Sul Monte Kenya per trovare se stessi - Il blog di Wu Ming · Franco Marchese, che ha insegnato...

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Chichibìo Numero 68 - anno XIV, maggio-gnigno 2012 Hanno collaborato a questo numero di Chichibìo: Fabio De Proprls, che insegna Italiano e Latino in un liceo classico di Roma Marco Francesco Dolermo, che insegna materie letterarie nel liceo artistico di Acqui Terme (Al) Martina Guarnieri, che insegna materie letterarie e Latino in un liceo scientifico di Modena Franco Marchese, che ha insegnato Italiano e Latino in un liceo scientifico a Palermo Claudia Mizzotti, che insegna Italiano e Latino in un liceo scientifico di Verona Roberto Oddo, blogger, che insegna Italiano e Latino in un liceo classico di Palermo ed è giornalista e pubblicista Lucia Olini, che insegna in un liceo scientifico di Verona e da qualche anno si occupa di formazione docenti del settore linguistico-letterario secondo il modello dell'e-team/ng integrato Cinzia Ruozzi, che ha insegnato Italiano e Storia in un istituto tecnico di Reggio Emilia e attualmente fa un Dottorato di ricerca in Studi Umanistici all'Università di Ferrara Cinzia Spingola, che insegna Italiano e Storia nell'istituto professionale di Dolo (VE) Simonetta Teucci, che ha insegnato al liceo classico di Siena ed è stata supervisore di tirocinio nella SSIS Sul Monte Kenya per trovare se stessi Un'arrampicata con Felice Benuzzf Le immagini di questo numero sono state scelte da Cinzia Spingola. A pagina I: Salvator Dalì, Muchocha en lo ventano, 1925; a pagina 3: Aiguille Dibona (disegno di Euro Montagna); alle pagine 5, 9, 13: illustrazioni di Francesco Chiacchio, in M. Attanasio, Dall'Atlante agli Appennini, Orecchio Acerbo, Roma 2008; alla pagina 6: Alice Neel, Andy Whaitml, 1970, New York. Wrtney Museum of American Art; a pagina 8: illustrazione di Francesco Chiacchio, in // maggio dei libri 2012 Leggere fa crescere; a pagina 10: Renato Guttuso, Allegorìa de/to Sicilia. Chichibìo rivista bimestrale Autor. Trio. Civ. di Palermo n. 10/99 del 26/4/1999 DIRETTORI Romano Luperini Franco Marchese Cinzia Spingola DIRETTORE RESPONSABILE Anna Grazia D'Oria REDAZIONI PIEMONTE Laura Gatti [email protected] LOMBARDIA Barbara Peroni bflrboropen>ni@f(istwebnetit Luigi Cepparrone [email protected] VENETO Emanuele Zinato [email protected] Anna Spara [email protected] Lucia Olini [email protected] Rosanna Rota rosonno_roto@foshvebnetit FRIULI Luca Zorzenon [email protected] EMILIA ROMAGNA Paola Gibertini [email protected] TOSCANA Lidia Marchiani [email protected] Mario Biagioni [email protected] MARCHE Norma Stramucci www.normastramucci.it Paola Ciarlantini poo/ociorlontim@hotmoi/.com LAZIO Bonifazio Mattei b.mottei@libero. CAMPANIA Marìlia Martinelli moriliomortinelli@tisco(i.it Rosarìa Famiglietti [email protected] PUGLIA Anna Maria Bufo [email protected] Nicola Carofiglio [email protected] SICILIA Paola Fertitta [email protected] Paola Liberale [email protected] Le lettere a Chlc/ilblo e gli eventuali contributi - in assenza di redazioni regionali di riferimento - possono essere inviati a: f [email protected] / [email protected] PROGETTO GRAFICO Vincenzo Marineo COMPOSIZIONE Fotocomp - Palermo STAMPA Luxograph s.r.l. - Palermo G. B. PALOMBO EDITORE S.P.A via B. Ricasali 59, 90139 Palermo tei. 091334961 091588850 fax 0916111848 www.palumboeditore.lt e-mail: [email protected] Abbonamento annuo (cinque numeri, non esce luglio/agosto) Italia Euro 15,00 / Estero Euro 30.00. Prezzo di un singolo fascicolo Euro 4,00. Annate e fascicoli arretrati costano il doppio. CCP 16271900 intestatoa G. B. Palumbo & C. Editore S.pA Periodici - Palermo Lucia Olini «-Allora? - Allora cosa? - Hai le idee più chiare adesso? Se siano chiare non lo so. Il pro- blema è che ne ho parecchie. Un libro può contenerne molte, ma una di trop- po lo può distruggere» (Wu Ming 1 - R. Santachiara, Point Lenona, Torino, Einaudi 2013, p. 99). Così i due autori interloquiscono dopo aver portato a termine la spe- dizione che è il terreno di semina de) libro: l'arrampicata sul Monte Kenya fino a raggiungere Punta Lenana (4985 metri), sulle orme di Felice Benuzzi che, insieme a due compagni, nel gennaio 1943 fuggì da un campo di prigionia in- glese in Kenya per fare la scalata, piantare sulla cima una bandiera italiana, scendere e riconsegnarsi. Di idee in verità il libro ne con- tiene moltissime, ma non solo di idee: Point Lenana, scritto a quattro mani da Wu Ming 1 e Roberto San- tachiara, è una miniera di racconti, fatti storici, documenti, testimo- nianze, interviste, ricostruzioni di ambienti e personaggi, riflessioni. Gli autori, dopo la scalata iniziale, hanno lavorato fittamente per quattro anni, raccogliendo ttna messe consistente di materiali, che hanno poi "montato" per costruire questo «oggetto narrativo non identificato» (la definizione è lo- ro), che ci porta nel pieno delle vi- cende storielle e politiche più drammatiche del Novecento, con il rigore di un libro di storia e il pi- glio di un romanzo d'avventura. Chi era Benuzzi? Funzionario ita- liano nell'Africa Orientale, allo scoppio della seconda guerra mon- diale, dal 1941, quando l'Italia per- se rapidamente le sue colonie, ven- ne fatto prigioniero dagli Inglesi, e visse per alcuni anni nella condi- zione un po' sospesa di POW (Prì- soner of war), in Etiopia e poi in Kenya. Dal campo di prigionia di Nanyuki, alle pendici del monte Kenya, tra il gennaio e il febbraio del '43, Felice Benuzzi, Giovanni Balletto e Vincenzo Barsotti evase- ro per compiere l'impresa. La folle fuga durò diciassette giorni, e Be- nuzzi negli anni immediatamente successivi ne fece un duplice reso- conto: in italiano scrisse Fuga sul Kenya, e in inglese No picnic on Mount Kenya. Dalle diverse sorti dei due libri è nata anche l'occasione per il romanzo di Wu Ming 1 e Santachiara, attraverso un curioso intreccio di circostanze che gli au- tori riferiscono nei dettagli. Point Lenana è un libro che con- tiene molti libri: vera opera polifo- nica, non solo da spazio ad una molteplicità di voci, ma accoglie la ricostruzione (o, per meglio dire, la "decostruzione") della storia del se- colo passato, illuminando, attraver- so documentazione d'archivio, vi- cende che la celebrazione propa- gandistica ha trasfigurato, e che vengono restituite alla loro misura effettiva: così ad esempio si delinea lungo le pagine del libro una serra- ta contro-storia del colonialismo ita- liano, dai tempi della guerra di Li- bia celebrata da Pascoli fino alle fu- neste imprese del fascismo, amman- tate dalla retorica di regime con il sogno dell'Impero e il mito (ridico- lo se non grondasse sangue) della superiorità della razza. Analoga operazione di informazione docu- mentaria e di riflessione critica vie- ne fatta per le leggi razziali del '38, che saldano le loro ragioni con quelle del colonialismo imperialisti- co che ha portato appunto alla co- stituzione, in quei medesimi anni, dell'Africa Orientale italiana (AOI). Felice Benuzzi nasce a Vienna nel 1910, la famiglia del padre è di ori- gini trentine, la madre è austriaca: queste ascendenze, e il perfetto bi- linguismo, gli daranno per tutta la vita il senso di una duplice apparte- nenza, e lo vaccineranno forse, sin dalla giovinezza, dalle derive del nazionalismo più gretto che lo cir- conderà negli an- ni Trenta e Qua- ranta. La famiglia si trasferisce a Trieste nel 1918, strana scelta per una famiglia «mezza irredenti- sta e mezza au- striaca» (p. 159), nel momento in cui si sta avviando l'italianizzazione forzata, e i triestini di lingua tedesca stanno lasciando la città. Anche le vicende di Trieste, dell'Istria e di Fiu- me («laboratorio a ciclo aperto. La- .boratorio politico, culturale, artistico, del costume, persine costituzionale», p. 161) compongono un tassello del grande quadro che il libro dipinge. La vita del protagonista attraver- sa la storia tutta del secolo: dopo il rientro in Italia nel 1946 Benuzzi inizia la sua carriera diplomatica, che lo porterà a svolgere le funzio- ni di console e poi di ambasciatore in situazioni cruciali degli anni del dopoguerra. Ma limitarsi a sottolineare questo aspetto significherebbe non fare giustizia alla ricchezza del libro e alla complessità della figura di Fe- lice Benuzzi, personalità poliedrica e originale: funzionario e diploma- tico, attivo negli anni spinosi della guerra fredda, uomo di grande cul- tura, scrittore di pregio. Il cuore, la vera protagonista che si staglia sullo sfondo di questo rac- conto di una vita, dandogli senso ed unità, è la montagna, la passio- ne che accompagna Benuzzi dal- l'infanzia alla vecchiaia. La monta- gna diviene, nei momenti difficili o drammatici della sua esistenza, il luogo simbolico della libertà e dell'affermazione di un'umanità che sa resistere alle offese della sto- ria. È la palestra nella quale si mi- surano l'onestà dei sentimenti e la possibilità di una relazione: bellis- sima la pagina che ricostruisce la "prova" cui si sottopone la fidanza- ta Stefania, poi compagna della vi- ta, che affronta un'arrampicata con l'amico Emilie Comici, il qua- le, dopo l'esperienza, scrive a Feli- ce: «La ragazza in montagna andrà abbastanza bene» (p. 283). Nel libro si traccia una storia dell'alpinismo, nella quale si fron- teggiano due modi di intendere il rapporto con la montagna: da un lato lo spirito di chi la ama e misu- randosi con la sua immensità mette alla prova se stesso e nella fatica sco- pre un senso del vivere, dall'altro l'atteggiamento rozzamente agoni- stico e la strumentalizzazione pac- chiana del regime. Il libro restitui- sce i ritratti luminosi di grandi alpi- nisti del primo Novecento, primo fra tutti proprio Emilio Comici, ami- co di Benuzzi, "artista" della roccia, scomparso tragicamente in un ba- nalissimo incidente d'arrampicata. La salita in montagna assume nel dipanarsi della narrazione i tratti di una potente metafora della vita, che si alimenta della semantica simbolica dell'alto e del basso (pp. 92 e sgg.), e rivela il suo contenuto di felicità e di libertà proprio nella situazione coatta della prigionia: «La spinta utopica di Benuzzi e compagni era evidente: evadere per andare "verso su" significava sfuggire al tedio e all'abbrutimento della prigionia, a un tempo dive- nuto senza senso, null a eDDure li, ore pasti, co- prifuochi e altri obblighi della burocrazia con- centrazionaria» (p. 94). Da que- ste considerazioni gli autori svilup- pano una riflessione sull'inganno dell'antropocentrismo, sulla capa- cità di "meraviglia" di fronte all'im- mensità della natura, e sugli ele- menti di anamnesi letteraria che l'esperienza narrata richiama: tra i diversi echi metaletterari che ricor- rono in Point Lenana ricordo solo il Primo Levi del canto di Olisse in Se questo è un uomo (p. 31), ma an- che del bellissimo Ferro del Sistema periadico (p. 94 e p. 518). Ma la sfida della montagna è an- che l'occasione di incontro vero dei due autori con la vicenda: se- condo una sorta di «metodo Stra- sberg applicato all'alpinismo» (p. 32) per farsi "disseppellitori" di questa storia è necessario prima di tutto cimentarsi con le altezze, ri- tornare sui passi di Benuzzi e dei suoi compagni. La spedizione, compiuta dai due nel 2009, viene narrata (non senza un'onesta e im- pietosa autoironia) dal punto di vi- sta di Wu Ming 1, uomo di pianu- ra, che prima di allora non era mai salito sopra i mille metri se non per sbaglio. Questo avvio da all'o- perazione un sapore del tutto sin- golare: è un libro scritto anche col corpo, il racconto è filtrato dalla fatica della scalata, l'impresa di Be- nuzzi e compagni riverbera una lu- ce speciale attraverso le parole di chi ha sentito quel medesimo «ven- to delle altezze» che ha affascinato i transfughi nel '43. «Cerco storie che siano scomode anche per mee per chi grosso modo condivide le mie idee. Sarebbe trop- po facile raccontare cose scomode solo per gli altri, per chi la pensa diversamente da me. Non varrebbe la pena conoscere, se conoscere non ci mettesse in crisi. Un sapere rassicurante per chi lo coltiva non può nemmeno essere detto un sa- pere, è solo un girare intorno al non-voler-sapere» (p. 38). Queste parole di Wu Ming 1 giustificano il libro, ma esprimono le ragioni che sorreggono sempre la scrittura del- l'intero collettivo. La letteratura, ri- pete spesso il nostro autore, ha sen- so se ci porta «fuori dal comfort», se mette in crisi dunque le nostre si- curezze, e le nostre pigrizie. «Perché si scrive di montagna?» (p. 66), si chiede Wu Ming 1, aprendo un breve capitolo sul récit d'ascension, nel quale ricorda come nella tradizione dell'alpinismo, per svariate ragioni, ci sia la costante «corrispondenza fra anione e scrit- tura», per arrivare a concludere: «... sapevo di essere un non-alpi- nista, una sorta di intruso nell'arte di salire sulle cime, e mi chiedevo: come sarebbe stato il mio scrivere di montagna?» (p. 69). Anche per lo scrittore l'impresa alpinistica è metafora dell'uscita dal comfort, ne- cessario passaggio per dare corpo e vita alla pagina. Libro polifonico, si diceva, e an- che libro costruito attraverso un sa- piente montaggio di piani narrati- vi: raccontando la vita di Benuzzi, gli autori raccontano anche la sto- ria della loro inchiesta a trecento- sessanta gradi per ricostruire la vita di Benuzzi. Il libro è dunque un la- boratorio aperto, e da questo aspetto partirei per fare qualche considerazione didattica. Point Le- nana è infatti un libro da leggere a scuola; non solo per gli affondi sulla storia, che indubbiamente ar- ricchiscono le conoscenze curricu- lari, ma soprattutto perché insegna un metodo, senza nessuna velleità accademica professorale, ma associando il lettore all'indagine, portandolo ad appassionarsi alla ri- cerca dei retroscena scomodi che sono mascherati dalla retorica po- litica o culturale. D libro si presenta come un'opera "mobile" e aperta: narrazione e me- tanarrazione, mostra in atto i mec- canismi della costruzione letteraria, e invita il lettore ad una partecipa- zione interpretativa costantemente problematica e interrogativa. Tra i suoi pregi c'è anche l'assenza di ogni traccia di meschinità ideologi- ca: il giudizio degli autori sulle epo- che storielle, sul colonialismo, sul fascismo emerge con nettezza, ma non è alimentato mai da alcuno spi- rito settario: semplicemente si da voce ai fatti e alle testimonianze, senza paura di fronte a nulla. «Benuzzi fa del suo libro un viag- gio iniziatico oltre il fascismo, alle- goria del percorso di un'intera ge- nerazione» (p. 28). Così scrivono gli autori a proposito di Fuga sul Kenya; nella figura di Benuzzi si ravvisano aspetti di complessità re- lativi al suo rapporto con il regime: se egli non è stato un antifascista dichiarato, a modo suo ha preso le distanze dalle derive forsennate più gravi. Emblematica la vicenda del suo matrimonio: pochi giorni prima dell'entrata in vigore delle leggi razziali, egli si sposa con Ste- fania Marx, ragazza tedesca di ori- gine ebraica, e parte con lei per Addis Abeba. Benuzzi è un funzio- nario italiano, e non si sottrae dalla fedeltà allo Stato, ma sembra attra- versare gli anni bui del regime sommessamente, difendendo per quanto è possibile la propria auto- nomia. Quasi un novello tacitiano Agricola, il personaggio che esce dalle pagine del libro sembra vo- lerci dimostrare che si può restare uomini liberi anche sotto un regi- me sanguinario e imperialista. E di questa libertà il «folle volo» dei tre temerari nel gennaio del '43 è una bella metafora; come leggiamo in Fuga sul Kenya:. «... insieme alla fi- ducia in voi stessi, avete ritrovato lassù, nel regno della bellezza e del silenzio dei cinquemila, quella fa- coltà di meravigliarsi, quell'umiltà, quella freschezza di sentimenti, quel rispetto augusto che è fonte di tutto ciò che è nobile nell'uo- mo» (F. Benuzzi, Fuga sul Kenya, Milano, Corbaccio 2012, p. 292). »

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ChichibìoNumero 68 - anno XIV, maggio-gnigno 2012

Hanno collaborato

a questo numero di Chichibìo:

Fabio De Proprls, che insegna Italiano e

Latino in un liceo classico di Roma

Marco Francesco Dolermo, che insegna

materie letterarie nel liceo artistico di

Acqui Terme (Al)

Martina Guarnieri, che insegna materie

letterarie e Latino in un liceo scientifico di

Modena

Franco Marchese, che ha insegnato Italiano

e Latino in un liceo scientifico a Palermo

Claudia Mizzotti, che insegna Italiano e

Latino in un liceo scientifico di Verona

Roberto Oddo, blogger, che insegna

Italiano e Latino in un liceo classico di

Palermo ed è giornalista e pubblicista

Lucia Olini, che insegna in un liceo

scientifico di Verona e da qualche anno si

occupa di formazione docenti del settore

linguistico-letterario secondo il modello

dell'e-team/ng integrato

Cinzia Ruozzi, che ha insegnato Italiano e

Storia in un istituto tecnico di Reggio Emilia

e attualmente fa un Dottorato di ricerca in

Studi Umanistici all'Università di Ferrara

Cinzia Spingola, che insegna Italiano e

Storia nell'istituto professionale di Dolo

(VE)

Simonetta Teucci, che ha insegnato al

liceo classico di Siena ed è stata

supervisore di tirocinio nella SSIS

Sul Monte Kenya per trovare se stessiUn'arrampicata con Felice Benuzzf

Le immagini di questo numero sono state scelteda Cinzia Spingola. A pagina I: Salvator Dalì,Muchocha en lo ventano, 1925; a pagina 3: Aiguille

Dibona (disegno di Euro Montagna); alle pagine5, 9, 13: illustrazioni di Francesco Chiacchio, in M.

Attanasio, Dall'Atlante agli Appennini, OrecchioAcerbo, Roma 2008; alla pagina 6: Alice Neel,Andy Whaitml, 1970, New York. Wrtney Museum

of American Art; a pagina 8: illustrazione diFrancesco Chiacchio, in // maggio dei libri 2012 •Leggere fa crescere; a pagina 10: Renato Guttuso,Allegorìa de/to Sicilia.

Chichibìorivista bimestraleAutor. Trio. Civ. di Palermo n. 10/99 del 26/4/1999

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Franco Marchese

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Lucia Olini

«-Allora?- Allora cosa?- Hai le idee più chiare adesso?— Se siano chiare non lo so. Il pro-

blema è che ne ho parecchie. Un libropuò contenerne molte, ma una di trop-po lo può distruggere» (Wu Ming 1 -R. Santachiara, Point Lenona, Torino,Einaudi 2013, p. 99).

Così i due autori interloquisconodopo aver portato a termine la spe-dizione che è il terreno di seminade) libro: l'arrampicata sul MonteKenya fino a raggiungere PuntaLenana (4985 metri), sulle ormedi Felice Benuzzi che, insieme adue compagni, nel gennaio 1943fuggì da un campo di prigionia in-glese in Kenya per fare la scalata,piantare sulla cima una bandieraitaliana, scendere e riconsegnarsi.

Di idee in verità il libro ne con-tiene moltissime, ma non solo diidee: Point Lenana, scritto a quattromani da Wu Ming 1 e Roberto San-tachiara, è una miniera di racconti,fatti storici, documenti, testimo-nianze, interviste, ricostruzioni diambienti e personaggi, riflessioni.Gli autori, dopo la scalata iniziale,hanno lavorato fittamente perquattro anni, raccogliendo ttnamesse consistente di materiali, chehanno poi "montato" per costruirequesto «oggetto narrativo nonidentificato» (la definizione è lo-ro), che ci porta nel pieno delle vi-cende storielle e politiche piùdrammatiche del Novecento, conil rigore di un libro di storia e il pi-glio di un romanzo d'avventura.

Chi era Benuzzi? Funzionario ita-liano nell'Africa Orientale, alloscoppio della seconda guerra mon-diale, dal 1941, quando l'Italia per-se rapidamente le sue colonie, ven-ne fatto prigioniero dagli Inglesi,e visse per alcuni anni nella condi-zione un po' sospesa di POW (Prì-soner of war), in Etiopia e poi inKenya. Dal campo di prigionia diNanyuki, alle pendici del monteKenya, tra il gennaio e il febbraiodel '43, Felice Benuzzi, GiovanniBalletto e Vincenzo Barsotti evase-ro per compiere l'impresa. La follefuga durò diciassette giorni, e Be-nuzzi negli anni immediatamentesuccessivi ne fece un duplice reso-conto: in italiano scrisse Fuga sulKenya, e in inglese No picnic onMount Kenya. Dalle diverse sorti deidue libri è nata anche l'occasioneper il romanzo di Wu Ming 1 eSantachiara, attraverso un curiosointreccio di circostanze che gli au-tori riferiscono nei dettagli.

Point Lenana è un libro che con-tiene molti libri: vera opera polifo-nica, non solo da spazio ad unamolteplicità di voci, ma accoglie laricostruzione (o, per meglio dire, la"decostruzione") della storia del se-colo passato, illuminando, attraver-so documentazione d'archivio, vi-cende che la celebrazione propa-gandistica ha trasfigurato, e chevengono restituite alla loro misuraeffettiva: così ad esempio si delinealungo le pagine del libro una serra-ta contro-storia del colonialismo ita-liano, dai tempi della guerra di Li-bia celebrata da Pascoli fino alle fu-neste imprese del fascismo, amman-tate dalla retorica di regime con ilsogno dell'Impero e il mito (ridico-lo se non grondasse sangue) dellasuperiorità della razza. Analogaoperazione di informazione docu-mentaria e di riflessione critica vie-ne fatta per le leggi razziali del '38,

che saldano le loro ragioni conquelle del colonialismo imperialisti-co che ha portato appunto alla co-stituzione, in quei medesimi anni,dell'Africa Orientale italiana (AOI).

Felice Benuzzi nasce a Vienna nel1910, la famiglia del padre è di ori-gini trentine, la madre è austriaca:queste ascendenze, e il perfetto bi-linguismo, gli daranno per tutta lavita il senso di una duplice apparte-nenza, e lo vaccineranno forse, sindalla giovinezza,dalle derive delnazionalismo piùgretto che lo cir-conderà negli an-ni Trenta e Qua-ranta. La famigliasi trasferisce aTrieste nel 1918,strana scelta peruna famiglia«mezza irredenti-sta e mezza au-striaca» (p. 159), nel momento incui si sta avviando l'italianizzazioneforzata, e i triestini di lingua tedescastanno lasciando la città. Anche levicende di Trieste, dell'Istria e di Fiu-me («laboratorio a ciclo aperto. La-

.boratorio politico, culturale, artistico,del costume, persine costituzionale»,p. 161) compongono un tassello delgrande quadro che il libro dipinge.

La vita del protagonista attraver-sa la storia tutta del secolo: dopoil rientro in Italia nel 1946 Benuzziinizia la sua carriera diplomatica,che lo porterà a svolgere le funzio-ni di console e poi di ambasciatorein situazioni cruciali degli anni deldopoguerra.

Ma limitarsi a sottolineare questoaspetto significherebbe non faregiustizia alla ricchezza del libro ealla complessità della figura di Fe-lice Benuzzi, personalità poliedricae originale: funzionario e diploma-tico, attivo negli anni spinosi dellaguerra fredda, uomo di grande cul-tura, scrittore di pregio.

Il cuore, la vera protagonista chesi staglia sullo sfondo di questo rac-conto di una vita, dandogli sensoed unità, è la montagna, la passio-ne che accompagna Benuzzi dal-l'infanzia alla vecchiaia. La monta-gna diviene, nei momenti difficilio drammatici della sua esistenza, illuogo simbolico della libertà edell'affermazione di un'umanitàche sa resistere alle offese della sto-ria. È la palestra nella quale si mi-surano l'onestà dei sentimenti e lapossibilità di una relazione: bellis-sima la pagina che ricostruisce la"prova" cui si sottopone la fidanza-ta Stefania, poi compagna della vi-ta, che affronta un'arrampicatacon l'amico Emilie Comici, il qua-le, dopo l'esperienza, scrive a Feli-ce: «La ragazza in montagna andràabbastanza bene» (p. 283).

Nel libro si traccia una storiadell'alpinismo, nella quale si fron-teggiano due modi di intendere ilrapporto con la montagna: da unlato lo spirito di chi la ama e misu-randosi con la sua immensità mettealla prova se stesso e nella fatica sco-pre un senso del vivere, dall'altrol'atteggiamento rozzamente agoni-stico e la strumentalizzazione pac-chiana del regime. Il libro restitui-sce i ritratti luminosi di grandi alpi-nisti del primo Novecento, primofra tutti proprio Emilio Comici, ami-co di Benuzzi, "artista" della roccia,scomparso tragicamente in un ba-nalissimo incidente d'arrampicata.

La salita in montagna assume neldipanarsi della narrazione i trattidi una potente metafora della vita,che si alimenta della semanticasimbolica dell'alto e del basso (pp.92 e sgg.), e rivela il suo contenutodi felicità e di libertà proprio nellasituazione coatta della prigionia:«La spinta utopica di Benuzzi ecompagni era evidente: evadereper andare "verso su" significavasfuggire al tedio e all'abbrutimento

della prigionia, aun tempo dive-nuto senza senso,

nulla eDDure

li, ore pasti, co-prifuochi e altriobblighi dellaburocrazia con-centrazionaria»(p. 94). Da que-

ste considerazioni gli autori svilup-pano una riflessione sull'ingannodell'antropocentrismo, sulla capa-cità di "meraviglia" di fronte all'im-mensità della natura, e sugli ele-menti di anamnesi letteraria chel'esperienza narrata richiama: tra idiversi echi metaletterari che ricor-rono in Point Lenana ricordo soloil Primo Levi del canto di Olisse inSe questo è un uomo (p. 31), ma an-che del bellissimo Ferro del Sistemaperiadico (p. 94 e p. 518).

Ma la sfida della montagna è an-che l'occasione di incontro verodei due autori con la vicenda: se-condo una sorta di «metodo Stra-sberg applicato all'alpinismo» (p.32) per farsi "disseppellitori" diquesta storia è necessario prima ditutto cimentarsi con le altezze, ri-tornare sui passi di Benuzzi e deisuoi compagni. La spedizione,compiuta dai due nel 2009, vienenarrata (non senza un'onesta e im-pietosa autoironia) dal punto di vi-sta di Wu Ming 1, uomo di pianu-ra, che prima di allora non era maisalito sopra i mille metri se nonper sbaglio. Questo avvio da all'o-perazione un sapore del tutto sin-golare: è un libro scritto anche colcorpo, il racconto è filtrato dallafatica della scalata, l'impresa di Be-nuzzi e compagni riverbera una lu-ce speciale attraverso le parole dichi ha sentito quel medesimo «ven-to delle altezze» che ha affascinatoi transfughi nel '43.

«Cerco storie che siano scomodeanche per me e per chi grosso modocondivide le mie idee. Sarebbe trop-po facile raccontare cose scomodesolo per gli altri, per chi la pensadiversamente da me. Non varrebbela pena conoscere, se conoscerenon ci mettesse in crisi. Un sapererassicurante per chi lo coltiva nonpuò nemmeno essere detto un sa-pere, è solo un girare intorno alnon-voler-sapere» (p. 38). Questeparole di Wu Ming 1 giustificano illibro, ma esprimono le ragioni chesorreggono sempre la scrittura del-l'intero collettivo. La letteratura, ri-pete spesso il nostro autore, ha sen-so se ci porta «fuori dal comfort», semette in crisi dunque le nostre si-curezze, e le nostre pigrizie.

«Perché si scrive di montagna?»(p. 66), si chiede Wu Ming 1,aprendo un breve capitolo sul récitd'ascension, nel quale ricorda comenella tradizione dell'alpinismo, persvariate ragioni, ci sia la costante«corrispondenza fra anione e scrit-

tura», per arrivare a concludere:«... sapevo di essere un non-alpi-nista, una sorta di intruso nell'artedi salire sulle cime, e mi chiedevo:come sarebbe stato il mio scriveredi montagna?» (p. 69). Anche perlo scrittore l'impresa alpinistica èmetafora dell'uscita dal comfort, ne-cessario passaggio per dare corpoe vita alla pagina.

Libro polifonico, si diceva, e an-che libro costruito attraverso un sa-piente montaggio di piani narrati-vi: raccontando la vita di Benuzzi,gli autori raccontano anche la sto-ria della loro inchiesta a trecento-sessanta gradi per ricostruire la vitadi Benuzzi. Il libro è dunque un la-boratorio aperto, e da questoaspetto partirei per fare qualcheconsiderazione didattica. Point Le-nana è infatti un libro da leggerea scuola; non solo per gli affondisulla storia, che indubbiamente ar-ricchiscono le conoscenze curricu-lari, ma soprattutto perché insegnaun metodo, senza nessuna velleitàné accademica né professorale, maassociando il lettore all'indagine,portandolo ad appassionarsi alla ri-cerca dei retroscena scomodi chesono mascherati dalla retorica po-litica o culturale.

D libro si presenta come un'opera"mobile" e aperta: narrazione e me-tanarrazione, mostra in atto i mec-canismi della costruzione letteraria,e invita il lettore ad una partecipa-zione interpretativa costantementeproblematica e interrogativa. Tra isuoi pregi c'è anche l'assenza diogni traccia di meschinità ideologi-ca: il giudizio degli autori sulle epo-che storielle, sul colonialismo, sulfascismo emerge con nettezza, manon è alimentato mai da alcuno spi-rito settario: semplicemente si davoce ai fatti e alle testimonianze,senza paura di fronte a nulla.

«Benuzzi fa del suo libro un viag-gio iniziatico oltre il fascismo, alle-goria del percorso di un'intera ge-nerazione» (p. 28). Così scrivonogli autori a proposito di Fuga sulKenya; nella figura di Benuzzi siravvisano aspetti di complessità re-lativi al suo rapporto con il regime:se egli non è stato un antifascistadichiarato, a modo suo ha preso ledistanze dalle derive forsennatepiù gravi. Emblematica la vicendadel suo matrimonio: pochi giorniprima dell'entrata in vigore delleleggi razziali, egli si sposa con Ste-fania Marx, ragazza tedesca di ori-gine ebraica, e parte con lei perAddis Abeba. Benuzzi è un funzio-nario italiano, e non si sottrae dallafedeltà allo Stato, ma sembra attra-versare gli anni bui del regimesommessamente, difendendo perquanto è possibile la propria auto-nomia. Quasi un novello tacitianoAgricola, il personaggio che escedalle pagine del libro sembra vo-lerci dimostrare che si può restareuomini liberi anche sotto un regi-me sanguinario e imperialista. E diquesta libertà il «folle volo» dei tretemerari nel gennaio del '43 è unabella metafora; come leggiamo inFuga sul Kenya:. «... insieme alla fi-ducia in voi stessi, avete ritrovatolassù, nel regno della bellezza e delsilenzio dei cinquemila, quella fa-coltà di meravigliarsi, quell'umiltà,quella freschezza di sentimenti,quel rispetto augusto che è fontedi tutto ciò che è nobile nell'uo-mo» (F. Benuzzi, Fuga sul Kenya,Milano, Corbaccio 2012, p. 292). »