Suicidio elicio francesca 3e

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Il suicidio

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Il suicidio

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Cosa è il suicidio?

Il termine suicidio dal francese suicide(uccidere se stesso) indica l’azione volontaria con la quale una persona causa la propria morte.

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Perché si sceglie di morire? Nel mondo antico la morte volontaria poteva fare capo all’impossibilità di accettare la perdita irrimediabile della propria dignità e del proprio onore.

A fronte di un suicidio scelto come unica via per ristabilire la propria onorabilità nella memoria dei vivi, si ha anche il suicidio disonorevole, quello che invece si compie per codardia, per sottrarsi alla propria responsabilità individuale, atto in sé paragonabile alla fuga.

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A questa prassi va ricondotto il suicidio ammesso da alcune correnti filosofiche, nelle quali, a diverso titolo, la morte volontaria trovava una sua ragione d’essere per affermare aspetti particolari della libertà individuale. Anche nel cristianesimo delle origini alcune sette nordafricane teorizzarono (e praticarono) il suicidio come forma particolare di martirio: uccidendosi ci si ricongiungeva a Dio.

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Proprio per reagire a tali eccessi, sant’Agostino e in seguito altri vescovi cristiani condannarono il suicidio come un doppio crimine: chi si dà la morte infrange il divieto divino di non uccidere e nega il valore sacro della vita. Successivamente sulla base della riflessione filosofica e delle istanze cristiane, il suicidio,spogliato del suo valore eroico,vennecompreso pienamente nella sua dimensione esistenziale.

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Chi si suicida è un essere umano con una storia personale fatta di incontri, relazioni, desideri, gioie, delusioni, esperienze che lo hanno portato a essere ciò che è e che pesano sulla sua scelta di abbandonare la vita. Scelta che ha sempre un significato personale: un lutto, un insuccesso, una difficoltà, per la maggior parte di noi sono superabili, ma per alcuni significano la disperazione da cui non si può uscire se non con la morte.

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Ma è vera libertà quella che si esercita quando si sceglie di morire?

Riguardo questa questione, sono sorti diversi problemi etici.

Secondo il sociologo francese Emile Durkheim ci sono tre tipi di suicidio, che sono spesso correlati fra di loro.

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1)suicidio egoistico è motivato da un eccesso di individualismo: la persona si estrania dalla società civile e si isola da ogni realtà a lei esterna. Perde progressivamente il senso del reale e non riesce più a dare il giusto valore a ciò che le accade, fino a che non gli resta altro che la triste via del suicidio.

2)Suicidio altruistico che è invece motivato da un eccesso di integrazione: l’individuo si annulla all’interno del gruppo e per la causa comune arriva a immolarsi. Si pensi, per esempio, ai suicidi collettivi o agli attentati suicidi.

3)suicidio anomico, tipico della persona aggressiva. È l’uomo che ha subito una forte perdita e non riesce ad accettare la situazione: entra così in uno stato acuto di esasperazione e di odio verso la causa remota di tutto, cioè se stesso, e si suicida.

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In nessuno di questi casi risulta che chi si suicida voglia davvero morire. È come se con questo gesto una persona protestasse non contro la vita, ma contro ciò che, nella vita, non è andato come avrebbe dovuto.

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In molti casi il suicidio è un messaggio: si vuol gridare al mondo la propria rabbia, si vuol dimostrare di che cosa si è capaci, si vuole pu­nire, si vuole semplicemente uscire da una situazione insopportabile.

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La discussione etica riguardo il suicidioDi solito la discussione etica relativa al suicidio affronta il problema della sua liceità.

Il suicidio è condannato dai fautori dell’etica della sacralità della vita, in base al prin­cipio dell’indisponibilità della vita. La vita è un dono di Dio e solo Dio può toglierla.

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I sostenitori dell’etica della qualità della vita invece rivendicano la legittimità del suicidio. Quando le condizioni di vita, sia fisiche che psicologiche, non sono più tollera­bili o desiderabili, un uomo ha il diritto di scegliere di morire. Il suicidio chiama in causa la libertà e l’autonomia dell’essere umano.

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L’etica quindi si interessa del suicidio inizialmente in relazione al problema della volontà di morire; tuttavia, se l’atto del suicidio rimanda alla richiesta estrema di aiuto rispetto alla pro­pria condizione esistenziale o sociale, il problema etico di fondo non riguarda solo più la li­ceità dell’atto di togliersi la vita, ma anche la creazione delle condizioni umane e tera­peutiche per evitare l’atto estremo, riducendo la sofferenza dell’individuo. Si può discu­tere, infatti, della libertà dell’atto, solo quando esso è compiuto in una condizione di piena consapevolezza, e non quando è determinato da un particolare dolore psicologico.

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Si può ancora ricordare che il problema di dare a se stessi volontariamente la morte è stato anche un problema filosofico di notevole importanza; più di un sistema filosofico, dallo stoicismo classico fino all’esistenzialismo del Novecento, lo ha introdotto come scelta possi­bile e matura in relazione a condizioni esterne (ad esempio di tipo politico) o interne all’individuo, quando questo condivide in modo profondo e responsabile un intero sistema ideale di riferimento (ideale filosofico). In questo caso l’atto della morte volontaria risponde a una precisa volontà ed è inteso come un atto pienamente autonomo e riconducibile a un sistema etico che lo riconosce come un atto lecito e dovuto alla propria dignità personale.

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La posizione delle diverse religioni

L’induismo esprime una condanna assoluta nei confronti del suicidio. Il suicidio infatti au­menta il karma (azioni, opere compiute) negativo individuale, diventando un impedimento alla liberazione finale.

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Per il buddhismo il suicidio è un atto irrazionale. Chi sceglie la morte come soluzione del problema della sofferenza è ignorante, nel senso che non sa che il dolore si elimina stac­candosi dalla vita e dai desideri che generano sofferenza, fino al raggiungimento del nirvana, lo stato supremo di beatitudine. Tuttavia il suicidio è ammesso pur­ché non sia motivato da odio verso se stesso o gli altri.

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Nel confucianesimo antico, che sopravvive ancora oggi nel profondo della cultura cinese, il suicidio era considerato un atto estremo, una protesta nei confronti di una grave offesa subita. Chi riceveva l’offesa si suicidava e il suo suicidio procurava pubblica vergogna e di­sonore per colui che aveva causato l’offesa

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L’islam condanna il suicidio perché, come recita il Corano,” Chiunque uccida una persona è come se avesse ucciso tutta l’umanità, e chiunque salvi una persona è come se avesse salvato tutta l’umanità”. Tuttavia per i fondamentalisti islamici, morire mentre si combatte per Allah, è un gesto che procura onore e felicità nell’aldilà.

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L’ebraismo considera il suicidio un pec­cato contro Dio.

La vita è un dono di cui l’uomo deve avere cura ed es­sere grato a Dio.

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Mentre la Chiesa ortodossa considera il suicidio un peccato mortale, le Chiese protestanti non lo condannano formalmente.

Per la Chiesa cattolica il suicidio è un atto contrario alla sacralità della vita e alla dignità della persona e in quanto tale da condannare. È un atto che rifiuta la verità ed esprime valori incapaci di esprimere la libertà.

Il suicidio viene affrontato nella parte III sezione II del Catechismo della Chiesa cattolica ai numeri 2280-2283.

In particolare al n. 2280 si afferma: “Ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. Egli ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo”.

Ma si parla anche di attenuazione della responsabilità del suicida in presenza di gravi disturbi psichici o di angoscia davanti a torture e sofferenze. Interessante è la conclusione al n. 2283: “Non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte. Dio, attraverso le vie che solo Lui conosce, può loro preparare l’occasione di un salutare pentimento. La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita”.

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Parole chiave del suicidio Dimensione esistenziale

La vita intesa come insieme di valori, aspetta­tive, emozioni, relazioni e ogni altro aspetto dell’esistenza che va oltre la dimensione bio­logica.

Individualismo

Prospettiva psicologica o filosofica che antepone gli interessi e i valori dell’individuo a quel­li collettivi.

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Integrazione

Assimilazione di un individuo o di un gruppo a un contesto sociale di cui prima non faceva parte.

Stoicismo

Scuola filosofica fondata ad Atene nel IV seco­lo a.C. Gli stoici affermavano la legittimità del suicidio: di fronte all’impossibilità di adempire il proprio dovere, il saggio può decidere di rinun­ciare alla vita

Esistenzialismo

Corrente filosofica nata intorno al 1930 e svi­luppatasi soprattutto in Francia a partire dalla seconda guerra mondiale. Il suicidio è consi­derato dagli esistenzialisti come una possibilità ultima che deve sempre essere tenuta presen­te quando si tratta di affrontare una situazione in cui non ci siano alternative accettabili per l’individuo.

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Suicidio e attualitàTra circa lo 0,5% e l'1,4% delle persone muore per suicidio.

A livello globale, a partire dal 2008/2009, il suicidio è la decima causa di morte, con circa da 800.000 a un milione di persone che muoiono ogni anno, fornendo un tasso di mortalità dell'11,6 per 100.000 persone per anno.I tassi di suicidio sono aumentati del 60% dal 1960 al 2012, con aumenti visti soprattutto nei paesi in via di sviluppo ogni suicidio vi sono tra i 10 e i 40 tentativi.

I tassi di suicidio variano significativamente tra i paesi e nel tempo.

La percentuale dei decessi nel 2008 era: Africa 0,5%, Sud-Est asiatico 1,9%, Americhe 1,2% ed Europa 1,4%.I tassi per 100.000 individui erano: Australia 8.6, Canada 11.1, Cina 12,7, India 23,2, Regno Unito 7,6, Stati Uniti 11.4.

Il suicidio è stata classificata come la 10° causa di morte negli Stati Uniti nel 2009 con circa 36.000 casi[103] e con circa 650.000 persone che sono state accettate nei dipartimenti di emergenza seguito di un tentativo Lituania , Giappone e Ungheria hanno i tassi più elevati. I paesi con il maggior numero assoluto di suicidi sono la Cina e l'India che rappresentano oltre la metà del totale.

In Cina il suicidio è la quinta causa di morte.

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Suicidio in base al sesso….Nel mondo occidentale, i maschi muoiono da tre a quattro volte più spesso per suicidio di quanto non facciano le femmine, anche se le femmine lo tentano quattro volte più spesso. Ciò è stato attribuito al fatto che i maschi utilizzino mezzi più letali per togliersi la vita.

Questa differenza è ancora più marcata negli individui di età superiore ai 65 anni, con i maschi che si tolgono la vita dieci volte di più rispetto alle femmine. La Cina ha uno dei più alti tassi di suicidio femminile nel mondo ed è l'unico paese in cui la percentuale è più alta rispetto a quella degli uomini (rapporto di 0,9). I tassi di suicidio nella zona del Mediterraneo orientale sono quasi equivalenti tra maschi e femmine.

Per le donne il più alto tasso di suicidi si trova in Corea del Sud con 22 casi per 100.000, con alti tassi del sud-est asiatico e nel pacifico occidentale in generale

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..e all’etàIn molti paesi il tasso di suicidio è più alto nella mezza età o negli anziani.

Il numero assoluto di suicidi è però più grande tra quelli tra i 15 e i 29 anni, a causa del numero più elevato di persone in questa fascia di età. Negli Stati Uniti è più frequente negli uomini caucasici di età superiore a 80 anni, anche se i più giovani lo tentano più frequentemente.

Il suicidio è la seconda più comune causa di morte tra gli adolescenti e nei giovani maschi viene solo dopo la morte accidentale. Per i giovani maschi del mondo sviluppato è la causa di quasi il 30% della mortalità.

I tassi riscontrabili nei paesi in via di sviluppo sono simili, ma vi è una minore percentuale di decessi complessivi per via dell'alto numero di morti per altri tipi di traumi.Nel Sud-Est asiatico, a differenza di altre aree del mondo, i decessi per suicidio si verificano più frequentemente nelle giovani donne rispetto alle anziane.

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Grafico dei dati istat 2007 sul suicidio diviso per sesso. Gli uomini sono rappresentati dal colore azzurro, le donne dal rosa. I numeri rappresentano il numero di suicidi in Italia per anno per i maschi, le femmine e il totale.

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Alcuni casi di suicidio nella storia degni di nota

Un famoso esempio di suicidio di massa è accaduto nel 1978 ed è ricordato come eccidio di Jonestown dove 918 membri del Tempio del Popolo, un culto statunitense guidato da Jim Jones, si tolsero la vita avvelenandosi con cianuro.

Oltre 10.000 civili giapponesi si sono suicidati negli ultimi giorni della battaglia di Saipan, avvenuta nel 1944.

I 1.981 scioperi della fame, guidati da Bobby Sands, hanno provocato 10 morti.[135] Erwin Rommel, durante la seconda guerra mondiale è stato trovato colpevole di aver partecipato all'attentato a Hitler del 20 luglio 1944 fu minacciato di un processo pubblico, dell'esecuzione e di rappresaglie sulla sua famiglia, a meno che non si fosse tolto la vita.

Il suicidio come atto di protesta estrema nonviolenta venne alla ribalta nel 1963 quando alcuni monaci buddhisti si diedero pubblicamente alle fiamme per protestare contro le discriminazioni anti-buddiste del regime del Vietnam del Sud.

Analogo fu il gesto dimostrativo di Jan Palach, compiuto a Praga in piazza San Venceslao dopo l'invasione della Cecoslovacchia da parte del Patto di Varsavia nell'agosto del 1968, durante la cosiddetta primavera di Praga.

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Lavoro svolto daFrancesca Elicio III E