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MODELLI ITALIANI DI ALCUNI CALCHI CROATI NELLE COMMEDIE DI MARIO DARSA ((Marin Drzic)* O Dopo le grandi sintesi sui prestiti tedeschi (Schneeweis 1960), ungheresi (Hadrovics 1985), turchi (Skaljic 1966) del croato, e dopo i numerosi contributi importanti su quelli italiani (fra i quali si ricordano solo alcuni, Tagliavini 1942, Jernej 1956, Muljacic 1971-73, Deanovic 1972-73, Hyrkkànen 1973 ed infine ERjHSJ), e le monografie dedicate ai modelli tedeschi (Rammelmayer 1975) ed ungheresi (Nyomàrkay 1989) di calchi croati, riteniamo che sia 1' ora di dare inizio allo studio dei modelli italiani di calchi croati. Le ragioni per cui è stato prescelto Marino Darsa sono molteplici. Il nostro autore, oltre a vantare una padronanza perfetta sia del croato sia dell' italiano, ha una produzione letteraria importantissima a cui sono state dedicate, interamente o in parte, due monografie linguistiche (Resetar 1933, Hyrkkànen 1973). Lo studio dei calchi formati secondo modelli italiani promette quindi di arrivare ad avere un quadro più completo sul linguaggio di Darsa, che è ancora, a detta di Svelec (1968:291), lungi dalla completezza, soprattutto per lo scarso numero degli approcci stilistico-letterari. Per il momento abbiamo analizzato solo il linguaggio delle commedie, il quale è sempre più vicino alla lingua parlata. Alcuni usi di elementi linguistii croati, la preposizione od + sostantivo per indicare i rapporti di possessione; il costrutto za+infinito\ il pronome ed aggettivo possessivo svoj, svoja che subentra a njegov, njegova, sono già ricordati di sfuggita anche da Resetar che non poteva usare ancora il termine „calco” (Resetar 1933:197-98). Nonostante che tali tipi citati si prestino ad ulteriori annotazioni e precisazioni, nel presente contributo presteremo attenzione ad altri fenomeni, ovvero ad una serie di espressioni croate che si sono formate suH’esempio di modelli italiani. Per motivi di spazio ci limiteremo a dare l’elenco di una parte dei calchi raccolti, corredati delle dovute annotazioni e seguiti da una prima e breve analisi, riservandoci l’impegno di pubblicare il resto del materiale e di ritornare sull’argomento per vedere se si potranno individuare certe caratteristiche nel loro uso, condizionato dalle scelte espressivo -stilistiche dell’ autore. Il materiale che stiamo per pubblicare * Poeta e drammaturgo raguseo (1508-1567), personaggio eminente della letteratura croata rinascimentale. - 126-

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  • MODELLI ITALIANI DI ALCUNI CALCHI CROATI NELLE COMMEDIE DI MARIO D A R SA ((Marin Drzic)*

    O Dopo le grandi sintesi sui prestiti tedeschi (Schneeweis 1960), ungheresi (Hadrovics 1985), turchi (Skaljic 1966) del croato, e dopo i numerosi contributi importanti su quelli italiani (fra i quali si ricordano solo alcuni, Tagliavini 1942, Jernej 1956, Muljacic 1971-73, Deanovic 1972-73, Hyrkkànen 1973 ed infine ERjHSJ), e le monografie dedicate ai modelli tedeschi (Rammelmayer 1975) ed ungheresi (Nyomàrkay 1989) di calchi croati, riteniamo che sia 1' ora di dare inizio allo studio dei modelli italiani di calchi croati. Le ragioni per cui è stato prescelto Marino Darsa sono molteplici. Il nostro autore, oltre a vantare una padronanza perfetta sia del croato sia dell' italiano, ha una produzione letteraria importantissima a cui sono state dedicate, interamente o in parte, due monografie linguistiche (Resetar 1933, Hyrkkànen 1973). Lo studio dei calchi formati secondo modelli italiani promette quindi di arrivare ad avere un quadro più completo sul linguaggio di Darsa, che è ancora, a detta di Svelec (1968:291), lungi dalla completezza, soprattutto per lo scarso numero degli approcci stilistico-letterari. Per il momento abbiamo analizzato solo il linguaggio delle commedie, il quale è sempre più vicino alla lingua parlata. Alcuni usi di elementi linguistii croati, la preposizione od + sostantivo per indicare i rapporti di possessione; il costrutto za+infinito\ il pronome ed aggettivo possessivo svoj, svoja che subentra a njegov, njegova, sono già ricordati di sfuggita anche da Resetar che non poteva usare ancora il termine „calco” (Resetar 1933:197-98). Nonostante che tali tipi citati si prestino ad ulteriori annotazioni e precisazioni, nel presente contributo presteremo attenzione ad altri fenomeni, ovvero ad una serie di espressioni croate che si sono formate suH’esempio di modelli italiani. Per motivi di spazio ci limiteremo a dare l’elenco di una parte dei calchi raccolti, corredati delle dovute annotazioni e seguiti da una prima e breve analisi, riservandoci l’impegno di pubblicare il resto del materiale e di ritornare sull’argomento per vedere se si potranno individuare certe caratteristiche nel loro uso, condizionato dalle scelte espressivo -stilistiche dell’ autore. Il materiale che stiamo per pubblicare

    * Poeta e drammaturgo raguseo (1508-1567), personaggio eminente della letteratura croata rinascimentale.

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  • costituisce un blocco compatto in quanto non vi figurano le preposizioni usate sotto l’influsso dell’italiano, le quali saranno pubblicate altrove. Le nostre espressioni si prestano ad una prima classificazione: in parte sono calchi tradotti con precisione in quanto tutti gli elementi del sintagma sono resi con elementi croati, in parte „ibridi” in quanto solo una parte degli elementi costitutivi è tradotta, l’altra rimane conservata come italianismo adattato. Nell’esposizione seguiamo un ordine alfabetico abbastanza stretto, partendo dalle parole chiave delle singole espressioni. Inoltre nei singoli lemmi si dà la traduzione in tedesco, valida sia per il modello italiano sia per il calco croato. Sempre per motivi di spazio le proposizioni croate dell’esemplifìcazione non sono state tradotte.

    1. Espressioni tradotte con precisione

    /. 1. Andare alla buon 'ora: poci dobrì cas, hapax, „komm schon! ” „Poó ' ii do bri cas ”! (S:558)

    L ’esclamazione di impazienza italiana, di origine presumibilmente eufemistica, è documentata per la prima volta nel 1527 (DGLI 2:451). Per il calco croato non si conoscono per ora attestazioni anteriori all’epoca.

    1.2. Bisogno

    1.2.1. Avere bisogno di q/qc: imatipotrjebu od koga/cega, „bralichen etwas”.

    „Popova, poói najbrze i dovedi mi Mara; imam veliku potrjebu od njega.” (D: 508) „Zena nije za mene, a odprciju ne imam potrjebu”. (S:556) „Ja ne imam potrjebu od imanja (S:557) „... i ne ima potrjebu od zene da ga guverna.” (S:599) „... od toga najvecu potrjebu im as” (S:608) „... kad imam ja potrjebu od tebe, ti se izmices.” (A:752)

    Il primo esempio scritto del modello italiano risale alla metà del secolo XIV (GDL1 2:256). Le attestazioni del calco croato vanno dall’inizio del sec. XVI al XVIII sec. (ARj 11:194)

    1.2.2. Avere bisogno di q/qc: imati potrjebu koga/cega, hapax, „brauchen etwas” (cfr. Rj: 927)

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  • "Imam veliku potrjebu doma. ”(S:562)

    Con l’omissione della od pleonastica si ottiene un calco che è più conforme alla struttura del croato. Quanto alla cronologia, anche questo costrutto è attestato dall’inizio del sec. XVI (ARj 11:194)

    1.2.3. Essere di bisogno: bit/' odpotrjebe, „brauchen ”(Rj: 927)

    „Nemoj, Tripe, od velike ini si potrjebe...’’' (D: 364)„Ja sam dobar na moru: nece od potrjebe m eni bit kasu mesti...” (D:385) „Sad iskrsni, sada si od potrjebe,,. (D:458) „Ne das mi sto mi j e od potrjebe..." (S:583) „...nije luda da zeli razblude i sto jo ’nije od potrjebe..." (S:584) „Sto ti j e od potrjebe1" (S:588)

    Il modello italiano, attestato per la prima volta nella prima metà del sec. XIV, oggi è in disuso (GDLI 2:256). Gli esempi croati hanno attestazioni dal XV al XIX secolo (ARj 11:195)

    1.3. Buono

    1.3.1. Con le buone (maniere): s dobrom, „hòflich, gehòrig” (Rj: 909)

    s dobrom doòi, kad se si resolvao prida nj doc...” (D:478) cfr. ancora „...rekao sam sinjori s dobrijem nacinom da ne vjeruje Pometu...” (D:458)

    E’interessante che l’espressione italiana (la prima attestazione nel primo ’300, GDLI 2:448) sia tradotta con la forma di genere femminile dell’aggetivo. Il carattere insolito di questo tipo di calco è dimostrato anche dalla mancanza di altre attestazioni di questo aggettivo in questo senso. Quanto all’espressione riportata come riferimento, s dobrim nacinom, è da notare che la sua prima attestazione secondo il Dizionario dell’Accademia risale al 1728 (ARj 7:226).

    1.4. Cambio: zamjena, hapax, „Erwiderung” (Rj 938)

    „Ah, koliko te oni vlastelic ljubi! Ima zamjenu\" (D:457)La base dell’arricchimento semantico del termine croato è

    costituita dalla corrispondenza del significato „wechseln” fra cambio e zamjena. Poiché la parola italiana significa anche „Erwiderung”,

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  • attestato dal XIV sec. (DGLI 2:573), la trasposizione del significato della parola italiana a quella croata non ha trovato ostacoli.

    1.5. Cavallo: konj/konjic, „Schulbestrafung” (Rj: 916; n. 64, p. 351)

    „Jaoh, valjao bi mi dat i cetiri konje na dan na svaku uni svoga, za eror ki sam ucinio” (D:351) „Bogme bi ti, gospodaru, valjao konjic i svaku uni svoj...” (D:351)

    Questo tipo di calco è possibile per il fatto che all’it. cavallo „Pferd” corrisponde il croato konj. Il significato „Schulbestrafung” è attestato per la prima volta nella seconda metà del sec. XVI (Giordano Bnino, GDLI 2:916)

    1. 6. Chiedere/domandare: p i tati,, biiten

    „A tko me j e dosle pitao bokuni popovskijemi nego ti? (D:494) „Sto dukata, sto dukata pita\” (A:718) „Ah, ribaodo, sto dukat u mene pitaV’ (A:731) „...po’ cu zeni prostenje pitat...” (T:702) „Mande, ja sam kriv, oprosti: pitam ti prostenje...” (T:708) „Bokcilo, pristup’ ovamo, pita ' mu prostenje.” (D:357) „Dobre, ja te ljubim i nije stvari koju za tebe ne bih ucinio, ma se od drazijeh imaju pitat stvari razlozite.” (S:557)

    1 verbi italiani chiedere/domandare sono attestati già dal sec. XIII sia nel significato „fragen”, sia in quello „bitten” (GDLI 3:68-69; 4:922). La corrispondenza semantica fra di essi o e pitati „fragen” ha fatto si che potesse avvenire l’estensione dell’altro significato sul verbo croato documentato per la prima volta in Vetrame (1482-1576) (ARj: 9:896).

    /. 7. Dare

    1. 7.1. Dare a gambe: pridati nogami, „entfliehen ”

    „Potegnu njeke kordetine, na tudesku, - ja prijedah nogami\ a rekoh trbuhu...,, (D:486) „Tripce, prida ’ nogami i teci najbrze.” (T:694)

    Nel modello italiano (documentato dal 1527, GDLI 6:569) che ha ancora numerose varianti darla/darsela/dargliela a gambe/a gambe levate, il costrutto a + sostantivo è stato tradotto con lo strumentale e non con il dativo, alla cui funzione corrisponde di solito il complemento di termine italiano introdotto da a. L’esempio più antico

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  • finora riportato dal Dizionario dell’Accademia per tale calco risale all’inizio del sec. XVII (ARj 8:221)

    1.7.2. Darsi a! buon tempo: dati/davati se dobm vremenu, „sich vergniigen, sich belustigen.”

    „...mi se dobru bremenu davamo, a gospar stari Maroje ima dukat kao sume: ima se od sta plavit.” (D:369) „Tko toliko se dobiva na svijetu, koliko se covjek dobru bremenu dava \ (D:407) „Ucinio je toliko, er se on dobru vremenu dava; i on je u raju, a mi smo u paklu.” (D:402)

    Per l’espressione croata, traduzione letterale del modello italiano (1° esempio in Boccaccio, GDLI 2:451), mancano riscontri nel Dizionario dell’Accademia.

    1.8. Due parole: dvije rijeci inige Worte”

    „U dvije rijeci cujte argument od komedije...” (D:343) „Nu’ ceka’, Maro; Bokcilu cu rijet dvije rijeci. (D:483)

    Formatosi sul modello italiano (lo attestazione nel Decameron, GDLI 4:1025) in cui due significa „wenig”, „kleine Menge”, il calco croato aveva finora la sua prima attestazione in B. Kasic (1631, ARj 2:917)

    1.9. Non fa per me: ne cini za mene, hapax, „es geht mir nicht an” (Rj: 908; u. 118. p. 689.)

    „Tu tvoje uzdisanje ne cini za mene, - non est prò nobis.” (T:689)Mentre il costrutto con la reggenza a è già attestato dalla

    seconda metà del se. XIII, il primo esempio scritto per il sintagma con per risale all’inizio del secolo scorso (GDLI 5:676)

    1. 10 Finirla con q: svrsitiju s nekim, hapax, „SchluB machen” (n. 118. p. 735)

    „Giuraddio, ako nece da ju svrsimo s pasalijerom od trimjed s oruzjem.” (A.735)

    Il calco croato è stato modellato, anche secondo Frano Cale, su quello italiano. Quest’ultimo è documentato dalla prima metà del sec.XVI (GDLI 5:1046). E’ degna di attenzione anche la traduzione fedele del pronome la (per cosa, roba, faccenda), frequente anche in altre

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  • espressioni fisse, p. es. dirla, prendersela, cavarsela, ecc., la quale risulta del tutto inorganica, senza funzione nell’espressione croata.

    1.11. Da parte di q: od strane nekoga, „von der Seite von jemandem.”

    „Sada hodi najbrze, u mene kucu uljezi, er imam s tobom govorit od strane Ancice tvoje. Ah, od strane Ancicé'. (A: 716) „Nikoga ne upusta’ u kucu, ili od tnoje strane doòe ili t ’ od druzijeh strane...,, (A:746) „ma hod’ mo opet u mene u kucu, er ti imam od nje strane vele govorit.,, (A:720) „Otide za velikom prcijom, pas jedan,a maloprije primi kitu od strane Dijanine.. (P:773)

    Oltre all’espressione autoctona slava sa strane, il costrutto con od, grazie alla sua corrispondenza a di/da in molti casi, ed al conseguente sfruttamento per altri casi ed alla creazione di espressioni analogiche, è modellato senza dubbio su da parte, attestata dalla prima metà del ’200 (GDLI 12:653) La prima attestazione del calco croato si trova nel testo della Legge di Vinodol, conservata in una trascrizione dell’inizio del sec. XVI (ARj 16: 654).

    1.12. Porre mente a qc: staviti/stavljati pamet na sto, „Acht geben auf etwas” (Rj: 932)

    „Na vasu sam zapovijed, stav'tepam et na komedijiA” (D:347) „Ma oto vam Dunda Maroja, stav’te pamet na komediju i zbogomì” (D:350) ...a sve to ne stavljavsi pamet na sto ima doc...”(D:432) „Po5 mo, trijeba je sta vit pamet na ovo...” (D:471) „Moj Boze, cudan ti je animao covjek, tko dobro promislja, i razlike ti su naravi u njemu, tko dobro stavi pamet. (S:598) „Stav’ pamet sto ti velim.” (A:746) „Stav’ pamet, er se ces nac inako veoma varan.,, (P:774) „Stav' pamet, ree’ istinu, da ti pak usi ne otegnemo.,, (P: 779)

    11 modello italiano, insieme con la sua variante con mettere mente, è attestato dal sec. XIII (GDLI 10:98). Il primo esempio scritto del calco croato risale a prima del 1508 (ARj 16:497)

    1. 13. Portare amore a q: nositi ljubav nekome, „lieben”

    nistamanje ljubav ku ja nosim momu braci/, mudru me cini da mu ispomenem sto je razlog i sto cini za tebe.” (S: 555) „... a zna koliku jo j ja ljuba v nosim. ,.„(S:553)

  • La prima attestazione del modello italiano precede ca di duecento anni (GDLI 1:427) quella del calco croato (a. 1486, ARj 8:236).

    1.14 Ragione

    1.14.1 .Avereragione: imatirazlog, „recht haben” (Rj:929)

    „...er me ne bi ni svoji primili za stvar koju sam ucinila, - i imali bi razlog.,, (D:383) „...mi cemo se danaska malo ljudmi porugat i mi cemo danaska s njimi vas razlog imati'• er ih cemo rijecmi zabit.” (T:690) „Mande, imas razlog; ja sam pijan...,, (T:692) „Zeno, imas razlogì'XT :70\) ti imas razlog, a ne otac. Tko ima razlog im ajaku ruku koja ga brani, i ne brini se.” (P:763)

    1.14.2. Fare ragione: uciniti razlog, hapax, „mit jemandem etwas klar machen” (Rj: 929)

    „Ma s cackom ces razlog u c i n i t (D:376)

    /. 14.3. Ragione: razum, hapax, „Verstand, Vernuft” (n. 244 p.597)

    „Razlog u njili glavi ne ima mjesta, oholas tuj sjedi i tvrdoglavstvo.,, (S:597)

    Mentre per il significato „Verstand, Vernuft” di razlog si può postulare ugualmente l’influsso del latino classico e dell’italiano, per imati razlog e uciniti razlog si deve partire da modelli italiani. Sviluppo probabilmente romanzo (cfr. francese avoir raisorì), avere ragione (primo esempio in Boccaccio, GDLI 15:357) è il modello del calco croato. Fare ragione/la ragione, documentata in italiano dal XIII secolo (GDLI 15:358) ha suggerito la formazione di ciniti/uciniti/ostaviti razlog nel croato (dal 1351, ARj 13: 591). La base dell’espansione dei significati dalla parola italiana a quella croata è costituita dalla corrispondenza di significato „Grund” tra ragione e razlog.

    1.15. Stare

    1.15.1.Stare: stajati, hapax, „wohnen” (cfr. Rj: 932; n.361 p. 119)

  • „Oto mu tu sinjorè; ovdi prem stoji njegova galantina, njegova namuroza.” (D:361)

    Il significato nuovo del verbo croato, in mancanza di prove sicure di un eventuale influsso latino, è modellato su quello dell’it. stare, attestato dall’inizio del sec. XIII (DELI 5:1267). La prima attestazione nel croato risale al 1253 (ARj 16:339).

    1.15.2. Stare a/in: stajati u nekomu, hapax, „von jm/etw. abhàngig sein, abhàngen” (Rj: 932; n.729, p. 100).

    „Poklisaru se glava ne odsijeca; u teb isto ji”(A:729)Date le reggenze ut e ne del lat. stare, l’espressione croata non

    può essere che la traduzione dell’ it. stare a, attestato dal 1527, o di stare in, non documentato nei primi secoli e passato inosservato fino alla sua prima registrazione nella seconda metà del secolo scorso (DELI 5:1267-8). Si aggiunga che il nostro esempio precede di gran lunga quello conosciuto finora come l’attestazione più antica (p. 6388, Arj 16:349).

    /. 15.3. Come sta?: kako stoji?hapax, „wie geht’s?”

    „Tebi sam pijan, a tvoj tobolac najbolje zna kako stoji moj trbuh.,, (D :351 ).

    Nonostante che la prima attestazione di questo significato di stare risalga solo alla fine del ’700 (GDLI 5:1267), DELI 1:130), siamo propensi a considerarlo il modello del calco croato. Gli arricchimenti semantici del verbo croato sono resi possibli dalla somiglianza del corpo fonico di stare e stajati e dal fatto che hanno il significato comune „stehen.”

    1.15.4. Stare: stati\ „sein!” (cfj. Rj: 932), „bleiben”.

    „... a ti ces daleko od moje kuce stat... (D:375) „... er s svojijem Tudeskom trijeba mu je daleko stat od tvoje kuce.” (D:455) „...ne mogu vece s tobom stat." (D:395)

    Questo nuovo significato di stati si spiega con la sua coincidenza formale con l’it. stare „sein, bleiben”. Questa spiegazione trova la sua conferma anche nel fatto che nei dizionari di Vrancic, Mikalja, Habdelic, ecc. il corrispondente di stare è sempre stati (Arj 15:460).

  • 1.16. Vuol dire: hoce reci/rijeti', „bedeuten”.

    „Upitah... sto li hoce tolika gruboca, tolik nesmirna od lica covjecanskih rijet” (D:344) Hoce rijet da ljudi - son stato a scola, non parlo miga a caso - velim, hoce rijet da ljudi participaju, misser mio, od ovizijeh bjestija.” (D:447) „Sto hoce, Boze, rijet ova trjeska?” (S:580)

    Anche il Dizionario dell’Accademia ritiene, riportandone la prima attestazione dal 1567, che l’espressione è la traduzione di quella italiana (ARJ 3:666).

    2. Espressioni ibride

    Nei calchi che seguono, l’elemento italiano (prestito) è stato abbondantemente trattato da Hyrkkànen. Se vengono ripresi in questa sede è perché essi formano sintagmi fissi con altri elementi (per lo più verbi) che sono altrettante traduzioni dei rispettivi modelli italiani.

    2.1. Dare animo a q: dati animo nekomu, hapax, „ermutigen” (Rj : 905), cfr. Hyrkkànen § 47)

    „... s njekijem rijecmi namazase nam polse, - vratismo se, dase nam animo i rekose...” (DzK: 528)

    Pur esistendo nel latino classico animum addare, p. es. animum viresque Latinis addidit (Verg. Aen. 9,714, v. TLL 2: 102 ed ancora altri esempi), non si può negare la funzione di modello neanche dell’espressione italiana e della sua variante fare animo, documentate dall’inizio del sec. XIV (GDLI 1:486)

    2.2. Battere l'acqua in un mortaio: tuci vodu u mortaru, hapax, „etwas umsonst machen” (Rj: 935, cfr. Hyrkkànen § 794)

    „Tucemo vodu u mortaru’ (P:769)Il modello riportato da Frano Cale, pestare t'acqua nel mortaio

    (n. 47, p. 769) per spiegare l’origine del nostro calco, può essere completato da un grande numero di varianti, come battere/dibattere l'acqua in un mortaio/a/in mortaio, attestate dal sec. XIII. (GDLI 10:937). La prima attestazione del calco, insieme ad altre varianti, tuci

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  • vodu u stupi/havanu, riportato dal Dizionario dell’Accademia, è il presente, usato da Darsa (Arj 18:856).

    2.3. Fare

    2.3.1. Fare buona/cattiva cera: Uniti dobru/zlu èijeru, hapax, ,Jemanden herzlich / umhoflich, unherzlich empfangen” (Rj: 980), cfr. Hyrkkànen § 216.)

    ,,A tu mi sperancu dava narav od fortune, koja je kako i njeka koju dunizah: sad mi dobru cijeru cinjasea sad zlu..." (D:486)

    Oltre ai modelli citati esiste ancora la variante far lieta cera dal sec. XIII (GDLI 2:983). Oltre a cijera sono attestati in croato ancora eira, cera e cera (Arj 1:768, 943, 2:24; ERjHSJ 1:257; Hyrkkànen § 216).

    2.3.2. Fare/commettere errore: uciniti eror, „einen Fehler begehen” (cfr. Hyrkkànen § 311).

    „Ludjak jedan ucini eror" (A:721) „..., a smo mi bjestije i gore bjestije, er na njegove rijeci ovi eror nei ni smo." (T:700)

    Se è innegabile che l’espressione latina errorem facere (TLL 5:819) abbia potuto servire come modello, è altrettanto verosimile che anche quelle italiane, attestate alla fine del. sec. XIII (GDLI 5:268) abbiano potuto avere la loro parte nella nascita del calco croato. Conviene notare che la parola eror; documentata per il sec. XVI solo in Darsa per il momento, è attestata in altri scrittori croati solo nel sec.XVII (ARj 3:31).

    2.3.3. Fare ingiuria: uciniti indzuriju, „beleidigen”, „ein Unrecht tun” (Rj:914, cfr. Hyrkkànen § 468).

    „Maricu, ucinio m i j e jednu indzuriju, ka se nije, giuraddio...” (A:727) „... a bogme t’sam i ja lijep dio imao, - tot kila i indzurije koje m i city a se ’ ’ ( A :760).

    Il modello italiano è attestato per la prima volta nel ’200 (GDLI 7:1043). E’ da notare che il calco è documentato finora solo in Darsa (per il terzo esempio v. Hyrkkànen § 468).

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  • 2.3.4. Fare carezze: ciniti karece, „streicheln, liebkoserT (cfr. Rj: 915; Hyrkkànen § 539).

    „Mande, za karece velje koje ti ja cinjah ovo meritam od tebe?” (T:668) „Kad mi u Dubrovnik doòemo s lonci i s pinjatami, vi nam karece, per san Trifon, svake cini te ” (T:694)

    La prima attestazione del modello italiano risale a prima del 1315 (GDLI 2:759). Il calco croato si trova anche in Naljeskovic (prima del 1510-1587) (ARj 4:864; Hyrkkànen § 539).

    2.3.5. Fare questione: ciniti kustijon, hapax, „streiten” (Rj: 917; cfr. Hyrkkànen § 645).

    „Ali ti vazda kustijon cinici” (A:724)La parola veneziana custion (DDV: 215) è l’equivalente di

    questione che nell’espressione fare questione è attestata dal 1342 (GDLI 15:128). Olte all’unica attestazione di kustijon nel croato, è documentata anche kvestijun (< it. questione) nello stesso significato nel. sec. XVI (ARj 5:584).

    2.3.6. Fare/operare miracoli: uciniti mirakulo, hapax, „Wunder tun’' (cfr. Rj :919; Hyrkkànen § 777).

    .mirakulo ucini, Majko de’ pupilli, er mi kucu, ribaodi, pokradose.” (A:753).

    Per ragioni morfologiche il modello del calco croato va considerato l’espressione italiana. Contrariamente alle spiegazioni del Dizionario dell’Accademia, riteniamo che la -o finale del sostantivo non sia il risultato dell’adattamento del lat. miraculum (Arj 6:734), da cui dovremmo aspettarci mirakul, esito che corrisponde alle tendenze di adattamento dei prestiti latini in -um/-om nel croato, p. es. mirakul, fìrmament, fundament, argument, ecc. (Nyomàrkay 1984: 1.3.10.), bensì si debba ricondurre ad una forma italo-romanza. Oltre a miraculo, parola dotta dell’italiano, si ha anche miraculo nel triestino e nel dialetto di tipo veneto di Pirano (GDDT:379). Quanto a mirakulo, tra gli autori del sec. XVI è attestato solo in Darsa (Hyrkkànen § 777.)

    2.3. 7. Far prove: uciniti prove, hapax, „Beweis ablegen”, „auszeihen sich mit Tapferkeiter” (Rj: 928; Hyrkkànen § 999).

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  • „Znas koje sam prove ja na mulu od Dzembe ucinio?” (A:722)Il calco croato, modellato sull’espressione italiana attestata nel

    sec. XIII (GDLI 14:767) è attestato solo in Darsa nel sec. XVI (Hyrkkànen § 999). Prova, usata da sola e non in questo sintagma, è documentata in croato nel sec. XVIII (ARj 12:466).

    2.3.8. Far torto a q: ciniti torto komu, hapax, „jemandem ein Unrecht antun,, (Rj: 934; cfr. Hyrkkànen § 1268).

    „Misser, nemo’! Giuraddio, torto m i cini^r (A:718)Il modello italiano è documentato per la prima volta all’inizio

    del sec. XIV (DELI 5:1353). Oltre al sostantivo torto del croato, ignoto al Dizionario dell’Accademia, è attestato anche come aggettivo hapax in Benetovic (ca 1550-1607) (Hyrkkànen § 1268)

    2.4. Mattersi/porsi/a/in pericolo: stavljati se na perikulo, hapax, „sich der Gefahr aussetzen” (cfr. Hyrkkànene § 927).

    „Ako se sada od ovoga perikula i od ove sramote slobodih, vece Mande ne bude o ljubavi radit ni se vece stavljat na ovo perikulo.„ (T:698).

    Il modello italiano risale a prima del 1342 (GDLI 13:28). La traduzione di a/in con na (al posto di u) può considerasi normale, cfr. le espressioni andare al mercato: poci na trznicu, andare in campagna' otici na se/o, ecc. La prima attestazione di perikulo nel croato, con numerose varianti, risale al 1486 (ARj 9:784; ERjHSJ 2:640).

    2.5. Stare a/al pari: stati na paru, hapax, „gleichstehen, jm gleichkommen” (Rj: 924; cfr. Hyrkkànen § 881).

    „A ti, ako hoces s tvojijem Tudeskom imat graciju od sinjore, mene sluzite i dvorite, er dukatmi necetev i s nami na paru stat. (D:369)

    La prima attestazione dell’espressione italiana risale alla prima metà del sec. XVI (GDLI 12:604) Il sostantivo par del croato, prestito dal veneziano, è usato anche da Marulic (1450-1524) (Hyrkkànen § 881; ERjHSJ 2:603-4; ARj 9:635). Per il verbo stati v. 1.15.4.

    2.6. Per certo/fermo: za certo/fermo, hapax, „sicher; mit Sicherheit” (Rj: 908; cfr. Hyrkkànen § 208).

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  • „Nasao sam za certo, za fermo da je sinjora Laura ona Madalijena, kci Ondardova iz Auguste...” (D:512).

    Per certo e per fermo risalgono, rispettivamente all’inizio del sec. XIV (Dante) ed alla seconda metà del sec. XIII (GDLI 3:5, 5:845). Certo/certo sono usati senza preposizione anche da Naljeskovic e da Benetovic (Hyrkkànen § 208; ERjHSJ 1:1311), e certo è riscontrato anche nel croato ciacavo (CDL 1:98), mentre fermo con/e senza preposizione è attestato solo in Darsa (Hyrkkànen § 351).

    3. Passando ora ad un esame rapido dei calchi croati si può rilevare subito che è valido per essi il termine „calchi di lusso” (Luxus- Lehniibersetzungen) usato da Nyomàrkay (1993: 114), cioè calchi che non colmano nessuna „lacuna„ nel sistema linguistico che li crea, avendo termini corrispondenti esistenti e consolidati da tempo. Tenendo presente tale valutazione, si possono tuttavia individuare alcune caratteristiche delle nostre espressioni ed è possibile pertanto una loro classificazione.

    3.1. Quanto all’uso di potrjeba si possono rilevare ulteriori espansioni delle possibilità di uso del nostro sostantivo. Potrjeba si prestava anche prima 'ad assumere varie funzioni sintattiche, - soggetto, vari complementi, compreso anche il complemento d ’oggetto, - ma senza il verbo imati come reggente. Grazie a questo tipo di calco ora anche questa funzione è completata, con la conseguente possibilità di aggettivazione. Ed infatti in alcuni esempi riscontrati, al sostantivo è subordinato un aggettivo. E’ simile anche il caso del sostantivo in biti od potrjebe. L’ uso del genitivo in questo contesto risulta una novità.

    Tuttava già questi due esempi mettono in evidenza che dell’instaurazione di relazioni sintattiche nuove degli elementi lessicali nuovi di una lingua, studiata in modo dettagliato nel caso dei prestiti da Nyomàrkay (1984: II. §§ 1-3.7.), si dovrà tener conto anche nell’analisi dei calchi e nella valutazione della loro fortuna in una determinata lingua.

    3.2. I già citati esempi ci consentono di individuare un’altra caratteristica di una parte dei calchi in questione, i quali costituiscono nuovi sinonimi di termini già esistenti in croato. Anche se risulta difficile inserirli nel nostro caso specifico nelle rispettive serie sinonimiche, perché non se ne conoscono o possono stabilire le sfumature semantiche, il valore stilistico ed altri connotati, ecc., essi

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  • vanno considerati sia in questi testi sia per quelli di autori ulteriori, sinonimi virtuali. Verificare se lo sono diventati effettivamente o no, deve essere l’oggetto di un’altra analisi, volta a stabilire il loro uso in Darsa ed eventualmente presso altri scrittori. A questa categoria appartengono i calchi trattati nei paragrafi 1.1, 1.2, 1.3.1, 1.7.1.8., 1.9., 1.10., 1.11., 1.12., 1.13., 1.16.

    3.3 Sono sinonomi di espressioni croate già esistenti anche i calchi seguenti, ma quello che li distingue da quelli precedenti, e che sono la traduzione/estensione di significati soltanto: 1.4., 1.5., 1.14.

    3.4. Quanto poi alla valutazione dei calchi misti, sono dei calchi in nuce, a metà strada tra un prestito vero e proprio ed un calco vero e proprio, di una valutazione linguistico-stilistica ancora più difficile. Consegue dal loro carattere che somigliano ai calchi che sono la traduzione dei segni linguistici (cfr. 3.2.)

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