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S.Magno di sulle tracce Itinerari di fede e cultura tra Fondi e Anagni lungo la via Francigena del Sud Comune di Anagni Comune di Fondi

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S.MagnodiS.MagnoS.Magnodidisulle tracce

Itinerari di fede e cultura tra Fondi e Anagni lungo la via Francigena del Sud

Comune di Anagni Comune di Fondi

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Fondi e Anagni rappresentano due importanti realtà storiche del Lazio meridionale, legate da un passato comune che trova nel culto di San Magno il suo anello di congiunzione. Sulle tracce di San Magno costituisce un itinerario religioso, agiografico, storico e culturale che collega i due centri, posti rispettivamente sulle direttrici Appia e Latina-Prenestina della via Francigena del Sud. Da Fondi, il percorso si snoda lungo la strada regionale 637, che percorre i monti Aurunci dalla costa fino alla valle del Sacco, attraversa la valle dell’Amaseno, infine segue la via “Carpinetana” fino ad Anagni, con un tragitto di elevato valore paesaggistico. Sulle tracce di San Magno valorizza così un territorio ricco di luoghi, monumenti e siti archeologici per il visitatore, il turista, il pellegrino.

Sulle tracce di San Magno

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Il culto di San Magno

I documenti agiografici medievali pongono la morte di Magno presso l’omonimo monastero fondano, all’epoca delle persecuzioni di III secolo; in realtà, come attesta il più antico Martirologio Geronimiano, risalente al V secolo, il santo fu sepolto in Fabriteria (Fabrateria Nova, presso S. Giovanni Incarico, o Fabrateria Vetus, presso l’attuale Ceccano). L’intento dei componimenti medievali era di rivendicare a Fondi l’antichità del culto, in realtà sviluppatosi nel centro pontino solo a partire dell’alto medioevo, probabilmente in seguito all’arrivo delle reliquie del santo. Secondo tale tradizione, Magno, originario di Trani e vescovo della stessa città, al ritorno da un pellegrinaggio a Roma, arrivò a Fondi e vi si fermò a vivere la sua esperienza eremitica; venne accolto da Paterno, che aveva costruito una chiesa dedicata alla Vergine ed un monastero nel campus Demetrianus o Mitrianus, e lì operò numerosi miracoli. Subì il martirio nel 252 d.C., durante la persecuzione dell’imperatore Decio, quando, il 19 agosto, obbligato a sacrificare agli idoli pagani, chiese di potersi ritirare in preghiera nel suo cubicolo; lì, ad opera di militari romani, venne ucciso o, secondo altre versioni della leggenda, morì di morte naturale e solo in seguito fu decapitato. Il culto ad Anagni, di cui Magno è patrono, ha origine dalla traslazione delle reliquie nella città ciociara, avvenuta in un’epoca non precisabile. Una delle versioni della vita del santo contenuta nel Lezionario Anagnino e illustrata dal prezioso ciclo di affreschi che decorano la cripta della Cattedrale, risalenti alla prima metà del XIII secolo, riporta la tradizione secondo la quale, dal sepolcro fondano dove giacevano, le spoglie sarebbero state traslate a Veroli a seguito delle scorrerie saracene; lì restarono fino ad una successiva incursione dei Saraceni che le esumarono, gettandole all’esterno della chiesa nella quale erano deposte; il re Muca, capo dei Saraceni, resosi conto del loro valore, ne propose il riscatto alla popolazione di Anagni che, accettato l’accordo, prelevò il corpo e lo trasportò in città, conferendogli nuova sepoltura. Il passaggio di Magno ad Anagni prima del suo arrivo a Fondi, la sua locale opera di evangelizzazione e la conversione della vergine Secondina – anch’ella destinata al martirio – sono riportatate invece da un’ulteriore versione della leggenda. Un altro testo agiografico, che riguarda la figura del vescovo Pietro da Salerno (1062-1105), narra di come il culto del martire sarebbe successivamente caduto nell’oblio, tanto da far perdere cognizione dell’effettiva esistenza delle sue reliquie all’interno della Cattedrale della città ernica; il vescovo Pietro, a seguito di alcune visioni e fatti miracolosi, ne avrebbe rinvenuto le spoglie, alle quali avrebbe dato una nuova e più decorosa sistemazione nel contesto della nuova Cattedrale da lui ricostruita.

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storia La città, probabilmente abitata dai Volsci, entrò nell’orbita romana dal IV sec. a.C. e ottenne la piena cittadinanza nel 188 a.C.; in posizione strategica lungo la via Appia e in un territorio dalla notevole vocazione agricola (vi erano prodotti vini celebri come il Cecubo), conserva importanti resti del periodo romano, tra i quali ampi tratti delle mura urbiche e l’impianto stesso del centro storico, che ricalca gli isolati della città antica. Dopo la caduta dell’Impero Romano, fu forse coinvolta dalle invasioni dei Goti e dei Longobardi e dovette subire le incursioni dei Saraceni nel IX secolo; attorno al X secolo fu sotto i duchi di Gaeta, prima di passare come feudo alla dinastia normanna dei Dell’Aquila (XII sec.) che, tramite alleanza matrimoniale, lo trasmise alla potente famiglia dei Caetani. Questi detennero il potere dal XIII al XV sec., determinando un momento di grande importanza politica e strategica del centro, collocato tra i territori della Chiesa e di Napoli, che culminò con la reggenza di Onorato I (protagonista del Grande Scisma D’Occidente con l’elezione dell’antipapa Clemente VII, tenutasi a Fondi nel 1378) e del suo discendente Onorato II; quest’ultimo, legato alla corte aragonese, diede un volto nuovo alla città, con il restauro e la costruzione di molti edifici, tra i quali il Palazzo Caetani e la chiesa di S. Maria Assunta. Dal 1495, la contea appartenne a Prospero Colonna, la cui celebre nuora Giulia Gonzaga attrasse a sé una corte di artisti, dotti e poeti. Nei secoli successivi il feudo, decaduto anche a causa dell’impaludamento della zona, passò ad altre famiglie nobili e, alla fine del XVII secolo, subì l’occupazione francese. L’ultimo conflitto mondiale causò la distruzione di molta parte del tessuto urbano.

Duomo (San Pietro): in forme gotiche, con ricco portale, conserva numerose opere tra cui una cattedra marmorea usata, secondo la tradizione, per la consacrazione dell’antipapa Clemente VII nel 1378. Palazzo Caetani: residenza dei signori di Fondi, conserva l’aspetto della seconda metà del ‘400 dovuto al rifacimento di Onorato II Caetani, che si avvalse di Forcimanya, esponente della corrente artistica tardo-gotica maiorchina. Chiesa di Santa Maria: ricostruita in stile rinascimentale da Onorato II, ha un portale marmoreo riccamente decorato, sovrastato da un rilievo raffigurante il committente; ospita al suo interno importanti opere d’arte.

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cosa vedere Terme romane: sono in luce alcuni ambienti riscaldati e un praefurnium in laterizi, con fasi di utilizzo dal I al IV secolo. Mura: risalenti ed età repubblicana, con rifacimenti di età medievale, circondano ancora oggi il centro storico e sono in parte inglobate negli edifici; si conserva la porta nord-est (detta “Portella”). Domus romana di via Vitruvio Vacca: all’interno della chiesa medievale di San Martino ne sono visibili alcuni ambienti con fasi dal I secolo a.C. al VI secolo d.C. Castello: costruito dai Caetani e costituito dal mastio e dalla rocca, ospitò il conclave per l’elezione dell’antipapa Clemente VII; è attualmente sede del Museo Civico Archeologico. Chiesa di San Francesco: eretta da Onorato I Caetani in forme gotiche, con porticato e chiostro. Chiesa e chiostro di San Domenico: il complesso, risalente probabilmente al XIII secolo, venne riedificato nel 1466 nelle forme attuali da Onorato II Caetani.

Fondi, Palazzo Caetani, particolare della decorazione delle bifore

Fondi

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storia Originariamente interessato da un insediamento romano, di cui sopravvivono resti di una sostruzione, il sito fu in seguito occupato, dal VI secolo d.C., da un sepolcreto, poi da una chiesa, risalente almeno al X secolo. Il complesso fu oggetto di restauri tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, ad opera di Prospero Colonna, conte di Fondi, che costruì anche la cosiddetta chiesa superiore, che si eleva sulle strutture precedenti. La più antica testimonianza dell’esistenza di un monastero a Fondi è contenuta negli scritti di Gregorio Magno, che descrive, alla fine del VI secolo, un complesso con celle abitate da circa duecento monaci, fondato da Onorato, originario del Sannio e figlio di un colono, attuale patrono della città di Fondi: il monastero menzionato non può che essere identificato con quello di San Magno nell’omonima contrada, sebbene non vi sia traccia nel sito di strutture risalenti al VI secolo. Scarse sono le notizie storiche per i secoli successivi. Nel medioevo il monastero comincia a perdere la propria autonomia e, alla metà dell’XI secolo, diviene grangia di Montecassino, cui rimane legato nei secoli successivi. Dal 1492 l’abbazia e tutte le sue terre passano nelle mani dei monaci della Congregazione benedettina di Monte Oliveto. In questo periodo il complesso attraversa un momento di prosperità, dovuto soprattutto alle elargizioni concesse da Prospero Colonna, cui si deve il considerevole intervento ricostruttivo. Dopo alcuni secoli di decadenza, il monastero venne abbandonato definitivamente nel 1807, a seguito della soppressione degli ordini religiosi operata da Giuseppe Bonaparte, durante l’occupazione francese del regno di Napoli.

cosa vedere Il complesso si articola su tre livelli. Della chiesa medievale sono visibili la cripta, l’abside e il transetto, che conserva un ciclo pittorico con scene di vita di San Benedetto risalente probabilmente alla seconda metà dell’ XI secolo. La chiesa rinascimentale, che si trova al livello superiore, è attualmente aperta al culto. La cappella di San Paterno, avancorpo adiacente al lato sud, sfrutta in parte un ambiente interno della sostruzione romana.

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Monastero di S. Magno, chiesa medievale particolare degli affreschi

Tra le strutture databili agli ultimi secoli di vita del complesso, si conservano la foresteria, una serie di ambienti per la lavorazione dell’olio e l’antico mulino, nel quale è allestito il museo della civiltà contadina, con un percorso didattico-museale sulla storia del grano e attrezzi originali utilizzati fino agli anni ’80 del secolo scorso.

Monastero di S. Magno, chiesa e foresteria

Monastero di San Magno

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storia Parte del territorio di Fondi in età romana, il castrum Inulae è citato per la prima volta nell’atto relativo alla sua donazione a Montecassino dal duca di Fondi (1072). Dalla metà del XII secolo, ritornò a far parte della contea di Fondi. L’abitato medievale sorse nell’area della chiesa di S. Giovanni e si sviluppò nel XVII secolo verso sud, con fulcro in piazza Cavour. Durante la seconda guerra mondiale, la città fu occupata dalle truppe tedesche e duramente bombardata.

cosa vedere Chiesa di S. Maria Maggiore: del XIII secolo ma restaurata all’inizio del ‘600; vi furono portati materiali dal monastero di S. Magno in abbandono, tra cui l’iscrizione relativa ai restauri di Prospero Colonna, ora ricollocata nel cenobio. Chiesa di S. Giovanni Evangelista: terminata a fine XII secolo, ebbe numerosi rifacimenti. Santuario di S. Maria del Colle: eretto sul colle che domina il centro, dopo il rinvenimento, nel ‘600, di un’immagine della Madonna, secondo la tradizione nascosta durante le persecuzioni del III secolo; il santuario è collegato alla sottostante P.zza Cavour da una scala, recentemente decorata da mosaici di artisti di tutto il mondo. Castello: risalente al XIII secolo.

cosa vedere Dell’antico insediamento rimangono oggi i resti dell’intero perimetro della fortificazione, cisterne e altre strutture non identificate. Lungo il percorso sono visibili i cippi in pietra che indicavano il confine tra il Regno di Napoli e i territori dello Stato Pontificio, e che oggi dividono i comuni di Lenola, Fondi e Vallecorsa e le province di Latina e Frosinone; essi riportano il giglio, simbolo dei Borbone, e la data di collocazione su un lato, le chiavi decussate di S. Pietro e un numero progressivo sull’altro. Dalla cima è visibile un notevole panorama sui Monti Ausoni e sulla piana di Fondi fino alla costa con i promontori di Terracina e del Circeo.

storia Il castrum Aquevive, incluso nel ducato di Fondi, è menzionato per la prima volta nel 979, quando passò per donazione dal duca di Fondi al Monastero di S. Magno. Nel 1072 fu promesso all’abbazia di Montecassino, ancora da un duca fondano, Littefrida. Nel 1491 i briganti guidati da Sciarra vi trovarono rifugio; la tradizione imputa proprio a quest’ultimo condottiero la distruzione del centro che, alla fine del XVI secolo, è descritto come in stato di totale abbandono.

Ruderi di Acquaviva, veduta dal basso

Lenola, scalinata della pace, particolare

Lenola Acquaviva3 4

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storia Il centro è situato nella valle superiore del fiume Amaseno. L’abitato è documentato dall’XI sec. con il nome di San Lorenzo, cambiato con l’attuale nell’800. Dal XII al XIV secolo fu in possesso dei Conti da Ceccano, poi, nella prima metà del secolo successivo, di Giovanna II di Napoli, cui è dovuto l’ampliamento del castello.

cosa vedere Collegiata di S. Maria Assunta: consacrata nel 1077 ma ultimata nel 1291 con l’apporto dei maestri privernati Gullimari, mostra rapporti di derivazione stilistica dai modelli di Fossanova, evidenti nella facciata; l’interno ha tre navate divise da pilastri, un pulpito dei Gullimari e affreschi duecenteschi nel presbiterio. Nella chiesa si conserva una reliquia del sangue di San Lorenzo che ogni anno, il 10 Agosto, si liquefà miracolosamente.

storia Controlla la Valle del Sacco subito prima della confluenza con il fiume Liri, via di comunicazione già da epoca preistorica tra Etruria, Lazio meridionale e Campania. Di fronte allo sperone su cui sorge oggi il paese, si trova il centro fortificato di Montenero, di cui resta l’imponente circuito murario, con fasi di vita dal VII al IV sec. a.C.; un’ ipotesi lo identifica con Satricum, uno dei due omonimi centri dei Volsci noti dalle fonti, che nel 320 a.C. fu punito dai Romani per aver parteggiato in favore dei Sanniti nella contesa per il possesso di Fregellae (probabilmente la vicina Rocca d’Arce). Dall’ età romana (II sec. a.C.) ad epoca altomedievale è testimoniata la frequentazione dell’area di Casale di Madonna del Piano, abbandonato nel IX sec. L’attuale abitato è di origine medievale, cinto da mura con tre porte esterne e una rocca sul lato nord. Patrimonio della Chiesa per la sua posizione di confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli, fu affidato come castellania a varie famiglie nobiliari (dal 1409 al 1816 ai Colonna). Per la sua vicinanza al fronte di Cassino, venne duramente coinvolto nelle operazioni belliche della seconda guerra mondiale, come ricordato dal “Monumento alla Mamma Ciociara”.

cosa vedere Chiesa di S. Nicola: divisa in due navate irregolari, di cui la destra aggiunta in una seconda fase, conserva affreschi con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento di XIII secolo, che mostrano contatti stilistici con il ciclo figurativo della cripta della cattedrale di Anagni. Rocca: alla sommità dell’altura, ospita il “Monumento alla Mamma Ciociara”. Chiesa di S. Oliva: contigua alla Rocca, forse già esistente nel XII secolo. Museo Civico Archeologico: conserva reperti provenienti dall’area archeologica di Casale di Madonna del Piano, dove furono rinvenuti una villa romana, con fasi di età repubblicana e imperiale, e un insediamento altomedievale, comprendente un edificio di culto e una necropoli.

Amaseno, collegiata di Santa Maria Assunta

5 Castro dei Volsci 6 Amaseno

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Fondi

Monastero di San Magno

Ruderi di Acquaviva

Castro dei Volsci

AmasenoRoccaseccadei Volsci

Priverno

Maenza

Carpineto Romano

Anagni

3Lenola

Itinerario

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Castro dei Volsci

Lenola

Monastero di San Magno dalla SS 7 Via Appia imboccare la SR637 per Lenola e svoltare per la frazione di San Magno. Proeguire fino al complesso monastico in via di Valle Vigna, a circa 4 km dal centro di Fondi.

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1Fondi è raggiungibile in auto dall’autostrada A1: uscire a Frosinone in dir. Latina lungo SR156, poi in dir.Terracina (NSA255 Terracina-Prossedi) e su SS7 via Appia fino a Fondi; da Roma con la SS7 Appia o la via Pontina (SR148), da Napoli con la SS7 Quater; in treno (linea Roma-Napoli) stazione Fondi-Sperlonga.

Lenola Dalla SS 7 Via Appia si imbocca la SR 637 per Lenola.

Anagni Da Carpineto riprendere la SS609, uscire a destra in direzione Gorga e girare a sinistra per Anagni; imboccare a destra la SP89A in dir. Gavignano, continuare su SP17 e SS155r; prendere l’uscita Anagni.

Carpineto Romano Uscire da Maenza e svoltare a destra sulla SS 609 Carpinetana fino a Carpineto Romano.

Maenza Uscire da Priverno e seguire per Frosinone, girare a destra lungo via Marittima di Mezzagosto sempre in dir. Frosinone, poi girare a sinistra e imboccare la SS 609 Carpinetana fino a Maenza.

Priverno - Fossanova Da Roccasecca dei Volsci imboccare via XXI Aprile, poi via Fornace; seguire a destra per Priverno, svoltare a destra, poi a sinistra; al bivio seguire la SP 62 via Marittima, a destra per Priverno; a sinistra per Fossanova.

Roccasecca dei Volsci Da Amaseno imboccare la SP 3 Guglietta Vallefratta dir. Latina e poi dir. Priverno; svoltare per Roccasecca dei Volsci su SP Marchegiana e Casini, poi su SP Roccasecca dei Volsci.

Amaseno Da Castro dei Volsci prendere la SP 72, imboccare a destra la SR 637, poi la SP 3 a sinistra per Amaseno.

Castro dei Volsci Da Lenola proseguire su SR 637, alla rotonda seguire per Vallecorsa e imboccare la SP 72 per Castro dei Volsci.

Ruderi di Acquaviva Il sentiero (1,30 h a piedi) parte dal piazzale del passo della Quercia del Monaco, al km 36 della SR 637 tra Lenola e Vallecorsa.

Si propone un itinerario che parte da Fondi verso Anagni, seguendo la direzione in parte percorsa, secondo la tradizione agiografica, dalle spoglie di S. Magno. Le tappe, situate a breve distanza l’una dall’altra e collegate attraverso strade ad elevato valore paesaggistico, possono essere affrontate in macchina, moto e autobus, ma anche in bicicletta, a piedi o a cavallo.

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storia La posizione a controllo della valle dell’Amaseno – confluenza dei percorsi di attraversamento dei monti Lepini e snodo fra la valle del Sacco e la Pianura Pontina – favorì la nascita di un importante centro volsco, ricordato dalle fonti ma non localizzabile con precisione. Entrato più volte in conflitto con Roma, il centro fu infine sottomesso con le armi nella seconda metà del IV sec. a.C.: le mura furono distrutte, parte dei cittadini deportati a Roma, il territorio confiscato. La città fu rifondata nella seconda metà del II sec. a.C. come colonia di cittadini romani, in un sito di pianura – la piana di Mezzagosto – nella valle dell’Amaseno, 2 km a nord della città moderna; dell’impianto urbano sono stati portati in luce il foro e alcune domus, la cinta muraria, il teatro e le terme, oltre a strutture di epoca tardoantica e altomedievale tra cui un edificio religioso, probabilmente la cattedrale. In età medievale avanzata, il sito è stato abbandonato a favore dell’altura dove sorge la città attuale; il passaggio dei traffici, spostatisi nel Medioevo dall’Appia a valle al più interno percorso pedemontano dei Monti Lepini, ne favorì la prosperità. La cittò fu devastata da un incendio nel 1159, tradizionalmente collegato ai contrasti tra Federico Barbarossa e la Chiesa, alla quale la città era fedele; patrimonio della Chiesa, ottenne gli statuti nel XVI secolo. Il nucleo più antico dell’abitato è a est, attorno alla chiesa di S. Benedetto; dopo l’incendio, la città si espanse con un tessuto urbano irregolare, con asse principale in via Consolare, collegamento tra Porta Romana – non più esistente – e Porta Napoletana.

cosa vedere Duomo di S. Maria Assunta: fu costruito nel XII secolo in stile gotico cistercense, per l’influsso del cantiere della vicina Fossanova. È preceduto da una scalinata e da un portico a tre arcate; facciata e interno sono stati rimaneggiati nel ‘500 (campanile e cappelle) e nel ‘700. Vi si conserva una reliquia tradizionalmente attribuita a S. Tommaso d’Aquino, morto a Fossanova, che sarebbe stato privato della testa prima del trasferimento del suo corpo a Tolosa.

storia Sorge in posizione panoramica su uno sperone del Monte Curio a dominio della principale via di comunicazione tra la Ciociaria e la valle Pontina. Ha origine nel Medioevo, col nome di Castrum Sanctae Crucis. Da possedimento della Chiesa, divenne feudo di diverse famiglie (Frangipane, conti di Ceccano nel XIII sec., Carafa, Massimo e Gabrielli). Il nucleo più antico è intorno a piazza Umberto I, sulla quale si affacciano la chiesa di S. Maria Assunta e il Palazzo Baronale; del circuito murario restano due torri circolari e una rettangolare adiacente al Palazzo.

cosa vedere Chiesa di S. Maria Assunta: l’aspetto attuale è dovuto ai restauri barocchi voluti dai Massimo (inizi XVII sec.); al suo interno, si conservano materiali scultorei medievali e dipinti rinascimentali. Palazzo Baronale: forse risalente al ‘400, fu radicalmente modificato nel 1590 da Ascanio Massimo; al primo piano un grande salone e una cappella con imponente affresco seicentesco, attribuito alla scuola di Pietro da Cortona. S. Maria della Pace: tempietto circolare, prima della salita al paese, costruito dai Massimo (XVII secolo), con lesene in laterizi e cupola rivestita da piastrelle policrome.

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Roccasecca dei Volsci, Palazzo Baronale

Roccasecca dei Volsci7 Priverno8

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Chiesa di S. Benedetto: antica cattedrale, risalente al IX-X secolo, restaurata nel XIV; ha forme molto semplici all’esterno e all’interno, con tre navate divise da pilastri legati da archi trasversali. Chiesa di S. Giovanni Evangelista: di fondazione altomedievale (IX-X secoli), ha subito rifacimenti testimoniati anche dal palinsesto di affreschi sulle pareti interne; la facciata, preceduta da un portico, è affiancata da un campanile che mostra contatti con i modelli fossanoviani; l’interno è a tre navate divise da pilastri, reggenti archi diseguali. Palazzo Comunale: risalente al XIII sec., sorge accanto al Duomo in piazza del Mercato; ha un portico monumentale ad arcate ogivali sormontato da due piani, di cui l’ultimo moderno. Cinta muraria: presso porta Napoletana – una delle sette porte originarie –, datata al XII sec. e successivamente rimaneggiata, si conservano notevoli tratti delle antiche mura con torri rettangolari. Palazzo Vescovile: attualmente ospita il Museo Archeologico, che espone i materiali rinvenuti nella romana Privernum, tra i quali un notevole mosaico pavimentale, proveniente da una delle domus scavate e riproducente un “paesaggio nilotico”.

Abbazia di Fossanova: lungo la strada di collegamento tra Priverno e l’Appia, a ridosso dell’Amaseno, si trova l’abbazia, sorta come fondazione benedettina – attestata dal XI secolo – sul luogo di una villa romana di età repubblicana; di quest’ultima l’attuale chiostro occupa il peristilio, e sono parzialmente in luce le terme. Dal XII secolo – secondo la tradizione, a seguito del passaggio di S. Bernardo da Chiaravalle in viaggio per Roma (1134-5) – l’abbazia fu riformata secondo la regola cistercense. Il monastero ebbe più fasi costruttive: la prima, conclusasi nel 1208 con l’inaugurazione della chiesa, sfruttò tra le altre una cospicua donazione di Federico Barbarossa; altri lavori dell’inizio del XIII sec. paiono legati a Federico II, come l’eliminazione del nartece e la creazione del ricco portale della chiesa; tra XIII e XIV secolo, nuovi interventi riguardarono soprattutto la sala capitolare e il chiostro. Tra ‘700 e ‘800, lo spopolamento del monastero e il saccheggiodei Francesi, l’apertura della via per Priverno che tagliò il sito e la creazione della spina di edifici del borgo trasformarono progressivamente il monastero in un borgo rurale; nonostante il tentativo di recupero da parte dei Cistercensi di Casamari, il monastero, venduto all’asta, cambiò vari proprietari; dal 1878 è monumento nazionale. L’abbazia segue, con adattamenti dovuti alle preesistenze, lo schema cistercense, caratterizzato da un’architettura semplice e sobria, che prevedeva l’esistenza di un nucleo principale per i monaci e i conversi, disposto intorno al chiostro e accanto alla chiesa, comprendente refettori, sale comuni, dormitori; separati, si trovavano le infermerie, il settore di ingresso con ambienti di accoglienza e un settore produttivo. In una cella dell’alloggio dell’abate, morì nel 1274 S. Tommaso d’Aquino, le cui reliquie rimasero a lungo a Fossanova (un’iscrizione nella chiesa ne ricorda l’originario luogo di deposizione), fino alla traslazione nel 1396 a Tolosa per ordine di Urbano V.

Fossanova, chiesa abbaziale

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storia Il paese, posto nel punto in cui la Valle Carpinetana si affaccia sulla Valle dell’Amaseno, è probabilmente sorto a seguito della dispersione degli abitanti di Priverno, forse su un sito abitato già in epoca arcaica. Vi detennero il potere per quattro secoli i Conti di Ceccano. Nel 1274 vi si fermò S. Tommaso, prima di raggiungere l’abbazia di Fossanova. Tramite matrimonio, alla metà del ‘400, il feudo passò a Raimondo Caetani, che restaurò e ampliò il castello, e alla fine del ‘500 fu ceduto agli Aldobrandini; in seguito, esso giunse ai conti Pecci (famiglia del papa Leone XIII). Durante il periodo della ritirata tedesca nel 1944, fu pesantemente bombardato. Il centro, che conserva ancora numerosi edifici medievali, è articolato su stradine disposte a semicerchio attorno al castello, situato nell’area nord; il limite del paese antico è segnato dall’originario percorso murario del XIII secolo oggi riproposto da via dei Villici.

cosa vedere Castello: fu costruito nella prima metà del IX sec. intorno ad una vasta piazza d’armi. Le famiglie feudatarie lo modificarono e ampliarono nel corso degli anni. Successivamente, verso il ‘500, vennero innalzate delle torri di rinforzo e le feritoie per i cannoni. Ha pianta quadrangolare con torri quadrate e semicircolari ed un bastione al’’angolo nord-est. Importanti rifacimenti si devono all’insediamento dei Conti di Ceccano; Bernardo I, infatti, lo scelse come residenza ampliandolo nelle forme dell’attuale Palazzo Baronale. Piazza coperta: collocata in prossimità della Porta Maggiore, uno degli originari accessi al borgo, è uno spazio coperto di forma irregolare con pareti ad archi, che scavalca la strada con un passaggio voltato; fu utillizzata in epoca medievale come mercato. Palazzo Pecci: vi dimorò papa Leone XIII nel 1830, come ricordato da una lapide; è attualmente sede del Municipio. Chiesa e piazza di S. Reparata: chiesa di XV sec. con annesso piccolo convento, affacciata sull’omonima piazza con fontana ottagonale in pietra. Chiesa di S. Maria Assunta: ricostruita nell’800 per volere di Leone XIII su un edificio medievale preesistente; ha facciata neoclassica con pronao colonnato e interno a tre navate. Chiesa di S. Giacomo: attualmente sconsacrata, conserva i portali e il rosone dell’originario impianto medievale; conteneva un affresco della Madonna delle Cerase, oggi a S. Maria Assunta (tradizione locale è la festa delle ciliegie a inizio giugno).

Maenza, castello

Maenza, ingresso alla piazza coperta

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storia Il centro di Carpineto Romano si estende su due colline contigue alle pendici di Monte Capreo (1421 m); il toponimo deriva dal carpino, pianta presente nei boschi locali, ed è attestato per la prima volta in un documento del 1077. Amministrato dalla famiglia Da Ceccano come feudo del capitolo dei Canonici di S. Giovanni in Laterano, divenne oggetto delle mire di Bonifacio VIII, che nel 1299 ne tolse il possesso ai feudatari per atttribuirlo al nipote Pietro Caetani. Dopo la morte di Bonifacio VIII, Carpineto conobbe ulteriori passaggi di mano fino allo scorcio del secolo XVI, quando passò alla famiglia del cardinal Pietro Aldobrandini (1612-1628), che con la sorella, Donna Olimpia, contribuì a migliorare la città con interventi nel campo dell’urbanistica, dell’economia, della sanità, favorendo la creazione di un polo culturale, oltre a ingrandire il ducato con l’annessione di Gavignano, Gorga, Montelanico e Maenza. Gli Aldobrandini, che per questioni ereditarie si unirono ai Borghese-Pamphili-Facchinetti-Doria, ripresero il titolo ducale nella prima metà del secolo XIX, dopo la rinuncia ai diritti baronali avvenuta nell’anno 1816, durante l’invasione napoleonica. Nell’800 vi ebbe i natali Gioacchino Vincenzo Pecci, pontefice dal 1878 con il nome di Leone XIII (1810-1903); il suo pontificato comportò una nuova stagione di impegno urbanistico nel centro, con l’erezione di chiese, fontane pubbliche, ospedali, scuole.

cosa vedere Chiesa di S. Agostino: di impianto gotico (conserva due portali, in facciata e laterale), con restauri e rimaneggiamenti successivi, anche ad opera di Leone XIII. Chiesa di S. Michele Arcangelo: è in forme gotiche risalente al XIV sec.; all’interno, un affresco di una “Flagellazione” attribuita a Giulio Romano. Chiesa e convento di S. Pietro Apostolo: sono stati edificati su commissione del cardinale Pietro Aldobrandini; custodiva un dipinto di ‘San Francesco in meditazione’, oggi a Roma, recentemente attribuito al Caravaggio. Chiesa di S. Giovanni Evangelista: restaurata al tempo di Leone XIII. Chiesa di S. Leone Magno: fatta edificare da Leone XIII in forme neoclassiche. Collegiata: innalzata per volontà popolare nel ‘700 intitolata ai santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, è stata recentemente intitolata al Sacro Cuore di Gesù. Chiesa di S. Giacomo: possiede un prezioso portale cinquecentesco. Chiesa di Santa Maria del Popolo: chiesa romanica risalente al XIII secolo, con portico con protomi di animali e

portale rinascimentale; all’interno, un ciclo di affreschi tardorinascimentali sulle Storie della Vergine. Palazzo Pecci cinquecentesca casa natale del pontefice Leone XIII e oggi sede del Museo Leoniano. Torre Aldobrandini: rocca del castello medievale posta sull’estremo sperone del paese.

Carpineto Romano, chiesa di Sant’Agostino

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Carpineto Romano10

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storia Posta sulle pendici dei monti Ernici, a dominio della valle del Sacco, fu sede della lega del popolo ernico, del quale ospitava il principale santuario. Si oppose ai Romani, dai quali venne definitivamente sottomessa nel IV sec. a.C., mantenendo a lungo la sua importanza per la posizione strategica lungo la via Latina e la fertilità delle sue terre, ricordata anche nelle fonti antiche. La città arcaica si sviluppava sulla parte più alta del colle (area della cattedrale). Poche le testimonianze visibili del periodo romano, tra le quali tratti della cinta muraria; è nota da ritrovamenti la localizzazione di numerosi edifici sacri, delle terme e del foro; una villa imperiale è stata portata in luce in loc. Villa Magna. Nel XII sec. si affermò la signoria dei Caetani, famiglia del papa Bonifacio VIII. Più volte eletta dimora della corte pontificia, fu al centro della politica dei grandi pontefici del sec. XIII e coinvolta nella lotta tra Papato e Impero. Qui avvennero importanti episodi, tra cui lo “schiaffo” in realtà allusivo all’oltraggio a Bonifacio VIII, tenuto prigioniero nel suo palazzo per volere del re francese Filippo IV il Bello (1303); nel 1378, nella cattedrale, dodici cardinali francesi dichiararono invalida l’elezione di Urbano VI, prima di riparare a Fondi, dove elessero l’antipapa Clemente VII. Nel sec. XIII, al significativo ruolo politico e amministrativo assunto dalla città, corrisposero numerosi interventi urbani ed edilizi, evidenti lungo l’arteria principale di via Maggiore e nelle sue adiacenze, dove sorsero - o furono ristrutturati - gli edifici sede del potere ecclesiastico e civile (cattedrale, palazzo comunale, il palazzo di Bonifacio VIII) e si concentrarono le residenze della nobiltà cittadina, oltre a numerosi edifici di culto. Dalla metà del ‘500, la città acquisì un nuovo ruolo strategico a difesa di Roma da meridione, determinando un rinnovamento urbanistico, con interventi sulle mura e il rifacimento di molte chiese in forme barocche.

cosa vedere Chiese: S. Chiara: a pianta ellittica, di stile barocco. S. Angelo: sorta nel Medioevo, ma modificata prima in stile barocco e poi neoclassico. S. Pancrazio: di origine medievale, ristrutturata in forme barocche. S. Agostino: a pianta circolare, riedificata nel ‘700. S. Andrea: più volte restaurata, conserva il campanile di epoca medievale. S. Giovanni De Duce: eretta in età medievale sui resti di un edificio di fine II-I secolo a.C, probabilmente appartenente al foro, e rifatta in stile barocco. S. Pietro in Vineis: sorta fuori della cerchia urbana, vicino Porta Cerere, nella prima metà del sec. XII, fu dal XIII al XVI secolo di pertinenza del monastero delle Clarisse; conserva importanti affreschi alcuni dei quali, del secolo XIII, mostrano contatti con uno degli artisti della cripta della cattedrale; in essi compare S. Chiara, canonizzata ad Anagni da Alessandro IV nel1255.

Mura: realizzate in opera quadrata probabilmente alla fine del IV secolo a.C., ebbero restauri ed aggiunte successive già in epoca romana e un massiccio rifacimento alla metà del ‘500; notevoli resti sono visibili nella zona degli Arcazzi. Palazzo della Ragione: sede del palazzo comunale, fu costruito nell’XI sec. collegando due preesistenti edifici con un imponente passaggio ad archi, sul quale poggia la Sala della Ragione. Palazzo di Bonifacio VIII: dimora di papa Gregorio IX, poi di Bonifacio VIII; conserva decorazioni parietali del XIII sec. e ospita una collezione museale.

Anagni, edificio medievale in piazza Innocenzo III

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11 Anagni

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cosa vedere L’esterno presenta una facciata in pietra arenaria in stile romanico con tre portali e davanti, isolato, il campanile; sul fianco dell’edificio, dal lato di piazza Innocenzo III, si trova la statua di Bonifacio VIII in una loggetta pensile. L’interno, a tre navate separate da pilastri e colonne,

Storia L’attuale cattedrale di S. Maria è il rifacimento di un precedente edificio, la cui esistenza è testimoniata da due iscrizioni e dagli elementi dell’originario apparato decorativo della prima metà del IX sec.; esso sorgeva nella parte della città occupata dall’acropoli romana e insisteva su strutture antiche, individuate nei sotterranei e lungo i fianchi della costruzione, attribuite ad un tempio. L’opera è dovuta al vescovo Pietro da Salerno (1062-1105), al quale, secondo la tradizione agiografica, San Magno e la Vergine, in una visione, diedero mandato per la ricostruzione. La fabbrica, consacrata all’inizio del XII secolo, venne ultimata nel corso del XIII, con la realizzazione della pavimentazione in marmo policromo e del sistema di copertura. Essa fu oggetto nella prima metà del ‘600 di un massiccio intervento decorativo, poi eliminato dai restauri intrapresi a partire dall’800.

terminanti con tre absidi semicircolari, conserva la struttura romanica, con elementi gotici; solo scarsi resti della decorazione pittorica medievale sono attualmente visibili. Il pavimento è opera di Cosma, figlio di Jacopo di Lorenzo, e dei suoi figli, con ampi restauri moderni; il seggio episcopale e il candelabro pasquale sono opera del Vassalletto (metà XIII sec.). La cripta, nella quale sono conservati altari con le sepolture del vescovo Pietro, di San Magno e di martiri tra cui Secondina, si sviluppa in corrispondenza della parte absidale; ha tre navate, divise da colonne, e tre absidi; il pavimento è cosmatesco, opera degli stessi autori di quello della cattedrale. Le pareti e le volte sono state interamente affrescate nella metà del XIII sec., ad opera di tre diversi artisti; vi compaiono, tra gli altri, i cicli agiografici dei santi Magno e Secondina, episodi del Vecchio Testamento e dell’Apocalisse. Della vicenda di S. Magno sono raffigurati il martirio post mortem, con la decapitazione inferta al suo cadavere, la traslazione delle reliquie da Fondi a Veroli, la profanazione del sepolcro da parte dei Saraceni e la successiva traslazione alla volta di Anagni, la collocazione dei resti in un sepolcro nella cattedrale, i cinque miracoli operati dalle reliquie del Santo. Adiacente è la cappella di S.Tommaso Becket, canonizzato ad Anagni, ornata con affreschi coevi alla decorazione della cripta. Annessa al lato sinistro della cattedrale alla fine del sec. XIII, la cappella Caetani contiene un sepolcro a baldacchino di forme gotiche (opera dei Cosmati), in cui sono collocati i sarcofagi della famiglia. L’adiacente museo conserva iscrizioni di epoca romana, medievale e moderna, oltre ai resti dell’arredo liturgico della Cattedrale carolingia di IX secolo e mosaici cosmateschi di XIII secolo.

Anagni, cripta della Cattedrale

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Anagni, la cattedrale11

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Assessorato Cultura e Politiche Giovanili

La pubblicazione è finanziata dalla Regione Lazio nell’ambito delle iniziative per la promozione e valorizzazione dei percorsi della via Francigena nel Lazio - L.R. 23 Novembre 2006 n. 19 art. 2 lettera b), c), d) Anno 2013

Coordinamento progetto: Prof. Eugenio Lanzillotta - Università degli Studi di Roma Tor Vergata Consulenza: Ken Parker Sistemi S.r.l.

Testi e progetto grafico a cura di: Elisabetta FrizziFoto: Elisabetta Frizzi, Daniela Quadrino, Guido Salemme, Gustav Rubiò

Regione LazioAssessorato Cultura e Politiche Giovanili

Assessore: Lidia Ravera Direzione Cultura, Politiche Giovanili

Direttore: Miriam CiprianiArea Valorizzazione del Patrimonio Culturale

Dirigente: Sabrina VarroniResponsabile Unico del Procedimento: Simone Quilici

Le immagini della cripta sono riprodotte su concessione del Capitolo della Cattedrale di AnagniSi ringraziano: don Marcello Coretti, Virgilio Costa

Stampato da: Edizioni Tored s.r.l.Giugno 2014

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