Il suicidio angela filari 3c

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Angela Filari 3c

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Angela Filari

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Il termine ‘suicidio’ deriva dal latino suicidium (uccisione di se stessi) e indica propriamente un gesto estremo volontario con il quale l’individuo si procura con piena consapevolezza la morte.

Nell’antichità il suicidio era la causa dell’impossibilità di accettare la perdita della propria dignità o del proprio onore e a volte rappresentava quell’atto che si compie per codardia.

Secondo la maggior parte delle confessioni cristiane il suicidio è visto come un peccato. Tuttavia alcune dottrine sostengono che questo gesto sia una forma di martirio e che tramite questa ci si potesse ricongiungere a Dio. E’ proprio Sant’Agostino però a considerate il suicidio come un doppio crimine, infatti chi prende la decisione di porre fine alla propria vita nega il valore sacro di quest’ultima e infrange il divieto divino di non uccidere.

L’Ebraismo invece si concentra nel valorizzare la vita e quindi il suicidio andrebbe a negare la bontà di Dio nel mondo. Nella maggior parte dei casi però gli ebrei si sono tolti la vita in suicidi di massa accompagnando il gesto con una preghiera della liturgia ebraica.

L’Islam invece rifiuta categoricamente il suicidio perché secondo il Corano chiunque uccida una persona andrebbe ad uccidere l’intera umanità e chiunque la salvi andrebbe a salvare l’intera umanità. Morire però quando si combatte per Allah viene considerato un gesto che procura onore.

L’induismo vede il suicidio come un gesto peccaminoso come uccidere un altro individuo. Secondo alcuni testi indù chi si suicida entrerà a far parte del mondo degli spiriti. Viene accettata però la decisione di un uomo di porre fine alla propria vita tramite un gesto volontario non violento, ovvero la pratica del digiuno fino alla morte: la Prayopavesa.

Il Buddhismo concepisce in modo diverso il suicidio. Chi decide di porre fine alla propria vita è un ignorante, perché non è in grado di capire che il dolore si elimina staccandosi dalla vita fino al raggiungimento del nirvana (grado massimo di beatitudine).

Nella maggior parte dei casi a suicidarsi sono quelle persone che sono soggette a disturbi psichici o affette da gravi condizioni di depressione dovute a delusioni d’amore, a derisioni o ancora a condizioni di estetica.

Il suicidio è stato studiato in modo approfondito dal sociologo Emile Durkheim, il quale ha individuato tre tipi di suicidio:

1. Suicidio egoistico: vi è un isolamento della persona da ogni realtà a lei esterna fino a perdere il senso del reale e a non essere più in grado di dare il giusto valore a ciò che sta intorno a lei proseguendo verso la via del suicidio.

2. Suicidio altruistico: momento in cui l’individuo si annulla all’interno del gruppo. Si può far riferimento agli attentati suicidi.

3. Suicidio anomico: tipico di chi ha subito una forte perdita entrando in una condizione di grave depressione e di odio verso la causa di tutto decidendo di togliersi la vita.

Il suicidio tuttavia viene percepito nella maggior parte dei casi in modo errato. Infatti il gesto si rivela più che altro un messaggio e non la scelta di voler davvero morire. Chi decide di togliersi la vita vuole mostrare a tutto il mondo la propria condizione di rabbia o malinconia, vuole mostrare quello che è in grado di fare, vuole porre fine alla sua condotta di vita che è diventata insopportabile.

Internet può essere considerato a volte uno strumento di svantaggio o di vantaggio per chi decide di porre fine alla propria vita. Infatti possiamo ritrovare diverse pagine o siti tramite i quali l’individuo viene incoraggiato a mettere in pratica questo atto estremo. Affiorano casi di individui che creano dei patti suicidi on-line con amici o persone nei forum. E’ fonte invece di vantaggio in quanto è possibile aprire dei gruppi sociali per tutti coloro che si sentono isolati.