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SUSSIDIO PER L’ANIMAZIONE DELLA GIORNATA PER LA VITA Reggio Emilia gennaio 2013

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SUSSIDIO PER L’ANIMAZIONE DELLA

GIORNATA PER LA VITA

Reggio Emilia gennaio 2013

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INDICE

INTRODUZIONE 3 MESSAGGIO CONSIGLIO PERMANENTE CEI 4 INIZIATIVA DIOCESANA con don Matteo Cavani 6 RIFLESSIONE SUL TEMA DELLA VITA (don C. Sacchetti) 8 PROPOSTE ANIMAZIONE LITURGICA 16 TESTIMONIANZE a cura del CENTRO AIUTO ALLA VITA 19 ALTRE PREGHIERE 22 ________________________ SUSSIDIO PER LA CATECHESI DEI BAMBINI dal vicariato di Galliera - Bologna

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introduzione

“Generare la vita vince la crisi”, questo è il titolo del messaggio della Conferenza Episcopale Italiana in occasione della Giornata per la Vita. Proprio quest’ultimo attuale messaggio dei Vescovi ci ha suggerito

domande sui valori che ciascuno adotta e vive nella propria quotidianità, ci ha chiesto di riflettere sul significato della vita, per riscoprire le relazioni che ne scaturiscono.

Anche quest’anno ci siamo ritrovati, Centro di Aiuto alla Vita e Pastorale Familiare, per realizzare un piccolo strumento che ci può aiutare a meditare, per celebrare e festeggiare questa importante giornata, ognuno nelle proprie realtà parrocchiali. Ci sta molto a cuore questo momento liturgico, perché fa parte del servizio che svolgiamo e viviamo con le donne in gravidanza in situazioni difficili, con le famiglie del territorio, con chi sta vivendo le conseguenze della crisi economica sulle sue spalle.

Condividere preghiera, gesti, progetti che nascono dal messaggio della Giornata per la Vita è segno di una Chiesa che vuole camminare e lavorare insieme, facendosi prossima delle persone, mettendo al centro la dignità umana fin dal suo concepimento.

Solo l’incontro con il “tu” e il “noi” apre l’”io” a se stesso. Donare qualcosa di noi stessi è amare il nostro prossimo, ecco che proprio nella Giornata per la Vita vediamo l’occasione per sperimentare concretamente questo messaggio, condividendo con tutti voi ciò che già svolgete nelle vostre comunità, con generosità e dedizione. Speriamo quindi che questo piccolo sussidio vi sia da stimolo o di accompagnamento lungo il percorso di preparazione al 3 FEBBRAIO.

Troverete di seguito il messaggio dei Vescovi, la riflessione di Don Carlo Sacchetti, alcune indicazioni sulla liturgia suggerite da Don Angelo Orlandini (Ufficio Pastorale Familiare), alcune preghiere e testimonianze. Per chi desidera approfondire alcune tematiche inerenti all’accoglienza della vita, è possibile richiedere, durante tutto l’anno pastorale, la presenza di un operatore o un volontario CAV con delle testimonianze, durante un momento di incontro dei gruppi famiglie o dei gruppi giovani delle parrocchie. Buona Giornata per la Vita!

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Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente

per la 35a Giornata Nazionale per la vita

(3 febbraio 2013)

“Generare la vita, vince la crisi”

«Al sopravvenire dell’attuale gravissima crisi

economica, i clienti della nostra piccola azienda sono drasticamente diminuiti e quelli rimasti dilazionano sempre più i pagamenti. Ci sono giorni e notti nei quali viene da

chiedersi come fare a non perdere la speranza». In molti, nell’ascoltare la drammatica testimonianza presentata da due coniugi al Papa in occasione del VII Incontro Mondiale delle famiglie (Milano, 1-3 giugno 2012), non abbiamo faticato a riconoscervi la situazione di tante persone conosciute e a noi care, provate dall’assenza di prospettive sicure di lavoro e dal persistere di un forte senso di incertezza. «In città la gente gira a testa bassa – confidavano ancora i due –; nessuno ha più fiducia di nessuno, manca la speranza».

Non ne è forse segno la grave difficoltà nel “fare famiglia”, a causa di condizioni di precarietà che influenzano la visione della vita e i rapporti interpersonali, suscitano inquietudine e portano a rimandare le scelte definitive e, quindi, la trasmissione della vita all’interno della coppia coniugale e della famiglia? La crisi del lavoro aggrava così la crisi della natalità e accresce il preoccupante squilibrio demografico che sta toccando il nostro Paese: il progressivo invecchiamento della popolazione priva la società dell’insostituibile patrimonio che i figli rappresentano, crea difficoltà relative al mantenimento di attività lavorative e imprenditoriali importanti per il territorio e paralizza il sorgere di nuove iniziative.

A fronte di questa difficile situazione, avvertiamo che non è né giusto né sufficiente richiedere ulteriori sacrifici alle famiglie che, al contrario, necessitano di politiche di sostegno, anche nella direzione di un deciso alleggerimento fiscale. Il momento che stiamo vivendo pone domande serie sullo stile di vita e sulla gerarchia di valori che emerge nella cultura diffusa. Abbiamo bisogno di riconfermare il valore fondamentale della vita, di riscoprire e tutelare le primarie relazioni tra le persone, in particolare quelle familiari, che hanno nella dinamica del dono il loro carattere peculiare e insostituibile per la crescita della persona e lo sviluppo della società: «Solo l’incontro con il “tu” e con il “noi” apre l’ “io” a se stesso» (BENEDETTO XVI, Discorso alla 61a Assemblea Generale della CEI, 27 maggio 2010).

Quest’esperienza è alla radice della vita e porta a “essere prossimo”, a vivere la gratuità, a far festa insieme, educandosi a offrire qualcosa di noi stessi, il nostro tempo, la nostra compagnia e il nostro aiuto. Non per nulla San Giovanni può affermare che «noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli» (1Gv 3,14). Troviamo traccia di tale amore vivificante sia nel contesto quotidiano che nelle situazioni straordinarie di bisogno, come è accaduto anche in occasione del terremoto che ha colpito le regioni del Nord Italia. Accanto al dispiegamento di sostegni e soccorsi, ha riscosso stupore e gratitudine la grande generosità e il cuore degli italiani che hanno saputo farsi vicini a chi soffriva. Molte persone sono state capaci di dare se stesse testimoniando, in forme diverse, «un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella

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nostra vita e nella nostra sofferenza» (BENEDETTO XVI, Discorso nel Teatro alla Scala di Milano, 1° giugno 2012).

In questa, come in tante altre circostanze, si riconferma il valore della persona e della vita umana, intangibile fin dal concepimento; il primato della persona, infatti, non è stato avvilito dalla crisi e dalla stretta economica. Al contrario, la fattiva solidarietà manifestata da tanti volontari ha mostrato una forza inimmaginabile. Tutto questo ci sprona a promuovere una cultura della vita accogliente e solidale.

Al riguardo, ci sono rimaste nel cuore le puntuali indicazioni con cui Benedetto XVI rispondeva alla coppia provata dalla crisi economica: «Le parole sono insufficienti… Che cosa possiamo fare noi? Io penso che forse gemellaggi tra città, tra famiglie, tra parrocchie potrebbero aiutare. Che realmente una famiglia assuma la responsabilità di aiutare un’altra famiglia» (Intervento alla Festa delle testimonianze al Parco di Bresso, 2 giugno 2012).

La logica del dono è la strada sulla quale si innesta il desiderio di generare la vita, l’anelito a fare famiglia in una prospettiva feconda, capace di andare all’origine – in contrasto con tendenze fuorvianti e demagogiche – della verità dell’esistere, dell’amare e del generare.

La disponibilità a generare, ancora ben presente nella nostra cultura e nei giovani, è tutt’uno con la possibilità di crescita e di sviluppo: non si esce da questa fase critica generando meno figli o peggio ancora soffocando la vita con l’aborto, bensì facendo forza sulla verità della persona umana, sulla logica della gratuità e sul dono grande e unico del trasmettere la vita, proprio in un una situazione di crisi.

Donare e generare la vita significa scegliere la via di un futuro sostenibile per un’Italia che si rinnova: è questa una scelta impegnativa ma possibile, che richiede alla politica una gerarchia di interventi e la decisione chiara di investire risorse sulla persona e sulla famiglia, credendo ancora che la vita vince, anche la crisi. Roma, 7 ottobre 2012 Memoria della Beata Vergine del Rosario

IL CONSIGLIO PERMANENTE

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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La logica del dono per affrontare e superare la crisi

Restringere la prospettiva della crisi considerandone meramente l’aspetto economico, significa ridurne discrezionalmente il significato etico-sociale e porre le basi per successive riemersioni dei problemi più strutturali, essendo in realtà

un fenomeno che va compreso nella sua profondità e nei suoi riflessi su tutta la persona umana. La crisi si potrebbe paragonare come alla punta di un iceberg

della quale siamo portati a vedere solo la parte più in evidenza. Il crollo dell’economia è anche dovuto alla necessità di valori più stabili che ispirino la vita delle persone a un’azione più consapevole e responsabile all’interno dei circuiti

del sistema economico di cui fanno parte, sia quando si informano, sia quando lavorano, sia quando consumano, sia quando risparmiano. In mancanza di

riflessione, chiarezza e coerenza verso i principi etici che stanno a fondamento dell’agire economico, sociale e politico, anche la vita dell’uomo perde valore in se stessa perché la sua azione perde di sostanza. Per questo è estremamente

necessario che il punto da cui prendono origine i valori sui quali fondare le relazioni umane, da quelle più informali a quelle più istituzionali, sia cristianamente ispirato per essere fermento a tutti i livelli della vita sociale.

All’interno di questa concezione si può situare l’idea secondo cui la vera uscita dalla crisi economica si ottiene attraverso il dono di sé, in quanto tramite il

principio di gratuità, che si fa anche espressione della logica implicata nel dono, è possibile arrivare ad un modello di sviluppo umanamente sostenibile. Un esempio molto positivo, a noi vicino, preso oggi a modello scientifico di capitale sociale è il

sistema territoriale che si riferisce all’area gravemente colpita dal terremoto. Dopo questa drammatica esperienza, abbiamo capito quanto sia importante, in particolare nelle fasi di emergenza, poter contare su una buona dote di capitale

sociale: una risorsa immateriale che ha bisogno di tempi lunghi per accumularsi nelle comunità locali e che ha nella dimensione del “dono” che genera relazioni

fiduciarie la sua radice prima. Strettamente collegata alle dimensioni storico-sociali della “vita” è, dunque, per il cristiano, la dimensione religiosa della sacralità della vita che trova fondamento

in Dio stesso. L’uomo infatti, pur avendo in comune con gli altri esseri viventi le principali leggi biologiche, è anzitutto “persona”, ovvero dispone di una coscienza

del suo essere e agire. E questo dato di fatto all’interno della visione cristiana è connesso con il mistero di Dio il quale ne guida i passi e ne illumina il cammino in tutte le dimensioni del suo sviluppo. Per questo l’economia se cristianamente e

antropologicamente fondata, può effettivamente permettere lo sviluppo armonioso della vita umana in tutti i suoi aspetti. Festeggiare la giornata della vita significa quindi anche riflettere e domandarsi se quelle “strutture” umane sulle quali la

vita stessa si basa per il suo dipanarsi quotidiano, siano in grado di offrirle un terreno fertile per farne “dono di sé”. L’incontro di sabato 2 febbraio, con la

relazione di don Matteo Cavani e la testimonianza di una famiglia, ci aiuterà a cogliere meglio l’orizzonte di senso grazie al quale cogliere la prospettiva del dono, attraverso la crisi, oltre la crisi.

Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro, Giustizia e Pace, Salvaguardia del Creato

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Riflessione di don Carlo Sacchetti sul tema della vita

proposta in forma ampia la sera del 9 gennaio 2013

all’oratorio don Bosco a Reggio Emilia

Volendo difendere la vita si può percorrere la via della denuncia, della dimostrazione scientifica, del richiamo

morale, dell’annuncio evangelico, ecc. Tutte vie necessarie. Sono però vie insufficienti se manca la via dell'uomo. Anzi direi che è proprio l’uomo il criterio che dà verità alle altre vie. Un vangelo che non sia per l’uomo non è il vangelo di Gesù Cristo. Non dimentichiamo il mistero dell’incarnazione. Questa via la chiamo così ma vi spiego come la intendo: “Aiutare l’uomo ad essere più uomo”. La via della verità sull'uomo non può prescindere da chi l’uomo lo ha voluto, amato e pensato da sempre: Dio. Penso che vi sia una verità profonda dell’uomo e di tutto ciò che esiste che vale al di là di tutto ciò che muta. È un riferimento imprescindibile perché si rifà direttamente a Dio. Proprio per questo ci sta sempre un passo avanti. Rappresenta per tutti un richiamo a cui possiamo e dobbiamo tendere, ma nessuno di noi la può possedere. Vi è poi un principio di metodo che ci permette di individuare la strada che oggi ci può portare ad avvicinarci sempre di più a questa verità. Ciò che accade, che ci viene incontro, non è solo un dato da sopportare, conseguenza inevitabile di ciò che l’uomo ha fatto negli anni precedenti, ma è anche la provocazione che la realtà, che Dio ci fa. Provocazione che se accolta e giudicata nel modo giusto diventa opportunità. Il messaggio dei Vescovi di quest’anno, a livello di metodo, intraprende questa strada tanto che ruota attorno alla realtà della crisi che stiamo vivendo e che non possiamo solo considerare come elemento terribile, conseguenza della mala economia del passato, ma che è importante che rivediamo come possibile via per avvicinarci alla verità dell’uomo. La crisi può diventare l’opportunità che ci permette di riscoprire sempre meglio ciò che nella vita è importante, essenziale, ciò di cui l’uomo non può fare a meno per essere più uomo. Dove tanti vedono limiti e privazioni, il credente riesce a scorgere opportunità. Prima di tutto la crisi ci fa sperimentare che le risorse non sono illimitate, che senza una gestione saggia, etica, solidale, l’economia esplode e con lei l’uomo. La crisi ci aiuta a capire meglio la vita e ad amarla di più perché la riscopriamo nella sua verità. Proviamo a trasferire tutto questo in una prospettiva più globale. Il cuore di questo movimento è la vita. Non si può difendere e promuovere la vita se non la si comprende nella sua verità. Ora se vogliamo amare la vita non possiamo prescindere dal suo limite. Anche qui la Crisi diventa opportunità! Vediamo come.

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Senso del limite Una delle più grandi crisi che si sperimentano nella vita è quando si fa l’esperienza del proprio limite, della propria fragilità. Ecco che il primo punto su cui vorrei soffermarmi è il senso del limite. Non solo lo stiamo sperimentando un questa crisi, ma questa esperienza ci ricorda un senso del limite più globale, fondamentale: il limite della vita. Tutto ha una fine! Le risorse, le materie prime, ma anche la vita. Ciò che ricorda all'uomo costantemente il suo essere limitato è la morte. Ho visto di recente un film: "In Time" che parla di un futuro non troppo lontano dove... Molto interessante la scena iniziale dove questa persona lamenta il fatto di non morire... Solo chi ha il coraggio di guardare negli occhi la morte, scopre gli orizzonti più veri nei quali può dirigere la sua vita. Scopre ciò che rende la vita così speciale e unica. Il non pensare alla morte relativizza tutto ciò che è vita e appartiene alla vita. Prima di tutto vorrei demitizzare la morte. In fondo se ci provate a pensare la morte non è che un involucro. Fino a un istante prima c’eri, mentre ora non ci sei più. A prova di ciò si può osservare che per molti la morte non è tutto questo terrore. Spaventano molto di più il dolore e soprattutto la solitudine. Se pensate a persone che preferiscono togliersi la vita piuttosto che sopportare l’onta dell’umiliazione vi accorgete che vi sono situazioni che terrorizzano più della morte. Vi è poi il non senso che può essere talmente spaventoso che risulta più semplice rimuoverlo dal proprio orizzonte, non pensandoci, proprio come altri fanno della morte. Ci riempiamo la testa e la vita di stimoli, di emozioni, riuscendo in molti casi a limitare la necessità del comprendere, del dare profondità, del dare senso. Che la morte sia un involucro lo possiamo vedere dai diversi modi in cui la si può vivere. La si può affrontare con terrore, con angoscia, con rassegnazione, o anche considerarla come sorella (San Francesco). S. Giovanni della Croce, in un cantico direttamente ispirato al salmo 42, scriveva: «Esiliato e lontano da te, o Signore, io muoio di non morire». E S. Teresa d’Avila che compose due poesie su questo stesso tema di lamento sospirava: «Ahimè, Signore, com’è lungo questo esilio e come la sete di vedere il mio Dio lo rende amaro al mio cuore! Perché allora rimanere in questo triste esilio? Soltanto a fare la volontà di Dio. Spera, spera dunque, o anima mia; tu ignori il giorno e l’ora; tutto passa rapidamente». Il salmo citato conclude con queste appassionate parole:

Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

Pensate: se non vi fosse una fine tutto sarebbe svalutato. Il fatto di non esserci per sempre su questa terra, ad esempio, conferisce valore alle nostre scelte. Se dopo settanta anni di vita si potesse dire: "Adesso che ho compreso meglio la vita cambio tutto", si arriverebbe a togliere peso specifico ad ogni scelta. Se non ci fosse la morte, prima della vita eterna, anche il valore dell'uomo verrebbe svilito. Infatti che si debba morire non è derivato dal peccato, i nostri tessuti che con il passare del tempo si consumano e invecchiano ce lo ricordano. L'uomo per come è fatto non può vivere in eterno. Il peccato ha reso però questa morte un trauma terribile, un buco nero che spaventa, una provocazione circa il senso di tutto ciò che è e tutto ciò che facciamo. Il peccato ha reso la morte un "mostro", un "pungiglione".

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Vien da pensare che senza questo passaggio nel "tempo" non si comprenderebbe quanto può essere grande un uomo, quanto può essere amata una persona. In effetti solo la misura del tempo ci dà il peso di ogni nostra scelta. Lo abbiamo già detto. Un uomo vale per le scelte che fa. Non sono i risultati che dicono la grandezza di una persona. Questi possono variare per molti fattori esterni a lui. Il coraggio, l'autenticità e la profondità delle sue scelte ne mostrano il valore. Ho rivisto, non molto tempo fa un film sui Samurai. In esso traspariva quanto il valore di una persona, e ciò in cui credeva, andasse decisamente oltre la morte. In un contesto come quello odierno, dove respiriamo aria pesante, inquinata dalla falsità, disonestà, codardia, questo coraggio aiuta a ritrovare una freschezza che rischiamo di dimenticare. Se non ci fosse la morte dove sarebbe il valore di scelte grandi? Dicevamo che poi il limite temporale della vita ci mostra anche quanto può essere amata una persona. Come farei a comprendere che io sono perché voluto da un altro se fossi da sempre. Il fatto che la mia vita abbia avuto un inizio mi indica che io sono perché c'è chi mi ha voluto. Se io ci fossi da sempre non dovrei il mio esserci a nessuno. L'aver avuto inizio mi dice, come un caldo abbraccio, che ho iniziato a esistere perché voluto. Questa consapevolezza è essenziale alla persona più dell'ossigeno che respira. Se vi è un trauma in questa esperienza dell'essere voluto tutto crolla e la stessa vita non ha più la forza di sostenersi. Le più grandi scelte d'amore, di amanti, di genitori, di amici sono tali perché inserite nel tempo. Le grandi rinunce che un vero amore comporta si svuoterebbero senza una fine. Ma anche le gioie, se da una parte ti fanno nascere nel cuore il desiderio del “per sempre”, dall'altra rischierebbero di perdere il loro tratto esclusivo e unico se non intravedessero l'alba della fine. Quanti poeti romantici ci hanno cantato nei loro versi il rapporto misterioso che c'è tra amore e morte. Vi è un rapporto stretto anche tra morte e verità di sé, superamento dell’apparenza, autenticità di relazioni. Per alcuni, come Arthur Schopenhauer, la morte diventa il mostrare ciò che si è veramente: «Verso la fine della vita - diceva - avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita». Al di là del grave atto del togliere la vita a un embrione, l’aborto porta con sé una realtà che è forse più grave della morte, proprio perché è l’anima della morte. Porta via la consapevolezza di essere voluto da qualcuno, porta via la fiducia che un altro ha nella tua vita, nel tuo esserci, nelle possibilità che la tua esistenza porta al mondo intero. Quando a una persona togli questo, tu togli tutto, molto più della vita.

Fiducia Partendo da questa prospettiva cogliamo questo aspetto della fiducia che definirei la vera linfa, l'acqua che permette ad ogni cosa di fiorire e crescere. Senza l'acqua non vi sarebbe fiore, coltivazione, pianta che potrebbe crescere. Ogni fiore cresce con le sue caratteristiche. La rosa non cresce uguale al giglio e l'edera è profondamente diversa dalla quercia. Così come l'acqua è anche la fiducia. Questa infatti non costringe le persone a crescere in uno schema determinato di bontà o bellezza, ma permette ad ognuno di far fiorire i suoi doni e le sue caratteristiche migliori. Già la scorsa volta citavo Luis Lavelle che affermava: "Il bene più grande che posso fare all’altro non è tanto dargli la mia ricchezza, quanto rivelargli la sua".

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Storia raccontata da Tanino Minuta nel 2009: - Gelida mattina d'inverno. Alla fermata attendo il bus 61. Dal cancello principale del cimitero che sta di fronte vedo uscire una vecchietta che cammina lentamente, appoggiandosi ricurva ad un malfermo bastoncino. Si avvicina alle strisce pedonali per attraversare. Ma una dopo l'altra le macchine le passano veloci davanti. Finalmente una macchina si ferma e la lascia camminare lentamente. Lei, giratasi, continua a guardare grata verso l'auto che l'ha lasciata passare. Le vado incontro per aiutarla a salire il gradino del marciapiede. Dentro di me ribolle l'indignazione per quanti non si sono fermati. Lei, offrendomi la mano per essere aiutata, guarda ancora la macchina, ormai lontana, che l'aveva fatta passare. Poi, con un sorriso di indicibile bellezza, mi chiede: «Vero che c'è tanta bontà in questo mondo?». - Se attraverso il Vangelo ci addentriamo in questo meraviglioso “raccontarsi” di Dio (in fondo il Vangelo non è altro che questo raccontarsi di Dio nella vita, nella storia, di un uomo, nella vita di Gesù), troviamo un cercare sempre nell’uomo la parte più bella che ha: in Nicodemo fariseo, capo dei giudei, Gesù ha valorizzato il desiderio sincero di capire, la ricerca della verità (Gv 3,1-21); nel Centurione, che certo non apparteneva al Popolo eletto (oggi diremmo non era praticante), ha apprezzato la fede che ha definito la più grande che avesse incontrato in Israele (Mt 8,5-13); di Pietro, che farà fatica a capire e lo rinnegherà nel momento della prova, ha sottolineato l’umiltà di lasciarsi lavare i piedi (Gv 13,1-11) e la disponibilità a lasciare che la Grazia lo cominciasse ad introdurre nel mistero di Cristo (Mc 16,13-20); nei suoi apostoli, ancora così umani, ha valorizzato il gesto di condivisione della moltiplicazione dei pani (Mc 6,34-44); in Zaccheo che si era distinto per grettezza, disonestà ed egoismo, ha saputo vedere un cuore capace di sorprendere tutti con la sua generosità (Lc 19,1-10); nella donna peccatrice e adultera, portatrice di una vita disordinata e impura, ha saputo cogliere l’amore vissuto e una capacità di attenzioni e umiltà, che i moralisti benpensanti presenti neppure immaginavano (Gv 8,1-11); nel ladrone crocifisso accanto a lui ha saputo cogliere l’ultimo moto di fede e speranza uscito dal suo cuore (Lc 23,39-43); anche subito dopo la sua morte ha fatto pronunciare dal centurione che si trovava di fronte a lui, e che lo aveva visto spirare in quel modo, una delle più belle professioni di fede (Mc 15,39). Quando incontri persone positive, felici della vita, che ti aiutano a scoprire la parte migliore di te, allora la morale diventa un’opportunità e non un vincolo. La morale, in un contesto di vita positivo si nutre di libertà e accresce la libertà. ________________________________________________________________________

October Baby Attraverso il filmato presenti in modo diverso ciò che hai appena detto circa l’importanza dell’essere voluto e della fiducia. La protagonista poteva essere contenta di esse scampata alla morte, ma questo non basta. Vi è la necessità profonda di sentirsi voluti, di essere preziosi. La vita senza l'amore, senza il senso, manca della sua energia vitale. Penso che dietro a molte persone che compiono un gesto che, diciamocelo chiaramente è contro natura, vi è solitudine, depressione, quella superficialità che rende tutto confuso e senza un senso.

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Testimonianza di Jean Vanier Abbiamo appena letto il Vangelo in cui Gesù e Giovanni hanno raccontato la storia di una donna ferita (la Samaritana). Anch'io voglio raccontarvi una storia. E' la storia di Mosè, ma non il grande Mosè dell'Esodo. Il Mosè di cui vi parlo è un bambino che ha un handicap molto grave e che è stato trovato per strada in un paese molto lontano dall'Italia, lo Zimbabwe, dove ci sono già molte comunità di Fede e Luce ma non ci sono comunità dell'Arca. Allora questo Mosè è diventato il fondatore della comunità dell'Arca in quel paese. Non sappiamo nulla né di suo padre, né di sua madre. Solamente sappiamo che, probabilmente, i suoi genitori soffrivano molto e sapevano che non potevano tenere il bambino con loro. Allora, durante la notte, l'hanno lasciato per strada, sperando che qualcuno lo trovasse e lo portasse all'ospedale. Voglio parlarvi di cosa succede in un piccolo bambino come Mosè, un piccolo bambino con un handicap molto grave, quando sente di non essere amato. Cosa ci succede quando ci accorgiamo che non siamo amati? Perché molti fra noi hanno dei momenti, durante i quali ci sentiamo isolati e abbiamo l'impressione che non siamo preziosi per nessuno. La prima cosa quando ci sentiamo soli è che proviamo angoscia. Non è mai facile sentirsi soli e non amati. C'è l'angoscia, c'è la tristezza, e qualche volta la paura. Ma c'è un'altra cosa che succede, che è molto difficile da sopportare: se io non sono una gioia per qualcuno, se non sono amato, se non sono amabile - è molto profondo questo - se non sono amabile vuol dire che sono cattivo e questo porta ad una forma di colpevolezza, di senso di colpa. [...] Ed è ciò che pensa Mosè che si sente solo. Posso dire lo stesso di molte persone, avanti nell'età, che sentono che non hanno più un posto nel mondo, nella vita. Anche la gente che vive senza fissa dimora e altre persone in difficoltà possono sentirsi colpevoli di esistere, quando uno manca di fiducia in se stesso e pensa di non essere buono a niente. Qualche volta io domando ai giovani: "Tu hai coscienza che sei molto importante per Gesù? Che tu sei prezioso per Gesù?" E molti giovani dicono: "No. Dio non può amarmi, ho un cattivo carattere, ho difficoltà a perdonare." Molti giovani hanno perduto la fiducia di essere amabili. Allora quando abbiamo questi sentimenti di angoscia, di senso di colpa, qualche volta sale in noi il desiderio di morire, di morte: "Non posso vivere." Ci sono molti giovani così. "Non posso vivere. La vita non ha alcun senso per me." Ero in Brasile, ho visitato un ospedale dove c'erano molti bambini portatori di handicap. C'era una sala dove c'erano ottanta bambini, quaranta letti da una parte e quaranta letti dall'altra. Alle dieci del mattino sono entrato in questa sala e non c'era nessun rumore. Mi chiedevo: "Come è possibile che avvenga questo, ottanta bambini insieme e nessuno che parli o pianga? Non è normale!" I bambini gridano anche durante la messa. E' normale. Un bambino non può stare silenzioso, mettersi in ginocchio e dire le preghiere. Il bambino si esprime attraverso il grido. E lì c'erano ottanta bambini che non gridavano. Che cosa era successo? Credo di avere la risposta: "Non si grida se non c'è qualcuno che risponde." Non vale la pena di gridare se so che non c'è nessuno che risponderà. Si grida verso qualcuno. Se sono sicuro che sono completamente solo e che nessuno si interessa a me, non grido più, perché gridare è anche affaticarsi. C'erano ottanta bambini depressi e quando qualcuno è in depressione non grida più. La vediamo la persona depressa, ha il viso triste. E lì c'erano ottanta bambini che non gridavano più. Mosè è stato portato all'ospedale e quando la gente che ha fondato l'Arca l'ha trovato, ha trovato un piccolo bambino completamente rinchiuso in se stesso. Aveva paura, aveva paura di tutti. L'ospedale è un buon posto, ma non è una famiglia. Ci sono delle persone che ti portano al bagno, che ti vestono, ti danno da mangiare, ma nessuno che ti

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dice: "Tu sei mio." Nessuno che ti dice: "C'è un legame fra me e te." Allora, l'ospedale andava bene per Mosè, ma si sentiva sempre completamente solo. Quando sono andato nello Zimbabwe per l'apertura del Foyer, c'era molta gente. Molti amici di Fede e Luce erano venuti per la festa. Erano passati circa quattro mesi dall'arrivo di Mosè in comunità - era una piccola comunità, perché l'Arca crea delle piccole famiglie - e l'ho trovato che cominciava a ridere. Non si nascondeva più, rinserrato su se stesso. Cominciava ad aprirsi ed a sorridere. Ecco allora la grande domanda. Che cosa fa sì che un bambino che desidera morire, vuole vivere? Cosa fa sì che un bambino che ha un'immagine ferita di sé, che pensa di non essere buono a niente, scopra un'immagine positiva di se stesso? Che cosa permette la trasformazione? Cosa fa sì che qualcuno rinserrato nella tristezza, chiuso nella sua collera, con il sentimento che nessuno lo può amare, diventi un bambino, certo sempre con un handicap forte, ma felice? Che cosa fa avvenire questa trasformazione? E' molto semplice. Lui ha scoperto di essere amato. E che cosa vuol dire amare? Non c'è bisogno di dire a voi che questo è il cuore del messaggio di Gesù. E' il comandamento di Gesù: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati." E l'evangelista Giovanni nella sua lettera dice così: "Amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore viene da Dio e colui che ama è nato da Dio e conosce Dio." La nostra fede cristiana è semplicemente incentrata sull'amore. Se Gesù è venuto sulla terra è per rivelare che noi siamo amati E' Gesù che ci chiama ad amare a nostra volta. Allora, cosa vuol dire amare? Amare innanzitutto non è fare qualcosa per qualcuno, ma è rivelare qualche cosa. Amare è rivelare. E cosa io rivelo quando amo qualcuno? Rivelo che tu sei importante, che tu sei prezioso, che la tua vita ha un senso. Tu sei importante per la società, per Dio, per la chiesa. Tu sei prezioso. E' questo che è importante: di rivelare a qualcuno che ha un valore. Allora, come si rivela questo? Con tutto il nostro atteggiamento dinanzi a lui, con il modo con cui lo ascoltiamo, per il modo con cui ascoltiamo le sue difficoltà, le sue sofferenze, per il tono della voce, per tutto il nostro atteggiamento davanti a qualcuno. Voi sapete che c'è un modo di ascoltare che vuol dire: "Quello che tu dici è importante." E c'è anche un modo di ascoltare con cui io dico che tu non dici niente di importante. [...] Amare è rivelare. Certo rivelando attraverso le cose che si fanno, con la nostra vicinanza, con la nostra tenerezza. Amare è anche comprendere. E' molto importante che noi ci comprendiamo gli uni gli altri. Comprendere la sofferenza di qualcuno come Mosè. Non giudicare, non condannare, ma comprendere. Il nostro pericolo è spesso quello di giudicare e di condannare le persone, al posto di comprendere. Un po' di tempo fa ho parlato con dei giovani in un liceo francese ed uno dei giovani liceali mi ha detto: "Ci sono dei buoni studenti e dei cattivi studenti." E allora io ho domandato: "Chi è un cattivo studente?" "E' uno che fa baccano in classe, che non lavora bene." E io ho risposto: "Certo, ti comprendo. Ma ti faccio una domanda: se presso di te c'è un cattivo studente, che non lavora, che fa stupidaggini, se tu scopri che questo cattivo studente ha vissuto un dramma nella sua famiglia la notte scorsa e che il suo papà è un alcolizzato, che picchia sua moglie, se tu scopri che questo studente ha passato tutta la notte con molta angoscia e che quando è arrivato non aveva dormito ed era tutto sconvolto ed era incapace di sedersi e seguire la lezione di matematica, cosa fai? Mi domando quale atteggiamento avreste voi dinanzi a questo studente. Io avrei voluto aiutarlo. [...] Amare è anche rispondere ai bisogni i più profondi. Che cosa succede a Mosè, quando scopre che è amato ed è compreso? Una cosa molto, molto importante: non è più

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rinchiuso in se stesso, ha fiducia in qualcuno. La fiducia è qualcosa di straordinario; non sono più rinchiuso nelle mie sofferenze e nelle mie difficoltà, c'è qualcuno che mi comprende e che mi ama. Questo cambia la vita. Posso avere fiducia in qualcuno, non sono più solo nella vita. Ah, la nascita della fiducia! C'è qualcuno in cui voi avete veramente fiducia? Non c'è più bisogno allora di essere forti, capaci. La fiducia è il legame che si stabilisce fra le persone. Il responsabile della comunità dello Zimbabwe si chiama Gérard. Quando Gérard ha cominciato a comprendere che Mosè aveva fiducia in lui, lui aveva ancora più fiducia in Mosè. Cosa succede quando due persone hanno fiducia l'una nell'altra? Non c'è niente di più bello sulla terra: due persone che hanno fiducia l'una nell'altra. E' la comunione dei cuori. L'amore, la comunione dei cuori non è possedere qualcuno. Non si tratta di possedere, di possedere Mosè. Amare qualcuno vuol dire aiutare una persona a divenire se stessa, a divenire libera. I genitori non sono liberi di possedere i loro figli. I genitori sono lì per donare la vita e dare la vita vuol dire anche dare la libertà di crescere, di essere al servizio dell'umanità, di Dio, di divenire quelli che noi siamo chiamati ad essere. E infine l'amore è il perdono. Che lo si voglia o no, ci si ferisce. Io ti ferisco, tu mi ferisci, perché non posso ogni giorno rispondere a tutti i tuoi bisogni. Una mamma non può rispondere a tutti i bisogni di tutti i suoi figli. Un parroco di una parrocchia non può rispondere a tutti. Delle volte vedo io stesso che non ascolto a sufficienza alcune persone. Le ferisco, non vorrei ferirle, ma di fatto le ferisco. Per questo l'amore è perdono. Io ti accetto come tu sei e tu mi accetti come sono. Non sono Dio, sono un essere umano, con le mie povertà, le mie debolezze. Cerco di fare il mio meglio. Ma neanche tu sei Dio! Tu anche hai le tue ferite, le tue debolezze, le tue fragilità, ma noi entriamo in comunione gli uni con gli altri in questa mutua accettazione. Tu sei tu ed io sono io. Cresciamo nell'amore insieme. [...] Una delle cose che mi colpisce molto dell'incontro di Gesù - ne ho parlato prima e ne parlo ancora - con la samaritana è questo: la samaritana è una donna depressa. Non domanda niente a Gesù. Nel V capitolo di San Giovanni noi veniamo a conoscere qualcosa di straordinario. Gesù entra in quello che era l'ospizio di Gerusalemme. Era un posto dove c'erano cinque portici. C'era una moltitudine di poveri, di ciechi, di paralizzati che stavano stesi per terra. Gesù entra lì per incontrare la gente più reietta e trova un uomo che stava seduto lì da 38 anni. Gesù lo guarda e gli chiede "Vuoi guarire?" Non è l'uomo che chiede di guarire. E' troppo depresso e gli dice: "Sono qui da 38 anni e nessuno mi aiuta." E' straordinario come Gesù va verso coloro che non hanno fiducia in se stessi e non hanno più desiderio di vivere. Ma non siate stupefatti. Quando incontrate delle persone chiuse in se stesse nella tristezza che non hanno più fiducia nella vita e in se stessi, ricordate che Gesù va verso di loro e rivela loro che li ama. Credo sia la nostra missione come discepoli di Gesù: non solo amare le persone che stanno bene, ma amare anche le persone depresse. In questo modo noi rispondiamo a questo desiderio di Gesù che è stato espresso in maniera così forte dal Vangelo dell'evangelista Giovanni: "Amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è la vita e colui che ama è nato da Dio e conosce Dio."

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PROPOSTE PER L’ANIMAZIONE DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

3 febbraio 2013

IV domenica del tempo ordinario - C

Atto penitenziale Signore, prima di formarci nel grembo materno tu ci conoscevi per nome; perdonaci se abbiamo mancato di rispetto alla dignità di qualcuno e abbi pietà di noi. Cristo, tu ci costituisci profeti per portare anche oggi la tua Parola di vita e di speranza; perdona i nostri silenzi e abbi pietà di noi. Signore, ci mostri la via della gratuità e del dono come la via più sublime; perdona i nostri egoismi e le nostre chiusure e abbi pietà di noi. Spunti per omelia (dal sussidio Noi Genitori & Figli in uscita il 27 gennaio 2013) Preghiera dei fedeli Non ritengo necessario preparare delle preghiere, ma soltanto suggerire alcune tematiche da cui prendere spunto. Così la preghiera risulta più personale e non “confezionata”.

per le famiglie gravate dalla crisi economica

per i giovani che vogliono fare famiglia e non ne hanno la possibilità

per il mondo del lavoro che non si limiti alle semplici considerazioni sul profitto

per le belle testimonianze di solidarietà che si sono sperimentate in diverse situazioni di calamità

per coloro che hanno accolto con coraggio il dono della vita

Presentazione dei doni Se si portano dei segni, sarebbe bene che fossero espressione di realtà di ‘dono’ e di ‘solidarietà’ che realmente sono state vissute, quali realtà di sostegno o gemellaggio tra famiglie, pensando anche a quelle terremotate, tra comunità cristiane, impegni di adozione a distanza o di Progetti Gemma, ecc. . . . Preghiera eucaristica E’ suggerita la preghiera eucaristica V/b: Gesù nostra via

“Rendici aperti e disponibili verso i fratelli che incontriamo sul nostro cammino,

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perché possiamo condividerne i dolori e le angosce, le gioie e le speranze, e progredire insieme sulla via della salvezza.

Preghiera dopo la comunione (se ne può scegliere un’altra tra le tante in allegato)

Insegnami l'Amore!

Signore, insegnami a non parlare come un bronzo risonante o un cembalo squillante, ma con Amore.

Rendimi capace di comprendere e dammi la fede che muove le montagne, ma con l’Amore.

Insegnami quell’amore che è sempre paziente e sempre gentile; mai geloso, presuntuoso, egoista o permaloso; l’amore che prova gioia nella verità, sempre pronto a perdonare, a credere, a sperare e a sopportare.

Infine, quando tutte le cose finite si dissolveranno e tutto sarà chiaro, che io possa essere stato il debole ma costante riflesso del tuo amore perfetto.

(MADRE TERESA DI CALCUTTA)

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circostanze particolari

In alcune parrocchie, è tradizione celebrare in questa giornata gli anniversari di battesimo, per dare risalto al valore della vita e della vita nuova ricevuta nel Battesimo. In tale circostanza si potrebbero porre alcuni di questi gesti liturgici:

si può usare il cero pasquale;

processione iniziale con le famiglie interessate;

memoria del battesimo;

rinnovamento delle promesse battesimali, con la candela consegnata il giorno del battesimo;

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elenco dei nomi nei nuovi battezzati all’interno della preghiera dei fedeli;

processione offertoriale animata da alcune famiglie con bimbi piccoli;

intenzione particolare per battezzati nella preghiera eucaristica (II o III);

preghiera di ringraziamento per il dono della vita, dopo la comunione;

distribuire all’uscita dalla Chiesa una preghiera sulla vita (suggeriamo alcune preghiere)

lettura della testimonianza di quelle riportate qui sotto, come strumento per sentire più vicina l’esperienza dei Centri di Aiuto alla Vita

In altre parrocchie, si celebrano gli anniversari di matrimonio (10, 25, 40, 50, 60); oltre a ciò che è già proposto nel benedizionale a pagina e seguenti, si potrebbero avere queste attenzioni. Dal punto di vista liturgico:

processione iniziale con le famiglie festeggiate;

memoria del battesimo;

all’offertorio portano pane e vino all’altare - loro o i loro figli; Dopo la celebrazione si potrebbe fare in parrocchia un breve aperitivo, invitando le giovani coppie a condividere questo momento di festa, nel segno della testimonianza. Dal punto di vista caritativo, trattandosi di famiglie che ringraziano Dio per i doni ricevuti attraverso la vita coniugale e in riferimento al tema della giornata, si potrebbe porre l’accento sull’aiutare chi è in difficoltà in questo momento; ecco alcune forme:

gemellaggio (suggerito dal Papa a Milano nell’IMF) spirituale tra famiglie: si consegna ad ogni famiglia una busta con il nome di una famiglia della parrocchia in difficoltà economica, per la quale almeno pregare con una certa continuità;

le famiglie che festeggiano si prendono l’impegno di sostenere la retta della scuola materna di un bambino di una famiglia in difficoltà della parrocchia per X mesi, oppure di una famiglia di un paese terremotato.

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TESTIMONIANZE DAL CENTRO DI AIUTO

ALLA VITA

testimonianza 1

Siamo una coppia cinquantenne con una figlia adottiva di diciott'anni, arrivata da un paese lontano quando aveva diciannove mesi. Oltre a questa bellissima esperienza nel nostro cammino di vita di coppia, circa tre anni fa, abbiamo scoperto il mondo dell'AFFIDO. Siamo stati contattati da un'assistente sociale di nostra conoscenza, per l’affido in emergenza di una bambina. Quell'affido doveva essere d'emergenza appunto ma visto,forse, l'amore a prima vista percepito a vicenda e l'apertura della bambina nei ns. confronti, si è trasformato da affido parziale di pochi giorni in affido triennale. Ci siamo avvicinati alla sua famiglia in silenzio, cercando giorno dopo giorno di capire quali erano le loro esigenze, le loro mancanze soprattutto nei confronti della bambina che noi dovevamo tutelare, e piano piano, siamo riusciti a far instaurare un bel rapporto tra di loro, aiutati da una psicologa e dall'assistente sociale, con il dialogo e la comprensione, che prima non esistevano. Ottenuto questo, la coppia ha ritrovato il giusto equilibrio per vivere insieme con la loro bambina e noi ci siamo ritirati in silenzio: il nostro compito era terminato ma eravamo molto orgogliosi di aver potuto affiancare questa famiglia e sostenerla in un momento di difficoltà. Rimarrà sempre in noi il loro ricordo perenne. Ora, da circa tre mesi, stiamo vivendo una situazione analoga di affido parziale affiancando una giovane mamma di origine straniera, ma residente in Italia da tanti anni, avente quattro figli. I bambini a noi affidati sono i due fratellini più piccoli. Non è stato difficile accettarli: ci siamo piaciuti tutti, subito, la prima volta che ci siamo conosciuti nell'ufficio dell'assistente sociale dove la nostra famiglia li ha incontrati. In quella occasione abbiamo coinvolto anche nostra figlia la quale ha accettato subito i bambini e la loro mamma aiutandoci a gestire la situazione: contribuendo tuttora alla loro educazione: aiuta la bambina più grande a fare i compiti e gioca con loro nei momenti di svago della giornata, rendendoli felici e sentendosi soprattutto amati. I bambini trascorrono molte ore con noi e alla sera, li riportiamo a casa dalla loro mamma che rientra dal lavoro giornaliero molto intenso e faticoso. Affiancare questa MAMMA SOLA che, affronta tanti problemi familiari e ha detto SI ALLA VITA, anche per l'ultima gravidanza, è stato per noi un grande motivo per iniziare questo percorso di aiuto. Questa mamma, nonostante sia sola, ha cresciuto i suoi figli con i valori giusti di AMORE, RISPETTO DELLA VITA, LIBERTA'e con DIGNITA. L'AIUTO CHE NOI LE STIAMO DANDO COME SUPPORTO FAMILIARE è importante per i bambini, ma soprattutto per lei che gestirà al meglio la sua VITA e quella dei suoi figli nell'avvenire.

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C'è tanto da imparare da questa MAMMA: l'amore che dà ai suoi figli e la paura di perderli nelle difficoltà la impegnano a fare sempre di più e questo ci insegna che, per ottenere dei buoni risultati i ci vuole l'aiuto ma anche la buona volontà. Questo affido ci sta dando tante soddisfazioni ed un benessere interno, anche per il bel rapporto che si è creato TRA NOI DUE MAMME, nella condivisione delle scelte e nel comportamento da tenere ambedue con i bambini (dar loro delle regole uguali, l'educazione e il giusto rispetto per sè stessi e per gli altri, ecc..) per garante loro una sana e buona crescita. L'educazione ai bambini viene data parallelamente DA NOI MAMME nel cammino di VITA che ora stiamo percorrendo insieme e che ci auguriamo duri il più a lungo possibile, perché queste esperienze continueranno anche dopo il termine del Progetto di Aiuto e forse saranno di esempio per altri bambini ed altre mamme. IL NOSTRO SLOGAN E': MAMMA AIUTA MAMMA ..L'UNIONE FA' LA FORZA!

testimonianza 2

La mia gravidanza è stata inaspettata seppur forse desiderata... perché a 22 anni, data la mia situazione sentimentale e lavorativa molto incerta, non era il momento adatto.

Avere un figlio cambia totalmente la vita, non sei più libera di vivere la tua vita, vivere senza avere troppe responsabilità, divertirti con le amiche e decidere di partire per un viaggio da un momento all'altro.. eppure un bel giorno è successo: sono rimasta incinta.

Ricordo perfettamente il giorno che feci il test di gravidanza. Ero molto agitata e ansiosa, io mamma? Con tutto quel caos nella mia vita? Con la mia migliore amica feci il test.. POSITIVO subito. Non sapevo ancora se avrei tenuto il bambino, ma la stessa mattina mi tatuai la data del giorno in cui scoprii di essere incinta! Da lì passò un mese in cui tutti i giorni mi chiedevo se fosse il caso di abortire o tenere il bambino.. tutte le persone a me care quando seppero della notizia, mi dissero di abortire perché non avevo abbastanza soldi, abbastanza anni, abbastanza amore dal mio compagno, abbastanza affidabilità, e mille altre cose! Iniziai così a provare paura e infiniti dubbi: lavorativamente ero aggrappata ad un contratto a progetto con poche ore e non appena avrebbero saputo della mia gravidanza mi avrebbero licenziata (e così fu) quindi economicamente dipendevo dalla mia famiglia che mi disse molto chiaramente che nel caso in cui avessi tenuto il bambino non mi avrebbero appoggiato e avrei dovuto fare affidamento solo su me stessa, anche affettivamente! Il mio compagno e padre del bambino mi stava vicino a parole, ma ogni qualvolta che gli domandavo come avremmo fatto a crescere nostro figlio senza un lavoro lui non sapeva darmi risposte anche perché aveva una situazione molto difficile, problemi con la giustizia e anche questo non mi aiutava nel decidere se tenere o no il bambino. Pur senza entusiasmo presi informazioni dai servizi sociali per vedere in quale modo mi avrebbero potuto aiutare a crescere e mantenere mio figlio. Nemmeno l'assistente sociale mi diede risposte certe e nessun piano sul da farsi, quindi la mia paura cresceva sempre di più: non c'è l'avrei fatta da sola!

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Un giorno su consiglio di un'amica mi informai sull'associazione CAV . Lì venni accolta e ascoltata, mi sentii tranquilla di poter parlare delle mie sensazioni ed emozioni senza essere giudicata sia nel caso in cui avessi tenuto il bambino sia nel caso in cui avessi dovuto intraprendere un aborto. Ricevetti le risposte e la tranquillità nel cuore che mi fece decidere di non abortire, perché mi hanno aiutata a capire che dentro di me desideravo quel bambino. Tra tutti i dolori che già sperimentavo nella mia vita, non ce l'avrei mai fatta ad andare in ospedale e uccidere una vita, una vita che non mi ha chiesto di venire al mondo. Volevo assumermi le mie responsabilità, volevo provarci! Proprio in questo momento di decisioni difficili in cui avevo tanto bisogno di sostegno, persi mia nonna, la persona a me più cara, e in un certo senso persi anche il mio compagno, arrestato davanti ai miei occhi. Ecco di nuovo da sola: senza amiche, senza famiglia, appoggiata solo dal CAV e con un bambino nella pancia che aveva solo me!

I primi mesi furono i più duri senza l'appoggio della mia famiglia e del mio compagno, ma mi rimboccai le maniche e continuai il mio percorso, per mio figlio, io lottavo per lui!

Passò il tempo e il mio compagno fu rilasciato ai domiciliari e con lui in questa situazione dovetti fare tutto da sola, perfino prendermi cura di lui!

La pancia cresceva e con essa le mie emozioni : avevo sempre più paura per il da farsi ma nonostante tutto, i problemi, le mie crisi, il bimbo cresceva sano e forte.. più il tempo passava e più sentivo di avere un rapporto con lui, perché nel momento del sconforto, mi bastava sentire la sua presenza, i suoi movimenti dentro di me, che mi dava la forza di andare avanti. Tra alti e bassi, pianti in solitudine e persone che mi hanno accolto, è nato mio figlio, con ben due settimane e mezzo di anticipo! Mille emozioni e incredulità per l'evento, dovevo ancora rendermi conto che quell’esserino piccolino che tenevo tra le braccia fosse mio figlio. Ero diventata mamma ma ancora non me ne rendevo conto. Con il padre del bambino è finita la relazione e purtroppo di conseguenza anche il rapporto padre -figlio perché non si è voluto prendere la responsabilità di fare il padre, ma forse solo continuare a pensare a se stesso.. Ho affrontato così notti insonne da sola con mio figlio, l'ho cresciuto e ogni giorno mi rendo conto di più che ho fatto bene a seguire il mio istinto, a fidarmi di chi mi spronava a tirar fuori la parte bella di me, a tenere il bambino, perché nonostante la fatica e le tante sofferenze, l'amore che proviamo l'uno per l'altra mi compensa ogni giorno! Amo profondamente mio figlio e mi ha cambiato la vita, il modo di vedere le cose, è la mia priorità e ha dato un senso a tutto, anche alle cose che fanno piangere. Grazie per il vuoto che sei riuscito a colmare con ogni tuo gesto, ogni tuo sorriso. Grazie!

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ALTRE PREGHIERE

O Maria, nel tuo Cuore perennemente vive la memoria del giorno del grande sì.

O Maria, oggi diciamo sì alla vita per sempre, oggi ci impegniamo a pregare per la vita, oggi nel tuo Cuore Immacolato e Materno consegniamo l’impegno di essere apostoli della vita nel nome di Dio che in te si è fatto bambino.

O Maria, la porta delle nostre case sarà aperta ogni giorno per l’angelo della vita e le nostre famiglie saranno cenacoli viventi di preghiera per la vita: Regina della vita prega con noi, prega per noi, prega per la vita. Amen

Cristo Gesù

donaci la speranza, l'inventiva, il coraggio, la perseveranza e la gioia

di custodire, di difendere e

di promuovere la vita umana

nelle nostre famiglie, nella nostra città,

nel mondo intero.

O Maria Immacolata e piena di grazia

sin dal concepimento,

tu, che con il tuo "sì" umile e grande

sei diventata, per opera dello Spirito Santo,

Madre dell'Autore della vita,

fa' che ogni mamma in attesa

senta rivolta a sé la parola dell'angelo

"Benedetto il frutto del tuo seno"

e a tutti noi dona di servire

la vita di ogni nostro fratello

così da raggiungere la pienezza

della gioia e della vita

nell'eterna comunione d'amore

del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

Dionigi Tettamanzi

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O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi, affidiamo a Te la causa della vita: guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere, di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà. Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita. Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo, la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire, insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore. A lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.

Giovanni Paolo II (Dall'Enciclica Evangelium vitae)

Trova il tempo Trova il tempo di pensare È la fonte del potere Trova il tempo di pregare È il più grande potere sulla Terra Trova il tempo di ridere È la musica dell'anima. Trova il tempo per giocare È il segreto dell'eterna giovinezza Trova il tempo per amare ed essere amato È il privilegio dato da Dio Trova il tempo di dare La giornata è troppo corta per essere egoisti. Trova il tempo di leggere E' la fonte della saggezza Trova il tempo di essere amico E' la strada della felicità Trova il tempo di lavorare E' il prezzo del successo. Trova il tempo di fare la carità E' la chiave del Paradiso.

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Ama la vita così com'è (Madre Teresa)

Amala pienamente,senza pretese; amala quando ti amano o quando ti odiano, amala quando nessuno ti capisce, o quando tutti ti comprendono. Amala quando tutti ti abbandonano, o quando ti esaltano come un re. Amala quando ti rubano tutto, o quando te lo regalano. Amala quando ha senso o quando sembra non averlo nemmeno un pò. Amala nella piena felicità, o nella solitudine assoluta. Amala quando sei forte, o quando ti senti debole. Amala quando hai paura, o quando hai una montagna di coraggio. Amala non soltanto per i grandi piaceri e le enormi soddisfazioni; amala anche per le piccolissime gioie. Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe, amala anche se non è come la vorresti. Amala ogni volta che nasci ed ogni volta che stai per morire. Ma non amare mai senza amore. Non vivere mai senza vita!

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Preghiera per la vita Carlo Maria Martini Arcivescovo emerito di Milano Signore Gesù, aiuta la comunità cristiana a saper comprendere, accogliere, sostenere, amare la vita come dono che viene da Te. Non permettere che ci abbandoniamo agli scoraggiamenti ed alle difficoltà quotidiane del vivere, ma rendici forti donandoci ogni giorno, più salda, la consapevolezza che Tu guidi e nutri il tuo popolo. Aiutaci a saper ripetere, con coraggio e con amore, a ogni donna chiamata alla maternità, la parola che una madre ha rivolto a Maria: "Benedetto il frutto del tuo seno". Aiutaci a metterci a servizio, sostenendo, in modo visibile e concreto, la vita nascente, creando tutte le circostanze necessarie affinché ogni creatura abbia la vita e l'abbia in pienezza. Benedici uomini e donne che, pur nel limite e nella fatica, ma con sincerità di cuore, si sforzano, in modi diversi, di rendere sempre più umana la vita dal concepimento all'ultimo istante dell'esperienza terrena. Ti chiediamo, o Signore, di aumentare la nostra fede: aiutaci a credere che l'impegno per l'accoglienza ed il sostegno per la vita terrena, ci richiama alla vita senza fine che Tu ci hai promesso.

Dal Seno di mia madre sei Tu il mio sostegno (preghiera interconfessionale ed interreligiosa per la vita ispirata dal sl. 71) Signore Dio della vita che mi doni di esistere grazie all'amore di un uomo e di una donna… che mi doni di esistere anche se non c'è amore all'inizio del mio viaggio ti prego per ogni grembo che custodisce ogni vita nascente come hai custodito me proteggilo e donagli la pace che viene da te il peso della custodia della vita non sia così gravoso da coprire la gioia di una vita nuova donata al mondo. Proteggi ogni madre affinché non dimentichi ciò che essa è anche se la violenza e non l'amore fossero all'inizio del mio cammino fa che dove non arrivi la mente arrivi il cuore di donna… di donna sanata dal Tuo Spirito che crea il miracolo della vita Sostieni e illumina ogni madre sulla sua vocazione alla vita ricolmala di ogni sapienza perché trasmetta questa sapienza ad ogni uomo e soprattutto al padre di ogni creatura Conto su di te Signore per ogni maternità e ogni paternità Conto su di Te Signore perché la vita e il suo verbo si diffonda proprio la dove essa non è percepita in ogni annichilimento che l'uomo ha creato in se stesso e per se stesso Conto su di Te Signore perché l'umanità sia madre e non matrigna perché l'umanità sia padre e non patrigno perché l'umanità difenda se stessa e sia sempre stupita e gioiosa del miracolo della vita Conto su di Te Signore proprio per il silenzio e lo stupore per cui ogni parola rimane piccola e ogni descrizione rimane inadeguata... apri i nostri occhi dalla cecità in cui a volte cadiamo davanti al miracolo della vita nuova O Padre tutto è possibile a Te... Tu che sei stato e sei il mio sostegno non abbandonare ogni bimbo che ora

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già nato e cresciuto è diventato uomo Tu che per tutti, credenti e non credenti sei sostegno e vita, non mancare di donare la tua gioiosa e prepotente luce che illumina ogni coscienza O Benedetto e Altissimo sostieni la vita dell'embrione, del più debole tra i deboli, perché ogni vivente con il cuore, la mente e la vita possa renderti lode Signore non abbandonare l'opera delle Tue mani perché o Altissimo, dal seno di mia madre, sei Tu con la tua misericordia il mio sostegno e la mia vita. Amen.

Inno alla vita

La vita è un'opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, conservala. La vita è una ricchezza, conservala. La vita è amore, godine. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantalo. La vita è una lotta, vivila. La vita è una gioia, gustala. La vita è una croce, abbracciala. La vita è un'avventura, rischiala. La vita è pace, costruiscila. La vita è felicità, meritala. La vita è vita, difendila. (Madre Teresa di Calcutta)

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La vita è bella, Signore (Michel Quoist) La vita è bella Signore, e voglio coglierla come si colgono i fiori in un mattino di primavera. Ma so, mio Signore, che il fiore nasce solo alla fine di un lungo inverno, in cui la morte ha infierito. Perdonami Signore, se a volte, non credo abbastanza nella primavera della vita, perché, troppo spesso, mi sembra un lungo inverno che non finisce mai di rimpiangere le sue foglie morte o i suoi fiori scomparsi. Sì, Signore, la vita è bella, poiché è tuo Padre che l'ha donata. La vita è bella, poiché sei Tu che ce l'hai ridata quando l'avevamo perduta. La vita è bella, perché è la tua stessa Vita offerta per noi... ma dobbiamo farla fiorire. Oh sì Signore, fammi scoprire ogni giorno, sempre di più, che la vita è bella!

Ogni giorno è da vivere (Madeleine Delbrel)

Ogni mattina è una giornata intera che riceviamo dalle mani di Dio. Dio ci dà una giornata intera da lui stesso preparata per noi. Non vi è nulla di troppo e nulla di "non abbastanza", nulla di indifferente e nulla di inutile. È un capolavoro di giornata che viene a chiederci di essere vissuto. Noi la guardiamo come una pagina di agenda,

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segnata d'una cifra e d'un mese. La trattiamo alla leggera come un foglio di carta. Se potessimo frugare il mondo e vedere questo giorno elaborarsi e nascere dal fondo dei secoli, comprenderemmo il valore di un solo giorno umano.

Preghiera a Maria per la vita (+ Angelo Comastri arcivescovo)

O Maria, nel tuo Cuore perennemente vive la memoria del giorno del grande sì. Continuamente ritorni nella piccola casa di Nazaret e ti stupisci davanti all'angelo Gabriele che ti porta la bella e inaudita notizia che Dio vuole essere uomo con noi. O Maria, oggi noi entriamo nel tuo Cuore per assaporare la meraviglia che tu provasti in quel giorno lontano e vicino: il giorno del tuo sì vogliamo che sia il giorno del nostro sì: con te, o Maria! Oggi diciamo sì alla vita per sempre, oggi ci impegniamo a pregare per la vita, oggi nel tuo Cuore Immacolato e Materno consegniamo l'impegno di essere apostoli della vita nel nome di Dio che in te si è fatto bambino. O Maria, la porta delle nostre case sarà aperta ogni giorno per l'angelo della vita e le nostre famiglie saranno cenacoli viventi di preghiera per la vita: Regina della vita prega con noi, prega per noi, prega per la vita. Amen

Si possono visitare i siti:

www.reggioemilia.chiesacattolica.it

www.mpv.org

www.giovaniperlavita.org