i risultati di unprocesso di trasformazione di unterritorio. Un territorio, quellodella Valle Camonica,particolarmente ricco ecomplesso, attraversato da tutti ifenomeni della società moderna -la globalizzazione, l’esplosionedelle tecnologie, la perdita dipunti di riferimento - eppure cosìlegato alla propria storia, allapropria forte identità eautonomia.

Il Distretto Culturale si apprestaad entrare nel terzo anno dellapropria vita e si assumel’impegno di dimostrare che laValle Camonica può trovare unasua prospettiva di sviluppo, apartire dalla valorizzazione delleproprie risorse territoriali, tra lequali certamente c’è il suo grandepatrimonio culturale.

Quindi il Distretto punterà sututte quelle azioni in grado ditrasformare le risorse e le attivitàculturali in spazi di promozioneeconomica, sociale,

occupazionale. E dovrà farlomantenendo sempre il tono chegli è proprio: la qualità dellaproposta, la partecipazione delterritorio, il coinvolgimento deigiovani.

Il Distretto ha finora affrontato ilproprio impegno piùpropriamente “culturale”: hacostruito prodotti e percorsinuovi, ha sostenuto la propostaculturale della Valle, ha messo adisposizione del territorio risorsee professionalità. Per questopossiamo dire che il Distretto, finora, ha giocato in casa.

In quest’anno che rimane, dopoaver approntato gli strumenti necessari, il Distretto affronteràalmeno tre difficili partite in tra-sferta: sul campo del turismo,dove il Distretto darà il propriocontributo per costruire un pro-getto comprensoriale, attraversouna nuova identità turistica delterritorio, con una nuova organiz-zazione degli uffici informativi, ilriordino della segnaletica stra-dale, una nuova attività formativa

e informativa; sul campo dell’im-presa, promuovendo azioni per ilsostegno e l’accompagnamentoalla nascita di nuove imprese creative, che possono anche aiu-tare il territorio a risolvere alcunidei suoi problemi più urgenti; sulcampo dell’innovazione, favo-rendo l’utilizzo delle nuove tecno-logie e dei nuovi strumenti perrafforzare le dotazioni del territo-rio e renderlo pronto alle sfidedel domani.

Si vincerà? Non lo possiamo dire,adesso. E probabilmenteneanche tra un anno. La Valle Camonica sta cercandodi uscire dalle difficoltà con unaproposta forte e innovativa, chenecessita di tempi di crescita ematurazione. Gli Enti che partecipano alprogetto sono impegnati adimostrare che un progettoculturale può diventare unpercorso di sviluppo, un processodi cambiamento. E questo impegno chiamaall’appello tutta la comunitàvalligiana.

Distretto Culturale di Valle Camonicaun laboratorio per l’arte e l’impresa

Sergio Cotti PiccinelliDirettore del Distretto Culturale di Valle Camonica

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Importanti passaggi e deleghein Comunità Montana di ValleCamonica, dove di recente ilPresidente Corrado Tomasi hadeciso di assegnarel’assessorato al Turismo aSimona Ferrarini, giàAssessore alla Cultura nellostesso ente sovracomunale epresidente del nostro DistrettoCulturale.“Conoscevo già le iniziativelegate al turismo perché conl’Assessore uscente c’è statoun rapporto di collaborazionee condivisione” - spiegaSimona Ferrarini. “Questo nuovo incarico èquindi un modo per portareavanti un lavoro già condivisoin passato, e allo stesso tempoper rafforzare gli obiettivituristici che anche il DistrettoCulturale sta perseguendo.Accorpare il turismo allacultura è un modo perevidenziare come in ValleCamonica il turismo possaessere anche culturale”.

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Andrea Richini

Maura Serioli

Il Turismo, nuovo assessorato per il Presidente Ferrarini

Il Distretto Culturale di Valle Camonica lancia la sfidadel turismo, per promuovere ambiente e culturasecondo un’unica filosofia: valorizzare il territoriosenza farsi scoraggiare dalle difficoltà.

Tra le numerose sfide che il Di-stretto Culturale ha intrapreso nelsuo percorso di valorizzazione delterritorio di Valle Camonica sicura-mente una tra le più avvincenti èquella legata al turismo. Questasfida si è subito concretizzata nellavolontà di rilanciare la proposta tu-ristica attraverso un’immagine co-ordinata e una gestione strutturatadel territorio e della sua offerta,secondo una modalità moderna,dinamica e funzionale. Un obietti-vo molto ambizioso, al quale valesicuramente la pena lavorare, allaluce dell’enorme patrimonio arti-stico, naturalistico e culturale diuna vallata alpina che, contraria-mente a quanto si può pensare,non ha subito nell’ambito dellafruizione turistica una decrescitacosì marcata come in altre localitàmontane limitrofe.La situazione è decisamente cam-biata rispetto ai picchi storici delperiodo compreso tra gli anni ‘50 e‘60, quando l’intera Valle conobbeuna discreta prosperità. I dati at-tuali non sono comunque allar-manti, anche se oggi l’offerta turi-stica camuna risulta troppo diversi-ficata e frammentaria per essereproposta in un pacchetto promo-zionale, e proprio l’estrema ric-chezza del territorio gioca in realtàa suo sfavore. Il turismo si concen-tra sostanzialmente attorno a duepoli di attrazione, in bassa ValleCamonica Boario Terme e Ponte diLegno in alta Valle, luoghi in mezzoai quali si fatica a trovare meteadatte al turismo contemporaneo.Ne sono naturalmente un’eccezio-ne le incisioni rupestri, che però ri-mangono per lo più legate all’am-

bito delle gite scolastiche.“In realtà non c’è bisogno di in-ventare nulla di nuovo - sostieneCarlo Zani, responsabile Uffici Tu-ristici del Distretto. Tutto quantodi turisticamente sfruttabile in Val-le Camonica è praticamente giàpresente sul territorio. Si trattasolo di valorizzare questi prodotti,o anche solo di recuperarli e diaggiornarli, creando dei pacchettiche possano essere condivisi emessi a sistema. La Valle offre infi-nite opportunità per un certo tipodi turismo. Certo, forse non saràquel turismo di massa con miglia-ia di famiglie che vanno in spiag-gia tutte assieme, ma è comun-que una fetta di mercato daesplorare e da coinvolgere. Sola-mente sfruttando quanto già esi-stente si potrebbe tranquillamen-te coprire circa il 20-30% del pro-getto di fruizione turistica. Ci sono moltissime proposte giàesistenti o già avviate. Magari al-cune sono state abbandonate easpettano solo di essere riscoper-te: ne sono un esempio la pista ci-clabile della Valle Camonica o l’Ip-povia Adamello - Garda, ma sonoalmeno una decina i progetti pron-ti ad essere recuperati. Basterebbepartire con almeno due o tre pro-poste e poi costruirvi sopra tuttal’offerta. Se poi è vero che in Vallemancano le strutture alberghiere,è vero anche che vi sono invecemoltissime case vacanza che siadattano ancor meglio alle esigen-ze di quei turisti, soprattutto stra-nieri, che percorrono grandi di-stanze a piedi o in bicicletta. Que-sto è il range di utenza a cui la Val-le Camonica deve puntare.”

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Giampietro Moraschetti

Così il territorio diventa “brand”

Le strategie di comunicazione sono fondamentali nel processo disviluppo turistico di un territorio. Per questo motivo il DistrettoCulturale di Valle Camonica ha promosso l’ideazione di un nuovomarchio ed uno slogan per rappresentare l’identità della Valle:Valle Camonica, la valle dei segni.Un marchio riconoscibile, unico, che permetterà alla ValleCamonica di connotare la propria offerta turistica per ilmercato italiano ed estero. L’incarico di elaborare ilmarchio “camuno” è stato affidato allo studio MagutDesign, l’agenzia di comunicazione autrice del logo delDistretto.

Lodovico Gualzetti di Magut Design così presenta il logo: “Siamopartiti dal logo del Distretto, il sasso inciso, e lo abbiamo coniugato nei termini della comunicazione turistica. Abbiamo inoltre lavoratosull’integrazione del testo con il segno, costruendo su Valle Camonicale stesse tipologie formali della pietra incisa. Abbiamo mantenuto l’idea grafica e personalizzato “Valle Camonica”,in questo modo anche il logotipo ha una sua originalità ericonoscibilità.

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Quali sono le riflessioni che hanno orientato la realizzazione del brandcamuno?

“Ci dobbiamo rifare al passato - prosegue Gualzetti - alla primacampagna di comunicazione realizzata con le Ferrovie Nord nellestazioni. In quell’occasione il sasso inciso era già diventato un segnolegato al territorio, già connotava una comunicazione turistica.Associandolo alle bellezze del territorio: gli affreschi del Romanino, i mosaici di Cividate, le incisioni rupestri, il segno si era già spostato in ambito turistico e di promozione”. Il nuovo marchio si rafforza con il payoff “La valle dei segni”. Il termine “segno” esprime un concetto universale che in ValleCamonica evoca il patrimonio UNESCO delle incisioni rupestri. La Valle Camonica si appropria attraverso il marchio di un concetto che nella campagna di comunicazione si declina in segni dell’uomo, di fede, di natura, di storia, d’amore associati ad immagini che mettonoin risalto l’architettura, gli affreschi, le incisioni, elementi trainanti per ilturismo in Valle.

Cosa dovrebbe evocare nel consumatore questo marchio?

“Il marchio - rileva Gualzetti - denota il carattere di una valle rocciosache è stata capace di trasformare questa pietra per farne abitazioni,strumenti di lavoro, arte: questo fa la differenza. La pietra incisa daicamuni è un lavoro artistico, l’arte è un linguaggio universale che sta aldi sopra di tutte le attività”.

Il Distretto Culturale nel corso di questi anni ha dimostrato che lacultura può essere il traino economico di un territorio. Fare economia oggi vuol dire promuovere il turismo, il bene culturale, ilpaesaggio e la Valle Camonica ha tante eccellenze, chiese, monumenti,incisioni, artisti. Il Distretto Culturale lascerà in eredità uno staff, delle conoscenzeacquisite, i percorsi di formazione, una consapevolezza, una vocazionenuova di apertura verso il turismo ed un marchio che, nella semplicitàdi una pietra incisa, evoca i segni che connotano il nostro territorio.

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Esistono moltimodi per pro-muovere il pa-trimoniostorico, arti-stico e natura-listico di un

territorio. Uno tra i sistemi più va-lidi e collaudati è quello dei car-telli stradali: un mezzo dicomunicazione semplice ed im-mediato che, se applicato corret-tamente, può risultare davveroefficace. I cartelli si rivolgono in-fatti direttamente alle migliaia diautomobilisti che ogni anno sitrovano a passare - per lavoro,per svago o per semplice transito- sulle strade di tutta Italia. Daipannelli è possibile attingere rapi-damente a tutte le informazioninecessarie e decidere se inter-rompere il viaggio per una breveesplorazione o per un approfon-dimento. Se la meta è invece pro-grammata, una cartellonisticaadeguata aiuta il turista a trovareimmediatamente ciò che cerca,evitando di perdersi e rispar-miando tempo prezioso.

A differenza di molti paesi euro-pei, la cartellonistica italiana soffreperò di una generale incon-gruenza e disorganizzazione.Anche la Valle Camonica non èestranea a questo fenomeno econ gli anni le sue strade sonopurtroppo diventate un “percorsoanonimo”: una semplice via di co-municazione disseminata di cartel-loni pubblicitari ed indicazionispesso obsolete e in cattive con-dizioni. Questi segnali, oltre a de-turpare il paesaggio, confondono

gli automobilisti che alla lunga fi-niscono per ignorarli ed affidarsiunicamente agli ormai sempre piùdiffusi navigatori satellitari.

L’aspetto tuttavia più grave diquesta vicenda è che le stradenon comunicano nulla a chi lepercorre. Manca infatti una speci-ficità del territorio, un’identità ter-ritoriale e le poche indicazioni,praticamente sommerse da mes-saggi commerciali, non sono ingrado di segnalare le emergenzeculturali ed ambientali del territo-rio. Questa situazione è dimo-strata da studi di settore, ma lastessa popolazione è coscientedella mancanza e percepiscequanto il proprio territorio non siasufficientemente rappresentato.

Fornire la Valle Camonica di unaidentità visiva che sia facilmentericonoscibile e fruibile attraversoil sistema della segnaletica stra-dale è un’altra delle sfide che ilDistretto Culturale ha deciso diintraprendere per valorizzare epromuovere gli itinerari turisticied il patrimonio territoriale: unasfida certo non semplice, ma cheha già dato buoni risultati nellafase sperimentale. Già nel 2009 isiti camuni di arte rupestre, pa-trimonio dell’UNESCO, sonostati oggetto di un’opera-zione finanziata tramite il Sistema Turistico - La Sublimazione dell’Acqua sulpiano di intervento a regiaregionale.

L’obiettivo, ora, è diestendere questo tipo di

intervento a tutte le tematiche tu-ristiche che rendono unica la ValleCamonica, al fine di rappresen-tare in modo efficace ed inequi-vocabile la ricchezza e la varietàdel patrimonio e del paesaggiolungo la rete stradale, posizio-nando portali e totem che ren-dano consapevole il viaggiatoredel suo transito e lo guidino inmodo semplice ma efficace versoi siti di attrazione.

Andrea Richini

Ripensare il turismo,cominciando dalla segnaleticaIl Distretto promuove l’adeguamento della segnaletica esterna einterna ai parchi archeologici, attraverso un piano d’identità visiva. Da qui si comincia a “ricostruire” il turismo, lungo itinerari e bellezze artistiche.

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Marta PaganoIllustrazione di Nicola Ballarini

Un albero e le sue radiciUn’indagine sul campo, ispezioni in incognito e unamappatura capillare: da qui il Distretto Culturale è partito per realizzare una rete coordinata di Uffici Turistici. Traendo spunto dalla natura.

LA METAFORA DELL’ALBERO.Pensiamo ad un albero: “al centroil tronco, solido per definizione, inbasso le radici sul territorio che dinascosto lavorano a raccogliere, inalto i rami e le foglie che trasmet-tono all’esterno i messaggi”. CosìCarlo Zani, coordinatore degli Uf-fici turistici per il Distretto Cultura-le, ha immaginato la struttura del-la nascente rete di uffici turistici inValle Camonica. Il Distretto da al-cuni mesi sta lavorando ad unamappatura delle realtà di acco-glienza e informazione turisticadel nostro territorio per creare unsistema coordinato: “la testa diquesta architettura ad albero do-vrebbe trovarsi al centro della Val-le, in una collocazione neutra ri-spetto al turismo tradizionale scii-stico e termale. Il suo compito sa-rebbe quello di raccogliere, ela-borare e fornire dati a tutti gli uffi-ci turistici del territorio”. In questaposizione si colloca Capo di Pon-te, con la sua Agenzia Turistica:“ha una posizione geografica otti-male ed è equidistante dai princi-pali poli del turismo valligiano, os-sia le stazioni sciistiche dell’AltaValle e il flusso termale di DarfoBoario Terme. Inoltre, è fonda-mentale per la presenza di quelloche sarà il testimonial della nuovacampagna promozionale del Di-stretto: il sito UNESCO”.

TUTTI PER UNO, UNO PER TUT-TI: I PUNTI NEVRALGICI. L’Agenzia Turistica di Capo di Pon-te si va ad aggiungere ad altri tresnodi strategici, ognuno dei quali

coordinerebbe una zonacon specifiche tipologie diturismo: Edolo per il turismo attivo(trekking, MTB, sci, ecc.), Cedegoloper un turismo legato alla culturadel lavoro e alla natura, Darfo Boa-rio Terme per la promozione dellamedia valle, oltre al settore terma-le. I quattro punti informativi fareb-bero da capofila a tutti gli altri sog-getti, posti alla base di questastruttura ad albero.

IL METODO.Per il lavoro di mappatura dell’of-ferta turistica in Valle Camonica,nulla di meglio di una visita sul ter-ritorio alla scoperta delle realtàesistenti. Nei singoli punti informa-tivi è stata svolta un’indagine portaa porta, con visite in “incognito”,per testare sul campo e senza il fil-tro dell’ufficialità la situazione or-ganizzativa locale: questo il meto-do utilizzato da Carlo Zani perscattare la fotografia dettagliatadel territorio valligiano.

IAT E PRO LOCO: A OGNUNOUN COMPITO. Da questa indagine è emersa lasituazione degli infopoint, ossia ipunti informativi. Di fatto, la defi-nizione di “uffici turistici” non siadatta alle realtà presenti oggi sulnostro territorio. Siamo davantiad un panorama eterogeneo dioperatori, che forniscono a variotitolo informazioni turistiche. AgliIAT, uffici di Informazione e Acco-glienza Turistica, istituiti con unalegge regionale e riconosciutidalle Province, sono affiancate le

Pro loco, alle quali la Regione haattribuito il compito di promuove-re il territorio attraverso manife-stazioni ed eventi. Tuttavia con iltempo si sono trasformate in verie propri uffici turistici. Ecco quindila confusione di competenze: daun lato una pluralità di soggetticon proprie specificità; dall’altro,l’esigenza di uniformare l’offertainformativa, creando standardqualitativi adeguati.

UNA RETE FEDERATA. COS’È?“Per armonizzare esigenza orga-nizzativa e singole caratteristichedei punti informativi, rispettando-ne l’autonomia gestionale, abbia-mo pensato ad una ‘rete federata’.Questa rete si basa su un proto-collo d’intesa che fissa gli stan-dard di qualità minimi da offrire alturista, come la formazione deglioperatori, l’organizzazione internadegli espositori e la tipologia dimateriali da offrire in maniera coe-rente sul territorio”. Agli uffici turi-stici che sottoscriveranno il proto-collo verrà assegnato un riconosci-mento: in questo modo sarà pos-sibile mettere in rete strutturequalitativamente simili e offrireagli operatori la possibilità di es-sere valorizzati. Alla rete fisica siaffiancherà quella virtuale: è infase di realizzazione un nuovo por-tale on line per i siti turistici dellaValle Camonica, con un sistema diaggiornamento automatico, che infuturo permetta anche di effettua-re le prenotazioni tramite Internet.

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di Davide Sapienza

Essere Montagna

La vita in montagna mi ha inse-gnato cose difficili da esprimere aparole. Anzi, sarebbe meglio direche “Essere Montagna” significafarsi quasi cambiare la strutturacellulare, gli strati profondi dellapersonalità, quelli latenti che il ter-ritorio circostante riesce inevitabil-mente a rendere vivi, chiedendocidi prestare attenzione a comesiamo diventati. Queste cellule dormienti, spesso

sono le stesse cose che conside-riamo magari una limitazione eche in realtà diventano un’oppor-tunità. Volendo, anche un vantag-gio. Forse, proprio perché l’ideadi “Essere Montagna”, prima cheTerritorio, mi ha insegnato a usarediversamente lo sguardo e a spe-rimentare nuove miscele per pro-durre combustibile sano per lamente e l’anima - un vero combu-stibile a impatto zero in grado difornire idee e di proporre alterna-tive a un modello mai messo in di-scussione e che oggi, più che mai,necessita invece di essere scardi-nato e portato di fronte alla scon-fitta della politica che va assoluta-mente rivoluzionata, espellendoun tessuto umano della classe diri-gente totalmente incapace di ge-stire e comprendere cosa signi-fica, “Essere Montagna”. Vivere a un respiro dalla Valcamo-nica è parte importante di questamiscela. Osservare un mondo chepassa in poche decine di chilome-tri dagli scenari polari dell’Ada-mello alle suggestioni mediterra-nee lacustri, ha segnato e poideterminato anche certe sceltepoetiche del mio lavoro di scrit-tore. Eppure questa valle, per-corsa nella lunga teoria di paesi einsediamenti industriali che arri-vano a Edolo, difficilmente lasce-rebbe credere al viaggiatore di-stratto cosa si nasconde in quellevallate che confluiscono tutteverso un centro, ovvero il luogodove gran parte dei suoi abitantivivono, lavorano e si ingegnano.Un giorno, osservando la Conca-rena e il Pizzo Badile dal fondovalle, mi sono domandato qual èla presenza, l’idea, la forza del dnadella Montagna nell’immaginariodi un camuno. Non poteva arri-vare una risposta diretta. Mapormi la questione mi ha sospintoa salire e discendere i luoghi, ipaesi arroccati, i sentieri, le strade,dove ho però capito di avereun’opportunità unica: osservare lasocietà moderna, fortemente in-dustrializzata, che convive tra millecontraddizioni con la società ru-rale, radicata in un modo di vivereche resiste e che chi pratica, per

amore o per forza, ha voluto carat-terizzare per contrasto al modo divivere del fondovalle. In questi paesi ho conosciutogiovani ricchi di idee e capaci diuna forza interiore fuori dal co-mune, gente creativa e ricca di vi-sioni che “Essere Montagna”reca in dotazione dalla nascita,donne e uomini capaci di vederein questo contrasto un’opportu-nità. In tutto questo, la politica èil soggetto che stona e spesso in-capace di cogliere le possibilitàdi cambiamento perché appiat-tita su un modello senza corag-gio. Ma se il coraggio non latitain buona parte degli undertrenta, andrebbe premiato e in-coraggiato lasciando a loro la li-bertà di riscrivere la storia futuraripartendo da zero poiché la loromemoria genetica - “Essere Mon-tagna” - sa bene che questa Es-senza dell’Anima Montana è inrealtà un grande vantaggio manon riconosciuto. Ma forse è la Montagna in ge-nere, in questa regione ricca econtraddittoria, fragile e interes-sante, ad essere a rischio di gio-carsi la più grande risorsa di im-maginario e idee eccentricherispetto a quei modelli superati.La montagna è la nostra vera epiù grande ricchezza non cometerreno di conquista, ma perchéterritorio di coltura e di cultura -naturale, umana, spirituale.“Essere Montagna”, invece, si-gnifica anche scendere a vallecon addosso la fragranza dell’arialucida e scintillante come unmantello che la natura dona perfarci riconoscere laddove chivorrà, ne potrà fare il simbolo diun cambiamento ormai non piùrimandabile.

DAVIDE SAPIENZAVive e lavora alle falde della Pre-solana. Scrittore, giornalista (LaStampa) e traduttore (come stu-dioso di Jack London e esperto diesplorazione polare). È appenatornato in libreria “I Diari di RubhaHunish”, manifesto di una narra-tiva legata alla natura e alle suevoci come in “La strada era l’ac-qua” (Galaad Edizioni 2010), ispi-rato al viaggio del camuno DarioAgostini. Nel 2009 la TV SvizzeraItaliana si è ispirata al romanzo “Lavalle di Ognidove” per realizzare“La sapienza di Davide. Parole incammino”, documentario a lui de-dicato. Sempre la TV Svizzera hadi recente messo in onda “La de-mocrazia del camminare”, di cuiDavide è autore e protagonista,servizio dedicato alla difficile si-tuazione de L’Aquila dopo il terre-moto. Il prossimo agosto saràprotagonista della camminata let-teraria nei boschi del Giovetto aBorno, organizzata dall’ERSAF,con letture inedite dedicate al-l’anno delle foreste. Sito internet:www.davidesapienza.net

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Valentina Romeo

Che emozione,il racconto della preistoriasulla roccia!

L’incontro con le incisioni rupestri, raccontato da Raffaella Poggiani Keller,Soprintendente ai Beni archeologici della Lombardia e responsabile dei parchiarcheologici della Valle Camonica. Qui ci parla anche di un nuovo importanteprogetto, che vede il coinvolgimento del Distretto Culturale: la nascita delMUSEO PREISTORICO NAZIONALE DI CAPO DI PONTE

Dott.ssa Poggiani Keller, quandoha visto per la prima volta lerocce incise?

Mi pare fosse il 1962. Frequen-tavo ancora l’Università. Venni in Valle per partecipare adun simposio organizzato dal Cen-tro Camuno di Studi Preistorici efu proprio in quell’occasione chevisitai per la prima volta il parcodelle incisioni rupestri di Na-quane. Ricordo bene che difronte alla moltitudine dei segniebbi subito una sorta di smarri-mento provocato dalla difficoltàdi individuare ogni figura isto-riata, ma la mia ammirazione perquesto racconto fu davvero stra-ordinaria! Allo stesso tempo miresi conto delle problematicitànell’interpretare una simile narra-zione. Se penso poi alla straordi-

naria varietà dei parchi! Ognunodi loro ha una propria peculiaritànaturalistica. L’emozione di stareseduti sulla Rupe 34 di Luine èun’esperienza unica. Sopra vi è in-ciso un grande animale equidedel paleolitico superiore. Da quel luogo la visione sul fon-dovalle porta ad immaginare que-st’uomo che incideva quandoancora le lingue dei ghiacciai co-privano gran parte del territorio.In quale altro luogo troviamo unapreistoria raccontata così, attra-verso le figurazioni dell’arte rupe-stre? È un abbinamentostraordinario che poi si deve le-gare alla capacità di comunicarlo.In questa Valle ho avuto occa-sione di condurre degli scavi sucomplessi archeologici stupendicome i santuari megalitici con gliallineamenti di steli, massi Menir

ecc. Quello che emerge è unmondo affascinante. È fortel’emozione che si prova davanti aimonumenti che rimangono inpiedi attraverso i secoli: dal IVmillennio, epoca in cui sono statiimpiantati fino ad epoca prero-mana. La ritualità, pur cambiandonel corso del tempo, ha deposto ipropri culti negli stessi luoghi.

Quando è iniziato il suo lavoro inValle e quali sono state da stu-diosa le problematicità riscon-trate nell’ambito della ricerca?

Dall’anno del mio arrivo in Vallenell’89 come studiosa di preisto-ria e protostoria, ho notato, inparticolare in alcune scuole di ri-cerca, uno scollamento quasi to-tale tra lo studio dell’arte rupestree quello che è il lavoro vero e

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proprio dell’archeologo. Si sonocreate due specializzazioni. Credoche questo fenomeno limiti forte-mente la capacità di compren-sione. All’estero questa realtà ègià stata superata da diversi anni,mentre in Italia ancora sopravvive.Da parte nostra, nel corso deglianni, come istituzione scientifica edi tutela del patrimonio, abbiamocercato di correggerla svilup-pando sempre più l’indagine sulterritorio.

Da tempo si sta lavorando allanascita del Museo Preistorico Na-zionale di Capo di Ponte. Un progetto ambizioso, che ha ri-chiesto notevoli sforzi. Come saràstrutturato? Che ruolo assumerànel panorama nazionale ed inter-nazionale della conservazione ar-cheologica?

Dal 1989 ci siamo messi alla ri-cerca di un edificio in cui collo-care tutti i reperti. S’individuò unex convento del ‘700 situato nelcentro del paese. Come tutti gliedifici storici ha delle limitazionirispetto alla progettualità esposi-tiva. Tra le collezioni vi sono icomplessi più importanti, quelliche vengono dai santuari: statue,steli, massi Menir. Sono circa uncentinaio. Immagini che il più altomisura tre metri, quindi ci vorreb-

bero degli spazi immensi. Ab-biamo capito che si potevano di-sporre solo al piano terra dove cisono degli ambienti voltati moltobelli. Quindi un parte verrà espo-sta lì e un’altra sarà esposta nelgiardino retrostante l’edificio, chesarà ricoperto con una tensostrut-tura di protezione. Abbiamo de-ciso di chiamare la prima sezione“Il Sacro nella Valle Camonica”:un viaggio attraverso la preistoriae la protostoria. Poi passiamonella parte superiore, dove ripren-diamo il paleolitico per passare atutta l’Età del Ferro fino alla ro-manizzazione. Per quanto riguarda l’allestimentodidattico, non vogliamo escluderei pannelli tradizionali, ma l’esposi-zione sarà integrata opportuna-mente con apparati di letturamultisensoriali. Abbiamo pensatoche in qualità di museo per colle-zioni esposte, entrerà nel circuitodei musei di Saint Martin de Cor-léans di Aosta, collegato conl’area megalitica del terzo millen-nio, con quello di Riva del Gardache conserva collezioni di steli,con il Museo Archeologico di Bol-zano relativo all’età del rame edinfine anche con il Museo di Sion.Il fenomeno del megalitismo al-pino interessa comunque tutto ilmediterraneo fin alle coste dell’Ir-landa.

Ad Ossimo sono in atto nuoviprogetti di ricerca. Dopo il ritro-vamento delle numerosi steli, sista lavorando allo scavo di unmeraviglioso santuario megali-tico. Che importanza assume lascoperta di quest’area?

Ad Ossimo c’erano due gruppi diricerca. Quello guidato dal prof.Fedele si è tradotto nella realizza-zione del Parco di Anvoia: un sitopreistorico in cui sono stati dispo-sti non i monumenti originali, madei calchi. A partire invece daglianni novanta, i lavori gestiti dallaSopraintendenza, si sono svoltinell’adiacente località Pat di Os-simo. Un bellissimo terrazzo chedà sulla Valle dell’Inferno e cheancora conserva degli allinea-menti di massi Menir e steli. È un luogo molto suggestivo,anche perché l’allineamento dellesteli guarda verso la cima dellaBagozza e le facce principali deimonumenti, raffiguranti il motivodel sole, sono rivolte verso est.C’è un collegamento straordinariocon gli elementi del paesaggio. La cosa strana è che alcune stelisono rimaste dritte nel terrenofino ai giorni nostri. Infatti Gian-carlo Zerla, che le scoprì, ne videprima due che erano scivolatelungo il versante, e poi ne rico-nobbe una terza che sporgeva dalterreno. Si fece un piccolo scavo esi vide che era un grosso massoMenir rimasto perfettamente verti-cale. Tante altre steli sono pur-troppo cadute o abbattute.Nel tempo vi sono stati frequentifenomeni di manipolazione. Questa straordinaria scoperta sa-rebbe meritevole di uno specificoparco archeologico nazionale. Mi spiace pensare che traspor-tando questi massi nel museo,verrebbero privati della forza delloro contesto naturale. Camminando attraverso questiluoghi, ci si inoltra in un passatoche pare ogni volta volerci emo-zionare.

Simona Ferrarini e Raffaella Poggiani Keller

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12 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Valentina RomeoIllustrazione di Nicola Ballarini

Stefano Malosso

Quando la fruizione del bello diventa un bene per tuttiEcco il progetto sulla “fruibilità inclusiva” in ambitoculturale. Per superare le barriere architettoniche.

La didatticadei sensiAl via il progetto che prevede unamappatura innovativa delle incisioni rupestri e l’avvio di laboratori di comunicazione visiva

La cultura, dobbiamo ammetterlo, è sempre stata accessibile ai cosìdetti normodotati, a coloro che sono in grado di rispondere “abilmen-te” agli stimoli di una comunicazione rigidamente costruita e razional-mente condivisa. Una cultura, quindi, al servizio di quell’uomo dal cor-po forte e dalla mente sana. E così è stato fino a metà degli anni 60quando il concetto di barriere architettoniche iniziava ad essere un in-terrogativo tanto imprescindibile quanto scomodo per i tradizionali ca-noni costruttivi. Infatti, fino ad oggi il problema della fruibilità e dell’ac-cessibilità ad un bene culturale è sempre ruotato attorno al disagio fisi-co, motorio, e questo solo perché rispetto ad altri deficit risulta essereil più visibile. Il rimedio? Semplice: provvedere al superamento dellebarriere architettoniche. Da qualche anno si sta facendo strada la cosìdetta fruibilità inclusiva, che invece di partire dal problema dell’utenterischiando di costruire categorie inutili, ritiene più giusto modificare lestrutture per i bisogni del maggior numero di persone.

Per esempio nella progettazione di un’area museo o parco archeologi-co che sia, si dovranno ideare modalità diverse di accessibilità, di per-corribilità e fruibilità degli spazi per rispondere in modo adeguato atutte le necessità dei visitatori, a partire dalla progettazione di percor-si didattici e multisensoriali, alla predisposizione di una segnaleticaprovvista di indicatori e mappe visivo-tattili, fino alla costruzione di sitiweb interattivi per agevolare l’accesso ai materiali informatici.

È una filosofia progettuale questa, che cerca di andare al di là delle bar-riere architettoniche, anche perché se si volessero davvero consideraregli innumerevoli casi in cui una persona è soggetta ad una maggiore at-tenzione, dovremmo pensare anche alla donna incinta, al bambino, al-l’anziano ecc. Si chiamano disabilità deboli, naturali. Condizioni vulnera-bili che accompagnano l’esistenza dell’uomo. Ed allora perché continua-re a concepire soluzioni progettuali discriminatorie ed esclusive per ilsolo vantaggio di una particolare tipologia d’utenza? La fruizione del bel-lo diviene un bene per la società quando è un valore condiviso. Un dirit-to universale. Pensiamo al patrimonio culturale di questa Valle. Quantealtre persone potrebbero godere di quelle intense emozioni trovandosidi fronte al messaggio dell’arte rupestre? Ecco perché il Distretto Cultu-rale in collaborazione con la Sopraintendenza dei Beni Archeologici dellaLombardia, indice il bando di concorso per “la progettazione di stru-menti per la fruizione inclusiva del patrimonio di arte rupestre della ValleCamonica. Sito UNESCO N. 94”. La grande sfida sarà quella di rimuove-re tutti quegli ostacoli di natura non solo fisico - motoria, anche sensoria-le, psichica ed intellettiva, ma per far questo bisognerà dialogare conquella mentalità stereotipata che ancora considera l’accessibilità ad unservizio una modalità da riservare solo per i portatori d’handicap.

Una ventata di aria fresca per l’arterupestre della Valle Camonica. Il Ministero per i Beni e le AttivitàCulturali ha recentemente appro-vato il finanziamento al progetto“Mappare i Segni. Comunicare ilTerritorio - Laboratori di innova-zione per il miglioramento dell’of-ferta didattica del Sito UNESCO n.94 Arte Rupestre in Valle Camo-nica”, che darà inizio ad una seriedi interventi nel campo della didat-tica e della comunicazione, vere pa-role chiave di questo progetto.Obiettivi concreti sono la creazionedi una sensibilità comune sul temadel patrimonio culturale, incentivarele visite didattiche del Sito UNE-SCO e accrescerne la fruibilità, spe-rimentare modalità comunicativeinnovative, creare laboratori speri-mentali, predisporre nuovi materialididattici. Anche gli strumenti messiin campo avranno un ascendentetutto contemporaneo: workshop diformazione e sperimentazione, pro-gettazione di mappe sensoriali deiparchi rupestri, laboratori didatticibasati sull’approccio sensoriale alterritorio, la realizzazione di un La-boratorio della Comunicazione In-novativa e di una campagna dicomunicazione per valorizzare il la-voro prodotto. I ragazzi dellescuole, gli insegnanti, gli operatoridel settore e i turisti avranno final-mente un’occasione unica di osser-vare le incisioni rupestri da unpunto di vista del tutto moderno,aggiornando ai nostri giorni untema animato dalla lontana sugge-stione di questi segni tracciati nellaroccia da chi, millenni prima di noi,ha sentito il bisogno di comunicarcila sua vita quotidiana, gli avveni-menti che lo hanno segnato, leemozioni che lo hanno animato.

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Valentina Romeo

Forum Permanente Storico-Archeologico

Come potenziare la ricerca sull’arterupestre della Valle CamonicaIntervista a Tiziana Cittadini, direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici.

Il progetto Forum per il potenzia-mento dello studio sull’arte rupe-stre preistorica della Valle Camo-nica, promosso dal Distretto Cul-turale e dalla Comunità Montanacon il contributo della FondazioneCariplo, ha previsto nel corso deltriennio 2009-2011 la realizzazio-ne di diverse attività di ricerca:dalla valorizzazione e promozioneculturale al supporto della divul-gazione scientifica, fino alle azionidi sostegno nella gestione del pa-trimonio rupestre. Ne abbiamo parlato con l’architet-to Tiziana Cittadini, che segue davicino questo progetto.

Quali sono gli obiettivi raggiunti ele criticità riscontrate?

«Il progetto Forum è stato di fortestimolo per la ricerca archeologicasull’arte rupestre preistorica di Val-le Camonica, perché oltre a soste-nere le attività sul campo, previstee concordate con il Ministero deiBeni Culturali, attraverso l’attiva-zione di borse di studio ha per-messo a ricercatori e studenti diapprofondire tematiche particolarinell’ambito di tesi di laurea o ricer-che di dottorato.»

Quali sono stati e saranno i pro-getti previsti per la fruizione delpatrimonio archeologico in Italia e all’estero?

«È stato organizzato ad ottobre ilconvegno sull’Arte rupestre delleAlpi, che ha visto riuniti al CentroStudi una sessantina di ricercatorida tutto il mondo e che porteràanche alla realizzazione di una

pubblicazione sui siti di arte rupe-stre alpina. Grazie a queste giorna-te studio sono nate collaborazionicon il mondo delle università econ i ricercatori dell’arte rupestrea livello internazionale, ma nonsolo. Dopo l’evento, si è creato unforum permanente con gli altrigruppi di ricerca che operanonell’area alpina: dal monte Begofino all’Austria per passare poi allaSvezia e alla Norvegia. Per quantoriguarda invece l’ideazione di mo-stre, stiamo lavorando per organiz-zare un evento sull’arte rupestredelle Alpi. Un’esposizione itineran-te che toccherà tutti i siti d’area al-pina. In previsione vi è anche unamostra virtuale sull’arte rupestre inValle Camonica che stiamo realiz-zando con l’Università di Cambrid-ge. Pur essendo esterna al Proget-to Forum, di fatto è stata attivatanell’ambito di queste sinergie. A luglio invece a Capo di Pontepresso il Centro Studi, sarà orga-nizzato il Valcamonica Symposium,incentrato sul tema “La comunica-zione nella Preistoria”. Si sono giàiscritti 37 paesi e nella prima gior-nata sarà presente il direttore ge-nerale dell’Unesco.»

State lavorando alla costruzionedell’archivio mondiale dell’arte ru-pestre. Come verrà realizzato?

«Il sistema informatizzato dell’arterupestre non fa parte del Forumma rientra nel Progetto Por: Pianooperativo regionale. Abbiamo giàconcluso il software di gestione.Stiamo lavorando con l’Unesco econ altri 6 paesi per creare un’unicapiattaforma di lettura incrociata sul-

l’arte rupestre mondiale. Sono tan-te le difficoltà fin’ora incontrate,perché lavorare con l’Unesco signi-fica interagire con più partner.L’obiettivo è quello di creare unoschema di base leggibile e condivi-sibile da tutti. La consultazionedell’archivio online prevista in quat-tro dei sette parchi sarà forse giàleggibile parzialmente alla fine diquest’anno. Abbiamo quasi 250mila fotografie raccolte in 50 annidi attività. Come Centro di Studipreistorici sappiamo dove sono lerocce incise e le abbiamo già “geo-referenziate” tutte attraverso le co-ordinate. La coordinata satellitare èquella che consente di attivare laconsultazione in loco tramite gpsma anche bluetooth o con l’ipod.

Quale rapporto avete con il terri-torio?

«Stiamo lavorando per coinvolge-re anche le scuole locali. In parti-colare è in attivo una collaborazio-ne con l’Istituto Olivelli di Darfoche manda sia gli studenti che iprofessori a georeferenziare lerocce incise. C’è la volontà di for-mare delle professionalità chesupportino e promuovano la cono-scenza di questo meraviglioso pa-trimonio. Certamente l’ideale sa-rebbe aver qui d’estate le universi-tà straniere. Per quanto riguardaquelle italiane, vengono aggiorna-te continuamente con le nostrepubblicazioni. La biblioteca delCentro Camuno ha una quarantinadi pubblicazioni, raccolte tutte at-traverso degli scambi. È così che siattivano sinergie importanti.»

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Raffaella Poggiani Keller,Soprintendente archeologico;Giuseppe Zanin, docenteagronomia; Raffaele Cavalli,docente agro-forestale;Gianfranco Gregorini, dottoreforestale; Lucio Montecchio,docente agro-forestale; JuriNascimbeni, dottore lichenologo;Alessandro Ducoli, dottoreforestale; Fausto Vangelisti,Resp. Ufficio Tecnico LavoriPubblici CMVC; Tiziana Cittadini,Dir. Riserva incisioni CetoCimbergo Paspardo; Sergio CottiPiccinelli, Dir. Distretto Culturale;direttori di Consorzi Forestalidella Valle Camonica.

ComitatoTecnicoScientifico:

14 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

C’è modo e modo per fare le cose,e la passione è quasi sempre garan-zia per farle bene. Non so perché,ma quando incontro una passioneautentica, mi è facile capire anchegli argomenti più lontani dal mioorizzonte. Prendiamo ad esempio ilmotivo per cui devo intervistareAlessandro Ducoli. Non si tratta diparlare della sua nuova uscita disco-grafica, tanto meno dell’ultima fati-ca letteraria del nostro. Non incon-tro il Ducoli artista cui sono avvezza,ma il dottore forestale a capo di unprogetto che vede il Distretto Cultu-rale e il Parco dell’Adamello qualienti capofila: “Interventi di valoriz-zazione paesaggistica in ambiti fo-restali attinenti ai siti archeologicidella Valle Camonica”. Per semplifi-care si tratta di alberi; alberi cresciu-ti in prossimità di incisioni rupestriche, a seconda del proprio destino,devono essere guariti, sfoltiti o ab-battuti, per proteggere le rocce in-cise ai loro piedi e al contempo per valorizzare il paesaggio che leincornicia. Presto scopro che “sem-plice” è davvero l’ultimo aggettivoda utilizzare in un progetto comequesto. È qui che entra in gioco lapassione cui mi riferivo poco fa:Alessandro Ducoli mi parla di spe-cie arboree, malattie delle piante,rami da potare, licheni che intacca-no le rocce incise e animali che abi-tano i tronchi. E io, che non sononemmeno in grado di far sopravvi-vere una pianta grassa, capisco tut-to, e mi sembra di non aver maisentito nulla di più interessante!“Rispetto al passato stanno pren-dendo sempre maggior peso neiprogrammi di pianificazione del ter-ritorio nuove forme di gestione fo-restale” - spiega Ducoli - “che pre-vedono una convivenza tra azionipiù tradizionali come il taglio delbosco (per ottenere legname o le-

gna da ardere), e iniziative nuove,legate al concetto di funzionalitàdei boschi. In quest’ottica il boscodiventa un elemento fondamentaledel paesaggio in funzione della tu-tela del sito Unesco. C’è poi l’aspet-to della valorizzazione paesaggisticadelle foreste a cornice dei siti ar-cheologici. Se a queste diamo unnuovo significato, esse costituirannoun valore aggiunto nella program-mazione promozionale del sito. Èmolto meglio, per chi va a vedere leincisioni” - prosegue - “attraversareun sentiero dove la foresta è gestitain un certo modo e dove risultanopiù curati l’avvicendarsi cromaticodelle stagioni o la tutela di alberi se-colari e monumentali”. E quando seguo Ducoli e il Comita-to Tecnico Scientifico del progettoal Coren delle Fate di Sonico per vi-sitare uno dei cantieri aperti dalprogetto, mi rendo immediatamen-te conto di cosa parlasse. Le inci-sioni, per una volta, non sono sottoi riflettori: la squadra operativa leha coperte con un pesante telo im-permeabile e con morbide frascheper proteggerle dalle resine e dairami, che cadono dall’alto sotto ilcolpo della motosega. A lasciare abocca aperta, questa volta, sono icastagni secolari, così nodosi, mo-numentali e maestosi, che merite-rebbero anche loro di diventare pa-trimonio dell’Unesco. Moschettoni,corde, elmetti: il bosco oggi è dav-vero un cantiere brulicante. C’è unoperaio arrampicato su un casta-gno che sta potando i rami; un altrosi occupa di abbattere alcuni laricicresciuti troppo a ridosso delle inci-sioni, mentre un altro gruppo spe-disce a fondo valle i tronchi tagliati,utilizzando una sorta di scivolo cheattraversa tutto il bosco. Poco piùin là, il Comitato Tecnico Scientificosta discutendo appassionatamente

(e come, altrimenti?) sul da farsi.“Nel CTS entrano in gioco tantecompetenze specifiche, per cui èsempre un po’ difficile comprende-re appieno le istanze altrui” - con-clude Alessandro Ducoli -. “Ma èaffascinante quando c’è il gioco disquadra e quando le competenzesono sostenibili e sostenute, perchèle differenze possono convivere e sitrovano delle formule. In questopiano di gestione ognuno ha curatola sua parte, ma in nessun caso èprevalso l’interesse personale, ed èper questo motivo che le cose stan-no funzionando”.

Maura Serioli

Nel bosco dei “Camuni”Accanto alle incisioni rupestri, nei siti archeologici delParco dell’Adamello, è nascosto un altro patrimonio dascoprire, non meno affascinante delle rocce istoriatedagli antichi camuni. Sono i monumenti vivi del bosco:castagni secolari che incorniciano il paesaggio.

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Valentina Romeo

“La scuola dell’andare”…ascoltando la voce

dell’uomoTre percorsi, da Pisogne a Capo di Ponte.

Da vivere come opportunità di esperienza formativa, secondo le proprie emozioni.

È uno dei nuovi progetti del Distretto Culturale, che invita all’ascolto del territorio

con i sensi e con il cuore.

Vi sono persone che a lungo inquesta Valle hanno educato i lorocuori a seguire l’armonia dei segni,ad ascoltare il mistero dei ritmi edei riti di cui si nutre questa terra.Con passo lieve hanno attraversatole pieghe di una voce arcana, pergiungere tra pause e silenzi a quelsentimento sacro annidato negliechi del territorio. Sono viandantiideali. Coloro che ci accompagna-no spiritualmente ad incontrarequella bellezza tacita, velata, di cuiè possibile cogliere la forza solo seci si dispone, come loro stesso cihanno insegnato, con sguardopuro. Battista Maffessoli, un artigia-no di Capo di Ponte, fu per moltiun riferimento nel dialogo con leincisioni sulle rocce, e mai volle mi-surare la sua disponibilità. Amava interagire con lo spirito del-le persone alla ricerca di quell’es-senza rimasta inalterata nei millen-ni. E lo sapeva fare così bene datrasmettere l’intensità dell’emozio-ne a chiunque abbia avuto il privi-legio di esserne stato accompa-gnato. E se Battista è stato il guar-diano dell’anima di questo immen-so patrimonio, Jack Belmondo unricercatore creativo di Cerveno,nella sua sensibile e raffinata ricer-

ca artistica, ci ha condotto in unviaggio a ritroso nel tempo, lì dovela storia dei manufatti e delle tecni-che artigianali ha avuto inizio. Duefigure queste che hanno abitato lamemoria della Valle interrogandoquel linguaggio universale che peressere trasmesso non ha necessita-to del supporto di alcuna lezione.I loro racconti parlano ancora e sirinnovano nel tempo con le do-mande di coloro che li hanno ac-compagnati e che ancora oggi se-guono i percorsi da loro segnati. Il progetto “La scuola dell’anda-re” nasce con il desiderio di rac-cogliere questo invito e di farnedono a tutti coloro che desidera-no percepire l’energia che aleggialungo i sentieri percorsi con l’inti-mo desiderio di capire. Promossodal Distretto Culturale di Valle Ca-monica, prevede la compartecipa-zione della Fondazione Cariplo edell’Assessorato all’Agricolturadella Provincia di Brescia. In parti-colare sono individuati tre tracciatisu di un’area che va da Pisogne aCapo di Ponte, percorribili ciascu-no in tre giornate. Sono stati coin-volti alcuni giovani sensibili all’ini-ziativa, per lavorare alla progetta-zione di una guida, del logo, di un

sito internet e di un DVD promo-zionale. Inoltre è prevista l’idea-zione di alcuni workshop che pre-vedono il coinvolgimento di diver-se espressività con lo scopo di fa-vorire le professionalità esistenti. Un gruppo di lavoro che nelloscambio di visioni si fa strumentosottile, cassa di risonanza attraver-so cui liberare il canto di poeti in-visibili. Si cammina attenti a co-gliere l’espressione di persone ap-parentemente semplici che sonoriuscite ad andare al di là di unaordinaria lettura e che, spogli diuna cultura classica, hanno tradot-to un dialogo con l’altrove tra-smettendoci emozioni altrimentiimpossibili. È la scuola dell’umanovivere, quella del darsi una manoper raggiungere un accordo, di unsorriso amico, della parola datache non necessita carte bollate. La scuola del vivere quotidiano,della ricerca di risposte ad ognicircostanza, di una curiosità vivacenel desiderio di capire, dove adinsegnare è colui che ti accompa-gna alle porte del sapere con laconsapevolezza di non dover dartialcuna risposta.

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Un territorio non è solo un dato fisi-co. È un luogo di convivenza di per-sone legate fra loro da comuni me-morie, da una comune realtà, da co-muni speranze. Mi è molto piaciuta ladefinizione di territorio formulata, nelcorso di un colloquio con me, da Lui-gi Pettinati, direttore della Cassa Pa-dana, che recentemente si è unitacon BCC Camuna: un territorio è unluogo dove si risolvono i problemicomuni di una collettività. In questaaccezione, il territorio è inscindibiledalla sua popolazione e, dunque,dalla sua cultura, perché non esistepopolazione senza una propria cultu-ra. Ecco, quindi, ricomposta in unitàla triade che Hugues de Varine ricor-da sempre come base di ogni corret-to progetto di sviluppo: territorio, po-polazione, cultura. Ma questi tre fat-tori non sono stabili nel tempo. Cam-biano continuamente, positivamentema anche negativamente. Pensiamo,ad esempio, ad una città come Na-poli, che era bellissima ed è diventa-ta brutta, che era dolcissima e si è“incarognita”, che era civilissima ed èdiventata barbara. I volonterosi, chegrazie al cielo ci sono, che lavorano,sotto la cenere, per avviare un per-corso di risanamento e rinascita dellacittà, debbono lavorare su tutti e tre ifronti: sul territorio fisico per riportar-lo, se non all’antica bellezza, a qual-cosa che la ricordi; sulla popolazioneper curare tante tristezze e tante umi-liazioni e far rinascere l’orgoglio di es-sere napoletano e l’amore per la cit-tà; sulla cultura per riscoprirne i fili an-tichi e nuovi ed interconnetterli traloro in modo da costruire una nuovatrama culturale della città.Ho fatto l’esempio di Napoli perchémi sembra particolarmente evidente.Ma molti sono gli esempi che si po-trebbero fare, sia di città (pensiamo,positivamente, a Torino o a Genova),

che di località. Ad esempio l’Alta Valtellina sta vivendo, apartire dai mondiali di sci, un periodo di imbarbarimentoassai pericoloso. Il denaro distribuito molto in eccesso rispetto al fabbiso-gno della manifestazione ha innestato non solo una spet-tacolare distruzione del territorio, ma anche una degene-razione della popolazione e della sua cultura che ha assun-to via via, in modo crescente, i tratti nitidi di una società in-quinata da metodi mafiosi. Dunque si può migliorare, masi può anche peggiorare. Dipende da come interagisconofra loro i tre fattori chiave: territorio, popolazione, cultura.Fortunatamente in molte valli alpine, ed in particolare nel-le valli bresciane: Val Camonica, Val Trompia, Val Sabbia, siè messo in moto un processo positivo. Mi sembra che laleadership spetti, di diritto, alla Val Camonica, che conl’istituzione del Distretto Culturale ha trovato lo strumentoappropriato per consolidare un buon lavoro di base già datempo avviato. Nel corso di alcuni anni abbiamo visto iltradizionale individualismo delle città e dei borghi camuniricomporsi in una visione di comune appartenenza. Abbia-mo visto nascere un genuino interesse verso gli straordina-ri doni d’arte dei quali la valle è piena e che, nel recentepassato, venivano ignorati e trascurati. Abbiamo visto il ri-cupero non solo di opere d’arte, ma di beni della natura(boschi, castagneti) e di manufatti umani (testimonianza dicultura) che possono diventare elementi di un nuovo pro-getto di sviluppo. E l’impresa, cosa c’entra l’impresa?C’entra molto. L’impresa e gli imprenditori sono depositaridi beni essenziali. Gli imprenditori sono il gruppo socialedotato di maggiori risorse economiche. Essi devono capi-re che un territorio socialmente e fisicamente devastatonon è utile al successo delle loro imprese. Le imprese fioriscono in un territoriocivile ed evoluto, in un clima sociale sereno, in una popolazione dove il sensodi appartenenza è forte. Perciò essi devono essere partecipi di questi sviluppipositivi, contribuire e non solo prendere. A Napoli si usa distinguere tra gli“imprenditori prenditori” e gli “imprenditori veri”. Quanto più è nutrito il se-condo gruppo, tanto più un progetto di sviluppo positivo avrà successo. Mase gli imprenditori sono titolari del potere economico, le imprese sono depo-sitarie di un altro bene importante: la competenza organizzativa, la capacità difare, di dare alle cose ordine e produttività. Questa competenza è essenzialeper la buona riuscita di tanti progetti. Perciò la buona cultura d’impresa non èun “optional”, ma è essenziale per ogni progetto di sviluppo. Molti ammini-stratori pubblici ignorano o rigettano questa cultura, dando prova di sommaincultura. È invece compito degli amministratori pubblici saper coinvolgereimprenditori e imprese sui progetti di sviluppo. Io mi auguro che il progettoper la Val Camonica che è incorporato nel Distretto Culturale trovi nuovo slan-cio grazie ad un supporto più vigoroso da parte di imprenditori e di imprese.Nell’interesse del territorio, cioè di tutti, cioè anche nel loro interesse.

16 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Marco Vitale

Territorio,cultura e impresa“Le imprese fioriscono in un territorio evoluto. Bisogna sapercontribuire e non solo prendere.” L’economista Marco Vitale,autorevole membro del Comitato tecnico-scientifico del DistrettoCulturale, indaga il rapporto fra impresa e territorio. E sul futuro della Valle Camonica sottolinea: “per un progetto di sviluppo è essenziale una buona cultura d’impresa”.

www.marcovitale.it

Il ComitatoTecnicoScientificodel Distretto Culturaledi Valle Camonica hacome obiettivo quellodi dettare linee edirettive di tiposcientifico nell’ambitodelle azioni e deiprogetti del Distretto. È composto da:Orietta Bianchi,membrodell’assemblea del DistrettoCulturale; dott. MimmoFranzinelli, scrittore; prof. PaoloComensoli, dirigentescolastico; prof. Marco Vitale,economista; dott. AlbertoPiantoni, AD MissoniGroup;prof.ssa IvanaPassamani, docenteuniversitaria; prof. FrancescoLechi, docenteuniversitario

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Quando Romain Zaleski viene in ValleCamonica non è facile incontrarlo. Di lui si dice che ami trascorrere iltempo passeggiando nei boschidell’Altopiano del Sole o fra le cimedell’Adamello, e che qui, fra questemontagne, conduca una vita ritiratae soprattutto lontana dai riflettori.Certamente, l’ing. Zaleski, il finan-ziere franco-polacco conosciuto intutto il mondo per le sue imprese fi-nanziarie, è un uomo schivo e di-screto, poco incline a rilasciare in-terviste. Questa volta, ha fattoun’eccezione. E la ragione sta tuttain quel legame profondo e intensoche dura da quasi trent’anni fra lui ela Valle Camonica. Per spiegarlo,dice sorridendo: “come quando cis’innamora”. L’arrivo di Zaleski risale al 1984quando, dopo una serie di espe-rienze professionali di successo, gliviene affidato il compito di risanarela Carlo Tassara di Breno (compresoil settore acciai e forgia, diventatooggi Metalcam). L’ingegnere avevagià dimostrato un certo fiuto per ilmondo dell’impresa e della finanza.Diventa così General Manager delgruppo industriale e l’operazioneriesce. La Tassara si trasforma pre-sto in una holding di alto livello,specializzata nel settore metallur-gico, siderurgico ed energetico. Ela Valle Camonica diventa per Zale-ski e la sua famiglia una secondacasa. “Avevo cinquant’anni quandoarrivai per la prima volta a Breno.Dovevo occuparmi di far fronte aldifficile contesto economico che siera creato, e subito rimasi colpitodalla gente di questa Valle. Notaiimmediatamente quanto l’identitàe la coscienza di tale identità fos-sero marcate. Mi capitava spesso diincontrare persone dalla forza note-vole e di grande originalità. Inizial-mente il mio approccio verso que-sta terra fu da osservatore”.

Cresciuto a Parigi in una famiglia diintellettuali, orientato verso il sensodi libertà ma anche alla ricerca di ef-ficienza e razionalità, trovò probabil-mente una forma di risposta nellagrande laboriosità e serietà dellapopolazione camuna e nel suo at-taccamento alle proprie radici. “C’èanche oggi un forte sentimento diappartenenza. La Valle esiste ed esi-ste anche il camuno. La gente è ani-mata da un positivo patriottismoterritoriale e dalla necessità di di-fendere la propria coscienza di sé.” Nel giro di alcuni anni, l’ing. Zaleskiriesce a far uscire la Carlo Tassaradai confini della Valle Camonica edella provincia di Brescia, e da indu-striale e imprenditore diventa uomod’affari. Stringe solidi legami con al-cuni personaggi di spicco del territo-rio e inizia a occuparsi della sfera so-ciale e culturale. Tramite laFondazione Zaleski e il suggeri-mento del caro amico oncologo,Paolo Frata, finanzia l’acquisto di unimpianto di radioterapia destinatoall’ospedale di Esine, per permet-tere ai malati di curarsi vicino a casa,senza doversi sottoporre a lunghetrasferte fino a Brescia. “Credo chela cura di un territorio - spiega - av-venga attraverso la cura delle per-sone. È la qualità della vita cheanima un luogo rispetto a un altro.Solo garantendo la qualità, si puòmantenere la vita di un territorio.”Poco tempo dopo, grazie all’inter-vento della moglie Hélène, finanziaun altro progetto: l’Accademia Artee Vita di Breno; inizia poi a interes-sarsi in prima persona del rilancio tu-ristico della stazione sciistica diBorno. Da “osservatore” Zaleski sitrasforma in attore della vita econo-mica e culturale valligiana, senten-dosi sempre più vicino a questa co-munità, ma evitando accuratamenteil rischio di presentarsi in veste dibenefattore. “Mi sono integrato con

questa gente e qui sono nati legamiaffettivi. Non è un segreto che la mia fortunasia nata proprio in Valle Camonica.”La provincia conquista l’uomo d’af-fari. E forse lo protegge, con la di-gnità e la riservatezza di questo po-polo, in quei momenti difficili cheanche agli uomini d’affari capitanonel tempo.Tuttavia Romain Zaleskiresta un uomo d’impresa. L’espe-rienza e sensibilità del finanziereverso il mondo culturale rendono in-teressante il suo punto di vista inmerito alle vicende, ai progetti eagli obiettivi che il Distretto Cultu-rale di Valle Camonica ha volutopromuovere. “Fare impresa in que-sto territorio presuppone quello acui accennavo: la qualità della vita. L’impresa funziona se ci sono risorseumane, che lavorano e vivono in unterritorio. A sua volta l’impresaporta a posti di lavoro e all’occupa-zione del territorio. Ma perchéun’impresa, come potremmo defi-nire il Distretto Culturale, abbia unfuturo, ci vuole qualcuno che se laprenda a cuore. Un imprenditore. Qualcuno che ar-rivi prima di tutti gli altri la mattinae se ne vada per ultimo la sera, chestudi strategie, analizzi gli aspettieconomici, che viva, pensi e realizziquest’impresa. Un’impresa culturalefunziona esattamente come un’im-presa industriale. Ci deve essere qualcuno che creiuna forza attrattiva interna nel terri-torio e al tempo stesso produca ri-sorse e sviluppo. Non si deve pen-sare che per fare impresa bastino isoldi, o la politica. Bisogna tenerconto del rapporto fra economia eterritorio, garantire la qualità dellavita attraverso imprese culturali, sa-nitarie e turistiche. Solo così, intra-vedo il futuro di un territorio.”

Eletta Flocchini

La Valle Camonicaporta fortunaIntervista a Romain Zaleski, finanziere franco-polacco, che racconta la sua esperienza professionale in Valle Camonica. “Per fare impresa in un territorio bisogna puntaresulla qualità della vita”.

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18 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Marta Pagano

Giovani: il panorama lavorativo oggi,uno sguardoverso orienteOccupazione giovanile, rapporto con il mondo dellavoro e nuove opportunità di carriera: l’orizzontelavorativo per i giovani appare oggi incerto. Ma è così solo in Italia?Claudio Leali, dal 2006 al 2010 Amministratoredelegato per il Gruppo Tenaris presso la NKK Tubesin Giappone, in un’intervista racconta la situazioneoccupazionale giovanile in ottica internazionale.

Qual è il ruolo dei giovani nellaclasse dirigente giapponese?

C’è una grossa differenza con lasituazione italiana, anche se ilmondo giapponese si sta avvici-nando agli schemi occidentali.In Giappone il giovane entra inazienda con umiltà, voglia diimparare e grande disciplina;c’è un forte senso della gavetta. Per fare carriera conta la meri-tocrazia ma prevale il temadella “seniority”, l’anzianità sulposto di lavoro. L’azienda giapponese sta cam-biando: tradizionalmente ap-pare come l’azienda-mammanella quale si entra dopo la lau-rea o il diploma e si rimane pertutta la vita. Ma oggi a causa delle recenticrisi economiche, le aziendestanno perdendo il loro ruolotradizionale e questo ha provo-cato un problema di identifica-

zione del lavoratore. Chi ha 30 o 40 anni ha avutoesperienze di lavoro tempora-neo e non ha ancora trovatouna collocazione: questi giovanivengono chiamati “lost genera-tion” perché appartengono aduna generazione “persa” ri-spetto agli schemi tradizionali.

L’università fornisce una prepa-razione adeguata all’ingressonel mondo del lavoro?

La preparazione in Giappone èabbastanza teorica. A parte le facoltà tecnico-scien-tifiche che hanno un collega-mento naturale con le aziendedi settore, c’è meno specializza-zione rispetto all’Italia, esistonoinfatti funzioni (es. nel supplychain management ossia nellalogistica) rette da personale conlauree umanistiche che da noivengono svolte da chi possiede

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titoli di studio di tipo ingegneri-stico. Chi si occupa della comunica-zione, invece, tendenzialmenteha fatto un iter umanistico, masi tratta sempre di persone lo-cali. Non è semplice comuni-care con i giapponesi, entrarenel loro circuito mentale e cul-turale.

Qual è il ruolo della donna, inparticolare sul posto di lavoro?

La società giapponese è tradi-zionalista e tendenzialmentemaschilista: il marito lavora e ladonna sta a casa, alleva i figli egestisce la famiglia. Oggi, però, è in atto un cam-biamento verso un modo di es-sere più aperto. In aziendaabbiamo introdotto rapidità dicarriera per i giovani e ledonne, trovando all’inizio delledifficoltà. Ovviamente questo

non vale per tutto il Giappone,ci sono aziende molto modernenella gestione del personale, inaltre si trova più resistenza adaccettare il giovane o la donnache fanno carriera.

Su quali valori si basa la vita diquesto popolo?

Il valore fondamentale del giap-ponese è il lavoro, i giapponesinel lavoro sono diligenti e con-centrati. Ora i giovani danno maggior ri-lievo alla sfera familiare. Sul posto di lavoro, nelle dina-miche decisionali la dimensionecollettiva è predominante, igiapponesi hanno un forte spi-rito di gruppo e non tendonoad evidenziarsi come singoli macome team. Un processo tipicamente giap-ponese è il “nemawashi”, la di-scussione interna al gruppo:

problemi e contraddizioni ven-gono risolte a livello di team,raggiunto l’accordo la soluzioneviene sottoposta al capo che lasottoscrive. Ciò è possibile perla presenza di un forte sensodella gerarchia: è implicito chein un gruppo ci debba esserequalcuno a cui riferirsi. E i capi agiscono in manieraonesta. Onestà e tolleranzasono le maggiori caratteristichedei giapponesi: disponibilità,soprattutto nei confronti deglistranieri, gentilezza ed educa-zione e un profondo senso dicorrettezza. Ciò non implica che non visiano episodi criminali, soprat-tutto a livello di potere politicoed economico. Corruzione e concussione sonopresenti, ma la vergogna e ilsenso di esclusione che deri-vano dall’essere scoperti risul-tano intollerabili.

Dopo gli avvenimenti di cronacalegati al disastroso terremotodello scorso 11 marzo, laredazione ha contattatotelefonicamente Claudio Leali,per constatare come quantodetto nel corso dell’intervista sia oggi confermatodall’atteggiamento deigiapponesi davanti ad unacatastrofe di proporzioni così elevate. La reazione pronta e compostasottolinea come lecaratteristiche e le peculiarità di questo popolo non sianovenute meno anche nella difficoltà.

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Cariplo: nel progetto “Distretti Culturali”,ruolo di primo pianoalla Valle Camonica

Il Distretto Culturale della ValleCamonica. Un laboratorio perl’arte e per l’impresa coniuga l’at-tenzione al patrimonio culturaleall’innovazione delle modalità difruizione e di produzione culturali,come occasione di sviluppo dinuova imprenditorialità.L’avvio di azioni in ambito cultu-rale ed artistico ha avuto evidentirisvolti anche in altri settori (turi-smo, imprenditoria). Ne sonoesempi “aperto_”, contenitoremetodologico e comunicativo perl’arte contemporanea, o MemoryTalk, intervento per il recupero e

la rivitalizzazione del patrimonioculturale immateriale, o ancora ilForum del turismo, importantetappa di un processo di consoli-damento di identità territoriale edi vocazione turistica. Da eviden-ziare inoltre il recente rinnova-mento della segnaletica nell’areadei parchi rupestri, autentica in-serzione grafica nella terra dei se-gni volta non solo ad orientare ilturista, ma anche a dare voce allastoria del territorio.Il rinnovamento della strumenta-zione (spesso collegato all’inno-vazione dei servizi) è uno degli

elementi che contribuisce acreare una nuova “cassetta degliattrezzi” (l’insieme degli strumentie dei servizi per la cultura) e alcontempo una visione diversa delfare cultura e della valorizzazioneterritoriale.

Il Distretto Culturale della ValleCamonica rientra nel più ampioprogetto Distretti culturali, ideatoe realizzato da Fondazione Cariploper valorizzare il patrimonio cultu-rale in una logica di sviluppo delterritorio. Avviato nel marzo 2009,il distretto della Valle Camonica è

A cura di Fondazione Cariplo

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stato il primo a partire concreta-mente: ad esso è seguita la crea-zione in Lombardia di altri cinquedistretti, approvati da FondazioneCariplo nel corso del 2010 e at-tualmente in fase di start up. I distretti culturali che hanno ot-tenuto il sostegno di FondazioneCariplo sono molto diversi traloro per estensione, caratteristi-che territoriali, strategie di attua-zione, articolazione del partena-riato, modalità di finanziamento:questo dimostra come, in rispo-sta agli obiettivi comuni postidalla Fondazione nel bando del2007, i territori abbiano saputofornire un’interpretazione coe-rente con le proprie peculiarità. La valorizzazione del patrimonioculturale, l’integrazione della fi-liera culturale con le altre filiereeconomiche dei territori e la ge-stione in un orizzonte di lungoperiodo sono finalità condivise,ma perseguite attraverso strate-gie che ogni distretto ha decli-nato in modo differente, facendoperno sui propri elementi diidentità.Complessivamente i distretti cul-turali muovono investimenti per65 milioni di euro, di cui oltreventi erogati da Fondazione Cari-plo, a riprova di quale effetto ab-bia avuto l’iniziativa dal punto divista economico e progettuale,impegnando attivamente le co-munità locali nella realizzazionedei distretti, nel reperimento dialtri fondi e nel coinvolgimento dipartner pubblici e privati.

Fondazione Cariplo ha stabilito diaffiancare gli enti nell’avvio enella gestione dei distretti attra-verso un supporto operativo con-tinuo e un confronto strategicoperiodico; in questo senso unodegli obiettivi del progetto è fa-vorire un processo di apprendi-mento e di diffusione della cono-scenza in relazione al modellodistrettuale: la condivisione di co-noscenza tra i distretti in via di

realizzazione sarà dunque un tas-sello importante per la buona riu-scita dell’iniziativa. L’idea è che iterritori possano condividereesperienze e soluzioni a proble-matiche simili, a volte trasversalialle diverse aree. A questo scopola Fondazione si propone di ali-mentare una comunità di appren-dimento tra i distretti lombardi,organizzando occasioni di con-fronto su vari temi (amministra-tivo, finanziario, gestionale, stra-tegico, operativo, ecc.) eraccogliendo sul sito del progettomateriali e notizie di interesse co-mune. Azioni come queste do-vrebbero condurre ad una condi-visione della conoscenza eall’individuazione di buone prati-che esportabili negli altri distretti,nonché in altri contesti.

La Valle Camonica ha offerto unbuon esempio in quest’ultima di-rezione: il proprio modello di go-vernance, basato su un Ufficio As-sociato a cui partecipano gli entidel territorio sotto la guida dellaComunità Montana, è infatti dive-nuto oggetto di esame e di posi-

tiva valutazione da parte del Di-stretto culturale dell’Isola Coma-cina, promosso dal 2001 da Pro-vincia di Como, RegioneLombardia e Fondazione Cariplo.L’Isola Comacina, intenzionata agarantire al proprio interno la rap-presentanza degli enti coinvolti ela democraticità della partecipa-zione, ha guardato alla Valle Ca-monica per creare una struttura digestione simile. È davvero interessante che questapositiva contaminazione abbia ri-guardato il Distretto dell’Isola Co-macina, cofinanziato da Fonda-zione Cariplo con 6 milioni di euroa partire dal 2001 e alla base dellariflessione che ha condotto al pro-getto Distretti culturali. In questocaso il progetto pilota da cui ènato il successivo modello dei di-stretti ha avuto come riferimentoproprio uno dei distretti avviati inLombardia, coronando un per-corso di reciproca valorizzazione.

Per la descrizione dei singoli di-stretti e per la documentazione re-lativa al progetto si rimanda al sitowww.fondazionecariplo.it/distretticulturali

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22 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Esploratòri in aula

Il Sistema dei Musei di Valle Ca-monica ha proposto alle scuoleelementari e medie inferiori dellaValle Camonica gli Esploratòri inaula quale attività di scoperta deimusei e del patrimonio di culturamateriale in essi conservato, non-ché del territorio di cui sonoespressione. La filosofia su cui sifondano gli Esploratòri è benespressa da Sara Galli, una delleideatrici: “Tutti i musei hanno delleparti in luce e delle parti in ombra,delle parti che si sanno e altre no,o che si conoscono di meno. Leparti in luce sono le spiegazioni, lenozioni istruttive, le osservazionioggettive largamente condivise,l’esposizione di certi pezzi selezio-nati e non altri, la manifestazionedi certe attività considerate impor-tanti. Le cause logiche, comprensi-bili, gli effetti tangibili delle azioni.Ciò che rimane in ombra è di soli-to quello che non ha ancora unaspiegazione ufficiale, che non valeper tutti, che ciascuno osserva persé e si racconta, che ha naturacompromessa o che non si è anco-ra visto. Nei musei pertanto, non solo c’èda imparare, ma anche molto dascoprire. Soprattutto per chi nonconosce la storia, per chi vede le

cose per la prima volta, per chisemplicemente si trova ad esserecontemporaneo alle cose in uncerto stadio della loro vita evoluti-va senza averne saputo nulla pri-ma.Per questo bisogna ricercare le“zone d’ombra”. Per questo i ra-gazzi sono gli interlocutori ideali,in virtù della loro esperienza anco-ra in buona parte da costruirsi, perquella speciale libertà che l’ine-sperienza stessa gli dona”. Un sussidio tascabile il Bugiardinodegli Esploratori è stato donato atutti gli alunni che hanno parteci-pato all’iniziativa offrendo loro“su due mani” una mappa idro-grafica della Valle da completareper indurli a conoscere il territo-rio; il Bugiardino che raccoglie 10laboratori/avventure a tema da vi-vere nei Musei e rivivere in aula.La presentazione ha avuto luogoin circa quaranta classi distribuiteentro i diversi plessi scolastici del-la Valle. La scena: un piano di lavoro, un in-sieme scelto di oggetti raccolti neimusei sottoposti agli sguardi cu-riosi e attenti degli alunni, Danielae Stefania alla regia per indurreciascuno all’esplorazione direttadelle cose seppur mediata damani, orecchi, narici e pupille e se-

dimentata in disegni liberi e rifles-sioni a margine.“È col manico di legno; ha dellespecie di spuntoni, che sono quin-dici. È tipo un ventaglio di quelli diuna volta, a forma di cerchio, intor-no per nove file, è fatto di ramettipiccoli al centro e di rami più gros-si. È un ventaglio usato dalle don-ne”, “È di metallo, è un po’ trian-golare, al centro ha un buco, hadelle sfumature, è pesante, è gran-de, dopo il buco ha due steccheun po’ appuntite, è un po’ ruvido,ha dei riflessi, ai lati è ruvido”;ecco due sole esplorazioni che cidanno accesso ad un universosensibile impensabile a membraadulte.Non resta che ringraziare tutte leinsegnanti che hannopreparato i loro alunni eaccolto nei loro pro-grammi la nostraproposta di-dattica e rin-novare l’in-tenzione dialimentare larelazione vir-tuosa tra sistemadei musei escuola.

Elena TurettiResponsabile Sistema Musei di Valle Camonica

“Tutti i musei hanno parti in luce e parti in ombra”. Grazie a un progetto del Sistema Musei di Valle Camonica, gli studenti dellescuole elementari e medie, armati di “bugiardini”, fantasia e libertà, hannoesplorato le “zone d’ombra” delle collezioni museali etnografiche.

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Le cose e il paesaggio in un libro

LE COSE E IL PAESAGGIO_GET TOTHINGS GET TO PLACES

A CURA DIElena Turetti

PROGETTO GRAFICODavide Pagliarini / new

landscapesFOTOGRAFIE

Cristian Guizzo, Stefano Graziani, Al-fonso Chianese, Marcello Galvani, Ezio

D’Agostino, Enrico Abrate, EnricoBedolo, Francesco Patriarca, Paolo

Monti, Francesca Gardini, Niccolò Mor-gan Gandolfi, Luigi Vegini, Luca Ca-

sonato MAPPE

Sara GalliTESTI CRITICI

Sergio Cotti Piccinelli, Elio Grazioli,William Guerrieri, Sabrina Ragucci,

Franco Farinelli, IMMAGINI

Tancredi ManganoTRADUZIONE

Franco GaudianoFOTOGRAFIE DI “TUTTI A BORDO” e

“ALLA CIECA”Officine Video / Laboratorio di Comuni-

cazione del Distretto CulturaleCORREZIONE BOZZE

Maura SerioliSTAMPA

Tipografia Verolese, Verolanuova (BS)

Il concorso fotografico ispirato ai Musei di Valle Camonica diventa un importanteprogetto editoriale. “Per non perdere nulla dell’esperienza vissuta e lasciarespazio al silenzio che la fotografia impone”.

Il progetto di ricerca per sole fo-tografie “Le cose e il paesaggio”promosso dal Sistema dei museidi Valle Camonica trova unaprima felice trasposizione in que-sto libro, cui succederà la mostraprevista in estate.È il racconto in lentezza dellacampagna fotografica realizzatada Ezio D’Agostino, Alfonso Chia-nese, Niccolò Morgan Gandolfi,Stefano Graziani, Paolo Monti,Luca Casonato, Simone Donati,Enrico Pasinato, Enrico Bedolo,Marcello Galvani, Francesca Gar-dini, Francesco Patriarca, EnricoAbrate, Cristian Guizzo, Luigi Ve-gini in Valle Camonica tra marzo eottobre 2010.Questo libro narra l’esperienza diquei giorni, è un racconto a cuitutto partecipa: l’evidenza spinta

delle collezioni di cose, strumenti,macchine conservate nei museidella Valle, il paesaggio vallivocolto in fragrante nella vita quoti-diana delle comunità rurali che vistanno, l’arte e l’attitudine degliautori impegnati nella campagnafotografica, le riflessioni a priori ea posteriori di coloro che hannovisto nella relazione tra cose epaesaggio, tra cultura materiale eambiente un terreno fertile di ri-cerca.Come ogni libro è un progetto, incui l’intenzione chiara è stataquella di non perdere nulla del-l’esperienza vissuta, di riservareampio spazio alla fotografia, al si-lenzio che essa impone per ono-rare la sperata autonomia delleimmagini rispetto a qualsiasi spie-gazione, di poter conservare la

fragranza e la distinguibilità diciascun lavoro, di non dimenticareche tutto quanto non è avvenutoin studio ma a contatto direttocon il territorio, a partire dallasemplice intenzione di stare den-tro il naturale corso delle cose.E’ un progetto frutto del lavorofianco a fianco e poi nella giustasequenza di un curatore, di ungrafico, di un traduttore, di uneditore, di uno stampatore e diun corollario esteso di personechiamate a diverso titolo a parte-ciparvi e che ci hanno donatotempo e acume.Pubblichiamo qui una selezionedelle fotografie, fotografie che siraccontano da sè. L’augurio è checiascuna possa essere guardata afondo e compresa.

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Ezio D’Agostino, “La scomparsa”, Le cose e il paesaggio, Valle Camonica, 2010

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Cristian Guizzo, “Circondato da magnifici alberi”, Le cose e il paesaggio, Valle Camonica, 2010

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26 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Stefano Malosso

Memorie di un oggettoritrovato

www.museidivallecamonica.it

Nasce il Sito Internet del Sistema Musei di Valle Camonica

Il museo è la casa degli oggetti. Oggetti che sono sopravvissuti alpassato, e che si presentano a noicarichi di storie da raccontare. Qualivolti li hanno scrutati? Quali mani lihanno usati? Quali luoghi li hannoospitati? Nella loro forma, nel loromeccanismo, nel materiale che licompone si trova inscritta tutta lastoria di un territorio e di un tessutosociale che attraverso gli anni ha su-bìto una serie innumerevole di cam-biamenti. Osservare questi oggettie “farli parlare” significa leggerne lascatola nera, contare gli anelli con-tenuti nel loro ideale tronco fatto dilegno, ferro, pietra. È nel museo che questi oggetti ven-gono raccolti, curati, catalogati. È dalle sue mura che devono tro-vare la forza di non restare chiusi inun mondo ormai passato, di usciremetaforicamente, di raccontarel’epoca che li ha visti protagonisti. Il nuovo sito Internet del SistemaMuseale di Valle Camonica prendespunto proprio dal potere narrativodegli oggetti custoditi nei diecimusei etnografici distribuiti sul terri-torio, per creare una piattaforma in-terattiva in grado di dare una nuovavita e una nuova fruibilità a questeschegge del passato, che giungonofino a noi cariche di voci da ascol-tare. Il compito di rendere sul web

questo “racconto vivo” è stato affi-dato agli studi grafici New Landsca-pes e Studiocharlie, che attraverso ildesign, la grafica e le più innovativetecniche comunicative hanno co-struito un sito di approccio maiscontato, all’interno del quale è lasingolarità di ogni oggetto e di ognimuseo a prendere voce.“Quando la responsabile del Si-stema Museale, Elena Turetti, ci haspiegato il suo progetto, abbiamoraccolto volentieri la sfida - spiegaDavide di New Landscapes. “Cisiamo seduti attorno ad un tavolocon i colleghi e abbiamo lavoratoper trovare un linguaggio attuale.Siamo subito stati tutti d’accordosull’evitare l’effetto nostalgia, checomunemente aleggia attorno altema dei patrimoni contenuti neimusei: lo scopo era quello di dareuna vita agli oggetti”. Il sito è co-struito con un’architettura innova-tiva, basata sull’associazione diraccolte di oggetti. Continua Davide: “Nella HomePage compaiono oggetti molto di-versi fra loro. La domanda che devesorgere nell’utente è: “che collega-mento c’è fra essi?”. Con un click sull’oggetto appareuna finestra che mostra il legamedell’oggetto con il paesaggio chelo ha creato, e quindi con un conte-

sto naturale e sociale più ampio. È un processo intuitivo, che pro-cede passo per passo. È una lenta scoperta dell’oggetto edel suo mondo. “Quello che spesso si perde di vistaè che ognuno di questi oggettiaveva un collegamento diretto conla vita quotidiana delle persone -dichiara Gabriele di Studiocharlie.“Sono piccole cose che raccontanoin realtà grandi storie, storie chespesso si nascondono sotto centi-metri di polvere, e che finiscono neldimenticatoio. Gli oggetti conte-nuti nei musei sono dei veri testi-moni del loro tempo, e nella letturadel loro passato possiamo capiremeglio il presente, e il futuro. Nel sito web abbiamo reso questoconcetto creando continui collega-menti tra i musei, gli oggetti e ipaesaggi, avvalendoci di una gra-fica innovativa. La forma e la strut-tura del reperto è già parte dellasua storia e di un metaforico rac-conto che inizia in un’epoca lon-tana per arrivare sino a noi. Il sitodiventa così un invito a raccoglierequesta voce, ad attualizzarla, a va-lorizzarla”. Una voce che torna afarsi sentire negli oggetti custoditinei musei, e che nel click del mousecontinua a parlarci della nostra sto-ria e della nostra identità.

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Macchineparlanti

Elena TurettiResponsabile Sistema Musei di Valle Camonica

Un progetto. “Infanzia della tecnica”. Quattro ricercatori e quattro ecomusei. Per scoprire quel sapere immateriale nascosto dietrouna macchina, e rivelare pratiche, modi, rumori e suoni di vite dedite al lavoro. Tutto comincia quando s’incontra la macchina e chi la accudisce: “Solo così, si può abbozzare la trama del racconto”.

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L’assunto è stato: usiamo le mac-chine preindustriali camune qualimedium di un sapere immaterialein via d’estinzione, scegliamocongegni colti in uno stadio signi-ficativo del loro sviluppo, unasorta di età dell’oro delle mac-chine o di infanzia delle tecnicheche corrisponde a macchine dalfunzionamento manifesto, mac-chine radicate nel territorio.Scegliamo macchine al lavoro,macchine in uso o usate permolto tempo che recano traccevive della loro attività della praticadi un mestiere, frutto della fe-conda relazione tra le mani abilidi fabbri, di mugnai e di mugnaie,di segantini, di forgiatori, di vina-ioli, di tessitrici e le loro fidatemacchine quasi estensione fisicadelle loro braccia e protesi men-tali. Le macchine raccontano di sée del felice anche se controversorapporto tra uomo e macchina,dei tempi e dei modi di un lavoro,degli spazi idonei ad un mestiere,di sapienti e continue manuten-zioni, delle pratiche e delle abitu-dini difficilmente tracciate da unmanuale d’uso o da un brevetto,delle deformazioni o vizi da pro-fessione, dell’impossibile linearitàdell’avanzamento delle tecniche,della dignità di una professione,di odori in via d’estinzione, di ru-mori e di suoni, di vite dedite allavoro.

La trasmissione di tali saperi è af-fidata al singolo e alla comunità, èmediata dalla presenza di interlo-cutori come i ricercatori oggi im-pegnati in questa ricerca, è subor-dinata all’attivazione di processivirtuosi di raccolta, è espressa pervia di diversi linguaggi della co-municazione, è controversa, poi-ché trattasi di un sapere vivo nonsolo perché sopravvissuto nono-stante la sua caducità ma poichési riproduce continuamente; ap-pare determinante coglierlo in fla-grante e conservarne la flagranza.I quattro ricercatori selezionatitramite bando hanno interrogatole diverse comunità inserite inquesto progetto e raccolte at-torno a quattro ecomusei dellavalle, Ono S. Pietro, Cerveno, Lo-sine, Malegno, per l’EcomuseoConcarena Montagna di Luce;Capodiponte, Paspardo, Cim-bergo, Ceto per l’Ecomuseo NelBosco degli Alberi del Pane;Bienno e Prestine per l’Ecomuseodel Vaso Rè e della Valle dei Ma-gli; Borno e Paisco Loveno perEcomuseo delle Orobie La“Strada Verde” e in breve tempohanno incontrato, scoperto e rive-lato diverse macchine. Ad un certo punto però ci siferma, si entra nel vivo, si decidedi andare in profondità, si incon-tra la macchina e chi la accudiscee usa, si sta per molto tempo ad

osservare per capire e viene ilmomento di scegliere, di abboz-zare la trama del racconto.È successo a Bienno al mulinodella signora Francesca e ora lestorie raccontabili sono molte:potrebbe essere la storia privatadi Francesca, il suo tempo al mu-lino, i suoi spazi al mulino, i suoisimboli al mulino, i suoi gesti mu-liebri, i suoi gesti tecnici, il pesodelle macine e le sue mani, i suoigesti “turistici”, la sua stanchezza,i suoi, ma proprio i suoi, stru-menti, la sua ospitalità, la sua in-clinazione al nutrire, il corollario dipersone che attendono al mulinoe alla signora. Potrebbe essereche ciascuna macchina, e anche ilmulino di Bienno, abbia un oriz-zonte temporale che va molto aldi là e oltre il tempo del processoproduttivo e include il tempodella coltivazione delle diversegranaglie - oggi è un buon giornoper macinare domani no perché -i tempi dell’organizzazione comu-nitaria, il mulino è un luogo discambi, il tempo dell’attesa, iltempo della decadenza del mu-lino in quanto manufatto. Ma appare indubbia la preziositàdella commistione di saperi cheincontreremo e periglioso il per-corso che ci porterà a deciderecome raccontarli.

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Elena TurettiResponsabile Sistema Musei di Valle Camonica

Trentaquattro vicende e vicissitudini s’intrecciano,grazie a un progetto che riesce a illuminare “singoli istanti di vita in carne e ossa”.

Siamo tutti dentro un progetto, dentro Memory Talk e forse siamo intanti, ci sono i giovani, ci sono i testimoni, ci sono i docenti, ci sono lepersone che per caso vi capitano e ne rimangono avvinte. Da dentro pare una macchina ben avviata, tutt’altro che celibe, trenta-quattro giovani verso trentaquattro testimoni e un’équipe a sostenerepasso passo il transito dai convenevoli ad un dialogo aperto che si au-spica duraturo. Sempre da quaggiù poter cogliere il valore dell’ascolto, del faccia afaccia, del contraltare, poter vedere tra le pieghe del lavoro l’avvicen-darsi di stati di soddisfazione, di paura, di attesa, di euforia e vederecrescere la consapevolezza di ciascuno nel sentirsi parte di un pro-getto comunitario, è una forte emozione.È un percorso arduo poiché si viaggia in compagnia di trentaquattrogiovani ciascuno dei quali è una risorsa, diversa, distinguibile e tuttada scoprire; trentaquattro testimoni ovvero riserve da sondare, profilida scavare forieri di saperi difficilmente circoscrivibili. Si procede. Alle volte capita di fare un passo appena avvertibile, si è avuto magaril’ardire di fare un salto mortale, certe altre si ha la sensazione di averperso di vista per un po’ l’obiettivo principale. Dinnanzi a noi, ma da qualche tempo proprio dentro le nostre orec-chie il suono della voce di Stefano e Francesca, di Elisa e Margherita,di Sara e Giuseppe, di Anna e Marietta, di Arianna e Maria, di Dome-nico e Marcellino, di Sara e Pierina, di Maurizio e Alfredo, di Francescoe Lucia, per citarne a torto solo alcune; l’intrecciarsi continuo di conce-zioni diverse del mondo e di vicende, vicissitudini, singoli istanti di vitain carne e ossa. Ma da fuori cosa si vede? Sta succedendo veramente qualcosa di significativo?Osservando il progetto da fuori cosa si può cogliere, come contenereentro confini certi gli esiti scientifici della ricerca? Come indagarne le ricadute lungo un confine temporale esteso?

28 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

MemoryTalk

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Nella fase iniziale del progetto ab-biamo incontrato Enrico, un ra-gazzo di Cemmo, fresco di unalaurea in filosofia, e con tanta vo-glia di mettersi alla prova. La te-matica di Memory Talk lo appas-siona: “qualcuno dice che chi nonconosce il passato non è predi-sposto per il futuro”, raccontamentre gli chiediamo quali sonole motivazioni che lo hanno spintoa partecipare, e il fatto di essereun neolaureato disoccupato hafatto il resto. Le parole che ricor-

rono più spesso nel racconto diEnrico sono “contrasto, sbalzo,differenza” che spiega come“quella macchiolina nera checompare su uno sfondo bianco -per dirla con parole sue - rendetutto più interessante”. Con Mar-chì, il testimone di cui dovrà rac-cogliere la memoria, di differenzece ne sono tante, ma non è unmale, anzi: “la differenza crea ilvantaggio della curiosità”. Enricoè felice che l’abbiano abbinatoproprio a Marchì, quest’uomo chedeve suscitare la simpatia dellagente se tutti l’hanno semprechiamato usando un diminutivo, eche scruta le montagne in cerca diun gregge. Infatti faceva il pastoreitinerante. Anche se usare unverbo al passato è incauto: “iltasso di attività di quell’uomo è in-credibile, sta sempre facendoqualcosa, anche piccole faccende,ma è sempre occupato”. Così En-rico con lui ha adottato questo si-stema: invece di fissare un appun-tamento, passa a trovare Marchì. Se è libero fanno una chiacchie-rata insieme, altrimenti sarà per la

prossima. Con l’umiltà e il rispettodi chi sa ascoltare le persone e as-seconda i tempi, di chi preferisceportarsi a casa un’esperienza,piuttosto che un compitino per-fetto (“come faccio a chiudere incasa un uomo così per registrarlo,quando fuori c’è questo sole?”).Dal suo testimone, Enrico ha im-parato che la maggior parte deiboschi intorno al suo paese sonocresciuti da quando gli allevatorisono diventati sempre meno; cheil viaggio che una volta i pastorifacevano per portare il propriogregge fino alle malghe di Temù edintorni è stato minato dall’urba-nizzazione sfrenata; che quandoun pastore compiva 18 anni -dopo averne passati quattro a la-vorare solo in cambio di vitto, al-loggio ed esperienza - il capo pa-store gli regalava una pecorafemmina per poter avviare un’atti-vità propria di allevatore. E soprattutto che la storia pubbli-cata sui libri soffre delle lacune diqueste storie non scritte. Durantel’estate, se sarà possibile, Enrico sifarà accompagnare da Marchì su-gli alpeggi di cui gli parla sempre,per farsi un’idea di cosa significhi,e capirlo poi solo nello sguardodel suo testimone. Quello che è certo è che qualchemeccanismo si è già innescato, sequesto ragazzo, dopo pochi in-contri con Marchì, ferma un altropastore per chiedergli come mainon possieda un cane; quando luigli risponde che lo ha regalato viaper salvargli la vita (i cani inse-guono le automobili e spessovengono investiti), Enrico sa chequella è un’altra macchiolina nerasul suo sfondo bianco.

Maura Serioli

Enrico e Marchì, un incontro fra generazioni

Memory Talk entra nel vivo e la redazione di Tam Tamintervista uno dei borsisti del progetto. Enrico, giovane filosofo di Cemmo, ci raccontal’incontro con un testimone eccezionale. Perché “chinon conosce il passato non è predisposto per il futuro”.

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30 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Giorgio AzzoniResponsabile dei Progetti Artistici del Distretto Culturale di Valle Camonica

Nuovi sviluppi per il progetto su Carlo Magno. Dopo il convegno di maggio, in arrivo una raccolta disaggi e un corso di formazione per operatori turistici. E intanto nasce il “brand” del progetto.

Il progetto turistico-culturale sullaleggenda di Carlo Magno in ValleCamonica, di cui nel primo nu-mero di TamTam si erano presen-tati caratteri ed intenti, volge oraa completare una parte impor-tante del suo percorso, con laconclusione della fase di ricerca. I dodici studiosi incaricati di inda-gare la leggenda, nelle sue mol-teplici implicazioni e declinazionistoriche, antropologiche, socialied artistiche, hanno presentatogli esiti del loro lavoro nel corsodi un Convegno, che si è svolto alpalazzo della Cultura di Breno il28 maggio 2011. Tale occasione ha acquisito ulte-riore importanza culturale per ilcontributo dei coordinatori delledue sessioni: la prof.ssa ChiaraFrugoni, illustre medievista cheha insegnato storia medievalealle Università di Pisa, Roma e Pa-rigi ed autrice di importanti pub-blicazioni note a livello europeo,e il prof. Gian Maria Varanini, do-cente di Storia medioevalepresso l’università di Trento e oraalla facoltà di Lettere dell’Univer-sità di Verona, i cui studi e pubbli-cazioni si indirizzano alla storiadelle istituzioni politiche, dellasocietà e dell’economia nel bassomedioevo italiano. Al convegnosegue una pubblicazione dei rela-tivi saggi, raccolti in un volumedenso di interessanti approfondi-menti e numerose novità. La redazione della leggenda ri-sulta infatti anticipata al XIV se-colo, e ben più vasta delprevedibile risulta la sua diffu-

sione, confermata dal ritrova-mento di nuove versioni. Versioni note ed finora scono-sciute sono state analizzate econfrontate, sia dal punto di vistaletterario che contenutistico.Anche la figura di san Glisente,che la tradizione collega alla spe-dizione di Carlo Magno, acquistanuovi ed inediti contorni. Gli esiti delle ricerche delineano ilcontesto di invenzione e fruizionedel racconto, ricostruendo il suotracciato mediante l’analisi deiresti materiali e la toponomastica.Nuove ipotesi si avanzano sullalocalizzazione dell’unica chiesa,tra quelle citate, di cui mancavaun coerente riscontro; mentre sipropone una nuova lettura delpercorso leggendario in relazionealla situazione politica camunadel tardo medioevo, nelle suecomponenti guelfa e ghibellina, ocome pretesto per la legittima-zione ed elencazione delle chiesedotate di indulgenze. Altri contributi indagano la fun-zione e funzionalità dell’inven-zione leggendaria nel suorapporto con la storia, con la reli-giosità e con l’immaginario collet-tivo. Si propongono alcuneletture iconografiche, in riferi-mento alla figura del re franco ealla concezione-raffigurazione diuna santità armata che viene in-terpretata, in Valle Camonicacome altrove, dalla figura delsanto cavaliere. Si analizzano inoltre compiuta-mente gli affreschi provenienti daGorzone, ora conservati presso la

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Pinacoteca Tosio Martinengo diBrescia, tradizionalmente consi-derati trascrizione figurata dellaleggenda.Il valore ed il fascino del raccontorisultano consolidati, e più vastaappare oggi la rete delle connes-sioni che esso intreccia con il terri-torio e la sua storia. Non solo conil territorio camuno, ma anchecon le aree limitrofe. Per svilup-pare tali connessioni il progettoha stabilito collaborazioni con stu-diosi, Istituzioni ed amministratoridella provincia di Bergamo, delTrentino, oltre che con il Museobresciano di Santa Giulia. Tale collaborazione sarà testimo-niata al Convegno grazie ai con-tributi di studiosi provenienti datali aree, oltre al prof. GiuseppeAlbertoni dell’Università di Trentoe il dott. Enrico Cavada della So-printendenza ai Beni archeologicidella Provincia di Trento. Ma ancor più ampio può svilup-parsi l’interesse turistico e cultu-rale per un racconto-itinerario ilcui protagonista e la cui valenzaassumono dimensione europea,per il riferimento a una tradizionee ad un immaginario condiviso.Per sottolineare tali aspetti al pro-getto è stato attribuito un nuovonome: “La leggenda di Carlo

Magno nel cuore delle Alpi”, chesi dota ora di uno specifico logoe una propria immagine grafica,recentemente scelti tramitebando promosso dal Distretto epresentati al convegno del 28maggio.“Carlo Magno nel cuore delleAlpi” è dunque pronto per l’atti-vazione della seconda fase delprogetto, che, in sintonia con lamission del Distretto Culturale diValle Camonica, intende valoriz-zare ed indurre la fruizione turi-stica del patrimonio culturale enaturalistico della Valle.La spendibilità turistica della leg-genda si delinea ora con più chia-rezza, fondandosi su solide basicritiche e su una grande ricchezzadi materiali, pronti ad essere sele-zionati, rielaborati e tradotti inoccasioni turistiche variamentedeclinate. Si prospettano infattimolteplici opportunità che laLeggenda può sollecitare o svi-luppare lungo itinerari geografici,storici, tematici. Sono già in fasedi elaborazione alcune iniziative,tra cui la stesura di un percorsoche condurrà i visitatori lungo l’in-tera Valle, ed oltre; in particolareannettendo i tratti bergamaschi e

trentini, coinvolti nella spedi-zione.Si prevede la realizzazione di unpercorso didattico, compren-dente attività di visita-laboratorioai siti della leggenda posti nellaMedia Valle, dove più intense ri-sultano le testimonianze storiche,artistiche ed architettoniche diret-tamente o indirettamente con-nesse al racconto. Dell’Alta Valleinvece si intende valorizzare lamaggiore vocazione naturalistica,tracciando lungo il percorso diCarlo Magno un anello di trek-king camuno-trentino. Per preparare i giovani operatorituristici di supporto a tale com-plesso programma, è previsto unCorso di formazione condottodagli studiosi che hanno parteci-pato alla ricerca.Molte energie e competenzesono state, sono e saranno atti-vate, in una sintonia di cultura eturismo che bene interpreta la fi-losofia del Distretto. E mentre sifa il punto su quanto è stato fattoe si sta facendo, già si intrave-dono e si prospettano nuovi svi-luppi e nuove relazioni: perchèquanto raccolto diventi investi-mento per il futuro.

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32 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Marta Pagano

L’arte ospital’arteQuando un edificiostorico torna al suoantico splendore,diventando una casa per artisti.

Nel cuore di Bienno, tra le vie delcentro storico, Casa Valiga, anticapalazzina dalla facciata rinasci-mentale, tornerà allo splendoredel passato trasformandosi nellaCasa degli artisti: un laboratorioaperto agli artisti e al pubblico,luogo d’ incontro e scambio diesperienze. Il Distretto Culturaleha infatti promosso l’avvio dei la-vori di restauro per la realizza-zione di uno spazio dedicato allacreazione artistica, all’esposizionedi mostre e alla realizzazione diiniziative culturali: una volta ter-minata, la casa sarà in grado di

ospitare alcuni artisti, che po-tranno alloggiare nei monolocalirealizzati nel sottotetto. Essiavranno a disposizione i due fon-daci al piano terra per realizzareed esporre le proprie opere,mentre il salone affrescato diven-terà luogo di rappresentanza. La struttura di Casa Valiga nellemura e nelle stanze, nei capitellidecorati e nelle travi in legnoporta i segni di epoche diverse,dal medioevo ad oggi. Il saloneinteramente affrescato la rendeuno tra i pochi edifici civili dellaValle, sede di un importante ciclo

pittorico e decorativo. Questastruttura antica e complessa, pro-vata dal tempo e deteriorata daeventi traumatici, grazie al pro-getto del Distretto Culturale staora recuperando il suo anticosplendore. La casa ha avuto perlungo tempo funzione di luogo dirappresentanza di un palazzoadiacente, con il quale era colle-gata da un passaggio aereo eduno interrato; solo nel XVIII se-colo vengono creati gli spazi resi-denziali. Proprio per queste suecaratteristiche, oltre che per laposizione strategica, Casa Valiga

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si è dimostrata compatibile con irequisiti necessari per la realizza-zione della Casa degli Artisti, checoniuga la presenza di areeespositive e di rappresentanzacon una foresteria in grado di ac-cogliere ospiti.Per Casa Valiga, il primo ostacoloda superare sono stati i dannicausati dal tempo e dall’incuria.Obiettivo dell’intervento quindiè stato prima di tutto la messa insicurezza dell’edificio: un lavoroche ha visto interventi massicci,realizzati però senza alterare lastruttura della casa. Queste ope-razioni, quasi impercettibili agliocchi dei visitatori, permettonodi rendere agibile la strutturasenza intaccarne le caratteristi-che storiche e architettoniche. Sitratta di “iniezioni nelle cavitàcreatesi nelle murature, rinforzi asostegno delle volte, lavori dimessa in sicurezza dei solai, rifa-cimento della copertura per ri-spettare i carichi di norma” -come illustra l’Ing. Mario Cotti-nelli, strutturista. “Gli interventi

strutturali sono invisibili o co-munque leggeri, abbiamo usatomateriali compatibili con la strut-tura esistente e adesso final-mente l’edificio è messo insicurezza”. I lavori previsti intervengono arafforzare la struttura di Casa Va-liga senza alterarne l’essenza, inlinea con la filosofia stessa delprogetto di recupero: “l’intentodel progetto è di far parlarel’edificio stesso” - spiegano gliarchitetti Pietro Giorgio Zendrini,Massimo Nodari e Giorgio Az-zoni, progettisti dell’intervento.“A livello architettonico stiamocercando di seguire la memoriadell’edificio: gli interventi sonovolti a mantenerne l’integritàsenza snaturarne l’identità. L’intento è far sì che esso rac-conti la propria storia, rappresen-tando quello che è stato e quelloche è, in tutto il suo percorsostorico fino ad oggi. Questi la-vori costituiscono una sorta dicambiamento, ma abbiamo cer-cato di applicare il nostro sapere

facendo in modo di lasciare an-dare l’edificio nella sua trasfor-mazione”. Gli spazi saranno cosìadeguati alle nuove funzionisenza compromettere integrità eleggibilità di Casa Valiga e dellesue particolari caratteristiche.Una volta resa agibile la strut-tura, sono partiti i lavori di re-stauro del salone per portare allaluce gli affreschi nascosti sottointonaci e polvere. Una squadra di collaboratori dellarestauratrice Giuseppina Suardi ègià al lavoro. Lungo tutte le paretidel salone si svolge un raccontocoperto da numerosi strati dicalce e di intonaco: ”stiamo cer-cando di recuperarli, li consolide-remo e li renderemo leggibili”-spiegano i restauratori-. ”Al primopiano recuperemo invece gli into-naci originali, dove si trovano al-cuni disegni di tipo decorativo”. Il recupero delle superfici dipintecostituisce, dunque, l’ultimopasso che renderà ancora piùsuggestivo questo spazio dedi-cato al fare artistico.

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34 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Laboratori e percorsi d’arteDopo il ferro del 2010, l’edizione 2011 del progetto “aperto_” ha come materia di riferimento il legno, mentre il terreno di lavoro è quello dell’intervento artisticocompatibile nell’ambiente montano. La continuità tematica prevede un “fare_arte”al confine e sul confine, operando nelle aree intermedie e nelle fasce di intervallotra gli ambiti; in quei luoghi che vivono il passaggio, dal prato al bosco, dal coltivato all’incolto, dall’urbano al rurale, dall’accudito al selvatico.

Dopo il ferro del 2010, l’edizione2011 del progetto “aperto_” hacome materia di riferimento illegno, mentre il terreno di lavoroè quello dell’intervento artisticocompatibile nell’ambiente mon-tano. La continuità tematica pre-vede un “fare_arte” al confine esul confine, operando nelle areeintermedie e nelle fasce di inter-vallo tra gli ambiti; in quei luoghiche vivono il passaggio, dalprato al bosco, dal coltivato al-l’incolto, dall’urbano al rurale,dall’accudito al selvatico.

Filo conduttore del progetto plu-riennale è la relazione uomo_na-tura, entro cui l’arte svolge ilruolo di ricerca espressiva maanche di ricerca culturale conl’obiettivo di tradurre significatie valori in forme visibili e azioniconcrete.Il progetto “aperto_” prevedeche ogni anno vengano attivatilaboratori e percorsi di ricerca ar-tistica, rivolti ai giovani, conl’obiettivo di riconoscere e valo-rizzare qualità presenti nella no-stra Valle, facendo sì che leesperienze artistiche possano as-sumere valore anche oltre laforma fisica realizzata. Gli artisti possono agire sul terri-torio e interagire con esso, cre-ando opere pensate e realizzate

solo per quel luogo, site specific,e sono chiamati a stimolare ri-flessioni su cultura e identità ri-lanciando un’azione di cura neiconfronti di luoghi, simboli e va-lori che la Valle Camonica custo-disce.

Quest’anno il progetto di“aperto_” si svolge in stretta col-laborazione con l’Unione dei Co-muni dell’Alta Valle e prevedeinterventi in aree localizzatelungo il percorso della via Vale-riana, da Edolo a Ponte diLegno, in situazioni non lontanedai centri abitati. Dialogandocon le comunità vegetali equelle umane, gli artisti possonoconfrontarsi sia con la vita biolo-gica che con la vita sociale. Gli artisti invitati, Andrea Carettoe Raffaella Spagna, indirizzano lericerche dei giovani, conduconoil gruppo di lavoro, il workshop,per fare in modo che sia prati-cata la condivisione delle lineegenerali del progetto: l’esito èun intervento artistico coerentecon le tematiche generali.Le linee conduttrici del progettosono perciò ‘messe in opera’mediante attività di ricerca esperimentazione artistica, in que-sto modo “aperto_” istituisceluoghi d’incontro tra le radiciprofonde del territorio e la cul-

tura contemporanea.Le opere realizzate alla fine di lu-glio avranno una riconoscibilitàestetica e permetteranno all’os-servatore attento di avvicinarsi altema, conoscerlo e leggerlo. Narreranno delle loro materie co-stitutive, delle relazioni e reazioniche determinano e del luogo incui sono inserite, vivendo iltempo della loro durata.

Viene organizzata una forma di re-sidenza-laboratorio: il workshop,composto da sette giovani artistisotto i 35 anni, selezionati tramitebando, si svolge in due tempi. In giugno si è svolto un sog-giorno-lavoro di conoscenza estudio. La comunità artistica inluglio potrà relazionarsi con lecomunità attive sul territorio; siprevede un’interazione con lebotteghe artigiane del legno,con le falegnamerie, le raccoltemuseali e i loro interpreti, con glioperatori forestali e quelli cultu-rali, con le comunità dei resi-denti che custodiscono memoriee saperi.Una seconda residenza più lungaconsentirà di realizzare le opere ele attività artistiche sul posto, sinoall’inaugurazione prevista per lafine di luglio.Come lo scorso anno le attivitàvengono seguite da vicino dal la-

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Giorgio AzzoniResponsabile dei Progetti Artistici del Distretto Culturale di Valle Camonica e Direttore Artistico di “aperto_”

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boratorio di Comunicazione delDistretto Culturale e da uno staffmultimedia, con il compito di do-cumentare le attività in temporeale inserendole in rete.

Oltre al progetto principale, èprevista un’interazione con la ras-segna di scultura in legno: “Artein strada - Schegge di legno perla pace” di Temù organizzatadall’associazione El Telèr. L’autunno, sarà dedicato al dia-logo diretto con le aziende dellazona che operano nel settore dellegno, cercando di costruire unprogetto comune in grado di va-lorizzare materiali, saperi e pro-fessionalità locali.

Il primo evento della stagione èstata l’inaugurazione della mostracollettiva aperto_là)(qua, il 25giugno presso il musil - Museo

dell’energia idroelettrica di Cede-golo, in collaborazione con l’As-sociazione Gianocontroluce e larassegna Lorenzago aperta._là)(qua è uno scambio artisticofra i territori della Valle Camonicae del Cadore, improntato sultema dell’acqua e del confine inalta quota tra natura e civiltà. Parla di acque, dighe, crinali,energie, volti e leggende.

Le iniziative del progetto“aperto_” vogliono attivareun’arte relazionale, con le formevariabili e quelle consolidate, conl’ambiente montano e le sue tra-sformazioni in atto, recuperandovalori su cui ricostruire comporta-menti individuali e sociali. Le aree e le situazioni scelte per-metteranno di operare nel segnodell’arte pubblica e della respon-sabilità.

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… se l’aria era libera e l’acqua era libera, doveva essere libera anche la terra.Mario Rigoni Stern, Storia di Tönle

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è un progetto del Distretto Culturale di Valle Camonica

Sostenuto daComunità Montana di Valle CamonicaConsorzio Comuni BIM di Valle CamonicaFondazione Cariplo

Con il contributo diUnione dei Comuni dell’Alta Valle

I patrocini artisticiCareof DOCVA _MilanoFondazione Bevilacqua La Masa _VeneziaPAV Parco Arte Vivente _Torino

I patrocini istituzionaliParco Nazionale dello StelvioParco dell’AdamelloComune di EdoloComune di IncudineComune di MonnoComune di Ponte di LegnoComune di TemùComune di Vezza d’OglioComune di Vione

Artisti tutors: Caretto e SpagnaAndrea Caretto (Torino, 1970) e Raffaella Spagna (Rivoli, 1967) esplorano le relazioni profonde che legano gli esseri umaniall’ambiente; essi concepiscono l’arte come una forma di ricerca, un modo libero di investigare le dimensioni multiple della realtà. Siano esse installazioni, azioni collettive, perfomance o sculture, i loro lavori sono sempre il risultato di un “processo relazionale”, infatti emergono dalla complessa rete di relazioni che gli autoristabiliscono con differenti elementi dell’ambiente in cui operano.

Comitato scientificoChiara Agnello _Careof DOCVA Giorgio Azzoni _Distretto Culturale di Valle CamonicaOrietta Brombin _PAV Parco Arte Vivente Andrea Caretto e Raffaella Spagna _Artisti tutorsStefano Coletto _Fondazione Bevilacqua La Masa Matteo Lucchetti _Curatore d’arteDaniela Zangrando _Curatore d’arte

Direttore artistico _Giorgio Azzoni

Segreteria organizzativa _Francesca ConchieriTel. 0364 324011 info: [email protected]/aperto2011

Selezione dei giovani artisti: 13 giugno

Residenze degli artisti: dal 17 al 19 giugno, dal 15 al 30 luglio

aperto_là)(qua Inaugurazione: 25 giugno, Museo dell’energia idroelettrica_musil

aperto_2011_art_on_the_borderInaugurazione: 30 luglio, Alta Valle Camonica

arte_in_strada Integrazione alla rassegna discultura in legno: “Arte in strada- Schegge di legno per la pace” Inaugurazione: 14 agosto, Temù

arte_e_fabbrica / LABConcorso di idee, inverno 2011

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Stefano Malosso

Viandanti silenziosiUn uomo, un bosco, una matita. Con aperto2011 la cultura dialoga con il contesto naturale attraverso l’arte e l’immaginazione.

An image that speaks about timeand timing, about place and place-ment (“un’immagine che parla ditempo e temporalità, di luogo e dispazialità”), scrive Larry J. Schaafriflettendo sulla potenza “narra-tiva” di un’immagine fotografica.

Un artista cammina lungo un bo-sco. I rami lo circondano, mentre ilsuo sguardo rielabora il reale e ilsuo taccuino si riempie di forme edi idee. Le foglie sembrano tratte-nere il respiro al suo passaggio, pernon disturbare la sua traversata.

Il binomio tra arte e territorio con-tinua ad essere uno dei pilastri irri-nunciabili del Distretto Culturale diValle Camonica che, attraverso ilcoinvolgimento attivo di giovaniartisti e creativi, attualizza le formee le tradizioni della sua terra. Terminata con la mostra collettiva“aperto_LAB”, l’edizione 2010della manifestazione artistica di“aperto_”, è da poco stata avviatal’edizione 2011, che coinvolgenuovi artisti e li stimola nel pro-cesso di conoscenza e rielabora-zione dei temi legati all’identitàvalligiana. A cavallo tra le due edi-zioni, quasi a suggellare il fil rougeche le unisce indissolubilmente, èprevisto il catalogo della mostra“aperto_LAB”, un resoconto visivodi quanto i circa trenta giovani arti-sti hanno creato e documentato lascorsa estate, unendo le cono-scenze apprese nelle accademied’arte allo spirito del luogo.

I passi leggeri del visitatore si ad-dentrano in un regno naturale,fatto di respiri. Un regno dalleforme in continua trasformazione,in continuo divenire. I suoi ele-menti parlano un linguaggiodenso di silenzi; l’artista appoggial’orecchio al tronco dell’albero, elascia che le cose raccontino di sé.

“aperto_2011” punta sui materialinaturali presenti nel paesaggio,con particolare attenzione al le-gno: il rapporto tra uomo e na-tura si fa più stretto. Nuovi gio-vani artisti stanno popolandol’estate della Valle Camonica, sfi-dando il paesaggio locale attra-verso la propria arte: le porte deipiccoli borghi si aprono per acco-gliere questi “stranieri” armati ditalento e immaginazione, invitan-doli a sostare fra le loro mura enegli spazi naturali dei parchidell’Adamello e dello Stelvio. Un po’ come il viaggiatore delle“città invisibili” di Italo Calvino, ilprodotto finale si situerà a metàstrada tra la descrizione fisica deiluoghi e quella “mentale” che ètutta interna al viaggiatore, arri-vando ad una conoscenza più ap-profondita, quasi sensoriale, delterritorio esplorato giorno dopogiorno.

La luce filtra attraverso i rami deglialberi, che sembrano formare pic-coli oblò affacciati sul cielo. L’arti-sta guarda verso la montagna, poiscatta una fotografia. Le sue mani

si appoggiano sulla pietra, tastanola corteccia dei tronchi, accarez-zano l’acqua del ruscello.

La natura fornisce i materiali dellacreazione artistica. Il territorio sirispecchia nello sguardo di ognisingolo artista, (ri)scoprendosidenso di suggestioni, contenuti,stimoli: la fotografia, il video, lascultura e la pittura riescono nellacontinua magia di farci osservarecon nuovi occhi ciò che ognigiorno ci circonda ma si “mime-tizza” nella quotidianità. L’artistascardina questo meccanismo, re-stituisce un ruolo di centralità aciò che troppo spesso sta ai mar-gini, rendendo “aperto_2011”un’officina creativa che sta do-nando una nuova vita ai luoghi ealle genti della vallata.

L’artista è al termine della cammi-nata; è sul confine della foresta. Si volta indietro un’ultima volta,mentre stringe in mano un’imma-gine che parla di un luogo, di untempo, di una lunga giornata nelcuore di un bosco. Se lo incon-trate sul suo sentiero, non vi sapràdire se si sia trattato di una cam-minata nel cuore del bosco o nelsuo stesso cuore; vi porgerà sem-plicemente il suo schizzo a matita,prima di riprendere il suo lungocammino.

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38 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Sistema Bibliotecario di Valle CamonicaA cura di Maura Serioli

La storia in reteCrocevia di uomini e scambi, la Valle Camonica nel corso della storia ha assunto un ruolo di granderilievo. Soprattutto in epoca moderna, quandovenne annessa alla Serenissima Repubblica diVenezia. Ce lo raccontano gli importantissimidocumenti originali conservati nell’Archivio Storicodel CaMus, Museo Camuno di Breno.

“La valorizzazione delle raccoltelibrarie e archivistiche delMuseo Camuno è un progettoelaborato da “il leggio s.c.s.”,finanziato da Fondazione dellaComunità Bresciana, ComunitàMontana di Valle Camonica,Comune di Breno e DistrettoCulturale di Valle Camonica.”

La storia di un territorio passa an-che per i tratti che definiscono isuoi confini. Per dimostrarlo bastaavvicinare una accanto all’altra lecarte politiche dell’America e del-l’Europa: tanto è geometrico eregolato da linee nette il nuovomondo, quanto risulta frastagliatoil vecchio continente. Peculiarità,quest’ultima, che ugualmente ap-partiene alla Valle Camonica: an-che per morfologia questa terraracconta una storia millenaria,che va dalla preistoria ad oggi edi cui abbiamo la fortuna di pos-sedere quasi tutti i tasselli. E se le incisioni rupestri, i resti ro-mani, o le costruzioni di epocamedioevale sono testimonianzeche ci si palesano in tutta la loroevidenza, ne esistono molte altre,non meno importanti, custoditenegli archivi di un edificio quat-trocentesco nel cuore di Breno: ilPalazzo della Cultura. In questo luogo, che ospita lasede operativa del Sistema Bi-bliotecario, la Biblioteca civica e ilMuseo CaMus, basta raggiungerel’ultimo piano per accedere allepreziose raccolte storiche librariee archivistiche che ci raccontanola valle “sulla carta”. Da qui, at-traverso un abbaino ricavato neltetto, è possibile scorgere il ca-stello, e non è certo un caso sequesti importanti documenti sonoconfluiti proprio a Breno, capitaleindiscussa e centro pulsante dellaComunità di Valle Camonica du-rante tutta l’età moderna.Ce lo testimonia la Raccolta Pu-telli, preziosissima collezione didocumenti e libri storici apparte-nuta a Romolo Putelli, fondatorenel 1904 proprio del Museo Ca-

muno. Qui è possibile accedereall’archivio della Cancelleria diValle Camonica, l’organo cheemanava e in cui confluivano tuttii registri, gli incartamenti e le pra-tiche amministrative dell’interaregione. Oggi si possono ancoratrovare pergamene manoscritte ri-salenti addirittura al 1382; ma idocumenti più interessanti riguar-dano il periodo che va dal 1428 al1796, quando la Valle Camonicafu annessa alla Repubblica di Ve-nezia. Capita allora che sul fronte-spizio degli Statuti di Valle Camo-nica (Brescia, 1624) si possatrovare la versione originale dellostemma dell’antica Comunità diValle Camonica, che ritrae uncervo e un’aquila imperiale (oggiutilizzato dal Consorzio Bim edalla Comunità Montana comemarchio identificativo); qui è con-servato anche l’atto ufficiale, conil quale il 1 luglio 1428 il dogeFrancesco Foscari decretò l’appar-tenenza della Valle Camonica allaSerenissima di Venezia. Sempreall’interno della Raccolta Putelli,oltre alle pergamene di storia me-dievale, si trovano pregevoli edi-zioni di volumi letterari e incisioni,ma anche testimonianze storichepiù recenti. Non meno importantela Collezione Giorgio Morelli: labiblioteca completa - ricca di do-cumenti, manoscritti e libri astampa - appartenuta a questo bi-bliofilo aquilano studioso di storiaabruzzese e romana confluita nelMuseo Camuno negli anni ‘80.Oggi il CaMus rende possibile lafruizione di queste importanti rac-colte storiche, non solo attraversouna sala di consultazione, attrez-zata per lo studio del materiale

conservato, ma anche con la digi-talizzazione di molti documenti,consultabili sul sito www.valleca-monicacultura.it/museocamuno.Il Camus ha così potuto avviareprestigiose collaborazioni scienti-fiche con Manus (il censimentodei manoscritti delle bibliotecheitaliane) e con il Consortium ofEuropean Research Libraries diLondra, di cui è membro asso-ciato (in Italia solo una manciatadi biblioteche lo sono, e in cittàcome Bologna e Firenze). Quest’operazione, volta a valoriz-zare e creare consapevolezza neiconfronti della storia del nostroterritorio, riporta la Valle Camo-nica al ruolo centrale che ha sem-pre avuto nel corso del tempo. Il nostro ricco passato può tor-nare ad essere letto e conosciutoworld wide web (www) grazie aInternet, il più futuristico deglistrumenti. Che così futuristicopoi, forse non è. La famosa chioc-ciolina “@”con cui mandiamo lemail - in inglese si legge at - corri-sponde infatti all’unione graficadelle lettere a e d, dell’ad (= a,verso) latino. Questa “chioccio-lina”, guarda caso, compare an-che nel nostro archivio del Ca-Mus: sull’indice di un manoscrittodella Collezione Morelli compi-lato nel corso del XVIII secolo.

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“Era il soffio del vento, il rumore del ruscello, il fischio di un uccello, uno strano rumorino sotto gli aghi di pino, il verso di un animale che non conosco,una pigna che cade, il profumo dei ciclamini,l’aria pulita che mi entrava nel naso.”(Edoardo Boccali, 9 anni, vincitore della categoria ragazzi)

Non è retorico sostenere che“l’unione fa la forza”. Non in questo caso, per lo meno. Volendo tracciare uno scenarioiniziale, da una parte c’era “LaGazza”, circolo culturale di Borno,per tre anni consecutivi impe-gnata nell’organizzazione di unconcorso letterario rivolto a con-cittadini e turisti; dall’altra, il Si-stema Bibliotecario di ValleCamonica, che dal 2008 portaavanti il progetto “Biblioteca dif-fusa: un libro per tutti”, con il pre-ciso obiettivo di facilitarel’accesso ai propri servizi a tipolo-gie di utenti sempre più diversifi-cate e non tradizionali (adesempio ipovedenti, immigrati,degenti di ospedali), attraversouna serie di azioni mirate.

Poi, nel 2010, la svolta: La Gazza eil Sistema Bibliotecario decidonodi unire le proprie forze - idee, in-tenti e risorse - e il risultato è “Lavoce della Montagna”, un con-corso letterario che per la primavolta valica, anche per tematiche,i confini dell’abitato di Borno, peraprirsi non solo ad una schiera di

autori più vasta, ma anche a unaprecisa tipologia di lettori. L’in-tento è stato infatti quello di rea-lizzare una pubblicazionedestinata a soggetti ipovedenti,ai quali molto spesso è precluso ilpiacere della lettura.Oggi quel progetto è una felicerealtà, e “La voce della montagna”è diventato un volume di 130 pa-gine e 18 racconti, selezionati tra i46 giunti alla giuria esaminatrice. Illibro è realizzato su misura di chiha difficoltà di lettura: caratteri distampa più grandi della media,margini agevoli, carta con gram-matura elevata e non riflettente. Iprincipali destinatari della pubbli-cazione sono gli ospiti di RSA, diCentri Diurni Integrati e per Disa-bili e, ovviamente, la rete delle bi-blioteche del territorio camuno,

che il Sistema Bibliotecario sta do-tando con continuità di volumi ecollane dedicati agli ipovedenti.

“La voce della montagna” è statoufficialmente presentato al pub-blico e alla stampa lo scorsoaprile, in occasione della presen-tazione della nuova edizione delconcorso, che si terrà come diconsueto nel mese di agosto eavrà come traccia il tema “Unastoria di cortile”. Un altro argo-mento legato al carattere ruraledel nostro territorio, quindi, macosì ampio che non mancherà distimolare la creatività e la sensibi-lità degli autori che vorranno met-tersi in gioco e che, chissà,potranno vedere pubblicato ilproprio racconto sulla prossimaedizione del volume.

Leggendo la voce della montagnaDal connubio tra un concorso letterario radicato sul territorio e un SistemaBibliotecario determinato a soddisfare un numero sempre maggiore di utenti,nasce “La voce della montagna”. Una pubblicazione per lettori ipovedenti cheparla di montagna, il bene più prezioso del nostro territorio.

Sistema Bibliotecario di Valle CamonicaA cura di Maura Serioli

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NovitàPROVE TECNICHE DI INTEGRAZIONE Nasce il gemellaggio tra i progetti “La Torre di Babele” e “Arte: un Ponte tra Culture”.Dopo il grande successo riscossodurante “Del Bene e del Bello”,l’iniziativa del Distretto Culturaledi far conoscere agli immigrati le bellezze della Valle Camonica, è stata riproposta in una sessioneprimaverile. Il Sistema Bibliotecario era pre-sente per far conoscere il pro-getto “La Torre di Babele”: un apposito scaffale all’interno della Biblioteca di Esine dedicatoa libri in lingua originale, con il coinvolgimento direttodegli immigrati nella gestione e implementazione dei volumi.

TORNEO DI LETTURA 2011È ormai volta al termine l’edi-zione 2011 del torneo di letturaBook Safari. A fine anno scola-stico si è tenuta la finalissima trale due classi con il miglior piazza-mento. Obiettivo finale: fare in-cetta di libri! Ospite dell’agone decisivo unvolto noto dello spettacolo: il mago Antonio Casanova di“Striscia la Notizia”, qui in vestedi autore di libri per ragazzi, con la collana “L’Illusionista”, edita da Piemme Edizioni (quelle del mitico Battello a Vapore) e dedicata alle avventure del maghettoNasha Blaze.

In fase di avviamento, invece, un progetto di collaborazione tra

Sistema Bibliotecario e CTRHcamuno (Centro Territoriale

Risorse Handicap). A partire dal mese di giugno la

grossa sfida del Distretto saràquella di individuare una

biblioteca del territorio in cui far sorgere il nuovo Scaffale

CAA - ComunicazioneAumentativa Alternativa.

Qui verranno ospitate dellepubblicazioni molto particolari,libri su misura si potrebbe dire,

dedicati a bambini con forme didisabilità che influiscono sulle

loro possibilità di comunicazione.

LA COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA

40 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Sistema Bibliotecario di Valle CamonicaA cura di Maura Serioli

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Raccontare la Valle Camonica at-traverso le voci e le suggestionidegli artisti che l’hanno visitata inoccasione di “Crucifixus - Festivaldi Primavera”. Con la regia di Da-vide Bassanesi, referente tecnicoper le produzioni multimediali delDistretto Culturale, il Laboratoriodi comunicazione realizzerà un fil-mato, fruibile anche attraverso ilweb, per raccontare il patrimonioartistico - religioso della Valle Ca-monica attraverso le voci dei pro-tagonisti del Festival, intervistatinei luoghi stessi in cui si sono esi-biti. Uno sguardo inedito che,partendo dagli spettacoli allestiti,porta gli attori ad una più ampiariflessione sul luogo della rappre-sentazione e sulla cultura del terri-torio che li ospita. Gli artisti di-ventano così testimonial delvivere la cultura locale in questanuova produzione multimediale,che parlerà di cultura, teatro earte sullo sfondo delle opere arti-stiche e dei luoghi simbolo dellaValle Camonica.Quest’iniziativa nasce dal rap-porto tra il Distretto Culturale eCrucifixus in un’ottica di promo-zione del teatro e al tempo stesso

di valorizzazione del patrimonioartistico e culturale del nostro ter-ritorio. Tutte le rappresentazioni sisvolgono in luoghi simbolici dellavita sacra e culturale della comu-nità e in queste ambientazioni,cariche di fascino e di storia, le in-terpretazioni trovano nuova inten-sità. “Crucifixus ha ormai rag-giunto un pubblico moltonumeroso in Valle” - spiega Si-mona Ferrarini, presidente del Di-stretto Culturale - “e la sua pre-senza porta molte persone acontatto con il teatro sacro, rap-presentato in luoghi artistica-mente ricchi. Questa particolarecaratteristica del festival costitui-sce un valore aggiunto impor-tante, si coniugano infatti lin-guaggio teatrale e linguaggioartistico in un connubio forte chevalorizza i luoghi della rappresen-tazione.”La valorizzazione del territorio èuna delle caratteristiche di Cruci-fixus, tanto che anche all’internodella festa di Sant’Obizio aNiardo, quest’anno è stato asse-gnato un premio proprio a CarlaBino, direttore artistico del festi-val, per l’impegno profuso nell’or-

ganizzazione di eventi culturali inValle Camonica. Grazie a un’ini-ziativa culturale del calibro di Cru-cifixus si è presentata l’opportu-nità di registrare le impressioni divoci significative del teatro ita-liano: Maria Paiato, PatriziaPunzo, Luciano Bertoli e ErmannoNardi riflettono sul ruolo dell’arti-sta come mediatore culturale ri-spetto alla comunità e sul rap-porto tra attore e luogo dellarappresentazione, che da patri-monio artistico si attualizza comespazio di produzione culturale.La realizzazione di un prodottomultimediale si inserisce piena-mente nella politica di promo-zione culturale portata avanti dalDistretto Culturale: “Ritengo chepoter dare una prova precisa diquesto connubio rappresenti unrisultato positivo”- conclude ilPresidente Ferrarini - ”attraversole voci degli artisti, il Distrettovuole valorizzare il territorio e la-sciare un segno, in modo che sicapisca che ogni linguaggio, inquesto caso l’unione tra il teatro el’arte e la pittura dei luoghi sacri,può essere utilizzato per promuo-vere il patrimonio locale”.

Marta Pagano e Maura Serioli

Le voci del teatro in un video per promuovere la Valle CamonicaDalla collaborazione fra il Distretto Culturale e il Festival di Primavera Crucifixus, nascerà un prodotto multimediale allo scopo di divulgare e valorizzare il patrimonio storico-artistico camuno.

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42 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Stefano Malosso

Il mercato del graffio

Viaggio on the roadalla ricerca degli ultimi scalpellini della Valle Camonica,

la più giovane generazione di pica prède.

Sono rimasti in tre. Dopo secoli di ricambio genera-zionale, Stefano, Enrico e Manuelrappresentano la più giovane ge-nerazione di pìca prède (“scalpel-lini”) della Valle Camonica, veridepositari di un sapere che pro-viene sino a noi direttamente dalMedioevo. Un sapere che in po-chi, nella nostra epoca fatta ditecnologie all’avanguardia, sce-glierebbero di fare. Mi metto inviaggio verso le loro aziendepieno di curiosità. Cosa li spinge,nel 2011, a continuare a tenereacceso il fuoco di una tradizionetanto lontana dal nostro attualemodello di vita? Cosa trovano nelcuore dei massi, aperti a metà daicolpi dei loro martelli? Che vocehanno le venature e le arterie dipietra intrecciate nel nucleo quasiinscalfibile del granito?

I pìca prède hanno intagliato,scolpito e modellato lungo i secolii blocchi di granito dell’Adamello;

sono state le loro abili mani arti-giane a dar forma alle abitazioni,ai cortili, alle fontane, alle stradeche ancora oggi restituiscono alvisitatore una Valle Camonica in-trisa in un passato vibrante, riccodi storie da raccontare. Storie in-castonate nella pietra: una pietrache ancora vive, nel lavoro dei po-chi scalpellini rimasti.

“Sin da bambino, ho sempre vistomio padre lavorare la pietra. Ap-pena ho finito gli studi, è statoquasi naturale prendere in manogli attrezzi per aiutarlo. I primi annisono stati difficili, mi chiedevo sequesto fosse effettivamente il la-voro che volevo fare: ma più an-davo avanti, più mi convincevoche questa era la mia via” mi rac-conta Stefano Cocchi mentre miapre le porte della sua azienda aBraone. Stefano, classe 1970, haaperto un’attività da scalpellino,mantenendo la lavorazione tradi-zionale e innestando qualche ap-

parecchiatura moderna per velo-cizzare il processo di lavorazione.“Una volta si faceva tutto a mano,è difficile per noi pensare alla fa-tica umana che circondava questomestiere. Oggi invece abbiamo lapossibilità di usare pale gommate,compressori, taglierine industrialie macchinari per spaccare i bloc-chi. Il lavoro fine sulle pietre, in-vece, lo faccio interamente con lemie mani, come mi ha insegnatomio padre”.Inizio a pensare che sia il filo dellaconoscenza trasmessa da padre infiglio una delle questioni centralidi questo mestiere, mentre viag-gio con la macchina in direzionedi Ceto, dove mi aspetta EnricoBonomi, che da quando ha 14anni fa questo mestiere. “Ho im-parato tutto da mio nonno e miopapà. Le generazioni precedentilavoravano esclusivamente il gra-nito, ora invece bisogna reinven-tarsi: lavoro diversi tipi di roccia,anche se il procedimento è più

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complesso”. La velocità della no-stra epoca, la globalizzazione, lacrisi economica: come si può por-tare avanti una tradizione tantoantica? “Fare lo scalpellino oggivuol dire andare avanti fra milledifficoltà. I giovani non sembranopiù interessati a questo mestiere,e spesso mi chiedo: che accadràquando noi smetteremo?”.Quando gli chiedo perché portiavanti questo mestiere nono-stante le difficoltà, Enrico tira unsospiro. “Lo scalpellino è una fi-gura solitaria, sai. Quando lavoro,ci sono soltanto io, con le mie pie-tre. Non lo si fa per interesse, è unlegame più profondo con il pro-prio territorio e la sua storia”.

Proprio il territorio e la sua iden-tità sono forse il nucleo incande-scente delle pietre che i picaprède aprono a metà, quasi ascrutarle al loro interno per leg-gere il passato - e il futuro - dellavallata e della sua gente. Il mio viaggio termina a Niardo,dove mi attende Manuel Calzoni,classe 1980, il più giovane dei tre.“Semplicemente, è successo.Avevo 13 anni, ho finito le mediee ho iniziato da subito a lavorare

con mio padre. Si lavora soli perforza di cose, e i Consorzi nonfunzionano. Sai che ti dico?L’unica società a funzionare beneè quella composta da un numerodi soci dispari e minore di due”.Mi mostra alcuni suoi lavori espo-sti, e un album di fotografie cheritraggono alcune sue opere dipietra. “È un lavoro complicato,soprattutto oggi. La pietra è diffi-cile da reperire, alcune cave natu-rali sono state chiuse. A volte èdifficile far capire ai clienti la qua-lità del nostro prodotto, le ore im-piegate, lo sforzo fisico. Vedi que-sti graffi sulle mie mani?”.Osservo, e mi chiedo che valoreabbiano sul mercato, quei graffi equel sudore umano che sem-brano una condizione necessariaad animare i blocchi di granito,quasi fino a renderli vivi. Saluto Manuel e mi allontano conla macchina. In fondo al paesag-gio, alcune fabbriche sembranoosservarmi. Ripenso ai tre scalpel-lini, alla loro passione e alla no-stra epoca, che sembra semprepiù sorda. Che altro puoi fare, pergridare al mondo ciò che sei?Continui a battere forte sulblocco di granito - sembrano sus-

surrare sottovoce in coro mentremi allontano. Batti più forte chepuoi, e cerchi di non pensaretroppo al domani. Siamo qui inquesto momento, e siamo qui perfare questo, perché questo èquello che facciamo da sempre, èquello che facevano i nostri padri,e prima di loro i padri dei nostripadri. È questo a renderci vivi.

Nell’aria riecheggia il suono ipno-tico di un martello che incide unanuova pietra, fino a scomparirelentamente lungo la strada.

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Stefano Malosso

Il sogno scritto sulla manoUna giovane fashion blogger apre le porte del suo mondo ai lettori di Tam Tam e racconta al nostro Stefano Malosso la sua passione

Orientamento politico: Christian Dior.Il mondo della moda, con le sue re-gole e i suoi codici, è il territorio incui sta iniziando a muoversi la gio-vane Stephanie Reed, classe ‘93.Un mondo profondamente lontanodalla vallata e dalle sue tradizioni,lontano dalla sua Artogne. “Quan-do dico alle persone che voglio di-ventare una fashion editor, in gene-re non capiscono che tipo di lavorosia e rimangono perplessi. È diffici-le, qui, cercare di spiegare a qual-cuno il mio mondo”. Stephanie sidivide tra le mattinate di lezione alliceo linguistico a Breno e i suoi pri-mi lavori nel settore della moda, acontatto con giovani stilisti e mo-delli, fashion photographers, sfilatee contatti lavorativi che saranno utiliin futuro. Attualmente è entrata nelmondo web delle fashion blogger:attraverso il suo blog personale(che ha appena toccato le 102.000hits) mostra consigli sulle mode delmomento, offre panoramiche sullastoria della moda e degli stili, discu-te di fotografi emergenti, forniscespunti sul dove acquistare capi inte-

ressanti, sempre con una particolareattenzione rivolta alla gente comu-ne, senza inseguire la moda altiso-nante dei vip. “Spiccare sulla massaomologata, con uno stile del tuttopersonale. Questo è quello che miinteressa, e quello che cerco di sug-gerire attraverso il mio blog. È ne-cessario avere uno stile personale,anche nel quotidiano”. Quello dellamoda è un percorso professionalelungo e pieno di ostacoli, Stepha-nie lo sa bene. Ma ha le idee chia-re, e la determinazione non le man-ca: “Dopo aver finito il liceo mi tra-sferirò in Inghilterra, per frequenta-re un corso di laurea “combined” diletteratura inglese e studio di mass-media e tecnologie moderne, per-ché nella nostra epoca è importan-te saper usare bene sia il linguag-gio che gli strumenti che permetto-no di comunicarlo. Poi potrò final-mente frequentare un master dimoda, durante il quale potrò iniziarequalche stage per imparare concre-tamente il mestiere della fashioneditor. Il mio sogno”. Di che sognosi tratta? Aprendo il dizionario della

moda si può leggere cheun fashion editor è un re-dattore di una rivista dimoda, ovvero colui checontribuisce a creare ilmood della rivista viag-giando per cercare nuovitrend e quello che si stamuovendo nelle strade,coordinato dall’art-direc-tor e dall’editor-in-chief.Deve contattare i modellie i fotografi, organizzan-do e seguendo passoper passo i set fotografi-ci, intrecciando il suo stilea quello della rivista: unruolo chiave, insomma.

“È una figura complessa. So che civorranno molti anni prima di poterciarrivare, ma ce la posso fare. Nelfrattempo continuo a fare esperienzasul mio blog, nel quale posso scrive-re quotidianamente e mostrare ilmio taglio personale. Entro in con-tatto con fotografi, stylist, modelli.Spesso mi devo appuntare sullamano le cose da fare per non scor-darmi nulla. Ci sono anche alcuneaziende del settore che mi mandanoi propri campioni per farci delle pro-ve, e per avere in cambio un po’ dipubblicità: sto iniziando a capire imeccanismi, a dire la verità moltocomplessi, di questo mondo”. Unmondo che forse da una vallatamontana sembra lontano. “È diffici-le mantenere i contatti da qui, ov-viamente i professionisti vivono incittà. A febbraio mi sono fatta unviaggio a Londra, alla settimanadella moda: ci sono andata da sola,anche se la gente stenta a crederlo.Fortunatamente, i miei genitori cre-dono nel mio progetto e mi suppor-tano, soprattutto mio padre che inpassato ha lavorato in questo ambi-to. Mia mamma invece è meno con-vinta, ma sa che è giusto che io se-gua la mia strada”. Una strada lun-ga, ma che la porterà a fare ciò cheama, a contatto con la modernità diun’epoca sempre più veloce e piùglobale, con l’aiuto delle nuove tec-nologie e delle web economy. Unascelta che la porterà inevitabilmen-te lontano da casa, ma che la ren-derà felice. “Fra dieci anni mi im-magino in qualche città, in una re-dazione di moda magari come assi-stente di un fashion editor che co-nosce bene il mestiere. Mi vedo lìad imparare, giorno dopo giorno, amigliorarmi e a crescere per rag-giungere il mio sogno”.

http://fashionsensation.wordpress.com/http://www.tossapenny.it/

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Andrea Richini

Videoclip musicali,nuovo fenomeno in Valle Camonica

Musica e immagini: un connubiogeniale, un’unione di impressioni,emozioni e suggestioni che rac-contano una storia, un’espe-rienza. Questa è la sintesi del vi-deoclip, una forma d’artedavvero molto diffusa e, graziealla moderna tecnologia, arrivataormai alla portata di tutti. Pochiperò immaginano l’enorme la-voro di produzione che sta dietroad un video musicale, il patrimo-nio di idee e lo sforzo profuso datutte le persone che vi lavorano eche, a differenza dei normali film,difficilmente vengono ringraziateo quantomeno citate nei titoli dicoda. Ogni videoclip ha unoscopo ben preciso: essere effi-cace ed immediato. Non c’è spa-zio per i vagheggiamenti e le ri-flessioni: tutto deve essere

veloce, ritmato e sottostare ad unordine preciso.

Anche la Valle Camonica non ècerto immune a questo fenomenoartistico e vanta anzi una notevoleproduzione. In principio furono iPuntoG, rock band milanese diadozione, ma profondamente ca-muna di nascita, fondata dal geniovisionario di Gianluca Romele. For-mati a Bienno nel 2000 dopo varitrascorsi, questi ottimi musicisti fu-rono la prima band valligiana a gi-rare un clip nel vero termine dellaparola: un privilegio destinato dav-vero a pochissimi a quell’epoca,almeno nel piccolo universo deicomplessi musicali di provincia.

Forse soltanto pochi se li ricor-dano, eppure alll’inizio del se-condo millennio i PuntoG eranoun vero fenomeno locale, unaband che aveva saputo cavalcarequell’onda beat-pop un po’ naifche proprio in quegli anni stavaspopolando tra i giovani ascolta-

tori. I discografici se ne accorsero,tant’è vero che dall’album “5gradi di escursione” prodotto nel2002 da Giorgio Canali per TerzoMillennio, un disco ipnotico, intri-gante e del tutto anticonformista,verranno realizzati ben 3 videoclipil primo dei quali, “Umanoide”, ri-marrà al primo posto della classi-fica di RockFM per ben due setti-mane prima di essere trasmessoanche da altri importanti broad-casting tra cui ReteA All Music eRockTV.

A “Umanoide” seguiranno altridue video tratti dallo stesso al-bum: “Aprile”, girato nei primimesi del 2003 e “Segnali di vita”,girato in collaborazione con Re-nault per una campagna sulla si-curezza stradale, ma la band gi-rerà altri due clip: i singoli“Quorinrivolta” e “Franaparty”,entrambi tratti dall’album“Esplode il Mondo Pop”, pubbli-cato nel 2005 dall’etichetta Divi-nazione di Milano.

Cinebox Tecno Gianco SentieriSandro Ducoli

Gianluca Romele

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46 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Da allora ad oggi le cose sonomolto cambiate e la tecnologia egli strumenti hanno consentito agliartisti di fare un enome passo inavanti, tanto da arrivare a poterprodurre loro stessi la loro musicaed i loro video. Negli ultimi annisono davvero moltissimi i videomusicali realizzati sul suolo ca-muno. Ne sono un valido esempioi Fraulein Rottenmeier di GiorgioLaini, artefici di una cospicua pro-duzione di videoclip tra cui “Latte-viso”, “Il gioco dei veri”, “La mianon inesistenza”, “Dancefloor”,“Come Britney Spears” e “Iniziodall’urlo”. Altrettanto generoso è ilcantautore Sandro Ducoli, prota-gonista di “La Malura” e “Rattus”,entrambi diretti da Andrea Comi-noli ed estratti dall’album “PiccoliAnimaletti”. Come non citare il so-fisticato Boris Savoldelli, il più in-ternational dei camuni, che con 70comparse in costume anni ‘30 èriuscito a ricreare in Valle Camo-nica la Chicago di Al Capone nelnotevole “The Miss Kiss”, regia diAlessandro Romele di FrameLab.Chiudono il cerchio i Teen Actorsdi Malonno, gruppo attoriale gio-vanile che l’anno scorso ha realiz-zato un video coverizzando ilpezzo del brescianissimo MauroPagani “Domani”, come segno disolidarietà per i terremotati dell’Abruzzo e l’energico combopunk-rock “Gli Eroi”, protagonistidell’angosciante “Miccette eChampagne” diretto da StefanoMalosso di Kaspar Hauser Produ-zioni, regista anche di “TroppoTardi”, video rap del duo “FlashBlack” uscito non più di qualchemese fa. Oggi non bisogna più ac-cendere la TV e sperare che su

MTV passino il video del mo-mento: tutti questi lavori sono li-beramente visibili su YouTube e suisiti dei gruppi. Un bel passo inavanti rispetto a 50 anni fa,quando solo per sentir cantare ipropri beniamini gli ascoltatori do-

vevano inserire una monetina neljuke-box. La storia del videoclip èdavvero molto interessante e me-rita di essere approfondita, ancheperché ricca di colpi di scena. An-che se i beatlesiani storceranno ilnaso e anche se la leggenda vor-rebbe che il primo video dellastoria sia stato il pluriosannato “Bohemian Rhapsody” deiQueen, datato 1975, il giornalistae autore di saggi Michele Bovi,ideatore di programmi TV di suc-cesso come “Eventi Pop”, “TG2Mistrà” e “DaDaDa” avrebbe di-mostrato che l’origine del video-clip è tutta italiana e che i primibrani erano quelli di giovani e pro-mettenti talenti nostrani, trasmessiin bianco e nero da quello scato-lotto spaziale chiamato “Cinebox”,brevettato dall’inventore PietroGranelli e realizzato dalla OtticoMeccanica Italiana nel lontano1959. Qualche nome? DomenicoModugno, Renato Rascel, GiorgioGaber ed Edoardo Vianello.

Alessandro Romele e Marco Gnaffini

Fraulein Rottenmeier

Boris Savoldelli

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È on line il nuovo sito del Distretto Culturale di Valle Camonicawww.vallecamonicacultura.it

Vallecamonicacultura.it rinnova lapropria presenza nel web. Ilnuovo sito, realizzato per miglio-rare la navigazione ed offrire unamaggior disponibilità di informa-zioni agli utenti, è stato impo-stato con una grafica semplice, li-neare, moderna. Pur mantenendola continuità con le vecchie ver-sioni è stato modificato il layoutgrafico e l’organizzazione deicontenuti. Il restyling del sito, in-fatti, nasce dall’esigenza di avereinformazioni facilmente accessibilima soprattutto dalla necessità dicomunicare le evoluzioni dell’atti-vità del Distretto.

La nuova home page è divisa intre macro aree: la testata, l’areacentrale e l’area di sinistra.La testata è caratterizzata dallapresenza del menu di naviga-zione che consente al navigatoreun facile accesso ai contenutidelle aree di attività del Distretto

Culturale. Si è inoltre scelto dicollocare un banner con alcunefotografie simboliche relative aisingoli progetti.L’area centrale è stata suddivisain sette sezioni, corrispondenti aiprincipali progetti del Distretto:Sistemi Culturali, la Valle dei Se-gni, i Linguaggi dell’arte, la Cul-tura dell’impresa, Comunità Cul-turale e Comunicazione. Ognunadelle sezioni indicate presentaun’articolazione interna, struttu-rata in modo da agevolare la na-vigazione e ridurre i tempi dellaricerca. All’interno delle paginesaranno frequenti i collegamentiad altri documenti, ad altre pa-gine dello stesso sito o a paginedi siti esterni. L’area news è carat-terizzata dalla presenza di bannerpromozionali a rotazione deglieventi in primo piano.L’area di sinistra presenta i loghidei promotori istituzionali, lenews, l’area dedicata ai social net-

work ed il calendario degli appun-tamenti. Già presenti nelle ver-sioni precedenti del sito, le newsdescrivono le attività del DistrettoCulturale, e focalizzano il propriosguardo sulle proposte culturalipromosse in Valle Camonica. Alfine di lasciare spazio alle nuoveiniziative, queste informazionisono costantemente aggiornate.Le notizie che appaiono sullahome page sono conservate in unarchivio ed è quindi possibile con-sultare anche quelle pubblicateda tempo. La nuova release delsito offre una serie di strumentinuovi o rinnovati: notizie e feedRSS, il calendario eventi, le nuovesezioni dedicate ai progetti delDistretto, l’area multimedia, lanewsletter ed una maggiore at-tenzione per i social network. È stata realizzata l’implementa-zione dell’area multimedia caratte-rizzata dalla possibilità di visualiz-zare in streaming le produzionirealizzate dal Distretto Culturale egli speciali di “Tam Tam, si gira”. Èstata attivata una newsletter attra-verso la quale la redazione comu-nica periodicamente le novità e leproposte del Distretto. La com-ponente interattiva legata ai so-cial network é stata ulteriormentesviluppata e tutti i contenuti pos-sono essere condivisi. Dal sito gliutenti possono avere accesso allepagine ufficiali del Distretto neisocial network: Facebook (http://www.facebook.com/di-strettoculturale), Youtube(http://www.youtube.com/distret-toculturale), Vimeo(http://vimeo.com/user6003918)Vi invitiamo a visitare il nuovo sitoper condividerne i contenuti.

IL DISTRETTO È ON LINE! TUTTI I NOSTRI SITI INTERNETwww.vallecamonicacultura.it/bibliotecheSito web del Sistema Bibliotecario di Valle Camonica, dedicato alcoordinamento fra biblioteche e ai servizi informativi.www.vallecamonicacultura.it/museocamunoSito Internet del Museo Camuno, che ha sede nel Palazzo della Cultura di Breno.www.vallecamonicacultura.it/aperto2010Il sito web presenta la manifestazione d’arte contemporanea “aperto_2010”.www.vallecamonicacultura.it/tamtamDedicato a TAM TAM, il magazine semestrale del Distretto Culturale di ValleCamonica, a cura del Laboratorio di Comunicazione.www.museidivallecamonica.itSito dedicato ai dieci musei presenti sul territorio della Valle Camonica.www.vallecamonicacultura.it/aperto2011Sito web della nuova edizione della manifestazione di arte contemporanea“aperto_2011”

PROSSIMAMENTE:www.maraea.itSito Internet dedicato al tema del patrimonio immateriale.www.vallecamonicacultura.it/carlomagnoSito web dedicato alla leggenda del passaggio di Carlo Magno in Valle Camonicawww.vallecamonicacultura.it/emiliogaddaSito Internet tematico sul progetto culturale ispirato alla figura letteraria diEmilio Gadda

Giampietro Moraschetti

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48 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Pillole di news a cura di Andrea Richini

DARFO. In recupero la“casa della memoria”. Tra i numerosi lavori previsti dalPOR, il progetto integrato d’areaseguito dal Distretto Culturale edenominato “Lungo i crinali: per-corsi tra natura e cultura per losviluppo integrato della Valle Ca-monica”, uno tra i più interessantiè il recupero della “Casa del Mu-tilato” di Darfo Boario Terme, in-tervento che prevede unariqualificazione dell’edificio per lacreazione della “Casa della Me-moria” dell’ANMIG, l’Associa-zione Nazionale Mutilati e Invalididi Guerra. La Sezione di Darfo èstata infatti ammessa a benefi-ciare dei fondi messi a disposi-zione del programma operativoregionale FESR 2007-2013 obiet-tivo “Competitività regionale eoccupazione” - asse IV - “Tutela evalorizzazione del patrimonio na-turale e culturale”, ottenendo uncontributo di 100.000 Euro.Costituita il 16 dicembre del1917 dall’Avvocato GuglielmoGhislandi, in quasi un secolo lasezione ha raccolto circa sette-cento soci, dando voce alla lorotragica esperienza e mantenendoviva la loro testimonianza. Ognianno, a dicembre, l’associazioneorganizza un importante conve-gno, divenuto tra gli appunta-menti più attesi e frequentati delterritorio. La realizzazione della“Casa della Memoria” andrà aconcretizzare il desiderio dicreare uno spazio espositivo perl’allestimento di una mostra per-manente della collezione. Lastruttura ospiterà inoltre l’archiviodove saranno raccolti i documentioriginali della Sezione, una for-nita biblioteca ed infine una cine-teca: servizi fruibili dai soci, daglistudiosi ma anche dal pubblico.

BORNO. A Villa Guidetti,il Palazzo della Cultura.

Proseguono a Borno i lavori di ri-strutturazione a Villa Guidetti, lastruttura individuata dall’Ammini-strazione Comunale per la crea-zione del nuovo “Palazzo dellaCultura”. L’edificio diverrà sededella biblioteca, della mostra fo-tografica di Simone Magnolini -ora ubicata all’ex Albergo Triestein piazza Roma - e di altre esposi-zioni ed attività, imponendosicome polo culturale di questopaese montano, da sempre fre-quentata località turistica. L’intervento è stato reso possibilegrazie ad un finanziamento dicirca 700.000,00 Euro provenientidal POR, il progetto integratod’area denominato “Lungo i cri-nali: percorsi tra natura e culturaper lo sviluppo integrato dellaValle Camonica”, e da un contri-buto regionale. I lavori alla strut-tura, una pregevole villa d’inizio‘900 caratterizzata da un grandeparco alberato, sono iniziati neiprimi mesi di quest’anno sotto ladirezione della Soprintendenza aiBeni Culturali della Lombardia,che ne coordina e monitora accu-ratamente il procedimento. Gli in-terventi principali hanno avutocome oggetto la copertura, pur-troppo in uno stato di grave de-grado. Ben conservati invece gliinterni, per i quali è necessariasolo una lieve ristrutturazione.Il termine dei lavori è previsto perla fine del 2011 e la villa, da anniabbandonata ma ora acquistatadal Comune, sarà presto aperta alpubblico e fruibile gratuitamentenei normali orari di apertura dellabiblioteca. Anche per il parco, in-fine, è al vaglio lo studio un pro-getto di valorizzazione turistica eambientale.

Infopoint a CAPO DI PONTE.Capo di Ponte, il comune cherappresenta la culla d’arte rupe-stre dell’intera Valle Camonica, harecentemente avviato un nuovoprogetto per la valorizzazione delpatrimonio culturale e dell’offertaturistica valligiana: un’iniziativache dovrebbe essere un esempioper tutti i paesi interessati daquesta importante risorsa del ter-ritorio. È stata infatti presentataper la prima volta lo scorso 6 di-cembre 2010, nel corso dell’an-nuale assemblea dei socidell’Agenzia Turistico Culturalecapontina, la proposta di realiz-zare sul suolo comunale un nuovoInfoPoint che faccia da centro diinformazione per i turisti e gliescursionisti alla scoperta dellericchezze camune.La struttura sarà realizzata all’in-gresso sud del paese, nella zonaadiacente alla grande rotatoria,ma non sarà rappresentativa uni-camente di Capo di Ponte:l’obiettivo è infatti renderla unvero e proprio punto di riferimentocomprensoriale, oltre che dellanuova Unione dei Comuni “Civiltàdelle Pietre”, l’Ente da poco costi-tuito che raggruppa le amministra-zioni di Braone, Capo di Ponte,Cerveno, Losine e Ono San Pietro.Grazie al personale specializzatoed all’esperienza accumulata inquesti anni dall’Agenzia, l’InfoPointnon solo farà da vetrina all’offerta,ma fornirà un adeguato supportoanche ai tour operator nazionali einternazionali, intessendo reti dirapporti e contatti con le realtàche operano in ambito turistico eproseguendo nel lavoro già av-viato e sostenuto dal DistrettoCulturale di Valle Camonica.

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Eletta FlocchiniResponsabile della Comunicazione del Distretto Culturale di Valle Camonica

Spazi mediaticiecco i nuovi luoghi della culturaComunicare la cultura, restituire la varietà dei progetti e spiegare che cos’è ilDistretto Culturale di Valle Camonica. La sfida è quella di costruire nuovi spazid’informazione culturale, virtuali o reali che siano, per trasportare il pubblico in un viaggio mediatico dentro il Distretto Culturale.

Il nuovo numero di Tam Tam corri-sponde al secondo giro di boadell’attività del Laboratorio di Co-municazione. Dall’inizio di que-st’avventura, si è presto manife-stata l’esigenza di crescere eingrandire il team di lavoro, cosìda rendere l’esperienza del Di-stretto un’occasione formativaper creare nuove professionalità.Dal 2010 i ragazzi di Tam Tamsono all’opera. Il gruppo di lavoroha dovuto confrontarsi con le esi-genze comunicative dei diversiprogetti, e applicare quindi stra-tegie di promozione in linea conla filosofia del Distretto: vicinanzaal mondo giovanile e svecchia-mento dei prodotti culturali. Sel’obiettivo dell’azione comunica-tiva è stato inizialmente far cono-scere il Distretto alla comunità (inparticolare quella valligiana) attra-verso i progetti che lo animano,oggi vogliamo consolidare l’im-magine del Distretto come fucinadi idee e di talenti. Ma trovare iluoghi adatti per raccontare i no-stri progetti non è facile. Si sa fintroppo bene che gli spazi “uffi-ciali”, su tv e giornali, riservati allacultura sono assai ridotti. E allorache fare? La nostra risposta èstata una strategia comunicativache privilegiasse i nuovi spazidella comunicazione: Internet eprodotti multimediali. Sono ac-cessibili a tutti e non sottostannoai criteri di notiziabilità, che nor-malmente regolano il mercato delgiornalismo. Si racconta ciò che sivuole, come si vuole. Ogni spazioha le sue regole. Ma ciò che

conta di più è il giudizio di chilegge o ascolta, e il tempo che cidedica. Si sceglie la durata, chesia di una navigazione on line o diuno sguardo posato su un’imma-gine. La fruizione si dilata e si per-sonalizza. L’immediatezza delloscambio agevola il dialogo fra leparti. E’ il momento della compli-cità. La comunicazione tradizio-nale (conferenze stampa, comuni-cati, newsletter, cartellonistica,depliant e brochure) non bastapiù. Il metodo diventa l’applica-zione di strumenti più “liberi”,moderni, innovativi. E al tempostesso vicini al mondo giovanile.Per noi sono e continueranno adessere i video in stop motion, leanimazioni, i blog, gli scatti foto-grafici inusuali. I redattori di TamTam raccontano attraverso il lorosguardo e le loro impressioni ciòche accade. Prima registrano epoi comunicano. Queste due fasidi attività – raccolta del materialee restituzione - avvengono attra-verso il loro coinvolgimento di-retto. Da osservatori diventanoattori. Ciò che si vede e si sente,si raccoglie. Poi si rielaborano leinformazioni, attraverso una diver-sificazione del messaggio comu-nicativo. Ed è qui che entra ingioco la multimedialità. Il lavorocomunicativo si traduce nella plu-ralità dei linguaggi: la rivista TamTam su carta stampata; il rac-conto virtuale sul sito vallecamo-nicacultura.it; gli speciali televisivi“Tam Tam, si gira”; i reportage fo-tografici e video; l’aggiornamentoquotidiano dei social network (il

Distretto Culturale di Valle Camo-nica su Facebook), ma anche lerelazioni interpersonali che s’in-staurano grazie al lavoro di ufficiostampa. Con gesti, parole, fisicitàe spazi virtuali, si esprime la co-municazione. Più progetti, più lin-guaggi. Attraverso la multimedia-lità si procede a unarappresentazione mediatica di re-altà diverse. Nascono prodottimultimediali nei quali il Laborato-rio di Tam Tam non restituiscesolo una “notizia”, ma la ric-chezza delle attività. Attraversoimmagini, interviste, documenta-zione di volti e di storie, si comu-nica il rapporto degli eventi congli attori protagonisti, con la co-munità e i luoghi. Da qui in avanti dunque, la comu-nicazione del Distretto Culturalecontinuerà a inventare e andare acaccia di nuovi spazi mediatici,dove poter mettere in relazionepersone, saperi e circostanze. Per i prossimi mesi abbiamo incantiere nuovi e importanti obiet-tivi, che spazieranno dal cinema aiprogetti editoriali. Con l’obiettivodi arrivare a costruire insiemenuovi luoghi di cultura.

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50 MAGAZINE DEL DISTRETTO CULTURALE DI VALLE CAMONICA N. 2 ANNO 2011

Profilo laboratorio di comunicazione

ANDREA RICHININasce il 15 luglio 1979 e con grande orgoglio si dichiara uno degli ultimi figlidegli stupefacenti anni ‘70. Dopo aver vis-suto nella terra d’Albione si laurea in Lin-gue e Letterature Straniere con una tesi ineconomia, domandandosi ancora oggi ilperchè. La sua vita si divide tra varie pas-sioni, tra cui la creazione di improbabiligadgets. Colleziona gemelli per camicia e gettoni telefonici. [email protected]

STEFANO MALOSSOVenuto al buio nel 1984 su sciagurato consiglio di Orwell, si ostina sin dalla fine a percorrere territori impervi situati tra iboschi lombardi e il rock’n’roll. Artista visivo e scrittore a tempo perso, nuotanella boule de neige agitata costante-mente dai suoi cattivi maestri. Talvolta afferma di voler frugare la scritturadall’interno, un po’ come il bambino chesmonta la sveglia per capire cosa sia iltempo. [email protected]

MARTA PAGANOMarta è i luoghi della sua vita. È Bologna: la città dei tortellini, delle Torridegli Asinelli, la città dove è nata. Marta è Lovere, Lago d’Iseo: il paesedell’Accademia Tadini, in cui vive daquando aveva tre settimane e da cui dirado si schioda. Marta è Pavia: la città delsuo ateneo, della nebbia e delle 106 farmacie cantate dagli 883. Marta è Barcellona: la città di Gaudì e del Barça,quella che lei preferisce in assoluto. Ma per lei, il viaggio attorno al mondo èappena [email protected]

MAURA SERIOLIAma pensare di abitare in un bel posto,con vista-lago ed enormi girandole colo-rate. Talvolta l’idillio scema un po’, allora prende la valigia e se ne va. Ma alla fine torna sempre. Ha una laurea in critica cinematografica,tenero esempio della sua ingenuità. Poi-ché Henri-Pierre Roché, autore di uno deisuoi libri preferiti, ha pubblicato il primoromanzo dopo i 70 anni, Maura nutre unadisperata fiducia nel [email protected]

VALENTINA ROMEONasce nell’antica terra di Lucania e sorvolando i calanchi argillosi giunge tra lecime trentine. La filosofia diviene strumento di ricerca edi cura dell’animo. Dialogando con le sue radici tesse ghir-lande e luoghi di ascolto per coloro che vi-vono portandosi dentro un sogno.Combatte ogni giorno con draghi e follettiche riempiono le sue parole con getti difuoco e terre variegate intravedendo spiragli di mondi [email protected]

GIAMPIETRO MORASCHETTI Nasce a Breno il 31 Gennaio 1972 intornoalle 12. Ha una formazione di tipo umani-stico e sin dall’adolescenza coltiva l’inte-resse per l’immagine e la comunicazioneche lo proiettano nel mondo del web edel design. La sua vita è stata sconvolta daalcuni eventi importanti: l’album The Jo-shua Tree degli U2, la lettura di Ratman eWatzlawick. Legge e colleziona fumetti,strimpella la chitarra classica e si dilettanel nuoto e nel ciclismo. Ha attualmentetre priorità: Simone (16 mesi), immergersi nel mondo della fotografia e realizzareun’[email protected]

NICOLA BALLARINIAutodidatta, il suo lavoro spazia dal disegno, alla pittura, alla scultura e alvideo. Lo stile di Ballarini nel corso deglianni va sempre più definendosi e affinandosi, acquisisce personalità e forzacomunicativa. La sua opera è un filtro personale tra passato e presente, suggestioni culturali del territorio che loospita e rappresentazioni della comunicazione contemporanea. www.nicolaballarini.it

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Editore: Comunità Montana di Valle Camonica

Corrado Tomasi, presidente

Direttore Responsabile: Eletta Flocchini, responsabile della Comunicazione

Comitato di redazione Staff del Distretto Culturale di Valle Camonica:

Simona Ferrarinipresidente

Sergio Cotti Piccinellidirettore

Giorgio Azzoni responsabile dei Progetti Artistici

Davide Bassanesiresponsabile Tecnico dei Sistemi Multimediali

Carlo Ducoliresponsabile del Sistema Bibliotecario e Archivistico

Marco Tottoliresponsabile dei Progetti d’Impresa

Elena Turetti responsabile del Sistema Museale

Carlo Zaniresponsabile Uffici Turistici

Segreteria di redazione: Andrea Richini

Redazione Laboratorio permanente di Comunicazione:

Stefano Malosso, Giampietro Moraschetti, Marta Pagano, Valentina Romeo, Maura Serioli

Impaginazione grafica: la Cittadina

antonioligrafica

Stampa: la Cittadina - Gianico (BS)

IllustrazioniNicola Ballarini

Fotografie: Laboratorio permanente di Comunicazione;

copertina, Enrico Bedolo e Dragan Mihajlovic p. 9, Andrea Aschedamini e Davide Sapienza;

p.17, Davide Bassanesi; p. 22-23 illustrazioni grafiche di Elena Turetti;

p. 35 Fabio Cattabiani e Giorgio Azzoni; p. 36, illustrazione grafica di Giorgio Azzonip. 44, Maria Bresciani; p. 46, Laura Polonini

Hanno collaborato a questo numero: Fondazione Cariplo, Davide Sapienza, Marco Vitale.

Per il Distretto Culturale di Valle CamonicaClaudia Comella, Elena Gaioni, Gisella Martinazzoli,

Elisa Martinelli, Valeria Perini.

Registrazione presso il Tribunale di Brescia, 23/08/10 n. 30

Un laboratorio per l’arte e l’impresa

Realizzato nell’ambito del progetto integrato d’area Lungo i crinali. Percorsi tra natura e cultura per losviluppo integrato della Valle Camonica

Con l’Europa per crescere insieme

Unione Europea

Repubblica Italiana

FERS Fondo EuropeoSviluppo Regionale

Consorzio Comuni BIMdi Valle Camonica

Comunità Montanadi Valle Camonica

È un progetto del Distretto Culturale di Valle Camonica, grazie al contributo di

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Il marchio del Forest Stewardship Council (FSC) indica che la carta impiegata per fabbricare il prodotto proviene da una foresta

Per questo stampato è stata utilizzata Carta Certificata FSC.

correttamente gestita secondo i rigorosi standard ambientali, sociali ed economici e da altre provenienze controllate.

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Approfittando di questo spazio vogliamo invitarvi a una riflessionesincera, presentando alla vostra migliore attenzione un paio di buoniquesiti.Due interrogazioni, prime di una serie di quattro, ideate peraccompagnare, stagione dopo stagione, una piena dichiarazione disostenibilità.È il nostr o modo di raccontar e un pr ogetto, non solo sulla carta;il nostro impegno a condividere l’opportunità di un cambiamento, sullavia del rispetto.Ad annunciare le interrogazioni del risveglio e della gioia è il piccolofoglio che Ci fa da mascotte, simbolo di una consapevolezzaresponsabile e possibile.Lasciatevi accompagnare dal suo spirito leggero e rispondete concura: concedetevi un istante d’esistenziale sostenibilità...

la Cittadina s.r.l. - 25040 Gianico (BS) - via Pasture, 3 - tel. 0364.531830 - fax 0364.534961 - www.lacittadina.it - [email protected]

una domanda può molte coseuna risposta anche

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Rispondi e fai rispondere all’interrogazionedel risveglio.

Pensa a un luogo, a un’aspirazione, a un desiderio o a quel che vuoi.Consideralo il tuo destino, il tuo obiettivo possibile.

Poi presta attenzione al suo raggiungimento:immaginalo sostenibile, sulla via del rispetto.

1. mettici del tuoRispondi qui, ritagliando e conservando il coupon: a personale memoria del

tuo risveglio.2. fai girare

Rispondi e fai risponder e, ritagliando il coupon e passandolo a chi vuoi:insieme, alla conquista della sostenibilità.

3. dillo a tuttiColtiva un senso di sostenibilità e condividilo pubblicamente in eco+munity:

www.lacittadina.it/eco+munity

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- dove vai andando? -

www.lacittadina.it

interrogazione sostenibile n° 1: il risveglio

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Pensa a un’azione, a un’abitudine, a un comportamento o a quel che vuoi.Valuta ciò che produce, le conseguenze che comporta e genera.

Poi immagina un altro modo di fare:positivo e sostenibile, sulla via del rispetto.

Rispondi e fai rispondere all’interrogazionedella gioia.

1. mettici del tuoRispondi qui, ritagliando e conservando il coupon: a personale memoria della

tua gioia.2. fai girare

Rispondi e fai risponder e, ritagliando il coupon e passandolo a chi vuoi:insieme, alla conquista della sostenibilità.

3. dillo a tuttiRinfresca un senso di sostenibilità e condividilo pubblicamente in eco+munity:

www.lacittadina.it/eco+munity

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- cosa fai facendo? -

www.lacittadina.it

interrogazione sostenibile n° 2: la gioia

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IN “FILA INDIANA” CON

ASCANIO CELESTINI

Il Festival “Abbracciamondo”,giunto alla sua quinta edizione,anche quest'anno ha animatola vita culturale e sociale dellaValle Camonica. Ascanio Ce-lestini ha portato in scena ilsuo nuovo spettacolo “La filaindiana”, incentrato sul temadel razzismo e dei razzismi ditutti i giorni nella nostra Italia.Si tratta di racconti scritti amargine, dopo naufragi di navidi emigranti, incendi di campinomadi, dichiarazioni e com-menti quasi surreali dell’uomopolitico di turno, del nostro vi-cino di casa, dell’uomo medioche siamo. “Io cammino in filaindiana, e ad un certo puntovedo uno che cammina afianco a me” recita Celestini,abbracciando l’umanità nellasua integrità, benedicendo ledifferenze, raccontando, storiadopo storia, un’Italia ancoratroppo permeata da pregiudizie diffidenze. La sua parolasembra così voler far saltareconfini e barriere, ridando di-gnità agli esseri umani e “com-battendo” attraverso l’armadell’ironia chi nega diritti e di-gnità ai suoi simili, come peresempio quell’amministratoreche tempo fa è riuscito a di-chiararsi contrario anche aicani immigrati, dichiarando“noi non vogliamo le razzestraniere, noi vogliamo quegliamici dell’uomo che accompa-gnavano i nostri agricoltorisulle montagne”.Per questo lo abbiamo sceltocome testimonial del secondonumero della nostra rivista.

som

ma

rio Editoriale p. 2

Distretto Culturale di Valle Camonicaun laboratorio per l’arte e l’impresa p. 3

Valle Camonica, la Valle dei Segni p. 4

Così il territorio diventa “brand” p. 5

Ripensare il turismo, cominciandodalla segnaletica p. 7

Un albero e le sue radici p. 8

Essere montagna p. 9

Che emozione, il racconto della preistoria sulla roccia! p. 10

Quando la fruizione del bello diventaun bene per tutti p. 12

Come potenziare la ricerca sull’arterupestre della Valle Camonica p. 13

Nel bosco dei “Camuni” p. 14

“La scuola dell’andare”...ascoltando la voce dell’uomo p. 15

Territorio, cultura e impresa p. 16

La Valle Camonica porta fortuna p. 17

Giovani: il panorama lavorativo oggi,uno sguardo verso oriente p. 18

Cariplo: nel progetto “Distretti Culturali”, ruolo di primo pianoalla Valle Camonica p. 20

Esploratòri in aula p. 22

Le cose e il paesaggio in un libro p. 23

Memorie di un oggetto ritrovato p. 26

Macchine parlanti p. 27

Memory Talk p. 28

Enrico e Marchì, un incontrofra generazioni p. 29

La leggenda di Carlo Magnonel cuore delle Alpi p. 30

L’arte ospita l’arte p. 32

“aperto_2011” p. 34

Viandanti silenziosi p. 37

Sistema Bibliotecario di Valle Camonica p. 38

Le voci del teatro in un videoper promuovere la Valle Camonica p. 41

Il mercato del graffio p. 42

Il sogno scritto sulla mano p. 44

Videoclip musicali, nuovo fenomenoin Valle Camonica p. 45

È on line il nuovo sito del Distretto Culturale di Valle Camonica p. 47

Pillole di news p. 48

Spazi mediatici, ecco i nuovi luoghi della cultura p. 49

Profilo laboratorio di comunicazione p. 50

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Il Distretto Culturalenella Valle dei Segni

In questo numero:

Arte e Impresa

Turismo, una nuova sfida

Nel mondo dell’UNESCO

Spazio giovani

Ascanio Celestini, testimonial di Tam Tam

Non esiste qualcunoche produce cultura

e qualcun altro che la consuma.

La cultura è l’insieme delle cose

che facciamo e delle relazioni.

Ascanio Celestini

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