Sviluppo sostenibile, governance territoriale e migrazioni nel Mediterraneo: un’ipotesi di lavoro

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The development of the Mediterranean megalopolis with all EU Member States, Maghreb and the Middle East” Sala delle Bandiere-Sede del Parlamento europeo, Roma, 13 dicembre 2010 Sviluppo sostenibile, governance territoriale e migrazioni nel Mediterraneo: un’ipotesi di lavoro Antonio Bertini, Immacolata Caruso e Tiziana Vitolo Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo

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The development of the Mediterranean megalopolis with all EU Member States, Maghreb and the Middle East” Sala delle Bandiere-Sede del Parlamento europeo, Roma, 13 dicembre 2010. Sviluppo sostenibile, governance territoriale e migrazioni nel Mediterraneo: un’ipotesi di lavoro - PowerPoint PPT Presentation

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The development of the Mediterranean megalopolis with

all EU Member States, Maghreb and the Middle East”Sala delle Bandiere-Sede del Parlamento europeo,

Roma, 13 dicembre 2010

Sviluppo sostenibile, governance territoriale e migrazioni nel

Mediterraneo: un’ipotesi di lavoroAntonio Bertini, Immacolata Caruso e Tiziana

VitoloConsiglio Nazionale delle Ricerche

Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo

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PREMESSE……

Il tema: “De Megalopole et teniapole” (Gottmann) Definizione di Megalopolis: essa ha una struttura polinucleare, specializzata e a

"nebulosa", con una popolazione complessiva di almeno 20 milioni di abitanti e non presuppone un continuum edificato, ma comprende al proprio interno anche aree agricole e foreste. (Gottmann 1957)

In effetti:Molti servizi, a valore aggiunto, high tech stavano pervadendo e permeando tutta lasocietà americana e le dinamiche urbane ne stavano registrando gli sviluppi con crescitadi infrastrutture, aree direzionali, aree commerciali, aree industriali, aree residenzialienormi che hanno portato in questi ultimi anni alla incontrollata e incontrollabile gestionedella megalopoli

Teniapoli mediterranea (Gottmann 1964) - lungo, interminabile “susseguirsi quasi senza soluzione di continuità” di una miriade di “ciudad lineal”, di nastri urbani (o meglio pseudo-urbani), di città continue, di conurbation, di aree metropolitane non pianificate: cioè la Megalopoli costiera del Mediterraneo lungo le coste mediterranee sono stati contati 538 centri urbani (identificati approssimativamente con tutti quelli aventi più di 10.000 abitanti); di questi, 45 sono grandi città, con oltre 200.000 abitanti

La domanda: Ma cosa succede oggi nel Mediterraneo?

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Alcuni dati “di fatto”I luoghi: una crescita “insostenibile”…

L’utilizzazione eccessiva della fascia litoranea mediterranea e del Mediterraneo stesso, come mare di transito industriale, ne ha trasformato acqua e coste ((King e altri, 2001).

A tale situazione si aggiungono gli apporti derivanti dalla crescente erosione, legati al processo di 'desertificazione' in corso in alcune parti delle terre mediterranee ( Doumenge, 2001).

Al di là delle differenze tra i vari paesi, va notato che in molti di essi la popolazione tende ad addensarsi sulla fascia costiera, a non più di 50-100 km dalla linea di costa, e che questa 'litoralizzazione' demografica è crescente e con notevole impatto ambientale.

Anche le città mediterranee hanno conosciuto il dilagare della popolazione urbana in periferia, l'espandersi delle costruzioni, la graduale cancellazione degli spazi rurali: il passaggio dalla città all'agglomerazione, alla conurbazione, quando non all'area metropolitana.

Ciò comporta da un lato una forte espansione periferica dell'abitato, dall'altro un'impressionante

crescita del fenomeno del pendolarismo suburbano, con i relativi problemi di viabilità, di traffico, di inquinamento.

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Alcuni dati di “fatto”Le risorse umane: una mobilità intensa

Nel nuovo millennio, gli irrisolti squilibri quantitativi, qualitativi e territoriali esistenti tra i paesi del Bacino mediterraneo hanno contribuito ad alimentare i flussi migratori. In Europa, ed in particolare nell’Ue 27, un’area con circa mezzo miliardo di residenti, gli stranieri hanno raggiunto, nel 2006, la soglia di 30 milioni di persone, con un incremento, rispetto al 2000, pari al 33,2 %.

Le migrazioni internazionali rappresentano nella maggior parte dei casi la fase finale di un processo di forte mobilità interna nei paesi di origine dei principali flussi migratori permanenti dell’Ue.

Molti fra i paesi dell’area mediterranea meridionale ed orientale sono diventati paesi di transito verso l’Europa (e, successivamente, verso altri continenti), per migranti provenienti dall’ex Unione Sovietica, dall’Asia e dall’Africa sub-sahariana. È il caso, ad esempio, della Tunisia o del Marocco che la prossimità con l’Europa, rende privilegiate zone di transito per migranti, in larga parte irregolari, diretti nei paesi europei attraverso le vicine coste italiane e spagnole.

Dopo il fallimento delle politiche di stop, la gestione delle migrazioni é focalizzata, a livello dell’UE, sull’assistenza allo sviluppo dei paesi di origine dei flussi e, a livello nazionale, su politiche di controllo concertate

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Quale governance?

In seguito ai processi di globalizzazione economica e alle politiche di decentramento attuate, il modello gerarchico dello Stato, basato sul principio di autorità, é stato superato dalla moltiplicazione degli attori e dei livelli di negoziazione-internazionale, nazionale e locale- che richiede un nuovo modello di governo, chiamato governance o, fondato su strutture organizzate d’interazione e di partenariato che caratterizzano sempre di più le società locali;

Sul piano internazionale la governance é divenuta una priorità per l’UE, che a questa tematica ha dedicato un libro bianco. Nondimeno é risultata rilevante la proposta di studiare la « decentralizing governance » o governance locale, in particolare in relazione al ruolo che possono rivestire le Istituzioni intermedie nella definizione e nell’applicazione delle politiche di sviluppo locale, rinforzando da un lato la cooperazione decentrata e, dall’altro, promuovendo una governance efficace nei rapporti pubblico- privato, Stato-mercato.

Nei nostri studi, riferendoci ad un modello di governance multilivello e prediligendo l’approccio dei network, consideriamo “i meccanismi, i processi e le istituzioni attraverso i quali sono prese e implementate le decisioni collettive , ma anche attraverso i quali i cittadini, i gruppi e le comunità perseguono le loro idee, articolano i loro interessi, esercitano i loro diritti, realizzano i loro doveri e conciliano le loro differenze (?)

.Governance multilivello nelle pratiche urbane e nelle politiche di gestione dei flussi migratori

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Un’ipotesi di lavoro…..

L’obiettivo generale è quello di rafforzare la cooperazione tra le due rive del Mediterraneo nell’ottica di uno crescita sostenibile e condivisa. Si intendono esplorare i risultati teoretici e metodologici delle relazioni tra governo dei territori, migrazioni e sviluppo sostenibile, approfondendo attraverso alcuni case studies l’interpretazione analitica dei fenomeni in atto.

Un approccio più avanzato evidenzia elementi comuni e differenze, verifica le risorse umane e i capitali per promuovere piuttosto una “creatività mediterranea”, fatta di ricerca, scambi, arte, cultura.

In quest’ottica i territori vanno visti come “laboratorio” nel quale pratiche e politiche urbane diventano esperimenti i cui principi possono essere estesi ad altri contesti

La proposta va ad inserirsi nel programma di ricerca “ Migrazioni mediterranee. Storia ed economia” dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo nell’ambito del progetto “ Migrazioni” del Dipartimento di Identità culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

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Le valli del Draa e del Dadés nel sud del Marocco e la costa Albanese

Tra i possibili casi studio, ad un’analisi preliminare, i suddetti due contesti territoriali risultano particolarmente significativi per “testare” le ipotesi di lavoro

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MAROCCO: valli del Dadés e del Draa

Criticità

• Fra i paesi di origine dei principali flussi migratori permanenti nell’UE

• Consistente fenomeno di migrazioni interne

• Abbandono dei luoghi di origine

• Deterioramento del patrimonio architettonico (i.e kasbah e i ksour)

• Mancanza di finanziamenti per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio, sia naturale che architettonico

• Scarse opportunità occupazionali al di fuori di quelle legate al primario.

• Carenza di efficienza del supporto tecnico e finanziario alla governance locale

Opportunità

• Politiche europea di assistenza allo sviluppo

• Peso delle rimesse

• Le oasi del sud del Marocco patrimonio mondiale dell’Umanità protetto dall’Unesco.

• Esempio di sito misto

• Un ruolo delle autorità e delle comunità locali non trascurabile

• La Vision 2020 per il Turismo, presentata alle Assisi di Marrakesh pone l’accento sullo sviluppo sostenibile, favorendo una «regionalizzazione» che permetta all’insieme delle regioni di trarre profitto dalle loro potenzialità (1° dic. 2010)

• Creazione di «Fonds marocain pour le développement touristique (FMDT) », circa 1,3 miliardi di euro.

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Marocco Oasi del sud. Valle del Dadès

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Marocco. Oasi del Sud. Valle del Dadès• Il tronco della palma fornisce il materiale per realizzare la struttura dei solai,

gli infissi, gli arredi e moltissimi degli utensili usati quotidianamente. Con le foglie si realizzano contenitori a maglia intrecciata…

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Marocco Oasi del Sud Valle del Draa

• “Le coltivazioni si sviluppano su tre livelli. All’ombra delle palme si piantano alberi da frutto e ai loro piedi gli ortaggi: le palme da dattero creano infatti un microclima che consente di produrre, tra l’altro, fichi, mandorle, banane, insalata, fave e cereali”.

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Marocco Valle del Draa. La Kasbah di Ameridil

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Marocco, oasi del sud. Sezione di uno dei corpi della Kasbah di Ameridil.

Architettura sostenibile fatta di pisè (terra cruda, paglia e acqua), con travi e orditura ortogonale ottenute dal tronco della palma e un sistema di ventilazione e aereazione del

tutto naturale (principio del camino)

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Marocco. Valle del Dadès. Kasbah

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Albania

Criticità

• Le «tracce ancora percepibili dell’isolamento dell’Albania durato più di 40 anni e della sua particolare forma di comunismo»

• Difficile transizione verso un'economia di mercato

• Scarsa capacità amministrativa pubblica

• Cospicua massa migratoria, anche di capitale umano specializzato (è il paese di emigrazione più importante del mondo)

• Bassi livelli di reddito, confrontati

con l'alto costo della vita

• Molti gruppi sociali della popolazione particolarmente sofferenti per disoccupazione e fluttuazione dei prezzi, vivono una grave insicurezza economica.

Opportunità

• Ambiente sia terrestre e marino pressoché integro

• Il volume di rimesse ha raggiunto di recente i circa 1.500 milioni di Us$, rispetto al 2000, allorquando non superava i 600milioni

• dimensione contenuta. Il Paese si estende per circa 29.000 kmq (un po’ più grande della Sicilia), con circa 3.700.00 ab (2009) e 363 km di coste.

• Secondo i dati del Fmi il prodotto interno lordo annuo

pro capite è cresciuto dai 654 dollari del 1990 agli attuali 4000 e più.

• Cospicuo sostegno dall’Ovest: dalla sola Germania

sono arrivati in Albania negli ultimi 20 anni più di 800 milioni di euro come collaborazione allo sviluppo.

• Buon esito di eperienze di cooperazione decentrata, soprattutto con l’Italia, .

• Butrinto è un sito archeologico di epoca greca protetto dall’Unesco, posto di fronte l’isola di Corfù e quindi facilmente raggiungibile.

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Carta fisica e politica dell’Albania

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Albania costa nei pressi di Valona

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Albania, Sito archeologico di Apollonia

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Albania. Spiaggia di Himare

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Albania Costa con isolotti a Ksamil

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Considerazioni conclusive I due casi presentati sono solo due dei “laboratori” nei quali si possono sperimentare

pratiche che sostanziano i legami fra sviluppo sostenibile, governance dei territori e flussi migratori.

Essi sono perfettamente antitetici a ciò che sta succedendo nel Mediterraneo dal punto di vista delle pratiche urbane ma pienamente coerenti con i caratteri delle migrazioni contemporanee e delle politiche di sviluppo finora proposte ma probabilmente non sostanziate completamente, a causa di una scarsa ownership del processo da parte degli attori locali e uno scarso coordinamento con gli altri livelli, che costituiscono un fattore di debolezza nella realizzazione

Parlare del sud del Marocco, di quella miriade di centri più rurali che urbani esistenti lungo le valli del Draa edel Dades vuol dire proporre un modello di vita sostenibile, lontano dalla fascia costiera, in una zona interna, distante dalla stessa megalopoli mediterranea, dove solo la sostenibilità economica va aiutata, guidata, meglio studiata per diventare modello di sviluppo per le generazioni future, quelle occidentali comprese.

Parlare dell’Albania, delle sue coste e spiagge vuol dire promuovere un turismo responsabile e consapevole per scoprire un paese e la sua cultura, apprezzandone storia e tradizioni attraverso gli occhi esperti di chi, in quel paese, è nato e cresciuto e malgrado tutto vuole continuare a vivere, laddove risultano poco esplorate le possibili forme di sinergia tra temi dello sviluppo locale e delle relazioni tra comunità locali e programmi di sviluppo disegnati sia a livello nazionale che internazionale, in un difficile processo di transizione, ad eccezione di alcuni casi di cooperazione decentrata fra alcune regioni italiane e alcune regioni albanesi.

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Prospettive

In primo luogo, si deve tornare a parlare di storia, cultura, civiltà, arte, architettura, musica, artigianato, coniugando tutto ciò alla programmazione economica degli interventi da realizzare, alla salvaguardia/valorizzazione della natura, dei paesaggi che caratterizzano il Mediterraneo, nell’ambito di una governance/cooperazione multilivello

In questo quadro, il rapporto tra migranti e sviluppo dei paesi di origine, a partire dallo strumento finanziario, costituito dalle rimesse, e/o da quello dello scambio di conoscenza, tecniche e culture, può essere un elemento particolarmente promettente nella costruzione da parte dell’Unione Europea di una politica di prossimità, articolata in Partenariati Interregionali.

Infine, dal punto di vista strategico esprimiamo l’esigenza di creare un patrimonio condiviso di informazioni ed analisi per monitorare, valutare e riprogrammare le azioni di ricerca-azione e di cooperazione in un quadro organico laddove i progetti messi in campo siano effettivamente sostenuti da un interesse diffuso e radicato all’interno della comunità scientifica ed istituzionale