S&V Aprile 2013

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Sound & Vision Magazine Aprile 2013

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Sound and Vision Magazine

Dir. Responsabile: Stefano Rossi - Editore: Daniele Pensavalle

Anno 9 - N° 103 Aprile 2013 - Aut. Trib. Bassano d. G. N° 8/03 del 3.09.2003

Grafica: Daniele Pensavalle

Giorgio Mari (VI) - Antonio Lo Giudice (VI) - Francesco Nicolli (VI) - Luca. Sartor (VE) - Fox (VI)Fabrizio Consoli (MI) - Enrica Sampong (VI) - Emanuela Virago (TV) - Lara Lago (VI) - Laura. Moneta (PN)

Chiara Fantinato (VI) - Alice Lago (VI) - Marika Zorzi (VI) - Daniele Pensavalle aka DJd (VI)Viola Serena Reginato (VI) - Davide Visentin (TV) - Annalisa Tonini (TV) - Marco Poles (PN)

Stefania Bordignon (VI) & Stefano Mazzocchin (VI) - Matteo Gasparetto (TV) - Francesca Del Moro (BO)Alberto Visentin Casonato (PD) - Tobia Downass (VI)

QUESTO NUMERO È STATO REALIZZATO GRAZIE AL CONTRIBUTO VOLONTARIO DI

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WebMaster: Massimo Fornasier - Web Marketing: Emanuele Femia

FOTOGRAFI di S&V MagDaniele Pensavalle, Viola RE, Michela Del Forno, Luca Latini

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Live Review di Fabrizio Consoli - Magazzini Generali 11 Marzo 2013 – Milano

La musica di Beach House suona come bolle di sapone, circolari, geometriche, e tutto sommato non troppo dissimili l'una dall'altra. Tremule quando assecondano il movimento circolare e ipnotico che le accompagna. E nel difficile tentativo di rimanerci sopra in equilibrio, a volte ci si perde nell'atmosfera che creano, nel tepore che distrae. Lo schiocco che interrompe l'incantesimo morbido in cui fluttuano e che ammonisce all'ordine quando qualcuna scoppia: questa immagino sia l'origine della definizione dream “pop”. Cosi' dunque Beach House: come i

tubetti di bolle di sapone provengono da un'era che sebbene indefinita appartiene certamente al passato, in parte al gia' sentito. Allo stesso modo ne condividono lo stupore della scoperta che perde lucentezza con l'esercizio, questo che naturalmente nega quello. Strappare Beach House da questa dimensione onirica che li possiede gelosamente e' il necessario esercizio che impegna tutti quei tanti ragazzi che si sono riuniti ai Magazzini per vederli dal vivo, a “toccarne” la presenza per un'ora o poco piu' in un ambiente comune, per vedere se poi esistono per

Beach House

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di Fabrizio Consoli

davvero. Ma Vittoria Legrand e Alex Scally si portano gli attrezzi del mestiere da casa, e ricostruiscono in scena la stessa intermittenza tra bui e t inte pastel lo in cui di luiscono sapientemente la loro musica. Il set apre con Wild, e da lì i brani scivolano costantemente sulle curve di una melodia che trascende nei toni, pur aggrappata ad un incedere marziale, spesso battente eppure discreto. Vittoria, al centro, sta arretrata rispetto al pubblico, protetta dal controluce e dalla frangia ancora prima che dalla tastiera. Nonostante una passione ed una grinta da minimo contrattuale, e' comunque indubbio che la dimensione live riesca ad aggiungere qualche venatura di colore alla performance del duo–più-uno di Baltimora, anche se si tratta di variazioni da bilancino di precisione. La stessa attenzione si richiede per destreggiarsi a cogliere le distanze tra concetti normalmente prossimi, che la grammatica di Beach House riadatta a loro uso e consumo ridefinendone distanze australi. Cosi' “l'intensita'” della performance non e' compromessa e rimane invece piacevolmente palpabile, probabilmente proprio grazie a quell'atmosfera che e'simbiotica alla musica del duo ed a cui tutto e' asservito, dalle luci alle equalizzazioni. Set onirico, ma mai soporifero nonostante la parentela stretta, con buona pace di chi preannunciava un concerto molle e noioso. L a n o t t e d i B e a c h H o u s e v i v e d i un'incomprensione complice, un rapporto di reinterpretazione postmoderna di quello che

scende dal palco da parte delle teste che ondeggiano. Come a dire che questa parte di dream pop e' principalmente uno mezzo, strumentale a tante dimensioni private che tendono a rimanere tali, solitarie prima che condivise, anche se immerse in una dimensione – apparentemente - pubblica.

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Live Review di Antonio Lo Giudice

L'Italia non è soltanto quel paese ormai famoso in tutto il mondo per i curiosi flash mob dei suoi abitanti- tipo infilarsi in massa delle matite copiative su per il culo, alcuni dopo aver contratto la mononucleosi ciucciandole, altri direttamente a secco. No, cavolo! L'Italia è il paese dei Necrodeath: ovvero coloro che inventarono il metal estremo! Esagero? Forse sì, ma non più di tanto se si pensa a come doveva suonare, in quel già tellurico 1987, il loro esordio “Into the Macabre”, anello di congiunzione tra la nascente scena death ed il futuro (ovvero il black metal). Ancora oggi, quelle otto furiose composizioni fanno tremare i polsi, nonostante sia passata parecchia acqua sotto i ponti. E tutto ciò nel bel paese, nell'anno in cui il trio Morandi, Ruggeri e Tozzi vinceva il festival di Sanremo con “Si può dare di più” (tipo 'o cazz 'e Andalù). Dopo la reunion del 1999, i Necrodeath hanno dato il via alla seconda parte della loro carriera, sfornando numerosi album di qualità media incredibilmente alta, con picchi vertiginosi come “Mater of All Evil” o “100% Hell”. Ciò premesso, mi ha dato davvero fastidio non vedere il pienone al loro concerto di sabato sera al Garage Club: forse l'evento non era stato pubblicizzato a dovere, ma, diavolo, c'erano leggende in carne ed ossa che

suonavano lì sul palco (anche se della formazione originale è rimasto il solo Peso a fare sfaceli dietro la batteria). Loro, comunque, hanno affrontato il concerto con la loro tipica professionalità e grinta e, dopo la performance dei bravi supporter Onatem (groovy metal che sa di whisky, Texas e Pantera), i quattro di Genova hanno imbastito un'ora e mezza di spettacolo che non ha lasciato

23.02.13 Garage Club S. Martino di Lupari

NECRODEATH

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prigionieri: dalle iniziali mazzate di “Idiosincrasy” e “Forever Slave” fino alla conclusiva cover del Slayer “Black Magic”, è un continuo rincorrersi di riff mozzafiato e tempi serratissimi. Pier Gonnella è un mostro alle sei corde sia quando si tratta di seguire la ritmica sia quando deraglia in assoli infuocati, Flegias dietro il microfono è tanto bravo quanto brutto (estremamente, quindi!), Peso dimostra di saper rinverdire ad ogni concerto il proprio mito e GL al basso è un comprimario di razza. Gli storici esordi sono ricordati con numerosi brani da “Into the Macabre” (“Necrosadist”, Flag of the Inverted Cross”, “Mountain of Madness” e, ovviamente, l'inno “Mater Tenebrarum”) e dal meno fortunato, ma altrettanto valido, “Fragments of Insanity”, la cui title track è stato uno dei vertici del concerto. Alla fine, sono tornato a casa con le orecchie che fischiavano: sono soddisfazioni!

di Antonio Lo Giudice

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Live Review di Francesca Del Moro

Atroce nel senso di bello. Così definirei il c o n c e r t o d i q u e s t a s e r a a l t e a t r o Europauditorium di Bologna. Una frase un po’ bizzarra, lo so, ma non è colpa mia. L’ha usata Francesco Bianconi a proposito di “Avec le temps”, il brano di Léo Ferré di cui ha offerto una toccante interpretazione in italiano, e io gliela rivolto contro, per vendicarmi dell’atroce bellezza con cui lui e i suoi ci hanno colpiti per circa due ore. Lo devo dire: ho pianto. E non per un momento di commozione, non per la durata di una canzone. Ma per interminabili minuti, cominciando con “L’aeroplano”, andando avanti con la cover appena citata, riprendendomi un

attimo per arrivare quasi a singhiozzare con “Alfredo”. Mi era capitato altre volte, lo confesso, soprattutto al cinema, o all’opera, ma mai a un concerto. E per di più di musica leggera. Se poi la musica dei Baustelle possa essere definita in questo modo è tutto da discutere. Io so solo che fin dall’aprirsi del sipario, sulle note inquietanti di “Fantasma (titoli di testa)”, ho un peso indefinibile sul cuore. Sarà stato tutto questo foscoliano passeggiare tra le tombe, il prendere le misure della vita avendo sempre la morte come punto di riferimento. Saranno stati questo continuo danzare con il suicidio (“La guerra è finita”, “Charlie fa surf”), le visioni apocalittiche tra Gaber e Morricone (“Maya colpisce ancora”, “L’estinzione della razza umana”), il “memento mori” che giganteggiava dietro i musicisti nella forma dell’immagine di copertina del disco. Il volto di una bambina con gli occhi chiusi adagiata a terra, con i capelli fiammeggianti frammisti alle penne di un merlo (una delle perle nere nella neve de “Il finale”) o, più probabilmente, di un corvo, magari quel “Corvo Joe” che indossa le tenebre come abiti. Ma se le guardi da lontano, le penne possono sembrare scarafaggi, rendendo l’immagine ancora più disturbante, come se gli insetti fossero pronti ad appropriarsi della carne morta della bambina. “Senza morte non c’è vita”, come si dice nella vibrante murder ballad “Contà l’inverni”, e in questa frase sta forse il senso del concerto, nonché dell’ultimo concept album dei Baustelle. Un disco che in molti hanno salutato come un capolavoro e a cui altri hanno rimproverato un’eccessiva magniloquenza. Se è vero che, al primo ascolto, Fantasma può risultare disorientante e pomposo, il

BAUSTELLELive @Teatro Europauditorium(17.03.2013)

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di Francesca Del Moro

c o n c e r t o t r a s m e t t e u n ’ i m p r e s s i o n e completamente diversa. Spariti la ponderosa orchestra s infonica e gl i arrangiamenti sovraccarichi del disco, i dieci musicisti sul palco ci hanno regalato un’esperienza profondamente intima, grazie al risalto dato all’intreccio voce-piano (“Nessuno”, “Radioattività”) o voce-chitarra (“L’aeroplano”), ai rimandi di percussioni variegate e variopinte, tra cui spicca la marimba, ai momenti solenni affidati all’organo. Indimenticabile il flauto traverso a tratti trasognato, che si fa paradigma della caducità suonando come polvere soffiata via, e soprattutto la tromba magnifica che ora scava pozzi di malinconia (“Diorama”), ora prorompe in tripudi felliniani (“Cristina”) ora riporta alla mente le sigle dei cartoni animati giapponesi degli anni ’80 (“Maya colpisce ancora”). Emozionanti sono le due voci maschile e femminile, struggente e quasi lirica quella di Rachele, che ne “L’aeroplano” ti strappa via la pelle, e sempre più vicina a De André quella di Francesco, soprattutto in “Nessuno”. Del resto l’atmosfera è la stessa dell’ultimo tour teatrale di Faber, ma in certi momenti viene in mente anche il teatro-canzone di Giorgio Gaber. Al centro dell’esperienza di stasera è il ripiegamento esistenziale dell’individuo posto di fronte all’effimero ma inestimabile valore del proprio vivere in un mondo che fa perdere il contatto con ciò che conta. Come avverte la voce meravigliosa di Rachele in “Monumentale”: “Quindi lascia perdere i dibattiti, la rete, i palinsesti per un giorno non studiare, non chattare, ma piuttosto stringi forte chi ti ama, fra le mute tombe del monumentale, non c’è Dio e non c’è male, solo vaga oscurità”. L’amore, la morte, l’assenza di Dio, l’oscurità che avvicina a se stessi. Sono temi universali, in cui si rischia di

bruciarsi, cadendo nel banale. Ma i Baustelle si rivelano all’altezza dei propri obiettivi. Più che all’adorato Baudelaire, il concerto fa pensare al Leopardi della “Ginestra”, citata in “La Morte (non esiste più)”. Leopardi poeta grandioso e sincero, didascalico e commovente. Perfetta sintesi degli ossimori come sono i Baustelle. Che non di rado creano stranianti cortocircuiti semantici, raccontando un suicidio adolescenziale con uno sferzante ritmo pop (“La guerra è finita”), auspicando un’Apocalisse con una musica da b-movie catastrofico ne “L’estinzione della razza umana”, miscelando colonne sonore da film western e vocalizzi liturgici in “Fantasma (titoli di coda)” e infine ripensando in chiave romantica la super-hit “Charlie fa surf” (maledetta, continuo a canticchiarla) con l’inevitabile conseguenza di intonare “Andate a farvi fo-o-o-ttere” come fosse il più melenso dei “T’amerò per sempre”. Non di rado i brani lasciano spazio a grandiose code strumentali che non sfumano ma avanzano in crescendo e si chiudono all’improvviso, come un tappo che chiude di colpo una bottiglia da cui schizzava fuori la bevanda. La cornice del teatro è l’ideale per apprezzare una musica come questa, con la dovuta concentrazione, complici le luci attentamente studiate che restano spesso fisse, perlopiù viola o dorate, e a volte saettano bianche, ipnotizzano con effetti stroboscopici o invitano all’introspezione imitando i raggi che filtrano dalle tapparelle. “Andarsene per sempre. Andarsene da qui. Andarsene così”: sono i versi perfetti per congedarsi dopo un concerto intenso e a tratti straziante come un’opera pucciniana. E, mentre i musicisti salutano alla fine, tutto il pubblico si alza in piedi ad applaudire. Bello, davvero bello. Nel senso di atroce.

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C.so San Felice e Fortunato - Vicenza - Tel 0444.563725 - Email [email protected]

Sabato 6 - Pump Da Bass with Dj Villary & Dj Loner (Hip-Hop / D'N'B' / Dubstep)Venerdì 12 - Miss Chain & The Broken Heels , presentazione del loro album in anteprima intitolato "The Dawn"

Sabato 13 - Psychotic Reaction #4 Live.... Antares , The Diplomatics ..... Dj Set by Ale Rip, Sultan Bathery , PandaKidVenerdi 19 - Diva Live (Pop music) (President Reserve Riccadonna) Padova,Italia

Sabato 20 - Anima Caribe Live (Reggae music) (dalle 19:30) a seguire Pink Rabbit SoundsystemSabato 27 - Tony La Muerte One Man Band

APRILE

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Punk, HC e Dintorni di Marika Zorzi

prenderla generosamente per il culo. I Dressed Farts fanno parte di questa categoria.Questi quattro ragazzotti di Padova ci stordiscono i timpani con un nove tracce di demenziale attualità che mescolano l'hardcore punk al grind con un risultato veramente ben riuscito. Partiamo da Bruchi farfalloni che altro non è che la presentazione di chi sono i Dressed farts. “Le vostre lamentele non sono limitazioni, chi non capisce il confine tra ironia e stupidità, lo stupido è lui c'è poco da fa”, un pezzo bello

sparato che mette bene in chiaro che demenziale non vuol dire necessariamente idiota. Continuiamo con Silvio e Barabba dove l'intro con la canzone del Principe Giovanni mai fu più azzeccato seguita dalla geniale “Tu Ruby, io lavoro”.Un ritorno ai pomeriggi pane e nutella con “Catapulta infernale” un pezzo con influenze harcoreggianti bello tirato seguito da “Opinione pubica”, una vera chicca.Il penultimo pezzo del disco ha uno dei migliori titoli degli ultimi dieci anni. “Maicol Gecson è morto ma va nella plastica o nell'orto?”(ahahahahhahaaahah)scusate. Nemmeno un minuto di tutatupa a sbrega. Bellissimo. Il disco si conclude con “Blade of Polpetta” dove c'è un'istigazione grind a praticare il cannibalismo su Brunetta. Non male direi. Insomma, un lavoro registrato e suonato veramente bene con tanti spunti interessanti e quella dose di demenza che in tempi bui come questi non guasta mai. Procuratevi questo gioiellino e nella deluxe edition accompagnato dal nuovo testamento perché merita.Per info: www.myspace.com/dressedfarts

La realtà con cui facciamo i conti tutti i giorni, si sa, è una merda totale. Musicalmente è il tema principale della maggior parte dei gruppi che suonano crust,punk, hardcore e grind. C'è chi però che affronta il tema con una certa serietà e chi decide di

DRESSED FARTS

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Dopo tanti festival negli angoli più sperduti del mondo e concerti di ogni sorta, pensavo di averne viste, musicalmente parlando. La band che ti invita a casa sua, cucina un'ottima cena e improvvisa un concertino intimo nel proprio salotto mi mancava all'appello. Venerdì 2 Marzo, ad indirizzo semi ignoto fornito dall'amica ben inserita di turno, conosco i SELTON. Sono in 4, brasiliani, trasportati a Milano da un paio d'anni per fare musica. Nel 2006 un produttore di MTV, ai tempi del programma 'Italo Spagnolo' di Fabio Volo, li incontra al Parc G ell di Barcellona dove suonano da tempo. Li invita in trasmissione e... il resto é già parte di una storia. Da lì cominciano innumerevoli concerti e collaborazioni tra le più diverse, da Jannacci ai Soliti Idioti fino alla più

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recente con Daniele Silvestri. Questo aprile Daniel, Ricardo, Eduardo e Ramir – i componenti di Selton – presentano il loro n u o v o a l b u m S a u d a d e , registrato grazie al contributo dei fan (tra cui l'amica che mi ha invitato a questa serata unica – Grazia Simona!) attraverso il c ro wd f u n d i n g m e nt re l a produzione è stata affidata a Tommaso Colliva, che aveva lavorato con loro già nell'album p r e c e d e n t e . S a u d a d e è

composto da canzoni in tre lingue, inglese, portoghese e italiano; per queste ultime hanno ricevuto un aiuto da Dente che ha collaborato anche al primo singolo. Ma il cantautore italiano non è l'unico che ha partecipato a questo disco, infatti il produttore americano Arto Lindsay collabora in uno dei brani in inglese. “Dopo tanto tempo via non sappiamo più dov'è casa.” Mi racconta Eduardo, portavoce della band: “Ci mancano le spiagge del Brasile, ci manca suonare per strada a Barcellona, ci mancano le nostre storie d'amore italiane. In questo disco parliamo dei nostri sentimenti, raccontiamo storie e un po' della nostra storia. E ci rendiamo conto che quando suoniamo insieme non ci manca più niente.” Saudade, o meu remédio é cantar.

SELTONdi Emanuela Virago - foto di Bianca Bertolissi

SARANNO FAMOSI! di Emanuela Virago

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BEDROOM REVOLUTION di Sir Taylor

THE GERMSG.I. US LP slash rec Sr103 - pubblicato ott 1979

Decisamente indimenticabili. I Germi, the Germs s o n o s t a t i s e c o n d o m e l ' i n i z i o e fondalmentalmente la f ine del l 'hardcore punk.Semplicemente dopo di loro e tutto quello che era accaduto in Inghilterra nel triennio precedente restava ben poco da aggiungere ,con buona pace di grandi bands come Minor threat, black flag, DOA etc.Non ricordo come incappai nel loro disco, al tempo potevi contare su Rockerilla o l'amico fidato del negozio di dischi che se andava bene includeva certi titoli decisamente fuori il mainstream. Ricordo bene però che era la stampa italiana (la expanded di Bologna ebbe la buona idea – unica in Europa- di prendere i diritti di stampa di parecchie band americane sconosciute ma rivelatesi seminali ).Suonai il disco e la cassetta che veniva subito fatta incessantemente per quasi un

anno. Era già il 1980 e di lì a poco il cantante si sarebbe suicidato per o.d., giusto il tempo per le pubblicazioni postume di un mini lp con inediti e una colonna sonora d i un memorabi le concerto/film che oggi suona terribilmente profetico 'the decline of western civilazation' ( ovvero il declino della civiltà dell'ovest); poi nulla per parecchi anni.L'evento tragico della sua morte fu peraltro oscurato dall'assasinio di John Lennon avvenuto due giorni dopo. Oggi però se parli di musica punk con musicisti o addetti ai lavori si finisce su questo album, probabilmente secondo solo a Nevermind dei Pistols. La potenza che emanano i suoi solchi è veramente qualcosa di unico. Violento, veloce, irriverente ,c'è sempre un bel gancio in ogni traccia che la rende indimenticabile ,e dei bellissimi testi introspettivi

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o provocatori che non lasciano molto spazio a fantasiose riletture ( ho la televisione/ ho la supervisione/ non hai spazio di decisione / è media blitz … . o ancora nel politico 'vedo tutto con occhi comunisti/ aerei in cieli rosso sangue/ vedo le bandiere di un popolo che lavora/che nasconde le bugie nelle stelle e strisce / è una doppia lama /occhi comunisti, dai vieni da questa parte….. ). Ricordiamoci che erano i tempi di Regan e della Thacher.Andate su you tube ad ascoltarvi qualche pezzo per avere rapidamente una idea. I loro live facevano concorrenza a quelli dei Pistols. Non ce ne fu uno che non terminò con rissa tra il pubblico, espulsione della band dal palco, problemi tecnici di vario genere. Tutto fuorchè memorabili dal punto di vista musicale, con Derby costantemente fatto di eroina non in grado di cantare decentemente. Quando uscì il long playing ' G.I.' fu una grossa sorpresa per molti scoprire cosa la band sapeva fare quando tutto era a posto ( apparecchiature musicali, lucidità ).Forming ,il primo singolo era abbastanza crappy (come dicono gli inglesi ) suonato da cani e registrato ancora peggio ma fu il primo disco punk pubblicato a Los Angeles. Il secondo' lexicon devil' – oggi una copia originale vale sugli 800$- fu giusto un assaggio del progresso tecnico e dalla evoluzione al meglio della band. Nel lp , l'unico lavoro in studio pubblicato trovate il meglio del repertoro del gruppo. Alcune curiosità: il titolo' G.I.' che oggi le fonti ufficiali interpretano come 'Germs Incognito' era il soprannome della band quando fu bandita dalla maggior parte dei locali della west coast (un po' come accadde ai Pistols) tuttavia ricordo bene che all'epoca quel

G.I. veniva da molti interpertato come contrazione di Goverment Issue che è lo slang per definire i soldati americani. Tuttavia riferendosi a germi era immediato il riferimento anche alla guerra chimica batteriologica nel tempo della guerra fredda! .Nella band ha suonato come batterista Belinda Carlisle futura cantante delle GoGo's che fu presentata a Derby Crash dalla fidanzata di lei. Il long playing stampa americana su slash oggi arriva ad essere quotato circa 50$ , qualcosa meno quota la stampa italiana; è una cifra decente per uno dei capolavori assoluti della musica punk se non della musica rock. Per gli amanti del digitale la completa discografia (mancano 3 pezzi versioni alternative di brani dal lp usciti in una compilation ma ci sono ben 5 inediti extra) si trova nel cd MIA stampato dalla slash rec. negli anni 90.

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UPCOMING EVENTS

Torna per il sesto anno il Maximum Festival, evento tra i più eccitanti nel panorama heavy psych rock'n'roll. all'Altroquando di Zero Branco (Tv) l'edizione 2013 sarà lunga, ricca e variegata. Martedi 30 Aprile apriranno le danze Doctor Explosion (garage surf'n'roll dalla Spagna),

Bluesevil e Supertempo. Mercoledì 1 Maggio toccherà sul main stage ai colossi dello stoner Fatso Jetson e Yawning Man e agli alfieri tedeschi della psichedelia Vibravoid; sull'Altroquando stage la crema italiana con Herbamate, Underdogs, Lord Shani, Mad Penguins, King Holw Quartet, Clepsydra, Fastback e Backing Band Project. Giovedi 2 Maggio gli stoners statunitensi Naam, in apertura Maya Mountains e Bleeding Eyes. Venerdì 3 Maggio sarà la volta di giuda, Those Furious Flames e Poison Deluxe. Sabato 4 Maggio domina la psichedelia pesante con Gorilla, Veracrash e Humulus. Domenica 5 Maggio (ingresso 10 euro con cd omaggio compilation) artisti vari risuonano i Frigidaire Tango + special guest Giorgio Canali (Csi-Pgr), Ricky Bizzaro (Radiofiera), Federico Fiumani (Diaframma) dal pomeriggio Muleta, Phinx e il Corto Maltese. Pausa di qualche giorno e si ritorna per il gran finale: Venerdì 10 Maggio (ingresso 10 euro) the Rock'n' Roll Kamikazes, Jack La Motta and Your Bones e I Ciuffi; sabato 11 Maggio (ingresso 18 euro) sul main stange il rock'n'roll indemoniato di Danko Jones (special guest Atom Willard) e Bombus (da Göteborg, Black Sabbath Meets Melvins), sull'Altroquando stage Last Killers, Thumb, Kani, Theree Eyes Left, Quiet Confusion, Mr. Bison e Bodyntime. per tutte le informazioni: www.maximumfestival.com grande novita' di questa edizione i concerti saranno in diretta radio dalle frequenze di radio base e live streaming.

MAXIMUM FESTIVAL 2013

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EXCLUSIVE INTERVIEW di Emanuela Virago

La tua prima intervista per Sound&Vision risale al lontano 2005. Cos'è successo da allora? Diciamo che non ho mai smesso di suonare. All'inizio della mia carriera mi sono concentrato sull'hip-hop e tra gli anni 2003/2006 ho suonato un po' in tutta Italia con tantissimi artisti. Mi è sempre piaciuto sviluppare il genere musicale che mi si addiceva in quel preciso momento. Sono passato dall'hip-hop dei djs a quello fatto dai produttori, quindi più pop se vogliamo e poi mi sono staccato da tutto spostandomi al reggae e alla dancehall nel 2006/2008. Per me è un'evoluzione normale, non sono mai riuscito a fossilizzarmi su un genere solamente anche se, paradossalmente, mi sarebbe piaciuto farlo perché

Appena rientrato da un tour americano di 16 date con il progetto Ackeejuice Rockers, il bassanese King P ci racconta cosa sta succedendo nella sua vita e incita i giovani d'oggi a perseguire i propri sogni con tenacia e forza di volontà.

quando ti focalizzi puoi andare avanti col paraocchi su quello, senza preoccuparti dei cambiamenti; all'inizio ero anche spaventato di non riuscire ad essere etichettato per un solo genere musicale, poi invece ho scoperto che questa mia peculiarità stava diventando il mio punto di forza. Sono più eclettico e questo mi permette di amare la musica a 360° gradi.

King P anno 2013 è 10 ore al giorno a produrre. La cosa che ho iniziato a fare negli ultimi mesi è non ascoltare più nulla che arrivi dal mio mondo musicale cercando piuttosto sonorità più “etniche” e meno elettroniche; sto ascoltano per esempio tantissima musica cumbia e africana, ma non mi faccio mancare nemmeno il rock ed il folk; ho riscoperto dei classici country concentrandomi sulle partiture di chitarra e le melodie molto americane.

Per me è casa. Suono lì dal 2006 e nonostante gli impegni crescenti è uno di quei posti che ho voluto fortemente tenere una volta al mese perché mi diverto; c'è questa atmosfera molto friendly e un po' magica, dove la gente è in sintonia con la musica che faccio. E chi mi segue lì ha potuto ben vedere la mia evoluzione musicale in questi 7 anni.

Chi è oggi King P?

Stasera sei stato coinvolto dagli amici di lunga data del Rock Cafè. Cosa rappresenta per te quel luogo?

KING P +brusco

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EXCLUSIVE INTERVIEW di Emanuela Virago

Sappiamo che stai lavorando al nuovo album. Come sta procedendo?

Ci sarà subito un tour?

Alla grande, sta procedendo benissimo. Abbiamo iniziato le registrazioni una settimana fa. E' un lavoro un po' inconsueto per me perché per la prima volta registriamo tutto con la band (Roots in the Sky) e quindi dopo un lavoro di composizione che è stato fatto in studio e anche in sala prove, siamo andati a registrare all'interno di un campus universitario (quello di Tor Vergata a Roma); bella situazione, le persone che lavorano nello studio sono tutte molto brave, il clima ideale, anche se seguire tutto il lavoro strumento per strumento non è una cosa semplicissima. Sono stracontento ed entusiasta e non vedo l'ora sia finito. Per metà maggio il disco sarà pronto. Sì, ci sarà anche se io da un po' di anni è come se fossi sempre in tour. Non mi fermo mai nemmeno d'inverno e faccio continuamente serate. Probabilmente questa cosa dal prossimo anno cambierà perché vorrei cercare di suonare solo con la band; ho fatto il disco con loro e il nuovo spettacolo è più bello, divertente ed

La collaborazione tra Rock Cafè di Castelcucco e Vendra Cafè di Caerano ha portato Sabato 23 Marzo la 'Primavera Hawaiana' al teatro di Villa Benzi con un nuovo bellissimo allestimento. Ospite d'eccezione della serata il cantante romano Brusco che qui abbiamo intervistato per voi.

interessante, molto ricco per il pubblico che ci viene a sentire, quindi tendenzialmente cerchiamo di favorire quella formula dato anche il forte affiatamento tra noi. Il tour durerà tutta l'estate.

Nel mio genere musicale, il reggae, che ha delle regole un po' tutte sue che fanno riferimento ad un mondo particolare come quello giamaicano, si ragiona spesso per singole canzoni: magari sulla stessa base musicale e giro di accordi ci cantano 30 diversi artisti e questo è il caso della canzone 'Le mie domande' che è stata prodotta da Terron Fabio dei Sud Sound System; lui oltre a cantare benissimo è anche un eccellente produttore musicale. È un singolo a sé stante che non farà parte del disco. Il progetto nuovo ha delle sonorità completamente diverse, più vicine al reggae di un paio di anni fa. In Giamaica c'è in atto un cambiamento musicale e culturale che auspicavo da tempo e che sto seguendo con molta attenzione.

Decisamente. Il bilancio l'ho fatto in realtà poco dopo aver cominciato. Al di là dell'apprezzamento della gente e del successo, alla fine le cose che contano veramente per me nella musica sono altre, quindi quando riesci ad ottenere una soddisfazione personale per quello che fai, scrivi e produci, è il traguardo più grande. La musica è un grande mezzo per veicolare messaggi e non vale la pena sprecarla per parlare di cazzate. Gli eventi musicali che sin da inizio carriera mi sono trovato a vivere, mi hanno dato tante emozioni già all'epoca, però in generale riuscire a proporre uno spettacolo tuo e avere persone che conoscono e amano le tue canzoni credo sia il massimo. Onestamente di andare in televisione o in radio a me non interessa; quello ti aiuta per far conoscere la tua musica ma deve essere usato come mezzo non come fine, a me interessa stare a contatto diretto con la gente.

Stai promuovendo anche il singolo 'Le mie domande'. Di cosa si tratta?

Quasi 20 anni di carriera. Bilanci?

BRUSCO

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EXCLUSIVE INTERVIEW di Emanuela Virago

Adriano, partiamo parlando di Kensington Blues, un tuo omaggio al chitarrista americano Jack Rose. Chi sono gli altri tuoi miti e perché. Ci sono - come per tutti - degli artisti che più di altri toccano delle corde interiori: per esempio quando ho ascoltato Kensington Blues di Jack Rose sono rimasto letteralmente fulminato dalla dolcezza che sta nel suo arpeggio. Quando mi sono trovato di fronte a questa canzone ho cominciato ad impararla e suonarla a casa e poi mi sono accorto che era una melodia che anche gli amici apprezzavano, soprattutto perché qui in Italia non è un personaggio molto conosciuto, per cui ho deciso di metterla nel disco. Mi è sembrato un buon modo per nobilitare un brano non conosciuto ai più. In generale ho tanti riferimenti

e non nascondo che ho pure dei miti, delle figure chiave come quella di John Fahay ad esempio, un chitarrista acustico americano, un pazzo completamente controcorrente rispetto a tutti quelli che ci stanno influenzando oggi; e anche Tommy Emmanuel, che è un personaggio incredibile, molto virtuoso. In generale mi piace l'idea di suonare la chitarra non solo per fare vedere quanto uno è capace tecnicamente ma usarla proprio come mezzo d'espressione.

Sì, abbiamo girato questo video cercando il cuore di un certo tipo di musica e la semplicità. Il punto di partenza è stato chiedersi quale sarebbe stato il punto di vista di una chitarra quando viene suonata questa

Il video di Kensington Blues è particolarmente bello, ci racconti com'è stato girato?

ADRIANO VITERBINIIntervista e foto di Emanuela Virago

Sabato 23 Marzo Adriano Viterbini, l'altra metà dei Bud Spencer Blues Explosion, alla seconda tappa del

suo esordio da solista con l'album Goldfoil, si racconta a noi di Sound&Vision davanti ad un gruppo di

giovani fans accorsi all'ora del sound-check al Vinile per carpire i segreti del mestiere.

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EXCLUSIVE INTERVIEW di Emanuela Virago

canzone e così abbiamo messo una telecamera nella cassa della chitarra e cominciato a farci un po' di passeggiate nelle strade di Ovindoli e posti limitrofi dell'Abruzzo. L'idea è venuta a Davide Caucci, titolare dell'etichetta che mi produce (Bomba Dischi) e la regia è di Daniele Dandaddy che è un videomaker di Pordenone, a mio avviso bravissimo. Mi piace che il video comincia in cima alla montagna dove c'è la neve e nel percorso il paesaggio cambia molto, come in un vero e proprio viaggio.

. Sono sempre stato, credo come tutti, un grande fan dei Nine Inch Nails e forse uno dei miei sogni è sempre stato di fare un provino per suonare con loro; quando ho saputo - una decina di anni fa - che ci suonava un italiano, volevo sapere chi era. Avevo degli amici a Roma che per vie traverse lo conoscevano e mi hanno introdotto. Ho cominciato ad apprezzare il suo operato non solo come musicista addetto ai synth dei Nine Inch Nails ma anche dal punto di vista dei suoi brani. E quando ho cercato di capire cosa mancava a questo disco e ho pensato ad un synth, automaticamente il pensiero è andato ad Alessandro Cortini. In Goldfoil lui ha usato questo sintetizzatore che si chiama Buchla, incredibile, modulare e con 1000 oscillatori che nel pezzo si è rivelato molto suggestivo.

C'è un ospite d'eccezione nel tuo album di esordio. Raccontaci chi è e com'è nata la collaborazione

Un'ultima domanda, forse banale: quante

chitarre hai? Di chitarre ne ho un po'. Solitamente compro chitarre dal cuore caldo e vero, non troppo costose, come la Stella, che è una chitarrina degli anni '60 che secondo me ha molto da dire. Non è precisa ed educata come una chitarra moderna - come potrebbe essere una Maton, una Taylor o una Martin, però ha la sua voce particolare. Questa sera che chitarre userai per la tua performance al Vinile? Una Weissenborn che è quella che usa anche Ben Harper ed è assolutamente incredibile; una Harmony Bobkat, la chitarra resa famosa da St. Vincent, e spacca perché ha un suono con dei pickup fenomenali (si chiamano goldfoil come il mio disco); una National che è quella che usano tutti i chitarristi Blues e infine questa Stella che ti ho nominato prima.

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di Annalisa ToniniTHE SOCIAL NOTEWORKQUANDO LA MUSICA E’ RIBELLE

Lo sapete già: il 2013 ha aperto con una spettacolare mostra dedicata a David Bowie (V&A Museum, Londra) che celebra la sua longeva carriera. Partendo da questo evento ( che ha registrato il sold out a due giorni dall' apertura) mi sono ripromessa di esplorare il mondo in cui il Duca ha mosso i suoi passi e sono approdata al Glam, un universo davvero complesso in cui la malinconia si ricopre di lustrini e finisce per amplificare il dolore nel contrasto. Ancora una volta è a Londra che tutto ha inizio. Nei primi anni '70, l'ondata hippie si prepara a diventare altro. Dopo un decennio di immersione nel costume hippie alcuni di quegli “Illuminati” vogliono sondare altre possibilità estetiche offerte dall' attualità. Il nuovo modello è quello extra-terrestre, rivisitato in chiave procatoria. C'era stato lo sbarco sulla Luna e subito dopo la missione Apollo che non ha raggiunto i risultati sperati. L' audience si

abbassa e cala il siparietto mediatico sulle spedizioni lunari, ma per gli eccentrici “figli delle stelle ”questo è solo l' inizio. Sanno che quell' immaginario va sfruttato con la dovuta ironia. Presto le strade si riempiono di ragazzi travestiti da marziani, ricoperti di tessuti effetto “carta stagnola” o dai colori luminescenti. Fuseaux attillati, abiti scollati e boa di struzzo non risparmiano nessuno. E' un contagio stellare, anche i maschi giocano con il loro lato femminile e portano i capelli scalati e cotonati devastandoli con le tinture colorate. Si fanno belli come le donne: indossano rossetti accesi, fard aranciati sulle gote, kajal ed abbondante mascara per gli occhi. Il Glam non fa differenze tra uomo e donna, così tutti possono usare gli stessi pazzeschi capi e le altissime scarpe con zeppa. Nella musica c'è grande simpatia per il movimento stilistico Glam che viene accolto con entusiasmo.

IL GLAMOGNI UOMO ED OGNI DONNA È UNA STELLA: IL GLAM.

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di Annalisa Tonini

Viceversa, molti giovani chiedono sonorità all'insegna del divertimento, poco importa se insensate e stupide. Non credono più alla musica che vuole cambiare il mondo ( è roba da hippie) e nemmeno a quella intellettuale/prog che girava a quel tempo ( che palle!). Quello che vogliono è “just fun!” e il rock'n roll è pronto ad accontentarli. Tra il '71 e il '74 il rock riscopre il varietà e i risultati si chiamano: Slade, Mud, Gary Glitter, Alvin Stardust, T-Rex, New York Dolls. Una nuova alba all'insegna delle visioni, della musica, della moda e di tanta LSD. Finchè sale alla ribalta un ex hippie, ex organizzatore di free festival, uno che vuole alzare il tiro del Glam, uno a cui non importa di andare oltre. Decide di conferire al movimento una gloria culturale ed artistica e lo rende oltraggioso e audace come non era mai stato prima. Sto parlando di David Bowie che crea Ziggy Stardust e calca la mano sul travestismo, sull' ambiguità, dando un input poetico a l s u o p e r c o r s o m u s i c a l e . I n s e r i s c e nell'immaginario Glam le idee di decadenza e di

morbosità, di noia e di insofferenza. Intanto, il proposito di una rivoluzione appare sempre più vago e distante. Si è perso da qualche parte nello spazio e per questo non è più credibile. Nel frattempo, la musica luccica e seduce in un' alternanza di “spleen et ideal” di cui Bowie ne è l'interprete principale. L' attitudine sfocia nel rock ed investe personaggi come Elton John, Rod Stewart, Freddy Mercury e Mick Jagger che diventano ancora più “circensi”. Allo stesso modo spinge oltre i limiti artisti come Lou Reed e Iggy Pop, arrivando ad influenzare persino l'immaginario afro della musica funk. Avete presente i Funkadelic, no?

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In principio era la musica, poi la musica si è unita al film, come un soffio vitale carico di tensione e bellezza, e la musica è quel che rimane alla fine, staccandosi dall’opera di cui è molto più che un commento sonoro, un’ integrazione, una sottolineatura. La musica di Teho Teardo sopravvive e ti rimane attaccata anche dopo che le luci si sono accese e sono passati i titoli di coda. La musica ti accompagna fuori dal cinema e ti cammina accanto, gli archi continuano a sfiorarti, le corde nervose di basso e chitarra elettrica ti vibrano sottopelle, impalpabili percussioni ed effetti elettronici si sovrappongono al battito cardiaco. Ed è questo che mi è accaduto mentre tornavo a casa dopo aver visto

“Diaz”: il corteo di chitarre e archi di “Stare a guardare”, che seguiva il pullman con a bordo i dimostranti stranieri, umiliati e feriti nel corpo e nell’anima e poi espulsi dalla nostra incivile patria, continuava a scandire i miei passi lungo la strada. La musica era la stessa che idealmente aleggiava nell’aria in quei giorni del luglio 2001, a Genova. E, ogni volta che mi capita di ripensarci, riaffiora ostinata insieme ai miei ricordi. Teho Teardo evita di guardare le scene del film per trarne ispirazione, ma scrive sulla base della sceneggiatura in modo da svincolarsi dalla logica del commento musicale: preferisce vivere a suo modo il tema della pellicola, ed ecco perché la sua opera rimane autonoma,

ALBUM REVIEW di Francesca Del Moro

Teho Teardo “Music, film. Music”Etichetta: Spècula

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esiste prima e dopo le immagini. La musica, il film e ancora la musica. È questo il senso di “Music, film. Music”, il titolo della raccolta di brani tratti dalle sue colonne sonore più belle. Non ci sono “Diaz” e “La nave dolce”, usciti successivamente, ma mi sento di consigliare questo album a chiunque decida di avvicinarsi a questo artista per poi approfondire altre opere della sua sterminata produzione. “Il gioiellino”, “Una vita tranquilla”, “Gorbaciof”, “Il divo”, “L’amico di famiglia”, “Lavorare con lentezza” fanno la storia del cinema italiano di questi ultimi anni e sono solo alcune delle pellicole impreziosite dalla musica di Teho Teardo. Che crea audaci sinergie tra archi ed elettronica avvalendosi della collaborazione di artisti straordinari, quali Alexander Balanescu al violino, e Martina Bertoni ed Erik Friedlander al violoncello. Teho si dichiara da sempre affascinato dagli archi, strumenti legati alla tradizione che lui ama reinterpretare portandoli in contesti insoliti, diversi da quelli classici. Gli piace avvertire il senso di pericolo e la tensione che nascono dall’idea di “profanare” questi strumenti, tirandoli giù dall’Olimpo musicale per costringerli a eseguire parti in cui non riescono a suonare correttamente, a interagire con chitarre elettriche e sintetizzatori. È questa la chiave della sua musica originale e immediatamente riconoscibile. Lui, che nasce come chitarrista per poi estendere la sua vocazione all’elettronica, in questo disco suona una serie infinita di strumenti (chitarra, basso, Rhodes, piano, sintetizzatori, onde martenot, theremin, ecc… ) e in due brani coinvolge due voci particolari: quelle di Elio Germano e Blixa Bargeld. In “Stanotte

cosa succederà”, il primo sorprende con un bel testo e un cantato rap accattivante che si appoggia a un vorticare d’archi, mentre Blixa Bargeld regala le parole e la sua meravigliosa voce da crooner a “A Quiet Life”, una canzone ti abbraccia, ti accarezza, mette in moto speranze e pensieri positivi. Impossibile non innamorarsene. Come è impossibile non innamorarsi di questo disco, e di qualunque cosa esca dalla mente e dalle mani di Teho Teardo, che non solo scrive splendide colonne sonore che gli sono valse prestigiosi riconoscimenti e l’appellativo di “nuovo Morricone”, ma realizza anche musiche per il teatro e vanta una corposa discografia di impronta industrial con varie band. Di recente ha pubblicato l’album “Music for Wilder Mann”, ispirato al lavoro di Charles Fréger sulla figura dell’uomo selvaggio e al momento sta ultimando un disco insieme a Blixa Bargeld. E, nonostante tutto, trova anche il tempo di intrattenere rapporti con i fan attraverso Internet, non facendo mai mancare una risposta calorosa a chiunque gli attesti la sua stima. “Music, film. Music” è il disco ideale per scoprire Teho Teardo, un disco imperdibile che conferma le parole di Colin Newman, il leader degli Wire: “Musicalmente Teho riesce a trattare la bellezza come pochissimi sanno fare”.

ALBUM REVIEW di Francesca Del Moro

TEHO TEARDO - Music, film. Musicl Gioiellino, Il Divo, La Ragazza Del Lago, Una Vita Tranquilla, Gorbaciof, L'Amico di Famiglia, Lavorare Con Lentezza, Il Passato E' Una Terra Straniera

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EXCLUSIVE INTERVIEW di Serena Viola Reginato

Tirolo, avesse al suo interno un mescolanza di suoni nordeuropei, ma un grammatica vicina a quella del dialetto veneto. Un simbolo di glocalità che ben rappresenta il sentimento di essere legati alla proprie radici, ma volenterosi di condividere e crescere in un ambiente multiculturale. Non si tratta di un concept album. La sperimentazione timbrica è l'elemento centrale di questo lavoro e l'abbiamo ricercata con suoni e materiali provenienti dalla natura insieme a strumenti tecnologici che da sempre ci appassionano. Vi avvalete nel disco di numerose collaborazioni con artisti locali ed internazionali: com'è nato e come si

Escono con un nuovo album i compaesani Phinx: dodici tracce masterizzate all'Alchemy Mastering di Londra, che vanno a comporre “Hòltzar”, un disco ricco di sperimentazioni e surreali mix tra elettronica e natura. Non si fanno mancare proprio nulla… dalla registrazione di strumenti indiani ed elementi naturali, all'incontro con generi e stili musicali malleati a dovere

per risuonare in questo disco come pezzi a perfetto incastro. Ne hanno fatta di strada i quattro bassanesi dall'uscita di -Login-, e ce lo dimostrano con questo lavoro in grado di racchiudere diverse realtà meticolosamente assemblate tra melodie e

distorsioni pungenti. Se nel 2010 la band ci aveva felicemente stupido con un album ricco di contenuti, "Hòltzar" dimostra come il quartetto sia maturato, raggiungendo una qualità sempre maggiore. Che dire… non vi resta che addentrarvi negli immaginari onirici in cui vi accompagneranno queste note, lasciandovi condurre da riverberi, sintetizzatori e cicale, per un

viaggio negli meandri surreali che compongono il disco.

E’ d'obbligo cominciare parlando del vostro ultimo lavoro: “Hòltzar”, che abbiamo potuto già ascoltare in streaming sul sito di Xl Repubblica per tutto il mese di Marzo. Da dove nasce questo titolo in cimbro, e da dove nasce l'idea del concept del disco? Abbiamo deciso di intitolarlo "Hòltzar" perché è una parola nuova. Per la maggior parte delle persone non rappresenta niente di già definito e quindi può essere un significante per un nuovo significato. L'abbiamo presa dalla lingua cimbra perché ci ha affascinato molto scoprire come questa lingua ormai scomparsa, parlata da moltissimi anni in alcune zone del nord Italia e del

PHINX BACK TO THE SCENE

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è evoluto l'incontro con queste diverse realtà?

In “Hòltzar” troviamo suoni tra i più disparati che arrivano direttamente dall'India o dal giardino di casa. Che strumenti avete utilizzato per realizzare il disco?

Ekat Bork è un'artista russa emergente uscirà a breve con il disco di debutto che è stato prodotto artisticamente e registrato da Francesco. Una gran voce e una grande artista che abbiamo voluto per il brano femminile del disco. I Reanimation Squad sono un progetto di nostri amici che fanno un rap molto potente. Spike è ghanese e Michael italo/canadese e quindi erano perfetti per Kubla Khan, nel quale volevamo aggiungere delle rima serrate. Bologna Violenta lo abbiamo contattato perché in Trolls volevamo un arrangiamento d'archi insolito e ci sembrava la persona perfetta. Si è preso bene sovraincidendo violini, viole e violoncelli passandoli per nastri e ottenendo un risultato per noi perfetto. Spano è un trombettista fantastico con il quale avevamo inviato a collaborare per altri progetti e appena c'è stata l'occasione abbiamo registrato insieme un po' di take che poi abbiamo utilizzato all'interno di Pach Un Khnottn. Martino Cuman è un amico e superbo musicista, ci siamo fatti una giornata insieme e registrato un po' materiale ancor nelle prime fasi di produzione del disco che poi abbiamo utilizzato per le versioni definitive di The Kingdom Pt.1

Tanti suoni concreti presi da pentole, scodelle, utensili vari, chiodi, porte, rami, rumori, foglie, cicale, uccelli e più ne ha più ne metta. Diversi strumenti indiani tra i quali Srutibox, Esraj, Santoor che Francesco ha recuperato in alcuni viaggi in India e dei quali pur non sapendoli suonare abbiamo

voluto giocare con il loro timbro fortemente caratteristico. Abbiamo poi spesso usato strumenti informatici come Max/Msp e CSound per l'elaborazione di tutti questi materiali raccolti e campionamenti da cassette e vinili di qualunque tipo. Infine i nostri "vecchi" ferri: chitarre, pedali, batterie analogiche ed elettroniche, bassi, voci e sintetizzatori. Il tutto lo abbiamo registrato e mixato in casa utilizzando tutte le stanze che potevamo occupare, il garage e il giardino.Siamo andati poi a Londra agli Alchemy Mastering da Matt Colton per il mastering del cd e "tagliare" il vinile.

Per curare l'artwork del disco abbiamo scelto di lavorare insieme a Boitier. un artista proveniente dalla street art che utilizza esclusivamente materiale analogico per le foto e agenti naturali per lo sviluppo e la stampe delle pellicole. Volevamo rappresentare il flusso dei diversi materiali utilizzati per la costruzione del sound di "Hòltzar" e abbiamo quindi pensato che una ricerca dell'immagine nello stesso senso sarebbe risultata in un valore aggiunto. Per tutto il resto, anche dal punto di vista dell'immagine ci piace arrangiarci e improvvisarci grafici, web designer e videomaker. Ci divertiamo ed è un buon metodo per imparare nuove cose che nella vita possono sempre tornare utili!

L'album è stato un po' concepito secondo la filosofia del DIY, e voi stessi avete curato e seguito in più aspetti la creazione del lavoro finale. Quanto è importante per voi l'immagine e il concept che si realizzano intorno a questo disco?

L’INTERVISTA COMPLETA SU WWW.SOUNDANDVISION.IT

di Serena Viola Reginato

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Exclusive Dinner and Live Music

per info e prenotazione : 340 9419433 - [email protected] - Via Canova 288 - Asolo (TV)

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Via PrA’ Bordoni 43 - ZanE’ (VI) - Tel 0445.315514

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a cura di steste

FRAMMENTI INSOLITI DI VITE ORDINARIE DAL DIARIO DI UNA PROSTITUTA

Mi ritrovo a battere, con la mia parrucca rossa, lungo la tangenziale in entrata a Padova. Sono le sei di pomeriggio di un nebbioso e umido lunedì di febbraio, sono la prima sul posto di lavoro, non c'è ancora nessuna collega; anzi, non c'è nessuno. I miei stivali di camoscio rosso tacco 12 su autoreggenti rosse in pizzo, non riescono ad impedire a quella maledetta umidità di salirmi su per le gambe fino ad entrarmi nelle ossa. “Che palle. Che vita.”, mi ripeto come un loop. Ad un tratto, vedo rallentare una berlina bianca. Due battute di circostanza, la contrattazione, e salgo in auto. Gli indico il solito posto appartato e solo allora mi soffermo ad osservarlo: un bel pezzo di ragazzo moro sui trent'anni, camicia bianca abbinata ad un maglioncino scollo a v grigio, viso pulito, poche parole. Zero parole. Abbozzo un discorso del tipo: “Lo sai, vero, che si paga prima?”. Lui, senza mai rivolgermi lo sguardo, si ferma dove gli ho detto: una squallida piazzola poco lontano. Mi sgancia cento euro, parecchio di più della cifra pattuita, e finalmente apre bocca: “Non penserai mica di farlo qui dentro, spero. Non rischio di sporcarla, è di mio padre”. Infilo la banconota nella tasca della mia pelliccia ecologica rossa e, visto che il pivello comincia a stizzirmi sul serio, scendo dall'auto con l'intenzione di sbrigare l'affare sul cofano, non prestando la minima attenzione a

quello che lui mi sta dicendo: “Non mi va di andarmene da solo.”. Sbatto la portiera dietro di me e sbatto pure il tacco 12 dei miei stivali di camoscio rosso sull'asfalto grigio reso viscido dalla fredda umidità, e mi ritrovo immersa nella fluida nebbia. Mi giro verso il ragazzo, lo intravvedo appena attraverso il tergicristallo. Apre ancora la bocca, ma questa volta si infila la canna di una pistola, e spara. La macchina bianca è diventata tutta rossa. Rossa come i miei stivali di camoscio rosso tacco 12. Rossa come la mia pelliccia ecologica rossa. Rossa come me... Raccolgo in fretta le idee e, intirizzita dall'umidità e dallo choc, mi incammino verso la solita postazione di lavoro. Anzi, quasi quasi dico alle colleghe di giustificarmi con il capo, ma: “Stasera proprio non ne ho per nessuno”. E mi dirigo verso la casa della Betty, che mi sta ospitando da un anno. “Devo assolutamente stendermi”, mi ripeto come un loop. Entro in casa e per fortuna che Betty non c'è. Mi butto sul letto, con ancora addosso la parrucca rossa, gli stivalli rossi, la pellliccia rossa. E, come ipnotizzata, mi fisso su quella macchina rossa. Rossa come me...

ROSSA COME ME

Brano consigliato per la lettura:“Heart of glass” - Blondie - 1978http://youtu.be/WGU_4-5RaxU

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KINOTERAPIA di Matteo Gasparetto

Pat, appena uscito dalla clinica psichiatrica nella quale aveva passato i precedenti otto mesi, è deciso a riconquistare la moglie, Nikki. La vita fuori dalla clinica, inizialmente, non è facile; Pat, affetto da disturbo bipolare, non riesce a controllare i suoi scatti d'ira, né vuol prendere i farmaci che gli sono stati prescritti. Inoltre, un ordine restrittivo gli impedisce di avvicinarsi alla moglie. A complicare ancor di più la situazione, ci pensa Tiffany, una giovane donna vedova, psicologicamente instabile, che inizia con Pat una folle ma salvifica amicizia.Il tema alquanto scabroso della malattia mentale è trattato nel film bilanciando perfettamente dramma e commedia. Ai due stili narrativi, infatti, viene dato uguale peso e spazio; si alternano sapientemente angoscia e distensione, lacrime e riso. Il tutto lascia fluttuare lo spettatore, il quale non riesce a giudicare: grazie

all'ondulare del film e grazie al melting dei generi, il giudizio su quello che vediamo non viene espresso, bensì rimandato.La fluidità dei cambiamenti narrativi confonde perché non ci permette di inserire quello che vediamo in categorie di pensiero definite, ma permette una fruizione più libera e divertita. Inoltre, la trattazione della riabilitazione mentale senza drammatizzazioni né semplificazioni, ricalca la modalità d'azione seguita dallo stesso Pat, il quale cerca di accettare se stesso e le proprie zone d'ombra pianificando il futuro senza scoramenti. In questo senso, Tiffany, salvatrice e salvata, funge da faro nella nebbia, indicando più volte la via da seguire. Nella seconda parte, quindi, il film si sposta verso la commedia sentimentale, operando ancora una trasformazione molto raffinata e dando un tocco di dolcezza assai gradito.

IL LATO POSITIVOUn film di David O. Russell.

Con Bradley Cooper, Robert De Niro, Jennifer Lawrence, Jacki Weaver, Chris Tucker.

Titolo originale Silver Linings Playbook. Commedia, durata 117 min. - USA 2012

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Back To BlackThe Best Of Soul Funk from 60/70

Mercoledì 17Osteria BarabbaVia Vicenza, 47 (PD)

Venerdì 19

ROCKAFE’Strada dei Colli 1, Castelcucco (TV)

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LA GUIDA AL VOSTRO DIVERTIMENTO NOTTURNO

SOUND AND VISIONNIGHTCLUBBING

I locali che trovate in questa sezione sono stati scelti e selezionati grazie

ad una attenta valutazione che considera: ambiente, programmazione

proposta, originalità e qualità dei servizi offerti. Tutti i locali sono stati

selezionati e visitati dal nostro staff.

Vi invitiamo quindi a frequentarli e fare di questi i vostri locali preferiti.DISCOTECHE

DISCOBAR

BIRRERIE

WINE BARLegenda Simboli

LIVE MUSICSOFT & JAZZ LIVE MUSIC

ROCKDJ SET DISCOTECA

Musica:

Tipologia Locale:

Altro:

COCKTAILS

MOSTRE WIRELESS GIARDINOESTIVO

AREAFUMATORI

CERCACI SUFACEBOOK

CLUB CONTESSERA

SERVITOMEZZI PUBBLICI

MEGASCHERMO

ACCESSODISABILI

AMICI DEGLIANIMALI

WINEBAR BIRRERIA PIATTI FREDDIBRUSCHETTE

PANINI

smokingarea

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SARTEA

C.so S. Felice 362 - VICENZA - Tel 0444.563725www.sartea.it - www.facebook.com/bar- sartea

Locale storico di Vicenza che da anni allieta e propone importanti novità. JND Festival Electronic Music, che ha portato il Sartea a livelli internazionali grazie ad una selezione ricercata di djs di ottimo livello provenienti dai Clubs di Berlino, New York e Londra. Ambiente liberty, affascinante e ricercato che risalta la qualità del servizio. Chiuso Lunedì

NIGHTCLUBBING a Vicenza

VINILEVinile classe 1976 punto di riferimento per artisti e promoter fuori dagli schemi della maggior parte dei locali presenti sul territorio. Recentemente rinnovato propone Live music & dj set con feste a tema o party di tendenza. Locale con sala fumatori disponibile per feste private & happening...

BARBIE MUSIC CLUB

Via Bottego 20 - Arzignano - VICENZA Info FB. Barbie bar - Barbie music bar

l Barbie Music Bar è ormai punto di riferimento dell'ovest Vicentino per quanto riguarda la musica "live".Niente di banale, un continuo alternarsi di Band locali e non...con attenzione particolare alla musica d'autore,dj set molto vari nel genere variando dal hip hop all' house music...! Vasta gamma di birre Artigianali alla spina e in bottiglia, una grande varietà di cocktails , panini bruschette e molto altro ancora....wi-fi gratuito, mega schermo per seguire tutti gli sport..! Barbie Music Bar...non è la solita musica !

NIGHTCLUBBING a Vicenza

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Via Capitano Alessio 94 - Rosàwww.vinileclub.it - Tel 347.1601429smoking

area

MOC MontecrocettaC'E' VITA SU MOC: immersi nella verde collina del Parco, prepariamo bruschette, piatti freddi ed insalatone con particolare attenzione alla qualità e freschezza dei prodotti...ampia scelta anche per una dieta vegetariana. Aperitivi in musica, iniziative culturali,serate DjSet...e concerti live domenica pomeriggio. Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 02.00 Email: [email protected]

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Via Rivana 7 Bassano d. G.Info Tel. 377.4196772 - FB: moc_montecrocetta

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BAR SMERALDONel centro storico di Vicenza, in Campo Marzo, il parco più malfamato del Veneto, un locale di grande atmosfera per cuori forti. Se i peggiori bar di Caracas vi fanno una pippa lo Smeraldo fa per voi!

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Campo Marzo - VICENZAINFO - Facebook: barsmeraldo

Sulla statale che collega Vicenza a Padova esattamente a Grisignano si trova il Marakella. Nato dall’idea di unire il dolce e il salato in un unico ed accogliente ambiente. La ciliegina sulla torta? La musica! Che accompagna gli affollatissimi aperitivi domenicali dalle 18 in poi. Da provare a tutte le ore! Marakella vi aspetta!

MARAKELLA NIGHTCLUBBING a Vicenza

Via Mazzini 6 - Grisignano di ZoccoInfo: Roberto 349.3198097

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Via S.Carlo 10 Costabissara VicenzaFacebook: Mamaloca Info 347.5035098 Cristiano

MAMA L’OCAIl Mama L 'Oca é ormai un punto di riferimento per quanto riguarda la musica live e rock dj set.Vasta scelta tra aperitivi, birre artigianali alla spina e in bottiglia.Ottime bruschette, insalate e panini.Locale ufficiale Guinness.Wi-fi gratuito, Sky e Mediaset Premium.Aperto dalle 7.30 alle 02.00

food music&drink

NIGHTCLUBBING a Treviso

Via Tintoretto 14 - Roncade - TVTel 0422.841052

www.newageclub.it

NEW AGENew Age Club è il rock club più esclusivo della parte nord-orientale della penisola. new age club è totale garanzia di professionalità e visibilità per gli artisti affermati da tutto il mondo. new age club è trampolino di lancio per le nuove realtà musicali. new age club è lo spazio di divertimento notturno senza vincoli anagrafici. lo staff del new age club vi dà il benvenuto per una nuova elettrizzante stagione di live allo stato puro!

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ROCK CAFE’Dal '91 il "ROCK" è indiscusso punto di riferimento per tutti quelli che (scusate lo snobbismo) la musica la sentono un po' di più. Precursori della DJ CULTURE i due fratellini preparano con i loro super collaboratori anche ottimi drink. Ricerca e coerenza sono alla base del bel connubio tra passato, presente e futuro che ha vita in questo posto. Dal Martedi alla Domenica dalle 17.30 alle 01.00

DE GUSTOIt's kinda funk! La Gusteria tipica de'Gusto jezza, funkeggia e gioca al chilometro zero. Nella fantastica atmosfera di Villa Barbaro a Maser, Rosti, Giulio e Mc ti aspettano per farti rilassare, bere, mangiare e musicare. Il territorio messo in vetrina per essere gustato. Il de'Gusto è il locale per tutti e di tutti, dalla mattina alla sera escluso il lunedì allieta le tue giornate e si propone come l'alternativa alla noia del quotidiano. Il passato è passato, il presente è passato, ma il futuro deve ancora passare. Vieni a trovarci.

RICKYS PUB

JACK THE RIPPER

HOME ROCK BAR

OFFICINA GAMBRINUS

CHALET DE LA MOT

Via Commerciale 12Villa del Conte/Abbazia Pisani - PD

Info: www.rickyspub.com

NIGHTCLUBBING a Treviso

NIGHTCLUBBING a Treviso

Villa Barbaro 4 - Maser - Trevisowww.de-gusto.com - Tel 0423.565603

ROCKCAFE

St. dei Colli - Castelcucco - Tel 349.6027294www.rokkafe.com

Un vero tempio del rock! Un punto d’incontro obbligatorio per la buona musica. Da qui sono passate le migliori band underground del pianeta. E se Elvis fosse ancora vivo dopo Las Vegas avrebbe scelto questo posto per esibirsi. Il Jack the Ripper è alternativo, fuori da mucchio, inossidabile, una garanzia di qualità e continuità. Rochenrol!!!

Via Nuova 9 - Roncà - VR Tel 045.9971260

www.jacktheripper.it

Baselga di Pinè - TrentoTel 380.7325710

Hot spot per chi ama la musica live di qualità grazie ad una crew e ad un programma bilanciato,si conferma uno dei locali più gettonati. Il meglio delle rock cover band,dell'alternativo ed indipendente, i tributi più leggendari. Dal grunge al postrock, dall'acustico al metal, dall'indie alla new wave! OPENPARTY con i migliori djs in campo rock, crossover, indie, electro! Se cercate un'alternativa al solito music pub con karaoke e cotillons, l'avete trovata.

Nuova anima per il Chalet de la Mot, oltre a riaprire come pub con 6 splendide spine di selezionata birra e ospitare numerosi live e dj set, vi delizierà con il ristorante aperto dal martedì alla domenica dalle 18 alle 24.

HOME è aperto dal 2008. è stato eletto per come miglior dj bar d'Italia per 4 anni consecutivi. Il locale è stato concepito per ricreare quella sensazione, quella vibrazione, quella emozione, quel mood, quel giusto mix di semplicità, accoglienza, comfort, tranquillità e spensieratezza che potete trovare nella vostra casa. Home è un punto di ritrovo, di ristoro e di intrattenimento. E' un luogo che ha come fondamenta la musica rock. Adesso dovete solo provarlo!

Via Fonderia 73 - TVtel. (+39) 0422 697086www.homerockbar.com

Oltre Trento verso nord in zona Gardolo troviamo un nuovo locale “Officina Gambrinus”. Locale a 360° che offre ottimi piatti sia a mezzogiorno sia alla sera. Potete gustare sia pizze che piatti tipici trentini. Una programmazione musicale di qualità, accompagnerà i vostri weekend con i djset al Venerdì e musica live al Sabato sera. Non vi resta che provare le emozioni dell’Officina Gambrinus!

Via Alto Adige 164Gardolo - TRENTO

Tel 0461 993261

Vi consigliamo inoltre...

DEPOSITO GIORDANI

Il Deposito Giordani offre al vasto pubblico giovanile ed all'area degli organizzatori culturali, un'opportunità in più di utilizzo di un contenitore polivalente e polifunzionale. La divisione del sito in sale e la dotazione di impianti audio, video e luci residenti permettono un accesso facilitato per promuovere e produrre serate musicali, teatrali, conferenze, corsi, feste private ed altre iniziative.

Via Via Prasecco, 13 Pordenone

www.depositogiordani.it

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CENA CON CONCERTINI JAZZ AND WORLD MUSIC

RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB

WWW.RIVEJAZZCLUB.IT

NOLATZCOopening act LIMONE

MARCO PANDOLFI

MEDITERRE TRIO

THE TWESTER+A. VIOLATOincnsueto, elegante blues

NICOLA MARAGLINOcantautorato dinamico

VEN 5 APRILE

VEN 12 APRILE

VEN 19 APRILE

VEN 26 APRILE

VEN 3 MAGGIO

rare precious blues

paesaggi sonori di Saverio Tasca

OSTERIA RIVE - VIA RIVE 14 CARTIGLIANO - INFO: 348.8265815

A prile

THE SWINGINGLONDON PARTY

25 MAGGIO