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Regione Siciliana Assessorato Industria Studio per la redazione del Piano Energetico Regionale della Regione Siciliana Università degli Studi di Palermo Dipartimento di Ricerche Energetiche ed Ambientali - DREAM Viale delle Scienze, Parco d’Orleans Sintesi dello Studio del TEAM del PER per il forum con le parti sociali e Bozza dei Piani d’Azione - Allegati -

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Regione Siciliana

Assessorato Industria

Studio per la redazione del Piano Energetico Regionale della Regione Siciliana

Università degli Studi di Palermo

Dipartimento di Ricerche Energetiche ed Ambientali - DREAM Viale delle Scienze, Parco d’Orleans

Sintesi dello Studio del TEAM del PER per il forum con le parti sociali e Bozza dei Piani d’Azione

- Allegati -

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ALLEGATI

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INDICE DEGLI ALLEGATI I PIANI D’AZIONE Gli Strumenti di Attuazione del Piano.....................................................................1 Formazione e diffusione della figura di “Energy Managers” ................................10 Costituzione di Agenzie Regionali per l’Energia e di una rete di Agenzie Provinciali..............................................................................................................11 Sottoscrizione di Accordi Volontari ......................................................................13 Infrastrutturazione energetica di Distretti eco-industriali.....................................15 Monitoraggio dei risultati ......................................................................................17 Alcune proposte di Piani d’Azione di settore ........................................................19

PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI NEL SETTORE ELETTRICO NELLA REGIONE SICILIANA Ristrutturazione delle centrali e del parco di produzione di energia elettrica della Regione Siciliana ............................................................................................1 Reti elettriche ..........................................................................................................8

PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI PER L’UTILIZZAZIONE DEL GAS NATURALE NELLA REGIONE SICILIANA La domanda attuale nei Centri .................................................................................3 La domanda attuale negli usi industriali ..................................................................7 La domanda attuale per usi non energetici ..............................................................9 La domanda attuale nelle Centrali Termoelettriche...............................................10 Considerazioni globali sulla domanda attuale di gas naturale nella Regione Siciliana ed implicazioni relative alla Programmazione Energetica .....................11 Costi per il completamento delle opere di metanizzazione ...................................11 Problemi relativi alla realizzazione di Impianti per la rigassificazione di GNL nella Regione Siciliana .................................................................................13

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PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI PER LA RAZIONALIZZAZIONE DELL’USO DELL’ENERGIA NEL SETTORE INDUSTRIA Scheda - Operazioni di Recupero Energia Termica – Operazioni di House-keeping Scheda - Sostituzione di generatori di calore Scheda - Introduzione nei processi industriali di sistemi a pompa di calore

trascinata da motore a C.I. o da motore elettrico: produzione combinata di caldo e freddo

Scheda - Sostituzione di fonti – Regolazioni, monitoraggio, automazione dei processi

Scheda - Cogenerazione semplice ed autoproduzione. Scheda - Sostituzione di motori con unità ad alto rendimento. Scheda - Impianti di rifasamento e adeguamento delle elettrocondutture e degli

impianti elettrici Scheda - Operazioni di “improvement” sugli usi elettrici obbligati Scheda - Sostituzione di usi vari con fonti per uso diretto dell’energia termica,

regolazione, monitoraggio, ed automazione dei processi

PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI PER LA RAZIONALIZZAZIONE DELL’USO DELL’ENERGIA NEL SETTORE CIVILE Scheda - Risparmio energetico nel settore residenziale: isolamento copertura Scheda - Risparmio energetico nel settore residenziale: isolamento pareti

perimetrali esterne Scheda - Risparmio energetico nel settore residenziale: sostituzione finestre a

singolo vetro con finestre a doppio vetro Scheda - Risparmio energetico nel settore residenziale: sostituzione generatori a

combustione Scheda - Risparmio energetico nelle attrezzature alberghiere Scheda - Interventi non strutturali e strutturali nel settore sanitario Scheda - Introduzione negli edifici condominiali e del settore terziario di sistemi a

pompa di calore trascinata da motore a C.I. o da motore elettrico: produzione combinata di caldo e freddo

Scheda - Sostituzione di fonti - Regolazioni, monitoraggio, automazione dei processi

Scheda - Cogenerazione semplice ed autoproduzione

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PIANO D’AZIONE PER LA DIFFUSIONE DELLE TECNOLOGIE DI UTILIZZAZIONE DELLE ENERGIE RINNOVABILI IN SICILIA L’offerta potenziale e l’offerta attivabile: proposte di intervento ...........................1 Il solare termico .......................................................................................................5 Scheda - Attivazione potenziale breve e medio periodo solare termico settore

domestico Scheda - Attivazione potenziale breve e medio periodo solare termico settore

terziario e P.A. Scheda - Diffusione delle tecnologie di Solar Cooling: negli edifici del terziario e

nelle P.A. Solare Fotovoltaico ..............................................................................................15 Scheda - Campagne di diffusione del solare fotovoltaico Energia Eolica Scheda - Redazione del Piano di sfruttamento dell’energia eolica Scheda - Attivazione del potenziale di sfruttamento dell’energia eolica di breve

periodo Scheda - Attivazione del potenziale di sfruttamento dell’energia eolica di medio

periodo Scheda - Attivazione del potenziale di sfruttamento dell’energia eolica di lungo

periodo – integrazione con la filiera H2 Scheda - Sistemi energetici avanzati per le “Isole Minori” Utilizzazione energetica dei rifiuti Idroelettrico Mini idraulica.........................................................................................................35 Geotermia Energia geotermica ................................................................................................36 Termovalorizzazione dei rifiuti ..........................................................................37 Energia dalle biomasse ........................................................................................41 Scheda - Sistema integrato di utilizzazione delle biomasse agricole, forestali e

SRF Scheda - Incentivazione ai sistemi di produzione e utilizzazione in cogenerazione

dei residui zootecnici

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Indicazioni sui benefici occupazionali di politiche di diffusione delle energie rinnovabili............................................................................................... 52 Sviluppo di impianti solari termici .................................................................... 55 Progettazione degli impianti.................................................................................. 55 Progetto e costruzione dei componenti.................................................................. 56 Installazione, manutenzione e conduzione degli impianti .................................... 57 Aspetti commerciali............................................................................................... 57 Sviluppo di impianti fotovoltaici ........................................................................ 58 Progettazione di sistemi......................................................................................... 58 Costruzione............................................................................................................ 58 Installazione, riparazione, manutenzione e gestione ............................................. 59 Aspetti commerciali .............................................................................................. 59 Sviluppo di impianti eolici Progettazione ........................................................................................................ 60 Costruzione............................................................................................................ 60 Installazione, riparazione, manutenzione e gestione ............................................. 61 Aspetti commerciali .............................................................................................. 62 Sfruttamento delle biomasse............................................................................... 64

LINEE GUIDA PER L’INTRODUZIONE DELL’ECONOMIA DELL’IDROGENO IN SICILIA Linee guida per l’introduzione dell’economia dell’idrogeno in Sicilia .................. 1 Idrogeno e celle a combustibile, le iniziative internazionale e dell’UE.................. 1 Le iniziative internazionali e dell’UE: le opportunità per la Regione Sicilia ......... 2 Gruppo ad alto livello e Piattaforma Idrogeno e celle a combustibile. ................... 2 Linee di azione per la Regione Sicilia..................................................................... 5 Progetto “HYCLASS”............................................................................................. 9 Azioni nel settore mobilità e trasporti. .................................................................. 27 Breve termine ........................................................................................................ 28 Medio termine ....................................................................................................... 29 Lungo termine ....................................................................................................... 29 Progetto 1: “HYBUS” ........................................................................................... 30 Progetto 2 : “HIRE”............................................................................................... 35 Progetto 3 “HYLANDS”....................................................................................... 39 Altre azioni nel medio e nel lungo termine ........................................................... 45 Azioni nel settore civile: la generazione stazionaria di energia ............................ 50 Breve termine ........................................................................................................ 53

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Medio termine........................................................................................................53 Lungo termine........................................................................................................54 Progetto 4: “TELENERGY”..................................................................................55 Progetto 5: “TERMOGEN”..................................................................................61 Progetto 6: “ZEH” ................................................................................................67 Progetto 7: “OPPORTUNITY” .............................................................................72 Progetto 8: “INDEPENDENCE”...........................................................................79 Progetto 9: “ HOT CELL” .....................................................................................84 Progetto 10: “bio-MCFC”......................................................................................98 Progetto 11: “SOFC MT” ....................................................................................103 Progetto 12: “MCFC RSU” ................................................................................109 Progetto 13: “MCFC MT” ..................................................................................115 Conclusioni ..........................................................................................................119

PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI NEL SETTORE DEI TRASPORTI NELLA REGIONE SICILIANA Azioni di piano nell’ambito dei trasporti.................................................................1

REALIZZAZIONE DI UN POLO INDUSTRIALE MEDITERRANEO PER LA RICERCA, LO SVILUPPO E LA PRODUZIONE DI TECNOLOGIE PER LO SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA SOLARE

STRUMENTI FINANZIARI Premessa ..................................................................................................................1 Principali tipologie di finanziamento.......................................................................1 1 - Fondo per i progetti dimostrativi e sperimentali ............................................5 2 - Fondo rotativo per il credito agevolato ..........................................................5 3 - Fondo di sostegno alla produzione da fonti rinnovabili .................................6 3a - Fondo di sostegno alla produzione da fonti rinnovabili .................................7 4 - Fondo di garanzia sul rischio tecnologico......................................................8

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I PIANI D’AZIONE

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I PIANI D’AZIONE

Gli Strumenti di Attuazione del Piano

Nelle precedenti fasi dello studio è stata effettuata la raccolta di dati ed informazioni

utili alla formazione di un quadro complessivo della situazione territoriale, climatica, demografica, economica ed energetica della nostra regione.

Sono stati successivamente predisposti dei casi studio relativi ad alcune tipiche

situazioni dell’ambito regionale, definiti i bacini energetici e valutati i potenziali di sviluppo delle fonti rinnovabili e dei risparmi che è possibile conseguire mediante un sostanziale miglioramento dell’efficienza energetica negli usi finali.

Si è così definito un quadro strutturale del sistema energetico regionale che costituisce

la base su cui costruire le strategie di intervento da attuare a differenti traguardi temporali sino all’orizzonte del 2012, come previsto dalla convenzione. Per alcuni aspetti, come ad esempio nel caso della filiera dell’idrogeno, lo studio si è spinto anche verso orizzonti temporali più ampi.

Le Strategie proposte sono ormai fortemente caratterizzate e vincolate dal fattore

ambientale, e, particolare attenzione è rivolta alle accelerazioni delle alterazioni climatiche, che inducono ad intravedere azioni che sono oggetto, ormai, di accordi, trattati, protocolli e decreti a livello globale, europeo e nazionale.

Non era mai accaduto nei passati secoli di riscontrare un aumento medio della

temperatura ambiente di 0,5 °C, né della concentrazione media di CO2 di circa il 30% in soli 100 anni.

Per contrastare tale preoccupante fenomeno sono stati avviati accordi a livello

internazionale che hanno trovato un primo epilogo nel protocollo di Kyoto che, nell’ambito dei concetti e della strategia di uno sviluppo sostenibile, impegna i Paesi

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maggiormente industrializzati a ridurre le proprie emissioni entro il 2012 del 5,2% rispetto ai livelli di emissioni del 1990.

Stime al 2030 prevedono riduzioni delle emissioni antropogeniche di CO2 del 50 ÷ 60%, sempre in base a quelle del 1990, per la stabilizzazione della CO2 a 450-550 ppm nel 2100, si avrebbe così un aumento globale della temperatura contenuto in 2 °C.

Per raggiungere questi obiettivi sono necessari un approccio globale di tutti i Paesi ed

uno sforzo tecnologico indirizzato alla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili. La Commissione Europea ha preso l’impegno di ridurre le emissioni di gas

climalteranti (GHG), rispetto ai livelli del 1990, dell’8% nel periodo 2008-2012, attraverso azioni specifiche nei settori energetico, dei trasporti, nel settore industriale e dando ordinamenti e direttive per l’applicazione di meccanismi flessibili (Emission Trading, Joint Implementation Plan e Clean Development Mechanism).

Le direttive dell’UE prevedono per i trasporti, Settore responsabile del 30% delle

emissioni di CO2 e caratterizzato da una forte resistenza alle politiche di riduzione, un recupero dell’efficienza energetica nell’uso delle fonti, notevoli modifiche strutturali ed una forte incentivazione del trasporto pubblico.

Per il settore energetico sono stati emanati dei provvedimenti rivolti al miglioramento

dell’efficienza energetica e direttive rivolte all’incremento della produzione combinata di elettricità e calore (cogenerazione), affrontando anche le problematiche relative all’accesso alle reti, ai loro costi ed alle procedure amministrative.

In collegamento con altre iniziative dell’UE, quale la sicurezza negli

approvvigionamenti, sono stati identificati obiettivi di duplicazione della produzione di energia da fonti rinnovabili (12% entro il 2010) con annessi obblighi di priorità di accesso alla rete e modalità di certificazione di origine dell’energia venduta.

La capacità tecnologica e l’incentivo alla ricerca ed all’innovazione tecnologica nei

settori della produzione di energia e dei trasporti sono stati posti come strumenti fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi a medio e lungo termine.

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In tema di riduzione delle emissioni antropogeniche di GHG il CIPE ha recepito in Italia il Protocollo di Kyoto deliberando le seguenti riduzioni di emissione:

AZIONI NAZIONALI PER LA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DEI GAS SERRA

Mt CO2 2002

Mt CO2 2006

MtCO2 2008-2012

AUMENTO DI EFFICIENZA NEL PARCO TERMOELETTRICO -4/5 -10/12 -20/23

RIDUZIONE DEI CONSUMI ENERGETICI NEL SETTORE DEI TRASPORTI -4/6 -9/11 -18/21

PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI -4/5 -7/9 -18/20

RIDUZIONE DEI CONSUMI ENERGETICI NEI SETTORI INDUSTRIALE / ABITATIVO / TERZIARIO

-6/7 -12/14 -24/29

RIDUZIONE DELLE EMISSIONI NEI SETTORI NON ENERGETICI -2 -7/9 -15/19

ASSORBIMENTO DELLE EMISSIONI DI CO2 DALLE FORESTE (-0,7)

TOTALE -20/25 -45/55 -95/112

Fonte CIPE Le emissioni di CO2 in Sicilia corrispondevano, per il 1990, per quanto attiene agli usi

di fonti energetiche, al 9% delle emissioni totali nazionali, esse, secondo il CIPE, erano distribuite come risulta dalla tabella seguente. La tabella compara i dati per l’Italia riportati nella Delibera CIPE del 19/12/2002 con quelli per la Regione Siciliana. In quest’ultimo caso i dati sono stati derivati dal Catasto delle emissioni predisposto dal SIER PON-ATAS dell’ENEA. Nella tabella sono anche riportati i dati relativi al 2000.

La ratifica del protocollo di Kyoto obbliga l’Italia a ridurre del 6,5% le emissioni di

gas climalteranti entro il biennio 2010-2012, rispetto a quelle registrate nel 1990. Per contribuire al raggiungimento di tale obiettivo nell’ambito del sistema energetico della Regione Siciliana dovranno aver luogo delle azioni rivolte al contenimento ed alla riduzione degli attuali livelli di emissione.

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Emissioni di GHG al 1990 e al 2000 per settore di emissione in Italia (I) e nella Regione Siciliana (S)

Emissioni di GHG

[Mt CO2eq.] Emissioni di GHG

[Mt CO2eq.] I - 1990 S - 1990 I - 2000 S - 2000

DA USI DI FONTI ENERGETICHE, di cui: 424,9 39,6 452,3 39,9

- Industrie energetiche 147,4 21,0 160,8 21,9 - termoelettrico 124, 13, 140 13- raffinazione (consumi diretti) 18, 6, 17, 6altro 4, 1, 3, 1

- Industria manifatturiera e costruzioni 85,5 6,5 77,9 4,5 - Trasporti 103,5 6,6 124,7 7,9 - Civile (incluso terziario e Pubbl. Amm.ne) 70,2 1,7 72,1 1,7 - Agricoltura 9,0 0,6 9,0 0,6 - Altro (fughe, militari, aziende di distribuzione) 9,3 3,2 7,8 3,3

Fonte CIPE Nella tabella seguente sono riportati, sempre per quanto attiene agli usi di fonti

energetiche, gli scenari di emissione tendenziali per l’Italia e per la Sicilia, riferiti al 2010.

Scenari di emissione nel 2010, “tendenziale” Anno 2010 (Mt CO2 eq.)

Italia Sicilia DA USI DI FONTI ENERGETICHE, 484,1 44,9 - Industrie energetiche, di cui: 170,4 24,7 - termoelettrico 150,1 15,8 - raffinazione (consumi diretti) 19,2 6,6 - altro 1,1 2,3 - Industria manifatturiera e costruzioni 80,2 5,1 - Trasporti 142,2 9,0 - Civile (incluso terziario e Pubbl.Amm.ne) 74,1 1,9 - Agricoltura 9,6 0,7 - Altro (fughe, militari, distribuzione) 7,6 3,5

Fonte CIPE Lo scenario nazionale è riportato dalla Delibera CIPE del 19/12/2002, lo scenario per

la Regione Siciliana è stato elaborato dal DREAM con i dati derivati dal Catasto delle emissioni predisposto dal SIER PON-ATAS dell’ENEA. Il criterio adottato è stato il medesimo di quello seguito nella Delibera CIPE citata, si ricorda che i Dati dell’ENEA

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sono ricavati col Metodo CORINAIR. Nel Rapporto di Seconda fase, a cui si rimanda, si possono vedere maggiori dettagli ed una stima più appropriata relativa ad altri alternativi criteri di valutazione che rendono più completa l’analisi.

Infine la tabella successiva riporta, sempre per quanto attiene agli usi di fonti energetiche,

gli scenari di emissione di “riferimento” al 2010 per l’Italia (Delibera CIPE del 19/12/2002) e per la Sicilia (DREAM, elaborazione di dati dell’ENEA).

Scenari di emissione di “riferimento” al 2010 - Fonte CIPE

Fonte CIPE - per la Sicilia obiettivi minimali

Infine, si riporta sotto una tabella comparativa ricavata con i dati della Tabella 3 della Delibera CIPE del 19/12/2002 e di dati basati sulle stime del DREAM relative al presente studio. Le misure contenute nella tabella sono già individuate ed incluse nello scenario di “riferimento”.

Facendo riferimento agli Scenari di emissione, si fa presente che per raggiungere l’obiettivo di riduzione al 2008-2012 stabilito dalla legge n. 120/2002 in Italia si dovranno contenere le emissioni con una ulteriore riduzione rispetto a quelle previste dallo scenario

Anno 2010 [Mt CO2eq.]

Anno 2010 [Mt CO2eq.]

Italia Sicilia DA USI DI FONTI ENERGETICHE, 444,5 41,18 - Industrie energetiche, di cui: 144,4 22,28 - termoelettrico 124,1 13,38 - raffinazione (consumi diretti) 19,2 6,6 - altro 1,1 2,3 - Industria manifatturiera e costruzioni 80,2 5,1 - Trasporti 134,7 8,3 - Civile (incluso terziario e Pubbl. Amm.ne) 68 1,3 - Agricoltura 9,6 0,7 - Altro (fughe, militari, distribuzione) 7,6 3,5

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“di riferimento” al 2010, di altre 41,0 Mt. di CO2 eq.; nella Regione Siciliana, per quanto attiene agli usi di fonti energetiche, in quota proporzionale, si ha la necessità di ridurre le emissioni rispetto a quelle previste dallo scenario “di riferimento” al 2010, di altre 3,8÷4,0 Mt.

Misure già individuate incluse nello scenario di “riferimento” (Delibera CIPE del 19/12/2002)

Riduzione (Mt CO2/anno)

Riduzione (Mt CO2/anno)

Italia Sicilia Industria elettrica 26,0 3,0 Espansione CC per 3200 MW (300 MW Sicilia) 8,9 0,83 Espansione capacità import per 2300 MW 10,6 Ulteriore crescita rinnovabili per 2800 MW 6,5 0,60 Civile 6,3 0,60 Decreti efficienza usi finali 6,3 0,33 Trasporti 7,5 0,70 Autobus e veicoli privati con carburanti a minor densità di carbonio (Gpl, metano) 1,5 0,14 - Sistemi di ottimizzazione e collettivizzazione del trasporto privato - Rimodulazione dell’imposizione sugli oli minerali - Attivazione sistemi informatico-telematici

2,1 0,20

Sviluppo infrastrutture nazionali e incentivazione del trasporto combinato su rotaia e del cabotaggio

3,9

0,36

Totale misure nazionali 39,8 6,76 Crediti di carbonio da JI e CDM 12 TOTALE MISURE 51,8

Fonte CIPE

E’ difficile riuscire a ricostruire un quadro completo delle emissioni di GHG nella Regione Siciliana ed in Italia, cosicché le valutazioni restano vaghe ove on si fissi un punto di riferimento, che, per le necessità correlate alla formulazione del Piano Energetico, non può che essere quello indicato dalla Delibera CIPE del 19/12/2002.

Infatti esistono vari dati in siti web ufficiali che non sono però omogenei tra loro. Si

cita quivi il solo esempio dell’APAT - Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici (Agenzia Nazionale Governativa). Nel 1990 per l’Italia si aveva la situazione riportata nella seguente tabella e si vede da essa che le emissioni di CO2 ammontano a 436, 9 Mton.

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Valori di Emissione di Anidride carbonica in ITALIA nel

1990 MacroSettore Emissioni UMis

Centr.Elettriche Pubbl.,Cogeneraz.,Telerisc. 109.939.639,80 Mg Combustione - Industria 100.462.847,70 Mg Trasporti Stradali 85.878.891,90 Mg Combustione - Terziario ed Agricoltura 71.372.934,00 Mg Processi Produttivi 27.775.298,60 Mg Altre Sorgenti Mobili 21.250.955,60 Mg Natura 11.821.233,80 Mg Trattamento e Smaltimento Rifiuti 8.452.117,10 Mg

Totale emissioni 436.953.918,50 Fonte: APAT – Rete SINAnet

Per la Regione Siciliana invece si aveva la situazione riportata nell’altra tabella che

segue da cui si vede che nel 1990 le emissioni di CO2 ammontano a 43,6 Mton.

Valori di Emissione di Anidride carbonica in SICILIA nel 1990 MacroSettore Emissioni UMis

Combustione - Industria 16.474.914,20 Mg Centr.Elettriche Pubbl.,Cogeneraz.,Telerisc. 11.188.139,00 Mg Trasporti Stradali 7.751.036,30 Mg Processi Produttivi 2.977.232,20 Mg Altre Sorgenti Mobili 2.094.303,10 Mg Combustione - Terziario ed Agricoltura 1.469.628,90 Mg Natura 1.013.334,30 Mg Trattamento e Smaltimento Rifiuti 643.263,20 Mg

Totale emissioni 43.611.851,20 Fonte: APAT – Rete SINAnet

Nel medesimo sito è pure possibile rilevare i dati relativi all’anno 1999 che per l’Italia

danno il valore di 473,5 Mton di CO2 e per la Regione Siciliana un valore di 46,7 Mton (in proporzione, il 9,9% del valore nazionale). Il confronto con i dati riportati nelle tabelle della Delibera CIPE del 19/12/2002 mostra che, appunto, i dati non sono omogenei per

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consentire dei raffronti coerenti. Si conferma quindi l’esigenza di riferirsi alla citata Delibera del CIPE per le valutazioni relative alla formulazione del Piano Energetico.

Secondo la Delibera del CIPE del 19/12/2002, essendo in Italia nel 1990 le emissioni

di CO2 521,0 Mton, si doveva allora avere un rientro delle emissioni di 33,9 Mton (pari al 6,5% delle emissioni del 1990). Poiché dal 1990 al 2010, tendenzialmente, le emissioni di CO2 si porteranno al valore di 579,0 Mton, l’Italia deve rientrare in quell’anno al valore di 487,13 Mton, ossia di 91,87 Mton.

Nella Regione Siciliana nel 1990 le emissioni di CO2 antropogeniche erano di 39,6

Mton per quanto riguarda gli usi di fonti energetiche, e, in quota proporzionale si può stimare che ammontassero nel complesso a 48,6 Mton. Tenendo conto delle linee di tendenza degli scenari le emissioni si porteranno a 53,8 Mton nel 2010 ed a 54,4 Mton nel 2012.

Nel 1990 la Sicilia doveva rientrare di 3,2 Mton per rispettare il Protocollo di Kyoto,

per gli aumenti dovuti alla linea di tendenza riscontrata negli scenari, al 2012 si dovranno avere complessivamente rientri per 9,0 Mton.

L'impegno assunto è stringente ed il suo raggiungimento nel breve-medio termine

impone la scelta e l'adozione di nuove strategie nel settore energetico che si sostanziano in:

• rispetto dell'ambiente (protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni climalteranti).

• uso efficiente delle risorse, con riduzione drastica degli sprechi di energia e miglioramento dell’efficienza dei sistemi energetici

• Passaggio, ove possibile, da una produzione centralizzata ad una distribuita con il ricorso a fonti rinnovabili ed al vettore idrogeno;

• flessibilità, autosufficienza e sicurezza del sistema energetico. La “bozza di Piano d’Azione” che si presenta di seguito a queste brevi note tenta di

mettere in campo un insieme di interventi, coordinati fra la pubblica amministrazione e gli attori territoriali, per avviare un percorso che si propone di raggiungere gli obiettivi del protocollo di Kyoto, in coerenza con gli indirizzi comunitari, con il decreto CIPE del

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19 dicembre 2002 e, in ultimo, con il diritto alla salvaguardia dell’ambiente per le prossime generazioni (Sviluppo sostenibile del territorio).

Uno strumento strategico di promozione potrebbe essere costituito dall’istituzione di

un tavolo permanente di concertazione fra gli Assessorati competenti, le Associazioni industriali ed artigianali ed i Sindacati, di concerto con le Università ed i Centri di Ricerca di settore.

La conferenza permanente affronterebbe problemi generali di pianificazione e di

monitoraggio di azioni strutturali di intervento da focalizzare ed affidare alle filiere di settore, alle sedi territoriali di attività produttiva, ai comparti della grande e piccola-media industria ed alle attività artigianali.

Obiettivo della conferenza permanente dovrebbe essere: • Stabilire un rapporto più intenso e continuo con gli ambienti regionali della ricerca

(Università e centri), per definire campi comuni di interesse ed interventi innovativi da introdurre nelle attività produttive per diffondere tecnologie pulite e di risparmio energetico, possibile penetrazione e diffusione di fonti rinnovabili, miglioramento delle rese produttive, riduzione della pressione ambientale;

• Promuovere iniziative specifiche di filiera finalizzate all’ottimizzazione dei sistemi energetici;

• Pianificare azioni di ammodernamento ed infrastrutture energetiche, anche a completamento di quelle esistenti, nelle sedi territoriali nelle quali si concentrano le attività industriali ed artigianali;

• Svolgere un’azione di formazione ed aggiornamento professionale del personale addetto alla progettazione e gestione dei sistemi energetici.

Il tavolo permanente di concertazione dovrebbe svolgere un lavoro di confronto,

coordinamento e programmazione con l’individuazione delle risorse finanziarie e delle forme organizzative più adatte per la progettazione e la gestione delle azioni concordate.

Le azioni da promuovere potrebbero rientrare nelle categorie di seguito riportate.

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Formazione e diffusione della figura di “Energy Managers” L’azione prevede la formazione di esperti in pianificazione, progettazione di sistemi e

gestione delle risorse energetiche per assolvere compiti di indirizzo, promozione e gestione ai rispettivi livelli di responsabilità (associazioni di categoria, consorzi di filiera, aree industriali ed artigianali).

La figura dell’Energy manager, introdotta prima dalla L. 308/82 e poi dalla L.10/91, è

obbligatoria per i settori ad alto consumo energetico (10 ktep per il settore industriale, 1 ktep per gli altri settori) ed ha avuto un ruolo rilevante nelle grandi aziende per gli importanti interventi di razionalizzazione dei processi energetici che è riuscita a promuovere.

Meno decisivo è stato il suo peso nella piccola e media azienda e nella pubblica

amministrazione. Gli sviluppi in atto nel settore energetico-ambientale riguardanti la liberalizzazione dei

mercati, l’evoluzione degli strumenti finanziari di sostegno, il decentramento amministrativo con il trasferimento di competenze verso le amministrazioni locali, i vincoli ambientali e la mutata cornice normativa rivalutano e rafforzano compiti ed importanza di una figura di riferimento che aiuti a governare la complessità degli aspetti energetici anche nei settori finora marginalmente interessati (PA e PMI).

La formazione, l’aggiornamento e l’alta qualificazione di una figura a cui possono

essere assegnati anche importanti compiti di indirizzo e direzione, potrebbero essere curati dall’Università e da altre istituzioni di ricerca.

Un ruolo importante sarebbe assolto nell’ambito di una successiva azione che preveda

l’istituzione di agenzie energetiche regionali e provinciali e la diffusione delle procedure di contabilità energetica nella PMI e nella PA con il necessario supporto di nuove professionalità oggi, di fatto, inesistenti sul mercato.

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Costituzione di Agenzie Regionali per l’Energia e di una rete di Agenzie Provinciali Le funzioni di attuazione, gestione, controllo e verifica della pianificazione energetica

regionale, in particolare le funzioni di competenza derivanti dalla liberalizzazione del mercato dell'energia, richiedono un'adeguata capacità di intervento a livello locale e, quindi, il potenziamento delle strutture regionali competenti in materia energetica.

Sarà, inoltre, favorita l'istituzione, attraverso norme regionali, con l'eventuale

contributo comunitario, di specifici organismi di assistenza e consulenza in materia energetica quali, ad esempio, Agenzia Regionale per l'Energia, Agenzie Provinciali e Comunali, etc. a cui potrebbero essere attribuite, in particolare, le seguenti funzioni:

• raccolta, organizzazione e diffusione delle informazioni energetiche presso i vari soggetti pubblici e privati;

• collaborazione alla predisposizione dei Piani energetici comunali e di piani d’azione provinciali;

• consulenza tecnica per il rilascio di autorizzazioni e concessioni per la realizzazione degli interventi previsti dai Piani energetici;

• controllo della funzionalità degli impianti di produzione dell'energia; • promozione dell'uso efficiente e razionale dell'energia e di sviluppo delle fonti

energetiche rinnovabili; • promozione e coordinamento dell'attività di certificazione e diagnostica energetica

degli edifici; • promozione di progetti energetici a valenza locale di potenziale interesse

economico; • predisposizione delle elaborazioni progettuali per l'accesso a finanziamenti

comunitari e nazionali relativi a iniziative promosse in sede locale. • promozione della formazione degli operatori energetici. La struttura tecnica regionale che sarà preposta alla gestione del Piano, unitamente a

quella degli Enti locali più direttamente coinvolti dalle azioni previste, sarà inoltre messa in grado, attraverso una preliminare attività di formazione, di gestire l'attuazione del Piano, e di proporne gli aggiornamenti e le modifiche che eventualmente si rendessero necessari. A tal fine potranno essere previsti corsi di specializzazione, per funzionari e

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tecnici degli uffici preposti, da affidare preferibilmente ad organismi qualificati, quali Dipartimenti Universitari, Enti pubblici o Società di elevato e riconosciuto livello tecnico e scientifico.

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Sottoscrizione di Accordi Volontari Alcuni importanti obiettivi di politica energetica o di iniziative specifiche, a carattere

settoriale o territoriale, possono essere perseguiti attraverso la sottoscrizione di “Accordi Volontari” con soggetti economici e politici, responsabili di uno sviluppo equilibrato del territorio regionale.

Tali accordi sono sottoscritti da soggetti interessati a livello regionale e territoriale con

i quali formulare le "regole" generali e le condizioni "contrattuali" che guidino un successivo percorso articolato per singoli progetti.

Possono essere promossi inoltre gli accordi volontari territoriali, in cui sono definiti

programmi energetici integrati che, a loro volta, possono essere ulteriormente caratterizzati a seconda se si tratti di singole imprese, di distretti specializzati e di distretti di filiera.

Con questi strumenti si condiziona l’attuazione dei singoli progetti alla verifica della

loro conformità ai quadri pianificatori redatti e della loro coerenza con gli accordi volontari sottoscritti.

L'accordo territoriale è uno strumento finalizzato a promuovere interventi, acquisire

consensi ed intese, nonché elemento indispensabile per l'ammissibilità dei progetti a qualsiasi forma di incentivazione pubblica e/ o ad un regime di procedure semplificate.

Tale strumento di attuazione delle politiche si propone, inoltre, l'obiettivo di acquisire

un "parco progetti" che esprima le migliori opportunità di razionalizzazione del sistema energetico in relazione alle risorse territoriali ed alle opportunità presenti nella Regione.

Per sostanziare questo percorso di politica partecipata si potrebbe prevedere

l'attivazione della seguente procedura: a) presentazione alla Regione, da parte del soggetto promotore dell'iniziativa, del

progetto preliminare o definitivo dell'opera che intende realizzare tramite un'istanza di apertura del "tavolo di concertazione" corredata dall'elenco di tutti i soggetti a qualsiasi

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titolo interessati all'esecuzione dell'intervento. Tale istanza deve essere completata del progetto stesso il quale va trasmesso a tutti i soggetti indicati;

b) invito, da parte della Regione, a tutti i soggetti indicati dal promotore a partecipare al "tavolo di concertazione" che viene contestualmente costituito;

c) sottoscrizione fra le parti in causa dell'Accordo Volontario Territoriale perfezionato con l'iter dei lavori del "tavolo di concertazione" per la formalizzazione degli effetti di merito consensuale e tecnico - amministrativo che determina l’inserimento dell'iniziativa nel "parco progetti";

d) sottoscrizione fra le parti in causa dell'accordo per la formalizzazione degli effetti di merito economico nel caso in cui l'accordo preveda una contribuzione pubblica ed a seguito di specifica selezione caratterizzante le singole fonti di finanziamento.

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Infrastrutturazione energetica di Distretti eco-industriali L’ecologia industriale si propone di ristrutturare il sistema industriale passando da un

modello lineare (risorsa-rifiuto) ad uno ciclico, nel quale il rifiuto di una attività produttiva può divenire materia prima in altre produzioni.

Obiettivo prioritario è l’incremento dell’efficienza nell’uso di energia e nella gestione

dei flussi di materia, attraverso la creazione di una rete di collaborazioni tra aziende. La simbiosi tra entità interconnesse origina complessi industriali integrati ed ecoorientati, con una conseguente riduzione significativa dell’impiego di risorse di energia, di materie prime e dell’emissione di inquinanti e di rifiuti nell’ambiente.

In riferimento ad un approccio metodologico e gestionale di siffatte caratteristiche

sono sorti i primi parchi eco-industriali (o distretti eco-industriali) definiti come “una comunità o una rete di imprese che cooperano tra loro all’interno di un territorio per condividere efficientemente risorse (materie prime, acqua, energia, informazioni, infrastrutture e habitat naturale), ottimizzando i guadagni economici e migliorando le efficienze energetiche e le prestazioni ambientali.

Dalla collaborazione reciproca, la comunità di aziende cerca di ottenere dei benefici

economici, sociali ed ambientali – che va al di la della somma dei singoli benefici che ciascuna impresa potrebbe realizzare dal miglioramento delle prestazioni individuali.

La gestione ambientale diventa così un aspetto importante nelle politiche di sviluppo

industriale, che può garantire una serie di vantaggi 1) per le imprese: • accresce l’efficienza e la competitività dell’area; • riduce i costi per i servizi e le infrastrutture comuni; • aumenta il numero di prodotti in uscita che hanno un valore di mercato; • riduce il volume dei rifiuti prodotti, e quindi i costi operativi per il trattamento, • aumenta l’efficienza dei processi energetici • ottimizza l’approvvigionamento idrico e dei materiali. 2) per la comunità:

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• crea potenziale reddito derivante dalla vendita dei sottoprodotti; • offre un ambiente più sostenibile; • sviluppa le possibilità di lavoro e commercio; • riduce i costi legati ai danni ambientali e per la salute umana.

3) per l’ambiente: • riduce l’uso di risorse limitate; • aumenta lo sfruttamento di energia e di materiali rinnovabili; • riduce l’inquinamento locale e globale; • migliora la protezione di ecosistemi naturali, habitat e paesaggi. In tale contesto la variabile energetica gioca un ruolo fondamentale, sia in termini di

ottimizzazione dei costi che nei riflessi ambientali connessi all’adozione di strategie energetiche ecoorientate.

I sistemi energetici possono migliorare la loro efficienza attraverso l’impiego e

l’ottimizzazione dei cascami energetici e lo sfruttamento delle risorse rinnovabili. Possono altresì essere sperimentate agevolmente delle forme di approvvigionamento

di nuovi vettori energetici, quali ad esempio l’idrogeno. Va altresì rilevato come un’efficiente simbiosi industriale può essere conseguita

qualora vi sia una forte spinta collaborativa tra i soggetti industriali nella creazione di un network tra ricerca, impresa, enti locali e collettività in genere.

L’avvio di forme di gestione ecoorientata può inoltre risultare una variabile strategica

di successo nella riconversione di aree industriali dismesse. La Regione potrebbe pertanto formulare e promuovere accordi con i gestori delle aree

industriali per incentivare la costituzione di distretti eco-industriali, utilizzando le risorse finanziarie derivanti dai fondi comunitari

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Monitoraggio dei risultati Qualunque strumento di pianificazione deve avere carattere dinamico, prestandosi cioè

ad essere oggetto di aggiornamenti derivanti dal mutamento delle condizioni al contesto o dalle indicazioni provenienti da una verifica periodica sul conseguimento degli obiettivi del piano.

L’attuazione di un piano energetico ha peraltro rilevanti ricadute non solo sul sistema

energetico e sull’ambiente, ma anche sull’intero sistema socio-economico. E’ dunque di notevole interesse la verifica del raggiungimento degli obiettivi previsti

che dovrebbe essere condotta, con cadenza annuale, monitorando i seguenti dati: • I consumi finali per settore e per bacino territoriale, valutandone la coerenza con le

previsioni di piano • I risultati attesi dagli specifici interventi programmati con i dati misurati • Le emissioni di CO2 equivalente evitate • Il rapporto fra investimenti e risparmi energetici conseguiti • L’occupazione indotta dagli interventi che hanno luogo sui cicli produttivi e dalle

innovazioni attuate sui sistemi energetici.

Devono essere inoltre monitorati i comportamenti progettuali e gestionali indotti da provvedimenti normativi e regolamentari.

Il monitoraggio dei risultati, in relazione ai parametri e agli indicatori prefissati nei

provvedimenti a cui essi si riferiscono, risulta di più difficile esecuzione e potrà essere effettuato tramite osservatori a dimensione comunale.

Negli accordi volontari è definito il soggetto che segue l'andamento della realizzazione

degli interventi e verifica i parametri considerati nel corso della gestione. I comportamenti progettuali e gestionali invece sono monitorati da specifici uffici

comunali o, in via privilegiata, da Agenzie energetiche comunali quando costituite. Le Province o le Agenzie energetiche provinciali, quando costituite, rappresentano il

soggetto recettore di tutte le informazioni che compongono il monitoraggio.

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Tali informazioni dovranno essere elaborate e trasmesse annualmente alla Regione

secondo uno schema che sarà adottato dalla Giunta Regionale. La Giunta Regionale rielaborerà i risultati su scala regionale e trasmetterà il monitoraggio annuale agli Enti Locali ed agli organi Statali e Comunitari, modificando, ove se ne ravvisi l’opportunità, il documento di pianificazione energetica in vigore.

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Alcune proposte di Piani di Azione di settore

Le azioni prima descritte appartengono ad un ambito di iniziative di carattere politico-

organizzativo che possono essere avviate a supporto di azioni di settore che vengono di seguito riportate.

Alcuni settori ai quali si è voluto dare particolare rilievo in questa fase sono quelli

delle fonti rinnovabili e della filiera dell’idrogeno e si è esaminata attentamente l’importanza di varie azioni rivolte al miglioramento dell’efficienza energetica ed alla riduzione dei consumi di fonti energetiche nei macrosettori dell’Industria energetica, dell’Agricoltura pesca e silvicoltura, dell’Industria, del Settore Civile e di quello dei Trasporti.

Con riferimento a quest’ultimo, non si è ritenuto di suggerire azioni specifiche,

valutando che interventi in questo comparto, peraltro segnalati e quantificati nel rapporto di settore, hanno una valenza politica generale dai lineamenti ben noti e dai riflessi energetici altrettanto scontati: trasporto merci interurbano su linee ferrate e su vie del mare, piuttosto che su strada; progressivo passaggio dal mezzo privato al pubblico a livello cittadino. Dettagli maggiori possono trovarsi nel rapporto di seconda fase.

Si riportano nel seguito alcune proposte di Piani di Azione di settore che possono

rappresentare una base di discussione per il Forum di consultazione delle Parti Sociali. In calce alla presente bozza di piano d’azione, si riporta anche un allegato che avvia

una rassegna degli strumenti finanziari utilizzabili per il perseguimento di politiche energetiche.

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PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI

NEL SETTORE ELETTRICO NELLA REGIONE SICILIANA

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PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI NEL SETTORE ELETTRICO NELLA REGIONE SICILIANA

Nella presente scheda si riportano delle indicazioni che vogliono rappresentare una base per le riunioni di concertazione. Si rimanda alla relazione per maggiori dettagli. Ristrutturazione delle centrali e del parco di produzione di energia elettrica della Regione Siciliana Nel 2004 la situazione del parco di produzione di energia elettrica della Regione Siciliana era in sintesi la seguente: Produzione lorda ........................................................................ 25.847,3 GWh di cui Operatori .......................................................................... 22.326,2 GWh di cui Autoproduttori ....................................................................3.521,1 GWh. Per la composizione percentuale dell’output in relazione alle fonti energetiche utilizzate si aveva: Idroelettrica .......................................................................... 825,2 GWh (3,35%, f.u. 0,13 ) Termoelettrica ................................................................23.642,8 GWh (96,04%, f.u. 0,54) Rinnovabili: Eolica e Fotovoltaica ...................................... 150,6 GWh (0,61%, f.u. 0,11) La produzione netta è stata di 21.329,0 GWh, il saldo con le altre regioni ha visto ancora nel 2004 la Regione Siciliana esportatrice netta verso l’esterno dell’Isola per 2.679,0 GWh. Le perdite sono state di 2.512,7 GWh. La potenza efficiente lorda degli Operatori nel 2002 era di quasi 5.500 MW e quella degli Autoproduttori di altri 767 MW. Dai dati riportati si può desumere un fattore di utilizzazione medio del parco di produzione di energia elettrica della Regione Siciliana di 0,51 nel complesso1 e di quello termoelettrico di 0,54. Le perdite ammontano ad un 9,7% della produzione lorda e tali, presso a poco, si mantengono in tempi storici che coprono l’ultimo decennio; è difficile pensare a cambiamenti sostanziali di struttura che possano far variare in modo notevole tale ordine di grandezza per le perdite all’orizzonte del 2012. Per la produzione termoelettrica un prospetto relativo alla attuale situazione per gli Operatori è riportato nella tabella seguente.

1 Dato, tuttavia poco significativo: infatti i singoli valori medi del fattore di utilizzazione media annuo (f.u.)

sono 0,13 per l’idroelettrica, 0,11 per eolica, solare fotovoltaica e biomasse, 0,54 per la termoelettrica e 0,53 per l’autoproduzione.

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Situazione relativa alle Centrali termoelettriche degli Operatori nella Regione Siciliana nell’anno 2004

Società Impianto Tipo Unità MW kV

vapore TIM3 110 150vapore TIM4.1 320 220gas TIM4.2 120 220gas TIM5.3 120 220ciclo comb. TIM6 vap. 127 220

TIM6 gas 257 220ciclo comb. PRG1 vap. 127 150

PRG1 gas 257 150ciclo comb. PRG2 vap. 127 220

PRG2 gas 257 220vapore AUG1 70 150vapore AUG2 70 150vapore AUG3 70 150vapore PEC1 70 150vapore PEC2 70 150vapore SFM1 160 150vapore SFM2 160 220vapore SFM3 160 220vapore SFM4 160 150vapore SFM5 320 220vapore SFM6 320 220gas TPT1 84 150gas TPT2 84 150

Edison TE-Milazzo gas TEM 157 150vapore STG1 122 380syngas GT1 170 380vapore STG2 122 380syngas GT2 170 380

expander 11 6

CENTRALI TERMOELETTRICHE

Termini Imerese

S.Filippo del MelaEdipower

Priolo Gargallo

Augusta

Porto Empedocle

ENEL Produzione

Endesa Trapani

ISAB EnergyISAB Energy

Nella Centrale di Termini Imerese dell’ENEL Produzione nel 2004 hanno operato il Gruppo TIM3 da 110 MW con turbine a vapore alimentato a metano, il Gruppo TIM4.2 da 120 MW che è un turbogas alimentato a metano, il Gruppo TIM6 gas da 257 MW che è un turbogas alimentato a metano combinato con una turbina a vapore da 127 MW, inoltre è stato in esercizio il Gruppo TIM4.1 a vapore bruciando sia gas metano che olio. Il Gruppo 5 non ha operato essendo in corso delle ristrutturazioni. Il fattore medio di utilizzazione annua si può stimare nel range 0,60÷0,75. Nella Centrale di Priolo Gargallo dell’ENEL Produzione nel 2004 hanno operato entrambi i Gruppi PRG1 e PRG2 (vedi prospetto) ed il fattore medio di utilizzazione annua si può stimare nel range 0,70÷0,75. La Centrale di Trapani dell’ENDESA è una centrale di punta ed ha bassi fattori di utilizzazione media annua, dell’ordine del 10÷12%. La Centrale Termica Milazzo è una centrale di cogenerazione di elettricità e calore di processo, il fattore medio di utilizzazione annua si può stimare in un 60%. Un altro prospetto nella tabella seguente dà un quadro dell’Autoproduzione e dei rispettivi Operatori.

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Situazione relativa alle Centrali degli Autoproduttori nella Regione Siciliana nell’anno 2004

Società Tipo Unità MW kVTGG101 34 150GRTV301 23 150GRTG100 70 150GRTG200 70 150GRTG300 70 150GRTG400 52 150GRCT1 70 150GRCT2 70 150GRCT3 78 150GR SAN1/1 23,6 150GR SAN1/2 46,7 150GR SAN1/3 24 150GRM1 24 150GRM2 24 150GRM3 24 150GRG1 14,6 150GRG2 14,6 150

AUTOPRODUTTORI

Raffineria Milazzo ciclo cogener.

ciclo cogener.Agip Gela

ciclo cogener.ERG NUCE Nord

ciclo cogener.ERG NUCE Sud

ciclo cogener.ESSO I consumi di gas naturale per gli Autoproduttori sono attribuiti agli usi del settore industriale perchè così sono computati da SNAM Rete gas (tra i propri clienti). In genere si tratta di centrali allocate in Raffinerie, le quali, però, fanno vasto uso anche di gas residui ed altri sottoprodotti della raffinazione. Si può stimare il consumo di gas naturale per il 2004 in un 180 MStm3. Le due tabelle che seguono riportano le situazioni che emergono dall’analisi delle ristrutturazioni in corso e danno delle indicazioni sui consumi attesi, derivati da ragionevoli ipotesi sulle probabili produzioni. La prima riguarda la situazione per gli Operatori che si avrà a seguito di ristrutturazioni in corso. La seconda tabella riguarda la situazione per gli Operatori che si avrà a seguito di ristrutturazioni in corso. Si prevedono consumi di gas naturale dell’ordine dei 440 MStm3 per il 2012. In entrambi i prospetti sono riportate in corsivo delle unità che non saranno operanti perchè a seguito delle ristrutturazioni è previsto che restino solo di riserva. Relativamente agli interventi nella Centrale dell’ENEL Produzione di Termini Imerese, i lavori di adeguamento riguardano il Gruppo 5 per cui si riutilizzano parti dell’impianto ed alla fine la configurazione è quella che risulta nella tabella 26. Resterà in riserva il Gruppo a vapore dell’unità 4 ed i turbogas da 120 MW delle unità 4 e 5 saranno destinati a servizio di punta.

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Situazione relativa alle Centrali termoelettriche degli Operatori nella Regione Siciliana che si avrà a seguito di ristrutturazioni

Società Impianto Tipo Unità MW kV

vapore TIM3 110 150vapore TIM4.1 riserva 320 220gas TIM4.2 punta 120 220gas TIM5.3 punta 120 220ciclo comb. TIM Rep. Gas 1 260 220

TIM Rep. Gas 2 260 220TIM5.1 TV 260 220

ciclo comb. PRG1 vap. 127 150PRG1 gas 257 150

ciclo comb. PRG2 vap. 127 220PRG2 gas 257 220

vapore AUG1 70 150vapore AUG2 70 150vapore AUG3 70 150vapore PEC1 70 150vapore PEC2 70 150vapore SFM1 160 150vapore SFM2 160 220vapore SFM3 160 220vapore SFM4 160 150vapore SFM5 320 220vapore SFM6 320 220gas TPT1 84 150gas TPT2 84 150

Edison TE-Milazzo gas TEM 157 150vapore STG1 122 380syngas GT1 170 380vapore STG2 122 380syngas GT2 170 380

expander 11 6

CENTRALI TERMOELETTRICHE

Termini Imerese

Edipower

Endesa

ISAB Energy

Priolo Gargallo

Augusta

Porto Empedocle

ENEL Produzione

S.Filippo del Mela

Trapani

ISAB Energy

Situazione relativa alle Centrali degli Autoproduttori nella Regione Siciliana che si avrà a seguito di ristrutturazioni

Società Tipo Unità MW kVTGG101 34 150GRTV301 23 150GRTG100 70 150GRTG200 70 150GRTG300 70 150GRTG400 52 150GRCT1 Rev. 75 150GRCT2 Rev. 75 150GRCT3 Rev. 75 150GR SAN1/1 23,6 150GR SAN1/2 Rev. 75 150TV comb. 90 150TV comb. 90 150GR SAN1/3 24 150GRM1 24 150GRM2 24 150GRM3 24 150GRG1 14,6 150GRG2 14,6 150

Agip Gela ciclo cogener.

AUTOPRODUTTORI

Raffineria Milazzo ciclo cogener.

ESSO

ciclo cogener.

ciclo cogener.

ERG NUCE Nord ciclo cominato e cogener.

ERG NUCE Sud

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Quanto ai lavori di adeguamento della Centrale di Autoproduzione ERG NUCE Nord, si tratta di un intervento radicale di revamping della Centrale ed alla fine la configurazione è quella che risulta nella tabella. In corsivo nei due ultimi prospetti sono indicati i nuovi impianti (sia per le Centrali degli Operatori che degli Autoproduttori). Si riportano nel prospetto che segue i Fabbisogni di energia elettrica nel 2012 previsti dagli scenari tendenziali “basso”, “intermedio” ed “alto” derivati nello Studio del TEAM del PER.

Fabbisogni di energia elettrica nel 2012

ITEM Scenario tendenziale al 2012

“basso” GWh/a

Scenario tendenziale al 2012

“intermedio” GWh/a

Scenario tendenziale al 2012

“alto” GWh/a

Consumo interno lordo 25.608,69 28.513,69 31.418,65Usi energetici 17.174,86 18.314,60 19.761,33Agricoltura e Pesca 314,15 397,96 481,77Industria 4.584,86 5.101,22 5.924,55Civile 12.129,59 12.669,17 13.208,76Trasporti 146,26 146,26 146,26Elaborazione TEAM del PER Stando allo scenario tendenziale al 2012 (si fa riferimento allo scenario “intermedio”), se si fa l’ipotesi che lo scambio con altre regioni si conservi in un 3.300÷3.500 GWh/a si vede che si giungerebbe per il 2012 ad una richiesta per la produzione lorda di 35.000 GWh/a. Il tasso di incremento medio annuo dal 2002 al 2012 sarebbe dell’1% all’anno per lo scenario “intermedio” e del 2% per lo scenario “alto”. Su tali valori, il secondo dei quali è dell’ordine di grandezza del tasso di incremento medio nazionale previsto dall’Unione Petrolifera Italiana e dal MAP, c’è da fare la considerazione che pesa su di esso l’effetto attuale congiunturale dell’industria petrolchimica e della raffinazione, si può ragionevolmente prevedere, però, una ripresa indotta dalle ristrutturazioni in corso. La maggiore richiesta di energia elettrica nel predetto settore sarebbe, tuttavia, per lo più assolta da aziende consociate che fanno autoproduzione nelle raffinerie contigue. Se si presume che il fattore di utilizzazione medio globale annuo del parco termoelettrico di produzione di energia elettrica della Regione Siciliana, con una adeguata ristrutturazione, possa giungere a 0,63, se ne deduce che si dovrebbe avere una potenza efficiente lorda di un 7.000÷7.300 MW (contro i 5.500 MW attuali, con riferimento al 2004). Si consideri che su tali cifre incidono le fonti rinnovabili che hanno dei valori tipici dei coefficienti medi di utilizzazione più bassi che per le altre fonti.

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Un esame del parco attuale di produzione di energia elettrica nella Regione Siciliana mostra che ancora un 40÷50% della capacità di produzione lorda efficiente richiede degli interventi di ristrutturazione per adeguamenti conseguenti alle sempre più stringenti normative ambientali. Le ristrutturazioni potranno essere più o meno radicali, implicando lo shift verso un mix di fonti energetiche che punti sulla decarbonizzazione. E’ inoltre necessario effettuare degli interventi per l’abbattimento di NOx ed SOx. Delle centrali obsolete potrebbero essere smantellate (decommissioning). Si possono sviluppare iniziative da classificare come “Clean Technologies” del tipo di quelle relative alla gassificazione dei TAR con produzione di energia elettrica. All’orizzonte del 2012 si può ragionevolmente presumere negli scenari tendenziali una potenza aggiuntiva di 1.000÷1.200 MW. Per le centrali da ristrutturare lo shift verso la decarbonizzazione implicherà il ricorso ad un idoneo mix di combustibili tra cui vi sarà necessariamente il metano, fonte che già nelle centrali elettriche in Sicilia ha un ruolo di grande rilievo. In linea di massima ed a titolo esemplificativo si potrebbe avere per lo scenario tendenziale “intermedio” al 2012 la situazione indicata nella tabella che segue.

Parco di produzione di energia elettrica nel 2012 nella Regione Siciliana – Scenario tendenziale

Processi/Centrali Potenza efficiente lorda MW

Centrali che in atto sono accettabilmente efficienti 3.000 Centrali da ristrutturare e ripotenziare 2.000 Gassificazione di residui di raffineria ed utilizzazione di prodotti gassosi di raffineria, Termovalorizzazione di RSU 500÷600

Autoproduzione 1.000 Cogenerazione 200÷300 Impianti idroelettrici, eolici, fotovoltaici, biomasse, celle a combustibile 1.000÷1500

In definitiva, lo scenario per il parco di produzione elettrica al 2012, che tiene conto di alcune azioni di piano ipotizzate per la formulazione degli scenari, per ora a mero titolo indicativo, porta alla tabella riportata appresso.

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Parco di produzione di energia elettrica nel 2012 nella Regione Siciliana Scenario con Azioni di Piano

Processi/Centrali Potenza efficiente lorda MW

Centrali che in atto sono accettabilmente efficienti 3.000 Centrali da ristrutturare e ripotenziare 2.000 Gassificazione di residui di raffineria ed utilizzazione di prodotti gassosi di raffineria, Termovalorizzazione di RSU

500÷600

Autoproduzione 1.000 Cogenerazione 500÷600 Impianti idroelettrici, eolici, geotermici2, fotovoltaici, biomasse, celle a combustibile 1.500÷2.000

Parco di produzione di energia elettrica nel 2012 nella Regione Siciliana Scenario con Azioni di Piano – Contributo delle fonti rinnovabili

Energia rinnovabile Risparmio

ktep/a Emissioni evitate

(CO2)eq kton/a

Biomasse: breve termine orizzonte 2012

67,2 46,2

221 149

Eolica: breve termine orizzonte 2012

253,2 440,0

626 1.088

Solare: breve termine orizzonte 2012

59,7 63,0

144 139

Mini idraulico 2.970 9 Geotermia 4.180 n. q. N.B.: il Mini idraulico dovrebbe contribuire con 6 centraline della potenza complessiva elettrica netta producibile di 4,5 MW (energia elettrica generata attesa 13,5 GWh/a) e la Geotermia con 1 centrale geotermica a Pantelleria della potenza complessiva elettrica netta producibile di 2,5 MW (energia elettrica generata attesa 13,5 GWh/a).

Per le altre Isole minori è previsto il contributo di impianti eolici e fotovoltaici. L’argomento, come si vede, è complesso ed ha richiesto un approfondimenti con la interazione di parte dei Soggetti coinvolti e dell’Assessorato Industria della Regione Siciliana al fine di definire delle situazioni di scenario di pianificazione energetica coerente con lo sviluppo sostenibile del territorio della Regione Siciliana.

2 è prevista 1 centrale geotermica a Pantelleria

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L’argomento, come si vede, è complesso e richiede un approfondimento da parte dei Soggetti coinvolti al fine di definire delle situazioni di scenario di pianificazione energetica coerente con lo sviluppo sostenibile del territorio della Regione Siciliana. L’ottica degli interventi deve necessariamente essere, infatti, rivolta allo sviluppo sostenibile ed al risanamento dei dissesti del territorio. Reti elettriche Oltre all’aspetto relativo al parco di produzione vi è poi quello del vettoriamento dell’energia elettrica prodotta nella rete elettrica della Regione Siciliana e tale aspetto richiede altrettanta attenzione. Una parte delle opere da realizzare è di pertinenza del GRTN che le ha incluse nel Piano di sviluppo della rete elettrica nazionale, un’altra parte riguarda opere a servizio di Aree di sviluppo industriale e Comuni. Per queste ultime la Regione Siciliana, Assessorato Industria, attraverso i meccanismi di finanziamento della UE, ha erogato dei contributi per n. 32 progetti che beneficiano di un contributo del 35%. Interventi del GRTN L’articolazione principale della rete elettrica nazionale che interessa la Sicilia è sinteticamente indicata nelle due figure che seguono se ne rilevano le principali caratteristiche strutturali e sono indicati alcuni interventi che stanno per essere realizzati.

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Rete di Trasmissione in Sicilia

Rete di Trasmissione in Sicilia – Interventi previsti

Il punto critico principale è rappresentato dal collegamento della rete elettrica dell’Isola di Sicilia con la rete nazionale attraverso il collegamento sottomarino tra Sicilia e Calabria. Il principale intervento prioritario in Sicilia è il potenziamento dell’interconnessione a 380 kV tra la Calabria (stazione di Rizziconi - RC) e la Sicilia (stazione di Sorgente - ME) mediante la realizzazione di un elettrodotto, parte in doppio cavo sottomarino attraverso lo stretto di Messina e parte in linea aerea in doppia terna. L'intervento si rende necessario per garantire maggiore sicurezza della connessione della rete elettrica siciliana a quella del Continente e favorire gli scambi di energia tra le due zone, con evidenti benefici in termini di riduzione dei vincoli per gli operatori del mercato elettrico e di maggiore concorrenza sul mercato dell'energia elettrica. Un altro intervento di vitale importanza per l’Isola è la realizzazione di un nuovo elettrodotto a 380 kV che collegherà la stazione elettrica di Chiaramonte Gulfi (RG) a quella di Ciminna (PA), realizzata in classe 380 kV ma attualmente esercita a 220 kV. Contestualmente, è prevista la realizzazione della sezione a 380 kV nella stazione di Caltanissetta che sarà raccordata in entra - esce al nuovo elettrodotto. Con la nuova linea si raggiungono i seguenti obbiettivi:

- si incrementerà la sicurezza di esercizio e l'affidabilità della rete elettrica della Sicilia, e verrà favorita l'integrazione del mercato elettrico;

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- si svincolerà la fornitura di energia elettrica della Sicilia occidentale dalla produzione locale;

- si potenzierà la rete di trasporto eliminando la sezione critica dell'anello a 220 kV;

- si incrementerà la qualità del servizio con profili di tensione più stabili. Gli interventi ai quali si è fatto cenno sono inclusi nel Piano di sviluppo della rete elettrica nazionale approvato dal Ministero delle Attività Produttive che prevede un investimento complessivo di circa 2,1 miliardi di Euro nel periodo 2005÷2014. Gli interventi riguardano lavori relativi a Stazioni elettriche, Razionalizzazione delle reti con magliature aggiuntive, Sviluppo di elettrodotti e raccordi, in Italia:

- 3120 km di nuovi elettrodotti - 57 nuove stazioni - 15.250 MVA di incremento della potenza di trasformazione.

In Sicilia alcuni lavori riguardano le connessioni di cabine primarie con impianti utilizzatori completati nel 2004; se ne hanno 7: 1 in Provincia di Enna, 1 in Provincia di Trapani, 3 in Provincia di Palermo, 2 in Provincia di Catania. E’ pure inclusa nel programma la connessione a 150 kV per collegare l’impianto eolico di Mineo alla rete. Altri interventi sono previsti per eliminare congestioni in rete. Si dà appresso un elenco di maggior dettaglio: Stazione 380 kV Sorgente (ME) Stazione 380 kV Paterno' (CT) Elettrodotto 380 kV Chiaramonte Gulfi - Ciminna Stazione 220 kV Partinico (PA) Elettrodotto 150 kV Grottafumata - Nissoria Elettrodotto 150 kV Augusta - Francofonte Stazione 380 kV Caltanissetta (CL) Elettrodotto 220 kV Partinico - Fulgatore Stazione 150 kV San Mauro Castelverde (PA) Elettrodotto 150 kV Paternò - Viagrande - Roccalumera Elettrodotto 150 kV Melilli - Siracusa 1 Elettrodotto 150 kV Mineo SE - Mineo CP. Si ritiene che al riguardo si debbano condividere gli obiettivi indicati dal Piano Operativo della Regione Sicilia 2000/2006 per l’ottimizzazione del servizio di distribuzione dell’energia elettrica, tenendo presente, comunque, che per l’alta redditività di settore è opportuno adeguare equamente l’entità economica della misura. Un aspetto di rilevo è che l’iter autorizzativo dei progetti è complesso e spesso i tempi sono assai lunghi. E’ apprezzabile, al riguardo, una iniziativa per agevolare le

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procedure delle Autorità regionali della Regione Siciliana che hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa tra la Regione Siciliana ed il GRTN per uno scambio di informazioni cartografiche e territoriali e per la sperimentazione della valutazione ambientale strategica applicata al piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale, ai fini dell’espressione del parere regionale di cui all’art. 2, comma 2, del D.M. 22.12.2000. Rete elettrica In sintesi - Collegamenti con la Calabria, infrastrutture (reti) da completare; opportunità di ripristinare in Sicilia un centro di azione interattivo per il controllo, e non solo la supervisione, della gestione della rete e del cavo per il trasferimento dell’energia elettrica da/verso l’Isola maggiore.

Reti elettriche e relative opere a servizio di ASI e NI e PIP L’Assessorato Industria della Regione Siciliana ha emesso un bando relativo alla Misura 1.16 (già 1.5.1), Reti energetiche, inserita nell’asse 1 del Complemento di programmazione, con cui era previsto il cofinanziamento, con un contributo del 35% sull’importo progettuale delle opere ammesse a contributo, per il potenziamento delle reti di distribuzione dell’energia elettrica nei poli industriali e/o artigianali della Regione Siciliana per eliminare e/o ridurre agli standard europei le interruzioni di erogazione dell’energia elettrica durante i processi di lavorazione.

Tabella 31 – Importo dei 32 Progetti per il potenziamento delle reti di distribuzione dell’energia elettrica nei poli industriali e/o artigianali

della Regione Siciliana

Provincia Importo € Contributo 35%€ €

Agrigento 895.740,87 313509,3045Caltanissetta 418.904,82 146616,687Catania 7.212.211,48 2524274,018Enna 3.227.845,59 1129745,957Messina 654.044,20 228915,47Palermo 6.689.867,94 2341453,779Ragusa 5.890.535,40 2061687,39Siracusa 7.180.593,70 2513207,795Trapani 259.293,83 90752,8405

32.429.037,83 11.350.163,24 Il bando si è concluso con il finanziamento di n. 32 progetti per un importo globale ammesso a contributo di 32.429.037,83 € (contributo 11.350.163,24 €). Gli importi

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dei progetti finanziati e dei contributi erogati per Provincia sono riportati nella tabella 31. I progetti presentati nell’ambito del bando erano in tutto n. 42 per un importo complessivo di 59.077.690,48 €. Le Province a cui i 10 progetti non finanziati si riferivano erano le Province di Caltanissetta e Catania. Non si è in grado in atto di tentare delle stime per quanto ancora resta da fare ma, tenendo conto del residuo importo non ammesso a contributo (si tratta dei 10 residui progetti) di 26.648.652,65 €, supponendo che i Soggetti siano interessati a riproporre i progetti in un prossimo eventuale bando ed aggiungendo altre esigenze si può giungere ad una posta relativa all’ammontare degli interventi di un 37.000.000,00 €.

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PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI

PER L’UTILIZZAZIONE DEL GAS NATURALE NELLA REGIONE SICILIANA

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PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI PER L’UTILIZZAZIONE DEL GAS NATURALE NELLA REGIONE

SICILIANA La Regione Siciliana dispone di risorse di gas naturale che sono poco significative rispetto al suo fabbisogno: nel 2004 il consumo complessivo di gas è stato infatti di 3,8 miliardi di metri cubi standard, mentre la produzione locale è stata di 352 milioni di metri cubi standard. La copertura del fabbisogno si ha con il ricorso al gas naturale che arriva attraverso il metanodotto algerino (Tmpc). Nel futuro si potrà anche contare con il gas che arriverà dalla Libia attraverso un altro gasdotto transcontinentale in corso di realizzazione (Green Stream) Le importazioni di gas naturale nella Regione Siciliana hanno avuto inizio con l’avviamento e la successiva entrata in esercizio del metanodotto algerino. Nel 2004 i consumi di gas naturale nella Regione Siciliana erano suddivisi tra i vari usi secondo le voci riportate nella Tabella che segue.

Usi del Gas Naturale nella Regione Siciliana nell’anno 2004

USI DEL GAS NATURALE MILIONI DI Stm3 Centrali termoelettriche 2.092,40 Usi non energetici 153,00 Consumi e perdite 90,19 Usi finali 1.457,29 Totale usi nella Regione Siciliana

3.793,88

Dati del MAP ed elaborazioni del TEAM del PER

Si vede dalla figura riportata appresso che dal 1988 al 2004 il trend storico presenta un andamento piuttosto regolare in crescita, alcune variazioni rispetto a trend più regolari sono da attribuire all’incidenza del settore petrolchimico che nel passato ha utilizzato molto il gas naturale. Sull’andamento della domanda di gas naturale ha avuto, però, molto peso anche il consumo nelle centrali termoelettriche che dal 1987 si attesta sul miliardo di metri cubi l’anno mentre solo a partire dal 1997 presenta un andamento in salita, e, nel 2004 raggiunge e supera il valore di 2,0 miliardi di Stm3. Gli usi non energetici hanno influito per 300÷500 milioni di Stm3 l’anno nel periodo 1988-1992, sono poi entrati in una fase discendente negli anni successivi, nel 2000 ammontavano a 177 milioni di Stm3 e nel 2004 si stimano in un 153 milioni di Stm3 ; per quest’ultimo item il trend è

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da attribuire alle congiunture ed alle trasformazioni, tuttora in corso, nel settore della Petrolchimica.

Uso del Gas naturale nella Regione Siciliana

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004

milo

ini d

i Stm

3 /ann

o

totale centrali elettriche usi non energetici consumi e perdite usi finali

Dati C.Dispenza ed L.Grimaldi CASMEZ 2016/2, ENEA SIER, MAP ed elaborazioni del TEAM del PER

Andamento dei consumi di Gas naturale nella Regione Siciliana dal 1988 al 2004 Il contributo della produzione locale è sempre stato ed è assai modesto, esso ha raggiunto nel 1989 un massimo di 513 milioni di Stm3 (compresa la produzione nell’offshore), nel 2004 la produzione era invece di 352 milioni di Stm3. In realtà, solo nel 1970 si è avuta la produzione eccezionale di 1,21 miliardi di metri cubi, però l’evento è stato singolare, infatti non si è mai più ripetuto. Sino all’arrivo del gas naturale proveniente dall’Algeria, con il metanodotto algerino che attraversa la Sicilia, il gas naturale utilizzato nella regione era solo quello proveniente dai giacimenti locali. I metanodotti isolani erano soggetti a disciplina dettata dalla legislazione della Regione Siciliana che ne finalizzava l’utilizzazione al solo trasporto di gas prodotto da giacimenti ricadenti in Sicilia e nel suo ambito territoriale. Nel periodo successivo al 1980 hanno avuto inizio i lavori per la metanizzazione nell’Isola e dopo un periodo di transizione totale che ha riguardato gli anni ‘80 la situazione oggi è notevolmente cambiata. Ma il territorio della Regione Siciliana è tuttora penalizzato dalla limitata diffusione della metanizzazione, che comunque, grazie a finanziamenti da mano pubblica, è presente anche in piccoli centri a livello di

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utenze civili1, ma non sono complete le reti di distribuzione nei Capoluoghi di Provincia e nei grossi centri ed è penalizzato, dalla carenza di reti di distribuzione, il complesso della piccola e media industria e dell’artigianato. Inoltre, malgrado i notevoli sforzi di SNAM Rete Gas per la razionalizzazione del complessivo Sistema Gasiero, il criterio seguito con le rifluenze esercitate dai regimi di libera concorrenza ha portato a realizzazioni effettuate da varie imprese e ciò, se da un lato ha comportato un effetto positivo in ordine alla realizzazione di reti di distribuzione nei piccoli e medi centri, che mai si sarebbero realizzate seguendo criteri di rigida e mera redditualità, ha anche portato alla diffusione della così detta metanizzazione per estensione2, esasperando concetti che, classicamente, trovavano non diffusa applicazione nella buona tecnica di costruzione delle reti di distribuzione. E’ questo, però, un fatto d’ordine generale nel Paese. Di fatto è oggi necessario, per rendere affidabile il Sistema Gasiero dell’Isola: aggiungere qualche bretella come dorsale ad alta pressione per magliare sufficientemente il sistema e realizzare alcune opere ausiliarie per il continuo monitoraggio delle infrastrutture principali che presiedono al dispacciamento del gas ai vari cluster di Centri allacciati alla rete ad alta pressione. Tali opere necessariamente dovranno essere previste nell’ambito delle attività che fanno capo al gestore della rete, come del resto già avviene nell’ambito del Sistema elettrico. La domanda attuale nei Centri I Comuni serviti dal gas naturale o in cui si stanno realizzando o sono state finanziate opere per la metanizzazione (con una popolazione di circa 4,5 milioni di abitanti) sono 276 e nel contesto della Regione Siciliana restano ancora da completare le opere nelle grosse aree urbane (capoluoghi e grossi centri, la popolazione coinvolta è di 2 milioni circa di abitanti). Non si ha ancora una congrua penetrazione dell’uso del gas naturale in seno alle aree che già dispongono di reti gasiere. La situazione, per Provincia è mostrata nella Tabella seguente.

1 che tra l’altro per le favorevoli condizioni meteoclimatiche sono caratterizzate da modesti consumi 2 consiste nella derivazione di una adduttrice secondaria che collega un cluster di centri (ha le caratteristiche

generali di una alimentazione di estremità), è collegata alla rete d’alta pressione da una cabina di riduzione; se il cluster è grosso (a livello di domanda di gas) il sottosistema può entrare in fasi di criticità (ad es.: per utenze del terziario si pensi alla eventuale diffusione della cogenerazione), inoltre può essere rischioso ai fini della sicurezza e dell’affidabilità.

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Comuni serviti dal gas naturale o in cui si stanno realizzando o sono state finanziate opere per la metanizzazione

CENTRI situazione relativa alla metanizzazione

RIEPILOGO PER PROVINCIAn. com. n. met. %

Agrigento 43 35 81%Caltanissetta 22 21 95%Catania 58 55 95%Enna 20 18 90%Messina 108 43 40%Palermo 82 65 79%Ragusa 12 11 92%Siracusa 21 10 48%Trapani 24 18 75%Sicilia Centri 390 276 71%

Elaborazione TEAM del PER La Tabella appesso, invece, riporta una stima del numero di Clienti allacciati nel 2004 e la situazione prevedibile con ottimismo al limite dell’orizzonte nell’anno 2012

Stima del numero di Clienti allacciati nel 2004 e situazione prevedibile con ottimismo al limite dell’orizzonte nell’anno 2012

CENTRI

RIEPILOGO PER PROVINCIA2004 2012 2004 2012

Clienti Clienti % %Agrigento 57.820 92.788 48% 77%

Caltanissetta 42.523 66.603 57% 89%Catania 166.875 258.073 58% 89%Enna 40.033 47.962 83% 99%Messina 61.230 155.777 35% 88%Palermo 180.100 289.281 53% 86%Ragusa 32.576 68.547 39% 83%Siracusa 41.367 93.654 37% 85%Trapani 46.613 98.982 20% 42%Sicilia 669.138 1.171.667 49% 86%

Elaborazione TEAM del PER La utilizzazione del Sistema gasiero della Regione Siciliana, per ciò che riguarda i volumi di gas erogati, è ancora modesta. L’ulteriore sviluppo, pur in presenza di adeguati interventi, richiederà ancora del tempo, essendo le ipotesi di sviluppo legate alla evoluzione delle abitudini delle utenze civili ed allo sviluppo di tecnologie che privilegiano l’uso del gas quali la cogenerazione distribuita, l’allacciamento di centrali condominiali, di utenze del terziario, l’evoluzione verso l’uso del gas nelle utenze industriali.

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Del resto, ancora si stanno completando le reti di metanizzazione, tale considerazione fa comprendere il dato sulla modesta penetrazione attuale. Si osserva, comunque, che la potenziale utenza sta rispondendo discretamente all’innesco del processo di erogazione del gas nei Centri metanizzati, come si vede dalla figura seguente che mostra i quantitativi di gas naturale distribuiti su reti secondarie ai settori residenziale, terziario, industriale e termoelettrico nella Regione Siciliana negli ultimi tre anni

Reti di disribuzione

0,0

100,0

200,0

300,0

400,0

500,0

600,0

700,0

2002 2003 2004

mili

oni d

i Stm

3

Fonte MAP

Quantitativi di gas naturale distribuiti su reti secondarie ai settori residenziale,

terziario, industriale e termoelettrico nella Regione Siciliana negli ultimi tre anni Al riguardo va fatto osservare che le felici condizioni meteoclimatiche che ricorrono nella Regione Siciliana ridimensionano la domanda di gas nel settore domestico e terziario per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria. I consumi nei centri da servire sono contenuti e le reti da realizzare, specialmente per la parte rimanente che riguarda i comuni non metanizzati, non arrivano a far giungere ad una redditività marginale adeguata per la realizzazione delle iniziative. Tenuto però conto della opportunità di far accedere alla fonte Gas le utenze civili e le altre della piccola e media industria, ove si può, perché la disponibilità del gas stimola il progresso sociale, occorrono ancora adeguati incentivi economici da mano pubblica, non solo per la realizzazione di reti secondarie e bretelle di derivazione ma anche per le medesime reti finalizzate alla erogazione del Gas nei Centri. E’ riportata nel seguito una stima, sia pur di massima, delle somme occorrenti e di una contribuzione pubblica, considerata pari al 35% delle opere da realizzare ammissibili per la erogazione di un contributo a fondo perduto.

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Una stima dei volumi di gas occorrenti relativi ai consumi nei Centri, riepilogata per Provincia sino al limite dell’orizzonte nell’anno 2012 è riportata nella Tabella appresso, si veda anche la figura di seguito per la attuale situazione (anno 2004). Stima dei volumi di gas occorrenti relativi ai consumi nei Centri – Riepilogo per

Provincia sino al limite dell’orizzonte nell’anno 2012

Provincia Consumi 2004 Stm3/anno

Consumi 2006Stm3/anno

Consumi 2012 Stm3/anno

Agrigento 55,39 63,74 77,09 Caltanissetta 50,54 53,15 55,50 Catania 126,08 142,10 166,52 Enna 50,54 53,32 57,02 Messina 80,35 94,03 119,78 Palermo 102,38 112,47 143,36 Ragusa 27,68 38,66 45,49 Siracusa 24,13 32,13 50,45 Trapani 50,56 52,06 62,66 Totale 567,65 641,67 777,85

Consumi di gas distribuito in rete nei centri delle Province della

Regione Siciliana nell'anno 2004

0,00

20,00

40,00

60,00

80,00

100,00

120,00

140,00

AG CL CT EN ME PA RG SR TP

MSt

m3

Fonte MAP

Quantitativi di gas naturale distribuiti su reti secondarie nei centri nella

Regione Siciliana nell’anno 2004

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La domanda attuale negli usi industriali Nella Regione Siciliana nell’anno 2004 i Consumi di Gas naturale per Provincia ammontano in Totale a 3,7 miliardi di Stm3, secondo il prospetto riportato nella Tabella 14. La disaggregazione a livello provinciale è mostrata nella figura. Nella figura è fatta distinzione tra il gas destinato alle Centrali Termoelettriche ed il gas destinato agli usi industriali che beneficiano di sconti fiscali (utenze in deroga), generalmente allacciati alla rete di SNAM Rete Gas, ma anche in altre reti secondarie (questi ultimi consumi figurano insieme ai consumi nei Centri tra quelli della voce “erogato da reti secondarie”).

0,00200,00400,00600,00800,00

1.000,001.200,001.400,001.600,001.800,00

AG CL CT EN ME PA RG SR TP

MSt

m3

Industrie in deroga - SNAM TermoelettricoErogato da reti secondarie Totale

Fonte MAP

Consumi di Gas naturale nel 2004 nella Regione Siciliana Totale 3,7 miliardi di Stm3

Nell’altra figura che segue si riporta una stima dei volumi di Gas naturale venduto a rete nel 2004 nella Regione Siciliana dai vari Operatori. Una modesta parte del gas erogato a rete è distribuito per usi industriali, una stima per il 2004 è poi riportata nelle tabelle appresso.

Stima dei consumi dei centri ed industriali coperti dalla distribuzione a rete e consumi e perdite nella Regione Siciliana nell’anno 2004

Provincia AG CL CT EN ME PA RG SR TP Tot. Prov.centri stime MStm3 55,39 50,54 126,08 50,54 80,35 102,38 27,68 24,13 50,56 567,65immesso nelle reti MStm3 60,20 51,60 134,10 52,91 83,70 103,00 32,30 25,40 52,60 595,81cons. e perdite MStm3 2,41 1,06 2,68 1,59 3,35 0,62 1,29 1,27 2,04 16,31

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Stima dei consumi industriali nella Regione Siciliana nell’anno 2004

Provincia AG CL CT EN ME PA RG SR TP Tot. Prov.

Industriale MStm3 8,90 184,36 59,54 4,48 63,40 9,00 8,83 485,04 65,00 888,55N.B.: le industrie sparse hanno i consumi attribuiti alle reti dei centri

Vendite di Gas Naturale nella Regione Sicilianavettoriato in reti di distribuzione a servizio dei centri - anno 2004

0

50

100

150

200

Sici

liana

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MSt

m3

Elaborazione TEAM del PER

Stima a consuntivo del Gas venduto a rete nel 2004 nella Regione Siciliana

Il prospetto che segue è stato compilato con i dati del MAP per il 2004, esso riporta i volumi di gas naturale distribuito per Provincia nella Regione Siciliana nel 2004.

Gas naturale distribuito per Provincia nella Regione Siciliana nel 2004

Gas venduto Industriale Termoelettrico Reti di distrib. TotaleProvincia MStm3 MStm3 MStm3 MStm3

Agrigento 6,5 60,2 66,6Caltanissetta 226,6 51,6 278,2Catania 54,2 134,1 188,2Enna 3,7 52,9 56,6Messina 63,4 308,1 83,7 455,3Palermo 9,0 784,6 103,0 896,6Ragusa 5,5 32,3 37,8Siracusa 595,9 940,1 25,4 1,561,4Trapani 65,0 59,6 52,6 177,2Sicilia 1,029,8 2,092,4 595,7 3.717,9

Dati del MAP

Per ciò che riguarda le ASI ed i NI, la rete gasiera è solo in parte realizzata solo in alcune di tali realtà, ma poche sono le utenze che in atto dispongono del gas. Le zone

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industriali delle Province di Palermo e Messina sono tra quelle che non hanno infrastrutture (ad esempio, a Termini Imerese è in costruzione la rete gasiera), si vede da ciò che molto ancora resta da fare. Dei 1.457, milioni di Sm3 del 2004 che compongono gli usi finali di gas naturale nella Regione Siciliana il 62,4% (913 milioni di Stm3) è da attribuire al settore industriale (Chimica e Petrolchimica assorbono più di un 70% di tale aliquota), un altro 37,1% (541 milioni di Stm3) agli usi civili (residenziale, terziario e pubblica amministrazione) e solo lo 0,5% al settore primario. La situazione relativa ai consumi industriali nel 2004, distinti per Provincia, è riportata nella figura.

Consumi industriali nelle Province della Regione Sicilianaanno 2004

0,00

100,00

200,00

300,00

400,00

500,00

600,00

AG CL CT EN ME PA RG SR TP

MS

tm3

SNAM Reti, ASI e NI Totale

Consumi di Gas naturale per usi industriali nella Regione Siciliana nel 2004 Ne consegue che sono indispensabili degli interventi per la metanizzazione di alcune ASI ed alcuni NI. La domanda attuale per usi non energetici Se si osserva la voce relativa ai consumi di gas naturale per usi non energetici nella Regione Siciliana nel periodo 1988÷2004 si osserva che essi erano elevati sino al 1992 e poi si è avuta una drastica riduzione. Le motivazioni del trend osservato si riscontrano nelle vicissitudini congiunturali del settore della petrolchimica e nelle successive trasformazioni che in atto sono ancora in corso nel settore. In particolare il gas era usato per la sintesi dell’ammoniaca nella produzione dei fertilizzanti. Con la chiusura degli stabilimenti “Petrolchimico Agricoltura” tali fabbisogni sono venuti meno.

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Oggi si può indicare il fabbisogno per il 2004 in un 153 milioni di Stm3. La domanda attuale nelle Centrali Termoelettriche Nel 2004 la domanda globale di gas naturale per l’alimentazione di alcune Centrali Termoelettriche operanti nell’Isola maggiore era quella indicata nella tabella seguente. Si tratta di consumi allocati in Centrali termoelettriche per le quali nella tabella si accenna alle realtà significative. Nel complesso i consumi di gas naturale per il 2004 ammontano a 2.092,4 MStm3.

Consumi di gas naturale nelle Centrali termoelettriche operanti nella Regione

Siciliana nel 2004 distinti per Parco produttivo

PROVINCIA UTENZA TERMOELETTRICO

AGRIGENTO MESSINA Termica Milazzo 308,1

PALERMO ENEL Termini Imerese 784,6

SIRACUSA ENEL ed altri Priolo 940,1

TRAPANI ENDESA Trapani 59,6

TOTALE MStm3 2.092,4 Fonte MAP

Nell’altra tabella sono invece riportati i consumi di gas naturale nelle Centrali termoelettriche operanti nella Regione Siciliana nel periodo 2002, 2003, 2004; assumendo come base i consumi del 2002 si sono avuti gli aumenti rispettivi del 15% per il 2003 e del 25% per il 2004.

Consumi di gas naturale nelle Centrali termoelettriche operanti nella Regione Siciliana nel periodo 2002, 2003, 2004

TERMOELETTRICO MStm3/anno

2002 2003 2004 1.673,3 1.922,8 2.092,4

Fonte MAP

La domanda per le Centrali termoelettriche sino all’orizzonte del 2012 va determinata in relazione agli interventi previsti dalla pianificazione energetica della Regione Siciliana, considerate le implicazioni di politiche nazionali, considerato altresì che la Regione Siciliana ha uno Statuto Speciale.

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Considerazioni globali sulla domanda attuale di gas naturale nella Regione Siciliana ed implicazioni relative alla Programmazione Energetica Nel 2004 i consumi di gas naturale nella Regione Siciliana sono ancora da attribuire a settori ad elevata intensità energetica che pesano smisuratamente nel Sistema energetico regionale e ciò denota situazioni di sottosviluppo alle quali deve prestarsi, nei programmi politici, grande attenzione. Per ciò che riguarda i principali obiettivi al riguardo, essi sono:

- realizzazione di bretelle articolate tra dorsali di rete ad alta pressione per la razionalizzazione della rete gasiera dell’Isola (tali interventi dovrebbero essere di pertinenza della SNAM Rete Gas); la loro realizzazione renderebbe più affidabile l’attuale sistema che deriva da interventi effettuati da una pluralità di soggetti, che talvolta appaiono poco coordinati;

- completamento delle opere di “metanizzazione” dei centri abitati e, con

priorità per le reti di distribuzione a servizio dei più grossi Capoluoghi di Provincia (Palermo, Catania e Messina) e per gli altri Capoluoghi di Provincia e per le città più popolate dell’Isola;

- completamento delle opere necessarie per la “metanizzazione” di ASI e NI e

la metanizzazione a servizio di usi industriali ed artigianali;

- realizzazione di bretelle e reti per allacciare complessi di interesse agricolo (ad esempio insediamenti serricoli, etc.);

- incentivazione di iniziative per la produzione decentrata di energia elettrica

con centrali elettriche, che abbiano le caratteristiche di centrali di punta, e la cogenerazione.

Costi per il completamento delle opere di metanizzazione Si dà un quadro delle previsioni di spesa che sono state derivate dallo studio e che sono distinte in tre voci:

a) Costi per la razionalizzazione della rete gasiera al fine di renderla affidabile nel lungo termine; le spese comprendono la realizzazione di tratte di bretelle afferenti alla rete SNAM Rete gas per ottenere delle maglie principali al fine di rendere più affidabile il sistema gasiero regionale, la realizzazione di alcune opere ausiliarie per il continuo monitoraggio delle infrastrutture principali che

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presiedono al dispacciamento del gas ai vari cluster di centri allacciati alla rete ad alta pressione.

b) Costi per il completamento delle opere di metanizzazione nei capoluoghi di provincia, nei grossi centri e per la realizzazione delle opere di metanizzazione di altri centri attualmente non serviti dal gas per cui non sono in corso opere di costruzione né sono stati concessi finanziamenti.

c) Costi per il completamento delle opere di metanizzazione in alcune ASI e NI e per la realizzazione delle opere per la metanizzazione in altre ASI e NI che attualmente non dispongono di rete del gas e per cui non sono in corso opere di costruzione né hanno ricevuto finanziamenti.

d) Allocazione di costi indicativi di massima per la metanizzazione di insediamenti serricoli in alcune Province della Regione Siciliana.

Per ciò che attiene ai costi di cui alla voce a), al momento non è possibile effettuare delle quantificazioni di dettaglio. Una posta di previsione indicativa può farsi assumendo la previsione di un onere finanziario di ammontare pari a 80,00 M€. I costi stimati alla data odierna per il completamento delle opere di metanizzazione (voci b) e c) ) sono invece riportati nella tabella seguente. Dalla tabella, che riporta i costi per le varie Province della Regione Siciliana, si vede che la spesa complessiva necessaria ammonta a 652,52 M€. Considerando un contributo da mano pubblica del 35% occorrono risorse che ammontano a 228,38 M€.

Riepilogo dei costi occorrenti per i centri, le ASI ed i NI nella Regione Siciliana distinti per provincia

Provincia centri ASI e NI Totale€ € €

Agrigento 57.954.462,12 9.402.804,00 67.357.266,12Caltanissetta 31.982.044,52 2.119.187,50 34.101.232,02Catania 75.498.109,36 75.498.109,36Enna 18.894.875,97 2.167.681,90 21.062.557,88Messina 120.150.801,85 27.847.749,38 147.998.551,22Palermo 88.273.138,80 16.374.555,00 104.647.693,80Ragusa 43.731.867,62 43.731.867,62Siracusa 78.625.204,66 78.625.204,66Trapani 79.496.962,38 79.496.962,38Sicilia 594.607.467,29 57.911.977,78 652.519.445,07

Costo opere

Per la voce d) è anche quì arduo fare delle previsioni perchè le zone interessate sono ampie e, quindi, realisticamente, debbono essere svolti degli studi appropriati.

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Secondo stime di esperti del settore, la spesa occorrente per far fronte agli oneri derivanti dalla metanizzazione delle zone serricole dell’Isola ammonterebbe ad un 300,00 M€, indicativamente così suddivisa:

− per condotte principali di derivazione dal sistema gasiero regionale 130,00M€ − per adduttrici secondarie 80,00M€ − per cabine di riduzione 40,00M€ − per oneri relativi agli allacci delle serre 50,00M€ − Totale 300,00M€.

Di tali somme, indicativamente, si potrebbe pensare ad un primo quanto da 100,00M€ da includere nelle previsioni di spesa al 2012, riguardo alle previsioni nell’ambito degli interventi per l’attuazione del PER. Considerando un contributo da mano pubblica del 35% occorrono risorse che ammontano a 35,00 M€. In definitiva, il quadro complessivo dei costi per il completamento delle opere di metanizzazione nella Regione Siciliana è riportato nel prospetto che segue:

a) completamento della rete “main” regionale (opere di pertinenza di SNAM Rete gas) 80,00 M€ b) completamento delle opere per la metanizzazione dei centri 594,61 M€ c) completamento delle opere di metanizzazione nelle ASI ed i NI 57,91 M€ d) Metanizzazione di aree serricole 100,00 M€ Totale costi per il completamento della metanizzazione 852,52 M€.

Problemi relativi alla realizzazione di Impianti per la rigassificazione di GNL nella Regione Siciliana Nella Regione Siciliana sono in atto in fase di sviluppo due progetti di grande rilievo internazionale per la rigassificazione di Gas Naturale Liquefatto (GNL) di importazione vettoriato con Navi Metaniere. Sono previsti due grossi terminali di rigassificazione:

- Un Terminale di Rigassificazione di GNL è previsto in seno alla Raffineria ISAB Nord della Erg: è una iniziativa congiunta della ERG Power e Gas e della Shell Energy Italia; l’impianto dovrebbe essere realizzato in due fasi, una prima fase prevede l’avviamento del Terminale per il 4° trimestre del 2010 che avrà la potenzialità di 8 109 Stm3/anno, una seconda fase prevede l’avviamento del Terminale ripotenziato per l’anno 2015, e, l’impianto avrà la potenzialità di 12 109 Stm3/anno. La capacità di stoccaggio alla fine delle due fasi sarà affidata a 3

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serbatoi criogenici fuori terra, da 150.000 m3 netti cadauno, a doppio contenimento: interno in acciaio al 9% di nichel ed esterno in cemento armato precompresso, con la prima fase verranno costruiti 2 serbatoi ed il terzo con la seconda fase. La rigassificazione è prevista in facilities in cui sono installate delle batterie di scambio termico del tipo indiretto con l’ausilio di un fluido termovettore (ad esempio: propano in un evapo-condensatore che riceve calore dall’acqua di mare in evaporazione e cede calore allo stream ipercritico di GNL, da vaporizzare, in condensazione). Il reject freddo nell’acqua di mare è addotto in una vasca di mixaggio da dove poi è prelevata per il raffreddamento dei condensatori della centrale termoelettrica ubicata in prossimità. In tal modo, sfruttando una opzione di progetto ben sperimentata in Giappone, con una brillante opzione impiantistica, si consegue la doppia finalità di ampliare il salto entalpico del vapore nelle turbine a vapore della centrale e di limitare il prelievo di acqua di mare per la refrigerazione del ciclo della centrale termoelettrica e per la vaporizzazione del GNL. Il risultato è un ben ridotto impatto ambientale ed un cospicuo risparmio complessivo di fonti energetiche col recupero di parte dell’exergia del freddo del GNL. In alternativa è previsto l’uso di facilities con batterie di scambio termico del tipo Open Rack riscaldate con acqua di mare dalle cui vasche di raccolta è prelevata l’acqua raffreddata per la refrigerazione del ciclo della centrale termoelettrica. Non disponendo attualmente di dati sulla performance della centrale termoelettrica che tengano conto del matching del duty del rigassificatore con quello dei condensatori della centrale termoelettrica non si possono dare indicazioni certe, ma se la gestione energetica è ben condotta si possono attendere riduzioni del reject freddo dal terminale di rigassificazione di oltre il 70% nell’anno (tale reject rigassificando 8 109 Stm3/anno è pari in partenza a 1.088,00 Tcal/anno e l’exergia del freddo trasformata in anergia con lo scarico a mare dell’acqua raffreddata vaporizzando il GNL sarebbe pari a 7.053,22 TJ, dead state 15°C, 760 mmHg; rigassificando 12 109 Stm3/anno sarebbe pari in partenza a 1.632,00 Tcal/anno e l’exergia del freddo trasformata in anergia con lo scarico a mare dell’acqua raffreddata vaporizzando il GNL è pari a 10.579,84 TJ). La differenza di temperatura ammissibile tra lo stream prelevato a mare e quello restituito (sia più caldo che più freddo di quello prelevato), secondo lo studio di fattibilità ERG-Shell, dovrebbe essere di un 8°C. Il progetto, quindi, garantisce ottime prestazioni in ordine al ridotto impatto ambientale. Il terminale potrà ricevere navi metaniere di capacità compresa tra 70.000 e 200.000 m3. E’ previsto un fabbisogno diretto di mano d’opera con un picco di: 450 persone equivalenti per i lavori relativi alle strutture, 550 persone equivalenti per i lavori relativi ai serbatoi, 150 persone equivalenti per i lavori relativi alle opere marittime, 50 persone equivalenti per i lavori relativi al piping, altre 200 persone per mansioni dirigenziali ed amministrative correlate alla realizzazione delle opere; sono previsti investimenti per 400.000.000 €. Si prevede per l’impianto una vita media di 25 anni.

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- Un altro Terminale di Rigassificazione di GNL è previsto in aree dell’ASI di Agrigento che ricadono in seno al Porto della Città di Porto Empedocle (AG); il progetto è attualmente in fase di studio di fattibilità e prevede la realizzazione di un impianto di rigassificazione della potenzialità di 8 109 Stm3/anno. E’ una iniziativa della Società NUOVE ENERGIE Srl relativa alla realizzazione di un Terminale di rigassificazione che avrà la potenzialità di 8 109 Stm3/anno. La capacità di stoccaggio è affidata a 2 serbatoi criogenici del tipo interrato (fuori terra vi saranno solo le cupole di copertura che avranno un’altezza di un 20 m), da 160.000 m3 netti cadauno, a doppio contenimento: interno in acciaio al 9% di nichel ed esterno in cemento armato precompresso. La rigassificazione è prevista in facilities in cui sono installate delle batterie di scambio termico del tipo Open Rack riscaldate con acqua di mare (n. 5 unità più 1 di riserva) e da una facility di scambio termico ausiliaria scaldata da un fluido termovettore prodotto in loco. Con gli scambiatori Open Rack il fluido scaldante è l’acqua di mare che si prevede, nel progetto preliminare, che debba andare incontro ad una differenza di temperatura ammissibile tra lo stream prelevato a mare e quello restituito di un 5°C. Il reject termico, in termini di raffreddamento del mare, è pari a 1.088,00 Tcal/anno e l’exergia del freddo trasformata in anergia con lo scarico a mare dell’acqua raffreddata vaporizzando il GNL è pari a 7.053,22 TJ (dead state 15°C, 760 mmHg). Il terminale potrà ricevere navi metaniere di capacità compresa tra 40.000 e 140.000 m3. Si prevede per l’impianto una vita media di 30 anni. Sono previsti investimenti per 450.000.000 €. Durante la fase di costruzione dell’impianto e delle opere portuali è previsto l’impiego continuativo di 600 unità lavorative per un periodo di quattro anni. Durante la fase di esercizio del terminale è previsto l’impiego di 186 persone secondo un organigramma aziendale presentato al Comitato Tecnico Regionale.

Il Terminale che è previsto nell’ambito dell’iniziativa ERG-Shell sarà ubicato nel contesto della Raffineria Erg Isab Nord e gode, quindi, dei vantaggi della vicinanza di impianti ed aree ove già la cultura della sicurezza e dello sviluppo sostenibile è matura e si può ben sperare in una gestione competente del complesso da parte di organizzazioni della produzione che operano da decenni nell’ambito della criogenia nell’Industria Petrolchimica. Le tecnologie indicate nello studio della ERG-Shell sono tra le best availables. Il Terminale relativo all’ambito dell’iniziativa Nuove Energie Srl è anch’esso previsto con adeguate misure di sicurezza ed apprezzabile è la proposta dell’opzione per i serbatoi di stoccaggio interrati che, data l’assenza nella prossimità del sito previsto di aree di analoga natura, come invece è il caso dell’altra iniziativa, potrà offrire maggiore affidabilità per rischi accidentali dovuti ad impatti su di essi dall’esterno. Tenendo presente tuttavia che l’insediamento è prossimo a zone di colmata a mare, è da prevedere una adeguata continua manutenzione acciocché possano a lungo conservarsi integre le strutture, tenuto conto della lunga vita media (30 anni) prevista nello studio di fattibilità.

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La mancanza di possibili utenze capaci di contenere concretamente il reject freddo dalla rigassificazione, come è invece il caso dell’altro impianto, porge il suggerimento dell’opportunità di una ipotesi di fattibilità di impianti, realizzabili con tecnologie, che possono considerarsi già mature, che consentono la produzione di energia elettrica sfruttando l’exergia contenuta nel reject freddo dalla rigassificazione del GNL. Una ricerca in corso al DREAM dell’Università di Palermo sta occupandosi dello sviluppo di innovazione tecnologica per il recupero dell’energia del freddo disponibile durante la rigassificazione del GNL nei terminali di arrivo per la produzione di energia elettrica. Il Gruppo di Lavoro Industria del DREAM del TEAM del PER della Regione Siciliana ha sviluppato uno studio di fattibilità di impianti modulari da installare in terminali di rigassificazione della capacità di 8 109 Stm3/anno. Lo studio ha analizzato una ipotesi progettuale di una iniziativa del genere, dando delle indicazioni sui vantaggi ambientali, energetici ed economici (anche per gli imprenditori) che possono conseguire dalla sua realizzazione. Le opzioni proposte fanno riferimento ad impianti modulari che possono essere gradualmente realizzati, con indubbi vantaggi in ordine alla fattiva sperimentazione in campo di iniziative che, in un mercato in via di espansione nel mondo come quello del GNL, si ritiene che oggi siano di sicuro rilievo. I tempi di ritorno degli investimenti differenziali, tra l’iniziativa della rigassificazione del GNL con produzione di energia elettrica e quella classica basata sulla tecnologia open rack, sono di 3÷7 anni. La tecnologia è disponibile, data la innovazione tecnologica di cui si dispone nel settore. I risparmi di energia primaria ammontano a 71,800 tep/anno e le emissioni evitate di CO2 eqivalente sono 480 kton/anno; il reject di freddo evitato può raggiungere valori di 990 Tcal/anno. Gli impianti proposti hanno dunque un potenziale concreto notevole per:

- la riduzione dell’impatto ambientale, - per il recupero di parte dell’energia che è stata utilizzata per produrre il GNL

nei Terminali di Liquefazione, - la produzione di energia elettrica con centrali (che opererebbero come centrali

di base), recuperando parte dell’exergia del freddo contenuto nel GNL da rigassificare,

- la Venture analysis mostra che dall’iniziativa possono essere tratti concreti e consistenti profitti di carattere economico,

- la modularità degli impianti consente di accoppiare alle iniziative per la coproduzione di energia elettrica le altre relative ad altri usi del freddo disponibile nella rigassificazione.

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PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI

PER LA RAZIONALIZZAZIONE DELL’USO DELL’ENERGIA NEL SETTORE INDUSTRIA

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PIANO DI AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI PER LA RAZIONALIZZAZIONE DELL’USO DELL’ENERGIA NEL SETTORE INDUSTRIA Lo schema di piano d’azione che si presenta, in via esemplificativa, come base per la riunione di concertazione si riferisce allo scenario tendenziale all’orizzonte dell’anno 2012, il risparmio di fonti energetiche considerato è riferito ad un ragionevole e prudenziale potenziale tecnico conseguibile con l’improvement conseguente ad ipotesi di intervento le cui tipologie sono indicate nel seguito. Si dispone, nello studio effettuato (vedi Rapporto di Seconda Fase, Allegato Parte II) di una disaggregazione dei consumi energetici industriali distinti per divisione di attività economica e per le varie fonti energetiche utilizzate. Si è pure fatta una stima del potenziale di base di risparmio netto negli usi finali per le varie Divisioni di attività economica e per le varie Province. Nel settore industriale i principali interventi che potranno beneficiare degli incentivi previsti dalla legge n. 10/1991 e da altri provvedimenti sono i seguenti: - uso di fonti alternative, - uso di fonti rinnovabili, - interventi migliorativi rivolti ad un uso più razionale dell’energia, - cogenerazione. Per la valutazione degli effettivi risparmi potenziali tecnici è stato esaminato un insieme rappresentativo di tecnologie del risparmio per ciascuno degli usi finali ed in relazione all’attività produttiva ed alla taglia dell’azienda. La scelta delle tecnologie è stata effettuata in funzione della loro effettiva disponibilità commerciale, dato che il periodo di interesse applicativo è già quello attuale. Il potenziale stimato è, come si è detto, quello tecnico, cioè è considerato il risparmio ottenibile qualora le tecnologie vengano applicate in via indipendente dai costi economici; esso è ottenuto assumendo un miglioramento dell’efficienza caratteristica delle tecnologie afferenti sia al processo produttivo che alle operazioni energetiche di servizio per la conduzione del processo produttivo medesimo. I principali tipi di intervento possibili nel comprensorio regionale1 per il settore industriale sono i seguenti: - ottimizzazione dei processi energetici per l’uso razionale dell’energia ed

interventi migliorativi miranti al recupero del calore di scarto, al riuso di reflui industriali combustibili,

1 La documentazione da cui sono stati estratti i dati riepilogativi regionali per la compilazione delle Schede di azione di piano è, in realtà, dettagliata a livello di singola Provincia.

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- sostituzione di generatori di calore poco efficienti o vecchi con nuove unità più adatte alle specifiche esigenze del processo ed alle fonti energetiche impiegate,

- produzioni combinate di vario tipo ed a vari livelli (uso integrato dell’energia: con adeguate incentivazioni possono esservi ragionevoli margini di risparmio ancora possibili in seno ai processi industriali),

- uso di processi ad assorbimento, - coibentazione di apparecchi e tubazioni, - ammodernamento degli impianti di regolazione automatica dei processi

energetici con l’introduzione di sistemi on-line, - controllo dei motori elettrici e loro eventuale sostituzione, controllo dei

programmi di gestione dei processi, - controllo dei conduttori elettrici e loro eventuale sostituzione, - rifasamenti, a vari livelli, - revisione concettuale ed a vari livelli dei sistemi di climatizzazione negli

edifici industriali e della loro gestione ed eventuali interventi migliorativi, - coibentazione, uso dei doppi vetri etc. nell’edilizia industriale. Nelle attività industriali le opportunità di risparmio sono riconducibili all’applicazione di alcune tecnologie tra cui sono individuabili la cogenerazione, il recupero (di calore e dei materiali), il miglioramento del rendimento degli impianti e dei componenti elettrici, l’ottimizzazione dei processi produttivi. Nei campi della produzione e dell’uso dell’energia termica i principali obiettivi da prendere in considerazione sono: - l’ottimizzazione dei processi termici e di utilizzazione del calore e la loro

gestione, - il miglioramento degli isolamenti termici delle apparecchiature e del

piping negli impianti, - il recupero di calore di scarto disponibile da effluenti dei

processi, - gli interventi migliorativi sulla climatizzazione degli edifici industriali, - i sistemi di isolamento termico degli edifici , - l’impiego delle pompe di calore per la climatizzazione di ambienti ed

anche per la produzione di acqua calda di processo o sanitaria, - l’uso di pompe di calore industriali di vario tipo. Nel campo dell’utilizzazione dell’energia elettrica, si ravvisano come possibili le seguenti principali azioni: - verifica dei carichi afferenti ai vari conduttori del sistema elettrico ed

eventuale modifica delle reti di erogazione dell’energia alle utenze, - verifica delle condizioni di funzionamento dei motori ed eventuale loro

sostituzione (se sono sovradimensionati), regolazione con idoneo sistema per l’adeguamento al carico etc.,

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- verifica della potenza dei trasformatori ed eventuali provvedimenti per adeguarne le caratteristiche alle esigenze dell’utenza,

- verifica del sistema di movimentazione dei fluidi ed eventuale adeguamento e modifica per eliminare sprechi energetici (anche introducendo appositi sistemi di regolazione),

- riduzione/eliminazione di usi elettrici non obbligati, - rifasamento dei carichi elettrici, - revisione ed eventuale modifica dei sistemi di illuminazione e dei sistemi

e programmi di accensione e manutenzione, - attenzione alla riduzione delle punte di carico, rivedendo i programmi di

gestione, - revisione e modifica eventuale dei sistemi di regolazione e dei metodi di

gestione degli impianti di climatizzazione industriali nei quali si usano compressori con motore elettrico.

Più in dettaglio, si è fatto riferimento ai seguenti principali tipi di intervento: a) per ciò che riguarda la fonte elettrica:

e.1. sostituzione di motori con unità ad alto rendimento e.2. impianti di rifasamento e.3. operazioni di “improvement” sugli usi elettrici obbligati e.4. sostituzione di usi vari con fonti per uso diretto dell’energia

termica e.5. adeguamento delle elettrocondutture e degli impianti elettrici

b) per ciò che riguarda le altre fonti:

E.1.operazioni di recupero di energia termica E.2. operazioni di house-keeping E.3. sostituzione di generatori di calore con altri ad alto rendimento E.4. introduzione di sistemi a pompa di calore trascinata da motore

a C.I. o da motore elettrico E.5. sostituzione di fonti E.6. regolazione, monitoraggio ed automazione dei processi E.7. cogenerazione ed autoproduzione.

Nelle ipotesi fatte, per lo scenario tendenziale al 2012, per il Settore Industria della Regione Siciliana si prevedono consumi energetici diretti di 3,09 Mtep/a e consumi elettrici all’utenza finale di 0,44 Mtep/a per lo scenario tendenziale “intermedio” senza risparmio; in questo scenario il fabbisogno di energia primaria per il settore industriale è di 4,22 Mtep/a. I risparmi che possono essere conseguiti a livello potenziale, con le ipotesi esemplificative delle predette azioni di pianificazione energetica, sono di 242.500 tep/a

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per gli usi finali energetici diretti (interventi E1÷E7) e di 31.687 tep/a per gli usi finali elettrici (interventi e1÷e5). Per la formulazione degli scenari con intervento di piano “virtuoso” e “con enfasi sulla ripresa economica” occorre determinare il potenziale tecnico che può raggiungersi con le azioni di piano che, per il presente paragrafo, per il settore industriale, portano ai seguenti risultati per i fabbisogni di energia primaria:

- per gli usi energetici diretti, compresa l’energia primaria occorrente per la cogenerazione dell’energia elettrica e termica................................................3,41 Mtep/a

- per gli usi elettrici, tenendo conto della produzione evitata con la cogenerazione.................................................18,75 ktep/a

l’energia primaria occorrente è 3,65 Mtep/a e quindi rispetto allo scenario tendenziale si avrebbe un risparmio nel settore industriale di 4,22 – 3,65 = 0,57 Mtep/a. Tali dati si riferiscono al potenziale tecnico, negli scenari di piano si fanno ipotesi ragionevolmente riduttive. Nel presente caso astratto il risparmio energetico conseguibile nel settore industriale ammonterebbe ad un 13%. Le emissioni evitate di CO2, eq ammonterebbero ad 1,9 Mt/a. Una considerazione a parte va poi fatta per la Cogenerazione. Il risparmio di fonti energetiche va infatti attribuito agli usi finali per gli usi energetici diretti ed ammonta a 83.069 tep/a, il risparmio nella produzione dell’energia elettrica, per le considerazioni di pianificazione energetica, va attribuito al Sistema di produzione di energia elettrica a livello regionale ed ammonta a 556.823 tep/a alla fonte primaria; si deve poi considerare la produzione evitata dal Sistema di produzione di energia elettrica a livello regionale che ammonta a 4.517 GWh/a. Le emissioni evitate nella cogenerazione, riferendosi alla CO2, sarebbero nel complesso di 1.337.374 ton/a di cui 173.614 ton/a negli usi finali energetici diretti e 1.163.760 ton a beneficio del Sistema di produzione di energia elettrica a livello regionale. Per la determinazione dei dati necessari si sono anche svolti degli approfonditi studi di fattibilità di sistemi di cogenerazione e trigenerazione in alcune branche del Settore industriale, ad esempio, si è svolto uno studio di fattibilità correlato all’uso del gas naturale per la cogenerazione nei più grossi pastifici siciliani ed un altro per un grosso ipermercato. Nel complesso le azioni considerate darebbero luogo a 1,9 Mt/a di emissioni di GHG evitate, riferite alla CO2.

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Costi relativi agli interventi per il risparmio di fonti energetiche nel Settore Industriale relativi al potenziale tecnico all’orizzonte del 2012

RISPARMI ktep COSTI M€ €/tep

Termico 242,50 Termico 71,00 19,52Elettrico 81,06 Elettrico 31,11 25,59Cogenerazione 556,82 Cogenerazione 1.356,00 162,35Totale 880,38 Totale 1458,11 Totale 110,42

EMISSIONI kton CO2 COSTI M€ €/tCO2

Termico 506,83 Termico 71,00 9,34Elettrico 228,44 Elettrico 31,11 9,08Cogenerazione 1.163,76 Cogenerazione 1.356,00 77,68Totale 1.899,03 Totale 1.458,11 Totale 51,19

Si riportano nella tabella 35 riepilogativa alcuni dati sui costi, le emissioni e gli indicatori medi, rimandando alle schede allegate relative per le singole specifiche azioni di piano. Si fa osservare che i dati riportati considerano l’intiero potenziale tecnico che appare all’orizzonte del 2012. Dal dato vanno stralciati poi gli elementi per la formulazione di scenari contemplati in piani di azione. I costi riportati indicano gli impegni complessivi previsti, si dovrà decidere, quindi, al riguardo degli impegni che potranno assumersi. Nel paragrafo relativo agli scenari di azione “Virtuoso” e “con enfasi sulla ripresa economica” si proporranno delle ipotesi che includono stralci dei predetti potenziali di risparmio energetico. Si fa infine notare che nella formulazione degli scenari per piani di azione proposti si è verificato che il dato relativo ai risparmi conseguibili con i piani di azione riescono ampiamente a soddisfare lo sharing dei burden derivanti dall’applicazione dei Decreti MAP del 20.7.2004 (G.U. n. 205 dell’1.9.2004) di attuazione dei Decreti n. 164 del 23.5.2000 e n. 79 del 16.3.1999. I costi riportati indicano gli impegni complessivi previsti, si dovrà decidere al riguardo degli impegni che potranno assumersi.

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Assessorato Industria - 1 - DREAM - Università di Palermo

Scheda 1.i (interventi E1+E2)

TITOLO DELL’AZIONE Operazioni di Recupero Energia Termica – Operazioni di House-keeping Obiettivi dell’azione:promozione di interventi rivolti a migliorare l’efficienza dei processi energetici con interventi che spesso sono di costi contenuti: isolamenti termici di apparecchiature e tubazioni, sostituzione di componenti, valvole, rifacimento di parte del piping al fine di razionalizzare il processo e ridurre gli sprechi. Quadro di riferimento: gli interventi riguardano il Settore industriale e sono quelli contemplati dalla legge n. 10/91, da altre disposizioni nazionali e della UE. Motivazione dell’azione: incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, specialmente alle piccole e medie imprese, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici. Soggetti promotori: Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti: piccola e media impresa, grosse aziende industriali, imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici. Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi: -l'ottimizzazione dei processi termici e di utilizzazione del calore e la loro gestione - il miglioramento degli isolamenti termici delle apparecchiature e del piping negli impianti -il recupero di calore di scarto disponibile da effluenti dei processi -gli interventi migliorativi sulla climatizzazione degli edifici industriali.

Benefici energetici ed ambientali/indicatori: Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 24.100 tep. e può essere evitata l’emissione di 50 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 16,93M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 46,82 €/tep, costo delle emissioni evitate 22,40 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità di lavoro impiegate nel contesto regionale nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo. Stima investimenti richiesti: investimenti complessivi16,93M€ incentivi previsti: da decidere Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti –Pianificatori Azioni: attivazione potenziale di medio e breve periodo nel Settore industriale.

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Assessorato Industria - 2 - DREAM - Università di Palermo

Scheda 2.i (interventi E3) TITOLO DELL’AZIONE Sostituzione di generatori di calore Obiettivi dell’azione: sostituzione di generatori di calore poco efficienti o vecchi con nuove unità ad alto rendimento e più adatte alle specifiche esigenze del processo ed alla natura delle fonti energetiche impiegate. Quadro di riferimento attivazione potenziale di medio e breve periodo nel Settore industriale. Motivazione dell’azione:incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, specialmente alle piccole e medie imprese, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici. Soggetti promotori:Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti :piccola e media impresa, grosse aziende industriali, imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi -l'ottimizzazione dei processi termici e l’ utilizzazione del calore e la loro gestione Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 76.400 tep. e può essere evitata l’emissione di 160 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 35,51M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 30,98 €/tep, costo delle emissioni evitate 14,82 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità di lavoro impiegate nel contesto regionale nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo. Stima investimenti richiesti investimenti complessivi 35,51 M€ incentivi previsti: da decidere Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti –Pianificatori attivazione potenziale di medio e breve periodo nel Settore industriale

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Assessorato Industria - 3 - DREAM - Università di Palermo

Scheda 3.i (interventi E4) TITOLO DELL’AZIONE Introduzione nei processi industriali di sistemi a pompa di calore trascinata da motore a C.I. o da motore elettrico: produzione combinata di caldo e freddo Obiettivi dell’azione promuovere iniziative rivolte alla introduzione di sistemi a pompa di calore per il recupero energetico in alcuni casi in cui se ne ravvisi l’opportunità sia per la produzione di calore di processo che per la produzione combinata di calore e freddo. Quadro di riferimento gli interventi riguardano il Settore industriale e sono quelli contemplati dalla legge n. 10/91, da altre disposizioni nazionali e della UE. Motivazione dell’azione incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, specialmente alle piccole e medie imprese, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici Soggetti promotori Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti piccola e media impresa, grosse aziende industriali, imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi l'ottimizzazione dei processi termici e di utilizzazione del calore e la loro gestione integrata nel processo energetico. Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 1.886 tep. e può essere evitata l’emissione di 4 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 2,30 M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 81,26 €/tep, costo delle emissioni evitate 38,88 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità di lavoro impiegate nel contesto regionale nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo. Stima investimenti richiesti investimenti complessivi 2,30 M€ incentivi previsti: da decidere Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti –Pianificatori attivazione potenziale di medio e breve periodo nel Settore industriale

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Assessorato Industria - 4 - DREAM - Università di Palermo

Scheda 4.i (interventi E5+E6) TITOLO DELL’AZIONE Sostituzione di fonti – Regolazioni, monitoraggio, automazione dei processi Obiettivi dell’azione:sostituzione di fonti energetiche; le azioni riguardano in genere la sostituzione di impianti di combustione con combustibili liquidi con impianti di combustione a metano. In genere le trasformazioni implicano la revisione con un retrofitting complessivo degli impianti e l’adozione di moderni sistemi di regolazione e di un monitoraggio on line dei processi, ciò può consentire adeguati miglioramenti dell’efficienza dell’uso di fonti energetiche. Quadro di riferimento gli interventi riguardano il Settore industriale e sono quelli contemplati dalla legge n. 10/91, da altre disposizioni nazionali e della UE. Motivazione dell’azione: incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, specialmente alle piccole e medie imprese, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici Soggetti promotori :Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti :piccola e media impresa, grosse aziende industriali, imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi: ammodernamento degli impianti di regolazione automatica dei processi energetici con l’introduzione di sistemi di monitoraggio on line Uso di fonti alternative Uso eventuale di fonti rinnovabili Benefici energetici ed ambientali/indicatori:Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 57.148 tep. e può essere evitata l’emissione di 119 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 16,26 M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 18,97 €/tep, costo delle emissioni evitate 9,08 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità impiegate nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo Stima investimenti richiesti investimenti complessivi 16,26 M€ incentivi previsti: da decidere Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti –Pianificatori attivazione potenziale di medio e breve periodo nel Settore industriale

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Assessorato Industria - 5 - DREAM - Università di Palermo

Scheda 5.i (interventi E7) TITOLO DELL’AZIONE Cogenerazione semplice ed autoproduzione. Obiettivi dell’azione:produzioni combinate di varia specie ed a vari livelli;con adeguate incentivazioni possono esservi ragionevoli margini di risparmio ancora possibili in seno ai processi che hanno luogo nelle raffinerie e nelle aziende petrolchimiche, in aziende afferenti alla piccola e media impresa nelle varie branche del Settore industria. Può essere anche di interesse la cogenerazione con produzione combinata di calore e freddo. La cogenerazione è oggi di grande interesse perché è un intervento che può contribuire al decentramento delle produzioni elettriche, ed il particolare tipo di intervento è contemplato negli obiettivi nel breve periodo della Delibera CIPE del 19/12/2002. Quadro di riferimento: gli interventi riguardano il Settore industriale e sono quelli contemplati dalla legge n. 10/91, da altre disposizioni nazionali e della UE Motivazione dell’azione: incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, specialmente alle piccole e medie imprese, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici. Soggetti promotori Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti piccola e media impresa, grosse aziende industriali, imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi La cogenerazione è oggi di grande interesse perché è un intervento che può contribuire al decentramento delle produzioni elettriche, ed il particolare tipo di intervento è contemplato negli obiettivi nel breve periodo della Delibera CIPE del 19/12/2002 Esistono degli incentivi che riguardano il prezzo di cessione dell’energia elettrica prodotta in eccesso(CIP 6/92, costo evitato e beneficio sociale delle fonti rinnovabili). Benefici energetici ed ambientali/indicatori : Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 639.892 tep. e può essere evitata l’emissione di 1.337 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 1.356,00 M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 141,27 €/tep, costo delle emissioni evitate 67,60 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità impiegate nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo Stima investimenti richiesti investimenti complessivi 1.356,00 M€. incentivi previsti: da decidere Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti –Pianificatori attivazione potenziale di medio e breve periodo nel Settore industriale

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Assessorato Industria - 6 - DREAM - Università di Palermo

Scheda 6.i (interventi e1) TITOLO DELL’AZIONE Sostituzione di motori con unità ad alto rendimento. Obiettivi dell’azione:sostituzione di macchine elettriche di vecchia concezione che per la loro vetustà richiedono continui interventi di manutenzione e non sono più adeguati per una gestione integrata con processi che via via subiscono delle ristrutturazioni tecnologiche.In tali casi la sostituzione della macchina elettrica con una nuova macchia consente di ottenere congrui margini migliorativi dell’efficienza ed inoltre talvolta il provvedimento di sostituzione è richiesto da esigenze di adeguamento della sicurezza etc. Quadro di riferimento: gli interventi riguardano il Settore industriale e sono quelli contemplati dalla legge n. 10/91, da altre disposizioni nazionali e della UE Motivazione dell’azione: incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, specialmente alle piccole e medie imprese, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici. Soggetti promotori Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti piccola e media impresa, grosse aziende industriali, imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi verifica delle condizioni di funzionamento dei motori eventuale loro sostituzione (se sono sovraddimensionati) regolazione con idoneo sistema per l'adeguamento al carico (sistema con inverter etc.) Benefici energetici ed ambientali/indicatori : Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 6.813 tep. e può essere evitata l’emissione di 53 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 15,78M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 154,44 €/tep, costo delle emissioni evitate 19,82 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità impiegate nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo Stima investimenti richiesti investimenti complessivi 15,78 M€ incentivi previsti: da decidere Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti –Pianificatori attivazione potenziale di medio e breve periodo nel Settore industriale

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Assessorato Industria - 7 - DREAM - Università di Palermo

Scheda 7.i (interventi e2) TITOLO DELL’AZIONE Impianti di rifasamento e adeguamento delle elettrocondutture e degli impianti elettrici Obiettivi dell’azione l’adeguamento e la eventuale reistallazione delle elettrocondutture e degli

impianti elettrici, la introduzione di impianti di rifasamento del carico per conseguire congrue efficienze energetiche che derivano sia dalla limitazione delle perdite che dalla accorta gestione del sistema elettrico.

Quadro di riferimento: gli interventi riguardano il Settore industriale e sono quelli contemplati dalla legge n. 10/91, da altre disposizioni nazionali e della UE Motivazione dell’azione: incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, specialmente alle piccole e medie imprese, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici. Soggetti promotori Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti piccola e media impresa, grosse aziende industriali, imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi verifica dei carichi afferenti ai vari conduttori del sistema elettrico eventuale modifica delle reti di erogazione dell'energia alle utenze verifica della potenza dei trasformatori ed eventuali provvedimenti per adeguarne le caratteristiche alle esigenze dell'utenza rifasamento dei carichi elettrici attenzione alla riduzione delle punte di carico rivedendo i programmi di gestione Benefici energetici ed ambientali/indicatori : Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 2.596 tep. e può essere evitata l’emissione di 19 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 6,79M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 174,28 €/tep, costo delle emissioni evitate 24,17 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità impiegate nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo Stima investimenti richiesti investimenti complessivi 6,79 M€ incentivi previsti: da decidere Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti –Pianificatori attivazione potenziale di medio e breve periodo nel Settore industriale

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Assessorato Industria - 8 - DREAM - Università di Palermo

Scheda 8.i (interventi e3) TITOLO DELL’AZIONE Operazioni di “improvement” sugli usi elettrici obbligati Obiettivi dell’azione:l’azione proposta riguarda la rivisitazione tecnica dei macchinari e degli

impianti che per il loro funzionamento non consentono, in pratica, alternative all’uso dell’energia elettrica; i progressi tecnologici rendono oggi abbastanza ampia la gamma di moderne apparecchiature con cui è possibile sostituire quelle esistenti con congrui benefici in ordine al miglioramento dell’efficienza energetica.

Quadro di riferimento: gli interventi riguardano il Settore industriale e sono quelli contemplati dalla legge n. 10/91, da altre disposizioni nazionali e della UE Motivazione dell’azione: incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, specialmente alle piccole e medie imprese, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici. Soggetti promotori Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti piccola e media impresa, grosse aziende industriali, imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi riduzione/eliminazione di usi elettrici non obbligati revisione ed eventuale modifica dei sistemi di illuminazione e dei sistemi e programmi di accensione e manutenzione Benefici energetici ed ambientali/indicatori : Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 1.409 tep. e può essere evitata l’emissione di 10 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 6,72M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 317,72 €/tep, costo delle emissioni evitate 44,07 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità impiegate nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo Stima investimenti richiesti investimenti complessivi 6,72 M€ incentivi previsti: da decidere Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti –Pianificatori attivazione potenziale di medio e breve periodo nel Settore industriale

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Assessorato Industria - 9 - DREAM - Università di Palermo

Scheda 9.i (interventi e4+e6) TITOLO DELL’AZIONE Sostituzione di usi vari con fonti per uso diretto dell’energia termica, regolazione, monitoraggio, ed automazione dei processi Obiettivi dell’azione: revisione accurata sia dell’impianto che della sua gestione energetica, l’azione ha come obiettivo un’opera di completo retrofitting accompagnata da uno studio accurato della regolazione del processo sia per il suo monitoraggio on line che per la gestione automatica. Talvolta basta predisporre dei sistemi a microprocessore con temporizzatori che regolano le accensioni dei vari componenti del sistema elettrico per conseguire congrui risparmi. Quadro di riferimento: gli interventi riguardano il Settore industriale e sono quelli contemplati dalla legge n. 10/91, da altre disposizioni nazionali e della UE Motivazione dell’azione: incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, specialmente alle piccole e medie imprese, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici. Soggetti promotori Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti piccola e media impresa, grosse aziende industriali, imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi verifica del sistema di movimentazione dei fluidi ed eventuale adeguamento e modifica per eliminare sprechi energetici (anche introducendo appositi sistemi di regolazione) riduzione/eliminazione di usi elettrici non obbligati revisione e modifica eventuale dei sistemi di regolazione e dei metodi di gestione degli impianti di climatizzazione industriali nei quali si usano compressori con motore elettrico Benefici energetici ed ambientali/indicatori : Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 6.031 tep. e può essere evitata l’emissione di 43 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 1,83M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 20,20 €/tep, costo delle emissioni evitate 2,80 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità impiegate nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo Stima investimenti richiesti investimenti complessivi 1,83 M€ incentivi previsti: da decidere Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti –Pianificatori attivazione potenziale di medio e breve periodo nel Settore industriale

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Assessorato Industria DREAM - Università di Palermo

PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI

PER LA RAZIONALIZZAZIONE DELL’USO DELL’ENERGIA

NEL SETTORE CIVILE

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Assessorato Industria - 1 - DREAM - Università di Palermo

PIANO DI AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI PER LA RAZIONALIZZAZIONE DELL’USO DELL’ENERGIA NEL SETTORE CIVILE Lo schema di piano d’azione che si presenta, in via esemplificativa, come base per la riunione di concertazione, si riferisce allo scenario tendenziale all’orizzonte dell’anno 2012, il risparmio di fonti energetiche considerato in questa prima fase è riferito ad un ragionevole e prudenziale potenziale tecnico ottenibile con l’improvement conseguente ad ipotesi di intervento le cui principali tipologie sono indicate nel seguito. Si riportano delle prime schede di azione di interventi nel comparto del settore domestico, degli alberghi e per il settore sanitario. Si fa osservare tuttavia che il potenziale tecnico nel settore civile è cospicuo e dei risultati completi saranno riportati nella stesura del Rapporto finale dello Studio, in essi saranno precisate in dettaglio le possibilità di intervento offerte da alcune branche di attività economica del terziario (servizi vendibili: strutture alberghiere, ipermercati, ospedali etc.), specialmente per ciò che riguarda gli interventi di cogenerazione di energia elettrica e termica senza o con produzione contemporanea di freddo (trigenerazione). Tale tematica è oggi, infatti, di rilevante interesse internazionale ai fini della razionalizzazione degli usi finali elettrici e termici, del contenimento della domanda elettrica e della limitazione delle punte di carico. Si dispone, nello studio effettuato di una disaggregazione dei consumi energetici nel Settore Civile distinti per divisione di attività economica (Domestico, Terziario, Pubblica Amministrazione) e per le varie fonti energetiche utilizzate. Si è pure fatta una stima del potenziale di base di risparmio netto negli usi finali per le varie Divisioni di attività economica e per le varie Province. Al settore civile è imputabile un’aliquota consistente dei consumi energetici regionali siciliani, in linea con i comportamenti dei paesi industrializzati. Purtroppo tale settore è strutturalmente caratterizzato da una diffusione estremamente spinta dei punti di utilizzo, che rende particolarmente difficoltosa la conoscenza della situazione attuale dalla quale partire per progettare scenari di sviluppo finalizzati alla riduzione dei consumi, alla razionalizzazione dell’uso delle fonti ed alla limitazione delle emissioni inquinanti in atmosfera, così come viene sollecitato da un cospicuo corpus di normative nazionali e di direttive comunitarie, alcune delle quali recentemente emanate. Il primo problema col quale confrontarsi nell’approccio all’analisi energetica del settore civile è dunque rappresentato dalla strutturale carenza di dati territorialmente dettagliati concernenti il parco edilizio e, più in generale, le diverse configurazioni del sistema edificio-impianto. Questo problema è particolarmente sentito quando ci si sofferma ad analizzare il parco edilizio residenziale che, in genere, sfugge a qualsiasi classificazione

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Assessorato Industria - 2 - DREAM - Università di Palermo

sistematica e che, comunque, è certamente meno noto del parco degli edifici pubblici. A partire da questa situazione appare quasi obbligata la procedura che si è utilizzata nello Studio per l’analisi del settore civile-residenziale della Regione Siciliana, e che può essere sinteticamente così riassunta:

- Acquisizione dei dati strutturali concernenti parco edilizio regionale, a partire da fonti ufficiali (ISTAT).

- Suddivisione del parco edilizio residenziale in opportune classi omogenee di intervento, caratterizzate dalla tipologia edilizia.

- Suddivisione del territorio regionale in aree climatiche omogenee. - Messa a punto di una metodologia di indagine, essenzialmente basata sulla

struttura di calcolo proposta dalla legge 10/1991. - Verifica dello stato di efficienza del parco edilizio per confronto con i limiti

energetici e di efficienza imposti dalla normativa vigente. - Predisposizione di interventi migliorativi delle prestazioni energetiche

dell’involucro e del sistema edificio-impianto. - Predisposizione di interventi finalizzati alla sostituzione di fonti fossili con

fonti energetiche rinnovabili. - Individuazione dei bacini di intervento prioritari per l’applicazione delle

azioni proposte. - Stima, per ciascuna azione di intervento, dei risparmi energetici conseguibili,

dell’ammontare dei gas di serra evitati, dei costi unitari e del tempo di ritorno dell’intervento.

- Descrizione di casi studio rappresentativi del parco analizzato. Inoltre, per consentire alle amministrazioni locali di acquisire sul campo i dati relativi al parco edilizio ed ai consumi energetici ad esso connessi, sono stati messi a punto due strumenti operativi che permettono di condurre un’indagine di campo sulla consistenza del parco e di stimare le superfici utili degli edifici ai fini dell’utilizzo dell’energia solare:

- Schema di questionario per il rilievo delle caratteristiche fisiche, termiche, impiantistiche ed ambientali del parco edilizio residenziale.

- Metodologia per la stima delle superfici utili alla produzione di energia solare a scala urbana mediante l’utilizzo di ortofoto digitali.

È stata inoltre condotta una breve analisi mirata alla individuazione degli strumenti finanziari ai quali far ricorso per l’attuazione degli interventi proposti. Infine, è stata tentata, in alcuni casi, una stima delle ricadute occupazionali delle misure proposte. Questa procedura di analisi, sia pur con alcune significative differenze, è stata applicata, nella attuale fase, ai seguenti settori:

- Residenziale - Alberghiero

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- Ospedaliero Si osservi che l’intero impianto della procedura qui delineata, ed in particolare gli interventi dei quali si è valutata la praticabilità, è da considerare in perfetto accordo con quanto di più recente viene proposto dal panorama normativo internazionale. Specificatamente, la procedura tiene conto della recente direttiva 2000/91/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (16 dicembre 2002), sul “rendimento energetico nell’edilizia”. Tale direttiva si propone i seguenti obiettivi:

- la definizione di un quadro generale di una metodologia per il calcolo del rendimento energetico integrato degli edifici;

- l’applicazione di requisiti minimi in materia di rendimento energetico degli edifici di nuova costruzione;

- l’applicazione di requisiti minimi in materia di rendimento energetico degli edifici esistenti di grande metratura sottoposti ad importanti ristrutturazioni;

- la certificazione energetica degli edifici; Un’altra costante preoccupazione nel mettere a punto le presenti linee di intervento è stato il perseguimento della sostenibilità ambientale del comparto, in termini di emissioni di gas di serra. Infatti l’elevata vita media degli edifici comporta ripercussioni a lungo termine sia sull’efficienza della struttura sia sull’impatto ambientale. L’estrazione dei materiali usati nelle costruzioni e l’elevato flusso di questi che interessa diversi paesi genera una grande quantità di rilasci inquinanti e di rifiuti ed un considerevole uso del territorio e delle risorse energetiche. La International Energy Agency ha valutato che circa un terzo dell’energia finale usata nei paesi sviluppati viene usata per la climatizzazione, l’illuminazione, apparecchiature e servizi generali negli edifici residenziali, commerciali e pubblici. Le azioni principali da attuare al fine di rendere maggiormente sostenibile il settore civile sono state così sintetizzate:

- ridurre il materiale di scarto, anche tramite l’uso di incentivi o più alte tasse per il materiale di riporto;

- incrementare l’uso di materiale riciclato, non solo quello proveniente da demolizioni di edifici;

- migliorare l’efficienza energetica; - razionalizzare l’utilizzo dell’acqua negli edifici e nei cantieri; - con effetti a lungo termine: - adeguamento delle politiche del settore (includendo quelle finanziarie e

rafforzamento degli standard); - promuovere la sensibilizzazione ambientale e sociale nel settore; - promuovere la condivisione della conoscenza e della consapevolezza nel

settore pubblico e privato; - migliorare la sicurezza e la salubrità nei luoghi di lavoro;

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- innovare i materiali, le tecnologie ed i metodi; - migliorare la qualità dei dati e sviluppare degli apposti indicatori.

Ciascuno dei comparti citati (residenziale, alberghiero, ospedaliero) è stato oggetto di una approfondita analisi che ha consentito di stimare i consumi energetici allo stato e di valutare l’efficacia delle misure proposte, sia in termini energetici che ambientali, con particolare riferimento al protocollo di Kyoto. È stato così possibile individuare una prima griglia di priorità per l’attuazione delle misure di risparmio nei principali comparti del settore civile. Tale griglia è desunta sia da analisi numeriche condotte nello studio che da indagini di letteratura. Gli interventi per i quali si ipotizza un’azione sono: la trigenerazione, il risparmio energetico, l’energia solare per la produzione di calore e l’energia solare per la produzione di energia elettrica. Naturalmente, vanno considerate anche altre applicazioni ed altre possibilità di intervento. Tra queste:

- l’utilizzo di sistemi impiantistici innovativi per la climatizzazione invernale ed estiva;

- condizionamento dell’aria con impianti che sfruttano l’energia solare; - utilizzo della microcogenerazione a scala condominiale; - utilizzo della microgenerazione di energia elettrica a sala condominiale o di

singola abitazione, anche facendo ricorso alla tecnologia delle celle a combustibile alimentate ad idrogeno;

- utilizzo dei principi dell’architettura bioclimatica per la climatizzazione invernale ed estiva.

Infine, occorre tenere conto del rilevante contributo che può essere fornito da azioni mirate al miglioramento dell’efficienza degli elettrodomestici e degli apparecchi di illuminazione: si tratta delle misure di tipo “demand side”, che possono essere opportunamente incentivate in sede locale da strumenti legislativi mirati. Nel settore civile i principali interventi che potranno beneficiare degli incentivi previsti dalla legislazione in vigore e da altre risorse da allocare per gli specifici obiettivi del piano in linea generale sono i seguenti: - uso di fonti alternative, - uso di fonti rinnovabili, - interventi migliorativi rivolti ad un uso più razionale dell’energia, - cogenerazione. Per la valutazione degli effettivi risparmi potenziali tecnici è stato esaminato un insieme rappresentativo di tecnologie del risparmio per ciascuno degli usi finali ed in relazione alla tipologia dell’intervento.

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La scelta delle tecnologie è stata effettuata in funzione della loro effettiva disponibilità commerciale, dato che il periodo di interesse applicativo è già quello attuale. Il potenziale stimato è, come si è detto, quello tecnico, cioè è considerato il risparmio ottenibile qualora le tecnologie vengano applicate in via indipendente dai costi economici; esso è ottenuto assumendo un miglioramento dell’efficienza caratteristica delle tecnologie in gioco e la revisione accurata delle operazioni energetiche di servizio per la conduzione del processo negli impianti. Nelle ipotesi fatte, per lo scenario tendenziale “intermedio” di riferimento al 2012, per il Settore Civile della Regione Siciliana si prevedono consumi energetici diretti di 0,89 Mtep/a e consumi elettrici all’utenza finale di 1,09 Mtep/a. I risparmi che possono essere conseguiti a livello potenziale, con le ipotesi esemplificative delle predette azioni di pianificazione energetica, sono di 25.561 tep/a per gli usi finali energetici diretti e di 220.947 tep/a per gli usi finali elettrici. Si fa osservare, al riguardo, che la metanizzazione dei centri continuerà, sino al limite d’orizzonte del piano (anno 2012), ad esercitare uno shift verso l’uso del gas naturale con la sostituzione di scaldabagni e stufe elettriche con scaldabagni a gas ed impianti di riscaldamento, per lo più autonomi, alimentati a gas naturale. Si avrà quindi una riduzione dei consumi elettrici nel settore civile, principalmente nel settore domestico, ed un aumento dei consumi di gas naturale. Tale considerazione dà una chiave di lettura per i valori riportati. Per gli usi finali nel Settore Civile della Regione Siciliana i consumi di fonti energetiche potenziali all’orizzonte del 2012 diventerebbero quindi:

- per gli usi finali energetici diretti............................................0,85 Mtep/a - per gli usi finali elettrici ..........................................................0,84 Mtep/a

Gli interventi considerati riguardano l’apparato impiantistico, come la sostituzione di caldaie con unità più efficienti, la sostituzione di fonti energetiche, le operazioni di house keeping, la revisione dei protocolli di management energetico dei sistemi edificio-impianto, ma non prendono ancora in considerazione degli interventi sull’involucro edilizio, che anche se si considera una ragionevole aliquota (8-10% dell’intero parco edilizio siciliano) può comportare risparmi complessivi di un 60 ktep/a ed una riduzione di emissioni di CO2,eq di 195 kt/a. Tali altri item sono poi inseriti negli scenari “virtuoso” e “con enfasi sulla ripresa economica”. Una politica più incisiva sul fronte della domanda prevede l’avvio di ristrutturazioni incentivate del parco edilizio con operazioni relative all’improvement del Sistema edificio. In tale caso una più dettagliata analisi contenuta nell’Allegato Parte III del rapporto di seconda Fase porta alle seguenti principali conclusioni:

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- Per il settore domestico la ristrutturazione degli edifici con operazioni che essenzialmente riguardano l’isolamento di pareti verticali, strutture orizzontali, sostituzione di infissi, etc. può comportare un risparmio potenziale complessivo1 di ulteriori 60 ktep/a e le emissioni di GHG evitate in termini di CO2,eq ammonterebbero a 195 kt/a.

- Nel settore domestico l’introduzione di tecnologie impiantistiche che

sfruttano l’energia rinnovabile può comportare un ulteriore risparmio di un 44,3 ktep/a con emissioni di GHG evitate in termini di CO2,eq che ammonterebbero a 107 t/a.

- Per il Settore Terziario e la Pubblica Amministrazione si hanno altre

congrue potenzialità il cui complessivo ammontare è in fase di accertamento definitivo e sarà fornito col Rapporto finale.

Una considerazione a parte va poi fatta per la Cogenerazione. Il risparmio di fonti energetiche va infatti attribuito agli usi finali per gli usi energetici diretti ed ammonta a 21.908 tep/a, il risparmio nella produzione dell’energia elettrica, nella pianificazione energetica, va attribuito invece al Sistema di produzione di energia elettrica a livello regionale ed ammonta a 89.015 tep/a. Le emissioni evitate nelle produzioni sostitutive di energia elettrica si considerano sempre a beneficio del Sistema di produzione di energia elettrica a livello regionale, si deve, poi, considerare la produzione evitata dal Sistema di produzione di energia elettrica a livello regionale che ammonta a 679,3 GWh/a. Le emissioni evitate nella cogenerazione, riferendosi alla CO2,eq,sarebbero nel complesso di 231.831 t/a di cui 45.788 t/a negli usi finali energetici diretti e 186.042 t/a a beneficio del Sistema di produzione di energia elettrica a livello regionale. Nel complesso le azioni considerate darebbero luogo a 2,11 Mt/a di emissioni di GHG evitate, riferite alla CO2. Per determinare un potenziale indicativo della cogenerazione nel Settore civile si sono esaminate alcune possibili iniziative per la realizzazione di impianti di cogenerazione e trigenerazione nel Settore Terziario e nel Settore Domestico. Si è esaminata la fattibilità di impianti di cogenerazione e trigenerazione nelle Province di Agrigento (ad esempio a Sciacca), di Messina in alcune località turistiche, di Catania, di Palermo e per un complesso Albergo-Ospedale nella Provincia di Enna. Si è esaminata la fattibilità di impianti di cogenerazione e trigenerazione nei più grossi nosocomi della Regione Siciliana, ed in particolare, nelle Province di Catania, Messina e Palermo e nella Provincia di Enna. Nello Studio è stato di grande ausilio il lavoro svolto dal TEAM del PER al fine di determinare il quadro dettagliato della situazione relativa

1 per le coperture: un risparmio di 11 ktep/a ed una riduzione di emissioni di CO2,eq di 35,7 kt/a; per le pareti: un

risparmio di 22 ktep/a ed una riduzione di emissioni di CO2,eq di 71,5 kt/a; per gli infissi: un risparmio di 27 ktep/a ed una riduzione di emissioni di CO2,eq di 87,8 kt/a.

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alla metanizzazione. Si è svolto uno studio di fattibilità per un impianto di trigenerazione per un grosso ipermercato. Altre situazioni analizzate riguardano applicazioni della microcogenerazione e trigenerazione nel Settore domestico e della Pubblica amministrazione tra cui alcune scuole. Si hanno, infatti, congrue potenzialità: nel Settore Turistico Alberghiero, oltre che negli Alberghi negli insediamenti Turistici organizzati a Villaggi con Residence, nella Aziende dell’Agriturismo etc., nei grossi Ipermercati e nei Supermercati, nell’ambito della Sanità e delle Strutture sportive etc., oltre che nelle Aziende di trading ed anche in parte per la Pubblica Amministrazione. In tutti questi casi possono prevedersi impianti di cogenerazione di energia elettrica e calore con o senza la contemporanea produzione di freddo per la climatizzazione degli spazi residenziali. Il potenziale tecnico è congruo ed offre rilevanti occasioni che potranno essere considerate nella definizione effettiva dei piani di azione con le riunioni di concertazione. Costi relativi agli interventi per il risparmio di fonti energetiche nel Settore Civile

relativi al potenziale tecnico all’orizzonte del 2012

RISPARMI ktep COSTI M€ €/tep

Termico 56,60 Termico 400,00 471,16

Elettrico 249,02 Elettrico 150,00 40,16

Cogenerazione 89,02 Cogenerazione 241,20 180,64

Interventi edifici 60,00 Int. edifici 895,00 994,44

Totale 880,38 Totale 791,20 59,91

EMISSIONI kton CO2 COSTI M€ €/tCO2

Termico 506,83 Termico 400,00 52,61

Elettrico 249,02 Elettrico 150,00 40,16Cogenerazione 1163,76 Cogenerazione 241,20 13,82

Interventi edifici 195,00 Int. edifici 895,00 305,98

Totale 2.114,61 Totale 791,20 24,94

Si riportano nella tabella riepilogativa alcuni dati sui costi, le emissioni e gli indicatori medi, rimandando alle schede allegate relative per le singole specifiche azioni di piano. Si fa osservare che i dati riportati considerano l’intiero potenziale tecnico che appare all’orizzonte del 2012. Dal dato vanno stralciati poi gli elementi per la formulazione di scenari contemplati in piani di azione. I costi riportati indicano gli impegni complessivi previsti, si dovrà decidere, quindi, al riguardo degli impegni che potranno assumersi.

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Nel paragrafo relativo agli scenari di azione “Virtuoso” e “con enfasi sulla ripresa economica” si proporranno delle ipotesi che includono stralci dei predetti potenziali di risparmio energetico. Si fa infine notare che nella formulazione degli scenari per piani di azione proposti si è verificato che il dato relativo ai risparmi conseguibili con i piani di azione riescono ampiamente a soddisfare lo sharing dei burden derivanti dall’applicazione dei Decreti MAP del 20.7.2004 (G.U. n. 205 dell’1.9.2004) di attuazione dei Decreti n. 164 del 23.5.2000 e n. 79 del 16.3.1999. Seguono ora alcune schede di azione che sono riportate in via esemplificativa come base per la discussione nella riunione di concertazione. Per i comparti residenziale, alberghiero e sanitario sono state approntate delle schede di sintesi, denominate “schede d’azione” che intendono costituire una indicazione operativa per indirizzare gli interventi di pianificazione energetica nel settore civile. A tal fine esse sono strutturate in un certo numero di “riquadri” che contengono, in forma estremamente succinta ma operativa, le principali caratteristiche che denotano il comparto. Infatti, oltre al titolo specifico dell’azione proposta, esse contengono una breve descrizione dell’azione stessa e dei suoi obiettivi, il quadro normativo ed istituzionale di riferimento, le motivazioni che sollecitano l’adozione dell’azione, i soggetti promotori ed i soggetti coinvolti. Esse inoltre riportano in forma schematica una descrizione della strategia di azione in relazione agli obiettivi che si prefigge, l’individuazione dei benefici energetici ed ambientali (per mezzo di semplici indicatori) e le ricadute occupazionali attese. Le schede sono solo esemplificative, dopo le riunioni di concertazione, accanto a queste schede d’azione che si riferiscono ad interi comparti (residenziale, alberghiero e della sanità, in questo caso), saranno predisposte di volta in volta delle schede relative ai singoli interventi che si intende promuovere ed adottare, utilizzando gli stessi indicatori sintetici di efficienza energetica ed ambientale, al fine di giudicare la congruità delle azioni per mezzo di un’unica griglia di valutazione ed alla luce degli stessi criteri di scelta.

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Scheda 1.c (interventi E1)

• TITOLO DELL’AZIONE “Risparmio energetico nel settore residenziale: isolamento copertura” • Obiettivi dell’azione Riduzione dei consumi termici per la climatizzazione invernale ed estiva. Riduzione delle emissioni di gas serra da parte degli impianti termici. Miglioramento del comfort termico nelle abitazioni. • Quadro di riferimento L’intervento non presenta generalmente alcun ostacolo né dal punto di vista tecnico né dal punto di vista normativo. Incentivazioni economiche sono già esistenti sotto forma di sgravi fiscali concessi dallo Stato (L. 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni). • Motivazione dell’azione Attraverso le coperture degli edifici viene dispersa una quantità di calore variabile, a seconda delle differenti tipologie edilizie, tra il 10% ed il 40% delle dispersioni complessive delle abitazioni nel caso di assenza di sottotetto, tra il 3% ed il 13% nel caso di presenza di sottotetto. • Soggetti promotori Regioni. Enti locali. • Soggetti coinvolti Proprietari di abitazioni. Imprese edilizie. Commercianti del settore edilizio (isolamento e materiali di copertura). • Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi Dato il numero elevato di abitazioni interessate è consigliabile concentrare gli interventi sulle seguenti situazioni: - edifici situati nelle zone climatiche più fredde e privi di sottotetto (dove maggiori

sono le esigenze di risparmio energetico e di comfort ambientale); - edifici caratterizzati da un basso numero di elevazioni (per i quali è maggiore

l’incidenza delle dispersioni attraverso la superficie di copertura rispetto al totale delle dispersioni).

Tali situazioni corrispondono all’incirca all’8% dell’intero parco edilizio siciliano. • Stima investimenti richiesti Il costo unitario per quanto riguarda l’isolamento delle coperture è pari a circa € 30 per mq, per un costo medio complessivo per abitazione pari a € 2700 nel caso di edifici ad un piano, a € 1350 nel caso di edifici a due piani. Il costo totale dell’intervento sugli edifici privi di sottotetto (circa 1.500.000 di abitazioni) sarebbe pari a 4,0 miliardi di euro; immaginando di intervenire sui soli edifici a 1 e 2 piani il costo si riduce a 285 milioni di euro. Se si suppone un contributo regionale pari al 33% della spesa, paragonabile allo sgravio già corrisposto dallo Stato, l’importo di spesa a carico della regione ammonta a 95 milioni di euro. • Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il risparmio di energia conseguibile mediante tale azione è variabile, a seconda della tipologia dell’edificio, tra il 15% ed il 20% del consumo complessivo delle diverse abitazioni, per una energia risparmiata annua pari mediamente a 0,08 TEP/anno per abitazione. Il risparmio di energia primaria prevedibile per un intervento sull’8% del parco

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edilizio è pari a 11 ktep/anno per 35750 tonnellate/anno di emissioni di CO2 evitate. Il costo dell’energia primaria risparmiata è pari a circa 1000 €/TEP. Il costo dell’emissione di CO2 evitata è pari a 319 €/tonnellata. • Ricadute occupazionali attese La ricaduta occupazionale per un intervento sull’8% del parco edilizio è pari a circa 6200 migliaia di ore-uomo.

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Scheda 2.c (interventi E2)

• TITOLO DELL’AZIONE “Risparmio energetico nel settore residenziale: isolamento pareti perimetrali esterne” • Obiettivi dell’azione Riduzione dei consumi termici per la climatizzazione invernale ed estiva. Riduzione delle emissioni di gas serra da parte degli impianti termici. Miglioramento del comfort termico nelle abitazioni. • Quadro di riferimento Nel caso di isolamento interno l’azione non presenta alcun ostacolo né dal punto di vista tecnico né dal punto di vista normativo; per quanto riguarda invece l’isolamento dall’esterno questo può essere effettuato solo su quegli edifici che per il loro pregio non siano sottoposti a particolari vincoli urbanistico-monumentali. Incentivazioni economiche sono già esistenti sotto forma di sgravi fiscali concessi dallo Stato (L. 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni). • Motivazione dell’azione Attraverso le superfici perimetrali esterne degli edifici viene dispersa una quantità di calore variabile, a seconda delle differenti tipologie edilizie, tra il 50% ed il 70% delle dispersioni complessive delle abitazioni. • Soggetti promotori Regioni. Enti locali. • Soggetti coinvolti Proprietari di abitazioni. Imprese edilizie. Commercianti del settore edilizio (isolamento e materiali di finitura). • Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi Dato il numero elevato di abitazioni interessate è consigliabile concentrare gli interventi sulle seguenti situazioni: - edifici situati nelle zone climatiche più fredde (dove maggiori sono le esigenze di

risparmio energetico e di comfort ambientale); - edifici caratterizzati da un elevato numero di elevazioni (per i quali è maggiore

l’incidenza delle dispersioni attraverso le superfici laterali rispetto al totale delle dispersioni).

Tali situazioni corrispondono all’incirca al 10% dell’intero parco edilizio siciliano. • Stima investimenti richiesti Il costo unitario per quanto riguarda l’isolamento interno delle pareti è pari a circa € 20 per mq di parete, per un costo medio complessivo per abitazione variabile tra € 940 ed € 1600 a seconda della tipologia dell’edificio. Il costo unitario per quanto riguarda l’isolamento esterno delle pareti è pari a circa € 32 per mq di parete, per un costo medio complessivo per abitazione variabile tra € 1530 ed € 2560 a seconda della tipologia dell’edificio. Il costo totale dell’intervento sull’intero parco edilizio sarebbe quindi pari a 2,2 miliardi di euro nel caso di isolamento interno, a 3,5 miliardi di euro nel caso di isolamento esterno; immaginando di intervenire sul 10% del parco il costo si riduce ovviamente a 220 - 350 milioni di euro. Se si suppone un contributo regionale pari al 33% della spesa, paragonabile allo sgravio già corrisposto dallo Stato, l’importo di spesa a carico della regione ammonta a 73,3 - 116,7 milioni di euro. • Benefici energetici ed ambientali/indicatori

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Il risparmio di energia conseguibile mediante tale azione è variabile, a seconda della tipologia dell’edificio, tra il 30% ed il 50% del consumo complessivo delle diverse abitazioni, per una energia risparmiata annua pari mediamente a 0,13 TEP/anno per abitazione. Il risparmio di energia primaria prevedibile per un intervento sul 10% del parco edilizio è pari a 22 ktep/anno per 71500 tonnellate/anno di emissioni di CO2 evitate. Il costo dell’energia primaria risparmiata è pari a 405 €/TEP. Il costo dell’emissione di CO2 evitata è pari a circa 160 €/tonnellata. • Ricadute occupazionali attese La ricaduta occupazionale per un intervento sul 10% del parco edilizio è pari a circa 4500 - 7000 migliaia di ore-uomo.

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Scheda 3.c (interventi E3)

• TITOLO DELL’AZIONE “Risparmio energetico nel settore residenziale: sostituzione finestre a singolo vetro con finestre a doppio vetro” • Obiettivi dell’azione Riduzione dei consumi termici per la climatizzazione invernale ed estiva. Riduzione delle emissioni di gas serra da parte degli impianti termici. Miglioramento del comfort termico ed acustico nelle abitazioni. • Quadro di riferimento Il numero di operatori presenti sul mercato è tale da garantire un più che sufficiente livello di intervento sull’intero territorio regionale. L’azione non presenta alcun ostacolo dal punto di vista normativo purchè vengano rispettati i vincoli urbanistici presenti soprattutto nei centri storici. Incentivazioni economiche sono già esistenti sotto forma di sgravi fiscali concessi dallo Stato (L. 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni). • Motivazione dell’azione Attraverso le superfici finestrate viene dispersa una quantità di calore variabile, a seconda delle differenti tipologie edilizie, tra l’8% ed il 27% delle dispersioni complessive delle abitazioni. • Soggetti promotori Regioni. Enti locali. • Soggetti coinvolti Proprietari di abitazioni. Commercianti e operatori del settore edilizio (infissi). • Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi Si può presumere che le abitazioni suscettibili di intervento siano circa 1.500.000, pari al 90% del parco edilizio complessivo. Dato il numero elevato di abitazioni interessate è consigliabile concentrare gli interventi sulle seguenti situazioni: - edifici situati nelle zone climatiche più fredde (dove maggiori sono le esigenze di

risparmio energetico e di comfort ambientale); - edifici caratterizzati da un elevato numero di elevazioni (per i quali è maggiore

l’incidenza delle dispersioni attraverso le superfici finestrate rispetto al totale delle dispersioni).

Tali situazioni corrispondono all’incirca al 10% dell’intero parco edilizio siciliano. • Stima investimenti richiesti Il costo unitario per quanto riguarda la sostituzione degli infissi è pari a circa € 300 per mq di finestra, per un costo medio complessivo per abitazione pari a € 2655. Il costo unitario per quanto riguarda l’aggiunta di un secondo infisso all’infisso preesistente è pari a circa € 190 per mq di finestra, per un costo medio complessivo per abitazione pari a € 1685. Il costo totale dell’intervento sull’intero parco edilizio sarebbe quindi pari a 2,5 - 4 miliardi di euro; immaginando di intervenire sul 10% del parco il costo si riduce ovviamente a 250 - 400 milioni di euro. Se si suppone un contributo regionale pari al 33% della spesa, paragonabile allo sgravio già corrisposto dallo Stato, l’importo di spesa a carico della regione ammonta a 83,3 - 133,3 milioni di euro. • Benefici energetici ed ambientali/indicatori

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Il risparmio di energia conseguibile mediante tale azione è variabile, a seconda della tipologia dell’edificio, tra il 3% ed il 9% del consumo complessivo delle diverse abitazioni, per una energia risparmiata annua pari a 0,02 TEP/anno per abitazione. Il risparmio di energia primaria prevedibile per un intervento sul 10% del parco edilizio è pari a 2,7 ktep/anno per 8775 tonnellate/anno di emissioni di CO2 evitate. Il costo dell’energia primaria risparmiata è pari a 3847 €/TEP. Il costo dell’emissione di CO2 evitata è pari a circa 1500 €/tonnellata. • Ricadute occupazionali attese La ricaduta occupazionale per un intervento sul 10% del parco edilizio è pari a circa 8000 migliaia di ore-uomo.

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Scheda 4.c (interventi E4)

• TITOLO DELL’AZIONE “Risparmio energetico nel settore residenziale: sostituzione generatori a combustione” • Obiettivi dell’azione Riduzione dei consumi termici per la climatizzazione invernale. Riduzione delle emissioni di gas serra da parte degli impianti termici. • Quadro di riferimento L’intervento non presenta generalmente alcun ostacolo né dal punto di vista tecnico né dal punto di vista normativo. Incentivazioni economiche sono già esistenti sotto forma di sgravi fiscali concessi dallo Stato (L. 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni). • Motivazione dell’azione Dato il miglioramento tecnologico in atto, le caldaie di nuova generazione permettono un’apprezzabile riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas-serra. • Soggetti promotori Regioni. Enti locali. • Soggetti coinvolti Proprietari di abitazioni. Commercianti del settore edilizio (generatori di calore). Installatori. • Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi Il numero di abitazioni dotate di impianto di riscaldamento centralizzato o autonomo a combustione è pari a circa 400000, corrispondente all’incirca al 23% del totale del parco edilizio siciliano. Si suppone di intervenire sulla metà degli impianti attualmente esistenti. • Stima investimenti richiesti Il costo unitario per quanto riguarda la sostituzione del generatore è pari a circa € 2000 per abitazione. Il costo totale dell’intervento sull’intero parco sarebbe pari a 800 milioni di euro; immaginando di intervenire sulla metà degli impianti il costo si riduce a 400 milioni di euro. Se si suppone un contributo regionale pari al 33% della spesa, paragonabile allo sgravio già corrisposto dallo Stato, l’importo di spesa a carico della regione ammonta a circa 170 milioni di euro. • Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il risparmio di energia conseguibile mediante tale azione è valutabile al 22% del consumo complessivo per ogni abitazione, per una energia risparmiata annua pari a 0,10 TEP/anno per abitazione. Il risparmio di energia primaria prevedibile per un intervento sulla metà degli impianti esistenti è pari a 20 ktep/anno per 65000 tonnellate/anno di emissioni di CO2 evitate. Il costo dell’energia primaria risparmiata è pari a circa 800 €/TEP. Il costo dell’emissione di CO2 evitata è pari a 246 €/tonnellata. • Ricadute occupazionali attese La ricaduta occupazionale per un intervento sulla metà degli impianti è pari a circa 200 migliaia di ore-uomo.

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Scheda 5.c (interventi E5)

TITOLO DELL’AZIONE:

RISPARMIO ENERGETICO NELLE ATTREZZATURE ALBERGHIERE • Obiettivi dell’azione: Contribuire all’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili e ridurre

nel tempo le emissioni di CO2 in atmosfera. Questi obiettivi potranno essere raggiunti attraverso l’utilizzazione di impianti per lo sfruttamento dell’energia solare (solare termico, fotovoltaico), cogenerazione, trigenerazione, interventi di risparmio energetico, sostituzione degli infissi, miglioramento dei rendimenti degli impianti di climatizzazione, utilizzazione di lampade ad elevato rendimento energetico, etc.

• Quadro di riferimento (situazione attuale in termini di diffusione, di normative e di incentivazioni, relazioni

con altri strumenti pianificatori, Potenziali ostacoli/vincoli normativi, istituzionali, territoriali, di mercato, accettabilità da utenti e/o attori)

Tipologia di finanziamento previsto: finanziamento del 50% a fondo perduto Relazione con altri strumenti finanziari: Misura POR 1.17 • Motivazione dell’azione Sono tutti interventi che consentirebbero di ottenere benefici economici in breve

tempo per le aziende alberghiere ed inoltre contribuirebbero a dare un’ottima immagine di sviluppo sostenibile al settore turistico alberghiero regionale, che molto spesso viene accusato di “insostenibilità ambientale”.

Lo strumento di finanziamento previsto, attualmente, risulta essere il più conveniente ed inoltre la Regione Siciliana lo sta attuando in maniera analoga per il finanziamento dei Bandi relativi al POR

• Soggetti promotori Regione • Soggetti coinvolti Attrezzature alberghiere, ESCO, Agenzie per l’Energia • Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi (incluse fasi temporali e modalità

di monitoraggio) Fase temporale: 1÷3 anni Modalità di monitoraggio: Attraverso le Agenzie dell’Energia

Benefici energetici ed ambientali/indicatori

kWhe/anno GJ/anno €/tep €/kg CO2 Trigenerazione : 39.451.852 303.582 22.88 0.01 Solare termico: - 18.805 (**) 208.80 0.11 Risparmio energetico: 11.436.985(*) 22.151 (**) 53.92 0.03 Fotovoltaico : 3.075.960 - 378.00 0.18

(*) Energia elettrica risparmiata (**) Energia termica risparmiata

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Stima investimenti richiesti Investimento complessivo 36 mln di euro, di cui circa 18 mln di euro a carico della Regione Investimento Totale Investimento Regionale Previsto mln di euro mln di euro Trigenerazione: 11,74 5,87 Solare termico: 4,68 2,34 Risparmio energetico: 5,48 2,74 Fotovoltaico : 14,55 7,28

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Scheda 6.c (interventi E6)

TITOLO DELL’AZIONE Interventi non strutturali e strutturali nel settore sanitario 1.1 OBBIETTIVI DELL’AZIONE L’obbiettivo principale degli interventi non strutturali riguarda una sensibile diminuzione dei costi di esercizio dei presidi ospedalieri, in particolare per quanto riguarda le formule contrattuali stipulate con i fornitori energetici. L’obbiettivo principale degli interventi strutturali consiste nell’eliminazione di inefficienze esistenti nell’attuale impiantistica. 1.2 QUADRO DI RIFERIMENTO Tali interventi ricadono nell’ambito dei due decreti del 24/04/2001 emanati dal Ministro dell’Industria. pubblicati nel Supplemento ordinario, n. 125 alla Gazzetta Ufficiale, Serie generale, n. 117 del 22 maggio 2001. Fanno inoltre riferimento al documento di consultazione del 4/04/2002 che riporta le “proposte per l’attuazione dei decreti ministeriali del 24 aprile 2001 per la promozione dell’efficienza energetica negli usi finali”. 1.3 MOTIVAZIONE DELL’AZIONE Dall’analisi del settore ospedaliero sono stati riscontrati consumi energetici elevati, anche in rapporto ai dati relativi alle medie nazionali ed europee. Si ritiene che tali consumi possano essere addebitati ad un uso non razionale delle fonti energetiche e ad una scarsa qualità delle strutture edilizie ed impiantistiche, che necessitano di un adeguato rinnovamento. 1.4 SOGGETTI PROMOTORI Enti locali, Regione Sicilia, Aziende Sanitarie Locali e Aziende Ospedaliere. 1.5 SOGGETTI COINVOLTI Aziende sanitarie, maestranze tecniche, elettroniche ed elettrotecniche, installatori e loro associazioni. Strategia dell’azione e definizione degli obbiettivi

Monitoraggio delle strutture esistenti e loro classificazione dal punto di vista termofisico;

monitoraggio dei consumi energetici, della loro diversificazione e della domanda totale;

verifica delle forme contrattuali in atto e della loro adeguatezza alla domanda reale;

verifica della possibilità di rientrare nel ruolo di cliente idoneo e di conseguenza la richiesta di nuovi preventivi di fornitura;

monitoraggio accurato degli impianti e sostituzione degli impianti obsoleti. Lo strumento fondamentale individuato per la realizzazione dell’azione è una corretta mappatura tecnica-economica delle strutture sanitarie e degli impianti presenti. 1.6 BENEFICI ENERGETICI ED AMBIENTALI/INDICATORI Il consumo energetico stimato al momento attuale è pari a 53.3 ktep. Se si prevedono interventi generali atti a ridurre le emissioni di CO2 secondo le indicazioni del protocollo di Kyoto, il fabbisogno energetico al 2010 scenderà a 40 ktep, con un abbattimento di 13.3 ktep, pari al 25 % del consumo attuale. Ricadute occupazionali Si prevedono ricadute occupazionali nel settore degli impianti termici, elettrici ed elettronici.

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Scheda 7.c (interventi E7) TITOLO DELL’AZIONE Introduzione negli edifici condominiali e del settore terziario di sistemi a pompa di calore trascinata da motore a C.I. o da motore elettrico: produzione combinata di caldo e freddo Obiettivi dell’azione promuovere iniziative rivolte alla introduzione di sistemi a pompa di calore in alcuni casi in cui se ne ravvisi l’opportunità sia per la produzione di calore che per la produzione combinata di calore e freddo. Quadro di riferimento gli interventi riguardano il Settore civile e sono quelli contemplati dalla legge n. 10/91, da altre disposizioni nazionali e della UE. Motivazione dell’azione incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici Soggetti promotori Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti Condomini, Strutture commerciali (ad es. Ipermercati e Supermercati), Terziario (ad es. Settore Turistico – alberghiero), Istituti bancari etc., imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi l'ottimizzazione dei processi termici e di utilizzazione del calore e la loro gestione integrata nel processo energetico. Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 1.037 tep. e può essere evitata l’emissione di 2 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 1,40 M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 81,26 €/tep, costo delle emissioni evitate 38,88 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità di lavoro impiegate nel contesto regionale nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo. Stima investimenti richiesti investimenti complessivi 1,40 M€ incentivi previsti: da decidere

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Scheda 8.c (interventi E8) TITOLO DELL’AZIONE Sostituzione di fonti – Regolazioni, monitoraggio, automazione dei processi Obiettivi dell’azione:sostituzione di fonti energetiche; le azioni riguardano in genere la sostituzione di impianti di combustione con combustibili liquidi con impianti di combustione a metano. In genere le trasformazioni implicano la revisione con un retrofitting complessivo degli impianti e l’adozione di moderni sistemi di regolazione e di un monitoraggio on line dei processi, ciò può consentire adeguati miglioramenti dell’efficienza dell’uso di fonti energetiche. Quadro di riferimento gli interventi riguardano il Settore civile e sono quelli contemplati dalla legge n. 10/91, da altre disposizioni nazionali e della UE. Motivazione dell’azione: incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, specialmente alle piccole e medie imprese, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici Soggetti promotori :Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti Condomini, Strutture commerciali (ad es. Ipermercati e Supermercati), Terziario (ad es. Settore Turistico – alberghiero), Istituti bancari etc., imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi: ammodernamento degli impianti di regolazione automatica dei processi energetici con l’introduzione di sistemi di monitoraggio on line Uso di fonti alternative Uso eventuale di fonti rinnovabili Benefici energetici ed ambientali/indicatori:Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 5.700 tep. e può essere evitata l’emissione di 12 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 2 M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 23,39 €/tep, costo delle emissioni evitate 11,00 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità impiegate nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo Stima investimenti richiesti investimenti complessivi 2 M€ incentivi previsti: da decidere

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Scheda 9.c (interventi E9) TITOLO DELL’AZIONE Cogenerazione semplice ed autoproduzione. Obiettivi dell’azione:produzioni combinate di energia elettrica, calore e freddo in seno a complessi edilizi del Settore civile. La cogenerazione è oggi di grande interesse perché è un intervento che può contribuire al decentramento delle produzioni elettriche, ed il particolare tipo di intervento è contemplato negli obiettivi nel breve periodo della Delibera CIPE del 19/12/2002. Quadro di riferimento: gli interventi riguardano il Settore civile e sono quelli contemplati dalla legge n. 10/91, da altre disposizioni nazionali e della UE Motivazione dell’azione: incentivare le iniziative necessarie con azioni di diffusione di informazione e con l’assistenza tecnica, specialmente alle piccole e medie imprese, in modo che si orientino alla realizzazione degli interventi. Si ritiene utile l’istituzione di uno sportello di assistenza ed eventualmente potrebbero essere previsti degli incentivi economici. Soggetti promotori Regione Siciliana, Province, Comuni Soggetti coinvolti Condomini, Strutture commerciali (ad es. Ipermercati e Supermercati), Terziario (ad es. Settore Turistico – alberghiero), Istituti bancari etc., imprese che operano nel settore degli impianti termotecnici, Aziende che si occupano di servizi energetici Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi La cogenerazione è oggi di grande interesse perché è un intervento che può contribuire al decentramento delle produzioni elettriche, ed il particolare tipo di intervento è contemplato negli obiettivi nel breve periodo della Delibera CIPE del 19/12/2002 Esistono degli incentivi che riguardano il prezzo di cessione dell’energia elettrica prodotta in eccesso(CIP 6/92, costo evitato e beneficio sociale delle fonti rinnovabili). Benefici energetici ed ambientali/indicatori : Il potenziale stimato e' quello tecnico, cioè e' considerato il risparmio ottenibile se le tecnologie venissero applicate in via indipendente dai costi economici. Nello scenario a lento sviluppo derivato nell’ambito dello Studio per il PER è previsto un insieme di interventi che comporta per il caso specifico un risparmio potenziale all’orizzonte del 2012 di 110.924 tep. e può essere evitata l’emissione di 232 kton di CO2. Il costo complessivo degli interventi si può stimare in 241,20 M€. In riferimento agli interventi previsti ed ai costi previsti per gli adeguamenti, per una vita media degli impianti di 10-15 anni, si hanno i seguenti indicatori energetico ambientali: costo dell’energia risparmiata 144,96 €/tep, costo delle emissioni evitate 69,31 €/tCO2 Ricadute occupazionali attese Unità impiegate nei settori della progettazione, installazione e manutenzione degli impianti termici di vario tipo Stima investimenti richiesti investimenti complessivi 241,20 M€. incentivi previsti: da decidere

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PIANO D’AZIONE PER LA DIFFUSIONE

DELLE TECNOLOGIE DI UTILIZZAZIONE DELLE ENERGIE RINNOVABILI IN SICILIA

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PIANO D’AZIONE PER LA DIFFUSIONE DELLE TECNOLOGIE DI UTILIZZAZIONE

DELLE ENERGIE RINNOVABILI IN SICILIA

L’offerta potenziale e l’offerta attivabile: proposte di intervento

Elemento qualificante di una pianificazione energetica ambientale, specie in relazione alle

attuali linee di indirizzo nazionali e comunitarie, è l’adozione di una decisa politica di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (Renewable Energy Technologies, RET)

È necessario pertanto che anche in Sicilia si dia corso ad un piano di sviluppo del settore con un programma teso ad elevare l’incidenza delle risorse rinnovabili partendo da un quadro attuale di utilizzazione che risulta molto basso e al di sotto della media nazionale.

La Sicilia peraltro dispone di un potenziale rilevante di ulteriore sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.

La stima di tale potenziale, con la valutazione delle variabili tecniche ed economiche che ne limitano la concreta utilizzazione, è stata sviluppata nei capitoli precedenti.

Il passo ulteriore consiste nella formulazione di un Piano di Azione per l’attivazione graduale di tali potenziali. Il Piano d’Azione deve quindi contenere misure che coniughino obiettivi tecnici ed ambientali (risparmio energetico, riduzione delle emissioni, razionalizzazione del sistema energetico, miglioramento degli standard degli usi finali) con altri di carattere normativo e politico. Il tutto all’interno di quadro di previsione di disponibilità delle risorse economiche ad oggi e in proiezione futura.

Le azioni si sviluppano sull’asse temporale nel breve e nel medio periodo fino all’ 2012. Anche degli scenari di lungo periodo sono stati ipotizzati prevalentemente per considerare le

opportunità dovute: - al consolidamento di un mercato delle RET e quindi di una drastica riduzione dei costi - all’integrazione del sistema di generazione di energia delle tecnologie dell’idrogeno Il capitolo presente descrive gli obiettivi e le strategie del Piano d’Azione. La lista delle azioni che si prevede di proporre al decisore politico è la seguente. • Attivazione del potenziale a breve e medio periodo solare termico settore domestico • Attivazione potenziale breve e medio periodo solare termico settore domestico • Attivazione potenziale breve e medio periodo solare termico settore terziario e P.A. • Diffusione delle tecnologie di Solar Cooling: negli edifici del terziario e nelle P.A. • Campagne di diffusione del solare fotovoltaico • Redazione del piano di sfruttamento dell’energia eolica • Attivazione del potenziale di sfruttamento dell’energia eolica di breve periodo • Attivazione del potenziale di sfruttamento dell’energia eolica di medio periodo • Attivazione del potenziale di sfruttamento dell’energia eolica di lungo periodo –

integrazione con la filiera H2 • Sistemi energetici avanzati per le “Isole Minori” • Sistema integrato di utilizzazione delle biomasse agricole, forestali e SRF

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• Incentivazione ai sistemi di produzione e utilizzazione in cogenerazione dei residui zootecnici

Gli obiettivi conseguibili con le suddette azioni riferiti al breve e al medio periodo sono riassunti nella tabella seguente.

Ogni singola azione sarà descritta con maggiore dettaglio nel seguito. Le tabelle illustrano in sintesi le potenzialità di sfruttamento delle fonti rinnovabili ed

assimilate endogene precedentemente menzionate.

RIEPILOGO ATTIVATO E BREVE TERMINE Azioni

Impegno Pubblico

RisparmioEnergia Primaria

Emissioni Evitate

K€ ktep ktCO2 €/tep €/tCO2

Solare Termico Finanziato e pregresso 10,5 28,4 40,06 14,77 Diffusione Residenziale 35000 41,1 96,7 34,08 14,48

Diffusione ACS alberghi, alberghi, grandi utenze e P.A. 3563 1,8 3,7 78,09 38,72

Impianti dimostrativi/ Solar Cooling 1500 0,3 0,5 224,94 111,52

Fotovoltaico Fotovoltaico Finanziato 2000-2003 59319 4,3 10,7 546,77 221,12

Campagne Diffusione Breve Periodo 20000 1,7 4,2 482,02 189,30

Eolico Finanziato e pregresso 77,2 190,9

Piano Sfruttamento e Attivazione impianti autorizzandi 28560 176,0 435,2 6,49 2,63

Attivazione Dimostrativi per produzione H2

Progetto isole minori Biomasse Finanziato e pregresso 0 26,8 93,6 0,00 0,00

Finanziamento 12 Centri di raccolta/ produzione pellett + supporto a 19000 utenze 20000 17,3 60,5 46,15 13,23

Finanziamento 6 Centri di Raccolta x forestali + supporto 1800 utenze 4500 2,3 8,0 78,27 22,44

Supporto a Sfruttamento Residui Zootecnia 5000 20,8 59,0 9,63 3,39

Totale 177.441,5 380,16 991,5

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RIEPILOGO MEDIO TERMINE Azioni

Impegno Pubblico

Risp. Energia Primaria

Emissioni Evitate

K€ ktep ktCO2 €/tep €/tCO2

Solare Termico DiffusioneResidenziale 21000 51,4 114,3 16,35 7,35

Diffusione ACS alberghi, alberghi, grandi utenze e P.A. 4000 4,5 9,0 35,43 17,77

Azione: Solar Cooling 15000 5,2 10,5 115,68 57,35

Fotovoltaico Campagne Diffusione Medio Periodo 15000 1,9 5,0 312,06 120,98

Eolico Attivazione "Distretti ad alta densità di generazione eolica" n.v. 440,0 1088,0

Biomasse

Finanziamento 20 Centri di raccolta/produzione pellett + supporto 31000 utenze 30000 28,5 99,3 42,14 12,08

Incentivazione SRF x Produzione Elettricità 22877,5 17,7 49,6 51,61 18,46

Totale Azione Medio 107878 547,3 1375,6

Si può notare che in termini di emissioni evitate il risultato atteso nel breve termine di 0,99 MtCO2, è già ampiamente superiore all’obiettivo al 2010 minimo regionale ex delibera CIPE 19/11/98 corrispondente a 0,60Mt. Ciò comporta margini di azione sia in termini temporali sia in termini di obiettivi assoluti di circa il 30%.

Il raggiungimento e l’eventuale superamento di questi obiettivi minimi è dovuto prevalentemente alla disponibilità finanziaria. La realizzazione delle azioni è legata ad una elevata capacità di interagire con l’U.E. e con il Governo Italiano e di ottenere i finanziamenti per i quali è necessario un continuo monitoraggio delle iniziative

Risparmio di Fonti Primarie - Medio Termine - Tot 1160 ktep

Solare Termico10%

Eolico59%

Biomasse10%

Idroelettrico2%

Termovalorizzazione Rifiuti18%

Fotovoltaico1%

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Emissioni evitate CO2 eq - Medio Termine - 2425 ktCO2

Idroelettrico2% Solare Termico

11%

Fotovoltaico1%

Eolico71%

Biomasse15%

Inoltre, considerando i potenziali effetti della azioni del breve e del medio termine il contributo totale alla riduzione di emissioni da parte delle fonti rinnovabili (ad esclusione dell’idroelettrico che è pre-esistente al 1990) sale a 2,4 MtCO2.

I risultati ottenibili nel breve periodo in termini di risparmio energetico, sommati a quelli

dovuti alla produzione di energia da fonte idroelettrica, corrisponderebbero al 2,9% circa del consumo interno lordo totale della Regione Sicilia al 1999.

Per quanto concerne la potenza elettrica lorda complessivamente installabile risulta, nel breve periodo di circa 1250 MWe (di cui 520 MW eolici e 720 MW idroelettrici), con una produzione elettrica annua di circa 1030 GWh corrispondente al 5,8% dei consumi di elettricità.

Nel medio periodo la quota complessiva di produzione da rinnovabili (sempre rispetto al consumo interno lordo di fonti primarie) salirebbe al 8,2% anche per il contributo derivante dalla termovalorizzazione dei rifiuti.

La potenza elettrica installata risulterebbe di circa 2380 MWe (di cui circa 1500 MW eolici e 120 MW da termovalorizzatori) con una produzione attesa 3400 GWhe corrispondenti al 19,5% dei consumi di elettricità.

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Il solare termico

Le tecnologie di conversione di energia solare in energia termica (solare termico) rappresentano un caso di sotto-utilizzazione nel contesto regionale di una risorsa ampiamente disponibile a costi assolutamente competitivi. Le stime tecnico-economiche svolte nei precedenti capitoli mostrano come l’utilizzazione di impianti solari per la produzione di acqua calda sanitaria, ad integrazione di sistemi convenzionali a gas o ad elettricità, sia nel settore domestico ampiamente conveniente. Il potenziale tecnico e il potenziale economico sono infatti molto simili fra di loro. La potenzialità tecnico-economica di diffusione di impianti solari per la produzione di calore è stata stimata per i settori e le utenze finali riportati in tabella.

Settore Uso Finale

Residenziale Produzione di ACS e integrazione fabbisogno riscaldamento

Terziario Produzione ACS nel sotto-settore alberghiero

Terziario Produzione di ACS presso utenze collettive: piscine e impianti

sportivi, stabilimenti balneari, campeggi e similari. caserme,

carceri. Terziario Climatizzazione Invernale ed estiva

uffici e commercio Industria Processi agroalimentari,

Dissalazione In particolare, per le applicazioni nel settore residenziale e segnatamente per la produzione di

ACS, si è ipotizzato un rilevante potenziale attivabile nel breve periodo. Nel Piano d’Azione si propone quindi l’avviamento di un programma finalizzato

all’installazione di 230.000 m2 di collettori solari termici nel breve periodo, con un impegno finanziario da parte della Pubblica Amministrazione, stimato sulla base di un contributo del 30%, di circa 35 M€ da reperire attraverso fondi comunitari e nazionali. Il risparmio complessivo di energia primaria è pari a circa 41 ktep/anno. La spesa unitaria relativa ai tep risparmiati è quantificabile in 34 €/tep.

L’energia solare può trovare diffusa applicazione in aree remote che non verranno raggiunte dalla rete di distribuzione del metano.

Anche nel settore terziario si prevede di agire per diffondere le applicazioni per la produzione

di ACS nelle grandi utenze collettive, principalmente a carattere turistico, sportivo e ricreativo e, segnatamente, nel settore alberghiero.

Le azioni a breve termine che si in prevedono in questo settore mirano ad un potenziale annuo attivabile di 1,8 ktep (come risparmio di energia primaria) e di 3,7 ktCO2 evitate. L’incentivo netto previsto è, mediamente del 30%.

Si prevede inoltre di stimolare le tecnologie di “solar cooling” penalizzate attualmente da costi elevati ma che godono di un potenziale di diffusione elevatissimo. Una misura a breve termine

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dovrebbe consentire di realizzare un certo numero di impianti dimostrativi (circa 10 con contributo fino al 70% del capitale) per valutare le prestazioni tecniche ed economiche di alcune configurazioni impianto/utenza e individuare le nicchie potenzialmente più idonee ad usufruire di misure di incentivazione nel medio periodo.

Per un concreto sviluppo del settore sarà inoltre determinante il contributo delle

amministrazioni comunali che dovranno incentivare, con la definizione di apposite norme da inserire nei piani urbanistici, l’integrazione degli impianti solari negli edifici di nuova costruzione.

Sarà, altresì, determinante l’adozione, da parte dei fornitori e degli installatori degli impianti, di un sistema di garanzia e di manutenzione che assicuri, con periodici controlli, l’efficienza dell’impianto per tutta la sua vita tecnica.

La Regione si farà promotrice presso i soggetti interessati di un protocollo di fornitura/carta dei servizi che preveda con chiarezza le competenze, le attività e le garanzie offerte da operatori accreditati presso un apposito albo regionale di futura istituzione.

Lo strumento fondamentale individuato per la realizzazione dell'azione è l'accordo volontario con i fornitori di impianti già sperimentato con successo in diverse realtà italiane (Regione Toscana e Lombardia). L'accordo prevede delle forme di garanzia di risultato, già introdotto dal bando del Ministero Ambiente del 21/12/2001, in modo da assicurare annualmente la produzione di energia concordata con il cliente, per un dato consumo di acqua ad una data temperatura.

Per tale tipologia di intervento, l’accesso a meccanismi di finanziamento tramite bandi risulta non sempre adeguato alle aspettative dell’utente finale per l’impegno di tempo e di risorse richiesto in relazione alla dimensione ridotta dell’investimento.

Ciò comporta quindi la revisione del sistema di finanziamento della piccola utenza. Sembra quindi più utile pensare ad altri meccanismi di finanziamento quali: - meccanismi di sgravi fiscali su base regionale, - l’attivazione di incentivi diretti all’utente con bonus erogati tramite il venditore e/o

l’installatore Inoltre è necessario: - definire un sistema di qualificazione/accreditamento dei soggetti operanti nella vendita,

nell’installazione e nella manutenzione - progettare e supportare l’attività formativa professionale orientata alle attività di

progettazione, installazione e manutenzione di impianti solari - attivare una campagna informativa rivolta all’utenza sui benefici economici ed ambientali

degli impianti solari domestici - incentivare la ricerca e la collaborazione università-impresa sulle applicazioni civili ed

industriali Infine occorre dire che le aziende energetiche (sia di distribuzione di gas che di elettricità)

devono considerare la possibilità di azioni di Demand Side Management (DSM), con contratti fornitura calore, nei settori residenziale e terziario allo scopo di:

- ottemperare agli obiettivi di efficienza energetica imposti dal decreto n°164/2000 - differenziare l’offerta su settori altrettanto remunerativi.

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Un ruolo di primo piano dove essere svolto anche dalle Energy Services Company (ESCO), cioè da aziende che in regime di third-part financing realizzano interventi di risparmio energetico che ovviamente risultino remunerativi del capitale investito.

Si ritiene che molti degli interventi delle applicazioni sopra elencati risultino applicabili a tali iniziative.

La tabella seguente riporta la lista delle azioni previste per la diffusione del solare termico, gli

obiettivi attesi e gli indicatori di prestazione economica ed ambientale.

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SOLARE TERMICO

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Potenziale Tecnico Economico ACS residenziale 174150 1161000 385,0 475,0 5,1% 0,8% 1,16% 438,5 163,7 34,1 12,7Potenziale Tecnico Economico ACS+riscald residenziale 227610 1323000 530,3 534,7 6,3% 1,0% 1,36% 522,6 192,6 40,06 14,7Breve Periodo Azione Residenziale (cont. 30%) 35000 235000 96,59 119,18 1,272% 0,2% 0,290% 96,7 41,1 34,1 14,5Azione: Alberghi e grandi utenze (contr. 30%) e P.A. 3560 25000 16,4 1,5 0,11% 0,0% 0,007% 3,7 1,8 78,1 38,7Azione: Impianti dimostrativi/ Solar Cooling (contr. 70%) 1500 1800 2,4 0,2 224,9 111,5Medio Periodo Azione 1 Residenziale (cont. 15%) 21000 400000 252 108 2,122% 0,3% 0,363% 114,2 51,37 16,35 7,35Azione 2: Alberghi e grandi utenze (contr. 20%) e P.A 4000 50000 42,75 3,05 0,270% 0,0% 0,032% 9,0 4,52 35,4 17,8Azione 4: Solar Cooling (contr. 50%) 15000 41667 46,7 4,3 0,300% 0,0% 0,037% 10,5 5,19 115,68 57,35

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Assessorato Industria - 9 - DREAM - Università di Palermo

TITOLO DELL’AZIONE Attivazione potenziale breve e medio periodo solare termico

settore domestico Obiettivi dell’azione Installare nel breve periodo 235.000 m2 di pannelli solari per la produzione di ACS Installare nel medio periodo altri 400.000 m2. Stimolare, attraverso un insieme di misure finanziarie, informative, formative e culturali, un potenziale economico esistente che garantisca nel medio periodo una diffusione a minore costo Quadro di riferimento Il potenziale tecnico economico valutato in sede di Piano è rilevantissimo (circa 200 ktep). Attualmente l’unica incentivazione in atto è quella relativa alla detraibilità IRPEF del 36% in associazione agli interventi di risparmio energetico nelle ristrutturazioni edilizie. Motivazione dell’azione La diffusione della tecnologie è in difetto principalmente per: - difficoltà di accesso all’incentivo - mancanza di efficacia della comunicazione dei benefici economici - fattori “culturali” e di diffidenza

L’aspetto economico risulta comunque in questo caso marginale, in quanto con una corretta informazione potrebbe dimostrarsi l’elevata convenienza dell’investimento intermini di risparmio sulle bollette energetiche. La tecnologia è matura, a “basso” contenuto tecnologico ed esiste già un know-how locale. I benefici attesi sul tessuto economico (produzione, vendita, formazione, progettazione, installazione, manutenzione) sono significativi. Soggetti promotori Regione Sicilia, Comuni e Province

Soggetti coinvolti Utenza privata, imprese metalmeccaniche, installatori, Università, enti formazione professionale, Enti Locali, Aziende Energetiche, ENEA, Regione Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi • Rivede le tipologie di incentivazione in alternativa all’accesso al contributo

tramite bandi prevedere: o meccanismi di sgravi fiscali su base regionale, o attivazione di incentivi diretti all’utente tramite bonus erogati tramite il

venditore e/o l’installatore • Coinvolgere gli enti locali e la P.A. per verificare obbligatorietà istallazione ex

legge 10/91 • definire un sistema di qualificazione/accreditamento dei soggetti operanti nella

vendita, nell’installazione e nella manutenzione (albo regionale)

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• progettare e supportare l’attività formativa professionale orientata alle attività di progettazione, installazione e manutenzione di impianti solari

• Attivare e stimolare la collaborazione delle azione distributrici di energia (gas ed elettricità) per utilizzare anche tale misura per conseguire i risultati di efficienza energetica

• Realizzare una campagna di informazione coinvolgendo anche le aziende distributrici di energia

Lo strumento fondamentale individuato per la realizzazione dell'azione è l'accordo volontario con i fornitori di impianti già sperimentato con successo in diverse realtà italiane (Regione Toscana e Lombardia). L'accordo prevederà delle forme di garanzia di risultato, già introdotto dal bando del Ministero Ambiente del 21/12/2001, in modo da garantire annualmente la produzione di energia concordata con il cliente, per un dato consumo di acqua ad una data temperatura

Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il potenziale accessibile nel breve periodo prevede l’installazione di 235.000 m2 per un risparmio di circa 33 ktep e 77,4 kTCO2 di emissioni evitate. La spesa a carico della P.A., con una intensità di aiuto del 30% è prevista in 35 M€, Nel medio periodo si prevede una ulteriore installazione di 400.000 m2 per un risparmio di circa 51 ktep e 114,2 kTCO2 di emissioni evitate. Con una intensità di contributo minore, ma anche con costi unitari inferiori, la spesa pubblica prevista potrà essere di 21M€. Le performance “economiche”, nell’ipotesi di un intervento pubblico e mirato sono: Breve Periodo Medio Periodo costo dell’energia risparmiata 34,1 16,4 €/tep costo delle emissioni evitate 14,5 7,4 €/tCO2

Ricadute occupazionali attese Alcune migliaia di unità nei settori della progettazione, della manifattura, dell’installazione, della manutenzione degli impianti termoidraulici. Stima investimenti richiesti

Breve Periodo Medio Periodo Investimento pubblico 35 M€ 21 M€ Investimento complessivo 116,7 M€ 140 M€

Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti Pianificatori • Piani Regolatori Comunali, Piani Energetici Comunali • Azioni: Attivazione potenziali di breve e medio nel terizario

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TITOLO DELL’AZIONE Attivazione potenziale breve e medio periodo solare termico

settore terziario e P.A: Obiettivi dell’azione Installare nel breve periodo 25.000 m2 di pannelli solari per la produzione di ACS Installare nel medio periodo altri 50.000 m2. Stimolare, attraverso un insieme di misure finanziarie, informative, formative e culturali, un potenziale economico esistente che garantisca nel medio periodo una diffusione a minore costo I settori da privilegiare sono quelli in cui la domanda presenta un picco estivo oppure le utenze caratterizzate da consumi costanti ma consistenti nel corso dell’anno. Gli utilizzatori da considerare sono quindi: - alberghi - piscine, - stabilimenti balneari, - campeggi e similari. - ospedali e cliniche, - caserme, - carceri. Quadro di riferimento Le installazioni finanziate con i più recenti interventi di supporto (Bando Nazionale Solare Termico, misure PON, APQ Energia, Bando Isole Minori, Comune Solarizzato etc per 10,5 M€), si stima che produrranno un risultato in termini di risparmio di energia primaria di circa 10 ktep. Esiste un quadro normativo che fra l’altro prevede: - L'art. 26 della legge 9 gennaio 1991 n.10 comma 7 "Negli edifici di proprietà

pubblica o adibiti ad uso pubblico è fatto obbligo di soddisfare il fabbisogno energetico degli stessi favorendo il ricorso a fonti rinnovabili di energia o assimilate salvo impedimenti di natura tecnica o economica";

- All’interno dei Piani Energetici Comunali di Palermo e Catania sono previsti interventi simili

- decreto n°164/2000 che impone alle aziende di distribuzione di energia degli obiettivi di risparmio energetico

Motivazione dell’azione Le applicazioni nel settore . Soggetti promotori Regione Sicilia, Comuni e Province

Soggetti coinvolti Utenza privata, imprese metalmeccaniche, installatori e loro associazioni, Università,

enti formazione professionale, Enti Locali, Aziende Energetiche, ENEA, Regione

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Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi - Coinvolgere gli enti locali e la P.A. per verificare obbligatorietà istallazione ex

legge 10/91 - definire un sistema di qualificazione/accreditamento dei soggetti operanti nella

vendita, nell’installazione e nella manutenzione (albo regionale) - progettare e supportare l’attività formativa professionale orientata alle attività di

progettazione, installazione e manutenzione di impianti solari - Attivare e stimolare la collaborazione delle azione distributrici di energia (gas ed

elettricità) per utilizzare anche tale misura per conseguire i risultati di efficienza energetica

- Realizzare una campagna di informazione coinvolgendo anche le aziende distributrici di energia,

- Favorire l’iniziativa delle Energy Service Company (ESCO) Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il potenziale accessibile nel breve periodo prevede l’installazione di 25.000 m2 per un

risparmio di circa 1,8 ktep e 3,7 ktCO2 di emissioni evitate. La spesa a carico della P.A., con una intensità di aiuto del 30% è prevista in 3,5 M€,

Nel medio periodo si prevede una ulteriore installazione di 50.000 m2 per un risparmio di circa 4,5 ktep e 9,0 ktCO2 di emissioni evitate. Con una intensità di contributo minore (20%), ma anche con costi unitari inferiori, la spesa pubblica prevista potrà essere di 4,0 M€.

Le performance “economiche”, nell’ipotesi di un intervento pubblico mirato sono: Breve Periodo Medio Periodo costo dell’energia risparmiata 78,1 31,0 €/tep costo delle emissioni evitate 38,7 15,5 €/tCO2

Ricadute occupazionali attese Alcune centinaia di unità nei settori della progettazione, della manifattura, dell’installazione, della manutenzione degli impianti termoidraulici. Stima investimenti richiesti

Breve Periodo Medio Periodo Investimento pubblico 3,5 M€ 3,5 M€ Investimento complessivo 18,7 M€ 20 M€

Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti Pianificatori • Piani Regolatori Comunali, Piani Energetici Comunali • Azioni: Attivazione potenziali di breve e medio e nel residenziale

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TITOLO DELL’AZIONE Diffusione delle tecnologie di Solar Cooling: negli edifici del

terziario e nelle P.A. Obiettivi dell’azione Introdurre e diffondere le tecnologie di climatizzazione assistita da impianti solari negli edifici. Nel breve periodo, attraverso la realizzazione di impianti dimostrativi, in edifici del terziario e della P.A, si dovrà dimostrare la fattibilità tecnica degli interventi, diffonderne la conoscenza fra progettisti, installatori, manutentori ed utenti e favorire la diffusione del know-how. Nel medio periodo, supportarne la diffusione attraverso incentivi economici e sperimentare misure atte a coinvolgere il capitale privato, le ESCO e le aziende energetiche.

Quadro di riferimento Malgrado molte delle tecnologie per realizzare impianti di Solar Cooling siano oggi tecnicamente mature, la principale barriera alla diffusione è costituita dai costi di investimento e dalla mancata diffusione del know-how fra progettisti, installatori e manutentori. Esistono oggi circa 50 impianti di medie dimensioni (decine di kW) installati in Europa, alcune dei quali presso edifici di particolare rilievo (Camera di Commercio di Friburgo, Biblioteca di Matarò, Ministero Federale dell’Energia a Berlino). Poche sono le installazioni nel sud Europa (nessuna attualmente in Italia) dove invece la convenienza energetica ed economica sarebbe maggiore. I costi attuali di impianto (ammortamento + esercizio) sono variabili in funzione della tecnologia e dell’applicazione fra il 150 e 200% rispetto ad un impianto convenzionale. I risparmi in termini di energia primaria sono fra il 30 e il 60%. Motivazione dell’azione Si tratta di un insieme di tecnologie oggi disponibili sul mercato ma con nicchie di applicazione diverse. L’applicazione nella climatizzazione residenziale e terziaria è tecnicamente fattibile, energeticamente conveniente ma ad oggi non conveniente economicamente ed è quindi necessario: - dimostrarne la fattibilità - incentivarla economicamente

Soggetti promotori Regione Sicilia, Comuni e Province

Soggetti coinvolti Utenza privata, produttori di tecnologie solari e di climatizzazione, installatori e loro

associazioni, Università, enti formazione professionale, Enti Locali, Aziende Energetiche,

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ENEA, Regione, ESCO Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi - Realizzare di impianti dimostrativi nel breve termine - Incentivare la diffusione mediante supporto economico nel medio termine - Supportare iniziative di ricerca e di collaborazione internazionale nel settore - Supportare iniziative di trasferimento di innovazione ricerca-impresa - Attivare e stimolare la collaborazione delle aziende distributrici di energia (gas ed

elettricità) per utilizzare anche tale misura per conseguire i risultati di efficienza energetica (decreto 168 /2000)

- Realizzare una campagna di informazione coinvolgendo anche le aziende distributrici di energia,

- Favorire l’iniziativa delle Energy Service Company (ESCO) Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il potenziale accessibile nel medio periodo comporta l’installazione di impianti di

climatizzazione con risultati, in termini di risparmio, pari a circa 5,2 ktep e 10,5 ktCO2 di emissioni evitate. Con una intensità di contributo di circa il 50% ma anche con costi unitari inferiori, la spesa pubblica prevista potrà essere di 15 M€.

Le performance “economiche”, nell’ipotesi di un intervento pubblico mirato sono: Medio Periodo costo dell’energia risparmiata 115,7 €/tep costo delle emissioni evitate 57,4 €/tCO2

Ricadute occupazionali attese Nella fase dimostrativa: alcune decine di occupati nei settori della termoidraulica e del condizionamento dell’aria. Nella fase di diffusione l’ordine di grandezza è di centinaia. Stima investimenti richiesti

Breve Periodo Medio Periodo Investimento pubblico 1,5 M€ 15 M€ Investimento complessivo 2,1 M€ 30 M€

Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti Pianificatori • Piani Regolatori Comunali, Piani Energetici Comunali • Azioni: Attivazione potenziali di breve e medio e nel terziario

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Solare Fotovoltaico La stima teorica dell’energia producibile da solare fotovoltaico, generalmente legata alle

superfici utili e all’intensità della radiazione solare, rappresenta un valore di riferimento molto elevato. Nei capitoli precendenti si è in questo modo stimata la superficie netta pro-capite media per abitante, che risulta in Sicilia essere pari a 7,7 m2/ab. Si tratta di circa 37 milioni di m2 di superficie teoricamente installabile sulle coperture utili degli edifici.

I risultati ottenuti mettono in chiara luce le notevoli potenzialità teoriche energetiche di questa tecnologia di conversione.

Il passaggio dal potenziale teorico a quello tecnico economico è, mai come in questo caso, legato a fattori economici esogeni come l’incentivazione a fondo perduto. E’ interessante quindi valutare approfonditamente l’efficacia dei meccanismi finora adottati ed eventuali rimodulazioni in relazione al tipo di impianto e/o di utenza.

E’ inoltre noto che il fotovoltaico si propone quale fonte privilegiata per la fornitura di elettricità a zone tuttora non servite dalla rete elettrica (case rurali isolate, rifugi montani, ecc.), a zone in cui l’estensione della rete è impedita da vincoli di varia natura (aree archeologiche, oasi naturalistiche, ecc.), o dove i consumi sono talmente bassi da non consentire il ritorno dell’investimento costituito dall’estensione della rete stessa (cartellonistica stradale, illuminazione di piccole aree isolate, ecc.). In tutti questi casi, il fotovoltaico risulta addirittura economicamente conveniente rispetto a soluzioni alternative

D’altro canto si registra che la considerevole mole di finanziamenti resi disponibili negli

ultimi anni da bandi nazionali, regionali e da fondi europei, ha attivato in Sicilia una certa iniziativa imprenditoriale e professionale. Tuttavia ad oggi non si sono registrate significative variazioni dei costi, anche perché essi risultano spesso legati a rigidi parametri tecnico-economici previsti nei bandi.

Occorre inoltre sottolineare che, dati gli elevati costi specifici, i benefici ambientali di tali

ponderoso investimento sono, come tra l’altro atteso, relativamente limitati: 4,34 ktep di risparmio di energia primaria corrispondenti a 10,7 ktCO2.

Ciò impone una riflessione di carattere politico e strategico. In primo luogo occorre considerare che due possibili chiavi di successo della tecnologia (in

termini di ottimizzazione delle prestazioni e dei costi) sono rappresentati da: - l’integrazione degli elementi fotovoltaici nel progetto architettonico (come

copertura, come facciata, ma soprattutto come elementi di ombreggiamento - l’installazione di impianti ibridi per la produzione contemporanea di elettricità e

calore da fonte solare. In questo modo è possibile introdurre i vantaggi ambientali del PV in un meccanismo di

“moltiplicazione” del beneficio. Ad esempio, l’ombreggiamento delle facciate esposte degli edifici consente di ridurre la domanda per la climatizzazione estiva e di massimizzare la produzione di elettricità nelle ore in cui la domanda è maggiore.

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La produzione di elementi architettonici integrati consente di condividere voci di costo fra impiantistica PV e struttura edilizia ottenendo a scala di edificio delle economie rispetto alla soluzione di impianti “sovra-imposti”.

La realizzazione di elementi ibridi consente di utilizzare anche calore (generalmente aria calda) per la climatizzazione degli ambienti o per particolari processi industriali.

Tali soluzioni, quando non sono oggetto specifico del bando, sono ad oggi penalizzate dalle procedure di valutazione che considerano con un approccio estremamente “ragioneristico” il calcolo del costo e dei benefici dell’impianto.

In questa sede si ritiene che si debba agire in tal senso: - massimizzare l’impiego delle risorse disponibili per il PV favorendo (e non penalizzando)

un’utilizzazione razionale della tecnologia fotovoltaica (es. integrazione architettonica e sistemi ibridi elettricità/calore)

- nell’ottica di ottimizzazione delle risorse disponibili per la diffusione delle RET ri-orientare alcune delle risorse indirizzate al fotovoltaico verso tecnologie più remunerative dal punto di vista energetico (solare e biomasse)

Anche in questo caso, nelle tipologie di intervento più piccole (utenza domestica), l’accesso a

meccanismi di finanziamento per bando risulta non sempre adeguato alle aspettative dell’utente finale in termini di impegno di tempo e di risorse in relazione alla dimensione ridotta dell’investimento.

Ciò comporta quindi la revisione del sistema di finanziamento della piccola utenza. Sembra quindi più utile pensare ad altri meccanismi di finanziamento quali: - meccanismi di sgravi fiscali su base regionale, - l’attivazione di incentivi diretti all’utente tramite bonus erogati tramite il venditore e/o

l’installatore La definizione di protocolli di intesa per prevedere forme di garanzia di risultato, già

introdotto per il solare termico dal bando del Ministero Ambiente del 21/12/2001può essere considerato anche per il solare fotovoltaico.

Inoltre, anche in questo caso è necessario: - definire un sistema di qualificazione/accreditamento dei soggetti operanti nella vendita,

nell’installazione e nella manutenzione - progettare e supportare l’attività formativa professionale orientata alle attività di

progettazione, installazione e manutenzione di impianti solari - attivare una campagna informativa rivolta all’utenza sui benefici economici ed ambientali

degli impianti solari domestici Le azioni prevedono investimenti e benefici nel breve e nel medio periodo riportati nella

tabella che segue. Nel calcolo dei benefici si è tenuto conto anche, in quota parte (del 20 nel breve e del 30% nel medio) del risparmio di energia da combustibile fossile dovuta ad applicazioni in integrazione architettonica a riduzione dei fabbisogni estivi. Inoltre si è

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considerata una riduzione nel medio periodo dell’intensità di incentivazione (al 60%) e una riduzione dei costi attuali del 20%.

Infine nel lungo periodo si prevede una utilizzazione dell’energia generata per la produzione di idrogeno. Tutto ciò in un contesto di evoluzione tecnologica e infrastrutturale orientato verso la generazione distribuita, la produzione di energia elettrica e termica tramite fuel-cells e una graduale sostituzione dei combustibili per autotrazione con lo stesso idrogeno.

Alcune di queste realizzazioni possono essere oggi considerata in specifiche realtà, come le piccole isole, in cui i costi di generazione o di trasporto dell’energia sono considerevolmente più alti rispetto a quelli tariffari.

Per questa ragione nel Piano d’Azione si prevede un intervento specifico sui “Sistemi energetici avanzati per le Isole Minori” ad integrazione e supporto degli interventi dimostrativi della filiera idrogeno “progetto HYLANDS”

In tale sede si prevedono nel breve e nel medio periodo opportune azioni dimostrative. Le schede di azione che seguono descrivono con maggiore dettaglio tale strategia.

La tabella seguente riporta la lista delle azioni previste per la diffusione della tecnologia fotovoltaica, gli obiettivi attesi e gli indicatori di prestazione economica ed ambientale.

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SOLARE FOTOVOLTAICO

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Potenziale Tecnico 17.274.000 4.5000 3835,20 7110 40,40% 6,65% 13,81% 5985 1955 353,4 115,4Breve Periodo Azione Campagne incentivazione (75%) 20.000 3,55 1,40 5,60 0,03% 0,01% 0,01% 4,22 1,66 482,0 189,3Azioni Dimostrative Fotovoltaico per la produzione di H2 Medio Periodo Azione 1 Campagne incentivazione (60%) 15.000 3,91 2,35 6,26 0,04% 0,01% 0,01% 4,96 1,92 312,0 120,9Lungo Periodo Azione: Utilizzazione PV per generazione H2

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TITOLO DELL’AZIONE Campagne di diffusione del solare fotovoltaico Obiettivi dell’azione • Prosecuzione delle misure pregresse e in atto • Migliorare l’efficienza energetica ed ambientale delle misure di sostegno • Migliorare “qualitativamente” gli interventi Quadro di riferimento In questa sede si è stimato che, a fronte di risorse pubbliche complessive pari a 59,3 mln euro per il fotovoltaico, siano stati installati (o siano in via di realizzazione) circa 10 MWp. La produzione attesa è di 15,8 GWh/anno per un risparmio di energia primaria di 4,3 ktep ed emissioni evitate di 10,7 ktCO2. Esiste un regime di incentivazione basato su contributi in conto capitale generalmente dedicato ad impianti “convenzionali”. La procedura di valutazione non premia impianti che generano benefici ambientali diversi dalla produzione di energia elettrica come ad esempio il risparmio energetico ottenuto con la corretta integrazione architettonica. L’accesso al finanziamento per il piccolo utente è laborioso.

Motivazione dell’azione L’analisi dei benefici ambientali in relazione alle risorse impegnate porta a riconsiderare le strategie globali di diffusione delle RET. Esiste un regime di incentivazione basato su contributi in conto capitale generalmente dedicato ad impianti “convenzionali”.La procedura di valutazione non premia impianti che generano benefici ambientali diversi dalla produzione di energia elettrica come ad esempio il risparmio energetico ottenuto con la corretta integrazione architettonica. L’accesso al finanziamento per il piccolo utente è laborioso. L’incremento del mercato nazionale e regionale non ha portato significative riduzioni dei costi. Soggetti promotori Regione Sicilia

Soggetti coinvolti Regione Sicilia, Ministero Ambiente, Enel, distributori e installatori di impianti, autoproduttori, Enti Locali, Università e Centri di Ricerca, Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi • Modifica delle procedure di valutazione dei progetti per premiare le installazioni

che producono maggiori benefici ambientali • Verificare anche con la collaborazione con altre Regioni o con il Ministero

dell’Ambiente la dinamica dei costi ed eventuali azioni in sede di bando • Sperimentare altri meccanismi di finanziamento per al piccola utenza quali:

o sgravi fiscali su base regionale, o attivazione di incentivi diretti all’utente tramite bonus erogati tramite il

venditore e/o l’installatore • Definire di protocolli di intesa per prevedere forme di garanzia di risultato, già

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introdotto per il solare termico dal bando del Ministero Ambiente del 21/12/2001può essere considerato anche per il solare fotovoltaico.

• Qualificare l’offerta tecnica per installazione, manutenzione e conduzione: o definendo un sistema di qualificazione/accreditamento dei soggetti operanti

nella vendita, nell’installazione e nella manutenzione o progettando e supportando l’attività formativa professionale orientata alle

attività di progettazione, installazione e manutenzione di impianti solari o attivando una campagna informativa rivolta all’utenza sui benefici

economici ed ambientali degli impianti solari domestici

Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il potenziale accessibile nel breve periodo prevede l’installazione di 3,55 MWp per un

risparmio di circa 1,7 ktep e 4,2 ktCO2 di emissioni evitate. La spesa a carico della P.A., con una intensità di aiuto del 75% è prevista in 20 M€,

Nel medio periodo si prevede una ulteriore installazione di 3,9 MWp per un risparmio di circa 1,9 ktep e 4,96 ktCO2 di emissioni evitate. Con una intensità di contributo minore (60%), ma anche con costi unitari inferiori, la spesa pubblica prevista potrà essere di 15M€.

Le performance “economiche”, nell’ipotesi di un intervento pubblico e mirato sono: Breve Periodo Medio Periodo costo dell’energia risparmiata 482 312 €/tep costo delle emissioni evitate 189 121 €/tCO2

Ricadute occupazionali attese Alcune centinaia di unità nel breve termine nel settore dell’impiantistica elettrotecnica e della costruzioni civili. Stima investimenti richiesti

Breve Periodo Medio Periodo Investimento pubblico 20,0 15 M€ Investimento complessivo 26,6 25 M€

Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti Pianificatori • Piani Regolatori Comunali, Piani Energetici Comunali, Piano Territoriale e

Paesistico, Piani di Azione Provinciali, • Azioni: Attivazione potenziali di breve, medio e lungo periodo

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Energia Eolica L’energia eolica rappresenta la migliore opportunità che si ha in Sicilia di produrre energia

pulita ed abbattere le emissioni inquinanti. Per questo motivo è necessario pianificare al meglio il suo sfruttamento.

I risultati ottenuti per la stima del potenziale economico danno luogo infatti a dei valori molto elevati di potenza installabile e di energia producibile.

Tali valori sono tanto elevati da rappresentare una situazione di utilizzazione della fonte eolica poco realistica.

I problemi legati ad uno sfruttamento molto estensivo della sorgente eolica sono sia di natura ambientale e che tecnica e sono già stati esposti in precedenza.

Per valutare quale effettivamente possa essere lo sviluppo di tale tecnologia nel prossimo futuro in Sicilia, occorre necessariamente considerare che questa non può prescindere dalla configurazione attuale del sistema elettrico regionale. La natura fluttuante ed aleatoria della potenza resa alla rete da impianti eolici (e fotovoltaici) rende particolarmente complesse le operazioni di bilanciamento domanda-offerta che il gestore della rete è chiamato ad attuare in tempo quasi reale.

Tale problema si accresce ovviamente all’aumentare della quota di potenza generata da energia rinnovabile e al decrescere del grado di reattività del sistema di generazione convenzionale che generalmente si concentra in grandi poli.

In alcune nazioni del Nord Europa caratterizzate da produzione eolica è significativa, si sta sperimentando con successo l’applicazione di strumenti di supporto alla regolazione del sistema elettrico fondato su rilievi istantanei e diffusi delle condizioni meteo nonché sull’elaborazione di previsioni meteo di breve e brevissimo periodo.

Si ritiene che una stima realistica della potenza effettivamente installabile possa essere fatta

soltanto di concerto con il Gestore della rete anche in relazione agli scenari evolutivi sia sul versante produzione che su quello delle tecniche di gestione dinamica del dispacciamento.

Questa elaborazione dovrà quindi essere il risultato di un “Piano di sfruttamento dell’energia eolica” il quale dovrà anche avere l’obiettivo di armonizzare le indicazioni di carattere ambientale e politiche in materia.

Si può infatti notare che, altri fattori di incertezza caratterizzano il quadro di sviluppo a livello regionale; in particolare: • L’attuale sistema di verifica della compatibilità ambientale è inadeguato alla entità dei

progetti realizzabili. Tra l’altro non è prevista la preventiva analisi anemometrica del sito • Gli Enti Locali si prefigurano spesso come parte in causa, assumendo interessi economici

diretti Un altro aspetto che tale Piano dovrà affrontare in modo organico deve quindi riguardare la

tematica dell’inserimento ambientale degli impianti e delle procedure da attivare per la verifica della stessa in sede autorizzativa.

Il riferimento normativo nazionale è rappresentato dal D.P.R. 12.04.1996, ma tutta la normativa sulla procedura di VIA ha tratto origine dal recepimento della Direttiva europea n. 337

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del 1985 (aggiornata con la Direttiva n. 11 del 1997), con una serie di atti legislativi a livello nazionale e poi regionale.

La legislazione italiana finora emanata riguarda le sole opere dell’Allegato I della direttiva CEE, per le opere dell’ Allegato II vengono delegate le Regioni che devono legiferare in base a quanto disposto dall’Atto di indirizzo e Coordinamento rappresentato dal citato D.P.R. 12.04.96.

I provvedimenti successivi alla direttiva 85/337/CEE sono: - Legge 8 luglio 1986, n.349; - D.P.C.M. 10 agosto 1988, n.377; - D.P.C.M. 27 dicembre 1988; - Legge 28 febbraio 1992, n.220; - D.P.R. 27 aprile 1992; - Legge 22 febbraio 1994, n.146; - D.P.R. 12 aprile 1996 (Atto di Indirizzo e Coordinamento); - Direttiva 97/11/CE (che modifica la Direttiva 85/337/CEE); - D.P.R. 11 febbraio 1998; Gli impianti eolici vengono indicati nell’Allegato B del DPR 12.04.96. come opere da

assoggetare a procedura di VIA, solo se ricadenti anche parzialmente in aree protette, Quindi in definitiva il D.P.R. 12.04.96 e s.m.i. non indica l’obbligatorietà della VIA per gli

impianti eolici, tranne nel caso menzionato, ma prevede una procedura di verifica ambientale (screening) che può o meno concludersi con l’assoggettamento alla procedura VIA.

Occorre ancora dire che ai sensi dell’art. 1 della legge 10/91, l’utilizzazione dell’energia eolica è considerata di pubblico interesse e di pubblica utilità e le opere relative sono equiparate alle opere dichiarate indifferibili ed urgenti ai fini dell’applicazione delle leggi sulle opere pubbliche.

Un fondamentale contributo proviene dal Protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Ambiente e

della Tutela del Territorio - Ministero dell’Attività Produttive - Ministero per i Beni e le Attività Culturali - la Conferenza delle Regioni per favorire la diffusione delle centrali eoliche ed il loro corretto inserimento nell’ambiente e nel paesaggio

Lo scopo di questo documento è quello di: - Agevolare il perseguimento degli obiettivi nazionali di diffusione dell’eolico; - Favorire il corretto inserimento degli impianto nel territorio; - Determinare un quadro relativo ai processi autorizzativi il più possibile semplice, certo

ed omogeneo; Per i predetti scopi, si concorda che la documentazione che gli operatori devono presentare

debba comprendere: - Uno studio accurato delle potenzialità anemologiche del sito, idoneo alla valutazione

tecnico-economica della fattibilità dell’impianto, che la P.A. si obbliga a non divulgare;

- Documentazione che attesti che gli aerogeneratori utilizzati sono certificati da organismo abilitato;

- Dichiarazione di conformità degli aerogeneratori alla “direttiva macchine” (DPR n.459/96);

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- Un’analisi volta ad ipotizzare l’impatto dell’opera sulla realtà socio-economica locale; - Uno studio ambientale che evidenzi le caratteristiche del progetto in funzione degli

elementi individuati nell’allegato D del DPR 12.04.96; nel caso sia necessaria la VIA lo studio ambientale deve essere redatto secondo le indicazioni dell’allegato C del DPR 12.04.96.

Al fine poi di effettuare l’esame contestuale dei vari interessi pubblici, di aggregare in un unico momento le diverse fasi dell’intero processo autorizzativo e di abbreviare i tempi necessari per il rilascio della concessione edilizia, si è concordato di ricorrere allo strumento della Conferenza dei Servizi.

La conferenza, nei modi e con i tempi previsti ai sensi dell’art.14 della Legge n. 241 del 7 agosto 1990 come modificato dalla Legge 24 novembre 2000 n. 340, emette un atto autorizzativo unico, con le eventuali prescrizioni, ovvero un motivato atto di diniego.

Detto atto autorizzativo assorbe tutte le autorizzazioni, nulla osta o atti di assenso necessari al rilascio della concessione edilizia.

Il Piano di sfruttamento dovrà quindi prevedere:

• L’armonizzazione dei criteri di compatibilità ambientale e del sistema dei vincoli • L’indicazione geografica delle zone idonee • La densità di potenza installabile per tipologia di zona idonea • La definizione di bacini di sfruttamento omogenei allo scopo di ottimizzare la gestione

della rete o delle subreti • L’indicazione delle infrastrutture da realizzare • Le forme economico-giuridiche di compartecipazione delle Amministrazioni Pubbliche

a iniziative imprenditoriali nel settore I soggetti coinvolti dovranno essere GRTN, Regione, Università, Enel Produzione e Enel

Distribuzione, Autoproduttori, Enti Locali. In questa sede si ritiene comunque di poter definire degli obiettivi di attivazione che si ritiene

siano tuttora compatibili con lo status quo e degli altri che deriveranno specificamente e su base tecnica di dettaglio dal suddetto Piano.

Il primo obiettivo consiste nella stima di una potenza installabile nel breve periodo di circa

400 MW con una produzione stimata di 640 GWh/anno e una riduzione attesa di 435 ktCO2. In tale ottica si può prevedere anche una rimodulazione delle risorse finanziarie attualmente a

supporto parziale dell’investimento impiantistico verso gli interventi infrastrutturali. In altri termini: l’incentivazione economica attuale (POR 1.17) potrebbe essere ri-orientata

verso: - opere infrastrutturali di servizio agli stessi impianti (linee elettriche) - sistemi di interfacciamento alternativi - impianti di piccola o piccolissima taglia

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In questo caso l’intensità di aiuto, in termini medi sull’intero potenziale, potrebbe ridursi al 7% del costo capitale dell’impianto, corrispondente a circa 28,5 M€.

Il secondo obiettivo, di medio periodo, consiste nell’installazione di ulteriore potenza prevalentemente in corrispondenza di “distretti energetici ad alta densità di generazione eolica” che il Piano dovrà individuare. Tali distretti saranno definiti allo scopo di individuare situazioni territoriali in cui, per la specifica configurazione dell’utenza e del sistema elettrico, anche a seguito di mirati interventi infrastrutturali, siano possibili grandi frazioni di generazione da eolico.

Situazioni analoghe potranno per esempio essere generate in corrispondenza di impianti industriali con possibilità di stoccaggi di prodotto o da impianti di dissalazione con bacini di raccolta.

Il Piano quindi dovrà prevedere i fabbisogni infrastrutturali per le specifiche aree individuate e definire quindi geograficamente le potenze installabili.

Una stima-obiettivo di potenziale attivabile viene quindi svolta in questa sede come previsione di medio termine corrispondente a una potenza di 1000 MW e una produzione attesa di 1600 GWh/anno. In questo modo la potenza totale installata raggiungerebbe i 1550 MW con una produzione complessiva pari a circa il 14% dei consumi interni di elettricità.

L’ investimento pubblico dovrebbe essere prevalentemente orientato verso la realizzazione delle infrastrutture necessarie e funzionali alla gestione del Distretto invece che alla contribuzione in conto capitale per l’impianto di generazione.

Non è possibile operare in questa sede una stima realistica di tale fabbisogno finanziario. Infine, nel lungo periodo, si prevede che la generazione elettrica da fonte rinnovabile debba

avvenire contestualmente alla produzione per elettrolisi di idrogeno che funga quindi sia da vettore energetico (ad esempio per autotrazione) che da stoccaggio di energia.

Mentre il presente Piano prevede azioni dimostrative in tal senso nel breve periodo, il potenziale della filiera sarà attivato appieno solo quando i costi saranno ridotti.

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Produzione al 2001 22 46,6 0,26% 0,04% 0,09% 31,68 12,82 0,00 0,00Produzione attesa breve periodo 04-05 21328 123 234,09 1,33% 0,22% 0,45% 159,1 64,37 13,25 5,36Breve Periodo Azione : Piano Sfruttamento e Attivazione impianti autorizzandi 28500 400 640 3,64% 0,60% 1,24% 435,2 176,0 6,49 2,63Azione : Attivazione Dimostrativi per produzione H2 Azione : Sistemi energetici avanzati per le Isole Minori Medio Periodo Azione : Attivazione "Distretti ad alta densità di generazione eolica" 1000 1600 9,10% 1,50% 3,11% 1088 440,0 Lungo Periodo Azione: Generazione di H2 da fonte rinnovabile 1500 Azione: Progetti Opportunity e Hylands

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TITOLO DELL’AZIONE Redazione del PIANO DI SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA

EOLICA Obiettivi dell’azione • L’armonizzazione dei criteri di compatibilità ambientale e del sistema dei vincoli • L’indicazione geografica delle zone idonee e della densità di potenza installabile per

tipologia di zona idonea • La definizione di bacini di sfruttamento omogenei allo scopo di ottimizzare la

gestione della rete o delle subreti • L’indicazione delle infrastrutture da realizzare • Indicazione delle forme economico-giuridiche di compartecipazione delle

Amministrazioni Pubbliche a iniziative imprenditoriali nel settore Quadro di riferimento - Attualmente in funzione tre impianti con una potenza di 22 MW. Ad oggi risultano

finanziati 6 nuovi impianti per una potenza complessiva di 123 MW. E’ necessario comunque evidenziare che presso l’Assessorato Territorio ed Ambiente risultano avere superato positivamente l’istruttoria per la compatibilità ambientale 25 impianti per un totale 805 MW (compresi i tre impianti esistenti e i 6 impianti già finanziati). Inoltre sono in ancora in fase di istruttoria circa 80 domande per ulteriori installazioni.

- Esiste un regime di incentivazione basato su contributi in conto capitale (POR mis. 1,17) e, principalmente si meccanismo dei Certificati Verdi

- Esiste una legislazione nazionale e una regionale sulla VIA e/o verifica di compatibilità ambientale. L’Assessorato Territorio ed Ambiente ha emanato infatti le “Direttive per l’emissione dei provvedimenti relativi ai progetti per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento” (decr. 10/09/2003) in cui è definita una zonizzazione e sono imposti vincoli in relazione ad interdistanze e densità di potenza in rapporto alla superficie del territorio comunale. Inoltre esiste un protocollo di intesa fra Ministero Ambiente e Regioni per favorire e regolare lo sviluppo della fonte eolica. Per le dimensioni che il fenomeno va assumendo, l’intero quadro autorizzativo va rivisitato

- Esiste un interesse economico anche da parte degli Enti Locali, il quale, pur essendo lecito, rischia di generare conflittualità e confusione di ruoli

- Una parte dell’opinione pubblica esprime riserve sulla dimensione ambientale del problema

Motivazione dell’azione L’energia eolica rappresenta la migliore opportunità che si ha in Sicilia di produrre energia pulita ed abbattere le emissioni inquinanti Su di essa si registra una notevole iniziativa privata tale da generare una situazione di potenziale “saturazione” del mercato

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Esistono inoltre importanti aspetti tecnici da approfondire in relazione alla corretta integrazione funzionale della generazione da fonte eolica nel sistema elettrico regionale.Infine, gli aspetti riguardanti l’impatto ambientale delle centrali e della relativa verifica amministrativa assumono grande rilevanza in relazione all’entità della risorsa disponibile. Tale situazione, che risulta dalle favorevoli condizioni in termini di disponibilità della risorsa, maturità economica della tecnologia, supporto economico diretto ed indiretto attraverso il mercato dei certificati verdi, rappresenta certamente la più critica dal punto di vista della regolamentazione amministrativa e politica.

Soggetti promotori Regione Sicilia

Soggetti coinvolti I soggetti coinvolti dovranno essere GRTN, Assessorato Industria, Assessorato

Territorio e Ambiente, Enel Produzione e Enel Distribuzione, Autoproduttori, Enti Locali, Università.

Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi • Attivazione tavolo tecnico e politico (brevissimo peridodo) • Redazione Piano (brevissimo perido+ mesi 10) • Benefici energetici ed ambientali/indicatori Quantificati nelle schede relative alla attivazione dei potenziali accessibili

Ricadute occupazionali attese Quantificati nelle schede relative alla attivazione dei potenziali accessibili Stima investimenti richiesti

350.000 € Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti Pianificatori • Piani Regolatori Comunali, Piani Energetici Comunali, Piano Territoriale e

Paesistico, Piani di Azione Provinciali, • Azioni: Attivazione potenziali di breve, medio e lungo periodo

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TITOLO DELL’AZIONE Attivazione del potenziale di sfruttamento dell’energia eolica di

breve periodo Obiettivi dell’azione • Favorire la realizzazione, nel contesto normativo e tecnico attuale, le iniziative di

maggiore interesse nel settore Quadro di riferimento - Attualmente in funzione tre impianti con una potenza di 22 MW. Ad oggi risultano

finanziati 6 nuovi impianti per una potenza complessiva di 123 MW. E’ necessario comunque evidenziare che presso l’Assessorato Territorio ed Ambiente risultano avere superato positivamente l’istruttoria per la compatibilità ambientale 25 impianti per un totale 805 MW

- Esiste un regime di incentivazione basato su contributi in conto capitale (POR mis. 1,17) e, principalmente si meccanismo dei Certificati Verdi

- Esiste una legislazione nazionale e una regionale sulla VIA e/o verifica di compatibilità ambientale. L’Assessorato Territorio ed Ambiente ha emanato infatti le “Direttive per l’emissione dei provvedimenti relativi ai progetti per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento” (decr. 10/09/2003) in cui è definita una zonizzazione e sono imposti vincoli in relazione ad interdistanze e densità di potenza in rapporto alla superficie del territorio comunale. Inoltre esiste un protocollo di intesa fra Ministero Ambiente e Regioni per favorire e regolare lo sviluppo della fonte eolica. Per le dimensioni che il fenomeno va assumendo, l’intero quadro autorizzativo va rivisitato

- Esiste un interesse economico anche da parte degli Enti Locali, il quale, pur essenso lecito, rischia di generare conflittualità e confusione di ruoli

- Una parte dell’opinione pubblica esprime riserve sulla dimensione ambientale del problema

Motivazione dell’azione Agire nel breve periodo razionalizzando l’impiego delle risorse economiche disponibili per la incentivazione delle energie rinnovabili Operare, agendo sulla leva autorizzativa e su quella di incentivazione, una selezione dei progetti per favorire un corretto inserimento degli impianti e un potenziamento delle infrastrutture di servizio Soggetti promotori Regione Sicilia

Soggetti coinvolti I soggetti coinvolti dovranno essere GRTN, Assessorato Industria, Assessorato Territorio e Ambiente, Enel Produzione, Enel Distribuzione, Autoproduttori, Enti Locali,

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Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi • Rimodulazione e riformulazione dei criteri di finanziamento POR 1.17 • Associare alla verifica della compatibilità ambientale anche una verifica della

consistenza tecnica del progetto Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il potenziale accessibile nel breve periodo prevede l’installazione di 400 MW eolici con la generazione di 640 GWh/anno (corrispondenti a circa il 3,6% dei consumi elettrici interni). Ciò comporta una riduzione di emissioni di 435 ktCO2. Le performance “economiche”, nell’ipotesi di un intervento pubblico ridotto e mirato sono: costo dell’energia risparmiata 6,49 €/tep costo delle emissioni evitate 2,63 €/tCO2

Ricadute occupazionali attese Occupazione temporanea (progettazione, rilievo, procedure amministrative e finanziarie, etc.): 200-300 persone/anno Occupazione temporanea (costruzione): 1000-1500 persone/anno Occupazione permanente (manutenzione, gestione, sorveglianza): 200-300 persone/anno Stima investimenti richiesti

Investimento totale: 408 M€ Ipotesi sostegno pubblico futuro 28,6,9 M€

Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti Pianificatori • Piani Regolatori Comunali, Piani Energetici Comunali, Piano Territoriale e

Paesistico, Piani di Azione Provinciali, • Azioni: Redazione del Piano di Sfruttamento, Attivazione potenziali di breve,

medio e lungo periodo

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TITOLO DELL’AZIONE Attivazione del potenziale di sfruttamento dell’energia eolica di

medio periodo Obiettivi dell’azione • Favorire la realizzazione, in un contesto normativo evoluto di impianti per

l’utilizzazione della sorgente eolica Quadro di riferimento - Già esposte nella scheda BREVE termine - Evoluzione del quadro a seguito della redazione del Piano di Sfruttamento

dell’Energia Eolica

Motivazione dell’azione Agire nel medio periodo razionalizzando l’impiego delle risorse economiche disponibili per la incentivazione delle energie rinnovabili Operare secondo le indicazioni tecniche, amministrative, finanziarie e politiche del Piano di Sfruttamento Soggetti promotori Regione Sicilia

Soggetti coinvolti I soggetti coinvolti dovranno essere GRTN, Assessorato Industria, Assessorato Territorio e Ambiente, Enel Produzione, Enel Distribuzione, Autoproduttori, Enti Locali, Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi • Rimodulazione e riformulazione dei criteri di finanziamento POR 1.17 o misure

future • Canalizzare investimenti statali e privati verso un sistema coerente di infrastrutture • Realizzare, nell’ambito di “Distretti ad alta densità di generazione eolica”, le

infrastrutture e le misure per l’integrazione funzionale degli impianti eolici Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il potenziale accessibile nel medio periodo, sarà definito con dettaglio all’interno del Piano di Sfruttamento. In questa sede si prevede, solo a fini orientativi, l’installazione di ulteriori 1000 MW eolici con la generazione di 1600 GWh/anno. La somma di tale contributo al quello già in esercizio e quello associato al potenziale di breve termine porterebbe ad una quota di produzione pari a circa l’14% dei consumi elettrici interni attuali. La riduzione di emissioni associata a questa azione è di 1090 ktCO2. Le performance “economiche”, non sono calcolabili in quanto il fabbisogno di infrastrutture deve essere stimato in sede di Piano di Sfruttamento. Ricadute occupazionali attese Occupazione temporanea (progettazione, rilievo, procedure amministrative e finanziarie, etc.): 300-400 persone/anno

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Occupazione temporanea (costruzione): 2000-2500 persone/anno Occupazione permanente (manutenzione, gestione, sorveglianza): 200-300 persone/anno Stima investimenti richiesti L’investimento non è calcolabile in quanto il fabbisogno di infrastrutture deve essere stimato in sede di Piano di Sfruttamento Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti Pianificatori • Piani Regolatori Comunali, Piani Energetici Comunali, Piano Territoriale e

Paesistico, Piani di Azione Provinciali, • Azioni Parallele:

- Redazione Piano di Sfruttamento, - Attivazione potenziali di breve e lungo periodo - Progetto “Opportunity”)

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TITOLO DELL’AZIONE Attivazione del potenziale di sfruttamento dell’energia eolica di

lungo periodo – integrazione con la filiera H2 Obiettivi dell’azione • Favorire sistemi energetici per la produzione di energia da fonte rinnovabile in

integrazione con produzione di idrogeno da elettrolisi a scopo di stoccaggio e vettoriamento

Quadro di riferimento • Il piano prevede azioni dimostrative e “cluster” nel breve e nel medio periodo • Le previsioni e gli obiettivi di costo attuali sono compatibili con le aspettative di

questa azione Motivazione dell’azione • Per immaginare un sistema energetico futuro in cui la produzione di energia

elettrica sia prevalentemente da rinnovabili è necessario progettare forme di integrazione con la filiera dell’idrogeno allo scopo di:

- incrementare la generazione di tipo diffuso - superare i limiti tecnologici e infrastrutturali del sistema elettrico - incrementare la capacità di stoccaggio dell’energia - integrare il sistema di generazione per usi stazionario e quello della mobilità

Soggetti promotori Regione Sicilia

Soggetti coinvolti Università e Centri di Ricerca, Enel, GRTN, Comuni e Provincie, ATO rifiuti e acqua

Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti Pianificatori • Piani Regolatori Comunali, Piani Energetici Comunali, Piano Territoriale e

Paesistico, Piani di Azione Provinciali, • Azioni Parallele:

- Redazione Piano di Sfruttamento, - Attivazione potenziali di breve, medio periodo - Azione: Opportunity - Azione: ……..

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TITOLO DELL’AZIONE Sistemi energetici avanzati per le “Isole Minori” Obiettivi dell’azione • Incentivare la realizzazione nelle piccole isole di sistemi energetici integrati con

autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e in particolare: - Eolico - Solare - Biomasse - Geotermia

• Incentivare sistemi di mobilità alternativi che utilizzino il vettore idrogeno • Incentivare il sistema integrato rinnovabili + idrogeno Quadro di riferimento • Specifici bandi “Isole Minori” sono stati emanati dal Ministero Ambiente • Esiste all’interno del VI programma quadro una linea di ricerca e sviluppo mirata

alla “small communities” • Alcune applicazioni pilota, prevalentemente fotovoltaiche sono già state realizzate Motivazione dell’azione • I costi di generazione e distribuzione dell’energia nelle piccole isole sono molto

elevati. • Esiste una notevole disponibilità di risorse energetiche rinnovabili • La generazione da fonti energetiche convenzionali è in contrasto con la politica di

valorizzazione ambientale delle isole, alcune delle quali sono già sede di Parchi, Riserve o sono in procinto di essere dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità

• Sono potenzialmente attuabili misure integrate per la dissalazione dell’acqua, e in senso più generale per la gestione dell’intero ciclo delle acque

• Potenziali integrazioni sono presenti anche con il ciclo dei rifiuti Soggetti promotori Regione Sicilia

Soggetti coinvolti Comuni, Riserve, Ministero Ambiente, Università e Centri di Ricerca, PMI, Enel e altri produttori Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi Breve periodo • Redazione di Piani Energetici di Comunità • Realizzazione di interventi dimostrativi su diverse isole Medio periodo • Realizzazione di interventi strutturali su un “Isola Pilota” Lungo Periodo • Interventi per l’autonomia energetica e idrica delle isole minori e delle piccole

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comunità Benefici energetici ed ambientali/indicatori Nel bilancio energetico regionale tale quantificazione non è stata svolta. Si tratta comunque di benefici prevalentemente di carattere ambientale. Inoltre le isole possono rappresentare realtà di sperimentazione e di lancio di tecnologie e sistemi energetici di futura diffusione a grande scala Ricadute occupazionali attese All’interno delle comunità le ricadute possono essere significative, specie nelle realtà n cui attività industriali in atto sono in contrasto con le vocazioni turistiche e con le aspettative della comunità nazionale e mondiale. Le isole possono diventare presto “centri di eccellenza e di dimostrazione” di tecnologie innovative e quindi catalizzare anche attività scientifiche e culturali di rilievo con ricadute positive anche sul settore ricettivo al di fuori delle stagioni turistiche Stima investimenti richiesti

Non è stata fatta una quantificazione esatta degli investimenti in quanto si ritiene necessario che siano redatti i Piani Energetici di Comunità.

L’attesa è comunque di ottenere redditivà degli investimenti sicuramente maggiori (in termini risparmi rispetto ai costi reali dell’energia) che in progetti convenzionali.

Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti Pianificatori • Piani Regolatori Comunali, Piano Territoriale e Paesistico, Piani di Azione

Provinciali, • Azioni Parallele:

- Redazione Piano di Sfruttamento, - Attivazione potenziali di breve, medio e lungo periodo per solare, eolico,

biomasse - Progetto “HYLANDS”

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Idroelettrico Per quanto attiene al comparto idroelettrico non sono ipotizzabili incrementi significativi rispetto alla installazioni esistenti per le peculiari caratteristiche dei corsi d'acqua presenti nel territorio siciliano. Un approccio più moderno allo studio della risorsa idrica dovrebbe comunque tenere conto di tutti gli aspetti collegati con il territorio: la redazione dei piani di bacino che affrontano gli aspetti della tutela del suolo, l'applicazione della legge Galli che analizza il ciclo integrato dell'acqua, ma soprattutto la recente legislazione regionale con il superamento della gestione commissariale che si esplica nella nascita delle ATO. Un approccio quindi integrato rivolto alla definizione dei livelli di sostenibilità degli usi esistenti ed attento alle diverse potenzialità di impiego (idropotabile, irriguo ed energetico).

Solo una sintesi e un raccordo tra i vari strumenti di pianificazione e di gestione in corso di elaborazione a livello regionale e provinciale potrà consentire di avere sotto controllo la gestione della risorsa idrica anche per un potenziamento delle energia idroelettrica in armonia con le altre utilizzazioni, il territorio e l'ambiente.

Mini idraulica Per le risorse idrauliche nel contesto del Piano Energetico Regionale, ai fini della formulazione del Piano di Azione, si pone l’enfasi su alcuni possibili sfruttamenti, ai fini della produzione di energia elettrica, su alcune applicazioni (mini idraulica) possibili presso dighe e derivazioni gestite dall’Ente di Sviluppo Agricolo (ESA) e da Consorzi di Bonifica sotto la vigilanza dell’Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Siciliana. Si tratta dei seguenti siti:

• Diga sull’invaso di Rosamarina – ESA - che ricade nell’ambito del Comune di Caccamo (PA), potenza elettrica producibile 800 kW, producibilità 4.500 MWh/anno, 2.980 tCO2eq/anno evitata,

• Diga Poma – ESA - che ricade nell’ambito del Comune di San Giuseppe Jato (PA), potenza elettrica producibile 320 kW, producibilità 1.318 MWh/anno, 883 tCO2eq /anno evitata,

• Diga Castello – ESA - che ricade nell’ambito del Comune di Ribera (AG), potenza elettrica producibile 150 kW, producibilità 605 MWh/anno, 405 tCO2eq /anno evitata,

• Diga Garcia – Consorzio di Bonifica 2 Palermo - che ricade nell’ambito del Comune di Contessa Entellina (PA), potenza elettrica producibile 550 kW, producibilità 825 MWh/anno, 553 tCO2eq /anno evitata,

• Salto idraulico in Contrada Dammuso – Consorzio di Bonifica 9 Catania - che ricade presso l’adduzione del Canale Paternò (CT), potenza elettrica producibile 750 kW, producibilità 1.800 MWh/anno, 1.206 tCO2eq /anno evitata,

• Diga sull’invaso di Ogliastro – Consorzio di Bonifica 7 Caltagirone (CT) - che ricade nell’ambito dei Comuni di Raddusa (CT) ed Aidone (EN), potenza elettrica producibile 2.080 kW producibilità 4.490 MWh/anno, 3.000 tCO2eq /anno evitata.

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In totale la potenza elettrica netta producibile è 4,65 MW e la producibilità media annua è 13,5 GWh, secondo stime in progetti di fattibilità; tale quantità è evitata dal parco di produzione nazionale di energia elettrica, è anche evitata l’emissione di 9.000 t/a di CO2eq. L’investimento complessivo occorrente si può stimare in un 5.000.000,00 €. Energia geotermica Per le risorse geotermiche l’enfasi è posta sul possibile sfruttamento delle risorse endogene nell’Isola di Pantelleria ai fini della produzione di energia elettrica ed eventualmente dello sfruttamento delle risorse anche per fini energetici diretti. La popolazione residente fissa sull’Isola di Pantelleria è di circa 7.000 persone che nei periodi di afflusso turistico salgono a diverse decine di migliaia. Pur non essendo insediate nell’isola grosse utenze o complessi industriali, la domanda media di energia elettrica per gli usi civili, pubblici e per le attività produttive è di circa 35 GWh all'anno con un trend naturale in crescita progressiva. Il valore del carico di base dell'isola (2.500 kW) è relativamente basso, il valore del carico di picco è di 7.000÷8.000 kW. A fronte di tale domanda sta la assoluta mancanza di risorse energetiche proprie dell'isola. Pantelleria è quindi totalmente dipendente dal punto di vista energetico (sia elettrico che termico) dalle forniture esterne di olio combustibile, per la centrale elettrica, e di gas di petrolio liquefatti per gli usi termici. L’intervento quivi proposto consiste nella ricerca di fluidi geotermici endogeni ad alta entalpia situati nel sottosuolo dell'isola di Pantelleria (TP). L'area da investigare copre la parte sud occidentale dell'isola ed ha una estensione di circa 6 km2. La parte centrale dell’area di interesse è già stata parzialmente investigata per i medesimi scopi negli anni 1991÷1994, nell'ambito del programma comunitario VALOREN, con cofinanziamento della Regione Siciliana, da parte dell'Ente Minerario Siciliano. Lo scopo del progetto è lo studio del possibile reperimento di una quantità di fluido geotermico idonea e sufficiente ad alimentare una eventuale centrale di produzione elettrica in grado di soddisfare, anche parzialmente, il fabbisogno di base di energia elettrica dell'isola, ed anche per usi termici diretti con condotte di teleriscaldamento a supporto di attività agroalimentari. Per raggiungere l'obiettivo è previsto un programma basato sull'approccio classico di un progetto di ricerca mineraria in genere e di ricerca geotermica in particolare, per cui da indagini di tipo indiretto si passa man mano ad indagini di tipo più diretto, alla elaborazione di un modello guida del giacimento e poi alla esplorazione vera e propria (si veda la prima fase dello Studio del TEAM del PER). In corrispondenza di Contrada Serraglio, infatti, è stato localizzato un "campo di vapore" compatibile con un uso funzionale dell'energia geotermica sia per la produzione di energia elettrica che per usi termici diretti. Da una serie di studi svolti dall’Ente Minerario Siciliano con il contributo di fondi della UE e da ipotesi progettuali di terzi appare possibile ipotizzare la eventuale realizzazione di un impianto per la generazione di energia elettrica la cui potenza si può indicare in atto in un 2,5 MW in un sito ubicato in contrada Serraglio a circa 14 km dal centro abitato di Pantelleria, nel settore centro meridionale dell’isola.

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Secondo uno studio di fattibilità1 il costo complessivo dell’intervento si può stimare in un 18.000.000 €. La produzione media annua attesa è di un 19 GWh/anno. L’impianto di conversione geotermoelettrica potrà essere del tipo a vapore a flash o, se dovesse ravvisarsene la necessità, potrà essere del tipo a fluido organico, in tale ipotesi può essere controllato meglio il rilascio di fluidi in fase aeriforme, ma l’impianto ha degli svantaggi rispetto agli altri a vapore a flash. In sostanza, in atto, non possono aversi informazioni sulla natura dei fluidi che ne implica il management ottimale per evitare impatti ambientali. Va fatto osservare, comunque, che la tecnologia disponibile commercialmente offre mezzi idonei a contenere gli impatti. Non è quindi possibile tentare una analisi delle emissioni di gas climalteranti o inquinanti in questa fase. Non si ritiene che possano in atto proporsi iniziative in altri siti. L’analisi dettagliata svolta nella prima fase dello studio, a cui si rimanda, indica, infatti, che è necessario anzitutto approfondire studi preliminari svolti in precedenti anni. Termovalorizzazione dei rifiuti Si accenna alle iniziative in corso nella Regione Siciliana relative allo smaltimento dei rifiuti solidi con la termovalorizzazione, il sistema dei quattro termovalorizzatori che verranno realizzati avrà una potenza elettrica netta producibile complessiva di 184,45 MW:

55 MW a Bellolampo (PA) 51,6 MW ad Augusta (SR) 45,2 MW a Paternò (CT) 32,65 MW a Casteltermini (AG).

La termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani, ovvero il recupero energetico ottenibile da processi di termodistruzione controllata dei rifiuti, è attualmente una forma di recupero che può risultare sicura e vantaggiosa. Come tale, in tutti i Paesi industrializzati, essa viene ormai considerata fondamentale nell’ambito delle strategie integrate di gestione dei rifiuti solidi urbani. Anche nel nostro Paese, dopo un periodo di stasi, questa opzione di recupero ha registrato una decisa ripresa. Questo orientamento è indubbiamente imputabile alla maggiore sicurezza che, al giorno d’oggi, le moderne tecnologie possono garantire in termini di impatto ambientale dei processi di incenerimento dei rifiuti e, dunque, anche in termini di conseguenze sulla salute delle popolazioni residenti nelle aree limitrofe agli impianti. La scelta di tecnologie ampiamente collaudate e affidabili, sia dal punto di vista della tecnologia di combustione che soprattutto del sistema di controllo delle emissioni, diventa una condizione imprescindibile per permettere al sistema di garantire un funzionamento continuo, costante, ma soprattutto privo di pericoli.

1 che prevede quattro fasi: la prima per indagini di superficie, la seconda per perforazione pozzi di estrazione, la \\terza per prove

su fluidi e studio del campo geotermico, la quarta per la costruzione e l’installazione degli impianti,

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La scelta non è comunque semplice, perché i termini di confronto sono svariati e spesso tra loro contrastanti; tra essi ricordiamo: l’impatto ambientale, i costi d’investimento e gli oneri d’esercizio, la modularità e la flessibilità, i recuperi di materiali e di energia, la superficie occupata dall’impianto, i tempi di esecuzione delle opere, gli aspetti della manutenzione e di approvvigionamento. La scelta si baserà inevitabilmente su uno scrupoloso esame del contesto, all’interno del quale l’impianto andrà ad operare. Nella prima delle due Tabelle che seguono per gli anni 1997÷2002, viene riportata la produzione totale di rifiuti (urbani, speciali e speciali pericolosi) e quella relativa ai soli rifiuti urbani nella Regione Siciliana. Il dato viene poi esplicitato nella seconda Tabella per le nove province regionali, per il solo anno 2002. Lo smaltimento avveniva in più di 300 discariche la cui affidabilità era incerta.

Produzione di rifiuti totale e pro capite nella Regione Siciliana (1997-2002)

ANNO

DI RIFERIMENTO

PRODUZIONE

TOTALE DI RIFIUTI PRODUZIONE DI RIFIUTI URBANI

Totale

[t/anno] Totale

[t/anno] Pro capite

[kg/ab/anno] 1997 n.d. 2.546.580 499 1998 4.535.513 2.480.571 487 1999 4.552.622 2.552.726 502 2000 5.021.665 2.603.582 512 2001 4.446.031 2.423.379 488 2002 n.d. 2.520.782 508

A seguito di una nota del 2 dicembre 1998 con la quale il Presidente della Regione Siciliana rappresentava al Governo nazionale la grave crisi determinatasi nel settore dello smaltimento dei rifiuti urbani in Sicilia, che assumeva carattere di emergenza igienico-sanitaria, la Presidenza del Consiglio dei Ministri dichiarava nel 1999 lo stato d’emergenza che è stato di recente prorogato sino al 31 dicembre 2005. La materia da allora è stata regolata in certa misura e le discariche oggi operanti sono scese da 325 a 106. Di queste 7 risultano autorizzate con Decreto Assessoriale (periodo precedente l’attivazione della fase di emergenza), soltanto 1 ex art. 27 e 28 del D.L.vo 22/97 e tutte le altre ex art. 13 del citato decreto.

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Produzione di rifiuti urbani nelle nove province della Regione Siciliana (2002)

PROVINCIA ABITANTI PRODUZIONE DI RIFIUTI

URBANI Totale Pro capite

[t/anno] [kg/ab/giorno] Agrigento 447684 182.985 1,12

Caltanissetta 273597 115.435 1,16 Catania 1053964 621.384 1,62 Enna 176959 68.368 1,06

Messina 661708 306.328 1,27 Palermo 1235269 697.202 1,55 Ragusa 295246 141.630 1,31 Siracusa 396175 188.286 1,30 Trapani 425067 199.162 1,28 Sicilia 4965669 2.520.782 1,39

L’ubicazione e la logistica dei processi di smaltimento degli RSU si evince in sintesi nella figura.

Dislocazione degli impianti per lo smaltimento degli RSU nella Regione Siciliana

Oggi sono in avviamento le realizzazioni di quattro termovalorizzatori che opereranno nell’Isola maggiore per la termodistruzione dei rifiuti solidi. La loro realizzazione dovrebbe regolamentare

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la gestione dell’ormai complesso e difficile servizio di smaltimento degli RSU che non può più essere sine die smaltito nelle discariche, si è infatti giunti a situazioni estremali. Con le adeguate garanzie per la depurazione degli effluenti e la collocazione delle frazioni residuali è opportuno procedere all’incenerimento. Paesi all’avanguardia (ad esempio la Svezia e la Germania) praticano, senza inconvenienti la termovalorizzazione da decine di anni. In Sicilia i progetti per le realizzazioni sono stati affidati a Gruppi industriali di rilievo che possono garantire adeguati risultati. Sono previsti 4 impianti di cui uno a Palermo a Bellolampo, uno ad Augusta, uno a Paternò ed un altro a Casteltermini. La figura che segue riporta il Bilancio di massa ed energia per il termovalorizzatore di Bellolampo (PA). L’impianto di termovalorizzazione costituente il sistema Palermo-Trapani, ubicato a Bellolampo (PA), tratterà la frazione secca derivante dalle operazioni di selezione della frazione residuale dei rifiuti urbani conferiti al sistema. L’impianto riceverà circa 535.000 tonnellate annue totali di frazione secca combustibile al raggiungimento della situazione di regime e sarà costituito da tre linee di combustione da 23 t/h cadauna, con potenzialità termica di 220,6 MW termici. La potenza elettrica lorda producibile dall’impianto è pari a 63 MW elettrici. La potenza elettrica netta dell’impianto, al raggiungimento della situazione di regime, sarà di 55 MW elettrici.

Rifiuti 535.472 t/anno

Impianto di Termovalorizzazione

Bellolampo (PA)

Ceneri 18.854 t/anno

Impianto di Inertizzazione

Bellolampo (PA)

Ceneri Inertizzate 28.900 t/anno

Scorie 83.750 t/anno

Discarica per rifiuti “non pericolosi” Bellolampo (PA)

Energia Elettrica Netta immessa in Rete

408.320 MWh/anno

Bilancio di massa ed energia per il termovalorizzatore di Bellolampo (PA) L’impianto di termovalorizzazione costituente il sistema Augusta (SR), ubicato ad Augusta, tratterà la frazione secca derivante dalle operazioni di selezione della frazione residuale dei rifiuti urbani conferiti al sistema, in quantità pari a circa il 60% di detto materiale. L’impianto riceverà circa 415.000 tonnellate annue totali di frazione secca combustibile al raggiungimento della situazione di regime, la sua capacità è tale da poter trattare su base continuativa fino al 105% di

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detta quantità con potere calorifico nominale pari a 3000 kcal/kg e fino al 125% di detta quantità con potere calorifico più basso. Diverse sono le potenze in gioco. La potenza termica nominale alimentabile al termovalorizzatore è pari a 180 MW termici; la potenza elettrica lorda producibile dall’impianto è pari a 55,0 MW elettrici, mentre quella elettrica netta è pari a 51,6 MW elettrici. Il termovalorizzatore a servizio del Sistema Catania – Messina, sarà localizzato nel polo impiantistico del Comune di Paternò (CT), esso è costituito, oltre che dall’impianto di termovalorizzazione, da un impianto di pretrattamento e da una discarica di servizio per rifiuti non pericolosi. L’impianto riceverà 405.000 tonnellate annue totali di frazione secca combustibile al raggiungimento della situazione di regime e sarà costituito da tre linee di combustione da 18 t/h cadauna, con potenzialità termica di 62,5 MW termici. La potenza elettrica netta producibile dall’impianto, al raggiungimento della situazione di regime, sarà di 45,2 MW elettrici. L’impianto di termovalorizzazione costituente il sistema Agrigento, ubicato a Casteltermini (AG), tratterà la frazione secca derivante dalle operazioni di selezione della frazione residuale dei rifiuti urbani conferiti al sistema, in quantità pari a circa il 60% di detto materiale. L’impianto riceverà circa 257.856 tonnellate annue totali di frazione secca combustibile. La sua capacità è tale da poter trattare su base continuativa fino al 105% di detta quantità con potere calorifico nominale pari a 3000 kcal/kg e fino al 125% di detta quantità con potere calorifico più basso, tale da garantire una potenza termica equivalente a quella nominale. La potenza termica nominale del termovalorizzatore è pari a 120 MW termici; la potenza elettrica lorda producibile dall’impianto è pari a 35,6 MW elettrici, mentre quella elettrica netta dell’impianto è pari a 32,65 MW elettrici. Se si considera un fattore di utilizzazione medio annuo di 0,60, ai soli fini della produzione di energia elettrica, si deduce che gli impianti possono produrre al netto un 1.000 GWh/anno di energia elettrica. Non è facile dare, invece, indicazioni sulle emissioni di gas climalteranti, poiché la natura merceologica del rifiuto è diversa da un sito all’altro, perchè diverso è il pretrattamento, perchè diversa è la tecnologia impiantistica e differente è la gestione. Alcune indicazioni possono tuttavia darsi riferendosi ad un recente documento della Commissione Europea, JRC: Integrated pollution prevention and control Reference Document on the Best Available Techniques for waste incineration del Luglio 2005. In tale rapporto viene data indicazione di un range di valori emessi di CO2equiv per una tonnellata di RSU trattata negli inceneritori: 0,7÷1,7 t CO2equiv /t di RSU, i valori più bassi si riferiscono al caso del rifiuto tal quale in cui la presenza dell’umido porta ad un minor contenuto di carbonio, nel caso della Sicilia potrebbe assumersi un valore intermedio. Poiché debbono incenerirsi 1.600.000 t/anno di frazione secca si dovrebbero avere emissioni di 1.900.000 t/anno di CO2equiv.

Energia dalle biomasse

Il recente bando P.O.R. 1.17 ha stanziato 29,17 M€ per la realizzazione di progetti per lo

sfruttamento delle biomasse, con intensità di aiuto al 23%. Ad oggi, secondo le informazioni

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provenienti dall’Assessorato Industria, l’unica iniziativa finanziata risulta essere un piccolo impianto (1,25 MWe), in provincia di SR, per la combustione di gusci di nocciole e la generazione di energia elettrica. Risulta quindi, necessario mettere in atto iniziative capaci di sfruttare il potenziale di questa energia rinnovabile.

Dalle stime effettuate negli studi svolti per la valutazione del potenziale tecnico ed economico si evidenziato che la tipologia di biomasse utilizzabili nel breve periodo, in quanto facilmente reperibili e molto diffuse nel territorio, risulta essere quella delle biomasse agricole. Per l’attuazione di questo potenziale è necessario creare delle infrastrutture regionali dove le biomasse vengano raccolte e trasformate in pellets che rappresenta il prodotto da immettere immediatamente sul mercato. Misura necessaria per l’attuazione dell’azione in atto è la realizzazione di 26 Centri di Raccolta. Per la costruzione di questi si è ipotizzato un investimento complessivo di 16 M€ i quali potrebbero essere interamente finanziati da contributo statale.

L’attivazione dei Centri consente il drenaggio, in condizioni di economia, delle biomasse agricole con costi, stimati nei capitoli precedenti, che garantirebbero la vendita del prodotto finito a un prezzo limite inferiore di 60€/t. Tale valore è competitivo con i prezzi attuali della biomassa forestale (in Sicilia pari a 100 €/t) e Agricola (60 €/t in Toscana) e, a parità di p.c.i. e di costi di investimento, con altri combustibili.

Inoltre tali Centri risulterebbero contigui ai Centri di Selezione della Frazione Secca del Rifiuto e in certi casi anche ai Centri di Compostaggio, previsti nella fase attuativa del Piano di Gestione Integrata dei Rifiuti.

Ciò comporterebbe indubbi sinergie logistiche e infrastrutturali ed anche la possibilità di attivare processi di co-firing delle biomasse negli impianti di termovalorizzazione della frazione secca. Per quanto riguarda la strategia da mettere in atto si è ipotizzato di attivare tutti i centri di raccolta delle biomasse nel medio periodo e solo una parte di essi nel breve in modo da ripartire efficientemente le risorse con la possibilità di coinvolgere maggiormente il pubblico. Per quanto riguarda le utenze domestiche si è stimato il fabbisogno di riscaldamento di un utente medio per singola abitazione dotata di impianto centralizzato. Sono stati previsti, per ciò, incentivi per l’acquisto di singole caldaie per uso residenziale.pari al 25% dell’intero costo della caldaia. Anteriore a questo tipo di incentivo è fondamentale la creazione dei centri di raccolta delle biomasse come descritto precedentemente. Supponendo, nel breve periodo di attivare dodici centri di raccolta sarà necessario un investimento richiesto di 6 milioni di euro. Con un incentivo di 14M€ sarà possibile finanziare circa 19000 utenze abitative in modo da diffondere la tecnologia in tempi brevi. Questo incentivo permetterà un risparmio di combustibili fossili pari a 201,56 GWh all’anno e un risparmio di 0,06 Mt di emissioni di CO2 in atmosfera. Passando adesso ad uno scenario sul medio periodo con un’ulteriore investimento di 7 milioni di euro sarà possibile finanziare la restante parte dei centri di raccolta previsti. A seguito di questa azione, con un finanziamento di 21 milioni di euro sarà possibile incentivare l’acquisto di circa 31000 caldaie per il riscaldamento di singole utenze domestiche. Conseguenza di questo finanziamento sarà un risparmio di energia proveniente da fonte fossile pari a circa 331.14 GWh/anno con una riduzione di emissioni di CO2 in atmosfera pari a 0,10 milioni di tonnellate.

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Per quanto concerne le biomasse forestali, il potenziale economico individuato e sfruttabile nel breve periodo è localizzato principalmente nei parchi della regione e in particolare nel Parco dell’Etna e nel Parco dei Nebrodi. In quest’ultimo è stato stimato che con un adeguato coinvolgimento da parte del cittadino sia possibile ottenere una percentuale di circa il 20% di copertura dei fabbisogni totali di riscaldamento.

Per l’utilizzo di questo potenziale anche nel caso delle biomasse provenienti da aree forestali è stata prevista all’interno dei parchi la nascita di 3 centri di raccolta della biomassa per ognuno con un investimento pari a 3M€. Un ulteriore contributo sarà previsto per l’acquisto delle caldaie per il riscaldamento domestico. E’ stato stimato che le utenze a cui orientare l’azione siano all’incirca 1800 ripartite equamente nei due parchi. Con una intensità di incentivazione del 25%, la somma da prevedere per gli aiuti sarà pari a 1,5M€. L’investimento totale sarà pari a 4,5M€. Questa spesa permetterà un risparmio di energia proveniente da fonte fossile pari a 26,74 GWh all’anno e permetterà di evitare l’emissione in atmosfera di 8 ktCO2.

La presente azione è maggiormente giustificabile in relazione allo scarso grado di metanizzazione di questi comuni specialmente di quelli appartenenti al parco dei Nebrodi. Ulteriore fonte di approvvigionamento della biomassa è rappresentata dalle piantagioni a ciclo breve a fini energetici. La prospettiva di realizzazione di colture energetiche, sul tipo della SRF (Short rotation forestry), è da considerare in una ottica di medio-lungo termine. Allo stato dell’arte non esistono, ad oggi, esperienze adeguate a fornire indicazioni attendibili sulle possibilità di realizzazione della SRF in Sicilia. Tuttavia, alla luce anche della evoluzione in atto delle Politiche Agricole Comunitarie, tendenti alla riduzione del supporto economico alle colture cerealicole, è preventivabile che si realizzi una contrazione sensibile delle colture cerealicole in Sicilia (attualmente circa 300.000 ettari sono coltivati a grano duro); queste superfici dell’area interna dovranno essere riorientate al fine di prevenire fenomeni di degrado territoriale e socio-economico. Tra le possibili alternative è quindi da considerare la realizzazione di impianti di SRF nelle aree di abbandono del seminativo. Al fine della realizzabilità economica della conversione energetica delle biomasse prodotte dalla SRF è necessario che in ambito comprensoriale sia raggiunta una “massa critica” capace di alimentare centrali elettriche di piccola dimensione in termini economicamente convenienti. Il trasporto costituisce una delle principali voci di costo dell’utilizzazione delle biomasse che, pertanto, dovranno provenire da un’area fortemente accorpata attorno all’impianto di trasformazione energetica. Lo strumento promozionale da adottare deve prevedere l’erogazione di sostegni economici concentrati su iniziative territoriali che posseggano i requisiti suddetti. Le risorse che dovessero essere appostate per iniziative di questo tipo dovrebbero essere incluse nell’ambito delle forme della “Programmazione Negoziata” tanto di riferimento comunitario (POR, PIT, LEADER, ecc.) quanto di riferimento nazionale (Distretti specializzati, Distretti rurali, Contratti d’Area, ecc.).

Dai dati elaborati nelle stime dei potenziali tecnici ed economici e dalla letteratura riguardante i costi relativi alle spese di impianto di SRF, è stato possibile fare degli scenari di attuazione della fonte di energia in esame a medio e a lungo periodo. Considerato il contesto programmatico esistente ed in particolare il Piano di Sviluppo Rurale che prevede di finanziare per intero le spese di impianto di SRF, e i rispettivi mancati redditi, sono state fatte delle stime

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economiche,servite per il calcolo del potenziale tecnico ed economico dell’energia producibile da questa tecnologia.

Considerato un costo di impianto complessivo di 2970 € ad ettaro e che per la SRF non è necessario prevedere mancati redditi, è stato possibile stimare in base all’entità del finanziamento l’energia producibile nell’intera regione. Assumendo infine, un prezzo della biomassa di 60€/ton, dalle curve di offerta provinciali è stato possibile calcolare le quantità di biomassa producibile anche in termine di energia primaria.

A medio periodo, prevedendo un finanziamento iniziale di 15M€, sarà possibile finanziare l’impianto in circa 5.000 ha da istallare principalmente nelle aree della Sicilia Centrale. Con un ulteriore finanziamento di 8M€ (intensità del finanziamento del 23%) utilizzabili per la realizzazione della centrale, risulta possibile installare una potenza di picco pari a 13,20 MW, con una produzione di energia elettrica pari a 42,32 GWh/anno e un risparmio di energia proveniente da fonte fossile di 63,24GWh/anno. L’energia primaria risparmiata, in questo scenario è pari a 17,08 ktep e le emissioni di CO2 in atmosfera evitate sono pari a 0.048Mton.

Considerando nel lungo periodo di voler incentivare l’impianto in ulteriori 13.000 ha si può utilizzare tutto il potenziale economico disponibile. L’ulteriore finanziamento richiesto per l’impianto degli ettari e la costruzione delle centrali è di 60M€, la potenza di picco installata nella regione sarà pari a 47,76 MW. L’energia elettrica producibile, in questo caso sarà 153.18 GWh/anno con un risparmio di combustibili fossili pari a 229 GWh/anno. In termini di energia primaria il risparmio sarà pari a 61.81 ktep con un totale di 0.17Mton di emissioni di CO2 evitate.

Affinché la misura risulti efficace è necessario che l’erogazione del contributo sia legata alla conduzione della coltura secondo criteri stabiliti. La produzione legnosa sarà a carico di soggetti che eventualmente gestiranno la raccolta, il conferimento nei centri di raccolta pervisti per biomasse agricole e la trasformazione energetica della risorsa in energia elettrica. Non si prevede l’utilizzo delle culture energetiche ai fini di riscaldamento degli edifici.

Nel medio e nel lungo periodo infine, l’utilizzo delle biomasse sarà collegato alle tecnologie che sfruttano l’idrogeno come vettore energetico per il trasporto pubblico o per la produzione di energia elettrica. In particolare collegandosi al progetto “Hire”, riguardante l’autotrazione ad idrogeno nelle tre maggiori città della Sicilia, sarà possibile utilizzare in appositi reformer l’etanolo prodotto ed accumulato dalle distillerie della regione per la produzione di idrogeno con una producibilità di 60kg di H2 ogni 200kg di etanolo. Un ulteriore progetto che utilizza la biomassa come fonte di idrogeno è il “bio-MCFC” che prevede l’installazione di un impianto con cella a combustibile MCFC (250-500kW) alimentata da biomasse per trigenerazione in utenze medio piccole industriali. Infine altri progetti che utilizzeranno le biomasse come fonte rinnovabile di idrogeno sono: il progetto 11 “SOFC MT” che prevede l’installazione di un impianto a ciclo combinato cella a combustibile SOFC (500kW) + MT per la produzione di potenza e il progetto “ HYCLASS” tramite il quale si istituisce il primo network a base industriale capace di supportare con azioni sostenibili l’introduzione della “tecnologia idrogeno” su media scala. La producibilità di idrogeno risulta essere pari a 60 kg di H2 per ogni tonnellata di biomassa gassificata.

Il potenziale parco utilizzatori delle biomasse agroforestali e SRF è costituito quindi:

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- utenze civili per riscaldamento ambientale - utenza industriale per co-generazione elettricità e calore - utenza industriale per co-firing in altri impianti di generazione

Per le prime due tipologie è opportuno considerare la necessità di una incentivazione economica.

Per i piccoli utenti la tipologia di incentivo potrebbe essere simile a quella proposta per gli impianti domestici solari e cioè basata su:

ulteriori meccanismi di sgravi fiscali su base regionale, l’attivazione di incentivi diretti all’utente con bonus erogati tramite il venditore e/o l’installatore

Inoltre è necessario: definire un sistema di qualificazione/accreditamento dei soggetti operanti nella vendita,

nell’installazione e nella manutenzione progettare e supportare l’attività formativa professionale orientata alle attività di progettazione,

installazione e manutenzione di impianti solari attivare una campagna informativa rivolta all’utenza sui benefici economici ed ambientali degli

impianti di riscaldamento alimentati a biomassa incentivare la ricerca e la collaborazione università-impresa sulle applicazioni civili ed industriali.

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TITOLO DELL’AZIONE Sistema integrato di utilizzazione delle biomasse agricole,

forestali e SRF Obiettivi dell’azione • Incentivare le imprese o i consorzi che curano la filiera della biomassa (dalla

raccolta dei residui e dei prodotti delle colture energetiche) della trasformazione e della vendita e/o dell’utilizzazione diretta del combustibile derivato

• Creare un mercato delle biomasse agricole, forestali e da SRF per l’utilizzazione come combustibile nel settore civile e nella generazione di elettricità in piccole centrali

• Creare e sostenere sinergie fra il sistema infrastrutturale della gestione integrata dei rifiuti e quello delle biomasse

Quadro di riferimento Il recente bando P.O.R. 1.17 ha stanziato 29,17 M€ per la realizzazione di progetti per lo sfruttamento delle biomasse, con intensità di aiuto al 23%. Ad oggi, secondo le informazioni provenienti dall’Assessorato Industria, l’unica iniziativa finanziata risulta essere un piccolo impianto (1,25 MWe), in provincia di SR, per la combustione di gusci di nocciole e la generazione di energia elettrica. Produzione attuale da biomassa è pari a 32.617 tep nel settore residenziale. Motivazione dell’azione. • Esiste una notevole disponibilità della risorsa energetica e risulta essere ben

distribuita nel territorio. • La competitività dell’energia da biomassa nei confronti dei tradizionali sistemi di

riscaldamento e la presenza di elevati margini di risparmio. • La generazione di elettricità da biomassa è incentivata dal meccanismo dei

certificati verdi ed è remunerativa • Possibilità di condividere mezzi e risorse con la gestione integrata dei rifiuti. • Tecnologie di facile attivazione per la produzione di Idrogeno. Soggetti promotori Regione Sicilia

Soggetti coinvolti Comuni, Riserve, PIT, ATO rifiuti, Università e Centri di Ricerca, PMI, Enel altri produttori e privati. Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi Breve periodo • Finanziamento di Centri di Raccolta (agricola e forestali) • Creazione dei consorzi per la raccolta delle biomasse • Finanziamenti relativi all’acquisto delle caldaie. • Sensibilizzazione del cittadino alle tematiche di natura ambientale e ai risparmi

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raggiungibili dall’utilizzo delle biomasse. Medio periodo

• Finanziamento dei centri di raccolta rimanenti. • Finanziamento degli impianti di SRF. • Proseguo del finanziamento sull’acquisto delle caldaie • Finanziamento per la realizzazione di centrali di cogenerazione alimentate a

SRF 1.1 LUNGO PERIODO

• Finanziamento di ulteriori impianti di SRF • Finanziamenti per la realizzazione di ulteriori centrali di cogenerazione. • Integrazione della filiera delle biomasse ai progetti di utilizzazione dell’Idrogeno

“HYCLASS”, “SOFC MT” e “bio-MCFC”

Benefici energetici ed ambientali/indicatori Il potenziale accessibile nel breve periodo prevede: - attraverso l’utilizzazione di biomasse agricole, il risparmio di circa 17.33 ktep e

60.74 ktCO2 di emissioni evitate. La spesa a carico della P.A., con una intensità di aiuto del 25% è prevista in 20 M€,

- attraverso l’utilizzazione delle biomasse forestali dei Parchi Nebrodi ed Etna si ha un risparmio di 2,3 ktep e 8 ktCO2 evitate con un investimento di 4,5 M€.

- In totale il risparmio è di 19,63 ktep, le emissioni evitate sono di 68,5 ktCO2, l’investimento pubblico previsto è di 24,5 M€

Nel medio periodo si prevede il completamento dei centri di raccolta e l’installazione dei primi impianti di SRF. La potenza di picco installata sarà pari a 13,7 MWe con un risparmio di fonte fossile complessivo di SRF e biomasse agricole paria a 422 GWh/anno. Il risparmio totale di energia primarie sarà pari a 48.51 ktep e le emissioni evitate saranno pari a 156.9 ktCO2. Le performance “economiche”, nell’ipotesi di un intervento pubblico e mirato sono: Breve Periodo Medio Periodo costo dell’energia risparmiata 49,91 145,92 €/tep costo delle emissioni evitate 14,31 45,49 €/tCO2

Nel lungo periodo l’azione da mettere in atto sarà un ulteriore finanziamento per l’impianto di SRF e la realizzazione di centrali che sfruttino questa risorsa energetica. L’investimento totale sarà pari a 58,87M€ con un risparmio di energia primaria pari a 44,08ktep e un totale di 123,25ktCO2 di emissioni evitate. Le performance economiche sono: in termini di costo dell’energia risparmiata pari a 53.42€/tep e in termini di costo delle emissioni evitate 19.11€/tCO2. Ricadute occupazionali attese Le ricadute occupazionali potrebbero essere significative date dalla nascita di consorzi che si auto sostengono economicamente e data anche la richiesta di manodopera non altamente qualificata facilmente reperibile nella Regione Sicilia. L’aumento stimato di occupazione dovuto all’introduzione delle tecnologie a biomassa nel breve periodo è

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variabile e si attesterebbe dai 500 ai 700 lavoratori all’anno. Stima investimenti richiesti

Breve Periodo Per la realizzazione dei Centri di Raccolta e l’incentivazione delle piccole utenze domestiche: 20 M€ Per la realizzazione di Centri di Raccolta nei Parchi dei Nebrodi e dell’Etna e l’incentivazione delle piccole utenze domestiche 4,5M€ Medio Periodo Per la realizzazione dei Centri di Raccolta e l’incentivazione delle piccole utenze domestiche: 30M€ Per l’impianto di 5000 ha di SFR l’invesimento è 15M€ Per l’incentivazione di sistemi di cogenerazione 8M€ Lungo Periodo Per l’impianto di 13000 ha di SFR l’investimento è 40M€ Per l’incentivazione di sistemi di cogenerazione 18 M€ Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti Pianificatori • Piano di Sviluppo Rurale, Piano Territoriale e Paesistico, Piani di Azione

Provinciali, • Azioni Parallele:

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TITOLO DELL’AZIONE Incentivazione ai sistemi di produzione e utilizzazione in

cogenerazione dei residui zootecnici Obiettivi dell’azione • Incentivare le imprese agricole o i grandi allevamenti presenti nell’isola alla

realizzazione di impianti di cogenerazione per la produzione di energia elettrica e calore da utilizzare all’interno della stessa azienda.;

• Aumentare la competitività delle imprese agricole siciliane; • Identificazione e promozione degli attori principali • Identificazione di metodi efficaci di divulgazione e incentivazione economica

dell’utilizzo del biogas come fonte energetica. Quadro di riferimento

Attualmente l’energia da biogas proveniente da reflui zootecnici in Sicilia non è utilizzata e non sono stati richiesti finanziamenti per l’utilizzazione della risorsa.

Motivazione dell’azione. • Disponibilità di una risorsa energetica in zone montane non sempre provviste di

energia elettrica • Riduzioni dei costi di smaltimento dei reflui organici. • Riduzioni delle emissioni • Benefici economici per il settore zootecnico; Soggetti promotori Regione Sicilia

Soggetti coinvolti Comuni, Riserve, Ministero Ambiente, Università e Centri di Ricerca, PMI, Enel altri produttori e privati. Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi Breve periodo

• Divulgazione del potenziale tramite seminari e altri mezzi di formazione; • Incentivazione sull’acquisto dei di gestori e dei cogenneratori;

Benefici energetici ed ambientali/indicatori L’investimento richiesto permetterà l’installazione di cogeneratori per la produzione di

energia elettrica e calore. Con il finanziamento erogato sarà possibile un produzione di energia elettrica di 48 GWh/anno, e un risparmio di energia proveniente sa fonte fossile pari a 88 GWh/anno. Il potenziale accessibile nel breve periodo prevede il risparmio di circa 20,77 ktep e 59 ktCO2 di emissioni evitate. La spesa a carico della P.A., con una intensità di aiuto del 25% è prevista in 5 M€.Il potenziale attivabile è tutto quello economico attualmente disponibile in Sicilia.

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Le performance “economiche”, nell’ipotesi di un intervento pubblico e mirato sono: Breve Periodo

costo dell’energia risparmiata 9,63 €/tep costo delle emissioni evitate 3,39 €/tCO2

Ricadute occupazionali attese L’utilizzo di questa tecnologia darà luogo sicuramente alla nascita di nuove imprese di installazione e di manutenzione specializzate. Le ricadute occupazionali possono stimarsi intorno ai 150-200 occupati all’anno. Stima investimenti richiesti

. Il finanziamento richiesto è di 5M€ Relazione con altre azioni e/o con altri strumenti Pianificatori • Piani Regolatori Comunali, Piano Territoriale e Paesistico, Piani di Azione

Provinciali, • Azioni Parallele:

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BIOMASSE

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Produzione al 1999 312 Breve Periodo Azione: Attivazione Centri di Raccolta + Incentivi acquisto caldaie 24500 228,3 0,2 0,14 68,5 19,63 49,91 14,31Azione : Utilizzazione energetica reflui zootecnici 5000 88,0 48.00 0,04 0,15 59.04 20.77 9.63 3.39 Medio Periodo Azione : Completamento Centri + Incentivi acquisto caldaie 30000 331,2 0,3 0,2 99.34 28.48 42.14 12.08Azione : Finanziamento impianti di SRF e incentivi centrali 22878 65,7 43.94 0,4 0,13 49.57 17.73 51.61 18.46Lungo Periodo Azione: Finanziamento impianti di SRF e incentivi centrali 58873 109 123.2 44.08 53.42 19.11Azione: Progetti “HYCLASS”, “HIRE”,”bio-MCFC” “SOFC MT”

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Indicazioni sui benefici occupazionali di politiche di diffusione delle energie rinnovabili

Il tema dell’occupazione costituisce una forte motivazione aggiuntiva a favore

di politiche per lo sviluppo delle rinnovabili. Uno studio sugli impatti occupazionali conseguenti alle realizzazioni di impianti

alimentati da fonti rinnovabili realizzato da ISES ITALIA per conto dell'ENEA prevede che per il 2010 l'impatto occupazionale netto sarà compreso tra 70.000 e 80.000 unità lavorative dirette e indotte negli altri settori economici, a seconda delle ipotesi assunte. L'impatto occupazionale "netto" nel settore delle rinnovabili fa riferimento al fatto che viene tenuta in considerazione l'occupazione persa a causa della mancata realizzazione degli impianti alimentati da fonti energetiche tradizionali, appunto, sostituiti da quelli a fonti rinnovabili. Pur non potendo esporre per motivi di spazio la metodologia di analisi, possiamo comunque dire che i due valori sono legati, il primo, ad una forte dipendenza dalle importazioni causata da una scarsa spinta all'innovazione e alla competitività, il secondo, ad una buona, ma non eccezionale capacità di esportazione (circa il 30%). In base alla stima di riferimento al 2010, che è pari a circa 65.000 unità lavorative create dal settore, si può aggiungere che, per un terzo, questa è dovuta all'occupazione diretta e indotta per l'esercizio e la manutenzione degli impianti già realizzati, mentre per due terzi dipende dalla permanenza del piano di investimenti. Per quanto riguarda il contributo delle diverse fonti, al 2010, le biomasse dominano la scena con il 45% degli occupati, seguono le tecnologie solari con il 26%, rifiuti e idroelettricità, che concorrono per circa il 10% ciascuno, e l'energia eolica per poco più del 7%. La quota di nuovi occupati nel Mezzogiorno dovrebbe oscillare tra il 50 e il 64% dell'occupazione complessiva (da 32.500 a 41.000 unità), a seconda che nel Sud vengano localizzate, o meno, nuove aziende del settore.Per l'effettiva realizzazione di questi scenari, che vedono la creazione di un'occupazione di livello professionale elevato, talvolta con caratteristiche di hi-tech, sarà necessario rimuovere tutte le barriere di natura economica, istituzionale, autorizzativa, formativa e informativa, che ancora oggi sono un impedimento al pieno sviluppo del settore.

Poiché gli effetti occupazionali del piano di investimenti sono conseguenza non solo del personale direttamente impiegato nella realizzazione degli impianti, ma anche degli effetti indiretti che vengono indotti negli altri settori economici, per valutare l’effetto complessivo occorre fare ricorso alla Tavola Intersettoriale dell’Economia Italiana.

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Le valutazioni prodotte mediante la Tavola intersettoriale scontano due effetti: • la quota parte di beni importati per le singole soluzioni impiantistiche

coincide con quella espressa dalla Tavola Intersettoriale dell’Economia Italiana;

• le imprese interessate si limitano a produrre per il mercato nazionale. Entrambe le ipotesi sono ragionevoli per le soluzioni tecnologiche mature, cioè

l’idroelettrico e la geotermia, e in buona sostanza si possono considerare valide anche nel caso dell’uso energetico dei rifiuti. Non è così, viceversa, per l’eolico, il fotovoltaico, il solare termico, le biomasse e il biogas, i biocombustibili.

Mentre per le prime si può pertanto considerare che sull’import come sull’export sia ininfluente l’attuazione del programma previsto dal Libro Bianco, per le seconde si sono stimati i possibili effetti indotti sia da una maggiore capacità innovativa che da una spinta capacità competitiva del sistema paese, come conseguenza dell’attuazione programma previsto dal Libro Bianco. Analogamente si sono valutati gli effetti di una mancata spinta all’innovazione e alla competitività, che si tradurrebbe un ricorso alle importazioni significativamente maggiore di quello previsto dalla Tavola Intersettoriale. Si è di conseguenza stimato che nel caso di una forte dipendenza dalle importazioni si scenderebbe al valore occupazionale minimo indicato più sopra, mentre con una buona (30%), ma non eccezionale capacità di esportazione si raggiungerebbe il valore più elevato (circa 80.000 unità al 2010).

La stima di riferimento al 2010 fornita dalla Tavola Intersettoriale, è per poco meno di un quarto dovuta all’occupazione diretta e indotta per l’esercizio e la manutenzione degli impianti già realizzati, mentre per il resto dipende dalla permanenza di un significativo piano di investimenti. Per quanto concerne il contributo occupazionale delle diverse fonti, considerando insieme i contributi alla produzione di energia sia elettrica che termica, al 2010 le biomasse fanno la parte del leone, con un totale pari a circa il 40%, seguiti dall’energia solare e dall’idroelettricità (poco meno del 20% ciascuna), mentre rifiuti concorrono per un po’ più del 10% e l’energia eolica per poco meno del 8%. Modesti invece i contributi della geotermia e dei biocombustibili. Al di là dei dati numerici, non vi è dubbio alcuno che la penetrazione delle fonti rinnovabili dovrebbe innanzi tutto cambiare la distribuzione geografica dell’occupazione in quanto, per lo meno per alcuni fonti primarie, la loro disponibilità è maggiore nelle aree meridionali del paese. Questo è certamente vero per l’energia solare e quindi per le sue applicazioni sia elettriche sia termiche, ma anche le condizioni anemologiche favoriscono alcune zone del Sud. Inoltre lo sviluppo della produzione di biomasse

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vede di nuovo favorite aree meridionali, dove maggiormente sono disponibili terreni per la loro coltivazione.

A seconda che non si considerino insediamenti produttivi nuovi nel Mezzogiorno o vi si assuma, com’è ragionevole, una significativa localizzazione di nuove aziende del settore, la quota parte di occupazione che al 2010 dovrebbe andare al Sud passa da 35.100 a 43.100 unità, cioè dal 47% al 58% dell’occupazione complessiva indotta a livello nazionale (da confrontarsi con una popolazione delle nostre regioni meridionali pari a circa il 35% del totale nazionale). Un contributo, questo, non trascurabile in zone dove la disoccupazione è un problema particolarmente serio.

L’occupazione è destinata altresì a cambiare per quanto concerne la sua ripartizione fra diversi settori industriali e dei servizi. Si pensi ad esempio alle caratteristiche delle pale di un aerogeneratore, che per criteri di progetto, per scelta dei materiali, per lavorazione le rende simili a componenti di velivoli aerei. O alle caratteristiche delle celle al silicio di un sistema fotovoltaico. All’allocazione di una parte rilevante degli investimenti nella geotermia verso attività di perforazione, tipiche del settore minerario. Al ruolo che un servizio come quello del trasporto gioca nel caso delle biomasse e dei rifiuti soldi urbani. Complessivamente si può affermare che la domanda di lavoro tende a spostarsi verso fasce professionali alte. Al di là del contributo generale delle tipologie impiantistiche oggetto del presente studio a una diversa distribuzione qualitativa, oltre che quantitativa, delle opportunità di lavoro, lo sviluppo dello sfruttamento energetico delle biomasse può in particolare dare un apporto positivo al sostegno dell’economia agricola, soprattutto nelle aree dove essa appare in preoccupante declino, in quanto consente la messa a cultura di terreni altrimenti (per lo meno sotto il profilo economico) marginali. Considerazioni analoghe si possono fare per la minidraulica e per i generatori eolici, anche se in questo caso si tratta di un contributo più limitato e, si pensi all’esercizio e alla manutenzione degli impianti, comunque con contenuti professionali affatto diversi da quelli tradizionalmente presenti nelle campagne. Tornando alle biomasse, in tal caso si richiede forza lavoro sia per la loro produzione e raccolta sia per il loro trasporto e, essendo conveniente avere gli impianti di generazione il più possibile contigui alle zone di produzione del combustibile, anche per le attività di esercizio e manutenzione, fermo restando però che solo la produzione e la raccolta possono utilizzare le competenze tipiche dell’agricoltura e dell’attività forestale (senza quindi il rischio di importazione di manodopera specializzata dall’esterno).

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Oltre agli effetti strettamente occupazionali, lo sviluppo di nelle zone agricole di attività connesse alla generazione di energia da fonti rinnovabili, aumentando il reddito in loco, mette in moto un circolo virtuoso, di cui beneficiano complessivamente le comunità locali: non solo maggiore circolazione di denaro, ma anche aumento dei tributi locali riscossi, che può tradursi in maggiori investimenti (per le infrastrutture, per la formazione, ecc.). Sulla base di esperienza estere, che lo studio prende in esame, non va infine trascurato il contributo all’economia locale che può venire da un turismo ispirato e motivato dalla presenza di impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili con valori dell’occupazione aggiuntiva netta al 2010 compresi fra circa 70.000 e circa 80.000 unità a fronte di investimenti complessivi che, detratti quelli relativi agli impianti tradizionali sostituiti, ammontano a circa 32.000 miliardi di lire, si è in presenza di investimenti 400 e 460 milioni per addetto, più alti della media nazionale, ma non spropositati. Per di più se, oltre ai costi ambientali evitati, si tenesse nel debito conto anche i maggiori oneri che la società nel suo complesso dovrebbe sopportare se i 70.000-80.000 rimanessero in cerca di occupazione, i vantaggi anche economici del programma risulterebbero ancora più evidenti”.

Sviluppo di impianti solari termici

Questa analisi è limitata alla diffusione di impianti solari termici per la produzione di acqua calda e per il condizionamento dell'aria. Le applicazioni per la produzione di energia elettrica hanno mostrato infatti difficoltà di penetrazione soprattutto a causa dei costi elevati e della attuale complessità delle tecnologie.

D'altra parte, gli impianti solari termici a piccola scala hanno dimostrato buone possibilità di riuscita nei paesi dell'area mediterranea, specialmente se osserviamo le realtà della Grecia, di Cipro, della Turchia e di Israele dove, insieme al mercato, si sono coerentemente sviluppate l'industria e le professionalità locali. Progettazione degli impianti

Gli impianti termici a piccola e media scala hanno in genere uno schema semplice. Le configurazioni possibili sono, molto schematicamente, quelle a circolazione forzata o naturale. Quest'ultimo tipo di impianti è il più diffuso nel campo delle installazioni domestiche nell'area mediterranea.

E' di comune esperienza che i maggiori successi di questi impianti si sono registrati con le configurazioni più semplici ma, allo stesso tempo, affidabili. Quindi lo scopo del progettista è quello di disegnare un impianto che non richieda particolari accorgimenti nel suo funzionamento ordinario (come per gli impianti a

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gas o elettrici) e con tutte le sue parti (principalmente i collettori e i dispositivi di accumulo) ben dimensionati.

Il dimensionamento dell'accumulo richiede maggiore cura quando si vogli utilizzare l'impianto durante tutto l'anno per mezzo accumuli annuali o stagionali.

Il progetto di un impianto di condizionamento solare richiede da parte del progettista la conoscenza delle caratteristiche tecniche delle macchine ad assorbimento (o anche delle meno commercializzate a deumidificazione) per operare il dimensionamento secondo la richiesta di freddo dell'edificio, ma anche per ben valutare la richiesta di energia termica per la rigenerazione da fornire attraverso l'impianto solare.

Un ingegnere civile impiantista e un ingegnere meccanico, se aggiornati sulle tecnologie in oggetto e sulla loro disponibilità di mercato, possono affrontare il compito senza difficoltà.

Un architetto può essere consultato per i problemi che possono verificarsi nell'integrazione dei collettori (specie negli impianti a circolazione naturale dove il serbatoio è posto sopra il collettore stesso) con l'edifico.

Progetto e costruzione dei componenti

I principali componenti di un impianto per la produzione di acqua calda sono, schematicamente: i collettori, il serbatoio di accumulo, il sistema ausiliare, le pompe, i tubi e il valvolame richiesto.

Come descritto in precedenza le tecnologie di costruzione dei collettori sono diverse.

Ad esempio, un collettore convenzionale comune, è composto da una piastra metallica di ricezione composta da un fascio di tubi entro i quali scorre il fluido termovettore, un assorbitore, uno strato isolante, realizzato ad esempio con schiuma poliuretanica, una lastra di vetro temperato, il tutto montato su una struttura in alluminio.

Le attività che potrebbero essere interessate da iniziative per la progettazione e la produzione in larga scala di collettori solari sono: produzione di alluminio e di semilavorati, fabbricazione di strutture metalliche, lavori di trattamento, rivestimento e di lavorazione meccanica di metalli, fabbricazione e lavorazione di vetro per usi industriali, fabbricazione di fibre sintetiche per usi diversi.

La costruzione delle parti del sistema più "convenzionali" come i serbatoi, gli scambiatori di calore, i dispositivi di controllo e le connessioni idrauliche ed elettriche potrebbero ricadere nel campo di attività delle ditte che fabbricano

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serbatoi, radiatori e caldaie per impianti di riscaldamento centralizzato e, più marginalmente, dei produttori di rame e semilavorati.

Componenti di impianti per il raffrescamento solare sono probabilmente prodotti da ditte specializzate nella fabbricazione, installazione e riparazione di impianti per il raffrescamento e la ventilazione.

Installazione, manutenzione e conduzione degli impianti

Queste attività si sono spesso dimostrate le più critiche ai fini del buon funzionamento degli impianti. Molto spesso i maggiori inconvenienti si sono verificati a causa di poca affidabilità del sistema, principalmente dovuta a cattiva installazione, manutenzione insufficiente e difficoltà da parte dell'utente nel far funzionare e gestire correttamente l'impianto.

Una buona strategia dovrebbe prevedere delle campagne di informazione e di formazione per i tecnici e le figure professionali interessate. In alcune realtà, come quella di Cipro, molto spesso è lo stesso utente ad installarsi l'impianto, acquistando dei kit "fai-da-te".

D'altra parte è ormai chiaro che la maniera più sicura per rendere un impianto solare competitivo ed economico passa attraverso l'affidabilità del progetto, una corretta manutenzione e un funzionamento semplice. Tutto ciò rischia di non verificarsi quando quest'ultime operazioni vengono svolte da personale non esperto (ad esempio idraulici non aggiornati). I tecnici e gli operatori, aggiornati attraverso appositi corsi di formazione, che possono esercitare questo ruolo sono: idraulici e installatori di tubazioni di acqua e gas, di impianti di riscaldamento e/o condizionamento, termosifonisti, ecc.

Per installazioni più complesse, come gli impianti per il raffrescamento solare, è probabilmente richiesto l'intervento di ditte specializzate nella fabbricazione, installazione e riparazione di impianti per il raffrescamento e la ventilazione, o nell'assemblaggio e la riparazione (esclusa la costruzione) di componenti elettrici e elettronici.

Aspetti commerciali

Anche la gestione del marketing degli impianti solari ad uso domestico influenza il successo della loro diffusione. L'obiettivo è quello di convincere l'utente sulla convenienza e sulla competitività degli impianti. Inoltre i venditori potrebbero aiutare gli acquirenti a conoscere, e quindi ad accedere, alle facilitazioni, di carattere fiscale e finanziario previste dalla legge. Purtroppo queste

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misure sono state molto spesso interpretate come un'occasione per aumentare i prezzi e i costi totali di impianto.

I venditori di impianti termici idraulici, organizzati magari in associazioni di supporto per la pubblicizzazione e la dimostrazione degli impianti e l'informazione dell'utente, dovrebbero rivelarsi come i più adatti alla vendita di questi impianti.

Sviluppo di impianti fotovoltaici

Progettazione di sistemi

In relazione alla taglia dell'impianto e all'applicazione a cui esso è destinato la specializzazione richiesta nella progettazione varia notevolmente. Le piccole installazioni stand-alone, con applicazione prevalente nelle telecomunicazioni, o i sistemi di alimentazione di piccole utenze isolate, presentano generalmente degli schemi tecnici piuttosto semplificati. Un ingegnere elettronico e/o elettrotecnico (impiantista) può senz'altro sopperire alla richiesta di specialisti.

Una maggiore attitudine è richiesta per la progettazione di impianti medio-grandi connessi con la rete elettrica. L'intervento di un architetto è probabilmente auspicabile nelle applicazioni in cui il modulo fotovoltaico viene integrato al corpo dell'edifico (facciate e tetti).

Costruzione

La produzione delle celle fotovoltaiche, marcatamente i processi di trattamento del sicicio, è sicuramente un'operazione in cui è richiesto un elevato grado di know-how oltre che ingenti investimenti. Tanto è vero che non tutti i produttori di moduli fotovoltaici hanno sviluppato tali processi "in casa" e le fette vengono talvolta acquistate dai produttori di silicio per applicazioni elettriche e/o fotovoltaiche. E' d'altra parte noto che gli unici presupposti su cui si basa l'aspettativa di riduzione dei costi di produzione risiede nello sviluppo del mercato a larga scala che consenta all'industria del settore di raggiungere economie di scala. La produzione delle celle rimarrà quindi una prerogativa delle grandi industrie elettroniche a livello internazionale, quelle capaci di grandi investimenti nella ricerca, nella automazione delle linee di produzione e nel marketing.

Per quanto attiene al BOS i componenti caratterizzati da una spiccata complessità di realizzazione sono quelli relativi al power-conditioning, in particolare gli inverters, o gli accumulatori.

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Le categorie delle attività interessate sono: fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici, fabbricazione di apparecchiature di protezione, di manovra e di controllo dell'elettricità, fabbricazione di fili e cavi isolati, fabbricazione di accumulatori, pile e batterie di pile.

La realizzazione delle strutture di sostegno o al preparazione del sito possono essere appannaggio anche di imprese locali (aziende che operano nella fabbricazione di strutture metalliche.

Installazione, riparazione, manutenzione e gestione

L'installazione dei moduli fotovoltaici fissi integrati negli edifici o disposti in campo è un'operazione relativamente semplice. Maggiore attenzione va invece dedicata al cablaggio dei sottosistemi di produzione con i dispositivi elettronici di controllo e a quelli elettrici di interfaccia con l'utenza. Le attività interessate sono: installazione di apparecchiature di protezione, manovra e controllo, montaggio e riparazione di impianti e apparecchiature elettriche ed elettroniche effettuato da ditte non costruttrici.

Le operazioni di conduzione di un impianto fotovoltaico connesso alla rete

richiedono una competenza specifica dei problemi di interfacciamento legati alla stabilità della corrente generata e quindi al funzionamento corretto di tutti dispositivi di power conditioning. Imprese specializzate e operatori del settore (tecnici esperti nella conduzione di impianti di produzione di energia elettrica e assimilati di piccola/media taglia se adeguatamente istruiti potrebbero accollarsi questo ruolo.

Nelle applicazioni stand-alone i sistemi possiedono una certa autonomia di funzionamento. L'installazione, che consiste essenzialmente nell'assemblaggio di kit, le verifiche periodiche sull'efficienza dell'impianto e le piccole riparazioni necessarie non presentano difficoltà elevate per operatori del grado di tecnici elettrotecnici e/o elettronici.

Aspetti commerciali

Gli alti costi delle installazioni fotovoltaiche non ne fanno a tutt'oggi dei prodotti appetibili nel mercato delle piccole utenze. Maggiori margini di economicità sussistono nel caso di installazioni remote, non connesse alla rete in cui il costo di allacciamento potrebbe essere molto elevato. Non sembrano quindi esistere dei presupposti per auspicare la creazione di una rete di marketing e di distribuzione dedicata esclusivamente al fotovoltaico. Alcuni operatori nel settore

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delle forniture di apparecchiature per la produzione di energia elettrica o di impianti utilizzatori che tipicamente presentano una vocazione fotovoltaica (come ad esempio i ripetitori radio-televisivi, impianti di segnalazione luminosa, protezione catodica di manufatti metallici, ecc.), oltre che imprese edili che operano prevalentemente nell'ambito di grandi realizzazioni nel settore pubblico, potrebbero al momento operare da sponda per le case costruttrici italiane, organizzando magari campagne di informazione e di sensibilizzazione dell'utenza e della pubblica amministrazione.

Sviluppo di impianti eolici

Progettazione

La progettazione di un aerogeneratore è un'attività che richiede il concerto di diverse competenze. La definizione del profilo alare delle pale riveste sicuramente un'importanza elevata nell'economia generale del progetto. Questa operazione insieme al dimensionamento statico delle stesse è prevalentemente di competenza di un ingegnere aeronautico. Il progetto delle parti in movimento del generatore e della sua struttura competono a un ingegnere meccanico. L'impianto di potenza e tutti i dispositivi relativi all'eventuale allacciamento alla rete elettrica, o più in generale all'utenza, sono da affidare ad un ingegnere elettrotecnico. La progettazione del sistema computerizzato di controllo deve essere realizzata da un ingegnere elettronico o da un sistemista informatico.

Un ingegnere civile svolgerà infine il calcolo statico della fondazione in cemento armato, della struttura di sostegno. Costruzione

La costruzione di componenti di aerogeneratori di grandi dimensioni, del resto attualmente poco più che sperimentali, richiede un elevato livello di know-how tecnologico e l'impiego di impianti di considerevoli dimensioni. In funzione delle dimensione dell'aerogeneratori si possono configurare diverse ipotesi di sviluppo di impiego di imprenditoria locale anche nella fase di costruzione dei componenti e/o fornitura di materiali. La costruzione di parti o di tutta la macchina può avvenire anche a seguito dell'acquisto di licenze da altre ditte italiane ed estere. La produzione "in proprio" può scaturire solo a seguito dell'acquisizione di una certa esperienza sui cicli produttivi, materiali e princìpi progettuali e di una costruttiva collaborazione fra enti di ricerca pubblici e produttori.

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Analizzando con maggiore dettaglio tutte le implicazioni relative alla costruzione delle diverse parti, si può certamente asserire che la realizzazione delle pale riveste una certa difficoltà anche nel caso che abbiano dimensioni ridotte. E' richiesta la presenza di aziende specializzate in componenti aeronautici, se le pale raggiungono dimensioni ragguardevoli, o di aziende specializzate nella lavorazione dei possibili materiali di cui l'elemento è fatto: fibra di vetro, fibre sintetiche e artificiali, alluminio, acciaio, legno lamellare rinforzato con resine epossidiche. Anche le aziende che producono tali materie prime possono ricoprire un certo ruolo nel processo di produzione.

La fabbricazione delle parti rotanti, dei dispositivi meccanici di trasmissione della potenza e dei relativi accessori, sempre in relazione alla taglia, sono di competenza di ditte specializzate nella fabbricazione di macchine e apparecchi per la produzione e l'utilizzazione di energia meccanica, fabbricazione di cuscinetti ingranaggi e organi di trasmissione.

La costruzione dei componenti elettrici dell'impianto riguarda le attività di ditte che operano nella fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici, fabbricazione di apparecchiature di protezione, di manovra e di controllo dell'elettricità, fabbricazione di fili e cavi isolati, fabbricazione di accumulatori, pile e batterie di pile, fabbricazione di apparecchi elettrici per motori e veicoli.

Il costo dei componenti meccanici complessivamente può andare dal 50 al 75% del costo totale dell' investimento, le connessioni elettriche incidono per circa il 10%. Il traliccio di sostegno può essere realizzato da aziende che operano nella fabbricazione di strutture metalliche o da imprese di costruzione di opere civili in c.a.. Il suo costo mediamente incide per circa il 20% sull'investimento totale, quello della fondazione per circa il 7%. Installazione, riparazione, manutenzione e gestione

La messa in opera della fondazione è di competenza di una impresa edile di media-grande dimensione. La posa in sito o la dismissione del traliccio possono essere realizzate da una ditta specializzata in grandi trasporti e montaggi. Idem per l'installazione della navicella e delle altre parti pesanti e ingombranti. Ovviamente, in relazione alla taglia dell'impianto, è richiesto un diverso grado di specializzazione. Il sistema informatico di supporto alla gestione è generalmente installato dalla stessa ditta che ne propone la configurazione e che realizza il software di gestione. L'incidenza sul costo totale è in genere intorno al 6%.

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La riparazione, l'installazione e la manutenzione dei componenti elettromeccanici è di competenza delle ditte che operano nei settori di: impiant tecnici di motori, generatori e trasformatori elettrici, macchine e apparecchi per la produzione e l'utilizzazione dell'energia meccanica, installazione di apparecchiature di protezione, manovra e controllo, montaggio e riparazione di impianti e apparecchiature elettriche ed elettroniche effettuato da ditte non costruttrici. La gestione dell'impianto deve essere affidata a tecnici esperti nella conduzione di impianti di produzione di energia elettrica e assimilati di piccola/media taglia Aspetti commerciali

L'analisi economica dei sistemi eolici per la produzione di energia elettrica suggerisce un certo ottimismo per una diffusione a più larga scala. In alcune realtà europee il mercato già esiste e continua a svilupparsi. L'istallazione isolata e la wind-farm richiedono diverse strategie di marketing e di servizi ausiliari alla vendita. Lo sviluppo di un mercato di wind-farm appare d'altra parte come un traguardo ben più difficile da raggiungere. E' ancora più necessaria la presenza di diversi fattori di incentivazione: misure istituzionali ed agevolazioni finanziarie e fiscali, politiche dei prezzi dell'energia elettrica. Una politica nazionale orientata verso queste direzioni ha favorito ad esempio lo sviluppo di un mercato per grandi installazioni in California. Il mercato per le installazioni isolate è generalmente orientato su macchine di piccola dimensione. La manutenzione può tuttavia essere il problema maggiore anche se si cerca di rendere più semplici i sistemi. Il marketing e i servizi post-vendita richiedono probabilmente un adeguata struttura esistente, come ad esempio quella per la vendita nel territorio di macchine per l'agricoltura, piuttosto che una nuova organizzazione specializzata a questi prodotti. L'eolico è caratterizzato, come le altre tecnologie che utilizzano fonti di energia rinnovabili, da costi di investimento elevati in rapporto ai ridotti costi di gestione e manutenzione. A parità di costo dell'energia prodotta, tale specificità può avere il vantaggio di essere trasformata in occupazione, in quanto si viene a sostituire valore aggiunto al combustibile utilizzato negli impianti convenzionali. Secondo un'analisi del Worldwatch Institute, l'occupazione diretta creata per ogni miliardo di kWh prodotto da fonte eolica è di 542 addetti, mentre quella creata, per la stessa produzione di elettricità, dal nucleare e dall'utilizzo del carbone (compresa l'estrazione del minerale) è, rispettivamente, di 100 e 116 addetti.

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L'occupazione nel settore eolico è associata alle seguenti principali tipologie di attività: costruzione (generatori eolici, moltiplicatori di giri, rotore - cioè pale e mozzo - torre, freni, sistemi elettronici, navicella) installazione (consulenza, fondazioni, installazioni elettriche, cavi e connessione alla rete, trasformatori, sistemi di controllo remoto, strade, potenziamento della rete elettrica) e gestione/manutenzione. Se guardiamo alla realtà della Danimarca, paese che produce il 60% delle turbine installate nel mondo, notiamo che il numero di addetti coinvolti direttamente e indirettamente (in quest' ultimo caso per i componenti acquistati da produttori nazionali) nel 1995, con una potenza prodotta di 566 MW, è stato di 8.500. In questo computo non è considerata la voce "ricerca" che comprende attività di ricerca in senso tradizionale, ma anche attività eseguite da società di ingegneria, istituzioni bancarie e assicurative. Per quanto riguarda l'occupazione creata dalla gestione degli impianti, trascurata in questa cifra, si stima che sia pari a circa 1 addetto per MW installato (vanno aggiunte, in questo caso, qualche centinaio di persone). Da questi dati risulta quindi che l'occupazione associata alla costruzione delle macchine è circa 4 volte maggiore a quella associata all'installazione e gestione degli impianti. Uno studio sul settore, nel Regno Unito, è particolarmente interessante perché condotto in un paese che, al contrario della Danimarca, importa gran parte delle turbine eoliche; si è stimato che gli addetti nell'eolico, per il periodo 1994-95, siano, comunque, anche in questo caso, un numero significativo, cioè circa 1.300. Nel nostro paese l’occupazione nel settore eolico era fino a pochi anni fa concentrata nelle attività di ricerca, sviluppo e dimostrazione. Grazie alla costruzione di impianti commerciali si possono avere, oggi, le prime indicazioni sulla creazione di posti di lavoro associata ad attività industriali. Se escludiamo l’occupazione presso l’ENEL e gli enti pubblici, i dati ci provengono essenzialmente da 3 industrie: Ansaldo West, Riva Calzoni e Italian Vento Power Corporation (IVPC). Nello stabilimento di Taranto, l’Ansaldo West impiega direttamente 80-90 persone per le fasi di lavorazione in materiale composito di pale, serbatoi e isolanti, qualificazioni di siti, montaggio navicelle, realizzazione e manutenzione centrali. La società possiede attrezzature per la costruzione di pale fino a 60 m di lunghezza.

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La Riva Calzoni, che ha inaugurato nel settembre 98 la nuova fabbrica di Foggia (Riva Wind Turbines srl), nell’ambito della sua strategia di spostamento delle proprie attività nell’area eolica apulo-campana, ha occupate una decina di persone. L’Italian Vento Power Corp. (IVPC) costruisce centrali eoliche con macchine importate dalla Danimarca e con i suoi 60 MW è al primo posto in Italia per l’installato. Occupa direttamente oltre 20 persone e ne utilizza 5 per attività di consulenza tecnica e finanziaria. Le persone che gestiscono gli impianti in esercizio sono 40. La IVPC ha adottato come linea di condotta la massimizzazione del lavoro nelle zone interessate alle installazioni: le torri vengono costruite ad Altavilla Irpina (12 persone-giorno per torre); per il loro montaggio servono 30 persone per alcuni giorni. I trasformatori sono approvvigionati a Caserta, altri materiali di carpenteria ed elettrici sono costruiti in zona. Le opere civili sono realizzate da ditte locali e, per il futuro, la IVPC non esclude che le navicelle siano costruite in Italia. In definitiva, in base ai progetti eolici previsti, si può prevedere, nel Mezzogiorno, un incremento di ulteriori attività, con particolare riguardo a quelle manifatturiere. Ulteriore creazione di posti di lavoro si può ottenere con l’impiego degli impianti all’interno di circuiti turistico-culturali che siano così da stimolo per le economie locali. Nelle aree con centrali eoliche potranno essere anche create attività di sostegno, che riguardano la ricerca, la certificazione e la fornitura di servizi alle imprese.

Sfruttamento delle biomasse

Le diverse fasi del ciclo produttivo del combustibile da biomassa, sia esso di

origine agricola o forestale, creano posti di lavoro e favoriscono la rivitalizzazione dei rispettivi settori. Posti di lavoro sono creati anche nell'industria collegata alle tecnologie di conversione energetica.

Non c’è alcun dubbio che l’utilizzazione delle biomasse in una regione come la nostra, che assiste ogni giorno all’emigrazione di diversi giovani verso le ragioni del nord per motivi occupazionali, potrebbe essere una risposta esaustiva e socialmente compatibile. La rivitalizzazione del settore agricolo e forestale, soprattutto nelle aree interne della Sicilia potrebbe rappresentare un’importante fonte occupazionale rispettosa, oltre che dell’ambiente, del paesaggio e delle tradizioni popolari di determinate culture contadine.

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E’ stato calcolato, dalla visioni di diversi piani energetici, che una centrale per la produzione di energia elettrica dalle biomasse di media dimensione, crea dai 5 ai 10 posti di lavoro a tempo indeterminato e circa 5 a tempo parziale.

Settore rinnovabili Unità occupate %

Elettrico Idroelettrico > 10MW 100 0,1 Idroelettrico ≤ 10MW 6.800 9,3 Geotermia 1.300 1,8 Eolico 5.300 7,2 Fotovoltaico 13.600 18,5 Biomasse – biogas 23.100 31,5 Rifiuti 7.500 10,2 Termico Geotermia 500 0,7 Solare 5.200 7,1 Biomasse 9.840 13,5 Carburanti Biocombustibili 70 0,1

Tabella - Contributo lordo occupazionale al 2010 delle singole fonti rinnovabili

(totale: 73.000 unità). [Fonte ENEA]

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LINEE GUIDA PER L’INTRODUZIONE

DELL’ECONOMIA DELL’IDROGENO IN SICILIA

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LINEE GUIDA PER L’INTRODUZIONE DELL’ECONOMIA DELL’IDROGENO IN SICILIA Idrogeno e celle a combustibile, le iniziative internazionale e dell’UE

La Commissione della Comunità Europea ha da tempo avviato un processo analitico in grado di favorire l’approvvigionamento di energia pulita, sicura ed affidabile in un ambiente economico competitivo. I “drivers” che hanno guidato nella redazione della lista delle tecnologie da perseguire nei prossimi anni per lo sviluppo dei sistemi energetici nelle loro diverse applicazioni sono: • Attenuare gli effetti del cambiamento climatico (global warming) • Ridurre le sostanze inquinanti (qualità dell’aria) • Sicurezza degli approvvigionamenti • Competitività dell’industria europea.

La soluzione è rappresentata dall’adozione di misure volte a promuovere un’utilizzazione più efficiente dell’energia e lo sviluppo di fonti energetiche esenti da carbonio.

L’elettricità e l’idrogeno rappresentano insieme uno dei mezzi più promettenti per conseguire gli obiettivi prefissi nel loro insieme, anche grazie allo sviluppo delle celle a combustibile che consentono una conversione energetica ad alto rendimento ed una capacità di mantenere queste caratteristiche nelle differenti applicazioni (trasporti, stazionario domestico ed industriale).

Il gruppo ad alto livello su Idrogeno e Celle a Combustibile è stato formalmente

avviato il 10 ottobre 2002 dal Vice Presidente della Commissione Europea Loyola De Palacio, responsabile del settore Energia e Trasporti e dal Commissario per la Ricerca Philippe Busquin. Riunisce insieme, al massimo livello, tutti i principali attori coinvolti, per i diversi settori di interesse, nello sviluppo del sistema idrogeno, con lo scopo di formulare una visione integrata europea sul possibile ruolo che l’idrogeno e le celle a combustibile potranno giocare nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Dovrebbe inoltre indicare le richieste per il raggiungimento nei prossimi 20-30 anni di una leadership mondiale nel settore.

In occasione della Conferenza “The hydrogen economy - a bridge to sustainable energy” del 16-17 giugno 2003 è stato presentato il documento di prospettiva del gruppo di lavoro inerente una agenda strategica per le attività di ricerca da sviluppare e sostenere insieme ad una graduale e progressiva strategia di introduzione nel mercato delle tecnologie individuate.

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Le iniziative internazionali e dell’UE: le opportunità per la Regione Sicilia

Gruppo ad alto livello e Piattaforma Idrogeno e celle a combustibile.

Il gruppo ad alto livello su Idrogeno e Celle a Combustibile è stato formalmente avviato il 10 ottobre 2002 dal Vice Presidente della Commissione Europea Loyola De Palacio, responsabile del settore Energia e Trasporti e dal Commissario per la Ricerca Philippe Busquin. Riunisce insieme al massimo livello tutti i principali attori coinvolti, per i diversi settori di interesse, nello sviluppo del sistema idrogeno, con lo scopo di formulare una visione integrata europea sul possibile ruolo che l’idrogeno e le celle a combustibile potranno giocare nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Dovrebbe inoltre indicare le richieste per il raggiungimento nei prossimi 20-30 anni di una leadership mondiale nel settore.

In occasione della Conferenza "The hydrogen economy - a bridge to sustainable energy" del 16-17 giugno 2003 è stato presentato il documento di prospettiva del gruppo di lavoro inerente una agenda strategica per le attività di ricerca da sviluppare e sostenere insieme ad una graduale e progressiva strategia di introduzione nel mercato delle tecnologie individuate.

Il documento, insieme ad una attenta analisi della vasta gamma di fonti, convertitori ed applicazioni (figure precedenti) suggerisce un coordinamento delle :

• Azioni politiche • Ricerca strategica • Strategia di introduzione nel mercato • Relativa tabella di marcia e partenariato europeo.

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Tecnologie delle Celle a Combustibile, combustibili e applicazioni potenziali

Idrogeno: fonti energetiche Primarie, convertitori ed applicazioni (da Rapporto finale del Gruppo ad alto livello “Energia

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Seguendo un itinerario logico la Commissione ha varato nel gennaio 2004 la “H2/FC Technology Platform” (vedi figura successiva) con il compito di materializzare, in accordo con le politiche Comunitarie, la visione espressa dal gruppo ad alto livello e, per quello che maggiormente interessa le finalità della regione Sicilia, coinvolgendo e compartecipando ad iniziative nazionali e regionali autonome sviluppate in armonia strategica con le politiche energetiche Comunitarie del settore.

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LINEE DI AZIONE PER LA REGIONE SICILIA

L’introduzione graduale dell’idrogeno e delle celle a combustibile presuppone

l’adozione ed il coordinamento di misure politiche forti a sostegno della tecnologia, della ricerca e sviluppo, tenendo conto del tempo necessario alla commercializzazione. Dette misure, che riguardano sia l’offerta che la domanda, devono favorire le tecnologie e le applicazioni in funzione delle loro capacità di soddisfare gli obiettivi strategici. Dette misure comprendono: • Sostegno (fiscale, finanziario ed in materia di regolamentazione) ai progetti

pilota e di dimostrazione, mediante azioni dirette ed indirette.

• Misure volte a favorire l’efficienza energetica in modo da incentivare la

domanda di trasporti ed applicazioni stazionarie non inquinanti.

• Sostegno alla progettazione di infrastrutture ed alla pianificazione e

valutazione della fattibilità economica nelle varie fasi di sviluppo di mercato.

• Esame ed eliminazione degli ostacoli di tipo regolamentare alla

commercializzazione dell’idrogeno e delle celle a combustibile.

• Esame ed elaborazione di codici e norme a sostegno dello sviluppo

commerciale.

• Semplificazione ed armonizzazione dei requisiti in materia di pianificazione

e certificazione.

• Valutazione della portata e dell’efficacia di misure strategiche alternative, tra

cui domanda di mercato/politiche dei prezzi incrementali e uso attivo degli

appalti pubblici.

• Coordinamento con analoghe iniziative nazionali ed europee.

• Favorire iniziative di ricerca e sviluppo finalizzate alla soluzione dei

problemi tecnologici legati alla produzione, distribuzione, stoccaggio,

utilizzo, infrastruttura e sicurezza dell’idrogeno.

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Le azioni politiche devono essere accompagnatorie di specificihe azioni/interventi nell’ambito di una strategia integrata. Il presente Piano descrive una serie di “Progetti” che nella loro articolazione tecnica, finanziaria e temporale rispondono alla strategia individuata per la Regione Sicilia.

Il diagrammi successivi evidenziano in modo sinottico tali azioni che sono

invece nel seguito descritte con dettaglio.

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AZIONI POLITICHE

Finanziamento infrastrutture H2

Sussidi

Programmi specifici di ricerca

Standardizzazione Incentivi legislativi ai consumatori

Finanziamento infrastrutture H2

Sussidi

Programmi specifici di ricerca

Standardizzazione Incentivi legislativi ai consumatori

INDUSTRIA ENERGETICA

Idrogeno da Gas Naturale

Realizzazione infrastrutture idrogeno

Introduzione H2 da fonti rinnovabili

Idrogeno da impianti petrolchimici e raffinerie

Idrogeno da Gas Naturale

Realizzazione infrastrutture idrogeno

Introduzione H2 da fonti rinnovabili

Idrogeno da impianti petrolchimici e raffinerie

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Progetto “HYCLASS”

Istituzione del primo network a base industriale capace di supportare con

azioni sostenibili l’introduzione della “tecnologia idrogeno” su media scala

Quadro di riferimento

L’introduzione dell’economia dell’idrogeno rappresenta, come pronunciato da più fonti, la terza rivoluzione industriale. Ma affinché ciò si realizzi devono essere superate alcune barriere, tecnologiche, economiche e culturali, che ancora ne minano la credibilità. La R&S delle users-technologies è oramai a buon punto, ma gli elevati costi di tali sistemi ne permettono la prossima commercializzazione solo per nicchie di mercato.

FIGURA 1. Previsione costi e ingresso nel mercato delle FC in Europa

Quindi, affinché le celle a combustibile abbiano successo è necessario che si abbattano i costi delle tecnologie esistenti in ogni tipo di applicazione. Intergare il rifornimento per l’autotrazione e per la generazione stazionaria risulta essere l’intervento a breve scadenza. Collocando dei generatori a celle a combustibile presso le stazioni di rifornimento esse produrranno contemporaneamente idrogeno ed energia elettrica.

Le azioni da realizzare sono le seguenti:

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• Sfruttare i ridotti costi dell’idrogeno, di investimento e i minimi rischi legati alla presenza di infrastrutture già esistenti

• Favorire la realizzazione delle infrastrutture di rifornimento presso le già presenti infrastrutture di accumulo dell’idrogeno

• Realizzare la maggiore flessibilità possibile nel matching tra domanda ed offerta

• Contribuire all’ introduzione nel mercato di impianti stazionari ad uso diretto di idrogeno ed alle applicazioni di nicchia.

La priorità dell’integrazione tra le applicazioni risiede nel fatto che è sì vero che i sistemi per l’autotrazione e stazionari sono differenti, ma:

• La ricerca di base è uguale per entrambi • Le tecniche di alta-produzione per le applicazioni stazionarie sono simili

(quando non identiche) a quelle che verranno utilizzate per le applicazione nei trasporti

• Sostenere l’ingresso nel mercato creando consapevolezza della tecnologia presso I consumatori

• Sviluppare la capacità di riciclaggio. Sintetizzando, appare chiara la necessità di creare delle sinergie atte a ridurre i

costi e identificare gli obiettivi comuni. Nella successiva figura è mostrata la roadmap dell’idrogeno promossa dalla

Commissione della Comunità Europea per il breve, medio e lungo termine. La principale indicazione è quella di utilizzare l’idrogeno già oggi disponibile in modo tale da minimizzare i costi durante la fase di run-time. Infatti un graduale incremento della domanda dovuta ad un crescente consumo di idrogeno da un sempre maggiore numero di users (utilizzatori) dovrebbe assicurare un beneficio di costo per la graduale integrazione di produzioni alternative, come da reforming di Gas Naturale, elettrolisi e massificazione delle biomasse.

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La situazione attuale è quella cerchiata in rosso, sulla parte sinistra dello schema. Già oggi sono disponibili tecnologie early-market alimentate ad idrogeno, sia per applicazioni stazionarie che nel campo dei trasporti autostradali. Cosicché, l’obiettivo principale della politica europea è quella di creare dei bacini d’utenza sempre più vasti attraverso l’integrazione, dichiarata obbligatoria, tra l’utenza stazionaria e quella “mobile”. Come si evince dallo schema il joint-point risulta essere il sistema di accumulo e distribuzione.

In una seconda fase (medio termine) l’incremento della domanda dovrebbe consentire l’ingresso, nel nascente mercato, di idrogeno proveniente dalla produzione centralizzata da reforming del Gas Naturale e da gassificazione delle biomasse preferenzialmente accoppiate a tecnologie di sequastrazione della CO2, in modo tale da iniziare ad introdurre su media scala il contributo di fonti rinnovabili (biomasse) o comunque meno inquinanti (GN).

La terza e conclusiva fase (lungo termine) prevede la realizzazione di un network di infrastrutture tra le differenti attività in corso in modo tale da fittare sempre più domanda ed offerta e introdurre su larga scala il contributo delle fonti rinnovabili attraverso lo stesso.

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In Sicilia, stando ai dati pubblicati nella parte introduttiva di questo documento, presso i poli petrolchimici e le raffinerie si registra una produzione di idrogeno che supera abbondantemente la domanda interna, e quindi disponibile per applicazioni nel campo delle celle a combustibile così come richiesto dalla Commissione della Comunità Europea. L’esubero, quando non usato come combustibile miscelato al metano all’interno degli stessi stabilimenti, viene mandato in torcia e combusto senza possibilità di utilizzarne il potenziale energetico. Tipico esempio è quello degli impianti cloro-soda dove l’idrogeno è un sottoprodotto dell’elettrolisi di salamoie per la produzione, appunto, di cloro e soda caustica. In Sicilia, per esempio a Priolo Gargallo, si registra la presenza di un grande impianto cloro-soda, secondo in Italia solo all’impianto di Marghera, (almeno fino a quando non ne è stato ridotto il funzionamento) con una produzione massima stimata in 190.000 tonnellate anno di cloro che corrispondono a circa 4.000 tonnellate anno di H2 sufficienti, per esempio, a far circolare una flotta di 10.000 automobili con a brodo sistemi PEMFC con una percorrenza media di 10.000 km/anno.

Pertanto vi è la disponibilità di idrogeno a basso costo che può fungere da volano per tutta una serie di azioni “sostenibili” necessarie a costituire un network industriale per la creazione di una micro-economia dell’idrogeno.

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Obiettivi e motivazione dell’azione

Se si considera che la capacità produttiva di idrogeno in Sicilia, solo nel comparto petrolchimico, è stimata in 40.000 ton/anno risulta chiaro il potenziale esprimibile nel campo delle tecnologie “idrogeno”, e soprattutto se si rileva la concentrazione di tali impianti in aree ben identificabili e la presenza di infrastrutture quali gli idrogenodotti, risulta evidente il ruolo da protagonista che potrà esercitare l’impianto tecnico-scientifico siciliano in ambito europeo.

L’obiettivo a breve termine risulta essere quindi la creazione del primo “Hydrogen Cluster” in Sicilia attraverso azioni di ordine normativo, culturale, politico ed economico, nel quale sia possibile convogliare una quota parte delle attività dimostrative comunitarie legate alla tecnologia “celle a combustibile”. Tra i principali problemi riscontrati nell’ambito dello sviluppo del “sistema idrogeno” vi sono: • La difficoltà nel realizzare e sostenere un consenso sulle priorità di una politica

energetica a lungo termine • La mancanza di infrastrutture per l’utilizzo dell’idrogeno ed il rilevante costo

annesso alla loro realizzazione. • La mancanza di un mercato accessibile commercialmente di produzione,

accumulo e conversione idrogeno. • Le problematiche di normativa e sicurezza sulla distribuzione ed utilizzo di

idrogeno. • L’attuale disponibilità di combustibili fossili ad un prezzo relativamente basso

che, da un lato sta accelerandone il consumo e lo sfruttamento e dall’altro spinge a dimostrazioni sulla separazione e sequestrazione del carbone. Per fare ciò è necessario un grande sforzo integrato anche culturale per fare in

modo che i target qualitativi del nascituro cluster siano in grado di garantirne l’effettività: • Sviluppo di normative di produzione, utilizzo e distribuzione. • Normative di sicurezza • Accettabilità da parte del mercato e dell’opinione pubblica. • Supporto all’attività di ricerca e sviluppo. • Validazione della tecnologia attraverso azioni e progetti dimostrativi co-

finanziati dalla parte pubblica e l’industria privata coinvolta.

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• Analisi di sistema per esplorare i diversi tragitti di introduzione ed utilizzo dell’idrogeno e lo stabilizzarsi di un economia energetica basata sul vettore idrogeno.

• Individuare ed utilizzare le risorse esistenti • Creazione di un centro di eccellenza per la RS&D delle tecnologie correlate

all’a produzione, utilizzo e distribuzione dell’idrogeno. • Coordinamento delle attività a breve, medio e lungo termine in stretto contatto

con tutti protagonisti industriali, in modo da identificare e sostenere le iniziative necessarie ed adeguate ed appoggiarle con iniziative politiche e normative che forniscano un chiaro segnale alle industrie ed ai consumatori. Attaccare preliminarmente i punti deboli per una prossima realizzazione di

un’economia dell’idrogeno menzionati precedentemente e creare una prima base per un preliminare sfruttamento per alimentare una serie di flotte di automezzi e di impianti stazionari di differenti taglie e tecnologie.

E quindi:

• Utilizzare l’idrogeno che c’è e che oggi viene bruciato in torcia e che pertanto

gode di un costo inferiore rispetto ad idrogeno prodotto ad hoc

• Istituire una zona geografica nelle quale vigano norme specifiche per

l’idrogeno (sarebbe per esempio sufficiente equiparare l’idrogeno al metano,

come peraltro avviene oggi in ambito industriale e recepire le norme vigenti

in Paesi come USA e Giappone)

• Istituire un consorzio tra pubblico e privato che guidi il processo di

“idrogenizzazione” della Sicilia

Soggetti promotori

Regione Sicilia, enti locali, UE, Istituti Bancari, PMI, Industria Petrolchimica e di Raffinazione, Industrie interessate o da coinvolgere.

Soggetti coinvolti

Enti di ricerca e universitari, Enti normanti. Strategie e definizione degli obiettivi

Gli obiettivi per la Sicilia sono rappresentati dal selezionare, realizzare ed far crescere un sistema in grado di assicurare l’approvvigionamento di energia sicura,

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pulita ed affidabile per garantire una qualità di vita elevata. Per garantire un ambiente economico competitivo, i sistemi energetici devono soddisfare esigenze di attenuazione degli effetti del cambiamento climatico, ridurre le emissione di sostanze inquinanti, ed affrontare il problema dell’esaurimento delle riserve petrolifere. Il mancato conseguimento degli obiettivi elencati comporterà un significativo impatto negativo sull’economia, l’ambiente e la sanità pubblica. La strategia di diffusione dell’idrogeno come vettore energetico e delle tecnologie della sua trasformazione in energia elettrica sono coerenti con un’utilizzazione più efficiente dell’energia e lo sviluppo di fonti energetiche esenti da carbonio.

L’introduzione graduale dell’idrogeno e delle celle a combustibile presuppone l’adozione ed il coordinamento di misure politiche forti a sostegno della tecnologia, della ricerca e sviluppo, tenendo conto del tempo necessario alla commercializzazione. Dette misure, che riguardano sia l’offerta che la domanda, devono favorire le tecnologie e le applicazioni in funzione delle loro capacità di soddisfare gli obiettivi strategici. Dette misure comprendono: • Sostegno (fiscale, finanziario ed in materia di regolamentazione) ai progetti

pilota e di dimostrazione, mediante azioni dirette ed indirette.

• Misure volte a favorire l’efficienza energetica in modo da incentivare la

domanda di trasporti ed applicazioni stazionarie non inquinanti.

• Sostegno alla progettazione di infrastrutture ed alla pianificazione e

valutazione della fattibilità economica nelle varie fasi di sviluppo di mercato.

• Esame ed eliminazione degli ostacoli di tipo regolamentare alla

commercializzazione dell’idrogeno e delle celle a combustibile.

• Esame ed elaborazione di codici e norme a sostegno dello sviluppo

commerciale.

• Semplificazione ed armonizzazione dei requisiti in materia di pianificazione

e certificazione.

• Valutazione della portata e dell’efficacia di misure strategiche alternative, tra

cui domanda di mercato/politiche dei prezzi incrementali e uso attivo degli

appalti pubblici.

• Coordinamento con analoghe iniziative nazionali ed europee.

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• Favorire iniziative di ricerca e sviluppo finalizzate alla soluzione dei

problemi tecnologici legati alla produzione, distribuzione, stoccaggio,

utilizzo, infrastruttura e sicurezza dell’idrogeno.

L’ottimizzazione dei fattori economici della costruzione di una infrastruttura per la distribuzione e l’utilizzo dell’idrogeno necessita di aree geografiche selezionate dove far partire iniziative pilota in modo concentrato.

La concentrazione di veicoli, stazioni di rifornimento, applicazioni stazionarie renderà più economici e redditizi gli investimenti sulle infrastrutture, permetterà, attraverso le sinergie di ottimizzare lo sfruttamento ed un miglior rapporto di utilizzazione delle infrastrutture. I proto-cluster devono sorgere lì dove gli investimenti iniziali possono essere ridotti dalla presenza di una produzione di idrogeno industriale non sfruttata ed in aree in cui l’integrazione di tutte le possibili applicazioni in un cluster che si ampli col tempo, garantisca l’interazione fra i diversi livelli della catena idrogeno e particolarmente fra applicazioni stazionarie e mobili.

La Sicilia deve affrontare tale approccio a due livelli : interno, identificando alcune zone di sviluppo prioritario (tre distretti collegati alle realtà industriali in cui l’idrogeno è già presente : Priolo, Milazzo, Gela) ed a livello europeo, proponendosi come una delle prime aree geografiche da cui far partire il network europeo di produzione, utilizzazione e distribuzione del vettore energetico idrogeno.

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In figura (up) sono visualizzati i siti siciliani dove si registra la presenza di

idrogeno da fonte petrolchimica e da wind-farm da realizzare o proposti in territori pianeggianti (quest’ultima scelta verrà chiarita successivamente in modo dettagliato nel progetto opportunità). Qui basti dire che vi sarà la concreta possibilità che l’energia elettrica prodotta dagli impianti eolici non potrà essere assorbita dalla rete locale di distribuzione (AT e MT) e pertanto potrà risultare conveniente, soprattutto se gli impianti saranno siti in zone dove sarà presente una costante domanda, produrre idrogeno per autotrazione. Da qui la scelta di rilevare momentaneamente solo le zone pianeggianti che sono risultate essere adatte ad ospitare impianti eolici. I raggi delle circonferenze indicano qualitativamente la disponibilità di idrogeno dalle due differenti fonti. Se l’idrogeno in esubero delle lavorazioni petrolchimiche si può intendere come già disponibile (le opere infrastrutturali per il suo sfruttamento risultano essere significativamente minori) e quello proveniente dalle wind-farm solo in un secondo momento, si vede (sempre dalla figura – up) come la zona ricadente nelle province di Siracusa, Ragusa e Caltanisetta risulti essere avvantaggiata sia per il breve che per il medio periodo. Tuttavia se per una prima fase sperimentale (dove dovranno essere testate sul campo le tecnologie “idrogeno”) la situazione è palesemente favorevole, la distanza delle tre maggiori città (e quindi con più elevato indice di consumi, sia stazionari che mobili) dalle zone appena citate rende obbligatorio, in una seconda fase (medio termine) un intervento infrastrutturale finalizzato all’integrazione della domanda e dell’offerta. Parallelamente devono essere intensificati gli sforzi per la produzione di idrogeno decentralizzata da fonti rinnovabili, successivamente (terza fase) afferenti al network infrastrutturale.

L’obiettivo a breve termine risulta essere quindi la creazione del primo “Hydrogen Cluster” in Sicilia attraverso azioni di ordine normativo, culturale, politico ed economico, nel quale sia possibile convogliare una quota parte delle attività dimostrative comunitarie legate alla tecnologia “celle a combustibile”. Tra i principali problemi riscontrati nell’ambito dello sviluppo del “sistema idrogeno” vi sono: • L’assenza di una normativa europea in merito all’idrogeno • La diffidenza generalizzata nei confronti dello stesso a causa di una colpevole (

e a volte interessata) disinformazione • Gli elevati costi, legati soprattutto alla fase ancora prototipale delle tecnologie

in questione • L’assenza di manodopera specializzata capace di supportarne lo sviluppo

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• L’elevato costo dell’idrogeno (vettore e non fonte energetica) che viene “estratto” da combustibili di origine fossile (steam reforming) e dall’acqua (elettrolisi) Il primo passo è quello di istituire presso le già individuate province di Siracusa,

Ragusa e Caltanisetta un network del tessuto produttivo locale legato alla petrolchimica sulla base di già esistenti sinergie (etilenodotti, metanodotti, oleodotti, idrogenodotti, ecc.) finalizzato alla realizzazione di differenti progetti dimostrativi legati al “sistema idrogeno”.

Contemporaneamente, onde evitare che il tessuto civile ed imprenditoriale (soprattutto legato alla PMI) si trovi impreparato e si dimostri inerte se non ostile a tali tecnologie, una serie di attività miranti alla formazione e alla promozione.

Un’azione che pur essendo praticamente a “costo zero” avrà un impatto decisivo sarà, sfruttando la potenziale capacità legislativa della Regione Sicilia (in virtù della sua autonomia) è quella di assimilare, seppur nel solo “Hydrogen Cluster”, l’idrogeno al metano. In maniera tale da superare tutte quelle difficoltà, di ordine principalmente burocratico, in ambito di autorizzazioni antincendio, sicurezza, ecc. Se si riflette poi sul fatto che tali difficoltà nascono fondamentalmente dall’assenza di esperienza degli organi certificatori (vedi Vigili del Fuoco) a causa dell’innovatività della tecnologia risulta evidente la rilevanza di una tale azione, non solo in ambito locale, ma addirittura comunitario.

Con l’istituzione del primo “cluster idrogeno” in Sicilia tutta una serie di impianti dimostrativi potranno essere installati presso le strutture industriali esistenti con notevoli benefici in ordine di disponibilità tecniche e di ridotti costi. In figura (down-giallo) è possibile vedere la zona interessata dall’”Hydrogen Cluster” nella prima fase della sua realizzazione.

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Nella seconda fase del progetto gli obiettivi principali da raggiungere sono i seguenti creare ulteriori “cluster”:

attorno ad altre zone dove è possibile o registrare presenza di idrogeno industriale o la possibilità di produrlo da impianti eolici siti in zone pianeggianti. Tali sono infatti le zone evidenziate nella seconda immagine (down-green) dove:

o la zona del milazzese è interessata dalla presenza di idrogeno

industriale, vista la presenza di impianti di raffinazione del greggio,

che non è stata inserita nella prima fase a causa dell’eccessiva

espansione territoriale del cluster che ne sarebbe derivato. Ciò

comunque non implica che tale zona non possa essere interessata da

attività legate all’idrogeno

o la zona ricadente tra Trapani e Mazara del Vallo è una delle più estese

in ordine di potenzialità per la produzione di eolico su territori

pianeggianti, per tale ragione è stata inserita nella seconda fase del

progetto che prevede attraverso una sinergia tra due tecnologie che

ancora oggi non hanno espresso tutto o in parte il loro potenziale

(eolico ed idrogeno) di estendere, per successive fasi, l’offerta di

idrogeno su una superficie sempre più estesa della regione

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o la zona di Catania oltre ad essere la seconda maggiormente popolata

registra la maggiore presenza di users industriali ed ha il vantaggio di

essere ubicata tra Milazzo ed il primo “cluster”, ovvero tra le due

principali fonti di idrogeno a basso costo, pertanto è stata inserita

nella seconda fase. Quella che in generale dovrà vedere

l’implementazione delle tecnologie legate all’idrogeno che, nella

prima fase, avranno dimostrato la loro efficienza e comprovata

affidabilità.

• Includendo le grandi città per aumentare la domanda di idrogeno (in modo da

ridurne i costi) e la possibilità di incrementare l’uso delle tecnologie ad esso

colegate

o La zona compresa tra Palermo e la zona industriale di Termini

Imerese risulta essere importante per la presenza della principale città

e della FIAT insieme al parco centrali termoelettriche ENEL. Se ben

collegate, tali attività, possono contribuire in modo significativo allo

sviluppo del sistema idrogeno in Sicilia e non solo. Sebbene in tale

zona non esiste una produzione di idrogeno, né da sub-produzione

industriale né una possibile da wind-farm, la possibilità di:

Produrre idrogeno per autotrazione da fonti di origine fossile

abbinata a tecnologie di “CO2 sequatretion”

Produrre energia elettrica con impianti a celle a combustibile

ad alta temperatura alimentati a Gas Naturale in sostituzione

degli obsoleti impianti termoelettrici esistenti

fanno si che sia una pedina importante.

• Nelle piccole isole dove, dopo una prima fase in cui sono state comprovate le

tecnologie legate all’idrogeno ed alle celle a combustibile accoppiate con

fonti energetiche rinnovabili (sole e vento), dovranno divenire uno dei

principali campi di applicazioni di tali tecnologie per raggiungere i necessari

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standard di gestione energetica in ordine di approvvigionamento e di

riduzione delle emissioni inquinanti

Sempre in una seconda fase dovranno essere implementate le infrastutture

legate all’idrogeno, soprattutto gli idrogenodotti (in figura-up sono evidenziati,

seppur qualitativamente) che dovranno, in questa fase, collegare i principali siti di

produzione di idrogeno che saranno nel frattempo realizzati. Le città di Catania e

Messina saranno, per quanto espresso precedentemente, le prime ad essere

interessate da tale attività. Ciò rappresenterà un forte incentivo alle attività della

seconda fase, come flotte di bus pubblici e auto private circolanti nelle principali

città, produzione decentralizzata di energia elettrica con efficienze elettriche

superiori al 50% con la diffusione di impianti di generazione on-site (1-5 kWe) e

distribuita (50-250 kWe).

Nella terza fase (lungo periodo-2020/2050) l’affermarsi di altre tecnologie quali

la produzione di idrogeno da biomasse e l’espandersi e il ramificarsi degli

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idrogenodotti porterà all’espandersi dell’offerta di idrogeno soprattutto grazie al

contributo degli impianti eolici siti in zone “crinaliche” le quali non possono dare

un contributo rilevante nelle prime fasi trovandosi distanti o difficilmente

raggiungibili dalle principali arterie di comunicazione viaria. Nelle immagini

seguenti è indicata qualitativamente la prosecuzione temporale dell’instaurarsi

dell’economia idrogeno in Sicilia:

• Gli idrogenodotti locali verranno congiunti in un unico grande idrogenodotto

alimentato da differenti fonti:

o Petrolchimica

o Eolica, Solare

o Da biomassa

o Da fonti fossili con sequestro della CO2

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Benefici energetici ed ambientali

A piano terminato, perfetto fittine con le indicazioni del protocollo di Kyoto

fino al lungo termine

Ricadute occupazionali attese

Influenza sul breve termine con ricadute occupazionali sull’industria

petrolchimica, PMI sviluppo e montaggio sistemi, R&S con stime sulle centinaia di

unità per settore. Di proporzioni nettamente superiori a breve e lungo termine.

Stima investimenti

La somma di tutti i singoli progetti che saranno di seguito elencati. Per i progetti

di prima fase riguardanti lo sfruttamento dell’idrogeno dagli impianti cloro-soda e

delle raffinerie i costi potrebbero aggirarsi intorno ai 10M€.

Relazioni con altre azioni e/o strumenti pianificatori

Lo svolgimento di una iniziativa ad ampio spettro finalizzata all’introduzione

dell’idrogeno quale combustibile e vettore energetico di elezione nel lungo termine

non può non fare riferimento e collegarsi in maniera forte con le analoghe

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iniziative, sia di supporto che politiche, nella scelta delle strategie, che la

Commissione Europea, attraverso i diversi canali operativi ha varato e messo in

atto nel corso di questi ultimi anni.

In particolare lo sviluppo preliminare di distretti idrogeno dove questo

combustibile è già prodotto industrialmente come risultante secondaria di un

processo chimico (cloro-soda, raffinerie) è un obiettivo dichiarato dei “Lighthouse

Project” recentemente annunciati dalla Comunità Europea.

Lo scopo dei “Lighthouse Project” è quello di creare una correlazione fra

attività a breve termine con ipotesi più adatte al lungo termine, lì dove esistono le

condizioni al contorno e, quindi, la possibilità di affrontare tecnologie ed approcci

non ancora maturi per il mercato a condizioni economicamente favorite dalla

presenza di una produzione di idrogeno a basso costo e da un ambiente industriale

notoriamente più accessibile dal punto di vista normativo. Tali progetti devono,

nella visione della Commissione, affrontare in maniera integrale i principali

elementi dell’economia dell’idrogeno : produzione, distribuzione, e utilizzo in

applicazioni stazionarie e trasporti con tecnologia celle a combustibile. Lo scopo è

di ottenere esperienze consistenti prima dell’effettiva partenza del mercato vero e

proprio proponendosi come ponte tra la fase di ricerca, sviluppo e dimostrazione e

l’introduzione commerciale del mercato dell’idrogeno. L’integrazione di tutti gli

elementi nella catena idrogeno, dalla produzione all’utilizzo nelle diverse

applicazioni, garantisce quel livello di sinergia considerato fondamentale

nell’ottimizzazione dei parametri sia tecnici che economici.

Per sensibilizzare, da un lato, e coinvolgere dall’altro le regioni europee, la

Commissione prevede un meccanismo di cofinanziamento con le autorità politiche

locali, le imprese e la Commissione stessa. Tali meccanismi, ancora da definire,

prevedono un coinvolgimento delle funzioni locali intorno al 30% dell’intera

progettualità e richiedono, come base, una forte decisionalità nel supportare,

spingere ed adottare il sistema idrogeno come fonte energetica nel lungo termine.

La regione Sicilia si può porre come uno degli interlocutori preferenziali della

Commissione, sia per la già presente produzione di idrogeno, sia per la tipicità

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geografica di isola, sia per la naturale prioritaria adattabilità alle fonti di energia

rinnovabile. Tale strumento può diventare per al Sicilia una fonte di

cofinanziamento, per condividere gli elevati investimenti da prevedere, è può

proiettare la Sicilia come una delle regioni europee pilota per l’introduzione

dell’economia dell’idrogeno con i collegati benefici in termini di competitività,

sviluppo e sociale ed industriale. In tale ottica, essendo stato creato all’interno della

Platform Europea il cosiddetto “Mirror Group” che dovrebbe contenere le

principali componenti di progetti nazionali e regionali relativi ad idrogeno e celle a

combustibile, se ne suggerisce la partecipazione in modo di dare visibilità

all’iniziativa e, nello stesso tempo, operando all’interno, pilotare le iniziative anche

verso le specificità di un territorio particolare come la Sicilia.

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Azioni nel settore mobilità e trasporti.

La domanda di mobilità delle persone è aumentata in misura anche maggiore di quella delle merci.

Questa domanda aggiuntiva si è rivolta, però, quasi esclusivamente verso la modalità su strada con mezzi di trasporto privati a causa della crescente diffusione dell’automobile e del sistema socio-culturale esploso nell’ultimo dopoguerra: infatti, in Sicilia si rileva una prevalenza del trasporto privato che è pari al 67,7%, rispetto al trasporto pubblico, pari al 32,3%. Per quest’ultimo, il 6,5% effettuato col sistema ferroviario e il 25,8% su gomma.

Le aziende operanti in Sicilia nel settore dei trasporti su gomma urbani ed extraurbani nel 2000 erano 140, di cui 130 private e 10 pubbliche (di cui solo una a carattere regionale), tutte di piccole dimensioni, elemento questo di ostacolo alla necessaria riorganizzazione della rete.

La concentrazione maggiore delle aziende che operano nel settore dei trasporti pubblici si ha nelle province di Palermo, Messina e Agrigento.

Malgrado le necessità legate all’inquinamento ambientale sono ancora pochi i mezzi a basso impatto ambientale in uso presso le aziende di trasporto pubblico.

I veicoli a celle a combustibile sono ancora nella fase di sviluppo pre-commerciale. Nella fase iniziale l’uso nei veicoli può comprendere gruppi ausiliari di potenza per la generazione di energia elettrica a bordo dei veicoli e successivamente alla trazione elettrica. I veicoli a celle a combustibile si troveranno a competere con veicoli ibridi (motore a combustione/motore elettrico) poco inquinanti ed efficienti la cui commercializzazione, d’altra parte, contribuirà alla riduzione dei componenti elettronici ed elettrici presenti anche nei veicoli a celle a combustibile.

L’introduzione dell’idrogeno e delle tecnologie FC nei trasporti presuppone una infrastruttura di rifornimento di grandi dimensioni. L’infrastruttura specifica per l’idrogeno richiede ingenti investimenti e costituisce una delle principali barriere alla commercializzazione. Le nuove stazioni di rifornimento dovranno inizialmente utilizzare l’idrogeno prodotto a livello locale o industriale. L’idrogeno liquido è solitamente distribuito anche con automezzi pesanti e la capacità esistente potrebbe essere facilmente potenziata in modo da rifornire gradualmente i nuovi veicoli man mano introdotti. L’idrogeno può infine essere mescolato al gas naturale e distribuito negli appositi gasdotti.

L’introduzione dei veicoli ad idrogeno dovrebbe iniziare dal parco di autobus di linea, dal parco autovetture pubblico, di microveicoli (quadricicli) per applicazioni

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particolari e di veicoli commerciali cittadini delle grandi città per poi interessare, in una seconda fase, i veicoli privati. Gli autobus urbani sono particolarmente adatti vista la possibile centralizzazione degli impianti di rifornimento, la tradizione ingegneristica delle aziende pubbliche di trasporto, la possibilità di qualificare il personale e la possibilità di verificare la tecnologia in condizioni di traffico difficili e congestionate; tale applicazione avrebbe anche il risultato di sensibilizzare, adeguatamente pubblicizzata, l’opinione pubblica in materia.

Una ulteriore possibilità è rappresentata dalle applicazioni navali e marittime. Le attività suggerite rispettivamente per il breve, medio e lungo termine sono:

BREVE TERMINE Azioni parallele

• Promozione dell’utilizzazione di combustibili liquidi derivanti dalla biomassa in miscelazione con benzine tradizionali (rinnovabili)

• Valorizzazione ed incentivazione dell’uso del metano come combustibile pulito sia per il settore pubblico (bus) sia per quello privato. Incentivazione della diffusione delle stazioni di distribuzione del metano per uso trazione. (Azione propedeutica alla diffusione del concetto dell’uso di un combustibile gassoso per la trazione e alla realizzazione di stazioni di rifornimento che saranno indispensabili per la successiva fase di produzione dell’idrogeno)

Iniziative

• dimostrazione di flotte di autobus a cella a combustibile ad idrogeno (progetto “Hybus”)

• dimostrazione di stazioni di rifornimento ad idrogeno (progetto “Hire”) • flotte di quadricicli/veicoli leggeri per la movimentazione in aree protette

o di particolare rilevanza turistico-ambientale o di particolare problematica di movimentazione (progetto “Hylands”)

• stazioni di rifornimento di idrogeno da rinnovabile (progetto “Hylands”) • dimostrazione di barche, natanti a cella a combustibile (progetto

“Hylands”).

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MEDIO TERMINE Implementazione numerica di quanto avviato nel breve termine utilizzando gli

sviluppi tecnologici ed economici del settore che saranno sviluppati nell’arco temporale.

• Introduzione della trazione con Idrogeno sui mezzi pubblici (bus), incentivazione su auto a celle a combustibile. Produzione decentrata di idrogeno da metano in corrispondenza delle stazioni di rifornimento, utilizzando i metanodotti per trasferire il combustibile alle stazioni.

• Produzione di idrogeno da energie rinnovabili raggruppamenti di reti locali di distribuzione di idrogeno in parallelo alla produzione decentrata di idrogeno da metano.

• Flotte di veicoli a celle a combustibile • Flotte di Bus a celle a combustibile

LUNGO TERMINE

• Produzione di idrogeno da energie rinnovabili e raggruppamenti di reti locali di distribuzione di idrogeno in parallelo alla produzione decentrata di idrogeno da metano.

• Veicoli a celle a combustibile • Bus a celle a combustibile • Natanti a celle a combustibile

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Progetto 1: “HYBUS”

Dimostrazione di flotte di autobus a cella a combustibile ad idrogeno

Obiettivi e motivazione dell’azione

I livelli di inquinamento da traffico stradale, particolarmente in un contesto urbano, sono in continuo aumento nonostante il progressivo miglioramento dei processi di combustione connessi con lo sviluppo dei sistemi di trazione tradizionali ed in generale di riduzione delle emissioni sul singolo veicolo. Il motivo principale risiede nel continuo incremento del numero dei mezzi che non appare sufficientemente bilanciato né dal progresso tecnologico né dai provvedimenti restrittivi che alcune amministrazioni locali assumono in concomitanza di episodi di inquinamento particolarmente acuti.

L’introduzione di mezzi di TPL (trasporto pubblico locale) a basso o nullo impatto ambientale rappresenta l’incubatore ideale per la prova pre-industriale di nuove tecnologie grazie al maggiore spazio a bordo rispetto agli autoveicoli, l’utilizzo regolare e relativamente stressante, maggiore visibilità verso l’utenza e, nel caso di gestione pubblica, maggiore supporto delle istituzioni per la promozione e la visibilità.

Le celle a combustibile ad idrogeno rappresentano una nuova e concreta opportunità per la realizzazione di veicoli pubblici per centri urbani ad emissione zero.

Quadro di riferimento

In ambito internazionale sono in corso importanti attività di ricerca, sviluppo e dimostrazione su questi temi; in particolare sono affrontate tutte le nuove tecnologie per la propulsione, la sicurezza e la protezione dell’ambiente, con un approccio sistemico e globale che include le fonti energetiche per i trasporti, le modalità di gestione intermodale delle diverse tipologie di vettori, la personalizzazione sia in termini di prodotto che di servizio dei mezzi di trasporto, destinati a diversificarsi in nicchie sempre più frammentate e mirate.

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In questo contesto un ruolo sempre più rilevante è stato destinato alla

realizzazione di bus a cella a combustibile quale soluzione finale del trasporto pubblico ad emissione zero in centri urbani. Le principali iniziative sono: • a livello europeo, il programma CUTE co-finanziato dalla Comunità Europea,

che prevede la costruzione e messa in circolazione di 30 bus nelle principali

città europee con un network di stazioni di rifornimento ad idrogeno

diversificato in modo da approcciare le principali metodologie di produzione

del combustibile). Il modello di base è il Citaro di Mercedes, un autobus di 12

metri e la cella a combustibile di tecnologia Ballard è in configurazione “full

power”. Nel progetto, la DaimlerChrysler fornisce gli autobus agli operatori

del trasporto al prezzo di 1.28M€ ciascuno.

• negli USA ed in Giappone le iniziative sono molteplici; basti segnalare le

flotte a tutt’oggi operanti a Vancouver, Chicago e Thousand Palm, che hanno

già raggiunto oltre 10.000 ore di esercizio con circa 70.000 km percorsi ed

oltre 150.000 passeggeri trasportati.

• in Italia l’unico precedente è rappresentato dall’Irisbus di Torino che utilizza

un CityClass IVECO 491 e tecnologia UTC per la cella a combustibile. Da

notare che dopo la realizzazione il bus è stato costretto ad effettuare i test nel

circuito di prova CRF in mancanza di una adeguata normativa che ne ha

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impedito l’utilizzo in città; la situazione si è sbloccata all’inizio del 2004 con

l’autorizzazione ad operare in città.

Soggetti Promotori

Società di Trasporti Pubblici, Amministrazioni locali.

Soggetti Coinvolti

Costruttori di autobus, costruttori di celle a combustibile, enti di ricerca ed università, competenze normative e di omologazione. Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi

L’attività dovrebbe svolgersi nell’arco di due/tre anni e prevedere la realizzazione di 6 bus da destinare singolarmente alle tre principali città (Palermo, Catania e Messina) e tre ai distretti Idrogeno (vedi progetto n..) in modo da permettere la verifica e la funzionalità distinguendone le esperienze con diversi e correlato approcci per la modalità di produzione e rifornimento idrogeno ed in modo da creare le basi per una successiva implementazione sia in qualità che in quantità nella successiva fase a medio termine.

L’attività dovrebbe prevedere: • valutazione delle prestazioni attese

• identificazione del veicolo

• prove preliminari sul veicolo tradizionale

• profilo di missione

• scelta del sistema di trazione ed impostazione delle simulazioni del bilancio

energetico

• identificazione livello di ibridizzazione (se necessario)

• scelta dei componenti

• sistema di accumulo del combustibile

• sistema di controllo

• prove a banco

• assemblaggio bus

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• test in campo

• operatività

Le azioni relative alla realizzazione e gestione delle stazioni di rifornimento saranno descritte nel progetto relativo.

Dovranno essere inoltre attivate iniziative relative alla realizzazione di idonee officine nei parchi macchine delle società di trasporti ed adeguati corsi per il personale addetto alla guida ed alla manutenzione.

Non di secondaria importanza attività tecnico-politiche sui passi necessari da un punto di vista normativo e di omologazione.

Benefici energetici ed ambientali

L’efficienza media dei mezzi di trasporto pubblico convenzionale nei profili di missione urbani non supera in media il 7-8%; questo è dovuto ai numerosi stop e ripartente ed alla caratteristica dei MCI di ottenere efficienze elevate a maggiori carichi (maggiore velocità); i sistemi a celle a combustibile si caratterizzano anche dal fatto di presentare le efficienze più elevate a carichi minori e sono quindi i sistemi più adatti per ottenere efficienze elevate in cicli urbani (vedi figura)

L’abbattimento della produzione di inquinanti localmente è totale (ovviamente bisogna tener conto di come l’idrogeno utilizzato è stato prodotto per ottenere il

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dato assoluto di diminuzione di emissioni). Altrettanto ovvio come in questa prima fase di sperimentazione ed introduzione della tecnologia, stante l’irrisorio numero di mezzi rispetto al totale parco di mezzi pubblici, i benefici sono da considerarsi in prospettiva al momento dell’incremento numerico dei mezzi in esercizio. Ricadute occupazionali attese

Valgono gli stessi discorsi dei benefici ambientali. Localmente, nella zona di utilizzo, le nuove figure professionali degli addetti alla manutenzione incideranno nel tempo in funzione del numero degli autobus man mano eserciti. Anche nel settore delle diverse produzioni del power-train ci saranno benefici occupazionali correlati.

Stima investimenti richiesti

Partendo dalla base di un costo di sviluppo medio di bus di 1.5M€, ed ad una base comune di investimento per i 6 veicoli, i costo totali del progetto non dovrebbero eccedere 15-20M€, includendo ogni attività. E’ altrettanto chiaro che i soggetti proponenti e coinvolti dovrebbero co-finaziare in diversa percentuale il costo totale di progetto.

Relazioni con altre azioni e strumenti pianificatori

Come già menzionato questo progetto dovrebbe essere strettamente correlato con le attività di sviluppo dei distretti idrogeno e sviluppo stazioni di rifornimento che saranno descritti di seguito. In questa ottica si dovrebbe prefigurare una iniziativa a livello europeo che sarà maggiormente definita nella descrizione del progetto “distretti idrogeno”.

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Progetto 2 : “HIRE”

Dimostrazione di stazioni di rifornimento ad idrogeno

Obiettivi e motivazione dell’azione

Realizzazione di 6 stazioni di rifornimento per autobus ad idrogeno con diverse strategie di produzione e distribuzione (3 nelle città progetto1 e 3 nei distretti idrogeno).

L’uso dei mezzi di trasporto alimentati ad idrogeno dipenderà anche dallo sviluppo adeguato di una infrastruttura di rifornimento diffusa e a costi accettabili. Attualmente nel mondo (vedi tabella) esistono solo alcune stazioni di rifornimento che propongono idrogeno a prezzi elevatissimi; i costi di costruzione e gestione di queste stazioni devono diminuire al fine di renderle economicamente sfruttabili. In una prima fase devono essere costruite stazioni di rifornimento per parchi veicoli ((vedi progetto 1). Nella fase iniziale potrebbero essere rifornite anche imbarcazioni utilizzate a livello locale.

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Quadro di riferimento

Nella tabella precedente sono elencate le stazioni di rifornimento ad idrogeno ad oggi realizzate.

La gestione di flotte di mezzi pubblici ad idrogeno prevede delle stazioni di rifornimento; la localizzazione e la diversificazione del sistema di produzione è legata alla localizzazione geografica ed alla motivazione finale del progetto. Soggetti Promotori

Produttori e distributori di idrogeno, società di trasporto pubblico

Soggetti Coinvolti

Società produttrici di reformer, elettrolizzatori, enti di ricerca ed università, competenze di sicurezza, normative.

Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi

Una volta determinate le specifiche generali da rispettare in termini di pesi ed ingombri a bordo degli automezzi, nell’ottica di installare in una evoluzione successiva il prototipo a bordo di un mezzo, si provvederà a studiare e risolvere gli aspetti della sicurezza legati al rifornimento, all’erogazione in esercizio ed allo stoccaggio dell’idrogeno a bordo di un mezzo di trasporto, problematiche tutte peculiari della finalità del prototipo e diverse da quelle normalmente affrontate nella progettazione di impianti stazionari, compresi quelli di idrogeno.

I requisiti di sicurezza dovranno tuttavia permettere di poter completare un rifornimento in tempi compresi tra i 15 ed i 30 minuti, considerati un parametro di attesa tollerabile per l’impiego successivo a bordo di un mezzo di trasporto pubblico che stazionerà in un’area di rifornimento.

L’erogazione del combustibile alla catena di trazione destinata a consumarlo dovrà avvenire attraverso una linea di distribuzione la cui portata stimata è attorno ai 50 Nm3/h.

Poiché la tematica del rifornimento, in termini sia di tempi di esercizio che di sicurezza dell'esercizio stesso necessita di una integrazione e compatibilità tra la parte a bordo di un mezzo e l’interfaccia che dovrà provvedere al suo rifornimento, nell’ambito del progetto verranno studiate e definite le caratteristiche dell’impianto di rifornimento del combustibile idrogeno.

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L’impianto verrà studiato onde essere idoneo a gestire il rifornimento contemporaneo di tre automezzi, sulla base delle dimensione del serbatoio e dei tempi di rifornimento sopra indicati.

I valori stimati per il sistema di stoccaggio (250-300 Nm3) comporteranno la necessità di prevedere per l’impianto di rifornimento un sistema di stoccaggio a terra a pressioni superiori ai 200 bar (g), onde permettere di completare il rifornimento per semplice travaso di pressione nei tempi indicati, e successivamente (col supporto di un compressore che funga da reintegro dell’idrogeno trasferito a bordo mezzo) reintegrare, in tempi anche più lunghi, lo stoccaggio a terra.

Nelle tre città potrebbero essere utilizzate le tecnologie di produzione di idrogeno da metano, GPL e alcoli (metanolo e/o etanolo). Nei distretti sarà impiegato idrogeno industriale già disponibile, e quindi a costi inferiori, in serbatoi a pressione e disponibili alla stazione via idrogenodotto.

L’attività dovrebbe avere la durata di 3 anni e deve coinvolgere tutte le

competenze in termini di sicurezza e gestione.

Benefici energetici ed ambientali

Tutti collegati allo sviluppo della tecnologia celle a combustibile e sistema idrogeno.

Ricadute occupazionali attese

Nel breve termine tecnici specializzati nella gestione e manutenzione delle stazioni.

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Stima investimenti richiesti

In figura è mostrata una stima degli investimenti richiesti per stazioni di

rifornimento ad idrogeno utilizzanti tecnologie attualmente utilizzate nelle industrie del settore per gas tecnici. L’ottimizzazione e la realizzazione di sistemi di produzione di idrogeno”on site” da metano, GPL e biomasse, insieme all’utilizzo delle tecnologie tradizionali nei distretti idrogeno insieme alla realizzazione di mini network di distribuzione dell’idrogeno dovrebbe quantificare il totale investimento intorno a 200M€ per i6 impianti.

Relazioni con altre azioni e strumenti pianificatori

Come già menzionato questo progetto dovrebbe essere strettamente correlato con le attività di sviluppo dei distretti idrogeno che saranno descritti di seguito e con il progetto 1 riguardante lo sviluppo di flotte di bus ad idrogeno e celle a combustibile. Anche in questo caso si dovrebbe prefigurare una iniziativa a livello europeo che sarà maggiormente definita nella descrizione del progetto “distretti idrogeno”.

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Progetto 3 “HYLANDS”

Dimostrazione di flotte di quadricicli/veicoli leggeri per la movimentazione in aree protette o di particolare rilevanza turistico-ambientale o di particolare

problematica di movimentazione, stazioni di rifornimento di idrogeno da rinnovabile, dimostrazione di barche, natanti a cella a combustibile.

Obiettivi e motivazione dell’azione

Il costo dell’energia elettrica nelle isole minori e nei parchi naturali (protocollo di intesa Enel-lega Ambiente sulle rinnovabili) è notevolmente superiore. Il gap nel costo è coperto dalle istituzioni pubbliche. Le isole minori, notoriamente di superiore valore turistico, incidono anche come costi ambientali. Per tali ragioni le isole minori (Eolie, Egadi, Lampedusa, Linosa, …) si prospettano come siti ideali per l’ integrazione energie rinnovabili, idrogeno, celle a combustibile e per l’integrazione tra applicazioni stazionarie e mobili così come identificato come obiettivo prioritario nel breve termine dei progetti pilota della Comunità Europea. Il fatto di abbinare le dimostrazioni di applicazioni stazionarie a quelle effettuate sui trasporti consentirà di trarre il massimo profitto dalla tecnologia e perfezionare le conoscenze sulle possibili sinergie. In questo caso sarà opportuno sostenere non solo le grandi aziende ma anche le PMI che tentano di crearsi delle nicchie di mercato. Queste attività dovrebbero contribuire a:

• favorire lo sviluppo delle tecnologie rinnovabili e relative all’impiego

dell’idrogeno

• in qualche modo aiutare l’occupazione locale, non fosse altro nella fase

realizzativa ma certamente anche in forma permanente come sempre avviene nei

sistemi distribuiti

• offrire occasioni di sviluppo tecnologico in aree spesso molto depresse

• garantire migliori condizioni ambientali dato che le fonti rinnovabili e l’idrogeno

sono sicuramente ottimali per questi aspetti

• offrire occasioni all’industria di poter competere anche all’estero dove, anche

solo limitandoci al Mediterraneo, le occasioni di replica sono potenzialmente

elevate.

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Quadro di riferimento

Un sistema per un’isola minore potrebbe essere schematizzato come segue: Una delle possibilità che si ha per il controllo della rete dell’isola è quello di

utilizzare l’energia rinnovabile ed utilizzare il surplus o il periodo di non collegamento alla rete per produrre idrogeno. Si richiedono oggi circa 4,8kWh di energia elettrica per dissociare dall’acqua un metro cubo di questo gas, utilizzando efficienti elettrolizzatori.

Il gas potrebbe alimentare una piccola flotta dei veicoli locali, in certe isole poche unità. Certamente oggi non esistono molti modelli di auto che possono utilizzare questo gas, ed inoltre esistono anche problemi normativi. Lo sviluppo di quadricicli leggeri ad idrogeno potrebbe rispondere perfettamente alle problematiche di una mobilità stagionale. Comunque l’idrogeno potrebbe essere utilizzato maggiormente nelle stagioni fredde per usi domestici. Una ulteriore possibilità è data dalla utilizzazione dell’idrogeno per soddisfare picchi di domanda per la produzione di energia elettrica tramite generatori a celle a combustibile.

L’idrogeno dovrebbe essere accumulato per servire quale combustibile per la produzione di energia elettrica, ad esempio durante la notte in inverno, inoltre negli ospedali, se esistenti, quali generatori di emergenza al posto dei normali gruppi elettrogeni.

Oggi l’idrogeno prodotto per via elettrolitica è solo il 4% del totale. La via più seguita è quella del reforming del metano, strada non ipotizzabile nella gran parte delle isole minori non connesse alla rete nazionale del gas. Per sfruttare a pieno le fonti rinnovabili il processo più maturo è quello della dissociazione elettrolitica dell’acqua. La dissociazione elettrolitica dell’acqua è un processo costoso ma suscettibile di non pochi miglioramenti e che può. In questa localizzazione, sfruttare il maggiore costo di energia elettrica.

Soggetti Promotori

Produttori di turbine eoliche, pannelli fotovoltaici, amministrazioni locali.

Soggetti Coinvolti

Società produttrici di elettrolizzatori, celle a combustibile, quadricicli, minibus, enti di ricerca ed università, competenze di sicurezza, normative.

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Strategia dell’azione e definizione degli obiettivi

L’attuale tendenza di liberalizzazione e decentralizzazione del mercato elettrico, unitamente alla necessità di riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera, favorisce l’affermarsi di un nuovo scenario in cui le fonti rinnovabili assumono prospettive di maggiore penetrazione nella produzione di energia elettrica.

Per tale motivo, la possibilità di utilizzare l’energia rinnovabile per produrre ed accumulare idrogeno elettrolitico rappresenta una soluzione che potrebbe aumentare la potenzialità e la flessibilità delle fonti energetiche rinnovabili, superando limitazioni legate alla non continuità e non controllabilità dell’input energetico. In questo contesto, l’idrogeno costituisce una soluzione all’accumulo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili in ambiti isolati dalla rete elettrica e può permettere un miglioramento qualitativo nella gestione dell’energia prodotta da rinnovabili in sistemi remoti.

Inoltre, l’idrogeno prodotto per elettrolisi dell’acqua utilizzando l’energia elettrica ottenuta dalle fonti rinnovabili, costituisce un vettore energetico “pulito” che può essere utilizzato in automezzi dotati di celle a combustibile e motore di trazione elettrico, consentendo quindi di realizzare una mobilità ad emissione zero.

Un possibile schema di funzionamento del sistema è presentato in Figura 1: l’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltatici e dalle turbine eoliche è in parte utilizzata per l’alimentazione di sistemi stazionari, mentre la parte eccedente le necessità istantanee dell'utenza viene trasformata, tramite elettrolizzatori, in energia chimica sotto forma di idrogeno ed accumulata in appositi serbatoi che servono anche a fornire il vettore energetico per una mobilità sostenibile limitatamente al trasporto pubblico dell’isola. Tale mobilità e rappresentata da minibus e/o qudricicli leggeri (mobilità turistica nei periodi estivi).

Durante i periodi in cui le risorse rinnovabili non sono in grado di soddisfare i carichi (ad esempio durante la notte o in assenza di vento), l'energia chimica dell'idrogeno viene ritrasformata in elettricità tramite celle a combustibile ed inviata a soddisfare le esigenze dei consumi stazionari. La possibilità di immagazzinare energia rinnovabile per lunghi periodi e di usarla in tempo differito al momento della richiesta consente di garantire la continuità temporale dell'alimentazione dell'utenza.

Il sistema proposto ha l’indubbio vantaggio di avere un basso impatto ambientale in termini di emissioni inquinanti in atmosfera, sia rispetto alla generazione di energia elettrica da combustibili fossili, che rispetto ai sistemi tradizionali di trasporto pubblico, garantendo nel contempo la continuità della fornitura di energia elettrica e dimostrando la possibile indipendenza dagli

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idrocarburi. In particolare, il sistema ha una forte valenza ambientale in quanto dimostra che è possibile realizzare una mobilità a reale emissione zero con efficienze accettabili. Ciò si realizza se l’idrogeno prodotto secondo lo schema citato viene utilizzato in un mezzo di trasporto dotato di un sistema a celle a combustibile con motore elettrico di trazione.

L’attività prevede dunque il dimensionamento e la realizzazione dell’impianto

di produzione, accumulo e la realizzazione dei minibus e quadricicli a cella a combustibile. Il periodo previsto per il completamento dell’attività è di 2/3 anni.

Per quello che riguarda il quadriciclo da sviluppare le specifiche indicative di tale veicolo saranno: • Fuel: idrogeno puro

• Stoccaggio: idrogeno compresso o, in alternativa, metalli idruri

• Potenza sistema range extender: 4 – 5 kWe

SCHEMA DELL’IMPIANTO PROPOSTO

SSiisstteemmaa ddii mmoobbiilliittàà

SSTTAAZZIIOONNAARRIIOO

EE ll ee tt tt rr oo ll ii zz zz aa tt oo rree HH

22

MMoodduulloo ssoollaarree

GGeenneerraattoorree eeoolliiccoo

Batterie

DDCC//AA

EE FF

DDCC//AA

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• Velocità massima: 40 km / h (secondo norme di legge)

• Autonomia: non inferiore ai 150 km

• Gestione del sistema automatico ed integrato nel veicolo

• Zero emissioni inquinanti

• In accordo alle più recenti normative atte all’omologazione per circolazione

stradale.

Il progetto proposto prevede la realizzazione di 20 veicoli di diversa tipologia e fabbricazione con trazione elettrica ed utilizzanti un sistema a fuel cells alimentate ad idrogeno per garantire la piena funzionalità del veicolo durante il periodo di funzionamento. La tipologia di veicolo selezionato ed il sistema a fuel cells previsto (range extender), per la loro affidabilità costituiscono la migliore premessa di sviluppo in tempi brevi di veicoli affidabili e sicuri, privilegiando semplicità di progetto e facilità di utilizzo quali caratteristiche di sviluppo principali.

I veicolo saranno completi del sistema a fuel cells, lo stoccaggio dell’idrogeno ed i dispositivi e componenti per la loro integrazione a bordo. Saranno inoltre sviluppate imbarcazioni turistiche a cella a combustibile (ausiliari

e/o motorizzazione), che per la loro applicazione potranno usufruire della

silenziosità del sistema, di notevole incidenza in zone turistiche, e dare un ulteriore

valore aggiunto al sistema.

Benefici energetici ed ambientali

Tutti collegati allo sviluppo della tecnologia celle a combustibile e sistema idrogeno. In questa particolare applicazione i vantaggi energetici ed ambientali sono superiori, in quanto il costo dell’energia nelle isole minori, non collegabili alla rete né alla rete di distribuzione metano, è superiore e confrontabile, a livello di mercato con i costi e vantaggi derivabili dall’utilizzo attuale delle tecnologie rinnovabili accoppiate con celle a combustibile ed idrogeno.

Ricadute occupazionali attese

Nel breve termine tecnici specializzati nella gestione e manutenzione delle stazioni di produzione e personale specializzato nella gestione remota delle flotte di veicoli e minibus..

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Stima investimenti richiesti

Il progetto richiede singolarmente investimenti dell’ordine di 100M€ ma con benefici e pay-off molto più rapidi di qualunque altra applicazione. La possibilità inoltre di ottenere co-finanziamenti nell’ambito di appositi progetti di ricerca e dimostrazione (ministero ambiente) può spingere i soggetti proponenti ad azioni incisive e nel breve termine. Relazioni con altre azioni e strumenti pianificatori

In questo progetto le applicazioni per lo stazionario ed i trasporti sono strettamente collegate e non distinguibili in quanto si valorizzano reciprocamente, rendendo il progetto tecnicamente ed economicamente valido. Il progetto natanti a celle a combustibile trova nella connessione con questo progetto la motivazione fondamentale per la sua accettabilità.

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Altre azioni nel medio e nel lungo termine

Le azioni riguardano le implementazioni di quanto avviato nel breve termine in termini numerici ed utilizzando gli sviluppi tecnologici ed economici del settore che saranno sviluppati nell’arco del tempo.

Una ulteriore iniziativa potrà essere condotta con l’industria nazionale di produzione di autovetture per uso privato (Fiat) con la finalizzazione totale e/o parziale dello stabilimento di Termini Imprese alla produzione di vetture ecologiche, e particolarmente a celle a combustibile, con la relativa implementazione del parco macchine, prima pubblico e successivamente di mercato. Tale azioni sono strettamente dipendenti dalla strategia dell’industria coinvolta.

Per implementare tale approccio le azioni possibili possono essere sintetizzate come di seguito: • promuovere la ricerca, sviluppo e dimostrazione di nuovi veicoli e nuovi

combustibili per l’autotrazione

• assicurare la partecipazione dell’industria italiana ai piani di sviluppo

• assicurare tutte le possibili azioni normative riguardo agli aspetti ambientali

della mobilità

• creare parallelamente gli standards e le infrastrutture per la distribuzione ed il

dispacciamento dell’idrogeno

• facilitare il rapido ed effettivo sviluppo dei sistemi di distribuzione di

idrogeno

• determinare un regime fiscale favorevole allo sviluppo di nuovi veicoli e

combustibili a basso impatto ambientale

• collaborare con tutte le iniziative nazionali ed europee in grado di appoggiare

e rafforzare l’approccio decisionale nel settore

• co-finanziare la creazione di flotte di veicoli a celle a combustibile

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Le Fiat 600 e la Panda a celle a combustibile sviluppate da CRF e Fiat Auto in

collaborazione con Nuvera Fuel Cell Italia

La strategia per l’introduzione di veicoli privati a celle a combustibile ad idrogeno, secondo una crescita percentuale temporale dal 1-2% del breve-medio termine fino al raggiungimento di quote di mercato importanti 10-15% nel medio-lungo, consiste in primo luogo nella partecipazione attiva della regione ai progetti di dimostrazione e pre-commercializzazione da parte dei costruttori auto ed ad una assistenza nel superare gli iniziali scogli di investimento che i produttori si troveranno ad affrontare. Questo può anche realizzare per la Regione un aumento consistente delle unità operative nel settore, attraverso un meccanismo di accordo di programma che investa anche siti produttivi già presenti nell’isola o da realizzarsi ad hoc.

Inoltre l’iniziale crescita di mercato sarà anche determinata dalla realizzazione di sufficienti stazioni di servizio ubicate sul territorio; al 2002 erano in funzione 1851 stazioni di rifornimento a benzina di cui 1645 anche a gasolio, mentre

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soltanto 7 per il metano. Iniziative in questo senso dovrebbero parallelamente portare ad una progressiva crescita anche attraverso iniziative simili a quelle attualmente introdotte o in via di trattativa tra Fiat Auto, regione e/o città, FederMetano, Ministero Trasporti, Ministero Ambiente per la crescita numerica delle stazioni a Metano, indicato nel nostro documento come passo introduttivo indispensabile per la nascita di analoghe struttura ad idrogeno (sarà molto più facile ed economica la loro trasformazione via reforming di metano in situ). Da primo periodo di dimostrazione di flotte alla realizzazione del mercato di auto a celle a combustibile la tipologia della stazione di rifornimento dovrebbe variare segendo il seguente schema:

• “Onsite” reformer di metano ed altri combustibili liquidi utilizzante la

migliore tecnologia e, possibilmente, accoppiando il sistema a celle a

combustibile per uso stazionario.

• Elettrolizzatori di acqua “onsite” e compressori gestiti elettricamente via

collegamento in rete e/o a sistemi di energia rinnovabile (PV, eolico)

collegati a sistemi stazionari per la generazione e cogenerazione distribuita.

• Produzione centralizzata di idrogeno e distribuzione via network CNG o via

camion a serbatoi LNG. L’accumulo nelle stazioni potrebbe essere a serbatoi

fissi o mobili da carica e scarico veloce dei camion.

Per quello che riguarda l’incremento del numero dei veicoli le scale temporali di introduzione nel mercato delle tecnologie idrogeno e celle a combustibile che dovrebbero essere utilizzate come riferimento sono quelle presentate nell’ambito dell’ “Hydrogen and Fuel Cell Technology Platform” della Commissione Europea a febbraio di quest’anno dalla Daimler-Chrysler e da Freedom Car in USA, che vengono di seguito riportate come modello di riferimento per una adeguata politica regionale in sinergia con gli avanzamenti tecnologici, gli investimenti ed i business plan dei principali attori coinvolti nello sviluppo e nel dispacciamento delle principali tecnologie coinvolte.

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DAIMLER-CHRYSLER DEPLOYMENT

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Piano di commercializzazione FCV Freedom Car Project USA-DoE

Fase Dimostrativa Possibilità Dimostrative Flotta Dimostrativa Flotta Commerciale

DimostrativaFase Commerciale

Veicoli

ObiettivoTestare le capacità e le

performance dei veicoli a FC Uso dimostrativo di veicoli a FC sotto reali condizioni di lavoro

Dimostrare l'attuabilità delle flotte di veicoli a FC

Siti 1 (CaFCP)5-8; variando le condizioni

climatiche2-3 stati (siti serviti dalla rete)

Numero di veicoli < 50 -500 -5000

Infrastutture

ObiettivoStazioni dimostrative di

rifornimento di H2

Generazione on site da differenti sistemi di produzione

Sufficienti stazioni per rifornire i consumatori

Investimenti per il 25-50% di tutte le stazioni di H2

Fonti di Idrogeno Principalmente H2 liquido Energie rinnovabili e combustibili solidi

Numero di stazioni 3 5 - 10

Ruolo del Governo

Parteciazione alle resposabilitàIncentivi legislativi per i

consumatori e le industrie

Analisi approvviggionsmento energetico

Idoneità di esercizio per la sicurezza energetica nazionale

Educazione/Formazione

Ruolo dell'Industria

Fuel Cell

Costo (@ 500.000/anno)

Durata

Stoccaggio H2 on board

Costo ($/kWh)

Densità di energia

Energia specifica

Infrastrutture per idrogeno

Costo

Gas serra

Aquisto veicoli Ripartizione dei costi e delle operazioni delle stazioni di

rifornimento H2

Archivio e disseminazione dati Coordinazione di codici

internazionali e standard

Sovvenzione veicoli Ripartizione dei costi delle

infrastutture Educazione/Formazione

Criterio di successo (realizzato attraverso tecnologie parallele di sviluppo)

Investimenti per stabilire i piani di fabbricazione, servizi e vendita

Progettazione, ingegnerizzazione e assemblaggio Ripartizione

costi stazioni di rifornimento Identificazione delle richieste di

esercizio Identificazione normative idrogeno

Esercizio dei veicoli e degli impianti di rifornimento

Finanziamenti iniziali

Riduzione costi veicoli e stazioni di servizio

Approvazione del cosumatore Costanza delle prestazioni

Inizi fase di commercializzazione

2004

$325/kW1000 h

$40/GJ115g/km

$125/kW4000 h

$21/GJ109 g/km

$45/kW5000 h

$5/kWh2000 Wh/kg1100 Wh/L

$12/GJ98 g/km

Criteri industriali

Criteri industriali

Criteri industriali

2001 2008 2012

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Azioni nel settore civile: la generazione stazionaria di energia

Fattori economici ed ambientali stanno dando origine ad un cambiamento dinamico nel settore della produzione e distribuzione di energia.

Molteplici sono i fattori all’origine di questo cambiamento; gli elementi chiave possono essere semplificati ed individuati in:

• liberalizzazione del mercato dell’energia; la “deregulation” può rappresentare uno dei principali fattori a contribuire alla “volatilità” dell’intero mercato.

• fenomeni di convergenza nei settori di distribuzione e fornitura di combustibili fossili, gas, elettricità e servizi.

• volatilità e non prevedibilità delle risorse convenzionali disponibili e dei loro prezzi.

• l’accettazione ed il previsto ingresso di nuove tecnologie di produzione e conversione di energia ed il farsi strada di nuove strategie di distribuzione in grado di modificare radicalmente le attuali regole del gioco.

• l’emergenza ambientale, che spinge già da oggi i governi a supplire incentivi per l’utilizzo di combustibili e tecnologie a ridotto impatto ambientale.

Un ulteriore elemento di forte cambiamento è rappresentato dal modello

emergente di distribuzione “decentralizzata” di energia su piccola scala (1-10 kW) che, in accordo con le tendenze, permette di localizzare il generatore nelle vicinanze del carico, con reciproci vantaggi per il produttore ed il consumatore di ridurre il costo di elettricità e calore, permettendo la creazione di società di servizi in grado di fornire un “full optional” (gas, elettricità, calore, freddo) con una forte relazione con il cliente in termini di gestione e manutenzione come il nuovo mercato richiede.

In questo quadro, le celle a combustibile, con le implicite (e dimostrate) caratteristiche di efficienza, modularità, basso impatto ambientale e la possibilità di utilizzare (direttamente nelle FC ad alta temperatura ed indirettamente, con l’utilizzo di un reformer nelle FC a bassa temperatura) sono praticamente uniche nell’armonizzarsi con tutte le emergenze e le tendenze del nuovo mercato energetico, posizionandosi certamente in “pole position” fra le tecnologie innovative applicabili per la produzione di energia in applicazioni per abitazioni ad uso domestico. Le celle a combustibile presentano inoltre elevate caratteristiche di

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integrabilità con altre tecnologie di produzione di energia, sia elettrica che termica (solare, eolico, microturbine, pompe ad adsorbimento) divenendo elemento chiave in sistemi di cogenerazione e trigenerazione, in grado di fornire una elevata efficienza senza soffrire del fattore di scala.

La futura applicazione di questi possibili sistemi ed il loro conseguente ingresso nel mercato è collegato alla capacità del settore di ridurre i costi per kW prodotto e di dimostrare un tempo di vita di almeno 40.000 ore. Un ulteriore fattore è rappresentato dalla capacità del sistema produttivo di fornire ausiliari e complementi al sistema proposto in grado di essere adattabili prima, ed ottimizzati in una seconda fase, per il raggiungimento del massimo dell’efficacia.

Strategie di intervento nel breve termine per l’introduzione della tecnologia

nelle vari applicazioni e per la loro valutazione a livello dimostrativo sono: • installazione di impianti a celle a combustibile alimentati a metano (con

reformer + FC) in sostituzione o integrazione di piccoli generatori ausiliari di potenza;

• installazione di impianti a celle a combustibile per uso unifamiliare (4-5 kW) o condominiale (>50 kW) con reformer, servendosi della metanizzazione nelle zone già servite, per la produzione di energia elettrica e per la climatizzazione, sfruttando il calore di processo della stessa (trigenerazione).

• Creazione del primo distretto idrogeno in Sicilia dove è già presente una produzione di idrogeno industriale.

• L’attuazione di queste strategie consentirebbe di ridurre i consumi energetici in ambito urbano del 10-15%, in virtù di questo diminuirebbe l'emissione di gas ad effetto serra dovuta al riscaldamento domestico. Nel medio termine (2010-2015) l’obiettivo primario da conseguire è

sostanzialmente quello di integrare all’interno del settore domestico l’idrogeno quale combustibile da usare in luogo del metano. Bisogna, a tal fine, creare una grande alleanza tra settore pubblico e industria, insieme all'adozione di misure normative, fiscali e finanziarie, per sviluppare la ricerca e diffondere l'applicazione delle tecnologie di produzione e alimentazione energetica basate sul ricorso all'idrogeno. Tra i diversi provvedimenti da valutare, uno strumento decisivo sarà rappresentato dalla semplificazione ed armonizzazione dei requisiti di pianificazione e certificazione, intervenendo sulle norme sui carburanti e sulla sicurezza.

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Per quanto concerne le tecnologie provate durante il breve termine si tratterà di incentivare l’uso di quelle che avranno dimostrato reali capacità di intervenire sulla riduzione delle emissioni inquinanti e facilità di utilizzo, oltre, ovviamente al favore degli investitori e dei consumatori.

Saranno stati realizzati i primi idrogenodotti locali, creati i primi bacini di consumo dell’idrogeno attraverso congrui gruppi di produzione localizzata di energia elettrica da celle a combustibile ad uso diretto di idrogeno (domestico) e di flotte di autoveicoli (pubblici e privati). In campo industriale sarà stata promosso l’autoproduzione (possibilmente in cogenerazione e trigenerazone) con l’introduzione sempre più numerosa di impianti a celle a combustibile ad alta temperatura.

Pertanto, tecnologie quali: • ZEH (Zero Emission House)

• PEM + GN

in ambito domestico e • MCFC

in campo industriale saranno divenute competitive ed entreranno nel mercato con una sempre

maggiore penetrazione. Nel frattempo tecnologie quali quelle di back-up per impianti eolici di grande

potenza come le wind-farm saranno divenute economicamente concorrenziali e potranno sfruttare il potenziale sviluppato nel precedente periodo di sviluppo. Possibilmente creando sinergie con applicazioni mobili quali il rifornimento di flotte dimostrative di automobili o bus.

Comunque, seppur in una fase di espansione del mercato delle celle a combustibile dovranno essere sviluppate sul campo (field testing) tecnologie legate alle celle a combustibile ad ossidi solidi piuttosto che la produzione di idrogeno da biomasse ed integrarle sempre più a tecnologie efficienti con comprovata maturità.

Il lungo termine (2020-2050) consisterà nella continua espansione del mercato delle celle a combustibile e dell’idrogeno legato anche ad un loro continuo sviluppo. In tale fase la ricerca sarà oramai sostenuta dal mercato stesso così come oggi avviene per tecnologie mature quali ad esempio i motori a combustione interna, microturbine, cicli combinati per la produzione termolettrica, motori sterling, ecc.

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BREVE TERMINE Azioni parallele

• Incentivazione all’uso del metano per la produzione di energia elettrica • Localizzazione degli impianti nelle stesse zone di intervento per la

localizzazione delle stazioni di rifornimento per l’ottimizzazione delle risorse attraverso il loro effetto sinergico

• Utilizzo dei gas esausti di industrie petrolchimiche, distillerie, semiconduttori ricchi in idrogeno

Iniziative • Dimostrazione impianti a celle a combustibile alimentati a metano (con

reformer) che, in sostituzione dei generatori ausiliari (gruppi elettrogeni - UPS), siano in grado di fornire energia elettrica e calore (eventualmente anche freddo). Queste tipologie di impianti dovrebbero lavorare in parallelo alla rete in modo da poter ammortizzare più facilmente l’elevato costo iniziale e fungere da alimentatore di “qualità” per le specifiche richieste dell’utenza (progetto “Telenergy”)

• Installazione di impianti dimostrativi (PEMFC + CHP) per la produzione di potenza per civile abitazione (progetti “Termogen” e “ZEH”)

• Installazione di piccole unità dimostrative (SOFC + microCHP) per la produzione di potenza per civile abitazione (progetto “Hot cell”)

• Dimostrazione dell’uso di energie rinnovabili (eolica, solare, ecc.) per la produzione di energia elettrica con utilizzo di sistemi celle a combustibile/elettrolizzatori presso wind-farm (progetto “Opportunity”)

• Dimostrazione ed incentivazione dell’uso di biomasse e di RSU come produttori di idrogeno per l’alimentazione di celle a combustibile in cicli energetici industriali o agricoli (progetto “bio-MCFC” e “MCFC RSU”)

MEDIO TERMINE • Utilizzazione nel settore terziario di celle a combustibile di grande taglia

(100 - 250 kW) in cicli combinati con turbogas per la produzione elettrica di potenza (progetto “Hot cell”)

• Utilizzazione nel settore industriale di celle a combustibile di grande taglia (dell’ordine dei MW) in cicli combinati con MT per la produzione elettrica di potenza (progetti “SOFC MT” e “MCFC MT”)

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• Diffusione di sistemi decentrati di produzione di energia elettrica e calore per piccole potenze per utilizzi domestici da 4-5 kW (progetti “Termogen”, “ZEH” e “Hot cell”)

• Diffusione dell’uso di auto produzione in sistemi più complessi per utenze civili ed industriali (> 10 kW)

• Diffusione dei sistemi integrati energie rinnovabili elettrolizzatore - cella a combustibile, per la produzione diretta di energia elettrica ed il suo accumulo per utenze specifiche lontane dalla rete (piccole isole) eventualmente integrate da sistemi per la produzione di idrogeno per la trazione.

LUNGO TERMINE • Integrazione dei sistemi di produzione di energia elettrica e calore da

metano-idrogeno-cella a combustibile con il sistema energie rinnovabili esteso su una scala di produzione superiore al 30% e quindi con necessità di accumulo e gestione adeguata della produzione di elettricità “rinnovabile”.

• Ampia diffusione dell’infrastruttura dei gasdotti • Aumento notevole della generazione distribuita di elettricità con

penetrazione rilevante delle celle a combustibile.

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Progetto 4 “TELENERGY”

Installazione di impianti a celle a combustibile alimentati ad idrogeno in sostituzione o integrazione di piccoli generatori ausiliari di potenza. Sistemi ibridi per l’alimentazione di sistemi telecom decentralizzati

Obiettivi e motivazione dell’azione Introduzione e verifica della tecnologia celle a combustibile polimeriche in

piccoli sistemi non collegati alla rete (1-5 kW) con specifiche richieste di qualità di

potenza (premium power, UPS).

Punto di forza di tale azione è l’autosostenibilità del progetto, legato alla

realizzazione di utili legati alla vendita di tecnologie mature ma che ancora non

godono del dovuto credito presso l’opinione pubblica e gli operatori del mondo

industriale soprattutto a causa della disinformazione sulla presunta pericolosità

dell’idrogeno. Pertanto l’obiettivo diventa triplice:

• Contribuire all’innovazione tecnologica delle settore industriale siciliano

• Sensibilizzare l’opinione pubblica e gli operatori pubblici e privati sulle

opportunità offerte dalla tecnologia “idrogeno”

• Realizzare una sottotask del più vasto cluster “idrogeno” creando un bacino

d’utenza per approvvigionamento e servizi nell’ambito delle tecnologie ad

esso legate.

Quadro di riferimento I gruppi elettrogeni sono allo stato attuale basati su motori a combustione

(diesel o benzina) o su batterie. Esistono particolari applicazioni, principalmente

legate alle centrali di telecomunicazioni od alla gestione di sistemi elettronici (PC

network, banche dati) che richiedono un elevato grado di stabilità del potenziale

(premium power) e la necessità di intervalli zero nella velocità di risposta del

sistema al carico (UPS).

In queste applicazioni, in cui il costo dell’energia fornita e dell’investimento

richiesto dagli impianti è superiore, le celle a combustibile si pongono, come

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qualità di risposta e semplicità di impianto, a livello competitivo già nel breve

termine. Impianti dimostrativi nel settore mirano contemporaneamente alla verifica

ed all’apertura di un mercato introduttivo della tecnologia, favorendone così la

diffusione, ed alla possibilità di accumulo di esperienza su impianti simili a quelli

poi applicabili alla micro-distribuzione di energia domestica.

Per quello che riguarda l’applicazione dei sistemi ibridi è da anni in atto la

tendenza da parte delle compagnie di telecomunicazioni di posizionare gli le

apparecchiature in vicinanza dell’utilizzatore (GSM, radio, sistemi a fibre ottiche).

In alcuni casi le attrezzature sono poste in luoghi non serviti dalla rete elettrica o

dove non è possibile distribuire energia via cavo per motivi ambientali od

economici. In questi casi è necessario alimentare le attrezzature indipendentemente,

mantenedo le richieste sia in termini di livello, qualità e durata della potenza

tipiche delle applicazioni telecom.

Allo stadio attuale la tecnologia più applicata è il fotovoltaico accoppiato con un

sistema a batterie necessariamente sovra dimensionato per tener conto della natura

ed imprevedibilità della sorgente solare.

Un approccio ad una migliore soluzione del problema è rappresentato

dall’utilizzo di sistemi ibridi fotovoltaico – celle a combustibile che

permetterebbero una maggiore disponibilità di energia riducendo

contemporaneamente ingombri e costi.

Soggetti promotori Società Telecomunicazioni, banche, produttori di gruppi ausiliari.

Soggetti coinvolti Insieme ai promotori, produttori celle a combustibile, produttori reformer da

metano, società e/o dipartimenti universitari e/o enti di ricerca di ingegneria di

sistema.

Strategia dell’azione ed obiettivi L’attività tende a verificare in campo lo stato della tecnologia di sistemi stand-

alone per applicazioni in telecomunicazioni o elettronica di qualità, di sviluppare

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sistemi basati su celle a combustibile ottimizzandone le caratteristiche in termini di

prestazioni, ingombri e costi di investimento.

In figura è mostrato uno schema funzionale di un impianto di back-up per

applicazioni centralizzate. Lo scopo dell’attività è di progettare, realizzare e rendere operativo un impianto ottimizzato per l’ applicazione e per il sito richiesto. La conduzione dell’impianto prevede un’ottimizzazione graduale in funzioni dei risultati ottenuti dal sistema applicato ed una successiva semplificazione del sistema in base ad ipotesi progettuali e verifica su campo (figura successiva).

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La configurazione ottimale dei sistemi ibridi (PV, batterie, celle a combustibile)

in termini di dimensionamento, verifica a banco e verifica in campo è certamente

più complessa stante la maggiore integrazione tra diverse tecnologie e le possibili

diverse strategie di gestione per la gestione effettive della funzionalità

dell’impianto. In figura è riportato, a semplice titolo esemplificativo, una possibile

struttura di impianto che ne evidenzia le interconnessioni e le modalità di

integrazioni possibili.

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Attraverso la promozione di tali tecnologie e la sensibilizzazione dei “clienti”

(PMI, Gestori telefonici, ecc.) sarà possibile creare una domanda che dovrà essere

supportata successivamente al dimostrato interesse sia dal punto di vista tecnico

che economico. L’azione dovrà svilupparsi secondo il seguente percorso:

• Creazione di un fondo regionale a garanzia degli investimenti in ambito di

innovazione tecnologica in campo industriale e civile mirata all’incremento

dell’uso dell’idrogeno

• Promozione dell’idrogeno attraverso la formazione degli operatori industriali

e commerciali utile a creare un network di competenza pronto ad accogliere

le nuove tecnologie “a idrogeno” che sempre più numerose si affacceranno

sul mercato

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• Istituzione di un gruppo di lavoro che stili una time-table per l’installazione

entro 1 anno di 20 impianti UPS con tecnologia PEMFC (con potenze

comprese tra 1 e 3 kVA) e che supporti i soggetti concorrenti durante tutte le

fasi del progetto, compreso il monitoraggio degli impianti operanti e la

stesura di un documento conclusivo che raccolga tutti i contributi necessari

all’implementazione successiva di tale applicazione

• Realizzazione e monitoraggio di un impianto pilota di generazione di energia

elettrica per una stazione di telecomunicazione GSM sita in zona

difficilmente accessibile integrata con un sistema di produzione on-site di H2

da fonte rinnovabile con l’obiettivo di sviluppare tale tecnologia e renderla

fruibile al mercato (stimato in 300.000 unità solo per l’Italia)

Benefici energetici ed ambientali

Non essendo gli obiettivi principali dell’attività non godono di una rilevanza

tale da essere enfatizzati, tuttavia tali impianti presentano rispetti a quelli

tradizionali basati sulle batterie di accumulatori:

• Assenza di cicli di isteresi (pertanto se in stad-by non utilizzano energia, non

si “scaricano”)

• Assenza di agenti chimici pericolosi

• Maggiore vita utili dell’impianto

Ricadute occupazionali attese

Personale specializzato nelle realizzazione e gestione degli impianti.

Stima investimenti

Il progetto nel suo insieme può essere effettuato con un investimento totale di

circa 1M€

Relazione con altre azioni o strumenti pianificatori

Collegamenti alle attività ai distretti idrogeno per la possibilità di essere

collegati alla rete di distribuzione idrogeno.

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Progetto N. 5 “TERMOGEN” Installazione di 5 unità PEMFC 1-5 kW per civile abitazione alimentate con

GN per produzione di energia elettrica e calore

Sperimentazione a medio termine su SOFC di analoga potenza.

Obiettivi e motivazione

L’ obiettivo è quello di monitorare il funzionamento di una tecnologia ormai

prossima al mercato e nello stesso tempo verificarne la collocazione di riferimento

più appropriata.

L’azione proposta consiste nell’installazione e il monitoraggio di 5 impianti da

5 kW, presso altrettante unità abitative.

L’impianto sarà composto da un reformer per la trasformazione di GN in

idrogeno per l’alimentazione della cella a combustibile (PEM), da un gruppo di

cogenerazione per l’alimentazione dell’impianto di riscaldamento domestico e per

la produzione di acqua calda sanitaria, per i carichi di punta è richiesta una caldaia

supplementare, normalmente a gas.

Questo tipo di impianti sono ormai in fase pre-commerciale, infatti vi sono già

dei produttori che hanno messo a punto dei sistemi di cogenerazione domestica

della potenza di 3-5 kWe capaci di essere alimentati a metano.

Quindi l’obiettivo risulta essere duplice:

• Introdurre nel mercato tecnologie innovative in grado di contribuire al

risparmio energetico, e quindi anche con benefici in ambito ambientale;

• Contribuire allo sviluppo industriale e alla penetrazione nel mercato di nuove

tecnologie.

Quadro di riferimento

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Le celle a combustibile producono contemporaneamente corrente e calore, rientrando quindi nella categoria degli impianti di cogenerazione per l’energia distribuita con un’elevata efficienza elettrica (vedi tabella). A differenza degli impianti di cogenerazione convenzionali azionati a motore le celle a combustibile non presentano parti mobili. La conversione dell’energia da combustibile a corrente avviene direttamente, senza il passaggio intermedio di un ciclo meccanico. I vantaggi sono due: il rendimento elettrico aumenta e il funzionamento risulta più silenzioso, entrambe caratteristiche molto apprezzate dai committenti per un’applicazione decentralizzata, ad esempio negli stabili abitativi dove il calore residuo può essere utilizzato a scopo di riscaldamento e/o di produzione dell’acqua calda. Per l’impiego negli edifici, le celle a combustibile presentano due caratteristiche decisive: il rapporto tra produzione di corrente e produzione di calore da 2:3 a 2:5 e la regolazione continua della potenza in una fascia compresa tra il 20% e il 100%. Grazie alla grande fascia di modulazione è possibile pressoché evitare un funzionamento intermittente. Ciò è importante, in quanto le celle a combustibile impiegano diverse ore per portarsi alla temperatura di esercizio.

Nell’ambito del progetto, un modulo di potenza PEFC sarà testato ed

ottimizzato; successivamente saranno assemblate cinque unità prototipo che

verranno preliminarmente testate in laboratorio e quindi distribuite sul territorio per

essere soggette ad una applicazione operativa ed alla loro connessione con la rete

elettrica. Sulla base dei risultati dei test in campo, si passerà successivamente alla

realizzazione di un prototipo, che preveda un sistema evoluto di recupero del calore

100 - 300 2.000 – 3.500

5 1 kW – 20 MW

40 – 60 % Celle a combustibile

200 –300 1.500 > 5 0,3 – 25 kW15 – 30 % Motori stirling

500 300 – 1.000 ‘’ ‘‘ 50 – 70 % Eolico

1.000 – 2.000

5.000 – 10.000

> 10 0,1 – 1 MW 10 % Fotovoltaico

200 – 400 600 – 1.100 > 5 0,025 – 0,5 MW

27 - 30 % Microturbine

AttesoAttuale

Costi $/kWDurata Power range

Efficienza

elettrica

Tecnologia

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generato dal sistema. Inoltre nel medio periodo è auspicabile che i sistemi fuel

cells per uso stazionario (commerciale residenziale) possano lavorare ad una

temperatura di esercizio superiore a quella attuale (90-120 °C contro i 70-80 °C di

oggi), permettendo infatti sia di aumentare la tolleranza al CO (che è un

sottoprodotto della fase di reforming) da parte della cella a combustibile, sia di

ottenere a parità di potenza elettrica generata una maggiore potenza termica

recuperata in cogenerazione.

Nel medio termine prototipi di stack e sistema integrato SOFC, di diversa

tecnologia e provenienza, saranno acquisiti da fornitori esterni, in base ad accordi

precedentemente avviati, e caratterizzati analogamente a quanto previsto per le

PEFC. L’insieme delle attività descritte consentiranno, da un lato, di instaurare

importanti legami tra azienda elettrica, ditte costruttrici ed utenti finali, nell’ottica

di realizzare impianti di affidabilità, prestazioni e caratteristiche operative adeguate

al mercato, accelerandone l’industrializzazione e la produzione in larga scala e,

parallelamente una forte integrazione fra industrie, utilizzatori finali e laboratori di

ricerca e sviluppo, base fondamentale per l’ottenimento di risultati ad elevato

contenuto innovativo senza perdere di vista la destinazione finale di produzione

industriale per un mercato fortemente competitivo.

Soggetti promotori

Enti di ricerca, Enti Pubblici, distributori energia elettrica, Produttori impianti

in oggetto (celle a combustibile, reformer, pompe di calore).

Soggetti coinvolti

Enti Locali, Federcase, Ass. Industriali, distributori GN,

Strategia e definizione degli obiettivi

In una prima fase è da prevedere la realizzazione delle opere civili necessarie,

le infrastrutture per l’alimentazione dei gas di servizio quali NG, vapor d’acqua,

gas inerti (argon), idrogeno; la strumentazione per la misura ed il controllo dei

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parametri critici del sistema, inclusa la strumentazione analitica per i gas di

alimentazione ed i gas esausti; gli strumenti di calcolo per il controllo del sistema e

l’acquisizione dati. La stazione di prova a banco consentirà di caratterizzare il

funzionamento di tali sistemi in tutte le loro possibili condizioni operative, dai

punti di vista termodinamico, della qualità del segnale elettrico generato e delle

emissioni prodotte.

Una stazione di prova consentirà l’installazione della macchina in assetto

cogenerativo, per la produzione combinata di elettricità e di calore, permetterà di

effettuare prove di generazione, sia con carico elettrico in isola sia tramite

allacciamento alla rete nazionale. Sarà inoltre predisposta per le prove della

macchina in assetto trigenerativo, tramite l’accoppiamento con una macchina ad

assorbimento per la produzione del freddo.

Le strumentazioni in dotazione dovranno consentire di monitorare e misurare le

grandezze fisiche, chimiche ed elettriche del sistema che ne permettano la

caratterizzazione sperimentale.

La stazione di prova sarà principalmente indirizzata alla pre-qualificazione

elettrochimica del power-module.

• Progettazione di massima Individuazione siti

• Progettazione impianti

• Stesura Business Plan

• Installazione

o Gli impianti vanno installati in successione a meno di non avere a

disposizione 5 differenti squadre di installatori.

• Collaudo

o La fase di collaudo risulta essere sempre un momento particolarmente

“sensibile”, è pertanto opportuno coinvolgere fin dalla fase della

progettazione i Vigili del Fuoco e gli Organi Normanti. La

temporizzazione di tale fase risulta comunque di difficile

interpretazione.

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• Esercizio

In particolare l’obiettivo prevede una completa caratterizzazione di stack e sistemi

in termini di:

• Pre-test check dell’isolamento elettrico degli stack, tenuta con gas inerti (N2

nel compartimento anodico ed aria nel compartimento catodico) prima e dopo

il raggiungimento della temperatura standard di operazione dello stack, tenuta

con i gas di processo attivi, determinazione del potenziale di circuito aperto

(OCV).

• Performance test: caratteristiche I-V a flussi di alimentazione costanti e/o ad

utilizzazione di reagenti costante.

• Misura della resistenza interna degli stack.

• Test di durata: determinazione della variazione del potenziale con il tempo a

densità di corrente costante con numerosi e predeterminati cicli di start-up /

shut-down, check delle caratteristiche di OCV and I-V ad intervalli regolari.

• Risposta del sistema a cicli di avviamento e fermata;

• Produzione di EE e calore in diverse condizioni di lavoro;

• Misura della flessibilità del sistema a transitori di regime: diversi rapporti

EE/calore, diversi valori della potenza totale espressa.

• Prove di generazione, sia con carico elettrico in isola sia tramite

allacciamento alla rete nazionale.

• Misura dell’efficienza totale, dell’efficienza elettrica e dell’efficienza

termica;

• Percento di utilizzo del fuel;

• Stabilità delle prestazioni nel tempo;

• Flessibilità del sistema rispetto a diversi rapporti EE/calore e diversi valori di

output di energia;

• Stabilità rispetto a possibili transitori di zolfo nel fuel superiori alle

specifiche fissate dal produttore del sistema

• Stabilità del sistema a diverse quantità di idrocarburi C>1 presenti nel GN.

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• Addestramento personale operativo

Benefici energetici ed ambientali

I benefici energetici ed ambientali sono collegati all’utilizzo della

cogenerazione e trigenerazione ed all’utilizzo di un sistema maggiormente

efficiente ed alla struttura decentralizzata di produzione di energia.

L’ipotesi di sistemi cogenerativi per uso domestico crea un risparmio di

combustibile variabile in funzione della tecnologia fra il 10 ed il 40%.

Inoltre un sistema di generazione distribuita in piccole centrali ad elevata efficienza

in grado di fornire in rete locale sia il calore che l’elettricità richiesta rende meno

vulnerabile la fornitura di energia. Ciò garantirebbe maggiore elasticità di fronte ad

eventi imprevisti, migliore qualità ambientale, maggiore efficienza energetica e

quindi più sicurezza e continuità delle forniture.

Ricadute occupazionali attese

Stime esterne hanno valutato in circa 15.000 addetti per la Silicia l’aumento

occupazionali in caso di diffusione dei sistemi di produzione di energia

microdistribuita, con un notevole effetto sulla nascita di piccole e medie società di

servizi.

Stima investimenti

L’attività preliminare e dimostrativa dovrebbe prevedere investimenti di circa

15M€.

Relazioni con altre azioni e/o strumenti pianificatori

Correlazioni col progetto 4 e intensa attività normativa e procedurale per

installazione e per modalità di accesso alla rete.

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Progetto N. 6 “ZEH” Verso la casa ad emissione zero

Obiettivi e motivazione

La “casa perfetta” probabilmente non esiste nemmeno a livello progettuale, ma molto può essere fatto rispetto alla situazione attuale. Lo scopo di questa proposta è, attraverso il tentativo di mediare ed unificare i diversi approcci esistenti che tendono ad affrontare un solo aspetto della problematica, di creare un approccio multi disciplinare alla soluzione del problema casa avente come obiettivo la soluzione dei principali problemi di seguito riportati:

- consumi energetici nella costruzione - inquinamento e risparmio energetico nell’operatività - durata - comfort Quadro di riferimento

Durante gli ultimi 50 anni, le costruzioni realizzate, particolarmente nelle città, sono diventate di minore durata e sprecano più risorse. Questo è particolarmente rilevante se consideriamo che all’incirca il 40% del totale flusso di materiali è connesso con la costruzione di palazzi, la loro operatività e demolizione. In molte aree l’esaurimento dei materiali grezzi è in parte incominciato. D’altra parte questo modello di progettazione causa una enorme richiesta di energia in termini di calore, raffreddamento, ventilazione, illuminazione e potenza per mantenerne una abitabilità a livelli confortevoli o vicini ad esso. E’ implicito che nella progettazione e realizzazione di queste case il concetto di energia economica ed inesauribile era di base; in realtà questa illusione ha da tempo lasciato il passo ad una più realistica e pragmatica verifica dei danni che questa illusione ha creato all’habitat intorno a noi ed alla qualità della vita, particolarmente in agglomerati urbani. Inoltre le case attuali sono costruite per durare 40-50 anni, nel corso dei quali sono soggette a ristrutturazioni che coinvolgono materiali ad alto contenuto energetico, la cui produzione coinvolge una drammatica produzione di CO2 e di consumi energetici in generale.

Le problematiche attuali di global warming, consumo energetico, sviluppo sostenibile con particolare riferimento alla localizzazione dei problemi negli agglomerati urbani, quando sposati e coniugati con le motivazioni e le tendenze che hanno portato alla definizione di progettualità dirette verso una città sostenibile e

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alle nuove teorie in architettura verso una casa che mantenga le sue caratteristiche di vivibilità insieme ad un sempre maggiore confort e durata, portano verso una rivoluzione del concetto di casa, così come definita oggi, particolarmente in città, e verso una unificazione di intenti delle diverse motivazioni fino allo sviluppo del concetto di casa ad emissione zero. Soggetti Promotori

Federcasa, Ente Case Popolari, Amministrazioni pubbliche.

Soggetti Coinvolti

Società produttrici di elettrolizzatori, celle a combustibile, PV, eolico, pompe di calore, materiali da costruzione, bioarchitetti, enti di ricerca ed università, competenze di sicurezza, normative. Strategia e definizione degli obiettivi

Il concetto di casa autosufficiente coinvolge la valutazione ed il bilancio energetico comprendente tutto il ciclo di vita della casa : materiali, costruzione, mantenimento, riparazioni, rinnovi operazioni di trasporto incluse. Bisogna ovviamente considerare l’energia consumata durante l’operatività della casa. Per affrontare e risolvere la realizzazione di una casa a bilancio energetico nullo,

tre sono gli approcci fondamentali:

- minimizzare i consumi di energia (dalla costruzione alla demolizione) - massimizzare la generazione di energia passiva - ottimizzare la generazione di energia attiva. Per quello che riguarda la minimizzazione degli imputs di energia nel cicli di

vita di una casa un approccio consapevole dovrebbe considerare ed ottimizzare principalmente tre azioni:

- utilizzare materiali a basso contenuto energetico quanto possibile - utilizzare le minori quantità di materiali possibile, particolarmente per quelli

ad alto contenuto energetico - utilizzare componenti standardizzati quanto possibile per facilitarne il

riutilizzo senza modifiche, la sostituzione e l’eventuale allargamento della struttura.

Utilizzando queste tecniche l’energia coinvolta sarà mantenuto basso fin dalla fase iniziale di costruzione e sarà possibile ottenere il massimo di risparmio energetico alla fine del ciclo di vita della casa.

E’ necessario inoltre diminuire, quanto possibile e nel rispetto dell’incrementata richiesta di comfort, il carico di energia operazionale e di mantenimento.

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In media i consumi energetici per una casa possono essere divisi in un 43% per riscaldamento e condizionamento, 38% illuminazione, 16% elettrodomestici, 2% sanitari (acqua calda). Un particolare elemento di risparmio energetico è sicuramente rappresentato dalle tecniche di condizionamento, favorendo ed ottimizzando quanto più possibile i sistemi meccanici (ventilazione forzata) e nuove tecnologie più efficienti (pompe di calore ad adsorbimento). Anche per l’illuminazione la combinazione di sistemi di illuminazione più efficienti insieme a sistemi automatici di controllo ed un maggiormente effettivo uso della luce solare può produrre un risparmio energetico pari al 50%.

Per la massimizzazione di utilizzo di energia passiva un approccio ragionevole è rappresentato dalla realizzazione di case progettate in funzione del clima della locazione, destinate ad utilizzare al meglio, ottimizzando lo sfruttamento delle risorse naturali quali sole, vento e temperature ambiente, in altre parole l’energia messa a disposizione dall’ambiente, da un punto di vista puramente progettuale. La configurazione della casa e l’organizzazione degli spazi all’interno della casa deve tener conto delle condizioni climatiche apportando un ulteriore risparmio energetico praticamente a costo zero.

Per quello che riguarda i sistemi di generazione di energia, settore di competenza dell’Istituto scrivente, sono state apportate negli ultimi anni migliorie alle tecnologie ed introdotti nuovi sistemi di conversione/produzione ad alta efficienza e basso impatto ambientale.

Un ulteriore elemento di forte cambiamento è rappresentato dal modello emergente di distribuzione “decentralizzata” di energia su piccola scala (1-10 kW) che, in accordo con le tendenze, permette di localizzare il generatore nelle vicinanze del carico, con reciproci vantaggi per il produttore ed il consumatore di ridurre il costo di elettricità e calore, permettendo la creazione di società di servizi in grado di fornire un “full optional” (gas, elettricità, calore, freddo) con una forte relazione con il cliente in termini di gestione e manutenzione come il nuovo mercato richiede.

In questo quadro, le celle a combustibile, con le implicite (e dimostrate) caratteristiche di efficienza, modularità, basso impatto ambientale e la possibilità di utilizzare (direttamente nelle FC ad alta temperatura ed indirettamente, con l’utilizzo di un reformer nelle FC a bassa temperatura) il metano da rete di distribuzione sono praticamente uniche nell’armonizzarsi con tutte le emergenze e le tendenze del nuovo mercato energetico, posizionandosi certamente in “pole position” fra le tecnologie innovative applicabili per la produzione di energia in applicazioni per abitazioni ad uso domestico. Le celle a combustibile presentano

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inoltre elevate caratteristiche di integrabilità con altre tecnologie di produzione di energia, sia elettrica che termica (solare, eolico, microturbine, pompe ad adsorbimento) divenendo elemento chiave in sistemi di cogenerazione e trigenerazione ad alta efficienza, in grado di fornire una elevata efficienza senza soffrire del fattore di scala.

Benefici energetici ed ambientali

I benefici energetici ed ambientali sono collegati all’utilizzo della cogenerazione e trigenerazione ed all’utilizzo di un sistema maggiormente efficiente ed alla struttura decentralizzata di produzione di energia.

L’ipotesi di sistemi cogenerativi per uso domestico crea un risparmio di combustibile variabile in funzione della tecnologia fra il 10 ed il 40%.

Inoltre un sistema di generazione distribuita in piccole centrali ad elevata efficienza in grado di fornire in rete locale sia il calore che l’elettricità richiesta rende meno vulnerabile la fornitura di energia. Ciò garantirebbe maggiore elasticità di fronte ad eventi imprevisti, migliore qualità ambientale, maggiore efficienza energetica e quindi più sicurezza e continuità delle forniture.

Ricadute occupazionali attese

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Stime esterne hanno valutato in circa 15.000 addetti per la Silicia l’aumento occupazionali in caso di diffusione dei sistemi di produzione di energia microdistribuita, con un notevole effetto sulla nascita di piccole e medie società di servizi.

Stima investimenti

L’attività preliminare e dimostrativa dovrebbe prevedere investimenti di circa 25M€.

Relazioni con altre azioni e/o strumenti pianificatori

Correlazioni col progetto 4 e 5.

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Progetto 7 “OPPORTUNITY” Realizzazione di impianti per la produzione di H2 attraverso elettrolisi per la

produzione di energia elettrica e per il rifornimento di automezzi presso wind-

farm esistenti o in fase di realizzazione

QUADRO DI RIFERIMENTO

Presto si verificherà la paradossale “esigenza” di dovere rinunciare alla produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, quale l’eolico, perché l’attuale rete elettrica regionale non sarà capace di assorbire (in determinate fasce orarie) l’ulteriore produzione derivante dalla realizzazione di wind-farm già approvate e finanziate. Pertanto ai finanziatori e ai gestori degli impianti si presenterà la difficoltà di dovere stimare nuovamente i termini del ritorno degli investimenti con conseguenti perdite non indifferenti. Piuttosto che “sprecare” l’energia elettrica prodotta durante i periodi di non-connessione sarebbe opportuno produrre idrogeno gassoso dall’elettrolisi dell’acqua rimonetizzando l’energia elettrica contrariamente perduta.

Infatti l’idrogeno così prodotto può fungere da stoccaggio di energia ed

utilizzato in una seconda fase per:

• produrre energia elettrica da rivendere sul mercato libero (certificati verdi);

• da vendere presso una stazione di rifornimento per automezzi. Ovviamente l’investimento iniziale sarà superiore al precedente, ma se tale

operazione si inserisce in uno scenario più ampio (vedi “hydrogen cluster”) in cui si alimenta ed incentiva una micro-economia dell’idrogeno, con l’integrazione di domanda ed offerta, i benefici supereranno nettamente gli oneri.

OBIETTIVO E MOTIVAZIONE

In questo caso l’obiettivo dell’operazione è “soccorrere” con una tecnologia innovativa le deficienze e i limiti di una tecnologia tradizionale come quella del dispacciamento di energia attraverso la rete elettrica. Pertanto quello che si andrà a realizzare è uno dei tipici esempi nel quale l’incremento della domanda di energia elettrica non può essere sostenuta dalle attuali infrastrutture e quindi si porrà la necessità di dovere scegliere se implementare le tecnologie di vettoriamento

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tradizionali o se invece, come p.e. sostiene la UE, non sia più conveniente sfruttare “vettori” innovativi come l’idrogeno.

• Tuttavia si ha la concreta possibilità di:

• dimostrare la fattibilità di un integrato Hydrogen Power Park composto da:

o elettrolizzatore alimentato da fonti energetiche rinnovabili (eolico e

solare)

o sistema di accumulo e distribuzione dell’idrogeno

o celle a combustibile PEM connesse alla rete di distribuzione

(Generazione Distribuita) o alle abitazioni (Generazione Diffusa)

o un sistema di rifornimento di idrogeno per veicoli

• dimostrare l’utilizzo dell’idrogeno come vettore energetico

• investigare i problemi legati all’interfaccia tra la rete di distribuzione

(idrogenodotto) e gli edifici civili

• identificare le normative necessarie per l’installazione di un Power Park

• identificare gli ostacoli legati alle infrastrutture dell’idrogeno

• educare le autorità locali sulle tecnologie dell’idrogeno

• effettuare un’analisi economica sulle infrastrutture legate all’idrogeno

usando dati attuali

• generare interesse e supporto tra l’opinione pubblica.

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In figura (up) è schematizzato il progetto Hydrogen Power Park così come

sviluppato precedentemente.

SOGGETTI

PROMOTORI: Enti pubblici, produttori impianti in oggetto, UE, Istituti Bancari, PMI, Gestori Wind-Farm

COINVOLTI: Enti di ricerca e università, Istituti Bancari, Vigili del Fuoco, Enti normanti,Enti locali, Regione Sicilia, GRTN

STRATEGIA E DEFINIZIONE OBIETTIVI

Anche questo progetto si sviluppa in due sottoprogetti, uno di immediata realizzazione e che si autofinanzia (grazie agli introiti dovuti alla mancata perdita di produzione) ed un secondo che vede invece la realizzazione di impianti pilota (in questo caso delle stazioni di rifornimento per automezzi) che invece ha finalità differenti che vanno dallo sviluppo di tecnologie prossime alla commercializzazione fino all’integrazione col mondo della ricerca sul campo (“Hydrogen Cluster”).

1^ fase (breve termine, 5 anni ca.)

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Ricerca e Sviluppo su impianti di back-up (tale fase è importante per

contribuire alla riduzione dei costi di installazione di tali impianti):

• installazione di un impianto di back-up (elettrolizzatore+accumulo+cella a

combustibile PEM) presso una Wind-Farm sita in una zona “crinalica”

• monitoraggio e raccolta dati. Importanti sopratutto i dati relativi a:

o operatività dei componenti del sistema (vita utile, affidabilità,

efficienze, costi di gestione e manutenzione)

o matching tra produzione, domanda e stoccaggio ed analisi delle

relative interfacce

Impianti dimostrativi per l’alimentazione di stazioni di servizio multifuel:

• integrazione del progetto OPPORTUNITY con il più vasto progetto Hydrogen

Cluster per la realizzazione di stazioni di servizio per automezzi a idrogeno

(ovviamente le wind-farm in oggetto devono ricadere nel territorio di

pertinenza di un Hydrogen Cluster)

• progettazione stazioni/e di servizio in collaborazione con enti normanti e di

controllo (VV. FF.) onde superare tutti i possibili vincoli legati alla sicurezza

e quindi a successivi rallentamenti dell’attività

• installazione dell’impianto

• monitoraggio e registrazione dati della fase di operatività dell’impianto,

soprattutto legata alla quantità di idrogeno trattato e all’interfaccia tra

distributore e veicolo.

2^ fase (medio termine, 5 anni ca.)

In tale periodo, attingendo all’esperienza accumulata, così come già espresso

nel progetto Hydrogen Cluster, dovranno essere connessi alle nascenti reti locali di

distribuzione dell’idrogeno un numero sempre maggiore di tali impianti ricadenti in

zone pianeggianti.

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Infatti, la proposta è di creare un network sempre più ampio di tutte le fonti di

approvvigionamento di idrogeno. In tale fase devono essere pertanto rilevate tutte

le possibili localizzazioni di impianti eolici che possano alimentare un numero

sempre maggiore di stazioni di rifornimento di idrogeno.

3^ fase (lungo termine, 2020-2050)

La realizzazione di una capillare diffusione delle infrastrutture legate all’idrogeno farà in modo che anche gli impianti siti in zone crinaliche (che godono anche di una potenzialità superiore rispetto a quelli ricadenti in zone pianeggianti) possano essere integrati nel network idrogeno che provvederà all’approvvigionamento “mobile” e stazionario.

BENEFICI ENERGETICI ED AMBIENTALI

Per quanto riguarda le applicazioni di back-up con tale intervento si mantengono, a meno della riduzione dell’efficienza di conversione dovuta all’introduzione di altri due passaggi (elettrolisi e conversione nelle FC), i benefici derivanti dall’installazione delle wind-farm in oggetto. Consentendo di spalmare, per così dire, la curva di produzione di energia elettrica e di facilitare il matching tra richiesta e produzione da fonte rinnovabile aleatoria quale l’eolico e il solare.

Per quanto riguarda invece l’integrazione con flotte di veicoli ad idrogeno è evidente che questi diverranno in tutto e per tutto veicoli ad emissione zero, in quanto l’idrogeno viene prodotto da fonte rinnovabile.

RICADUTE OCCUPAZIONALI ATTESE

O&M

INSTALLAZIONE

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STIMA INVESTIMENTI

Il costo di un impianto di back-up dipende dalla potenza installata presso la wind-farm in oggetto. Tuttavia è stato stimato che un impianto di back-up come quello proposto potrà plausibilmente richiedere investimenti (stando agli attuali costi) per ca. 15.000 €/kW installato ai quali va sommato il costo una tantum di installazione di ca. 15.000 €. Un impianto basato, invece su batterie di accumulatori al Pb-acido dovrebbe avere costi stimati dell’ordine dei 1.700 €/kW installato, ma con una serie di inconvenienti quali: • vita di esercizio inferiore

• costi di manutenzione superiori

• utilizzo di sostanze inquinanti

• presenza di un ciclo di isteresi nelle fasi di carica e scarica, assenti invece nei

sistemi di accumulo dell’idrogeno gassoso in bombole

• minori margini di miglioramento tecnologico rispetto ai sistemi idrogeno.

Pertanto per una wind-farm come quella di Caltabellotta dove sono installati 7,50 MW il costo totale dell’investimento si aggirerebbe intorno ai 100.000.000 di € (con un impianto a celle a combustibile PEM di potenza pari alla metà di quella installata negli aerogeneratori), contro un costo d’impianto pari a circa 8.000.000 di €.

Considerando un fattore di disconnessione dalla rete pari al 50% è stato calcolato, sempre prendendo ad esempio la centrale di Caltabellotta, che il mancato introito nei primi otto anni di vita dell’impianto (si è considerato che l’immissione di energia elettrica in rete frutti 13 €cent/kWh1) risulta essere pari a circa 7.000.000 di euro. È evidente pertanto che tale soluzione non è economicamente sostenibile se non in ambito di R&S in previsione di una futura riduzione dei costi legati alle tecnologie “idrogeno”. È stato altresì calcolato il costo specifico che dovrebbe avere l’impianto proposto affinché possa essere ripagato in un periodo di otto anni (quelli legati ai certificati verdi) dagli introiti derivanti dalla vendita della produzione, che è risultato essere pari a circa 1.000 €/kW. Come si vede nella figura sottostante tale risulta essere anche il target previsto nella roadmap dell’idrogeno della Comunità Europea per tali applicazioni, previste per il breve e medio termine. 1 6 €cent da Certificati Verdi

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RELAZIONE CON ALTRE AZIONI e/o STRUMENTI PIANIFICATORI

Lighthouse project della UE

“Hydrogen Cluster” del proposto nel pesente documento.

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Progetto 8 “INDEPENDENCE”

QUADRO DI RIFERIMENTO

IBM´s Chairman Thomas Watson in 1943 ” I think there is a world market for... maybe five computers”

Come è possibile vedere dall’immagine successiva le celle a combustibile

alimentate direttamente ad idrogeno sono in grado di essere esercite con rendimenti elettrici superiori a tutte le tecnologie oggi presenti sul mercato per applicazioni stazionarie. I limiti principali delle celle a combustibile ad elettrolita polimerico (PEMFC) sono i seguenti:

• Non possono essere alimentate a metano, o peggio con altri combustibili, se non accoppiate a sistemi di reformer che ne compromettono l’efficienza totale portandole allo stesso livello dei motori a combustione interna

• Per raggiungere tali efficienze devono, allo stato attuale, possedere un elevato contenuto di metalli nobili (tipicamente platino) che ne moltiplica i costi

• Hanno una vita media che non supera le 20.000 ore • Devono essere esercite a carico costante o presocché tale a meno di

comprometterne la vita utile.

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L’elettrolita di cui sono costituite le celle a combustibile PEM è una membrana polimerica solida alle cui facce è depositato un elettrodo poroso composto da un catalizzatore a base di platino. Tali celle operano tipicamente a temperature comprese tra i 60 e gli 80 °C. Per garantire una sufficiente conduttività ionica la membrana polimerica (MEA) necessità di acqua liquida. Ciò ne limita l’operatività, limitandone le temperature di esercizio che devono essere infeiore ai 100 °C. Tuttavia le basse temperature di esercizio, il raggiungimento in breve tempo le condizioni di operatività dalla condizione di stand-by, il peso ridotto, le elevate densità di potenza e la semplicità di costruzione delle celle PEM ne fanno una tecnologia particolarmente attraente per i trasporti, tuttavia ci si attende che le prime commercializzazioni avverranno in ambito stazionario. Le stesse caratteristiche che le rendono attraenti per i trasporti ne fanno una tecnologia d’interesse anche per applicazioni remote, in stand-by e di premium power on-site. Le celle PEM non sono utilizzabili nella maggior parte delle applicazioni in campo cogenerativo a causa delle basse temperature di esercizio, tuttavia alcuni produttori stanno sviluppando unità residenziali PEM con potenze oscillanti tra 1 e 5 kW elettrici, principalmente accoppiate con sistemi di reforming del Gas Naturale per poterle commercializzare fin dal breve periodo.

Dalla figura (up) si vede come l’introduzione delle celle PEM (e della tecnologia celle a combustibile in generale) nel campo dell’autotrazione sia legato a quello in campo stazionario. Infatti il costo d’ingresso nel mercato superiore di questi ultimi sistemi farà in modo che la successiva riduzione dei costi legata soprattutto al volume della produzione ne permetterà l’ingresso nel mercato dell’automobile. Comunque la prima riduzione di costo, quella peraltro più sostanziale, dovrà essere sostenuta attraverso azioni che ne favoriscano la realizzazione (per esempio i lighthouse project della UE o gli “Hydrogen Cluster” suggeriti in questo lavoro).

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Comunque le celle PEM sembrano essere legate soprattutto alla realizzazione di

idrogenodotti con produzione centralizzata di idrogeno, con notevoli benefici sia da un punto di vista ambientale che logistico con conseguente notevole riduzione dei costi.

OBIETTIVO E MOTIVAZIONE

Una serie di impianti da 3-5 kWe alimentati direttamente ad idrogeno dovranno essere testati onde comprovarne l’efficienza sia in termini di rendimento elettrico che di affidabilità affinché: • A breve termine contribuiscano allo sviluppo di una tecnologia comune alle

applicazioni stazionarie e “mobili” • A lungo termine (i tempi sono legati solamente alla futura disponibilità di

idrogeno per uso domestico) possano essere commercializzate ed utilizzate come le comuni caldaie con il vantaggio di produrre anche energia elettrica on-demand

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Già oggi l’efficienza elettrica di tali sistemi raggiunge facilmente il 40-45% ma devono necessariamente essere affiancate a produzioni di idrogeno centralizzate affinché possano contribuire sensibilmente alla riduzione di emissioni di CO2 nei periodi successivi all’introduzione su larga scala.

SOGGETTI

PROMOTORI: Regione Sicilia, enti locali, UE, Istituti Bancari, PMI, Industria Petrolchimica e di Raffinazione

COINVOLTI: Enti di ricerca e universitari, Istituti Bancari, Vigili del Fuoco, Enti

normanti,

STRATEGIA E DEFINIZIONE OBIETTIVI

Breve termine (2 anni)

Nel breve termine si dovranno installare un numero congruo di tali impianti, preferibilmente di differenti produttori, presso installazioni dove si registra la presenza di idrogeno industriale a basso costo. Il numero di impianti non deve essere inferiore a 10 e non superiore a 20. Inoltre va prevista la formazione di personale specializzato in grado di operare sull’installazione e sulla manutenzione di tali impianti. Obiettivo indiretto, ma molto importante, raggiungibile attraverso tale azione è la creazione di un database di esperienze fondamentale alla stesura di norme specifiche per l’idrogeno. Una durata della prima fase stimata in tre anni sarà sufficiente a contribuire anche allo sviluppo di tali sistemi che sono in fase di pre-commercializzazione

Seconda fase (5 anni)

I risultati registrati nella prima fase saranno necessari a creare i primi piccoli cluster idrogeno presso comunità locali isolate o ricadenti in zone ad alto interesse turistico-ambientale con una forte presenza di fonti rinnovabili dalle quali si possa produrre idrogeno da convogliare presso piccole reti di distribuzione.

Durante tale fase dovranno essere installati un numero congruente di impianti PEM domestici alimentati ad idrogeno stimato intorno alle 2.000/3.000 unità corrispondenti a circa 10/20 MW elettrici ed altrettanti termici.

Lungo Termine

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In tale fase le comunità servite da impianti RWE+H2+PEM per usi domestici dovranno essere connessi con reti di distribuzione dell’idrogeno sempre maggiori. Per ovvi motivi, e per correttezza, non si fornisce una possibile temporizzazione di tale fase a causa dell’eccessiva aleatorietà delle operazioni necessarie. Ciò a causa del fatto che la metanizzazione della Sicilia ha subito un forte rallentamento e che sia che si preveda di utilizzare tale rete per la distribuzione dell’idrogeno sia che si debba costruire una serie di idrogenodotti il futuro è di difficile pevisione.

BENEFICI ENERGETICI ED AMBIENTALI

La riduzione di emissioni inquinanti di tali sistemi è pari al 100%, pertanto (come si vede in figura) un numero sempre più crescente di tali impianti potrà incidere in maniera determinante.

Tuttavia il problema però sembra essersi spostato presso gli impianti di generazione di idrogeno che devono essere sempre più efficienti e quando risultano utilizzare combustibili fossili devono essere affiancati da tecnologie di seqestrazione della CO2.

STIMA INVESTIMENTI

Breve termine (3 anni)

700.000 / 1.000.000 di euro

Medio termine (5 anni)

10/20 Milioni di euro

RELAZIONE CON ALTRE AZIONI e/o STRUMENTI PIANIFICATORI

Hydrogen Cluster

Lighthouse project

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Progetto 9 “ HOT CELL”

CELLE A COMBUSTIBILE AD ALTA TEMPERATURA

QUADRO DI RFERIMENTO

Le applicazioni di sistemi a celle a combustibile ad alta temperatura (SOFC e MCFC) rappresentano oggi una tecnologia promettente nel campo delle celle a combustibile, in quanto la più flessibile in termini di combustibile di alimentazione. Esso può essere infatti idrogeno, ma anche gas naturale. L’impiego di quest’ultimo favorisce, chiaramente, la facilità di installazione di queste tecnologie in tutte le aree servite dai metanodotti, dando luogo anche alla conseguente generazione diffusa.

L’utilizzo diretto del metano comporta la presenza di una fase di reforming, esterno o interno, per la produzione di idrogeno. Il reforming interno consente di contenere l’ingombro dello stack rendendolo un’ottima soluzione anche per piccole installazioni (generazione diffusa). Inoltre l’elevata temperatura di esercizio (700-1000°C) delle SOFC e delle MCFC giustifica il loro utilizzo in assetto cogenerativo, che al momento costituisce il potenziale più grande, sia in ambito domestico-residenziale che in ambito terziario e industriale.

Una particolare applicazione della cogenerazione è la trigenerazione che, oltre alla possibilità di autoprodurre energia elettrica, consente di utilizzare l'energia termica recuperata dalla trasformazione anche per produrre energia frigorifera, ovvero acqua refrigerata per il condizionamento o per i processi industriali. La trasformazione dell'energia termica in energia frigorifera è resa possibile dall'impiego del ciclo frigorifero ad assorbimento il cui funzionamento si basa su trasformazioni di stato fluido refrigerante (acqua) in combinazione con la sostanza (bromuro di litio o ammoniaca) utilizzata quale assorbente.

La tecnologia delle celle a carbonati fusi (MCFC) ha superato le difficoltà della gestione dell'elettrolito fuso e i problemi di corrosione dei materiali dei piatti d'interconnessione e di criticità delle tenute gas a temperature elevate.

Per quanto riguarda le celle a combustibile ad ossidi solidi (SOFC), le principali problematiche di sviluppo sono legate alle dimensioni della cella elementare, costituita da strati di materiali ceramici di spessore ridottissimo, e alla temperatura di lavoro molto elevata, che rende critica la stabilità e le prestazioni dei materiali impiegati per realizzare lo stack elettrochimico. Gli ultimi studi sulle SOFC,

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portano verso l’impiego dell’acciaio come materiale per le interconnessioni, allo scopo di abbandonare i materiali ceramici molto più costosi (comunque usati come elettrolita).

Relativamente alla commercializzazione a breve termine di queste celle a combustibile, le MCFC sono già in fase pre-commerciale (ovvero è già possibile comprarle) in moduli che vanno da 100 a 250kW, rispetto alle SOFC, sebbene una serie di fattori, considerati cruciali, ostacolano un prossimo ingresso sul mercato:

- i prezzi molto poco competitivi;

- maturità tecnologica,

- scelta strategica;

- scelta delle applicazioni;

- implementazione;

- costituzione di supporti politici.

Per tutti questi motivi, le celle a combustibile ad alta temperatura trovano applicazione, nel breve termine, nel campo della ricerca come impianti dimostrativi, con il chiaro scopo di diffonderne i relativi risultati e vantaggi nel medio termine, installando nuovi impianti in aree pubbliche e/o private.

La messa in opera di uno o più impianti dimostrativi a celle SOFC e MCFC unisce la possibilità di testare la tecnologia, ma contestualmente consente di comprovare, presso le utenze locali, le potenzialità testate finora. Inoltre, localizzando gli impianti in diverse aree, sia urbane, nel caso di applicazioni residenziali e terziarie (100-500kW), sia industriali nel caso di applicazioni di grande taglia (dell’ordine di MW), si crea la possibilità di valutare le possibili conseguenze, anche dal punto di vista delle normative sull’idrogeno, visto che al momento non ne esistono.

OBIETTIVO E MOTIVAZIONE

Il progetto “celle a combustibile ad alta temperatura” prevede la possibilità di utilizzare le celle MCFC e SOFC combinandole con:

• turbine a gas (TG) o, come accade più spesso, con microturbine, usando i gas di scarico;

• cicli frigoriferi, usando il calore per micro-cogenerazione o per trigenerazione.

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I vantaggi delle celle a combustibile sono diversi: • elevata efficienza elettrica, che nel caso delle MCFC e SOFC raggiunge anche

il 65%; • ridotto impatto ambientale dovuto a bassissime emissioni inquinanti e di

conseguenza ridotte emissioni di anidride carbonica (nulle nel caso che il combustibile primario utilizzato sia l’idrogeno);

• minime emissioni acustiche e bassa manutenzione per l’assenza di importanti organi in movimento (ad esclusione dei sistemi di pompaggio e ricircolazione dei gas);

• capacità di offrire alti rendimenti ed un’elevata "power quality" sotto il profilo della continuità e disponibilità. Inoltre la cogenerazione/trigenerazione offre una nutrita serie di vantaggi, che

sono destinati ad incrementare con l’evolversi del mercato dell’energia: • risparmi dei costi di esercizio dell’ordine del 40-50 % rispetto ai sistemi

tradizionali di produzione di energia elettrica e termica; • indipendenza dai gestori della rete elettrica con conseguente riduzione delle

possibilità di "fuori servizio" o "blackout"; • benefici ambientali: le emissioni in atmosfera sono ridotte (-60% di CO2) e

maggiormente controllate; • accessibilità alle agevolazioni comunitarie/nazionali/regionali per

l’installazione di questi impianti; • economicità grazie alla possibilità di cedere le eccedenze di energia elettrica al

gestore, e quelle di calore ad altre unità limitrofe, e pertanto di mantenere l’impianto ad elevati valori di rendimento.

STRATEGIE E DEFINIZIONE OBIETTIVI A BREVE TERMINE

Installazione di piccole unità SOFC + microgenerazione per applicazioni residenziali

Il progetto prevede di installare piccoli impianti pilota per abitazioni con una fornitura di 1 - 5 kW di energia elettrica e di 2,5 – 12,5 kW di energia termica.

Un impianto del genere prevede l’utilizzo del gas naturale come combustibile dal quale produrre un gas ricco di idrogeno e monossido di carbonio, che viene successivamente convertito in CO2 e acqua.

L’unità termica del sistema opera a circa 900 – 950°C e riesce a coprire la richiesta base di calore ed elettricità di una singola famiglia. Il calore è usato per il riscaldamento della casa e per fornire acqua calda sanitaria. Qualora la richiesta di

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calore dovesse superare la fornitura base, una caldaia integrativa a gas naturale si mette automaticamente in funzione, così da garantire pienamente la richiesta di calore di una famiglia. Per il futuro, sempre al fine di salvaguardare l’ambiente, si pensa di sostituire la caldaia a metano con una unità termica a fuel cell.

Un sistema come quello descritto ha il grande vantaggio di potersi integrare in infrastrutture già esistenti, senza, quindi, obbligare gli utenti a sostenere costi aggiuntivi. Inoltre, come è già stato detto l’impianto non è alimentato direttamente da idrogeno, ma da gas naturale dal quale l’idrogeno è successivamente prodotto. Tale aspetto può costituire un ostacolo in meno alla diffusione di sistemi di questo tipo, in quanto il metanodotto ne consente l’installazione in tutti siti serviti e, aspetto di fondamentale importanza, la mancanza di un sistema di stoccaggio dell’idrogeno potrebbe evitare alcune difficoltà legate all’assenza di una normativa sull’idrogeno.

Risulta, anche, evidente come l’affermarsi si simili tecnologie favorisca la politica della generazione diffusa, verso la quale si è completamente proiettati anche per il futuro più imminente.

Figura 1 – Sistema SOFC integrato con micro-cogenerazione

Il presente progetto si propone poi, di divulgare i sistemi unifamiliari per giungere alla costituzione, nel medio-lungo termine, di una penetrazione più fitta. A tal scopo è utile sensibilizzare tutti gli enti che, in un certo senso, devono promuovere le nuove tecnologie in sostituzione di quelle tradizionali. Gli impianti dimostrativi installati negli Stati Uniti, per esempio, hanno svolto il ruolo fondamentale di far conoscere la tecnologia innanzitutto al mondo politico, che ha

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poi il compito di sostenerla, ma contemporaneamente anche quello di sensibilizzare il mondo pubblico, che pur trovandosi solo alla fine della catena, costituisce il cliente finale e l’utilizzatore principale nell’ambito del settore domestico.

E’ evidente che al fine di istallare diversi impianti è necessaria anche la formazione di manodopera specializzata, che al momento risulta essere assente.

BENEFICI ENERGETICI ED AMBIENTALI

Il rendimento elettrico del sistema descritto è del 30%, mentre l’efficienza globale (elettrica/termica) può raggiungere anche il 70%.

Il rendimento di un processo tradizionale per la produzione di energia elettrica (centrale termoelettrica), risulta essere complessivamente pari al 19,45% circa, valore che tiene conto oltre del rendimento vero e proprio di produzione dell’energia (circa il 21,8%) anche della perdita dovuta al trasporto via cavo.

La mancata produzione di CO2, relativa al sistema a fuel cell, è pari a 638,54 t all’anno.

Installando, per esempio tra il breve e il medio termine, almeno 100 impianti si può ottenere un risparmio annuale di 63.854,49 t di CO2 corrispondente allo 0,95% rispetto alla produzione totale di CO2 del 1990.

Mentre, ipotizzando di installare nel lungo termine almeno altri 200 impianti si ottiene un risparmio di CO2 di 191.563,47 t, che costituisce il 2,85% della produzione totale di CO2 del 1990.

Risparmio di CO2 rispetto al 1990

2010-2015 (100 impianti)

2020 (300 impianti)

0

50000

100000

150000

200000

250000

Ton

nel

ate

di

CO

2

Risparmio di CO2 rispetto al 1990

2010-2015 (100 impianti)

2020 (300 impianti)

0

50000

100000

150000

200000

250000

Ton

nel

ate

di

CO

2

DURATA DEL PROGETTO

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Poiché l’istallazione di impianti come quelli descritti non implica particolari adeguamenti delle infrastrutture preesistenti, la durata del progetto, dal momento dell’installazione, può essere assimilata a 2 anni, necessari per compiere un preciso monitoraggio e testare la tecnologia con attenzione.

STRATEGIE E DEFINIZIONE OBIETTIVI A MEDIO TERMINE

Applicazione domestico-residenziale in impianto condominiale di taglia media (100-200kW)

Estremamente promettenti risultano applicazioni di celle a combustibile di media taglia, ad esempio ad uso condominiale, che consentono la fornitura contemporanea sia di energia elettrica che di calore (per il riscaldamento e per l’acqua sanitaria). Un impianto di 100 kW permette di fornire potenza elettrica e termica ad un condominio costituito da circa 20 appartamenti, provvedendo, chiaramente, anche all’alimentazione elettrica per l’illuminazione dei vani scala, per il funzionamento dell’ascensore, sicuramente presente in un palazzo di simile, e per altri eventuali servizi presenti (cancello automatico, illuminazione esterna di un cortile, illuminazione di un garage ed eventuale funzionamento saracinesca, ecc.). Un’applicazione in questo ambito può essere sviluppata con l’utilizzo di celle a

carbonati fusi combinate con turbina a gas alimentata dai gas di scarico della cella

e con un sistema cogenerativo.

Tale soluzione può essere messa in atto attraverso un sistema a MCFC da 100

kWe, costituito a sua volta da quattro sottosistemi (figura 2):

• fuel processor system; • air compression system; • cogeneraive system; • new compact unit (in cui alloggiano due stack da 50 kW ognuno).

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Figura 2 - Schema dell’impianto a MCFC

Figura 3 - Impianto MCFC

In questo impianto si è adottata una configurazione compatta in cui gli stack (TWINSTACK), i reformer integrati e i bruciatori catalitici sono montati tutti su un “pattino”, mentre tutti gli altri sistemi ausiliari (alimentazione e sistemi di controllo) sono installati su un “pattino” separato. L’impianto risulta in grado di fornire una gestione energetica molto efficiente.

Confrontando questo impianto con impianti di potenza tradizionali di taglia equivalente, i principali risultati in termini di performance sono: • minore ingombro ottenuto attraverso l’alloggiamento di entrambi gli stack, del

modulo di reforming e del bruciatore catalitico all’interno di un box; • riduzione del numero di componenti;

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• semplificazione delle procedure di manutenzione da parte degli addetti, grazie ad opportuni dispositivi e alla accresciuta vita dello stack;

• facilità di installazione grazie all’ottimizzazione del layout compatto.

L’ impianto è, al momento, già in fase pre-commerciale e per il futuro si prevedono ottime prospettive di commercio. Infatti, il maggiore settore del mercato per i sistemi a MCFC è quello della generazione diffusa in range di potenza compresi tra 100 kW e 5 MW, ovvero per impianti di media e grande taglia, estendendo, quindi, il loro utilizzo anche nei campi terziario e industriale. Infatti, come è già stato detto, la generazione diffusa rappresenta, ad oggi, un mercato emergente capace di influenzare l’intero mondo dell’energia, privilegiando i piccoli impianti posti vicini agli utilizzatori finali.

I punti chiave per la commercializzazione di questa tecnologia sono: • il monossido di carbonio (CO) è usato direttamente come combustibile, per

cui non ci sono costi aggiuntivi per “pulire” la CO;

• il costo dei materiali usati come catalizzatori e elettrolita non è elevatissimo;

• eccellente capacità cogenerativa;

• prossima penetrazione sul mercato a prezzi competitivi.

A tal proposito alcuni segmenti di mercato estremamente importanti sono applicazioni che utilizzino “combustibile sprecato”, ovvero i gas di scarico (incombusti) delle industrie e applicazioni che impieghino lo scarto di idrogeno prodotto dai processi industriali.

Figura 4

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BENEFICI ENERGETICI ED AMBIENTALI

Considerando l’installazione di un impianto da 100 kW con un’efficienza elettrica del 40%, il sistema consente di risparmiare una produzione di CO2 pari a 18657,01 t (0,28%% della produzione totale di CO2 del 1990), risparmiando il 20-30% circa rispetto alla produzione con centrale termoelettrica..

Ipotizzando poi, nel lungo termine la messa in opera di altre due unità (per un totale di 3) si giunge ad un risparmio di 55971,03 t di CO2 pari al 0,83% della produzione totale di CO2 del 1990.

Risparmio di CO2 rispetto al 1990

2010-2015 (1 impianto)

2020 (3 impianti)

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

Ton

nel

ate

di

CO

2

Risparmio di CO2 rispetto al 1990

2010-2015 (1 impianto)

2020 (3 impianti)

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

Ton

nel

ate

di

CO

2

Figura 5

DURATA DEL PROGETTO

Dal momento dell’installazione 3 anni.

Applicazione nel settore terziario presso un complesso scolastico

Un intervento nell’ambito del settore terziario è fattibile presso alberghi, centri sportivi, centri commerciali, ospedali, università, scuole, ecc.

Il presente progetto prende in considerazione l’applicazione in un istituto scolastico di Messina (l’Istituto Professionale di Stato Aziendale Turistico e Alberghiero IPSSCTAR “Antonello”) del quale è stata fatta l’analisi energetica al fine di individuare eventuali sprechi e ipotizzare interventi capaci di conseguire un risparmio energetico e di contenere le emissioni inquinanti.

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Lo studio condotto ha portato a determinare un consumo annuo di energia elettrica pari a circa 156.000 kWh/a, che considerando 2000 h/a di utilizzo, equivalgono a circa 80 kW. Per cui un impianto SOFC microcogenerativo da 100 kWe risulterebbe sufficiente per il sostentamento dell’istituto, infatti avendo un’efficienza elettrica del 46% si ha una produzione di energia termica di circa 120 kWt.

Figura 6

Come mostrato, il sistema è costituito dalle seguenti sezioni:

• turbina a gas; • modulo SOFC; • sistema di alimentazione del gas; • UPS; • cabina elettica; • inverter.

Durante lo sviluppo del sistema SOFC, si è riscontrato che pressurizzando la

cella, aumenta il voltaggio e migliora l'efficienza elettrica. Pressurizzando un modulo SOFC ed unendolo con una turbina a gas, l'efficienza elettrica aumenta sensibilmente. Questo è il principio che sta dietro il sistema ibrido pressurizzato SOFC/Turbina a gas.

In questo sistema, altamente integrato, l'aria è pressurizzata dal compressore della turbina ed è riscaldata in un ricuperatore prima di entrare nel modulo. Il

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grande vantaggio di questo ciclo combinato (o ibrido) è che sia il modulo delle celle a combustibile che la turbina a gas producono potenza lo stesso combustibile di alimentazione e lo stesso flusso d'aria.

BENEFICI ENERGETICI ED AMBIENTALI

Installando un impianto nel breve termine, si risparmiano 60.073,56 t di CO2 (corrispondente allo 0,89% della produzione del 1990), mentre installandone 3 nel lungo termine (numero sottostimato) la CO2 risparmiata risulterebbe pari a 180.220,68 t (il 2,68% della produzione del 1990).

Risparmio di CO2 rispetto al 1990

2010-2015 (1 impianto)

2020 (3 impianti)

020000400006000080000

100000120000140000160000180000200000

Ton

nel

ate

di

CO

2

Risparmio di CO2 rispetto al 1990

2010-2015 (1 impianto)

2020 (3 impianti)

020000400006000080000

100000120000140000160000180000200000

Ton

nel

ate

di

CO

2

Figura 7

DURATA DEL PROGETTO

La durata prevista è di 3 anni.

STRATEGIE E DEFINIZIONE OBIETTIVI A LUNGO TERMINE

Le strategie per portare la tecnologia presente delle celle ad alta temperatura

(soprattutto MCFC) verso una produzione rilevante nel settore industriale e terziario, nel lungo termine, prevede un numero di steps, sia di natura tecnologica che di natura economico-commerciale: • realizzazione di impianti tipo basati sulla ormai consolidata tecnologia,

dimensionati per un range di potenza superiore ai 500 kW;

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• realizzazione di un numero significativo di unità dimostrative, che riproducano il primo impianto tipo, per differenti segmenti di mercato e con l’utilizzo di diversi combustibili;

• maggiore sviluppo tecnologico con l’obiettivo di: • ridurre i costi dei materiali, di assemblaggio e di produzione • migliorare le performance dello stack tentando di allungarne anche la vita • migliorare l’efficienza del sistema riducendo le perdite di calore; • miglioramento dell’intera efficienza tramite l’integrazione di sistemi e di

processi innovativi. E’ superfluo dire che la penetrazione delle celle a combustibile può essere resa

più semplice anche dalla classe politica creando condizioni di mercato in cui gli investimenti sulle fonti di energia pulita vengano incoraggiati e adeguatamente ricompensati in termini economici. Questo comprenderebbe obiettivi e misure obbligatorie per la produzione di energia pulita, per l’utilizzo delle fonti rinnovabili, per l’efficienza energetica e per la cogenerazione.

Applicazione ospedaliera

Un’applicazione che, a lungo termine, si potrebbe rivelare particolarmente interessante e stimolante è quella presso le utenze ospedaliere. Tale progetto esula da un utilizzo diretto delle celle a combustibile, ma si prefigge di impiegare l’energia elettrica prodotta tramite fonti rinnovabili (per esempio energia solare fotovoltaica) in un elettrolizzatore, consentendo di scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno.

Quest’ultimo, considerato l’abbondante uso che se ne fa nel settore medico, può essere utilizzato all’interno della linea ospedaliera, mentre l’idrogeno potrebbe essere convogliato, o per mezzo di un breve gasdotto (idrogenodotto) o attraverso mezzi di stoccaggio, verso una stazione di rifornimento localizzata, possibilmente, nelle vicinanze dell’ospedale, e utilizzato come combustibile di alimentazione per veicoli ibridi a celle a combustibile. In questa applicazione, che rimane comunque stazionaria in quanto localizzata presso un ospedale, le celle a combustibile rientrano solo indirettamente e in applicazioni relative al settore trasporti.

Potrebbe, quindi, sembrare che la realizzazione di un impianto simile non vada a centrare l’obiettivo primario del progetto “alta temperatura”, mentre in realtà, è fondamentale dimostrare come in futuro, e soprattutto in un futuro che non deve

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essere troppo lontano dal nostro presente, tutto il sistema energetico dovrà orbitare attorno all’idrogeno, creando una sinergia perfetta con le celle a combustibile.

Di conseguenza appare, ormai, chiaro come la penetrazione delle celle a combustibile sia subordinata anche all’utilizzo dell’idrogeno e quindi alla sua “reperibilità”.

Figura 8

Il quadro complessivo di risparmio di CO2, nel medio e lungo termine può essere riassunto attraverso il grafico seguente:

PANNELLO FOTOVOLTAICO

ENERGIA ELETTRI

RAGGI SOLARI

IdrogenOssigen

ELETTROLIZZATOR

OSPEDAL

Stazione di riforniment

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Assessorato Industria - 97 - DREAM - Università di Palermo

Risparmio di CO2

MT (2010-2015) 142585,06

2,12% in meno rispetto al 1990

LT (2015-2020) 427755,18

6,36% in meno rispetto al 1990

0

50000

100000

150000

200000

250000

300000

350000

400000

450000T

onne

late

di C

O2

Risparmio di CO2

MT (2010-2015) 142585,06

2,12% in meno rispetto al 1990

LT (2015-2020) 427755,18

6,36% in meno rispetto al 1990

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Figura 9

SOGGETTI PROMOTORI PER TUTTI I PIANI INDIVIDUATI

Enti pubblici, enti comunali, produttori di impianti in oggetto, produttori di celle a combustibile MCFC e SOFC, produttori di macchine frigorifere (a compressione e ad assorbimento), produttori di turbine a gas e di microturbine, condomini, scuole (eventualmente anche private), ospedali e cliniche.

SOGETTI COINVOLTI

Enti di ricerca, Vigili del Fuoco, Enti politici, Enti regionali/comunali, UE, produttori.

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Assessorato Industria - 98 - DREAM - Università di Palermo

Progetto 10 “bio-MCFC”

Installazione di un impianto con cella a combustibile MCFC (250-500kW) alimentata da biomasse per trigenerazione in utenze medio piccole industriali

QUADRO DI RIFERIMENTO L’efficienza energetica è uno degli obiettivi principali delle azioni attualmente

in atto, grazie al fatto che interviene sia sul risparmio di fonti primarie (spesso di origine fossile) dalle quali l’Italia dipende per più del 90% dall’estero, sia indirettamente sulle emissioni inquinanti attraverso anche all’utilizzo di clean technologies. Oggi, inoltre nella maggior parte delle installazioni per la produzione di “freddo” si usano tecnologie utilizzanti l’energia elettrica (seppur in modo sempre più efficiente). L’obiettivo è pertanto di accoppiare una tecnologia “pulita” con una che consente la produzione combinata di energia elettrica (MCFC Molten Carbonate Fuel Cells), calore e freddo (macchina ad assorbimento). La tecnologia delle celle a carbonati fusi (MCFC), che per la loro flessibilità possono essere alimentate, oltre che con idrogeno, con gas derivati da qualsiasi combustibile fossile e da biomasse (gas naturale, gas di sintesi prodotti dalla gassificazione del carbone, biogas), rende la collocazione degli impianti estremamente strategica, infatti questi possono essere collocati ad esempio presso siti industriali già esistenti ove ci sia la presenza di idrogeno di processo (es. industria semiconduttori) o la presenza di biomasse (es. distillerie). Inoltre le MCFC per le loro caratteristiche, rendono possibile una più facile estrazione dell'anidride carbonica allo scarico per un successivo trattamento. Le celle a carbonati fusi sono considerate particolarmente adatte alla realizzazione di impianti stazionari di produzione di elettricità nel "range" 100 kW - 10 MW, anche in considerazione degli alti rendimenti elettrici (oltre il 60% in ciclo combinato). Il mercato di questi nuovi impianti è destinato a crescere nei prossimi dieci anni fino a coprire il 10-15% della nuova capacità di generazione.

OBIETTIVO E MOTIVAZIONE L’obiettivo è quello di sviluppare tecnologie con elevata percentuale di utilizzo

da biomasse legnose installando un impianto di trigenerazione con celle a combustibile a carbonati fusi. Risulta quindi indispensabile dimostrare la fattibilità di tali tecnologie e di contribuire al loro sviluppo realizzando un network di esperienze e di interessi.

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Assessorato Industria - 99 - DREAM - Università di Palermo

La valorizzazione delle biomasse inoltre richiede lo sviluppo di un certo numero di impianti pilota, su cui verificare le condizioni sia organizzative che normative, al fine di individuare quelle ottimali. Un aspetto specifico è la taglia degli impianti termici, che non deve concentrare troppo la movimentazione di biomassa in un unico centro di utilizzo, per non creare difficoltà logistiche di trasporto. Si vuole perciò sperimentare una taglia media, per sfruttare l’energia elettrica prodotta e la climatizzazione degli ambienti e metterla a servizio di utenze vicine.

Le celle a combustibile sono una tecnologia con grandi potenzialità per generare energia elettrica in modo efficiente e a basso impatto ambientale. La grande flessibilità nell'impiego dei combustibili di partenza, l'elevata efficienza di conversione ed il basso impatto ambientale consentono sia di ottenere un notevole risparmio nei consumi di combustibili fossili, sia di contribuire efficacemente al raggiungimento dei previsti bassi livelli di emissioni di gas serra.

L’impianto consta di diverse unità, la cui funzione è di garantire un corretto funzionamento della cella a combustibile, vero cuore di tutto il sistema:

SEZIONE DI TRATTAMENTO DEL COMBUSTIBILE: la sezione di trattamento del combustibile (biomasse legnose) converte lo stesso in un gas riformato per alimentare lo stack, nel processo occorre adottare condizioni di reazione che prevengano la formazione di composti indesiderati che comprometterebbero l’efficienza delle celle.

UNA SEZIONE ELETTROCHIMICA (Stack): costituita dalle celle MCFC che producono energia elettrica, la massima potenza elettrica erogabile è pari a 500kW, accompagnata da produzione di calore.

SISTEMA DI CONDIZIONAMENTO DELL’ENERGIA ELETTRICA: che trasforma l’energia, prodotta sotto forma di corrente elettrica continua, in corrente alternata di opportune caratteristiche.

STAZIONE DI COGENERAZIONE: il calore di scarto della cella viene utilizzato per alimentare la macchina frigorifera ad assorbimento per il riscaldamento e/o condizionamento di ambienti.

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Assessorato Industria - 100 - DREAM - Università di Palermo

STRATEGIA E DEFINIZIONE OBIETTIVI

• Lo sviluppo di una tecnologia autonoma di celle a combustibile attraverso lo svolgimento di un ampio Programma sulle MCFC con il coinvolgimento di qualificati Partner nazionali ed europei

• La realizzazione di un impianto da 500 kW e la definizione dell’Unità base per futuri impianti commerciali

• L’allestimento di linee di fabbricazione pilota per i componenti chiave • Il consolidamento nel medio-lungo termine delle collaborazioni e delle

partnership con Società chiave nel campo industriale e tecnologico • La promozione di programmi di sviluppo delle celle a combustibile

sovvenzionati da istituzioni Italiane ed Europee • Significativi riconoscimenti dello sviluppo della tecnologia attraverso contratti

a medio-lungo termine con l’Unione Europea e vari Ministeri Italiani • La definizione di un ampio programma di impianti dimostrativi di tipo

tecnologico Si prevede di intervenire in zone che presentano le necessarie caratteristiche, in

modo da recuperare le biomasse legnose ai fini della produzione di energia elettrica, “caldo” e “freddo”.

BREVE TERMINE

La realizzazione dell'azione può essere schematizzata in queste fasi: • Analisi dei siti con presenza di biomasse legnose • Verifica della fattibilità degli impianti di smaltimento

CombustTrattament

o del STACK MCFC

Condizionamento energia

Stazione di Cogenerazi

Caldo

Fredd

Energia

Elettri

Energia

Calore di

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Assessorato Industria - 101 - DREAM - Università di Palermo

• Valutazione degli impatti ed autorizzazione • Esecuzione dell’opera

I passi previsti nel percorso prima descritto possono essere raggruppati nelle seguenti fasi: • Fase preparatoria (definizione procedure) • Fase di attuazione

Il programma temporale segue lo schema seguente:

ANNI / FASI 2004 2005 2006 2007 Fase Preparatoria

Fase Attuazione

Fase preparatoria (2 anni) - Creazione gruppo di lavoro - Progettazione di massima - Individuazione siti - Progettazione impianti - Stesura Business Plan - Finanziamento Fase Attuazione (3 anni) - Installazione. - Collaudo - Esercizio dell’impianto e raccolta dati (2 anni) MEDIO TERMINE - Monitoraggio e diffusione dei risultati - Installazione di altri impianti con relativi miglioramenti apportati grazie

all’impianto pilota (breve termine) - Progettazione e costruzione della stessa tipologia di impianto con diverso

tipo di alimentazione dello stack: - Gas Naturale - Idrogeno di processo da siti industriali vicini (Industrie Semiconduttori,

Produttori Cloro-Soda)

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Assessorato Industria - 102 - DREAM - Università di Palermo

LUNGO TERMINE

- Commercializzazione degli impianti - Installazione di impianti di maggiore taglia

SOGGETTI

I soggetti coinvolti nella realizzazione dell'azione, oltre che i vari Assessorati della Regione Siciliana potranno essere gli operatori del settore ambientale e gli operatori del settore energetico.

BENEFICI ENERGETICI ED AMBIENTALI - Benefici ambientali: le emissioni in atmosfera sono ridotte e maggiormente

controllate - Economicità grazie alla possibilità di cedere le eccedenze di energia elettrica

al gestore, e quelle di calore ad altre unità limitrofe, pertanto di mantenere l’impianto ad elevati valori di rendimento.

- Indipendenza dai gestori della rete elettrica con conseguente riduzione delle possibilità di "fuori servizio" o "blackout";

STIMA INVESTIMENTI Stima di base del costo dell’impianto pilota: 16500 €/kW

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Assessorato Industria - 103 - DREAM - Università di Palermo

Progetto 11 “SOFC MT”

Installazione di un impianto a ciclo combinato cella a combustibile SOFC (500kW) + MT per la produzione di Potenza

QUADRO DI RIFERIMENTO Le celle a combustibile SOFC sono considerate le piu' ricercate tra le celle che

usano carburanti basati su idrocarburi. Infatti risultano semplici, altamente efficienti, tollerano le impurita' e possono effettuare il reforming internamente alla cella. I vantaggi associati all’uso di celle a combustibile SOFC per la produzione di energia elettrica sono di diversa natura e possono essere raggruppati in:

• Ridotte emissioni; le emissioni associate al loro funzionamento sono pressoché nulle.

• Alti rendimenti; i rendimenti elettrici di impianti con celle a combustibile variano da un 30-60%, questi ultimi valori possono essere ottenuti tramite impianti combinati (con turbine a vapore o turbine a gas); gli alti rendimenti, oltre a rappresentare un risparmio economico sul combustibile, hanno come conseguenza anche un minor impatto ambientale legato alla produzione, alla raffinazione, allo stoccaggio ed al trasporto del combustibile, nonché minori emissioni (rispetto ad un processo di conversione energetico a bassa efficienza) a parità di energia elettrica prodotta.

• Possibilità di utilizzo di un’ampia gamma di combustibili, la cella può essere alimentata da una vasta gamma di combustibili gassosi (metano, gas naturale, etc.), o gas di sintesi (derivati da combustibili liquidi, gassificazione del carbone, biomasse).

• Efficienza indipendente dal carico e dalle dimensioni dell’impianto; il rendimento delle celle è poco sensibile alle variazioni del carico elettrico, diversamente da quanto avviene con gli impianti convenzionali. Il rendimento è inoltre indipendente dalla potenza installata, entro un ampio intervallo di potenza, mentre negli impianti tradizionali il rendimento diminuisce al decrescere della taglia dell’impianto.

OBIETTIVO E MOTIVAZIONE

Oggi si ritiene che le pile a combustibile possano svolgere un ruolo di crescente importanza nell'ambito della generazione stazionaria di potenza, dove sta crescendo

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Assessorato Industria - 104 - DREAM - Università di Palermo

la richiesta di generazione distribuita che è stata finora soddisfatta prevalentemente con piccole turbine a gas e motori a combustione interna (nell'ambito delle tecniche tradizionali).

Le celle ad ossidi solidi (SOFC) sono ancora allo stadio di prototipi di piccola potenza e operano a circa 1000° C. Potranno competere con quelle a carbonati fusi, dati gli alti rendimenti. I tecnici ritenevano, sino a qualche tempo fa, che le celle a ossidi solidi richiedessero ancora molti anni di sviluppo e ricerche prima di passare alla costruzione pratica di celle di questo tipo. Le nuove conoscenze sui materiali ceramici e la necessità di operare con temperature intorno ai 1000° non hanno più costituito una difficoltà e, pertanto, già oggi questo tipo di fuel cell è competitivo con quelle a carbonati fusi. Rispetto ad altri tipi di celle, quelle a ossidi solidi presentano specifici vantaggi, in quanto l'elettrolita allo stato solido non presenta problemi di evaporazione, mentre le temperature elevate favoriscono la cinetica delle reazioni e rende superfluo l'impiego di catalizzatori. Inoltre le celle a ossidi solidi sono più tolleranti nei confronti di contaminanti contenenti zolfo, che "avvelenano" altri tipi di celle. La notevole disponibilità di calore può, in questo caso, essere impiegata per generare energia elettrica supplementare attraverso turbine a vapore, dove possono essere raggiunti rendimenti globali del 60%. Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica con l’impianto in questione si

vuole installare, uno stack SOFC di potenza 500kW alimentato a gas naturale, e si

vuole utilizzare il calore di scarto in cascata con una microturbina.

La tecnologia SOFC/MT (celle a combustibile ad ossidi solidi con micro turbina) consentirà la produzione ad altissima efficienza di energia elettrica "pulita".

L'impianto, alimentato a gas naturale, grazie all'abbinamento delle celle a combustibile con la micro turbina, raggiungerà un'efficienza elettrica del 58%. Su taglie maggiori il sistema può raggiungere un'efficienza elettrica del 70%, superiore quindi a quella di ogni altro sistema di generazione elettrica esistente o in sviluppo.

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Assessorato Industria - 105 - DREAM - Università di Palermo

Centrale a fuel cell SOFC da 500 Kw, alimentata a GN con MT in cascata. Questa tipologia

di centrale

dovrebbe arrivare

ad una efficienza

elettrica del 58%.

Emissioni ridotte

di anidride

carbonica del

20% e degli ossidi

di azoto del 98%

rispetto ad una

centrale

convenzionale di

produzione di

potenza di pari

taglia.

Dal punto di vista ambientale, la tecnologia SOFC/MT si segnala per la totale

assenza di emissioni solforose e di particolati. Le emissioni di anidride carbonica e degli ossidi di azoto sono ridotte rispettivamente del 20% e del 98% circa rispetto alle centrali a ciclo combinato cogenerativo alimentate a gas naturale, la forma attualmente più efficiente ed ecocompatibile di produzione termoelettrica.

Un impianto pilota di minore taglia è gia stato realizzato a Pittsburg presso la Siemens Westinghouse.

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Assessorato Industria - 106 - DREAM - Università di Palermo

Ibrido SOFC/MT PH 300 Pittsburgh presso Siemens Westinghouse SOFC 250 kW Microturbina: Turbec T100 modificata Prestazioni raggiunte al giugno 2003: Potenza elettrica immessa in rete: 188 kW Rendimento elettrico 45,6% Rendimento termico 20,1

STRATEGIA E DEFINIZIONE OBIETTIVI

- • Lo sviluppo di una tecnologia autonoma di celle a combustibile attraverso lo svolgimento di un ampio Programma sulle SOFC con il coinvolgimento di qualificati Partner nazionali ed europei

- • La realizzazione di un impianto pilota da 500 kW e la definizione dell’Unità base per futuri impianti commerciali

- • L’allestimento di linee di fabbricazione pilota per i componenti chiave - • Il consolidamento nel medio-lungo termine delle collaborazioni e delle

partnership con Società chiave nel campo industriale e tecnologico - • La promozione di programmi di sviluppo delle celle a combustibile

sovvenzionati da istituzioni Italiane ed Europee - • Significativi riconoscimenti dello sviluppo della tecnologia attraverso

contratti a medio-lungo termine con l’Unione Europea e vari Ministeri Italiani - • La definizione di un ampio programma di impianti dimostrativi di tipo

tecnologico che possono trovare applicazioni in alcune branche del settore industriale.

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Assessorato Industria - 107 - DREAM - Università di Palermo

BREVE TERMINE La realizzazione dell'azione può essere schematizzata in queste fasi: - Analisi dei siti di collocazione dell’impianto - Esecuzione dell’opera I passi previsti nel percorso prima descritto possono essere raggruppati nelle

seguenti fasi: Fase preparatoria (definizione procedure) - Fase di attuazione - Il programma temporale segue lo schema seguente:

ANNI / FASI 2004 2005 2006 2007 Fase Preparatoria

Fase Attuazione

Fase preparatoria (2 anni) - Creazione gruppo di lavoro - Progettazione di massima - Individuazione siti - Progettazione impianti - Stesura Business Plan - Finanziamento Fase Attuazione (3 anni) - Installazione. - Collaudo - Esercizio dell’impianto e raccolta dati (2 anni)

MEDIO TERMINE

- Monitoraggio e diffusione dei risultati

- Installazione di altri impianti con relativi miglioramenti apportati grazie

all’impianto pilota (breve termine)

- Progettazione e costruzione della stessa tipologia di impianto di taglie maggiori

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Assessorato Industria - 108 - DREAM - Università di Palermo

LUNGO TERMINE

La fase a lungo termine prevede l'industrializzazione e la commercializzazione di unità prodotte in serie

SOGGETTI

I soggetti coinvolti nella realizzazione dell'azione, oltre che i vari Assessorati saranno gli operatori del settore ambientale e gli operatori del settore energetico.

BENEFICI ENERGETICI ED AMBIENTALI

- Alto rendimento elettrico: la conversione dell'energia avviene direttamente, senza i limiti propri dei cicli termici. Il rendimento è elevato (fino al 60 %) e si mantiene tale in un ampio intervallo di funzionamento.

- L'efficienza è notevole anche negli impianti di piccola potenza. - Duttilità nell'esercizio, in quanto gli impianti sono molto flessibili - Benefici ambientali: le emissioni in atmosfera sono ridottissime e

maggiormente controllate

STIMA INVESTIMENTI

Stima di base del costo dell’impianto pilota: 16000 €/kW

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Assessorato Industria - 109 - DREAM - Università di Palermo

Progetto 12 “MCFC RSU”

Installazione di un impianto con cella a combustibile MCFC (500kW) alimentata da rifiuti solidi urbani

QUADRO DI RIFERIMENTO E’ da più parti richiesta una maggiore diffusione delle tecnologie che utilizzano

le fonti rinnovabili di energia. Tali richieste provengono, oltre che dall’Industria del settore, dalla Unione Europea, dalle Associazioni Ambientaliste, dalle Organizzazioni Sindacali ed in generale da chi intende sollecitare e programmare un diverso approccio alla produzione di energia verso sistemi diffusi territorialmente ed a ridotto o nullo impatto ambientale. D’altra parte la non totalmente raggiunta economicità e competitività delle tecnologie a fonti rinnovabili ne rende più problematica la penetrazione senza un adeguato sostegno espresso in termini di volontà politica e, necessariamente, anche di tipo finanziario. Tale intervento è comunque ampiamente giustificabile in termini di prospettive strategiche di miglioramento del sistema produttivo, oggi particolarmente sentito ed espresso anche nell’ultima Conferenza delle Parti di Kyoto. Nelle dichiarazioni, l’Italia assegna un ruolo di rilievo alla diffusione delle fonti rinnovabili, mentre l’obiettivo ambizioso della U.E. vede il raddoppio, dal 6% al 12%, del contributo delle fonti rinnovabili al 2010.

Il settore delle biomasse in Italia ha delle potenzialità notevolmente elevate ed il suo sfruttamento attuale deve essere ritenuto del tutto insufficiente.

Il più promettente settore, nel quale dovrebbero concentrarsi le agevolazioni tariffarie e procedurali, è quello della cogenerazione di energia elettrica e calore a partire dai rifiuti solidi urbani (RSU). Questa soluzione risulta particolarmente interessante per le discariche attive, per quelle a dismissione programmata (come strumento per arrivare alla completa chiusura nel massimo rispetto ambientale e con bilancio energetico positivo) ed, infine, per quelle localizzazioni dove i vincoli territoriali impongano il ricorso a questo tipo di smaltimento piuttosto che ad impianti di incenerimento. Il generatore elettrico a celle a combustibile può essere considerato una fonte di energia rinnovabile allorché alimentato da biogas o da gas di discarica ed il suo utilizzo rende ancor più interessante l'ipotesi di smaltimento degli RSU in discarica con successivo recupero di biogas.

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Assessorato Industria - 110 - DREAM - Università di Palermo

MOTIVAZIONE

Le soluzioni tecnologiche disponibili alla conversione energetica dei rifiuti si sono sempre più diversificate negli ultimi anni fino a raggiungere caratteristiche progettuali discretamente variabili da impianto a impianto. Ciononostante, il numero delle possibili alternative è limitato se considerato in relazione ai processi con cui l’energia chimica è trasformata in calore o elettricità. Si vuole quindi delimitare l’attenzione concentrandola sulla tecnologia MCFC (Molten Carbonate Fuel Cells) studiata per un campo di potenze unitarie fino a 500 kW. Attualmente si ritiene proponibile la realizzazione di una unità modulare per impianti a celle a combustibile di tipo cogenerativo, che si prevede di utilizzare in particolare con gas proveniente da discarica. Il piano, individua le strategie di intervento sul tema “rifiuti” indicando le seguenti priorità: riduzione dei rifiuti all’origine, recupero delle frazioni riutilizzabili, raccolta differenziata e valorizzazione energetica della parte non recuperabile. Il programma è finalizzato allo sviluppo e alla commercializzazione delle pile a combustibile a carbonati fusi (MCFC).

STRATEGIA E DEFINIZIONE OBIETTIVI La strategia per portare la tecnologia attuale ad un livello di produzione

industriale si articola secondo interventi di natura sia tecnologica che commerciale ed in particolare:

1. Realizzazione di un certo numero di "dimostratori tecnologici", replica dell'impianto pilota ma con possibile applicazione a differenti tipologie di combustibile. In particolare si farà riferimento, in alternativa al gas di discarica, al gas naturale e al gas da carbone in questa prima fase. Gli obiettivi principali di questa prima fase possono così riassumersi: - Verificare le capacità produttive; - Accumulare una significativa esperienza di esercizio in differenti siti e con

diversi operatori; - Provare la capacità dell'impianto di operare con diversi tipi di combustibile ; - Promuovere l'interesse di potenziali nuovi utenti e diffondere la tecnologia

MCFC.

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2. Sviluppo tecnologico dei principali componenti dell'impianto, finalizzato a: - Minimizzazione dei costi di materiale, produzione e assemblaggio dello stack - Miglioramento delle prestazioni ed allungamento della vita dello stack - Miglioramento del rendimento globale di impianto attraverso l'innovazione a

livello di sottosistemi (Reforming, gas clean-up, sistema di condizionamento della potenza ecc.) 3. Miglioramento del rendimento globale di impianto mediante l'introduzione di

cicli combinati MCFC - turbina a gas. Per la definizione degli obbiettivi il Programma è articolato in tre fasi temporali

principali, con i seguenti contenuti: Breve termine: Sviluppo della tecnologia di base, realizzazione e prova dell’impianto pilota Medio termine: Sviluppo pre-industriale di alcune unità dimostrative. Lungo termine: Industrializzazione e commercializzazione. Nel dettaglio le varie fasi sono articolate come segue.

BREVE TERMINE

Definizione e progettazione di tutti i principali componenti di impianto, sviluppo dell’ingegneria per un impianto pilota da 500 kW, sua realizzazione e sperimentazione. Il combustibile previsto inizialmente per tale impianto è il gas ottenuto da discariche di rifiuti solidi urbani. L’impianto sarà dotato anche di una unità di cogenerazione. Questa fase rappresenta infatti il primo appuntamento tra le tecnologie di stack e di impianto. In particolare mira a validare sperimentalmente il concetto di centrali flessibili che, con alcuni affinamenti, caratterizzerà le prossime unità pre-commerciali. Oltre che con gas da rifiuti, che rappresenta la prima opzione, l’impianto può lavorare anche con altri gas e in particolare con gas

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naturale, prodotto da carbone, biogas e, naturalmente, idrogeno. Ciò grazie al tipo di processo adottato e alla capacità delle pile MCFC di utilizzare come combustibile anche il CO, ciò che le rende particolarmente flessibili rispetto al combustibile primario. Particolare attenzione si dovrà dedicare al comportamento termico dell’impianto attraverso l’analisi sia del regime stazionario sia dei principali transitori conseguenti al normale funzionamento o al verificarsi di possibili malfunzionamenti. Il sito naturalmente deve disporre di tutte le infrastrutture necessarie al suo esercizio nelle diverse condizioni operative. In sintesi i principali componenti/sottosistemi dell’impianto sono:

- sistema di condizionamento della potenza elettrica, per convertire l’energia prodotta dalle celle da continua in alternata e per immetterla in rete, costituito da un inverter, da un trasformatore, e dai relativi sistemi di isolamento e protezione;

- sistema centralizzato di controllo per la regolazione, il controllo e il monitoraggio dell’intero impianto;

- sistema di trattamento e clean-up del combustibile per condizionare e in particolare desolforare il gas da discarica;

- sistema di alimentazione dell’aria di processo che include un riscaldatore di avviamento e fornisce l’aria allo stack alla corretta pressione di lavoro;

- sistema di cogenerazione per il recupero del calore residuo negli esausti dello Stack;

In particolare, oltre alla validazione del processo di base specificamente sviluppato per il gas da discarica, la sperimentazione confermerà le aspettative relative alla flessibilità della tecnologia MCFC rispetto al combustibile, con specifico riferimento a gas naturale e ad una composizione del combustibile simulante un gas da carbone particolarmente “povero”. La seguente tabella riporta le caratteristiche di impianto: PRINCIPALI CARATTERISTICHE DI IMPIANTO

Tecnologia Molten Carbonate Fuel Cells (MCFC) Temperatura 650 °C Pressione 3-4 bar Efficienza elettrica 50% Efficienza globale 80% in cogenerazione (elettrica + termica) Possibili combustibili GN, gas da carbone, biogas, landfillgas, idrogeno Emissioni SO2, CO, fumo e particolato: assenti

NOx e incombusti: trascurabili

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MEDIO TERMINE

La fase a medio termine è tesa a dimostrare che la tecnologia MCFC, a parte alcuni affinamenti tecnologici in corso, è realmente pronta per passare da soluzioni di tipo prototipale a impianti di tipo precommerciale e, quindi, ad unità pronte per l’introduzione sul mercato. La generazione distribuita nel campo di potenze tra 100 kW fino al MW, inclusa la cogenerazione e il teleriscaldamento, è generalmente individuata come la principale area di mercato per i sistemi MCFC. Tale fascia è spesso considerata come un mercato emergente capace di influenzare il business della generazione privilegiando impianti di minori dimensioni localizzati vicino all’utenza piuttosto che grandi impianti centralizzati con relative reti di trasmissione e distribuzione. Si può infatti ritenere che, sia pure in funzione della definizione di generazione distribuita che si vuole adottare, le applicazioni classificabili come tali possano rapidamente raggiungere una quota del mercato dei sistemi di generazione prossima al 10%. Anche se i tradizionali grandi impianti continueranno a lungo a coprire la maggior parte della richiesta di energia, la quota delle generazione distribuita tenderà a crescere nei prossimi decenni fino al 15 -20% pari a 100 GW/anno ed oltre a livello mondiale. Un notevole potenziale per la generazione distribuita è poi offerto, in prospettiva, dai paesi emergenti, come la Sicilia, che non hanno ancora fatto rilevanti investimenti nelle strutture di trasmissione e distribuzione associate alla generazione centralizzata. Una significativa quota di questo mercato sembra accessibile alle celle a combustibile anche se il loro utilizzo nella fascia più alta (fino a svariati MW) richiederà un preventivo, maggior consolidamento della tecnologia. Nel medio termine i sistemi MCFC appaiono più adatti al range 500 kW - 5 MW nel quale la fascia più alta potrà essere coperta in gran parte sfruttandone le caratteristiche di modularità. Queste valutazioni di mercato, unitamente all’esperienza diretta acquisita attraverso la realizzazione dell’impianto da 500 kW, permetteranno di tracciare un percorso verso la commercializzazione che vede in una taglia di potenza fino al MW uno step fondamentale in quanto il più adatto a sfruttare l’attuale tecnologia per sposare i requisiti economici e di mercato.

Con l’avvio della fase a medio termine si vogliono definire le caratteristiche e la configurazioni di un tale prodotto, idoneo sia all’impiego diretto (con collegamento in rete o ad isola) sia come unità modulari per impianti di maggiore potenza. Attraverso alcuni miglioramenti rispetto all’impianto pilota (breve termine), riguardanti in particolare la geometria di stack, il reforming del combustibile e i

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necessari ricircoli, l’accresciuto rendimento, la flessibilità e la compattezza si ritiene infatti di poter soddisfare molti dei requisiti richiesti, quali ad esempio: - competitività con i sistemi tradizionali di dimensioni analoghe con possibilità

di fornire anche calore per cogenerazione; - semplificazione delle procedure di manutenzione e di service allungando nel

contempo la vita utile degli stack In parallelo proseguiranno attività di sviluppo e miglioramento tecnologico

specialmente orientate, per lo stack di celle, a migliorare prestazioni e vita, ridurre i costi e facilitare il processo di industrializzazione e per gli aspetti di sistema a massimizzare la compattazione e la integrazione tra i vari componenti riducendone nel contempo i costi.

LUNGO TERMINE La fase a lungo termine prevede l'industrializzazione e la commercializzazione

di unità prodotte in serie. SOGGETTI I soggetti coinvolti nella realizzazione dell'azione, oltre che i vari Assessorati

saranno gli operatori del settore ambientale e gli operatori del settore energetico.

STIMA INVESTIMENTI Stima di base del costo dell’impianto pilota: 16000 €/kW

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Progetto 13 “MCFC MT”

Installazione di un impianto con celle a combustibile MCFC (1MW) alimentata da Gas Naturale con MT in coda.

QUADRO DI RIFERIMENTO Le fuel cell a carbonati fusi (MCFC), operano a temperature di circa 650° C.

Sono attualmente disponibili allo stadio di prototipi di potenza (da 100 a 250 kW) e riscuotono molto interesse, soprattutto per gli alti rendimenti previsti (50-60%) e per la possibilità di disporre di calore ad alta temperatura utilizzabile in cascata con micro turbine, questo rende la tecnologia adatta alla produzione di potenza, tale intervento è comunque ampiamente giustificabile in termini di prospettive strategiche di miglioramento del sistema produttivo, oggi particolarmente sentito ed espresso anche nell’ultima Conferenza delle Parti di Kyoto. Nelle dichiarazioni, l’Italia assegna un ruolo di rilievo alla diffusione delle fonti rinnovabili, mentre l’obiettivo ambizioso della U.E. vede il raddoppio, dal 6% al 12%, del contributo delle fonti rinnovabili al 2010.

MOTIVAZIONE

Si vuole concentrare l’attenzione sulla tecnologia MCFC (Molten Carbonate Fuel Cells) studiata per un campo di potenze unitarie fino a 250 kW. Attualmente appare fattibile la realizzazione di una unità di potenza composta da 4 moduli da 250kW per una potenza totale generata di 1MW, inoltre in coda si prevede l’utilizzo di una micro turbina per un’ulteriore produzione di energia elettrica. Per l’alimentazione dei 4 moduli di celle a combustibili, si prevede di utilizzare Gas Naturale. Il programma è finalizzato allo sviluppo e alla commercializzazione delle pile a combustibile a carbonati fusi (MCFC) che meglio si prestano a sostituire nel lungo termine le centrali termoelettriche di potenza. L’impianto consta di diverse unità, la cui funzione è di garantire un corretto funzionamento della cella a combustibile, vero cuore di tutto il sistema:

1. SEZIONE DI ALIMENTAZIONE DEL COMBUSTIBILE: sostanzialmente

“un fuel process sistem”.

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2. UNA SEZIONE ELETTROCHIMICA (Stack): costituita dai 4 stack MCFC

che producono energia elettrica, la massima potenza elettrica erogabile è pari

a 1MW, accompagnata da produzione di calore.

3. MICROTURBINA: che sfrutta il calore di scarto delle celle per alimentare

una micro turbina per una ulteriore produzione di energia elettrica.

4. CALDAIA A RECUPERO: per sfruttare ulteriore calore di scarto della MC

per la produzione di acqua calda.

STRATEGIA E DEFINIZIONE OBIETTIVI La strategia per portare la tecnologia attuale ad un livello di produzione

industriale si articola secondo interventi di natura sia tecnologica che commerciale ed in particolare: - 1.Realizzazione di un certo numero di "dimostratori tecnologici", replica

dell'impianto pilota ma con possibile applicazione a differenti tipologie di combustibile. Gli obiettivi principali di questa prima fase possono così riassumersi:

o Verificare le capacità produttive; o Accumulare una significativa esperienza di esercizio in differenti

siti e con diversi operatori; o Provare la capacità dell'impianto di operare con diversi tipi di

combustibile ; o Promuovere l'interesse di potenziali nuovi utenti e diffondere la

tecnologia MCFC.

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2. Sviluppo tecnologico dei principali componenti dell'impianto, finalizzato a:

o Minimizzazione dei costi di materiale, produzione e assemblaggio dello stack

o Miglioramento delle prestazioni ed allungamento della vita dello stack

o Miglioramento del rendimento globale di impianto attraverso l'innovazione a livello di sottosistemi

Per la definizione degli obbiettivi il Programma è articolato in tre fasi temporali

principali, con i seguenti contenuti:

- Breve termine: Sviluppo della tecnologia di base, realizzazione e prova dell’impianto pilota

- Medio termine: Sviluppo pre-industriale di alcune unità dimostrative. - Lungo termine: Industrializzazione e commercializzazione. Nel dettaglio le varie fasi sono articolate come segue.

BREVE TERMINE

Definizione e progettazione di tutti i principali componenti di impianto, sviluppo dell’ingegneria per un impianto pilota da 1 MW, sua realizzazione e sperimentazione. Il combustibile previsto inizialmente per tale impianto è il gas naturale. Questa fase rappresenta infatti il primo appuntamento tra le tecnologie di stack e di impianto. In particolare mira a validare sperimentalmente il concetto di centrali flessibili che, con alcuni affinamenti, caratterizzerà le prossime unità pre-commerciali. Oltre che con gas naturale, che rappresenta la prima opzione, l’impianto può lavorare anche con altri,gas prodotto dal carbone, biogas e, naturalmente, idrogeno. Ciò grazie al tipo di processo adottato e alla capacità delle pile MCFC. Particolare attenzione si dovrà dedicare al comportamento termico dell’impianto attraverso l’analisi sia del regime stazionario sia dei principali transitori conseguenti al normale funzionamento o al verificarsi di possibili malfunzionamenti. Il sito naturalmente deve disporre di tutte le infrastrutture necessarie al suo esercizio nelle diverse condizioni operative. In particolare, oltre

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alla validazione del processo di base, specificamente sviluppato per il gas naturale, la sperimentazione confermerà le aspettative relative alla flessibilità della tecnologia MCFC rispetto al combustibile.

MEDIO TERMINE

La fase a medio termine è tesa a dimostrare che la tecnologia MCFC, a parte alcuni affinamenti tecnologici in corso, è realmente pronta per passare da soluzioni di tipo prototipale a impianti di tipo precommerciale e, quindi, ad unità pronte per l’introduzione sul mercato. Con l’avvio della fase a medio termine si vogliono definire le caratteristiche e la configurazioni di un tale prodotto, idoneo sia all’impiego diretto (con collegamento in rete o ad isola) sia come unità modulari per impianti di maggiore potenza. Attraverso alcuni miglioramenti rispetto all’impianto pilota (breve termine), riguardanti in particolare la geometria di stack e i necessari ricircoli. In parallelo proseguiranno attività di sviluppo e miglioramento tecnologico specialmente orientate, per lo stack di celle, a migliorare prestazioni e vita, ridurre i costi e facilitare il processo di industrializzazione e per gli aspetti di sistema a massimizzare la compattazione e l’integrazione tra i vari componenti riducendone nel contempo i costi.

LUNGO TERMINE

La fase a lungo termine prevede l'industrializzazione e la commercializzazione di unità prodotte in serie.

SOGGETTI

I soggetti coinvolti nella realizzazione dell'azione, oltre che i vari Assessorati della Regione Sicilia potranno essere gli operatori del settore ambientale e gli operatori del settore energetico.

STIMA INVESTIMENTI Stima di base del costo dell’impianto pilota 17000 €/kW

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Conclusioni

La grande occasione per la Sicilia, sta nella possibilità di assumere una posizione di leadership nel settore sistemi e componenti per la generazione distribuita, cogenerazione su base di tecnologie idrogeno e celle a combustibile. Ciò passa sia attraverso la promozione di una solida capacità di ricerca e sviluppo, sia attraverso la sperimentazione e l’applicazione su scala regionale delle tecnologie innovative. La Sicilia può fare da laboratorio e incubatore del previsto nuovo mercato della generazione distribuita di energia, anticipando e sperimentando il nuovo approccio energetico che ha come riferimenti le fonti rinnovabili e l’idrogeno. Che, oltre a fornire una risposta alla crescente domanda di energia mediante una fornitura affidabile, a costo competitivo e a bassa/nulla emissione di CO2, dà luogo a numerose ricadute positive, non ultima la creazione di una posizione di eccellenza e di leadership nella esportazione di tecnologie in un mercato mondiale dell’energia in rapidissima crescita, la maggior parte del quale è sprovvisto di reti di trasmissione e distribuzione, e la conseguente creazione di un nuovo comparto industriale e di nuova occupazione. Analoga azione può essere svolta nei settori dei trasporti, agendo in modo

sincronizzato e spingendo le tempistiche della casa produttrice italiana di

riferimento.

Tutte queste azioni vanno svolte non in una visione isolata ma in stretta

relazione con politiche, attività e strumenti tipici della Comunità Europea in modo

da garantire alla Sicilia un ruolo prioritario nello sviluppo dei principali elementi

dell’economia dell’idrogeno : produzione, distribuzione, e utilizzo in applicazioni

stazionarie e trasporti con tecnologia celle a combustibile. Lo scopo è di ottenere

esperienze consistenti prima dell’effettiva partenza del mercato vero e proprio

proponendosi come ponte tra la fase di ricerca, sviluppo e dimostrazione e

l’introduzione commerciale del mercato dell’idrogeno. L’integrazione di tutti gli

elementi nella catena idrogeno, dalla produzione all’utilizzo nelle diverse

applicazioni, garantisce quel livello di sinergia considerato fondamentale

nell’ottimizzazione dei parametri sia tecnici che economici.

La regione Sicilia si può porre come uno degli interlocutori preferenziali della

Commissione, sia per la già presente produzione di idrogeno, sia per la tipicità

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geografica di isola, sia per la naturale prioritaria adattabilità alle fonti di energia

rinnovabile è può proiettare la Sicilia come una delle regioni europee pilota per

l’introduzione dell’economia dell’idrogeno con i collegati benefici in termini di

competitività, sviluppo e sociale ed industriale

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PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI

NEL SETTORE DEI TRASPORTI NELLA REGIONE SICILIANA

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PIANO D’AZIONE RELATIVO AGLI INTERVENTI NEL SETTORE DEI TRASPORTI NELLA REGIONE SICILIANA

Azioni di piano nell’ambito dei trasporti

Premesso il lavoro fin qui svolto nell’ambito della redazione del Piano Energetico Regionale, gli obiettivi da perseguire prioritariamente al fine di migliorare la sostenibilità del sistema di trasporto in Sicilia sono:

− minimizzare il costo generalizzato della mobilità; − favorire la sostenibilità ambientale dei trasporti; − garantire la coerenza con i piani di riassetto urbanistico e territoriale e di

sviluppo socio-economico; − garantire la coerenza con le esigenze di protezione civile; − favorire nei centri urbani e metropolitani il riequilibrio tra trasporto privato

e pubblico, anche attraverso la realizzazione di sistemi di trasporto in sede propria;

− realizzare un sistema integrato ed equilibrato di mobilità, integrando le singole modalità nello spazio (nodi di interscambio) e nel tempo (integrazione orari), sviluppando il sistema ferroviario come vettore per i flussi caratterizzati da una consistente domanda di trasporto e i vettori su gomma come adduttori e per il deflusso ai nodi di interscambio ed alle direttrici principali;

− favorire il riequilibrio modale migliorando la qualità del servizio pubblico, riducendo congestione, inquinamento, incidentalità;

− migliorare le condizioni della mobilità al fine di riequilibrare la distribuzione territoriale di attività socio-economiche, qualità ambientale e qualità della vita;

− assicurare la funzione sociale del trasporto pubblico soprattutto nelle zone interne e montane, favorendo la mobilità di pendolari e categorie disagiate e i collegamenti con i poli terminali;

− favorire lo sviluppo di modelli organizzativi e finanziari congruenti con i programmi di intervento e di politica dei trasporti di interesse regionale e locale;

− favorire l’organizzazione del trasporto merci, realizzando un sistema logistico distribuito, basato su intermodalità e adeguato alla consistenza dei flussi di merci;

− promuovere l’applicazione dell’ICT (Information Communication Technologies) nella gestione della mobilità urbana.

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Come anzi detto è oramai riconosciuto a livello europeo il ruolo che riveste l’intermodalità dei sistemi di trasporto, per i collegamenti interni ed esterni, per il trasporto merci e passeggeri, ed infine, il grande rilievo dato all’integrazione modale in aree urbane e metropolitane. Spesso la complessità e le interdipendenze dei problemi rendono indispensabile l’uso di un mix di politiche della mobilità, un’integrazione organica, nel tempo, tra le diverse strategie. Per il successo di qualsiasi intervento politico nell’assetto della mobilità è necessario il coinvolgimento della collettività. Le azioni individuate (di breve, medio e lungo periodo) sulle quali si basano le politiche di governo della mobilità regionale sono fondamentalmente tre:

− la riduzione della domanda complessiva di mobilità, attraverso una riorganizzazione che, senza ridurre l’accesso alle funzioni urbane, contenga sia il numero sia la lunghezza degli spostamenti, e limiti i picchi di traffico (breve periodo);

− la riduzione del traffico in termini di numero di veicoli (o di veicoli-km, o di posti-km), a parità di mobilità in termini di passeggeri-km, valorizzando il ruolo del trasporto collettivo e comunque aumentando il coefficiente di occupazione dei veicoli (medio periodo);

− la riduzione dei consumi e delle emissioni inquinanti dei singoli veicoli (a parità di volume di traffico, lungo periodo).

Per quanto riguarda la prima delle linee strategiche poc’anzi menzionate, gli orientamenti oggi prevalenti prevedono politiche urbanistiche e trasportistiche, atte a:

− ridurre la lunghezza media degli spostamenti attraverso riavvicinamenti fra insediamenti residenziali, uffici, e servizi;

− decentrare luoghi di offerta di servizi pubblici e privati alle famiglie ed alle imprese;

− eliminare il movimento delle persone grazie alle telecomunicazioni e alla telematica (telelavoro, commercio elettronico, servizi fruibili per via telematica, home banking, sistemi di teleprenotazione, ecc.); o accorciare gli spostamenti con analoghe tecnologie (informazioni sui sistemi di trasporto);

− razionalizzare il movimento e la distribuzione delle merci in ambito urbano (migliorando lo scambio delle informazioni), in modo da limitare il più possibile il numero e la lunghezza degli spostamenti, sia della merce che dei veicoli commerciali vuoti;

− differenziare gli orari di alcune attività, soprattutto di servizio (per esempio: orari d’inizio delle lezioni scolastiche) per attenuare i picchi di traffico nelle ore di punta.

Per quando riguarda la seconda linea strategica, essa si può a sua volta dividere in due principali filoni:

− il trasferimento della maggiore quota possibile della mobilità dal trasporto individuale al trasporto collettivo;

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− la promozione di strategie di intermodalità, cioè di integrazione fra i diversi modi di trasporto (sia fra diversi trasporti collettivi, sia fra trasporto collettivo e trasporto individuale), in modo da segmentare gli spostamenti e da utilizzare in ciascun segmento il modo di trasporto e il veicolo più efficienti rispetto al volume di traffico.

Riguardo le politiche che mirano a rendere competitivo il trasporto collettivo rispetto a quello individuale, quindi, le misure da adottare devono puntare sulle caratteristiche qualitative del trasporto collettivo, ed in particolare:

− incrementare la velocità del trasporto collettivo con corsie riservate, protette fisicamente dal resto della sede stradale, nonché con idonee innovazioni tecnologiche;

− introdurre restrizioni all’uso dei veicoli privati, con divieti, assoluti o per specifiche fasce orarie, circolazione a targhe alterne, istituzione di zone pedonali, a traffico o a sosta limitata, istituzione o inasprimento di tariffe per la sosta e per il transito;

− ridurre la velocità dei veicoli privati, sia attraverso appositi dispositivi normativi o tecnici, sia con il restringimento della sede stradale loro destinata (anche in conseguenza della creazione di sedi riservate ai mezzi pubblici);

− favorire il trasporto collettivo privato, in particolare attraverso l’organizzazione di servizi di trasporto collettivo da parte delle aziende per i loro dipendenti (in questa logica la legislazione italiana ha introdotto la figura del mobility manager);

− favorire l’incremento del tasso di occupazione delle automobili, con incentivi e restrizioni connessi al numero di persone presenti nell’auto (car pooling), incentivi alla fruizione di auto in multiproprietà (car sharing).

Riguardo gli interventi relativi all’intermodalità, si annoverano misure volte a:

− promuovere l’integrazione funzionale e tariffaria fra diversi modi di trasporto (segnatamente fra ferrovie sub regionali, metropolitane, autolinee; ma anche fra trasporti terrestri e trasporti marittimi, autolinee e trasporti a fune, ecc.), in modo da evitare duplicazioni di offerta e agevolare l’utenza sotto il profilo tariffario e della comodità;

− promuovere l’integrazione fra trasporto collettivo e individuale, con la creazione di parcheggi di interscambio (park-and-ride) e la promozione di tariffe integrate per il parcheggio e il mezzo collettivo;

− favorire l’integrazione intermodale sia attraverso miglioramenti del sistema informativo (atti anche a prevenire fenomeni congestivi), sia promuovendo la qualità dei nodi di interscambio con riduzioni di tempi e disagi dell’interscambio stesso e con il potenziamento dell’offerta di servizi alle persone.

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Per quanto riguarda, infine la terza linea strategica, le politiche prevalenti sono orientate a:

− sviluppare sistemi di trasporto in sede propria, prevalentemente su rotaia, a trazione elettrica, preferibilmente a guida automatizzata, in modo da realizzare economie sui costi di personale, evitare le esternalità del trasporto collettivo tradizionale, e conseguire congiuntamente gli obiettivi dell’incremento di efficienza (per la riduzione dei costi di personale e di trazione, almeno oltre determinati volumi di traffico), dell’incremento di efficacia (per l’aumento della velocità e del comfort) e di riduzione delle esternalità (per la soppressione del corrispondente trasporto collettivo tradizionale);

− ridurre i consumi e le emissioni inquinanti dei veicoli del trasporto collettivo, sia attraverso normative in materia di emissioni e manutenzione, sia con l’utilizzo di fonti energetiche di trazione alternative (filobus, autobus elettrici e ibridi, autobus a celle combustibile di idrogeno, ad attrazione magnetica ecc.);

− ridurre i consumi e le emissioni inquinanti dei veicoli individuali, attraverso normative più severe in materia di emissioni e di manutenzione dei veicoli, comportanti interventi sui veicoli o uso di specifici carburanti, in tal modo internalizzando parte dei costi esterni del trasporto individuale.

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Quadro sinottico

STRATEGIE OBIETTIVI BREVE MEDIO LUNGO

minimizzare il costo generalizzato della mobilità favorire la sostenibilità ambientale dei trasporti garantire la coerenza con i piani di riassetto urbanistico e territoriale e di sviluppo socio-economico

ridurre la lunghezza media degli spostamenti attraverso riavvicinamenti fra insediamenti residenziali, uffici, e servizi

incrementare la velocità del trasporto collettivo con corsie riservate, protette fisicamente dal resto della sede stradale, nonché con idonee innovazioni tecnologiche

sviluppare sistemi di trasporto in sede propria, prevalentemente su rotaia, a trazione elettrica, preferibilmente a guida automatizzata

garantire la coerenza con le esigenze di protezione civile favorire nei centri urbani e metropolitani il riequilibrio tra trasporto privato e pubblico

decentrare luoghi di offerta di servizi pubblici e privati alle famiglie ed alle imprese

realizzare un sistema integrato ed equilibrato di mobilità, integrando le singole modalità nello spazio (nodi di interscambio) e nel tempo (integrazione orari)

favorire il trasporto collettivo privato, in particolare attraverso l’organizzazione di servizi di trasporto collettivo da parte delle aziende per i loro dipendenti

ridurre i consumi e le emissioni inquinanti dei veicoli del trasporto collettivo, sia attraverso normative in materia di emissioni e manutenzione, sia con l’utilizzo di fonti energetiche di trazione alternative

favorire il riequilibrio modale migliorando la qualità del servizio pubblico, riducendo congestione, inquinamento, incidentalità

eliminare il movimento delle persone grazie alle telecomunicazioni e alla telematica

migliorare le condizioni della mobilità al fine di riequilibrare la distribuzione territoriale di attività socio-economiche, qualità ambientale e qualità della vita

favorire l’incremento del tasso di occupazione delle automobili, con incentivi e restrizioni connessi al numero di persone presenti nell’auto (car pooling), incentivi alla fruizione di auto in multiproprietà (car sharing)

assicurare la funzione sociale del trasporto pubblico soprattutto nelle zone interne e montane

razionalizzare il movimento e la distribuzione delle merci in ambito urbano

ridurre i consumi e le emissioni inquinanti dei veicoli individuali, attraverso normative più severe in materia di emissioni e di manutenzione dei veicoli, comportanti interventi sui veicoli o uso di specifici carburanti

favorire lo sviluppo di modelli organizzativi e finanziari congruenti con i programmi di

differenziare gli orari di alcune attività, soprattutto di servizio

promuovere l’integrazione funzionale e tariffaria fra diversi modi di trasporto

ridurre la velocità dei veicoli privati, sia attraverso

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intervento e di politica dei trasporti di interesse regionale e locale favorire l’organizzazione del trasporto merci, realizzando un sistema logistico distribuito, basato su intermodalità e adeguato alla consistenza dei flussi di merci promuovere l’applicazione dell’ICT (Information Communication Technologies) nella gestione della mobilità urbana

introdurre restrizioni all’uso dei veicoli privati, con divieti, assoluti o per specifiche fasce orarie, circolazione a targhe alterne, istituzione di zone pedonali, a traffico o a sosta limitata, istituzione o inasprimento di tariffe per la sosta e per il transito

promuovere l’integrazione fra trasporto collettivo e individuale, con la creazione di parcheggi di interscambio (park-and-ride) e la promozione di tariffe integrate per il parcheggio e il mezzo collettivo

appositi dispositivi normativi o tecnici, sia con il restringimento della sede stradale loro destinata

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REALIZZAZIONE DI UN POLO INDUSTRIALE MEDITERRANEO

PER LA RICERCA, LO SVILUPPO E LA PRODUZIONE DI TECNOLOGIE

PER LO SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA SOLARE

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TITOLO DELL’AZIONE

“Realizzazione di un Polo Industriale Mediterraneo per la ricerca, lo sviluppo e la Produzione di Tecnologie per lo sfruttamento dell’energia solare”

Obbiettivi dell’azione

Assumano sempre maggiore rilevanza le iniziative volte allo sviluppo delle energie rinnovabili, intese come grande risorsa disponibile in grado di contribuire, attraverso un quadro coordinato di strategie ed azioni, ad assicurare al nostro sistema energia pulita a costi ragionevoli e in quantità sufficienti a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. Il settore delle energie rinnovabili potrebbe però costituire per la Regione Siciliana una occasione importante non solo di impiego di nuove tecnologie, ma anche di sviluppo produttivo con evidenti ricadute occupazionali.

Quadro di riferimento

Legge n. 308/2004 (art. 1 comma 45)

Motivazione dell’azione

Unitamente alla creazione di un mercato per le tecnologie rinnovabili occorre promuovere una politica per lo sviluppo del tessuto industriale, della ricerca e delle tecnologie, che faccia da volano alla nascita di una nuova filiera produttiva sul solare posta al centro del bacino del Mediterraneo. La cooperazione transmediterranea e lo sviluppo di forme di collaborazione tra istituzioni, imprese, centri di ricerca possono certamente essere determinanti per il conseguimento di tale obiettivo, determinando non solo indubbi vantaggi di carattere ambientale ma, anche, straordinarie occasioni di crescita e sviluppo per l’intero tessuto sociale e produttivo.

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Soggetti promotori

Soggetti pubblici: Stato, Regioni, Enti Locali.

Soggetti coinvolti

Imprenditoria europea, nazionale e regionale.

Strategia dell’azione e definizione degli obbiettivi

La proposta di realizzare, sul territorio siciliano, un distretto industriale dedicato alle tecnologie fotovoltaiche e solari, si prefigura come un’azione congiunta fra Ministero dell’Ambiente e Regione per la realizzazione di una piattaforma tecnologica per lo sviluppo industriale del solare, che sia centro di eccellenza nazionale e punto di riferimento tecnologico per l’intera area Mediterranea. E’ in quest’ambito che la Regione Siciliana potrebbe chiedere, ai sensi della legge n. 308/2004 (art. 1, comma 45), di sviluppare un accordo con il Ministero dell’ Ambiente volto a favorire, attraverso un insieme di azioni integrate, la creazione di un Distretto Industriale Mediterraneo per la ricerca, lo sviluppo e la produzione di tecnologie per lo sfruttamento dell’energia solare. Per l’insediamento del suddetto Distretto potrebbe prevedersi il sito di Palermo che, per disponibilità di aree, posizione geografica, servizi disponibili, e disponibilità di mano d’opera qualificata, offre le migliori garanzie per la riuscita del programma.

Benefici energetici ed ambientali

Tale iniziativa, in linea con le attuali politiche di promozione dell’energia elettrica da fonte solare e rinnovabile, si inserisce in un chiaro contesto di sviluppo energetico ed ambientale sostenibile, in quanto stimola e facilita la penetrazione, nel mercato Mediterraneo di tecnologie energetiche pulite, di positivo impatto sociale, e tali da contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra e dei livelli di inquinamento atmosferico.

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Ricadute occupazionali attese

L’attivazione di un nuovo settore produttivo strategico determinerebbe processi occupazionali diretti ed indotti di forte rilievo dell’ordine di parecchie migliaia di ore uomo di lavoro.

Stima investimenti richiesti

La stima dipende in modo diretto dal rilievo che si intenderà dare al polo produttivo e dagli interessi industriali che saprà suscitare. Per l’avvio dell’iniziativa si possono valutare come necessari investimenti non inferiori a 10 milioni di euro.

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STRUMENTI FINANZIARI

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STRUMENTI FINANZIARI Premessa Ai fini della composizione di un quadro delle agevolazioni finanziarie regionali, funzionale all’esigenza di favorire al meglio il conseguimento degli obiettivi del Piano Energetico, secondo gli indirizzi di sviluppo fissati e nel rispetto dei vigenti orientamenti di politica economica, si rende necessaria un’articolazione degli strumenti finanziari finalizzati al sostegno degli investimenti anche sotto il profilo del costo/opportunità dell’intervento pubblico rispetto all’entità del risultato atteso. Poiché un investimento potrebbe esprimere, a seconda dei casi, una diversa domanda d’incentivazione pubblica, si ritiene utile procedere alla presentazione di una serie di strumenti finanziari capaci di meglio corrispondere alla differenziata domanda d’incentivazione proveniente dal mercato, nel rispetto dei principi di massimizzazione dei risultati, a parità di risorse utilizzate, nonché ai fini dell’avvio di una strumentazione coerente con le finalità di una rinnovata politica energetica. Ad ogni tipologia d’investimento corrisponde uno specifico strumento di finanziamento capace di ottimizzare il rapporto tra il tempo d’impiego della risorsa e la redditività dell’investimento, così si può dire che ad ogni esigenza d’incentivazione pubblica corrisponda un appropriato strumento in grado di valorizzare il rapporto tra l’entità della risorsa impiegata e il volume d’investimento attivato. Principali tipologie di finanziamento Tra le categorie d’incentivazione più comunemente utilizzate figurano: l’intervento in conto capitale, che consiste in un contributo “a fondo perduto” al soggetto/impresa beneficiario, calcolato in percentuale delle spese ammissibili, senza alcuna restituzione di capitale o pagamento di interessi, finalizzato all’acquisizione di un bene strumentale generalmente caratterizzato da un vincolo di destinazione per un periodo di tempo stabilito; l’intervento in conto interessi, che si concretizza attraverso una concessione di prestito a tasso agevolato, mediante l’abbattimento del tasso d’interesse sul finanziamento, con frequente previsione di periodi di grazia o preammortamento e l’obbligo della restituzione del capitale nell’arco della durata del finanziamento secondo modalità variabili; l’intervento in conto esercizio, che consiste in un’agevolazione che sostanzia la sua efficacia nell’abbattimento dei costi correnti di esercizio e non afferisce all’acquisizione di beni strumentali ammortizzabili; l’intervento in conto garanzia, che per il beneficiario si sostanzia in una facilitazione dell’accesso al credito mediante l’acquisizione di garanzie integrative a copertura dell’assumendo rischio per l’istituto finanziatore.

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Al fine di fornire un’esemplificazione dell’utilizzo di tali strumenti, si può assumere che per l’incentivazione di investimenti contraddistinti dall’uso di tecnologie energetiche innovative, o aventi carattere sperimentale e dimostrativo, a cui sono connessi elevati livelli di rischio tecnologico, nonché di costo di mercato, occorra preferibilmente prevedere il ricorso all’incentivazione pubblica in conto capitale, pena la mancanza di una spontanea attivazione del mercato in tale direzione. Infine, un discorso a sé merita la forma di incentivazione volta a fornire al soggetto richiedente garanzie accessorie ed integrative per l’ottenimento di un finanziamento bancario finalizzato alla realizzazione di un progetto energetico. Si tratta, nella fattispecie, dell’attivazione di forme di garanzia-fidi volte a supportare lo specifico “merito di credito” del soggetto richiedente il finanziamento bancario: una modalità d’incentivazione che spesso viene associata al funzionamento di strumenti di credito agevolato, e che potrebbe supportare efficacemente anche l’operatività delle ESCO (Energy service companies) nel potenziare il polmone finanziario di cui necessitano per finanziare un numero crescente di progetti. Sempre nel merito della concessione di garanzie, v’è poi un’ulteriore forma d’incentivazione che consiste nell’offerta di garanzie pubbliche capaci di calmierare il rischio tecnologico e di performance connesso all’effettuazione da parte di terzi di un investimento di efficienza energetica, la cui redditività è calcolata sulla base della capacità dell’investimento di generare economie di gestione capaci di ripagare lo stesso. Infatti, se s’immagina che l’attività di una ESCO è imperniata sull’offerta di servizi e di investimenti energetici basati sull’assunzione di rischio circa la capacità degli stessi di generare risparmi, tali da soddisfare il servizio del debito, ovvero il proprio rischio d’impresa, a mezzo di contratti di Third Party Financing, e se, parimenti, si riconosce a tale modus operandi un ruolo strategico tra le forme di promozione dell’uso razionale dell’energia, ben si può cogliere la funzionalità dello strumento di garanzia proposto, volto a coprire una percentuale (10-15%) della mancata performance di risparmio, ovvero del rischio d’impresa di tali operatori del mercato. Si tratta di una modalità d’incentivazione poco diffusa, poiché strettamente connessa ad uno strumento di mercato ancora poco diffuso nel Paese, quale il TPF. Si tratta, tuttavia, di una tipologia di agevolazione che ha avuto una significativa sperimentazione a livello comunitario con il Technology Performance Financing, ovvero con l’operatività, all’inizio degli anni Novanta, di un fondo di garanzia sul rischio tecnologico assunto dalle imprese di servizi nel settore energetico. In uno scenario contraddistinto dalla costante riduzione delle risorse finanziarie disponibili da destinarsi nei bilanci pubblici all’incentivazione degli investimenti anche nel settore energetico-ambientale, l’intervento della finanza privata ha assunto una notevole spinta propulsiva anche in quei settori tradizionalmente considerati di competenza pubblica quali le infrastrutture di pubblica utilità e i servizi a rete. In tale processo epocale, per quanto riguarda le forme di finanziamento di progetti anche in campo energetico-ambientale, giocano un ruolo di crescente importanza alcuni strumenti di mercato appartenenti alla cosiddetta “finanza di progetto” tra cui il Project Financing e il Third Party Financing o Finanziamento tramite Terzi. L’elemento innovativo che sta alla base di tali specificità finanziarie può riassumersi nel passaggio, in taluni casi premiante, dal concetto di finanziamento tradizionale o corporate, in cui l’unità economica sovvenzionata è l’impresa che promuove la realizzazione del progetto, al concetto di finanziamento del progetto. Nel primo caso le valutazioni dei finanziatori (le banche) si concentrano sull’impresa e sulle sue capacità di far fronte al rimborso del credito; nel secondo, invece, il processo valutativo si sposta concentrandosi sulla fattibilità e sulle

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prospettive economiche del progetto stesso. Ne risulta che il finanziamento sarà mirato alla singola operazione e non confuso con attività e passività complessive dell’impresa promotrice. L’importanza della tecnica del Project Financing risiede nella presenza di una società di progetto, detta anche società veicolo, che libera il progetto di produzione o di efficienza energetica dai suoi promotori, in modo tale che l’impianto realizzato diventi così un’impresa a sé stante. Si avrà in tal modo che il ripagamento del debito sarà strettamente collegato al flusso di cassa del progetto e che, in caso di insolvenza, i finanziatori non potranno rivalersi sulle attività collaterali del promotore. In estrema sintesi le principali caratteristiche del project financing possono così riassumersi: - si tratta di una metodologia per la copertura finanziaria di investimenti complessi sia da un

punto di vista tecnologico, sia organizzativo; - il progetto deve essere in grado di generare flussi di cassa positivi; - si deve costituire una società ad hoc avente come unico scopo quello di finanziare e seguire

la realizzazione del progetto; - l’operazione deve coinvolgere più soggetti (promotori o sponsor, finanziatori, conferenti

capitale di rischio, realizzatori dell’opera, utenti… ); - i rischi del progetto vengono suddivisi tra i vari soggetti in modo da limitare il diritto di

rivalsa dei finanziatori nei riguardi degli sponsor promotori del progetto. Il secondo strumento di mercato a cui si è fatto cenno, e di cui s’intende illustrare le principali caratteristiche, è il Third Party Financing. A differenza del project financing, tale forma di finanziamento si applica anche ad investimenti di efficienza energetica di medio-piccola entità e non prevede l’intervento delle banche, se non in qualità di soggetti finanziatori delle ESCO. Messo a punto negli anni Ottanta negli Stati Uniti e in Canada, il Finanziamento tramite Terzi (FTT) consiste in un’opzione finanziaria correlata alla fornitura del servizio-energia, di cui al DPR n. 412/93, in cui gli attori principali ed indiscussi sono le ESCO (acronimo di Energy Service Company). Tali società di servizi energetici a mezzo di contratti di prestazione, per loro natura assimilabili alle forme di outsourcing nel settore energetico, mettono a disposizione il proprio know-how per ridurre i consumi e i costi gestionali del cliente, offrendosi di finanziare gli interventi suggeriti in appositi check-up nonché di recuperare il costo dell’investimento sulla base dei risparmi futuri che s’impegnano a garantire. Il FTT parte dal presupposto che il risparmio energetico determina un flusso di minori costi e/o di maggiore efficienza che, attualizzato, è in grado di ripagare l’investimento iniziale. In altri termini, esso trova fondamento economico nella verifica dell’assioma secondo cui alcuni investimenti energetici possono essere completamente “ammortizzati” per mezzo del risparmio di energia che consentono di conseguire. Si tratta, dunque, di una formula contrattuale che prevede la fornitura globale di servizi di diagnostica energetica, progettazione, finanziamento, installazione, gestione e manutenzione di impianti tecnologici da parte di una società di servizi energetici esterna, chiamata a ripagare l’investimento ipotecando per un certo numero di anni il valore economico dei risparmi energetici e gestionali conseguibili dopo la realizzazione degli interventi proposti. Secondo questa formula, la ESCO interessata si addebita tutti i costi dell’intervento (progetti, attrezzature, manodopera, capitale, attività gestionali e manutentive), facendosi poi rimborsare e remunerare dal cliente condizionatamente e proporzionalmente alle economie generate. Come del resto accade nei servizi di out-sourcing, anche nell’applicazione del FTT la ESCO diventa un partner affidabile del cliente, poiché è suo interesse primario realizzare a regola d’arte il progetto, gestendolo successivamente secondo criteri di massima efficienza. Infatti,

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solo mediante il raggiungimento degli obiettivi previsti di risparmio sarà possibile per la ESCO il recupero del capitale investito e, quindi, la remunerazione degli utili di gestione. Per parte sua, invece, il cliente ha l’occasione di far realizzare ammodernamenti impiantistici a costo zero, trasferendo sul fornitore i rischi tecnici, terziarizzando oneri gestionali che non attengono alla sua attività primaria, nonché assicurandosi contrattualmente un beneficio economico annuo sulla bolletta energetica, e infine di diventare proprietario dei nuovi impianti realizzati alla scadenza del contratto, senza aver sostenuto direttamente le spese d’investimento. Alla luce di quanto sinteticamente illustrato nel paragrafo di cui sopra è possibile ipotizzare la creazione nel tempo di una serie di strumenti regionali d’incentivazione finanziaria ad “intensità graduale” che, avvalendosi di ulteriori approfondimenti e delle esperienze maturate nella gestione delle prime forme d’incentivazione che si riterrà di attivare, preveda il progressivo avvio dei seguenti mezzi di agevolazione:

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1 - FONDO PER I PROGETTI DIMOSTRATIVI E SPERIMENTALI Tipologia dell’agevolazione: Contributo in conto capitale Entità dell’agevolazione: La contribuzione del fondo non potrà superare il 50% del costo ammissibile del progetto, e comunque l’ammontare complessivo di 500.000 euro. Oggetto/obiettivi : Miglioramento dei processi di produzione, distribuzione e consumo di energia mediante la sperimentazione di tecnologie innovative aventi carattere dimostrativo. Iniziative finanziabili: Progettazione e realizzazione di interventi in campo energetico caratterizzati da un forte contenuto innovativo e da una elevata componente di rischio tecnologico, la cui sperimentazione abbia valore dimostrativo ai fini di una diffusione sul territorio. Beneficiari: Soggetti pubblici e privati anche in collaborazione tra loro attraverso forme di consorziamento, enti di ricerca. Ente erogatore Regione Possibilità di cumulo E’ escluso il cumulo con altre forme d’incentivazione pubblica. Osservazioni Strumento finanziato dal bilancio regionale con dotazione annuale secondo disponibilità. 2 - FONDO ROTATIVO PER IL CREDITO AGEVOLATO Tipologia dell’agevolazione Contributo in conto interessi. Entità dell’agevolazione Abbattimento del tasso d’interesse sui finanziamenti mediante l’erogazione combinata di risorse finanziarie a tasso d’interesse nullo da parte della Regione e di risorse alle migliori condizioni di mercato da parte degli istituti di credito e dalla Cassa Depositi e Prestiti, previa restituzione delle risorse regionali al “fondo” da parte del soggetto beneficiario, al termine del periodo stabilito (4 anni + 1 anno di pre-ammortamento). I

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finanziamenti complessivamente erogati risulteranno così caratterizzati da un tasso d’interesse derivante dalla media ponderata tra lo 0% del finanziamento regionale (max. 50%) e il miglior tasso applicato sul finanziamento bancario. L’effetto moltiplicatore degli investimenti che caratterizza tale strumento è pari a circa 4 volte (per ogni euro erogato dal fondo regionale vengono attivati 4 euro d’investimento). Oggetto/obiettivi Realizzazione di progetti volti a favorire la diffusione dell’uso razionale dell’energia nei settori civile, terziario e produttivo che determinino significativi miglioramenti dell’efficienza energetica unitamente a riduzioni delle emissioni di CO2 e di gas nocivi, salvaguardando l’ambiente e l’integrità del territorio. Iniziativi finanziabili Interventi di efficienza energetica, ivi compresi gli interventi di cogenerazione, che realizzino un risparmio di energia non inferiore al 20% annuo e presentino un valore attuale netto positivo. Beneficiari Soggetti pubblici e privati, anche in collaborazione tra loro attraverso apposite convenzioni od altri strumenti contrattuali. Ente erogatore Regione Possibilità di cumulo E’ escluso il cumulo con altre forme d’incentivazione pubblica 3 - FONDO DI SOSTEGNO ALLA PRODUZIONE DA FONTI RINNOVABILI Tipologia dell’agevolazione Contributo in conto esercizio. Entità dell’agevolazione Contribuzione nella misura massima del 30% del costo puro di produzione (combustibile) per ogni KWh prodotto e contabilizzato, nel caso degli impianti alimentati a biomasse, e nella misura massima del 50% del costo di produzione per ogni KWh prodotto (in rapporto all’investimento), nel caso degli impianti fotovoltaici, solari, eolici e idroelettrici (<3MW). L’agevolazione interverrà per un numero non superiore ad anni 4 per ciascun impianto. Oggetto/obiettivi Promozione e sostegno alla produzione energetica da fonti rinnovabili derivante dalla realizzazione di nuovi impianti.

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Iniziative finanziabili Produzione di energia debitamente contabilizzata su base annua da nuovi impianti a biomasse, fotovoltaici, solari, eolici, idroelettrici (<3MW). Beneficiari Soggetti pubblici e privati, consorzi e società miste. Ente erogatore Regione Possibilità di cumulo E’ escluso il cumulo con altre forme d’incentivazione pubblica. 3a - FONDO DI SOSTEGNO ALLA PRODUZIONE DA FONTI RINNOVABILI Tipologia dell’agevolazione Contributo misto in conto energia e in conto capitale Entità dell’agevolazione Contributo in conto capitale non superiore al 50 % del costo ammissibile del progetto, più contributo extra in conto energia per ogni KWh prodotto e contabilizzato da impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. L’agevolazione in conto energia interverrà per un numero di anni tale da far ripagare l’impianto nel più breve tempo possibile, comunque non superiore ad anni 8 per ciascun impianto. Oggetto/obiettivi Promozione e sostegno alla produzione energetica da fonti rinnovabili derivante dalla realizzazione di nuovi impianti. Iniziative finanziabili Produzione di energia debitamente contabilizzata su base annua da nuovi impianti a biomasse, fotovoltaici e solare termica. Beneficiari Soggetti pubblici e privati, consorzi e società miste. Ente erogatore Regione Possibilità di cumulo E’ possibile il cumulo con altre forme d’incentivazione pubblica.

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4 - FONDO DI GARANZIA SUL RISCHIO TECNOLOGICO Tipologia dell’agevolazione Concessione di garanzie sul rischio tecnologico. Entità dell’agevolazione La contribuzione del fondo coprirà, nella misura massima del 15%, l’eventuale ammanco annuo di risparmio energetico nell’ambito della gestione di contratti di Finanziamento tramite Terzi, previa perizia tecnica volta a certificare l’avvenuto mancato risparmio/performance. Oggetto/obiettivo Promozione del Finanziamento tramite Terzi e dell’attività delle ESCO, ovvero della realizzazione e gestione di progetti di risparmio energetico e di produzione da fonti rinnovabili a mezzo di contratti che prevedano in capo alla ESCO gli oneri d’investimento e l’ammortamento degli stessi sulla base dei risparmi attesi nel corso del periodo di gestione (durata del contratto). Iniziative finanziabili Interventi di efficienza energetica finalizzati al risparmio di energia così come previsto dalla Circolare della Presidenza della Regione Sicilia del 3 Luglio 2003, ivi compresa la produzione combinata di energia elettrica -calore e freddo (cogenerazione e rigenerazione); interventi relativi alla sostituzione di impianti di produzione energetica alimentati da fonti fossili con impianti alimentati da fonti rinnovabili. Beneficiari ESCO, ovvero società di servizi energetici che operano mediante l’offerta di contratti di Finanziamento tramite Terzi. Ente erogatore Regione Possibilità di cumulo E’ consentito il cumulo con altre agevolazioni pubbliche.

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I SOGGETTI COINVOLTI IN UN’OPERAZIONE DI THIRD PARTY FINANCING

Come evidenziato nel grafico precedente, i soggetti del FTT sono essenzialmente quattro:

1) ESCO - Si tratta di un impresa specializzata in servizi energetici. Attraverso la stipula di un contratto pluriennale essa propone ad un utente finale, ente o impresa pubblica o privata, un intervento di azionalizzazione energetica. La ESCO sostiene l’investimento e si assume il rischio del risultato, ricevendo in cambio un flusso di pagamenti scaglionato nel tempo generato dal risparmio energetico conseguito.

2) Banca - La fornitura delle risorse finanziarie, essenziale per la realizzazione del progetto, non avviene secondo i canoni tradizionali della valutazione delle garanzie reali; essa si basa invece su un’attenta valutazione dei risultati di risparmio energetico ottenibili dall’investimento. E’ tuttavia da considerare che l’istituto finanziatore determina il grado di “bancabilità” del progetto anche in relazione all’affidabilità tecnico-finanziaria della ESCO e/o dell’utente.

3) Fornitori - Essi provvedono, a seconda dei vari tipi di contratto con la ESCO, a fornire le apparecchiature e/o gli impianti dalla cui tecnologia è atteso il risparmio energetico.

4) Utenti finali - Possono essere soggetti privati o pubblici; essi usufruiscono del servizio e beneficiano di una quota del risparmio energetico conseguito, senza impegnare direttamente nell’iniziativa le proprie risorse finanziarie. In cambio essi si impegnano a corrispondere alla ESCO, per un periodo di anni stabilito contrattualmente, un canone generalmente inferiore alla bolletta energetica anteriore all’intervento.

Il contratto costituisce un fattore-chiave per il successo di un’operazione di FTT. Esso deve evidenziare chiaramente:

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- l’impegno della ESCO a progettare, finanziare, realizzare, gestire e mantenere in efficienza l’impianto, nonché a consegnarlo al cliente in buono stato di conservazione allo scadere del contratto, dopo che si è ripagato l’investimento con il risparmio ottenuto;

- l’impegno del cliente a garantire un utilizzo costante dell’impianto nei modi, forme e tempi in base ai quali è stato calcolato lo studio di fattibilità tecnico-economica, nonché a corrispondere alla ESCO un canone annuo che potrà essere determinato mediante criteri diversi nella ripartizione del risparmio atteso;

- una durata contrattuale almeno pari al periodo di ammortamento previsto, al termine del quale la proprietà dell’impianto diventa del cliente. Ad ammortamento avvenuto, qualora il contratto sia ancora in essere, alla ESCO compete solo l’introito del canone annuo relativo ai consumi di combustibile e alla gestione dell’impianto, essendo l’intera quota di risparmio devoluta al cliente.

Trattandosi di una formula di finanziamento estremamente flessibile nelle sue modalità applicative, essa può dar luogo a svariate tipologie di contratti. Pur tuttavia, due sono le fattispecie contrattuali più ricorrenti, le cui caratteristiche principali sono riportate nelle tabelle seguenti. Finanziamento tramite Terzi - Contratto di risparmio condiviso (shared saving) Caratteristiche: è la forma più classica e diffusa con cui si applica generalmente un contratto di FTT. Sulla base di un contratto di compartecipazione ai risparmi, la ESCO si fa carico dell’installazione, della gestione e del finanziamento delle migliorie tecniche volte ad accrescere l’efficienza energetica e riceve in cambio il pagamento di un canone, quale corrispettivo per il servizio prestato, comprendente una quota percentuale del valore economico dell’energia risparmiata durante il periodo di validità del contratto. Di solito i contratti “shared saving” possono avere una durata fino a dieci anni. La ripartizione dei ricavi da risparmio energetico è espressa da una coppia di percentuali che insieme ammontano a cento: ad esempio una ripartizione al 70/30 implica che la ESCO riceve il 70% della quota di risparmio e il cliente il 30%. Tale frazione percentuale di risparmio può essere costante per tutto il periodo del contratto oppure può essere soggetta a variazioni. Nel caso in cui la suddetta frazione sia variabile, è previsto di norma che una percentuale maggiore del valore economico dei risparmi sia versata alla ESCO nei primi anni, mentre in quelli successivi sarà il cliente a trattenerne la quota più rilevante. Di norma la ESCO conserva la proprietà degli impianti realizzati fino alla scadenza del contratto. Risolto il medesimo, è il cliente a diventare proprietario. Un simile contratto a scadenza fissa e a quota compartecipativa predeterminata comporta la possibilità di subire delle variazioni nel tempo (che possono spingersi fino alla rinegoziazione dei termini dello stesso) in relazione ad una soglia massima e minima dei prezzi energetici. Vantaggi: per il cliente destinatario dell’intervento il finanziamento avviene fuori bilancio poiché non è stato investito direttamente alcun capitale. Tutti i rischi connessi al recupero del capitale investito sono a carico della ESCO. Quest’ultima, poiché il rientro dall’investimento dipende interamente dai livelli dei risparmi ottenuti, ha un forte incentivo ad assicurare che le migliorie apportate diano i risultati previsti.

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Svantaggi: nella durata del contratto potrebbero sorgere delle controversie sulle modalità di rimborso dei risparmi, a meno che non vengano inserite nello stesso delle clausole di risparmio minimo garantito assicurate contrattualmente al cliente, a prescindere dall’effettivo verificarsi dei risparmi attesi.

Finanziamento tramite Terzi - Contratto a cessione globale limitata (“first out”) Caratteristiche: questa tipologia contrattuale prevede che il cliente destinatario degli interventi riconosca alla ESCO la totalità dei risparmi per un numero limitato di anni stabilito contrattualmente (solitamente 5 anni). La ESCO riceve via via il 100% del controvalore dei risparmi energetici ottenuti, a partire dalla base di riferimento dei consumi concordata, fino a quando tale valore abbia ripagato l’investimento. Qualora gli impianti realizzati non abbiano offerto le prestazioni previste e non abbiano ripagato il costo del progetto nei termini preventivati, la perdita è a carico della ESCO. Il rischio d’impresa assunto dalla ESCO è costituito dall’impegno a cedere al cliente tutto il risparmio che verrà conseguito a partire dalla scadenza stabilita nel contratto, a prescindere dal fatto che siano avvenuti o meno il rimborso e la remunerazione previsti. Come nel caso dello “shared saving”, la ESCO conserva la proprietà degli impianti fino alla scadenza del contratto; trascorso tale termine la proprietà è trasferita al cliente. Vantaggi: il termine massimo di durata del contratto è più breve rispetto a quello degli altri contratti di FTT. Il conseguimento di risparmi di entità maggiore rispetto alle previsioni riduce la durata del contratto, piuttosto che produrre sopravvenienze attive a vantaggio della ESCO.

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Svantaggi: non si produce una riduzione immediata dei costi energetici per il cliente; ciò può rappresentare un disincentivo per lo stesso cliente ai fini della collaborazione con la ESCO per la riuscita dell’intera operazione di risparmio energetico. In un’analisi condotta sulle potenzialità di diffusione del FTT nel mercato italiano si sono evidenziati i principali punti critici da superare sul lato della domanda di tali servizi, sia da parte di soggetti-impresa, sia di pubbliche amministrazioni. Tali fattori di inerzia della domanda sono risultati coincidere il più delle volte con i seguenti elementi frenanti:

- la resistenza interna ai cambiamenti organizzativi; - le difficoltà connesse alla gestione delle risorse umane a seguito della rottura degli

equilibri prodotta, a livello di risorse interne all’impresa/P.A., dall’intervento di un’organizzazione esterna (ESCO);

- la scarsa attitudine a riconoscere ad un fornitore di servizi (ESCO) il ruolo di partner; - la complessità della negoziazione del contratto e della scelta dell’appaltatore.

L’intervento in conto energia, consiste in un contributo extra pagato da parte dell’ente distributore di energia locale per l’energia elettrica prodotta dall’utente con l’impianto ad energia rinnovabile. Questo tipo di intervento deve essere combinato ad interventi di tipo conto capitale Esempio: Utenza Tipo Potenza contrattuale: 6 kW Energia Elettrica annua consumata: 10000 kWh/anno Costo kWh: 0.12 Impianto fotovoltaico: Potenza 10 kW Energia elettrica prodotta dall’impianto: 15000 kWh/anno Costo kWh per interscambio: 0.12 Costo extra per energia prodotta da fotovoltaico: 0.24 L’utente attraverso due contabilizzatori di energia (Prelievo di energia dalla rete- Produzione di energia dall’impianto fotovoltaico) alla fine di ogni anno effettua un conguaglio con l’ente distributore, in questo caso in studio avremo: 10000 kWh X 0.12 = 1200 euro Somma da Pagare all’ente distributore per l’energia prelevata 15000 kWh X (0.12+0.24) = 5400 euro Somma che l’Ente dovrà pagare all’utente La durata degli anni per cui l’Ente distributore dovrà pagare l’extra all’utente sarà tale da far ripagare l’investimento dell’impianto allo stesso nel minor tempo possibile, successivamente si farà un conguaglio alla tariffa di base da contratto

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COSTO IMPIANTO: 10 kW X 6.000 €= 60.000 € La regione Finanzia il 50% quindi: 30.000 € SPESE INVESTIMENTO INIZIALE UTENTE : 30.000 € Guadagno presunto annuo per l’utente = 5.400 € Durata anni di Pagamento Extra = 30.000/5.400 = 5,5 anni Flusso di cassa annuale per gli anni successivi al SESTO = 15000 X 0.12 - 10000 X 0.12= 600 € Vita utile impianto 25 anni; 19 anni X 600 € = 10.800 €

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Agenzie energetiche territoriali La Regione potrà promuovere ed agevolare la gestione associata delle funzioni e dei servizi attinenti il settore energetico, anche attraverso lo sviluppo delle Agenzie energetiche territoriali e degli Sportelli Unici per le attività produttive e per l’edilizia intercomunali ovvero tramite l’Agenzia Regionale per l’Energia. L’Agenzia dovrà essere dotata di autonomia organizzativa nei limiti che saranno stabiliti da apposita legislazione e dovrà godere di autonomia tecnica e amministrativa. Nell’espletamento delle proprie attività l’Agenzia opererà, altresì, con piena autonomia tecnico-scientifica. Spetta alla Regione la titolarità dei poteri di indirizzo politico sull’attività dell’Agenzia. All’Agenzia saranno affidati i seguenti compiti:

a) svolgimento delle funzioni di osservatorio regionale dell’energia; b) supporto tecnico-scientifico alla Regione ai fini della elaborazione e

aggiornamento del piano energetico regionale; c) monitoraggio sull’attuazione dei piani e dei progetti degli enti locali finanziati

dalla Regione; d) supporto tecnico-scientifico alla Regione ai fini della elaborazione ed attuazione

dei piani e progetti di iniziativa diretta della Regione; e) consulenza tecnica ed assistenza nella predisposizione ed attuazione degli

strumenti di programmazione energetica locale; f) supporto tecnico per l’esercizio delle funzioni amministrative di competenza

regionale; g) supporto tecnico per il rilascio di garanzie di origine dell’elettricità prodotta da

fonti rinnovabili di energia ai sensi dell’art. 5 della direttiva 2001/77/CE nonché di certificati di efficienza energetica previsti dalla legislazione vigente;

h) attività di studio e ricerca per la realizzazione di azioni pubbliche, anche sperimentali, volte a promuovere processi energetici ecocompatibili ed a valorizzare le fonti rinnovabili;

i) attività di informazione, orientamento e divulgazione in ordine alle condizioni ottimali per conseguire gli obiettivi individuati;

j) ogni altra funzione di supporto tecnico e scientifico ad essa affidata dalle disposizioni di attuazione dei dispositivi di legge conseguenti.