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Provincia di Como Settore Ecologia e Ambiente Studio di incidenza 1 Studio di Incidenza applicato al Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti Direttiva Habitat (92/43/CEE) Direttiva uccelli (79/409/CEE) D.P.R. 357/97 Legge n. 157/92 Dgr. n. 4345/2001 e Dgr n. VII/14106/03 L.r. n. 26/2003 Dgr n. 8/220/2005 *

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Studio di Incidenza applicato al Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Direttiva Habitat (92/43/CEE)

Direttiva uccelli (79/409/CEE)

D.P.R. 357/97

Legge n. 157/92

Dgr. n. 4345/2001 e Dgr n. VII/14106/03

L.r. n. 26/2003

Dgr n. 8/220/2005

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INDICE

STUDIO DI INCIDENZA APPLICATO AL PIANO PROVINCIALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI ..............................................................................................................................................1

Premessa ................................................................................................................................................................... 3 Normativa di riferimento concernente la “Rete Natura 2000”................................................................................. 5 Valutazione di incidenza ........................................................................................................................................... 7 Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia ........................................................................ 11 Pianificazione e ruolo della Provincia.................................................................................................................... 12 Contenuti del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti urbani ............................................................................... 12 Stima del fabbisogno di smaltimento e di recupero ................................................................................................ 13 Contenuti del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti speciali.............................................................................. 13 Contenuti del Piano Provinciale dei rifiuti relativamente ai rifiuti urbani biodegradabili .................................... 14 Contenuti del Piano Provinciale dei rifiuti relativamente agli imballaggi ed ai rifiuti di imballaggio:................. 15 Obiettivi ambientali per i piani provinciali di gestione dei rifiuti urbani e speciali ............................................... 15 Presupposti per la localizzazione dei futuri impianti: ............................................................................................ 15 Localizzazione di nuovi impianti sul territorio: ...................................................................................................... 16 Ambito di applicazione dello Studio di Incidenza ................................................................................................... 29 Tipologia di impianti da localizzare ....................................................................................................................... 33 Scelta Aree idonee................................................................................................................................................... 39 Il contesto: clima, vegetazione, flora, fauna. .......................................................................................................... 40 Rete natura 2000 in provincia di Como .................................................................................................................. 43 Habitat prioritari in Lombardia.............................................................................................................................. 46 SIC IT2020002 Sasso Malascarpa.......................................................................................................................... 58 SIC IT2020003 Palude di Albate ............................................................................................................................ 62 SIC IT2020004 Lago di Montorfano ....................................................................................................................... 67 SIC IT2020005 Lago di Alserio .............................................................................................................................. 70 SIC IT2020006 Lago di Pusiano............................................................................................................................. 76 SIC IT2020007 Pineta di Appiano Gentile.............................................................................................................. 79 SIC IT2020008 Fontana Del Guercio ..................................................................................................................... 82 SIC/ZPS IT2020301 Triangolo Lariano.................................................................................................................. 85 Obbiettivi e Strategie che la Provincia di Como intende perseguire ...................................................................... 86 Obbiettivi Rifiuti Urbani ......................................................................................................................................... 86 Azioni di Piano previste per i rifiuti urbani ............................................................................................................ 87 Obbiettivi Rifiuti Speciali ........................................................................................................................................ 94 Azioni di piano previste per i rifiuti speciali ........................................................................................................... 98 Scenari di Piano e fabbisogno impiantistico......................................................................................................... 100 Stato di fatto attinente la biodiversità in Provincia di Como................................................................................ 107 Considerazioni circa i probabili impatti ............................................................................................................... 110

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Premessa

A seguito dell’approvazione in giunta del “Piano Regionale di Gestione dei rifiuti”, con Dgr n.

8/220/2005 secondo quanto previsto dalla legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26 “Disciplina dei

servizi locali di interesse economico generale: norme in materia di gestione dei rifiuti, energia,

utilizzo del sottosuolo e risorse idriche” è fatto obbligo alle Province di

revisionare/integrare/approvare i Piani Provinciali di gestione dei rifiuti urbani e speciali, alla luce

dei recenti contenuti introdotti dalla pianificazione regionale. Per anni infatti, la programmazione

dei rifiuti in Lombardia si è articolata tramite Piani redatti ai sensi dell’ormai abrogata L.r. 21/93;

tale impostazione, sebbene giudicata conforme ai contenuti della Direttiva quadro sui rifiuti

75/442/CEE è stata rivalutata all’interno del recente Piano Regionale che, purtroppo ha evidenziato

alcune carenze relative ad alcuni obbiettivi posti dalla stessa L.r. 21/93. Infatti se l’attuazione di

quest’ultima ha consentito da un lato di ottenere ampi risultati in materia di raccolta differenziata,

dall’altro la scelta di decentrare totalmente la sua attuazione a livello provinciale ha generato Piani

provinciali indipendenti e impermeabili tra loro che hanno creato un certo squilibrio negli scenari

generali di livello regionale. Inoltre alcuni Piani provinciali, sebbene precisi nelle strategie sono

stati giudicati carenti nell’individuazione delle aree idonee alla localizzazione dei futuri impianti di

trattamento/recupero e smaltimento di rifiuti.

Detto ciò, per sopperire alle carenze esposte, la Regione ha proposto un sistema fondato

sull’interpretazione flessibile del concetto di gestione integrata e sul potenziamento delle

corresponsabilità fra Province ed Enti Locali ridefinendo i compiti dei due livelli di gestione

integrata: quello regionale e quello provinciale.

Le amministrazioni provinciali assumono dunque un ruolo specifico e di alto livello, con funzioni

pianificatorie di tipo strategico relative alla gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali.

Nel proprio piano la Regione ha stabilito che le Province debbano provvedere alla:

• redazione del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti urbani e speciali (efficacia a tempo

indeterminato dietro revisione quinquennale) nella logica della programmazione integrata

dei Servizi e nel rispetto dei principi della tutela della salute individuale e collettiva, della

salvaguardia dell'ambiente e in modo da garantire la competitività del Servizio;

• redazione della cartografia di Piano che individua i siti idonei e non idonei alla

localizzazione dei futuri impianti di gestione dei rifiuti e le relative tecnologie, coniugando

la progettazione delle infrastrutture con la salvaguardia degli aspetti ambientali;

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• applicazione della procedura di Valutazione ambientale strategica (VAS) ai sensi della

Direttiva 42/2001/CE al Piano Provinciale di gestione dei rifiuti.

• applicazione della procedura di Valutazione di Incidenza relativamente alle zone individuate

per le future localizzazioni, nei confronti delle aree inserite nella Rete Natura 2000 per la

conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica

Direttiva Habitat (92/43/CEE) Direttiva uccelli (79/409/CEE) Dgr. n. 4345/2001 e Dgr n.

VII/14106 dell’8 agosto 2003.

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Normativa di riferimento concernente la “Rete Natura 2000”

In Europa sono le Direttive Habitat (92/42/CEE) e Uccelli (79/409/CEE) ad introdurre il concetto di

rete ecologica europea, denominata “Natura 2000”. Si tratta di un complesso di siti caratterizzati

dalla presenza di habitat e specie animali e vegetali, di interesse comunitario, indicati negli allegati

della Direttiva Habitat, la cui funzione è quella di garantire la sopravvivenza futura della

biodiversità presente sul nostro continente. L'insieme di tutti questi siti, definisce un sistema

strettamente relazionato da un punto di vista funzionale: la rete non risulta più costituita solamente

dalle aree ad elevata naturalità identificate dai diversi paesi membri, ma anche dai territori contigui

ad esse, indispensabili per relazionare ambiti naturali distanti dal punto di vista spaziale ma vicini

per funzionalità ecologica. Gli habitat naturali europei non cessano di degradarsi e un numero

crescente di specie selvatiche è gravemente minacciato. Tenuto conto delle minacce che incombono

su taluni tipi di habitat naturali e su talune specie, si è reso necessario definirli come prioritari per

favorirne la conservazione.

Pertanto la Direttiva 92/42/CEE, individua nell’allegato I una serie di Habitat e nell’allegato II le

specie di importanza comunitaria da proteggere, indicandone le priorità; istituisce le Zsc (zone

speciali di conservazione), individuate dagli stati membri come SIC, che unitamente alle Zps ( zone

protezione speciale) individuate ai sensi della Direttiva 79/409/CEE, formano “Rete Natura 2000”.

La rete si articola in:

• Zone a Protezione Speciale (ZPS): sono finalizzate alla tutela rigorosa dei siti in cui vivono

le specie ornitiche contenute nell’allegato 1 della Direttiva. Vengono istituite anche per la

protezione delle specie migratrici non riportate in allegato, con particolare riferimento alle

zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar. Gli stati

membri richiedono la designazione dei siti, precedentemente individuati dalle regioni, al

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio - Direzione per la Conservazione della

Natura, presentando l’elenco dei siti proposti accompagnato da un formulario standard

correttamente compilato e da cartografia. Il Ministero dell’Ambiente trasmette poi

successivamente i formulari e le cartografie alla Commissione Europea e da quel momento

le Zone di Protezione Speciale entrano automaticamente a far parte di Rete Natura 2000.

• Siti di Importanza Comunitaria (SIC:) contribuiscono in modo significativo a mantenere o a

ripristinare un habitat naturale (allegato 1) o una specie (allegato 2) in uno stato di

conservazione soddisfacente. Gli stati membri definiscono la propria lista di Siti di

Importanza Comunitaria proposti (pSIC) sulla base dei criteri individuati nell’articolo dalla

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Direttiva Habitat. Per l’approvazione dei pSIC la lista viene trasmessa formalmente alla

Commissione Europea, Direzione Generale (DG) Ambiente, unitamente, per ogni sito

individuato, ad una scheda standard informativa completa di cartografia. Spetta poi

successivamente al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, designare, con

decreto adottato d'intesa con ciascuna regione interessata, i SIC elencati nella lista ufficiale

come "Zone speciali di conservazione" (ZSC).

In Italia il primo passo verso l’attuazione delle Direttive, è stato il progetto BIOITALY (Unione

Europea e Ministero dell'Ambiente), finalizzato alla conoscenza delle risorse e a focalizzare “cosa”

proteggere e “dove proteggere”; esso si è concluso nel 2000 ed ha individuato una rete di aree

protette che costituiscono la base della “Carta della Natura”, strumento indispensabile per

l'individuazione delle linee fondamentali di assetto del territorio e per l'attuazione delle relative

politiche.

La Direttiva Habitat è stata recepita dal nostro Paese con il Regolamento di attuazione della

Direttiva stessa (DPR 357/97), contenente l’allegato A (elenco degli habitat di interesse

comunitario), mentre la Direttiva Uccelli è stata recepita tramite la legge 157/92.

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Valutazione di incidenza

La Direttiva 92/42/CEE prevede inoltre che tutti i piani /progetti suscettibili di produrre effetti

significativi sui sistemi tutelati, ivi compresi i Piani di gestione dei rifiuti, siano obbligatoriamente

supportati da una Valutazione di Incidenza rilasciata dall’autorità competente (Regione Lombardia

D.G. Qualità dell’Ambiente), pena la non approvazione dei piani stessi; ugualmente la Direttiva

2001/42/CE, presume che tutti i Piani/Programmi passibili di produrre effetti significativi sui siti

della Rete Natura 2000, siano assoggettati a VAS.

Sulla base di quanto detto, il Piano Regionale di Gestione dei rifiuti recentemente approvato ha

precisato che lo Studio di incidenza che precede la Valutazione può essere trattato come un

approfondimento interno al Rapporto Ambientale VAS relativo al Piano sottoposto ad analisi

ambientale strategica; inoltre, poiché la maggior parte degli impianti che trattano rifiuti sono

sottoposti alla procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale, occorre precisare che la Valutazione

di Incidenza può rientrare nella procedura stessa, ma che deve sempre costituire un capitolo a se

stante nelle procedure VIA.

La procedura di Valutazione è disciplinata dall'art. 6 del DPR n.120/ 2003, che ha sostituito l'art.5

del DPR n. 357/ 1997. Il DPR n.120 del 2003 stabilisce la rilevanza nella programmazione

territoriale e settoriale della valenza naturalistico/ambientale sui siti di importanza comunitaria. Si

tratta di un principio di carattere generale tendente ad evitare l’approvazione di strumenti di

gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di

interesse comunitario. Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza tutti gli interventi non

direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle

specie e degli habitat presenti in un sito della “Rete Natura 2000”, ma che possono avere incidenze

significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi. Ai fini della

valutazione di incidenza, i proponenti di piani e interventi presentano uno studio volto ad

individuare e valutare i principali effetti che il piano o l'intervento può avere sul sito interessato. Lo

studio per la valutazione di incidenza deve essere redatto secondo gli indirizzi dell'allegato G del

DPR 357/97 e deve contenere: una descrizione dettagliata del piano:

• complementarietà con altri piani e/o progetti

• uso delle risorse naturali;

• produzione di rifiuti;

• inquinamento e disturbo ambientale;

• rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate.

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Inoltre l'allegato G del DPR 357/97 specifica che per valutare in modo sostenibile gli impatti,

occorre considerare anche “l’area vasta di influenza” di piani e progetti: ciò significa che se un

intervento non ricade direttamente in un SIC o un pSIC, si deve comunque tener conto

dell'influenza che esso potrebbe avere sulle porzioni di territorio limitrofe nelle quali può ricadere

l'area di interesse.

Infine, per quanto riguarda l’esito della valutazione, il PRGR ha specificato che qualora il responso

della Valutazione di Incidenza sia negativo e non si disponga di soluzioni alternative, il piano possa

essere approvato comunque, in presenza di motivi di rilevante interesse pubblico (inclusi quelli di

natura sociale ed economica) e dietro l’adozione di tutte le misure compensative necessarie a

garantire la coerenza globale alla rete “Natura 2000”, coadiuvate della Regione e dietro

comunicazione al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio.

La valutazione d’incidenza si configura come uno strumento finalizzato alla sicurezza procedurale

che consente di raggiungere un rapporto equilibrato tra conservazione soddisfacente degli habitat,

delle specie e dell’uso del territorio, incoraggiando a gestire in maniera sostenibile i siti della “Rete

Natura 2000”. Essa rappresenta dunque un elemento chiave di attuazione del principio di

integrazione dei fattori ambientali nella pianificazione e nell’esecuzione delle azioni previste per i

numerosi settori economici e sociali.

Concludendo, la Provincia di Como in qualità di proponente della revisione del proprio piano di

gestione dei rifiuti, predispone il presente Studio di Incidenza, ai fini di individuare e valutare gli

effetti che il piano potrebbe avere sui siti appartenenti alla “Rete Natura 2000”, tenendo conto degli

obiettivi di conservazione dei medesimi. Tale studio è volto ad illustrare gli effetti diretti o indiretti

che le previsioni di piano potrebbero comportare sui siti in questione, evidenziando le modalità

adottate per rendere compatibili le previsioni con le esigenze di salvaguardia. Lo studio comprende

le misure di mitigazione e di compensazione che il piano prevede di far adottare ai soggetti

attuatori.

Le modalità procedurali per l’applicazione dello Studio di Incidenza, cui fa riferimento la Provincia

di Como, sono specificate in due allegati, C e D approvati dalla regione Lombardia con Dgr n.

VII/14106 dell’8 agosto 2003; in essi sono anche esplicitati i contenuti minimi dello studio

propedeutico sui SIC e p SIC.

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Riassunto riferimenti normativi

Europea Nazionale Regionale Stato di attuazione

Direttiva 79/409/CEE Concernente la conservazione degli uccelli selvatici

Legge 11/02/1992 n. 157"Norme per la protezione della fauna selvatica omeotermae per il prelievo venatorio" (e succ. modifiche)DPR 8/9/97 n. 357"Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" D.M. 3/4/2000"Elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della direttiva 92/43/CEE"

d.g.r. 30/07/2004 n. 7/1853 "Individuazione degli enti gestori dei proposti siti di importanza comunitaria (SIC) non ricadenti in aree naturali protette, e delle zone di protezione speciale (ZPS), designate dal Decreto del Ministero dell'Ambiente 3 aprile 2000" d.g.r. 15/10/2004 n. 7/19018 "Procedure per l'applicazione della valutazione di incidenza alle Zone di protezione Speciale (ZPS) ai sensi della direttiva 79/409/CEE, contestuale presa d'atto dell'avvenuta classificazione di 14 ZPS ed individuazione dei relativi soggetti gestori"

ZPS Designate in totale 22 ZPS. Presente una procedura di valutazione di incidenza.

Direttiva 92/43/CEE Relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche

DPR 8/9/97 n. 357"Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" D.M. 3/4/2000"Elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della direttiva 92/43/CEE" DPR 12/03/2003 N. 120"Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.357,

d.g.r. 8/8/2003 n. 7/14106"Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria ai sensi della Direttiva 92/43/CEE per la Lombardia, individuazione dei soggetti gestori e modalità procedurali per l'applicazione della valutazione di incidenza"L'allegato A contenente l'elenco dei SIC inseriti in aree protette e dei rispettivi enti gestori è stato rettificato con d.g.r. 30/07/2004 n. 7/18454d.g.r. 30/07/2004 n. 7/18453 "Individuazione degli enti gestori dei proposti siti di importanza comunitaria (SIC) non ricadenti in

SIC Proposti 85 siti pSIC nella regione biogeografica Alpina (48% del totale) e 91 nella regione biogeografica Continentale (52% del totale) per un totale di 176 pSIC con estensione complessiva di 204.775 ha. L'80,2% della superficie dei pSIC è inclusa in parchi e il 19,8% è esterna ad essi. La Commissione europea ha approvato con Decisione del 22/12/2003 tutti i siti proposti appartenenti alla regione biogeografica Alpina. Con d.g.r. n. 7/14106 la Regione Lombardia ha approvato:

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concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" Decreto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territoriodel 3 settembre 2002"Linee guida per la gestione dei siti Rete Natura 2000"

aree naturali protette, e delle zone di protezione speciale (ZPS), designate dal Decreto del Ministero dell'Ambiente 3 aprile 2000"

• l'elenco dei pSIC lombardi e le tavole inerenti la loro individuazione cartografica;

• l'affidamento agli enti gestori dei parchi, delle riserve e dei monumenti naturali della gestione dei pSIC situati, anche parzialmente, all'interno delle aree protette;

• l'approvazione delle Linee Guida per la gestione dei SIC e pSIC in Lombardia;

• l'approvazione delle modalità procedurali per l'applicazione della valutazione di incidenza;

• l'approvazione dei contenuti minimi che deve avere la relazione di incidenza.

Con d.g.r. n. 7/18453 la Regione ha individuato gli enti gestori dei pSIC lombardi non ricadenti all'interno di aree protette.

d.g.r. n. 8/1791 del 25 gennaio 2006

Individuazione di 40 Zps e procedure adozione e approvazione dei piani di gestione dei siti

d.g.r. n. 8/1876 del 8 febbraio 2006

Nuovi siti e modifica perimetri dei siti esistenti

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Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia

(Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, delibera CIPE n. 57, 2/08/2002, G.U. n. 255

del 30/10/2002, supplemento ordinario n. 205)

Tabella 1: Obiettivi, indicatori e target per la protezione e l’uso sostenibile della natura e della biodiversità, del suolo e

del mare.

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Pianificazione e ruolo della Provincia

La Regione ha stabilito che nella programmazione provinciale ci sia una chiara separazione tra le

problematiche di mercato, legate all’equilibrio fra domanda e offerta di smaltimento, da quelle

legate alla valutazione di impatto ambientale ed alla pianificazione territoriale.

Lente provinciale provvede alla:

• Redazione del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti urbani e speciali;

• Redazione della cartografia di Piano che individua i siti idonei e non idonei alla

localizzazione dei futuri impianti di gestione dei rifiuti;

• Applicazione della procedura di Valutazione ambientale strategica (VAS) ai sensi della

Direttiva 42/2001/CE al Piano Provinciale di gestione dei rifiuti;

• Applicazione della procedura di Valutazione di Incidenza;

Contenuti del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti urbani

• rilevazione e stima della produzione dei rifiuti;

• determinazione dei flussi da avviare a recupero e smaltimento, compresi i flussi da destinare

a termovalorizzazione;

• definizione degli obiettivi di contenimento della produzione dei rifiuti, di recupero e di

riduzione del conferimento in discarica;

• definizione di un programma per il riutilizzo e per il recupero dei rifiuti urbani;

• programmazione di obiettivi di raccolta differenziata in funzione di specifiche situazioni

locali;

• censimento degli impianti esistenti e individuazione delle necessità impiantistiche di

completamento attraverso la mappatura del proprio territorio provinciale;

• individuazione dell'offerta di recupero e smaltimento da parte del sistema industriale;

PROBLEMATICHE DI MERCATO

EQUILIBRIO FRA DOMANDA E OFFERTA DI SMALTIMENTO

PIANIFICAZIONE TERRITORIALE

VALUTAZIONE AMBIENTALE

(VIA, VAS, VI)

PROVINCIA

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• individuazione delle aree non idonee e idonee alla localizzazione degli impianti di

recupero/trattamento/smaltimento dei rifiuti urbani e speciali;

• stima dei costi delle operazioni di recupero e smaltimento;

• definizione dei meccanismi gestionali per la verifica dello stato di attuazione del Piano e

delle modalità di controllo sulle varie fasi.

Stima del fabbisogno di smaltimento e di recupero

aspetti da considerare:

• gli andamenti di popolazione;

• la tendenza all’incremento dei consumi e quindi alla produzione dei rifiuti;

• gli sviluppi incrementali residui delle raccolte differenziate ottenibili soprattutto con

l’estensione delle raccolte all’organico, valutando le possibili compensazioni dei fattori

penalizzanti (bassa densità abitativa, orografia);

• l’analisi della composizione delle tariffe praticate sul territorio, studiando le ragioni del

differenziale dei costi;

• le previsioni finanziarie rispetto ai costi industriali sostenuti per la realizzazione degli

impianti;

• le tipologie e le potenzialità degli impianti presenti sul territorio, tenendo conto delle

dotazioni esistenti e di quelle in corso di realizzazione, valutando gli eventuali fabbisogno di

completamento.

Contenuti del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti speciali

• produzione rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi:

- produzione dei rifiuti divisa per codice CER.

- produzione per famiglia di rifiuto speciale e relativa incidenza in percentuale;

- principali famiglie di rifiuto e incidenza percentuale;

- produzione totale e pro capite di rifiuti;

- produzione per famiglia di rifiuto speciale non pericoloso e incidenza percentuale,

- produzione per famiglia di rifiuto speciale pericoloso e incidenza percentuale,

- produzione per famiglia di rifiuto speciale pericoloso e non pericoloso e incidenza

percentuale sul totale provinciale;

• possibili trend futuri sia per i rifiuti speciali non pericolosi che pericolosi;

• flussi di rifiuti e la relativa valutazione;

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• le strategie e le aspettative del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti speciali;

• analisi degli impianti di recupero, di smaltimento in riferimento a loro potenzialità, ed

idoneità.

• i costi di smaltimento e di recupero dei rifiuti;

• l’individuazione delle aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti;

• il ruolo del dipartimento provinciale di ARPA.

Contenuti del Piano Provinciale dei rifiuti relativamente ai rifiuti urbani biodegradabili

• stato di fatto nella gestione dei rifiuti urbani biodegradabili:

- produzione e caratteristiche RUB;

- parco impiantistico disponibile;

• calcolo del rifiuto urbano biodegradabile in discarica proposto dalla Regione1 diviso per le

quattro categorie di RUB: alimenti, rifiuti di giardino, carta e cartoni, pannolini e assorbenti.

- composizione merceologica del rifiuto urbano prima delle raccolte differenziate;

- calcolo del RUB in discarica per ATO Provinciale e per la Regione;

- RUB in discarica: confronto con obiettivi di legge e valutazioni;

• stima delle variazioni quali/quantitative dei RUB e disponibilità operativa degli impianti di

trattamento, recupero e smaltimento dei RUB ai fini del raggiungimento degli obiettivi;

• previsioni dei RUB in discarica in base a:

- andamento previsionale della popolazione;

- andamento previsionale della produzione di RSU e della raccolta differenziata;

- andamento previsionale dei RUB: andamento e conferimento a discarica;

• verifica raggiungimento risultati e previsione di azioni specifiche volte al raggiungimento

degli obiettivi:

- definizione di strumenti fiscali finanziari di incentivazione al raggiungimento degli

obiettivi;

- azioni di riduzione dei rifiuti e interventi sugli imballaggi;

- proposte operative per lo sviluppo del mercato di materia ed energia recuperate;

1 Singola % di presenza merceologica di tali frazioni x quantitativo totale di Rifiuti Urbani Prodotti - quantità di RUB raccolti in modo differenziato avviate ad impianti di recupero al netto degli scarti non trattati prodotti dagli stessi impianti di recupero ed avviati a discarica, - quantità di RUB avviate alla combustione, - quantità di RUB trattati es. biostabilizzato, bioessicato, digestato, scarti di impianti di trattamento biologico, collocati in discarica con un IRD inferiore a 1000 mg. O2/kg VS/h media annua di almeno 4 campioni e con tolleranza sul singolo campione non superiore al 20 %).

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- Green Pubblic Procurement;

- Informazione, educazione e comunicazione: il ruolo dei cittadini;

Contenuti del Piano Provinciale dei rifiuti relativamente agli imballaggi ed ai rifiuti di imballaggio:

• dati relativi agli imballaggi immessi a consumo in Provincia suddivisi per materiale: acciaio,

alluminio, carta, legno, plastica, vetro e disaggregati in:

- imballaggi primari;

- imballaggi secondari e terziari superficie privata;

- imballaggi comunque conferiti a servizio pubblico;

• analisi quali/quantitativa degli imballaggi nei rifiuti urbani indifferenziati mediante esame

merceologico;

• stima del contenuto di imballaggi nei rifiuti solidi urbani in Provincia;

• analisi merceologiche sui rifiuti urbani destinati a termovalorizzazione nel territorio

provinciale (quantità che rientrano nell’ambito di iniziative volte al recupero energetico)

Obiettivi ambientali per i piani provinciali di gestione dei rifiuti urbani e speciali

La Pianificazione/Programmazione in materia di rifiuti, riconosce come principio generale la

necessità di recuperare e smaltire gli stessi:

• senza pericolo per la salute dell'uomo;

• senza ricorrere a procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente;

• senza determinare rischi per l'acqua, l'aria, il suolo e per la flora e la fauna;

• senza causare inconvenienti da rumori o odori;

• senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa

vigente.

Presupposti per la localizzazione dei futuri impianti:

• buona integrazione nel territorio;

• buona accettazione da parte dei cittadini;

• buon impatto ambientale nel medio - lungo periodo;

• giusta distanza dai centri abitati e dalle funzioni sensibili;

• occasione per ricomporre il paesaggio;

• promozione, salvaguardia e valorizzazione degli aspetti bio-naturalistici;

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• idonee misure di mitigazione, fasce di rispetto e vari interventi di compensazione attorno

agli impianti;

• dotazione di spazi di emergenza e di sicurezza;

• localizzazione sostenibile degli impianti: il fabbisogno complessivo di smaltimento tramite

termovalorizzazione va adeguatamente ripartito sul territorio, nell’ottica di una coerenza

complessiva con le politiche di programmazione territoriale e di tutela ambientale.

Localizzazione di nuovi impianti sul territorio:

Il processo di individuazione delle aree idonee e non idonee ad ospitare nuovi impianti per la

gestione dei rifiuti avviene con la duplice partecipazione di Regione e Provincia: il principale

decreto legislativo in materia, cioè il n.22/1997 s.m.e.i. e la nuova L.R. n.26/2003, hanno

specificato che l’individuazione delle zone in questione spetta alle Province, sulla base dei criteri

definiti dalla Regione.

Infatti, il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, in apposita sezione tematica riporta le “Linee

guida per la localizzazione corretta degli impianti di gestione dei rifiuti sul territorio”che:

• definisce i principi di incompatibilità alla localizzazione per tutti gli impianti di

smaltimento, di recupero e per qualsiasi tipo di rifiuto;

• delinea i “criteri guida”per l'individuazione dei luoghi e degli impianti adatti allo

smaltimento dei rifiuti;

la Provincia:

• recepisce le indicazioni regionali in merito alle zone non idonee;

• può decidere eventualmente di applicare una metodologia più restrittiva aggiungendo

ulteriori limitazioni (essa può essere meno severa rispetto ai “criteri guida” fissati dalla

Regione ma non meno lasca);

• individua con precisione le zone idonee alle future localizzazioni suddivise in base alla

tipologia dell'impianto.

I “criteri guida”approvati dalla Regione, originano da una lettura integrata di tutti gli aspetti inerenti

il territorio, l’ambiente e la loro gestione, in particolare considerano diversi vincoli e fattori

ambientali quali:

• Uso del suolo;

• Caratteri fisici del territorio;

• Protezione delle risorse idriche;

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• Tutela da dissesti e calamità;

• Protezione di beni storici e risorse naturali;

• Previsioni dei P.R.G. comunali;

• Aspetti strategico – funzionali che possono influenzare la localizzazione.

A ciascun vincolo/informazione viene associato un diverso grado di prescrizione, in relazione alla

tipologia impiantistica considerata ed al grado di impatto che questa potrebbe implicare sulle

caratteristiche ambientali che hanno legittimato l’imposizione del vincolo stesso.

I livelli di prescrizione previsti sono i seguenti:

ESCLUDENTE: implica l’esclusione totale dell’impianto;

PENALIZZANTE: contempla la realizzazione dell’impianto soltanto dietro particolari attenzioni nella

progettazione/realizzazione dello stesso, in virtù delle sensibilità ambientali rilevate;

PREFERENZIALE: fornisce informazioni aggiuntive di natura logistico/economica finalizzate ad una

scelta strategica del sito.

Occorre precisare che le seguenti regole non valgono per il pregresso e che, di conseguenza, gli

impianti che alla luce delle nuove restrizioni localizzative si trovano ad essere localizzati in aree

non idonee, saranno nel tempo soggetti a chiusura o a riconversione funzionale; altresì si precisa

che l'esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti già autorizzate sarà consentito

limitatamente alla durata dell'autorizzazione stessa, il cui rinnovo sarà possibile fino al termine

della vita tecnica dell'impianto o in caso di discarica ad esaurita possibilità di conferimento.

Estratto dei Criteri guida per la localizzazione delle discariche:

FATTORE AMBIENTALE APPLICAZIONE CRITERIO

USI DEL SUOLO

Aree interessate da boschi, foreste e selve. (L.r. n.27/2004, D lgs n. 42/2004, Beni tutelati per legge art. 142)

Le Province mediante i Piani di indirizzo forestale (PIF) individuano le aree qualificate a bosco e le aree dove possono essere autorizzate le trasformazioni. Le Province, le Comunità montane, gli Enti gestori dei Parchi e delle Riserve regionali rilasciano le relative autorizzazioni coordinandole con le procedure inerenti i vincoli paesaggistici. In mancanza di PIF, è vietata la trasformazione dei boschi di alto fusto, tranne per le opere di pubblica utilità che possono essere autorizzate dalla Regione dietro interventi compensativi a carico del richiedente (art.4).

PENALIZZANTE

Categorie agricole Aree coltivate a risaie, seminativo semplice

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misto a risaie, frutteti, vigneti, oliveti, castagneti da frutto, noce, ciliegio.

ESCLUDENTE

Categorie agricole Colture orticole floricole tipiche di aziende specializzate e vivai di essenze e legnose agrarie forestali a pieno campo o protette.

PENALIZZANTE

Aree di pregio agricolo: DOC, DOGC, DOP, IGP, IGT e aree interessate da agricolture biologiche o agriturismo (ai sensi dell’art. 21 commi a), b) e c) d. lgs. n. 228/2001)

Le Province con specifico strumento, indicano con perimetrazione di dettaglio quali sono i macro/micro ambiti interessati da produzioni agricole di pregio, così come indicato nei disciplinari UE di controllo locale.

ESCLUDENTE *

*ai sensi del dlgs n 36/2003 tale prescrizione non si

applica alle discariche di rifiuti inerti.

CARATTERI FISICI DEL TERRITORIO Altimetria a D lgs n. 42/2004 Beni tutelati per legge

sopra gli 1200 metri di altezza (art. 142 nuovo codice del paesaggio e del paesaggio)

ESCLUDENTE

PROTEZIONE DELLE RISORSE IDRICHE

Aree di protezione della falda superficiale

fluttuazione della falda dal piano di campagna a - 5m sotto

ESCLUDENTE

*la prescrizione non si applica alle discariche in

rilevato

Aree inserite nel programma di tutela delle risorse idriche (l.r. n. 26/2003)

aree di ricarica della falda, di riserva e di protezione dell'acquifero PENALIZZANTE

Distanza da opere di captazione di acqua destinata al consumo umano ad uso potabile mediante infrastrutture di pubblico interesse (D.g.r. n.152/99)

entro 200 metri di fascia di rispetto ESCLUDENTE

Distanza dal corso d'acqua e dai laghi (Reg. decr. n.523/1904) entro 10 metri ESCLUDENTE

Zone vulnerabili ai sensi dell'Allegato 7 al D. Lgs. 152/99

vulnerabilità del suolo da media a estremamente elevata PENALIZZANTE

TUTELA DA DISSESTI E CALAMITA’

Aree soggette a rischio idraulico, aree esondabili A e B del PAI (art. 29, 30, 31) integrate dalle circolari interpretative n. 3128 del 14 maggio 2003 e n. 5101 del 24 luglio 2003

Nelle fasce A e B sono esclusi: nuovi impianti e ampliamenti. Sono consentiti: il deposito temporaneo e l'esercizio per quelli già autorizzati, limitatamente alla durata dell'autorizzazione, rinnovabile fino al termine della capacità residua di conferimento, previo studio di compatibilità. In presenza di fascia B di progetto, la fascia C sarà soggetta alla normativa prevista dalla B. I seguenti criteri vanno integrati con le precisazioni e le estensioni contenute nelle circolari interpretative dell’Autorità di Bacino del fiume PO in nota riportate.1

ESCLUDENTE

a N.B. si è scelto di applicare il criterio più restrittivo stabilito dal decreto per la catena appenninica anche a quella alpina, cioè 1200 metri sul livello del mare. 1 Il divieto è derogato nei casi particolari di impianti di smaltimento e recupero, compresi quelli sottoposti a regime semplificato (ex art. 31-33 del dlgs. 22/97), con la possibilità di prorogare l’autorizzazione per un ulteriore periodo di 5 anni, dietro presentazione di rinnovo della stessa. Per tutti gli impianti l’esercizio può comunque essere esteso, al di là della scadenza dell’autorizzazione, fino ad esaurimento della capacità residua prevista

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Aree caratterizzate dall'instabilità del suolo: frane, esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi d'acqua, trasporti di massa sui conoidi, valanghe (Art.9 PAI) integrate dalle circolari interpretative n. 3128 del 14 maggio 2003 e n. 5101 del 24 luglio 2003

Nuovi impianti o ampliamenti sono vietati in: aree interessate da frane attive e quiescenti, esondazioni a pericolosità elevata e molto elevata, conoidi non protetti e parzialmente protetti, valanghe; l'esercizio di operazioni di smaltimento già autorizzate e consentite fino alla durata della stessa (rinnovabile fino ad esaurimento della capacità di conferimento) è possibile: in aree interessate da frane quiescenti o esondazioni di pericolosità elevata. I seguenti criteri vanno integrati con le precisazioni e le estensioni contenute nelle circolari interpretative dell’Autorità di Bacino del fiume PO in nota riportate.2

ESCLUDENTE

Aree soggette a rischio idrogeologico molto elevato in ambiente collinare, montano e in pianura (Art.48 PAI e Art.4 PS267) integrate dalle circolari interpretative n. 3128 del 14 maggio 2003 e n. 5101 del 24 luglio 2003

Zona1:aree instabili con un elevata probabilità di coinvolgimento in tempi brevi. Zona 2: aree potenzialmente interessate dal manifestarsi di fenomeni di instabilità a modesta intensità coinvolgenti settori più ampi di quelli attualmente riconosciuti. I seguenti criteri vanno integrati con le considerazioni contenute in nota3

ESCLUDENTE

PROTEZIONE DI BENI STORICI E RISORSE NATURALI

Aree naturali protette (D. lgs. 394/91)

Parchi nazionali, Parchi naturali regionali, riserve naturali, monumenti ESCLUDENTE

Sistema delle aree protette regionali (L.r. n.86/1983)

Parchi regionali, Parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS) PENALIZZANTE

Rete Natura 2000 per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica Direttiva Habitat (92/43/CEE) Direttiva uccelli (79/409/CEE) D.G.R. n. 4345/2001

Zone di protezione speciale (ZPS), Siti di importanza comunitaria (SIC) ESCLUDENTE

Beni paesaggistici D.lgs. n. 42/04

(art 134, 136 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio) ESCLUDENTE

Beni culturali D.lgs. n. 42/04

(art. 10 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio) ESCLUDENTE

Zone di interesse archeologico individuate D.lgs. n. 42/04

Beni tutelati per legge

(art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio)

ESCLUDENTE

Distanza dai corsi d'acqua D.lgs. n. 42/04

Beni tutelati per legge 150 metri dai fiumi (art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio)

PENALIZZANTE

nella prima autorizzazione, ma dietro effettuazione di un SIA e di una verifica della compatibilità idraulica contenente le proposte di mitigazione del rischio idraulico. 2 il divieto è derogato anche nelle aree interessate da frane quiescenti (Aree Fq), esondazioni a pericolosità elevata e molto elevata (Ee e Eb) dietro presentazione di un SIA e della verifica della compatibilità idraulica. 3 nelle aree di pianura a rischio idrogeologico molto elevato la deroga al divieto è permessa, dietro variante al PRG vigente, solo se l’impianto ricade all’interno di centri edificati. In tali casi occorre in la Valutazione delle condizioni di rischio, a seguito della quale provvedere a modificare lo strumento urbanistico. Per quelli esterni non sono ammesse deroghe al divieto

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Altimetria D lgs n. 42/2004

Beni tutelati per legge 300 metri dalle sponde dei laghi (art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio)

ESCLUDENTE

Zone umide D lgs n. 42/2004

Beni tutelati per legge (art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio) ESCLUDENTE

Zone inerenti alla pianificazione venatoria provinciale (L.r. n.26/1993) Oasi e zone di ripopolamento o cattura PENALIZZANTE

PREVISIONI P.R.G. COMUNALI Destinazione urbanistica aree A, B e C ESCLUDENTE

Classe di fattibilità studio geologico comunale

Classe 4: la realizzazione di infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico è consentita ma va valutata caso per caso e rapportata al tipo di rischio o dissesto, dietro presentazione di relazione geologica e geotecnica che dimostri la compatibilità dell’intervento con la situazione di rischio presente.

PENALIZZANTE

Aree in vincolo idrogeologico (Regio Decreto 3267/23 e L.r. n.27/2004 art. 5)

Sono vietati interventi di trasformazione dell’uso del suolo salvo autorizzazione rilasciata in conformità alle informazioni idrogeologiche contenute negli studi geologici dei PRG, nei PTCP, nei PIF.

PENALIZZANTE

Zone e fasce di rispetto fascia di rispetto stradale, ferroviaria, aeroportuale, cimiteriale, militare, infrastrutture lineari energetiche

ESCLUDENTE

ASPETTI STRATEGICO/FUNZIONALI Preesistenza di discariche e impianti esistenti sempre PREFERENZIALE

Preesistenza di infrastrutture (buona viabilità d’accesso) e dell’acquedotto sempre PREFERENZIALE

Localizzazione in aree con destinazione d’uso industriale/artigianale, in distretti industriali o in via di dismissione.

sempre PREFERENZIALE

Vicinanza ad aree di maggiore produzione di rifiuti sempre PREFERENZIALE

Presenza di cave (Lr n.14/1998)

i piani cave provinciali, prevedono a cessata attività gli interventi di ripristino delle cave; tra questi è contemplato anche il riempimento fino al piano campagna, mediante discarica, se concordata da Provincia e Comune interessato e fermo restando l’idoneità idrogeologica del sottosuolo (falda confinata)

PREFERENZIALE

Presenza di aree da bonificare

La presenza e la densità di siti contaminati sul territorio, rilevati dall’Anagrafe regionale dei siti inquinati, e la limitazione della movimentazione dei rifiuti sul territorio sono fattori privilegianti ai fini dell’individuazione dei poli di smaltimento

PREFERENZIALE

Profondità della falda sotto i 5 metri dal piano di campagna PREFERENZIALE

Suolo interessato da barriera geologica naturale (argille)

Substrato base e fianchi: per inerti: 1 metro di spessore e conducibilità idraulica K 1x10-7 m/s; per rifiuti non pericolosi: 1 metro di spessore e conducibilità idraulica K 1x10-9

PREFERENZIALE

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m/s; per rifiuti pericolosi: 5 metri di spessore e conducibilità idraulica K 1x10-9 m/s

Preesistenza di reti di monitoraggio su varie componenti ambientali sempre PREFERENZIALE

Estratto dei Criteri guida per la localizzazione di impianti di trattamento termico dei rifiuti:

FATTORE AMBIENTALE APPLICAZIONE CRITERIO

USI DEL SUOLO

Aree interessate da foreste, boschi e selve (L.r. n.27/2004, D lgs n. 42/2004 Beni tutelati per legge art. 142)

Le Province mediante i Piani di indirizzo forestale (PIF) individuano le aree qualificate a bosco e le aree dove possono essere autorizzate le trasformazioni. Le Province, le Comunità montane, gli Enti gestori dei Parchi e delle Riserve regionali rilasciano le relative autorizzazioni coordinandole con le procedure inerenti i vincoli paesaggistici. In mancanza di PIF, è vietata la trasformazione dei boschi di alto fusto, tranne per le opere di pubblica utilità che possono essere autorizzate dalla Regione dietro interventi compensativi a carico del richiedente (art.4).

PENALIZZANTE

Categorie agricole

Aree coltivate a risaie, seminativo semplice misto a risaie, frutteti, vigneti, oliveti, castagneti da frutto, noce, ciliegio.

ESCLUDENTE

Categorie agricole

Colture orticole floricole tipiche di aziende specializzate e vivai di essenze e legnose agrarie forestali a pieno campo o protette.

PENALIZZANTE

Aree di pregio agricolo: DOC, DOGC, DOP, IGP, IGT e aree interessate da agricolture biologiche o agriturismo (ai sensi dell’art. 21 commi a), b) e c) d. lgs. n. 228/2001)

le Province con specifico strumento, indicano con perimetrazione di dettaglio quali sono i macro/micro ambiti interessati da produzioni agricole di pregio, così come indicato nei disciplinari UE di controllo locale.

ESCLUDENTE

CARATTERI FISICI DEL TERRITORIO Altimetria b D lgs n. 42/2004 Beni tutelati per legge

sopra gli 1200 metri di altezza (art. 142 nuovo codice del paesaggio e del paesaggio)

ESCLUDENTE

PROTEZIONE DELLE RISORSE IDRICHE Aree di protezione della falda superficiale

fluttuazione della falda dal piano di campagna a - 5m sotto

PENALIZZANTE

b N.B. si è scelto di applicare il criterio più restrittivo stabilito dal decreto per la catena appenninica anche a quella alpina, cioè 1200 metri sul livello del mare.

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Distanza da opere di captazione di acqua destinata al consumo umano ad uso potabile mediante infrastrutture di pubblico interesse (D.g.r. n.152/99)

entro 200 metri di fascia di rispetto ESCLUDENTE

Distanza dal corso d'acqua e dai laghi (Reg. decr. n.523/1904) entro 10 metri ESCLUDENTE

TUTELA DELLA QUALITA’ ARIA

Zone critiche (allegato C della zonizzazione del territorio approvata con Dgr n. 6501/2001; Piano Regionale Qualità Aria Dgr n. 35196/1998)

Gli impianti alimentati a cdr (rifiuti non pericolosi) o a biomasse sono autorizzabili solo se nei mesi invernali alimentano reti di teleriscaldamento con potenza impiegata mediamente nel periodo invernale nella fornitura calore > 50%. Limiti di emissione ai sensi del DM 05/02/98, limite di emissione per gli NOx pari a 80 mg/Nm3 (riferito a gas secchi a condizioni normali con l’11 % di Ossigeno libero nei fumi)

PENALIZZANTE

Zona di risanamento (allegato C della zonizzazione del territorio approvata con Dgr n. 6501/2001; Piano Regionale Qualità Aria Dgr n. 35196/1998)

Limiti di emissione Decreto Ministeriale 5 febbraio 1998, limite di emissione , limite di emissione per gli NOx pari a 110 mg/Nm3 (riferito a gas secchi a condizioni normali con l’11 % di Ossigeno libero nei fumi)

PENALIZZANTE

In zona di mantenimento (allegato C della zonizzazione del territorio approvata con Dgr n. 6501/2001; Piano Regionale Qualità Aria Dgr n. 35196/1998)

Limiti di emissione Decreto Ministeriale 5 febbraio 1998

PENALIZZANTE

TUTELA DA DISSESTI E CALAMITA’

Aree soggette a rischio idraulico, aree esondabili A e B (art. 29, 30, 31) integrate dalle circolari interpretative n. 3128 del 14 maggio 2003 e n. 5101 del 24 luglio 2003

nelle fasce A e B sono esclusi: nuovi impianti e ampliamenti. Sono consentiti: il deposito temporaneo e l'esercizio per quelli già autorizzati, limitatamente alla durata dell'autorizzazione, rinnovabile fino al termine della vita tecnica dell'impianto ed è anche consentito il loro completamento se ritenuto indispensabile all'autonomia dell'ATO. In presenza di fascia B di progetto, la C sarà soggetta alla normativa prevista per la B. I seguenti criteri vanno integrati con le precisazioni e le estensioni contenute nelle circolari interpretative dell’Autorità di Bacino del fiume PO in nota riportate.4

ESCLUDENTE

Aree caratterizzate dall'instabilità del suolo: frane, esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi d'acqua, trasporti di massa sui conoidi, valanghe (Art.9 PAI) integrate dalle circolari

nuovi impianti o ampliamenti sono vietati in: aree interessate da frane attive e quiescenti esondazioni a pericolosità elevata e molto elevata, conoidi non protetti e parzialmente protetti e valanghe; l'esercizio di

ESCLUDENTE

4 Il divieto è derogato nei casi particolari di impianti di smaltimento e recupero, compresi quelli sottoposti a regime semplificato (ex artt. 31-33 del d. lgs. 22/97), con la possibilità di prorogare l’autorizzazione per un ulteriore periodo di 5 anni, dietro presentazione di rinnovo. Per tutti gli impianti l’esercizio può comunque essere esteso, al di là della scadenza dell’autorizzazione, fino al termine della vita tecnica dell’impianto, dietro effettuazione di un SIA e della verifica della compatibilità idraulica contenente le proposte di mitigazione del rischio idraulico.

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interpretative n. 3128 del 14 maggio 2003 e n. 5101 del 24 luglio 2003

operazioni di smaltimento già autorizzate e consentite fino alla durata della stessa (rinnovabile fino al termine della vita tecnica dell'impianto) è possibile in: aree interessate da frane quiescenti ed esondazioni di pericolosità elevata dove sono ammessi anche gli ampliamenti necessari a garantire l'autonomia dell' ATO. I seguenti criteri vanno integrati con le precisazioni e le estensioni contenute nelle circolari interpretative dell’Autorità di Bacino del fiume PO in nota riportate. 5

Aree soggette a rischio idrogeologico molto elevato in ambiente collinare, montano ed in pianura (Art.48 PAI e Art.4 PS267) integrate dalle circolari interpretative n. 3128 del 14 maggio 2003 e n. 5101 del 24 luglio 2003

zona1:aree instabili con un elevata probabilità di coinvolgimento in tempi brevi. zona2: aree potenzialmente interessate dal manifestarsi di fenomeni di instabilità a modesta intensità coinvolgenti settori più ampi di quelli attualmente riconosciuti. I seguenti criteri vanno integrati con le precisazioni e le estensioni contenute nelle circolari interpretative dell’Autorità di Bacino del fiume PO in nota riportate.6

ESCLUDENTE

PROTEZIONE DI BENI STORICI E RISORSE NATURALI

Aree naturali protette (D. lgs. 394/91)

Parchi nazionali, Parchi naturali regionali, riserve naturali, monumenti ESCLUDENTE

Sistema delle aree protette regionali (L.r. n.86/1983)

Parchi regionali, Parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS) PENALIZZANTE

Rete Natura 2000 per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica Direttiva Habitat ('92/43/CEE) Direttiva uccelli ('79/409/CEE) D.g.r. n.4345/2001

zone di protezione speciale (ZPS), Siti di importanza comunitaria (SIC) ESCLUDENTE

Beni paesaggistici D.lgs. n. 42/04

(art 134, 136 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio) ESCLUDENTE

Beni culturali D.lgs. n. 42/04

(art. 10 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio) ESCLUDENTE

Zone di interesse archeologico individuate D.lgs. n. 42/04

Beni tutelati per legge (art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio)

ESCLUDENTE

Distanza dai corsi d'acqua D.lgs. n. 42/04

Beni tutelati per legge 150 metri dai fiumi (art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio)

PENALIZZANTE

Altimetria D lgs n. 42/2004 (art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio)

Beni tutelati per legge 300 metri dalle sponde dei laghi

ESCLUDENTE

5 il divieto è derogato anche nelle aree interessate da frane quiescenti (Aree Fq), esondazioni a pericolosità elevata e molto elevata (Ee e Eb) dietro presentazione di un SIA e della verifica della compatibilità idraulica. 6 nelle aree di pianura a rischio idrogeologico molto elevato la deroga al divieto è permessa, dietro variante al PRG vigente, solo se l’impianto ricade all’interno di centri edificati. In tali casi occorre in la Valutazione delle condizioni di rischio, a seguito della quale provvedere a modificare lo strumento urbanistico. Per quelli esterni non sono ammesse deroghe al divieto.

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Zone umide D lgs n. 42/2004

Beni tutelati per legge (art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio)

ESCLUDENTE

Zone inerenti alla pianificazione venatoria provinciale (L.r. n.26/1993) oasi e zone di ripopolamento o cattura PENALIZZANTE

PREVISIONI P.R.G. COMUNALI Destinazione urbanistica aree A,B e C ESCLUDENTE

Classe di fattibilità studio geologico comunale

Classe 4: la realizzazione di infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico è consentita ma va valutata caso per caso e rapportata al tipo di rischio o dissesto, dietro presentazione di relazione geologica e geotecnica che dimostri la compatibilità dell’intervento con la situazione di rischio presente.

PENALIZZANTE

Aree in vincolo idrogeologico (Regio Decreto 3267/23 e L.r. n.27/2004 art. 5)

interventi di trasformazione dell’ uso del suolo possono essere autorizzati dalla Provincia e dai Comuni in conformità alle informazioni idrogeologiche

PENALIZZANTE

Zone e fasce di rispetto fascia di rispetto stradale, ferroviaria, aeroportuale, cimiteriale, militare, infrastrutture lineari energetiche

ESCLUDENTE

ASPETTI STRATEGICO/FUNZIONALI Preesistenza di infrastrutture (buona viabilità d’accesso) e dell’acquedotto sempre PREFERENZIALE

Vicinanza ad aree di maggiore produzione di rifiuti sempre PREFERENZIALE

Localizzazione in aree con destinazione d’uso industriale/artigianale, in distretti industriali o in via di dismissione.

sempre PREFERENZIALE

Vicinanza a strutture di servizio, discariche e a possibili utenze di teleriscaldamento

sempre PREFERENZIALE

Vicinanza a reti di energia elettrica (riutilizzo calore residuo) sempre PREFERENZIALE

Preesistenza di reti di monitoraggio su varie componenti ambientali sempre PREFERENZIALE

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Estratto dei Criteri guida per la localizzazione di impianti di trattamento chimico/fisico, impianti di

inertizzazione o altri trattamenti specifici, impianti di compostaggio/cdr, selezione/stabilizzazione,

impianti di trattamento degli inerti:

FATTORE AMBIENTALE APPLICAZIONE CRITERIO

USI DEL SUOLO

Aree interessate da foreste, boschi e selve (L.r. n.27/2004, D lgs n. 42/2004 Beni tutelati per legge art. 142)

Le Province mediante i Piani di indirizzo forestale (PIF) individuano le aree qualificate a bosco e le aree dove possono essere autorizzate le trasformazioni. Le Province, le Comunità montane, gli Enti gestori dei Parchi e delle Riserve regionali rilasciano le relative autorizzazioni coordinandole con le procedure inerenti i vincoli paesaggistici. In mancanza di PIF, è vietata la trasformazione dei boschi di alto fusto, tranne per le opere di pubblica utilità che possono essere autorizzate dalla Regione dietro interventi compensativi a carico del richiedente (art.4).

PENALIZZANTE

Categorie agricole

Aree coltivate a risaie, seminativo semplice misto a risaie, frutteti, vigneti, oliveti, castagneti da frutto, noce, ciliegio.

ESCLUDENTE

Categorie agricole

Colture orticole floricole tipiche di aziende specializzate e vivai di essenze e legnose agrarie forestali a pieno campo o protette.

PENALIZZANTE

Aree di pregio agricolo: DOC, DOGC, DOP, IGP, IGT e aree interessate da agricolture biologiche o agriturismo (ai sensi dell’art. 21 commi a), b) e c) d. lgs. n. 228/2001)

Le Province con specifico strumento, indicano con perimetrazione di dettaglio quali sono i macro/micro ambiti interessati da produzioni agricole di pregio, così come indicato nei disciplinari UE di controllo locale.

ESCLUDENTE

CARATTERI FISICI DEL TERRITORIO Altimetria c D lgs n. 42/2004 Beni tutelati per legge

sopra gli 1200 metri di altezza (art. 142 nuovo codice del paesaggio e del paesaggio)

ESCLUDENTE

PROTEZIONE DELLE RISORSE IDRICHE

Aree di protezione della falda superficiale

fluttuazione della falda dal piano di campagna a - 5m sotto

PENALIZZANTE

Aree inserite nel programma di tutela delle risorse idriche (L.r.n26/2003)

aree di ricarica della falda, di riserva e di protezione dell'acquifero PENALIZZANTE

c N.B. si è scelto di applicare il criterio più restrittivo stabilito dal decreto per la catena appenninica anche a quella alpina, cioè 1200 metri sul livello del mare.

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Distanza da opere di captazione di acqua destinata al consumo umano ad uso potabile mediante infrastrutture di pubblico interesse (D.g.r. n.152/99)

entro 200 metri di fascia di rispetto ESCLUDENTE

Distanza dal corso d'acqua e dai laghi (Reg. decr. n.523/1904) entro 10 metri ESCLUDENTE

Zone vulnerabili ai sensi dell'Allegato 7 al D. lgs. 152/99

vulnerabilità del suolo da media a estremamente elevata PENALIZZANTE

TUTELA DA DISSESTI E CALAMITA’

Aree soggette a rischio idraulico, aree esondabili A e B (art. 29, 30, 31) integrate dalle circolari interpretative n. 3128 del 14 maggio 2003 e n. 5101 del 24 luglio 2003

Nelle fasce A e B sono esclusi: nuovi impianti e ampliamenti. Sono consentiti: il deposito temporaneo e l'esercizio per quelli già autorizzati, limitatamente alla durata dell'autorizzazione. I seguenti criteri vanno integrati con le precisazioni e le estensioni contenute nelle circolari interpretative dell’Autorità di Bacino del fiume PO in nota riportate.7

ESCLUDENTE

Aree caratterizzate dall'instabilità del suolo: frane, esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi d'acqua, trasporti di massa sui conoidi, valanghe (Art.9 PAI) integrate dalle circolari interpretative n. 3128 del 14 maggio 2003 e n. 5101 del 24 luglio 2003

Nuovi impianti o ampliamenti sono vietati in: aree interessate da frane attive e quiescenti, esondazioni a pericolosità elevata e molto elevata, conoidi non protetti e parzialmente protetti e valanghe; l'esercizio di operazioni di smaltimento già autorizzate sono consentite fino alla durata dell'autorizzazione stessa: in aree interessate da frane quiescenti o esondazioni di pericolosità elevata. I seguenti criteri vanno integrati con le precisazioni e le estensioni contenute nelle circolari interpretative dell’Autorità di Bacino del fiume PO in nota riportate. 8

ESCLUDENTE

Aree soggette a rischio idrogeologico molto elevato in ambiente collinare, montano ed in pianura (Art.48 PAI e Art.4 PS267) integrate dalle circolari interpretative n. 3128 del 14 maggio 2003 e n. 5101 del 24 luglio 2003

Zona1:aree instabili con un elevata probabilità di coinvolgimento in tempi brevi. Zona2: aree potenzialmente interessate dal manifestarsi di fenomeni di instabilità a modesta intensità coinvolgenti settori più ampi di quelli attualmente riconosciuti I seguenti criteri vanno integrati con le precisazioni e le estensioni contenute nelle circolari interpretative dell’Autorità di Bacino del fiume PO in nota riportate 9

ESCLUDENTE

7 La circolare n. 5101 del 24 luglio2003 ha ritenuto opportuno estendere la possibilità di rinnovo dell’autorizzazione a tutti gli impianti operanti prima dell’entrata in vigore del PAI per evitare le diseconomie introdotte dalle localizzazioni degli impianti medesimi. Per tutti gli impianti l’esercizio può comunque essere esteso, al di là della scadenza dell’autorizzazione, fino a tutto il periodi di esaurimento della vita tecnica dell’impianto stesso, dietro effettuazione di un SIA e della verifica della compatibilità idraulica contenente le proposte di mitigazione del rischio idraulico. 8 il divieto è derogato anche nelle aree interessate da frane quiescenti (Aree Fq), esondazioni a pericolosità elevata e molto elevata (Ee e Eb) dietro presentazione di un SIA e della verifica della compatibilità idraulica. 9 nelle aree di pianura a rischio idrogeologico molto elevato la deroga al divieto è permessa, dietro variante al PRG vigente, solo se l’impianto ricade all’interno di centri edificati. In tali casi occorre in la Valutazione delle condizioni di rischio, a seguito della quale provvedere a modificare lo strumento urbanistico. Per quelli esterni non sono ammesse deroghe al divieto.

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PROTEZIONE DI BENI STORICI E RISORSE NATURALI Aree naturali protette (D. lgs. 394/91)

Parchi nazionali, Parchi naturali regionali, riserve naturali, monumenti ESCLUDENTE

Sistema delle aree protette regionali (L.r. n.86/1983)

Parchi regionali, Parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS) PENALIZZANTE

Rete Natura 2000 per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica Direttiva Habitat ('92/43/CEE) Direttiva uccelli ('79/409/CEE) D.g.r. n.4345/2001

Zone di protezione speciale (ZPS), Siti di importanza comunitaria (SIC)

ESCLUDENTE * la prescrizione non si applica

agli impianti per il compost verde

Beni paesaggistici D.lgs. n. 42/04

(art 134, 136 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio) ESCLUDENTE

Beni culturali D.lgs. n. 42/04

(art. 10 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio) ESCLUDENTE

Zone di interesse archeologico individuate D.lgs. n. 42/04

Beni tutelati per legge (art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio)

ESCLUDENTE

Distanza dai corsi d'acqua D.lgs. n. 42/04

Beni tutelati per legge 150 metri dai fiumi (art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio)

PENALIZZANTE

Altimetria D lgs n. 42/2004

Beni tutelati per legge 300 metri dalle sponde dei laghi (art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio)

ESCLUDENTE

Zone umide D lgs n. 42/2004

Beni tutelati per legge (art. 142 nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio)

ESCLUDENTE

Zone inerenti alla pianificazione venatoria provinciale (L.r. n.26/1993)

Oasi e zone di ripopolamento o cattura PENALIZZANTE

PREVISIONI P.R.G. COMUNALI Destinazione urbanistica aree A, B e C ESCLUDENTE

Classe di fattibilità studio geologico comunale

Classe 4: la realizzazione di infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico è consentita ma va valutata caso per caso e rapportata al tipo di rischio o dissesto, dietro presentazione di relazione geologica e geotecnica che dimostri la compatibilità dell’intervento con la situazione di rischio presente.

PENALIZZANTE

Aree in vincolo idrogeologico (Regio Decreto 3267/23 e L.r. n.27/2004 art. 5)

interventi di trasformazione dell’ uso del suolo possono essere autorizzati dalla Provincia e dai Comuni in conformità alle informazioni idrogeologiche

PENALIZZANTE

Zone e fasce di rispetto fascia di rispetto stradale, ferroviaria, aeroportuale, cimiteriale, militare, infrastrutture lineari energetiche

ESCLUDENTE

ASPETTI STRATEGICO/FUNZIONALI Preesistenza di discariche e impianti esistenti sempre PREFERENZIALE

Localizzazione in aree con destinazione d’uso industriale/artigianale, in distretti industriali o in via di dismissione.

sempre PREFERENZIALE

Preesistenza di infrastrutture (buona sempre PREFERENZIALE

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viabilità d’accesso) e dell’acquedotto Vicinanza ad aree di maggiore produzione di rifiuti sempre PREFERENZIALE

Presenza di cave (Lr n.14/1998)

i piani cave provinciali, prevedono a cessata attività gli interventi di ripristino delle cave; tra questi è contemplato anche il riempimento fino al piano campagna, mediante discarica, se concordata da Provincia e Comune interessato e fermo restando l’idoneità idrogeologica del sottosuolo (falda confinata)

PREFERENZIALE

Localizzazione in aree agricole per impianti di compostaggio PREFERENZIALE Preesistenza di reti di monitoraggio su varie componenti ambientali sempre PREFERENZIALE

Dalle tabelle si evince che, per quanto riguarda le aree appartenenti alla Rete Natura 2000 (SIC e

ZPS), vige il criterio di esclusione totale valido per qualsiasi impianto di gestione dei rifiuti, ad

eccezione delle strutture adibite al compostaggio del verde (in considerazione della forte produzione

di scarti verdi che caratterizza le aree in questione).

Di conseguenza la Provincia di Como, nella procedura di individuazione della Aree idonee alla

localizzazione degli impianti, alla luce di quanto detto ha escluso queste zone dall’elenco di aree

scelte.

Sono quindi scartati anche gli impatti diretti sulle aree Natura 2000 ma volendo approfondire, ai

sensi dell’allegato G del DPR 357/97, successivamente si rivolgererà un’attenzione perticolare agli

eventuali impatti di “area vasta” derivanti dalla realizzazione degli impianti nelle aree limitrofe.

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Ambito di applicazione dello Studio di Incidenza

Nel concreto, la sezione tematica del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti che viene sottoposta

a Studio di incidenza, riguarda le aree giudicate idonee alla localizzazione degli impianti; esse

devono essere sottoposte a verifica, affinché a “scala vasta” non contribuiscano a creare o

accentuare effetti indesiderati sulle aree appartenenti alla rete natura 2000. Per comprendere

l’origine, all’interno del piano di gestione dei rifiuti, della scelta di alcune aree piuttosto che altre

occorre fare un passo in dietro e introdurre la Rete Ecologica provinciale predisposta all’interno del

Piano Territoriale di coordinamento dal settore Territorio e Urbanistica. Infatti il PTCP è un valido

strumento di governo del territorio e del paesaggio e attualmente si trova in fase di adozione; stante

lo stato avanzato dell’iter di approvazione definitiva, nonostante manchi quest’ultima, gli obbiettivi

di tutela ambientale espressi dallo strumento in questione sono stati considerati dal settore Ecologia

e Ambiente, validi e complementari agli obbiettivi ambientali espressi nel piano di gestione dei

rifiuti attualmente in revisione.

La progettazione della rete ecologica provinciale è passata attraverso un’adeguata conoscenza delle

risorse paesaggistiche e naturali del territorio; nel contesto del PTCP è stata attivata una raccolta di

dati di interesse paesaggistico ed ambientale, che ha dato priorità agli aspetti più strettamente

correlati alla conservazione della biodiversità. E’ stato predisposto un Modello di Valutazione

Ambientale (MVA) volto a quantificare, tramite scale indicizzate, il “contenuto di informazione

biologica” di singole Unità di Rilevamento Territoriale (URT). La costruzione del modello si è

basata su un approccio statistico e sull’impiego di bioindicatori, cioè di specie animali e comunità

vegetali rappresentative a vari livelli della biodiversità intrinseca agli ecomosaici. I dati faunistici

sono stati ricavati da informazioni bibliografiche nonché da rilevamenti direttamente compiuti

dall’Ufficio di Piano.

La raccolta dei dati vegetazionali ha tenuto conto dei seguenti elementi conoscitivi:

• esame critico delle cartografie esistenti (Carte Geoambientali della Regione Lombardia e

alle della Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali DUSAF);

• raccolta ed analisi di studi e ricerche svolte sul territorio;

• interpretazione di ortofoto digitali e sopralluoghi in aree campione.

In relazione agli aspetti botanici sono stati compiuti specifici approfondimenti che hanno condotto

alla compilazione di elenchi concernenti le specie protette, le specie alloctone problematiche e le

specie da utilizzarsi in via prioritaria per gli interventi di compensazione boschiva ed ingegneria

naturalistica.

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Concludendo, il modello di valutazione ambientale, nonostante i limiti intrinseci relazionati

all’inevitabile disomogeneità delle conoscenze sulle biocenosi ha costituito la base per

l’attribuzione del valore biologico e del significato funzionale alle unità ecologiche che

compongono la rete ecologica provinciale, essa infatti suddivide il territorio in:

ELEMENTI IDENTIFICAZIONE AREE SORGENTI DI BIODIVERSITA’ DI PRIMO LIVELLO (CORE AREAS O MATRICI NATURALI PRIMARIE

Aree generalmente ampie, caratterizzate da elevati livelli di biodiversità e da ecomosaici continui.

AREE SORGENTI DI BIODIVERSITA’ DI SECONDO LIVELLO (CORE AREAS O GANGLI)

Aree più o meno ampie, caratterizzate da valori medi di biodiversità e da ecomosaici continui.

CORRIDOI ECOLOGICI (ECOLOGICAL CORRIDORS)

Strutture lineari caratterizzate da continuità ecologica, in grado di connettere le sorgenti di biodiversità mantenendo i flussi riproduttivi. Sono ulteriormente categorizzati in due livelli in relazione all’importanza delle aree che essi connettono. I corridoi ecologici di primo livello coincidono con i “varchi ineliminabili” della rete ecologica.

ELEMENTI AREALI DI APPOGGIO ALLA RETE (STEPPING STONES)

Aree di modeste dimensioni che costituiscono punti di appoggio alla rete ove mancano corridoi ecologici

ZONE TAMPONE DI PRIMO LIVELLO (BUFFER ZONES)

Aree con funzione di interposizione tra aree naturali o paranaturali ed aree antropizzate, caratterizzate da ecomosaici sufficientemente continui e mediamente diversificati

ZONE TAMPONE DI SECONDO LIVELLO (BUFFER ZONES)

Aree con funzione di interposizione tra aree naturali o paranaturali ed aree antropizzate, caratterizzate da ecomosaici discontinui e poco diversificati

ZONE DI RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE (RESTORATION AREAS)

Aree ove attuare progetti di ricucitura della rete (in prima istanza identificati con gli ambiti territoriali estrattivi)

La rete ecologica provinciale rappresenta un forte elemento di salvaguardia delle aree appartenenti

alla rete Natura 2000, infatti sia SIC che ZPS sono stati inclusi in qualità di aree sorgenti di

biodiversità e di ambiti di massima naturalità.

Le NTA del PTCP stabiliscono che nell’ambito delle aree corrispondenti agli elementi costitutivi e

fondamentali della rete ecologica provinciale a tutela delle valenze paesaggistiche e della

biodiversità, gli strumenti di pianificazione di maggior dettaglio escludano diverse attività, tra le

quali:

• l’edificazione;

• il mutamento di destinazione d’uso del suolo;

• l’apertura di nuove cave, fatto salvo quanto previsto dal vigente piano provinciale di settore;

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• l’apertura di nuove discariche, fatta eccezione per le discariche di seconda categoria - tipo A

per inerti, ai soli fini del recupero ambientale;

tutto ciò ad esclusione delle Zone Tampone di primo e secondo livello; infatti nell’ambito di queste

ultime, soltanto gli strumenti di pianificazione di maggior dettaglio (PRG) possono eventualmente

decidere di applicare il criterio di esclusione che resta valido solo per le aree agricole di particolare

pregio.

Figura 1: estratto della Tav. A 4 del PTCP: Rete Ecologica provinciale

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Figura 2: le zone Tampone appartenenti alla Rete Ecologica in relazione ai SIC e alle Zps.

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Dalla normativa della Rete Ecologica quindi, si è desunto che, se necessario, nelle zone Tampone

si possono realizzare nuovi impianti di gestione dei rifiuti; in coerenza con quanto previsto nel

Piano Territoriale di coordinamento.

In prima istanza le “zone tampone” sono state considerate “aree idonee alla localizzazione degli

impianti”.

Tipologia di impianti da localizzare

L’analisi del fabbisogno di smaltimento introdotta dal Piano di Gestione dei Rifiuti ha evidenziato

la necessità, per la Provincia di Como, di realizzare due impianti per il trattamento dell’umido

(ciascuno con una potenzialità pari a 22.000 t/a) ed un impianto di pre-trattamento del rifiuto

indifferenziato con una potenzialità pari a 118.000 t/a (quest’ultima lacuna è stata parzialmente

raggiunta con la messa a regime di un impianto autorizzato recentemente).

Di seguito si riporta lo schema impiantistico che supporta lo scenario C di Piano, ritenuto in sede di

VAS il più sostenibile, ovvero quello che garantisce un equilibrio tra recupero di materia e recupero

energia):

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Detto questo, nel caso degli impianti preposti al trattamento dell’umido, il confronto con la Rete

Ecologica si è reso indispensabile, infatti per via delle caratteristiche intrinseche al trattamento, i

compostaggi trovano idonea localizzazione in contesti agricoli (zone E di PRG) ed alla giusta

distanza dai centri abitati. Queste zone sono però funzionali alla Rete Ecologica e soggette pertanto

alla normativa introdotta in precedenza.

Per gli impianti di pre-trattamento del rifiuto invece, l’operazione di reperire le aree idonee alla

localizzazione non si è resa necessaria, in quanto (in linea con i criteri guida visti in precedenza) gli

stessi trovano idonea collocazione nelle aree industriali artigianali (zone D di PRG).

Tornando alle zone Tampone, considerate di prima analisi tutte idonee, sono state in seguito

sottoposte alla verifica di compatibilità rispetto ai “Criteri guida per la corretta localizzazione degli

impianti” (tabelle riportate in precedenza) formulati dalla Regione e assorbiti dalla Provincia.

Tale verifica si è concretizzata cartograficamente presso gli uffici del Settore ecologia e Ambiente,

tramite l’ausilio di tecnologie GIS e il ricorso a banche dati proprie o in capo al settore

Territorio/Urbanistica della Provincia di Como.

L’operazione si è concretizzata nella redazione di due cartografie finalizzate alla restituzione visiva

dei sopraccitati criteri, cioè:

• Carta delle localizzazioni escludenti: in essa sono rappresentati tutti i vincoli e i fattori

ambientali che escludono dal punto di vista normativo la localizzazione degli impianti.

• Carta delle localizzazioni penalizzanti: riporta tutti i vincoli e i fattori ambientali che non

escludono a priori la localizzazione degli impianti ma consentono la realizzazione delle

strutture dietro particolari attenzioni progettuali o meccanismi di compensazione ambientale.

Di seguito si riportano due immagini delle carte in questione:

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Figura 3: estratto carta delle localizzazioni escludenti

ensazione ambientale.

Figura 4: estratto carta delle localizzazioni penalizzanti

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Il passo successivo ha visto la sovrapposizione ad entrambe le carte dei perimetri delle Zone

Tampone; ciò ha consentito di escludere immediatamente una serie di siti ricadenti in aree giudicate

non idonee in base ai Criteri guida approvati dalla Regione, mostrarne alcune interessate soltanto

parzialmente da fattori penalizzanti (aree parzialmente idonee) ed infine individuarne una serie non

soggette a nessuna controindicazione (idonee).

I due passagi sono osservabili nelle figure successive:

Figura 5: Sovrapposizione delle Zone Tampone appartenenti alla Rete Ecologica prevista dal PTCP ai fattori Escludenti

e Penalizzanti previsti nei Criteri guida per la corretta localizzazione degli impianti.

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Figura 6: aree idonee alla localizzazione degli impianti di trattamento dell’umido e aree che ricadono in fattori

penalizzanti.

COMUNI INTERESSATI DA AREE IDONEE Albese Con Cassano Cantu' Guanzate Olgiate ComascoAlbiolo Carbonate Inverigo Oltrona Di San Alzate Brianza Carugo Limido Comasco Rodero Appiano Gentile Cermenate Locate Varesino Ronago Arosio Cirimido Lomazzo Rovellasca Beregazzo Con Como Lurago D'erba Rovello PorroBinago Erba Lurago Marinone Solbiate Bizzarone Faloppio Lurate Caccivio Turate Bregnano Fenegro' Mariano Comense Uggiate TrevanoBrenna Figino Serenza Montano Lucino Valmorea Bulgarograsso Fino Mornasco Mozzate Veniano Cagno Gironico Nome Villa Guardia

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Come già detto, la figura 5 mostra come il territorio della Provincia di Como sia in gran parte

interessato da fattori che escludono o penalizzano la localizzazione degli impianti e che soltanto

alcune porzioni di suolo siano libere da controindicazioni.

Una volta individuate però, le Aree Idonee necessitano di una seconda analisi che le metta in

relazione a fattori di tipo strategico/preferenziale capaci di influenzare la scelta localizzativa finale,

quali:

• prossimità e preesistenza di discariche o altri impianti per la gestione dei rifiuti;

• preesistenza di infrastrutture d’accesso;

• preesistenza di servizi a rete come acquedotto, fognatura, infrastrutture energetiche;

• principale destinazione d’uso: industriale/artigianale, distretti industriali o in via di

dismissione;

• vicinanza ad aree di maggiore produzione di rifiuti;

• presenza di cave;

• presenza di aree da bonificare;

• preesistenza di reti di monitoraggio su varie componenti ambientali;

COMUNI INTERESSATI DA AREE IDONEE MA CHE PENALIZZANO LA LOCALIZZAZIONE

Albese Con Cassano Casnate Con Bernate Guanzate Pare' Alzate Brianza Cassina Rizzardi Inverigo Rodero Appiano Gentile Cavallasca Limido Comasco Ronago Arosio Cermenate Lipomo Rovellasca Beregazzo Con Cirimido Locate Varesino Rovello PorroBregnano Como Lomazzo San Fermo Della Brenna Cucciago Luisago Senna ComascoBulgarograsso Drezzo Lurago D'erba Solbiate Cadorago Erba Lurate Caccivio Tavernerio Cagno Faloppio Mariano Comense Turate Cantu' Fenegro' Montano Lucino Uggiate TrevanoCapiago Intimiano Figino Serenza Montorfano Valmorea Carbonate Fino Mornasco Mozzate Veniano Carimate Gironico Nome Vertemate Con Carugo Grandate Olgiate Comasco Villa GuardiaAlbese Con Cassano Casnate Con Bernate Guanzate

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Scelta Aree idonee

La mappatura delle aree idonee alla localizzazione degli impianti per la gestione dell’umido e di pre

trattamento del rifiuto indifferenziato si conclude con la “Carta delle Aree Idonee e preferenziali; in

essa sono evidenziati nel limite del possibile (disponibilità dell’informazione) gli aspetti che

rendono preferibile la localizzione delle strutture; occorre dire che la scelta definitiva dell’area

avverrà soltanto in sede di approfondimento preventivo al rilascio dell’autorizzazione prevista dalla

normativa vigente, con il consorzio o il privato interessato alla realizzazione dell’impianto. E’

infatti previsto che l’interessato dimostri di aver valutato la localizzazione dell’impianto alla luce

dei “criteri guida per la scelta del sito” riportati nel Piano e delle carte che individuano le Aree

Idonee; è previsto altresì che il nulla osta preventivo al rilascio per legge dell’autorizzazione

avvenga soltanto dietro la produzione di un certificato aggiornato di destinazione urbanistica

dell’area.

Concludendo la Valutazione di Incidenza sarà richiesta, dagli uffici di Piano in tempi successivi, nel

precisamente nel momento in cui sarà stata individuata l’area dell’impianto; pertanto l’oggetto del

presente studio di incidenza diventa il “core set” di Aree idonee individuato cartograficamente e il

parere richiesto agli Enti gestori delle Aree Natura 2000 assume carettere preventivo, utile a

recepire nuove indicazioni di carattere tecnico/procedurali o a evidenziare aspetti e sensibilità

ambientali trascurati.

Si ricorda inoltre che per i progetti assoggettati a procedura di valutazione di impatto ambientale, ai

sensi dell’articolo 6 della legge 8 luglio 1986, n.349 e del decreto del Presidente della Repubblica

12 aprile 1996 e s.m.e.i. che interessano pSIC, SIC e Zps, la valutazione di incidenza sarà

ricompressa nell’ambito della predetta procedura che, in tal caso, considera anche gli effetti diretti e

indiretti dei progetti sugli habitat e sulle specie per i quali detti siti e zone sono stati individuati. A

tale fine lo studio di impatto ambientale predisposto dal proponente deve contenere gli elementi

relativi alla compatibilità del progetto con le finalità conservative previste dal

D.P.R.8settembre1997, n.357, indirizzi allegato G.

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40

Il contesto: clima, vegetazione, flora, fauna.

La provincia di Como si sviluppa con andamento nord-sud, dalle pendici delle Alpi alla Brianza,

nella fascia di territorio compresa fra la Confederazione Elvetica ed il ramo occidentale del Lago di

Como. E’ limitata a nor-dest dalla Provincia di Sondrio, ad est da quella di Lecco, da cui si è

separata nel 1995, a sud da quella di Milano, a sud-ovest da quella di Varese e a nord-ovest dalla

Svizzera (Canton Ticino). Il territorio provinciale, comprendente 162 Comuni, è prevalentemente

montuoso su una superficie totale di circa 1.288 km2, i 2/3 sono infatti coperti da rilievi (87

Comuni, per una superficie complessiva pari a 858,55 km2), mentre i rimanenti 76 Comuni, che si

estendono su una superficie di 429,52 km2, sono situati in collina o in pianura.

Sotto il profilo geografico/morfologico, il territorio può quindi essere suddiviso in tre zone

principali:

• zona alpina: con cime molto elevate,con altezze anche superiori ai 2.000 metri;

• una zona prealpina, prevalente per estensione, che comprende le prealpi occidentali e il

Triangolo Lariano;

• zona collinare e di alta pianura, in cui si concentra la maggior parte degli insediamenti

urbanizzati e che occupa la parte meridionale della provincia.

La rete idrografica provinciale segue il tipico schema strutturale di quella regionale, essendo

costituita da numerosi corsi d’acqua alpini e prealpini tributari del Po (Lura, Seveso,Lambro), con

l’interposizione di due grandi laghi di origine glaciale, il Lario e il Ceresio, e di una serie di laghi

minori (Segrino, Alserio, Pusiano e Montorfano), situati ai piedi degli ultimi rilievi prealpini. Fa

eccezione il lago di Mezzola, situato all’imbocco della Val Chiavenna. Propriamente alpini sono

invece i laghi di Piano, situato a est del Ceresio, e il lago di Darengo, a nord dell’abitato di Livo. Il

Lario è alimentato da due fiumi di origine alpina, il Mera e l’Adda, che, a sua volta, come emissario

del lago, diventa un importante tributario del Po. Sotto questo aspetto la provincia è caratterizzata

da una notevole uniformità, in quanto quasi tutti i corsi d’acqua superficiali ricadono nel bacino

imbrifero del Lario, ad eccezione di alcuni più modesti affluenti del Ceresio (e quindi del Ticino) e

del Lambro.Tutti i laghi esercitano una intensa azione mitigatrice nei confronti del clima. Per le

complessità orografiche ed idrografiche il territorio provinciale comasco presenta interessanti

aspetti di variabilità spaziale delle caratteristiche climatiche, non sempre riconducibili ai valori

medi rilevati alla scala alpina o regionale.

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Il clima è modulato dalla presenza dei rilievi montuosi, dei sistemi vallivi e dagli specchi lacustri. In

linea generale il territorio si connota per la presenza di climi temperati freschi, localmente tendenti

al subcontinentale, ove caratteristica è l’alternanza di inverni freddi ed asciutti, primavere ed

autunni piovosi, estati calde ma con frequenti temporali. Climi temperati sublitoranei, con

escursioni termiche più contenute e scarsa permanenza del manto nevoso, si riscontrano sulla riviera

a causa dell’azione mitigante del Lario, mentre in ambiente alto-alpino i climi sono generalmente

freddi. In tutta la provincia la temperatura media mensile presenta un massimo in luglio ed un

minimo in gennaio. Le escursioni termiche sono in genere più elevate in luglio ed estremamente

contenute in novembre.

Le precipitazioni sono abbondanti e le medie annue sono ovunque superiori ai 1200 mm. La

piovosità uniforme nel corso dell'anno è di fatto una delle principali caratteristiche del clima

prealpino umido, denominato "insubrico". Tipiche del Lario sono le brezze. Durante il primo

pomeriggio, quando i pendii sono intensamente scaldati dal sole, l'aria si muove dalle valli verso la

sommità dei rilievi, producendo la brezza di valle, nota come Breva; al tramonto e durante la notte,

quando i pendii si sono raffreddati per irraggiamento, l'aria più fredda discende invece verso valle,

originando la "brezza di monte", nota con il nome di Tivano.

Esaminando la successione altitudinale delle vegetazioni naturali, si osserva come il territorio

comasco sia caratterizzato da un'ampia zona a clima temperato dominata da vegetazioni forestali,

suddivise come segue:

- la fascia a clima temperato e temperato-caldo che interessa la pianura, le colline e le parti

inferiori dei solchi vallivi, è tipizzata dalla prevalenza di latifoglie decidue, quali roverella,

rovere, farnia, carpino bianco, ciliegio selvatico, frassino e castagno, a volte associate o

sostituite dal pino silvestre;

- la fascia che le succede in quota fin oltre i 1500 m, a clima temperato umido, è caratterizzata

dalla dominanza del carpino nero e del faggio;

- la fascia temperato-fredda, diffusa a quote ancora più elevate, non è molto estesa essendo

limitata ai massicci con cime superiori a 2000 m. Nella parte inferiore dominano le

Conifere, in particolare l’abete rosso e il larice, mentre nella superiore prendono il

sopravvento gli arbusti che le accompagnano, quali il rododendro, l’ontano verde e, più

raramente il pino mugo;

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- nella fascia terminale, alle massime quote, ove il clima è decisamente freddo, le piante

danno origine a vegetazioni erbacee peculiari della catena alpina, quali praterie primarie e

secondarie e vegetazioni delle rupi e dei macereti.

Rilevante interesse ecologico possiedono le vegetazioni ripariali che bordano i principali corpi

d’acqua della provincia (saliceti, boschi di ontano nero, cariceti, canneti) nonché le residue

brughiere rupestri e pedemontane, tipizzate dalla presenza del brugo, ed i prati aridi, vegetazioni

aperte stabili che hanno perso le originali funzioni produttive legate alla fienagione.

La sola mutevolezza ambientale non è sufficiente a giustificare le caratteristiche della flora del

comasco; accanto ad essa vanno infatti considerate le vicende geologiche e climatiche. A causa di

tali fattori, il patrimonio floristico provinciale è assai composito, essendo costituito da più

contingenti, ognuno dei quali caratterizzato da una particolare distribuzione geografica. In esso

compaiono infatti specie risalenti all’era Terziaria, come il tasso, l’agrifoglio, il pungitopo e

l’alloro, accanto a relitti glaciali e a specie con areale artico-alpino, come l’abete rosso. Più recente

è la comparsa sul territorio di specie mediterranee, come il cisto e l’erica arborea, e quella di specie

esotiche più o meno acclimatate, quali la robinia, la buddleia, il ciliegio tardivo e la quercia rossa.

Complessivamente nel territorio comasco sono presenti tre distretti floristici, che racchiudono

diverse specie tutelate dalle direttive comunitarie e numerose specie endemiche.

La fauna vertebrata della provincia di Como comprende, allo stato delle conoscenze odierne, oltre

260 specie che vi si riproducono allo stato selvatico, alcune delle quali sono tuttavia alloctone, cioè

non originarie del territorio, essendovi state introdotte per fini venatori, alieutici e/o ricreativi. Le

aree di maggiore importanza faunistica si collocano nel territorio montano dell’alto e medio bacino

lariano oltre che nel contesto delle principali zone umide.

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Rete natura 2000 in provincia di Como

Il progetto “BioItaly” per quanto riguarda la Lombardia si è concluso nel 1996 quando sono stati

individuati e inoltrati al Ministero dell’ambiente ben 175 proposti siti d’interesse comunitario

(pSIC) o siti Natura 2000, in base alla presenza di habitat e specie elencati nelle direttive

comunitarie.

In Provincia di Como sono stati individuati 11 Siti di Interesse Comunitario (SIC) e 3 zone di

protezione speciale per l’avifauna (ZPS), alle quali occorre aggiungere la Riserva Naturale Pian di

Spagna – Lago di Mezzola, individuata sia come SIC che come ZPS.

Il Piano Provinciale di Gestione dei rifiuti attualmente in revisione, agisce dunque quale strumento

settoriale di pianificazione/programmazione, in un territorio caratterizzato da un totale di 10 pSIC e

4 ZPS facenti parte della rete Natura 2000:

• SIC IT2020001 LAGO DI PIANO;

• SIC IT2020003 PALUDE DI ALBATE;

• SIC IT2020004 LAGO DI MONTORFANO;

• SIC IT2020005 LAGO DI ALSERIO;

• SIC IT2020006 LAGO DI PUSIANO;

• SIC IT2020007 PINETA PEDEMONTANA DI APPIANO GENTILE;

• SIC IT2020008 FONTANA DEL GUERCIO;

• SIC IT2020009 VALLE DEL DOSSO;

• SIC e ZPS IT2040022 LAGO DI MEZZOLA E PIAN DI SPAGNA;

• SIC IT2020002 SASSO MALASCARPA (compreso nella successiva ZPS);

• ZPS IT2020301 TRIANGOLO LARIANO;

• ZPS IT2020302 MONTE GENEROSO;

• ZPS IT2020303 VALSOLDA;

Recentemente sono stati proposti anche:

• pSIC IT2020011 SPINA VERDE;

• pSIC IT2020010 LAGO SEGRINO;

La quasi totalità di questi istituti, elencati e descritti di seguito, si sovrappone a parchi regionali o

riserve naturali, quindi si può affermare che la salvaguardia degli stessi è già in parte garantita e la

loro pianificazione va attuata in coerenza agli strumenti già previsti dalla legge regionale 30

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novembre 1983, n. 86. A tale quadro generale fanno eccezione il SIC “Palude di Albate” e il SIC

“Valle del Dosso”, infatti la loro gestione è stata recentemente delegata alla Provincia; inoltre le

ZPS “Monte Generoso”, “Triangolo Lariano” e “Valsolda”, coincidono con le foreste demaniali e la

loro gestione è stata affidata all’ERSAF.

Un forte elemento di salvaguardia delle aree appartenenti alla rete Natura 2000 è rappresentato dalla

rete ecologica provinciale, dove sia SIC che ZPS sono stati inclusi in qualità di aree sorgenti di

biodiversità e ambiti di massima naturalità.

Figura 3: Rete Natura 2000 in Provincia di Como

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Di seguito si riportano dati scientifici relativi a tipi di habitat e presenza di specie animali che

provengono dai programmi “Azione di monitoraggio degli habitat nei siti di interesse comunitario

(SIC) proposti per la costituzione della Rete Europea Natura 2000” ed “Azione di monitoraggio

degli aspetti faunistici nei siti di interesse comunitario (SIC) proposti per la costituzione della Rete

Europea Natura 2000”, condotti dalla Provincia di Como nel corso degli anni 2003 e 2004.

Prima però occorre fare una premessa, come già ampiamente descritto nella sezione “ambito di

applicazione dello studio di incidenza”, in realtà le aree idonee alla localizzazione degli impianti

ricadono obbligatoriamente nelle Zone Tampone della Rete ecologica provinciale, ma queste

interessano solo la parte bassa del territorio provinciale, come si può osservare in figura 1, pertanto

di seguito si riportano i dati relativi a soltanto 7 pSIC e 1 Zps; le restanti aree Natura 2000 sono

localizzate molto più a nord rispetto all’area di interesse e di

produzione/movimentazione/intercettazione dei rifiuti si ritiene a priori che non subiscano

particolari impatti derivanti dalla gestione degli stessi.

Figura 4: Zone Tampone idonee penalizzanti (in base ai criteri guida per la corretta localizzazione degli impianti) a

ospitare nuovi impianti di gestione dei rifiuti e loro relazione con SIC e ZPS.

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Habitat prioritari in Lombardia

Ambiente alpino:

• 4070 Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum;

• 6230 Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane;

• 7110 Torbiere alte attive;

• 7130 Torbiere di copertura;

• 91D0 Torbiere boscose;

Ambiente continentale:

• 3170 Stagni temporanei mediterranei;

• 8240 Pavimenti calcarei;

In entrambi gli ambienti:

• 6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato

calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee);

• 7210 Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallinanae;

• 7220 Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion);

• 9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-acerion;

• 91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno - Padion, Alnion

incanae, Salicion albae);

• 91H0 Boschi pannonici di Quercus pubescens.

Di seguito si riportano informazioni relative a:

• fauna vertebrata;

• flora protetta;

• piante neofite ad alto rischio per la sopravvivenza delle specie autoctone;

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La check-list della fauna vertebrata della provincia di Como

L’elenco comprende 269 specie per le quali è certa (C) o probabile (P) l’esistenza di popolazioni

che si riproducono allo stato selvatico sul territorio provinciale. Per un quadro più completo del

patrimonio faunistico provinciale vanno aggiunte a quelle elencate le specie (Uccelli, Mammiferi

Chirotteri) che utilizzano il territorio provinciale unicamente per il transito (specie migratrici o di

passo) e/o lo svernamento (specie svernanti).

Con l’asterisco (*) ed il relativo punteggio di “sensibilità generale” sono contrassegnate le 92 specie

guida del Modello di Valutazione Ambientale proposto dal Piano Territoriale di Coordinamento

Provinciale. Con il simbolo E sono indicate le specie esotiche, cioè quelle introdotte in tempi storici

nel territorio provinciale ma estranee al contesto faunistico originario. Con il simbolo V sono

indicate le specie oggetto di prelievo venatorio in Lombardia. Con il simbolo D sono indicate le

specie potenzialmente in grado di sviluppare significative problematiche di natura economica e/o

sanitaria. Con il simbolo U sono indicate infine le specie maggiormente tutelate dalle principali

direttive dell’Unione Europea (per ulteriori dettagli si veda lo Studio d’Incidenza del PTCP).

Pesci (n = 36) LAMPREDA DI FIUME Lethenteron zanandrai C U GHIOZZO Padogobius martensi C PESCE GATTO Ictalurus melas C E SALMERINO ALPINO Salvelinus alpinus C TROTA FARIO Salmo trutta fario C TROTA MARMORATA Salmo marmoratus P U CAGNETTA Blenius fluviatilis C BONDELLA Coregonus macrophtalmus C E LAVARELLO Coregonus “forma hybrida” C E TEMOLO Thymallus thymallus P SCAZZONE Cottus gobio C BOTTATRICE Lota lota C PERSICO TROTA Micropterus salmoides C E PERSICO SOLE Lepomis gibbosus C E PESCE PERSICO Perca fluviatilis C LUCIOPERCA Stizostedion lucioperca C E COBITE Cobitis taenia C U CARASSIO Carassius carassius C SANGUINEROLA Phoxinus phoxinus C SAVETTA Chondrostoma soetta C U PIGO Rutilis pigo C U TRIOTTO Rutilus rubidio C VAIRONE Leuciscus souffia muticellus C U CAVEDANO Leuciscus caphalus cabeda C

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ABRAMIDE Abramis brama C E GARDON Rutilus rutilus C E RODEO AMARO Rodeus sericeus amarus C E PSEUDORASBORA Pseudorasbora parva C E U ALBORELLA Alburnus alburnus alborella C SCARDOLA Scardinius erythrophtalmus C TINCA Tinca tinca C GOBIONE Gobio gobio C U BARBO Barbus plebejus C U CARPA Cyprinus carpio C E AGONE Alosa fallax lacustris C LUCCIO Esox lucius C Anfibi (n = 12) SALAMANDRA PEZZATA (*) Salamandra salamandra C TRITONE CRESTATO ITALIANO (*) Triturus cristatus carnifex C U TRITONE PUNTEGGIATO (*) Triturus vulgaris C ULULONE DAL VENTRE GIALLO Bombina variegata P U PELOBATE FOSCO (*) Pelobates fuscus insubricus C U ROSPO COMUNE (*) Bufo bufo C ROSPO SMERALDINO (*) Bufo viridis C RAGANELLA ITALIANA (*) Hyla intermedia C RANA AGILE (*) Rana dalmatina C RANA DI LATASTE (*) Rana latastei C U RANA TEMPORARIA (*) Rana temporaria C RANA VERDE Rana synklepton “esculenta” C Rettili (n = 13) TESTUGGINE PALUSTRE Emys orbicularis P U ORBETTINO (*) Anguis fragilis C RAMARRO (*) Lacerta bilineata C LUCERTOLA MURAIOLA Podarcis muralis C LUCERTOLA CAMPESTRE Podarcis sicula P LUCERTOLA VIVIPARA Zootoca vivipara P BIACCO (*) Coluber viridiflavus C COLUBRO LISCIO (*) Coronella austriaca C SAETTONE (*) Elaphe longissima C NATRICE DAL COLLARE (*) Natrix natrix C NATRICE TASSELLATA (*) Natrix tessellata C VIPERA COMUNE (*) Vipera aspis C MARASSO (*) Vipera berus C Uccelli (n = 147) TUFFETTO Tachybaptus ruficollis C SVASSO MAGGIORE Podiceps cristatus C TARABUSINO (*) Ixobrychus minutus C U AIRONE CENERINO Ardea cinerea P CIGNO REALE (*) Cygnus olor C GERMANO REALE Anas platyrhynchos C V MARZAIOLA Anas querquedula P V

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FALCO PECCHIAIOLO (*) Pernis apivorus C U NIBBIO BRUNO (*) Milvus migrans C U BIANCONE Circaetus gallicus P U FALCO DI PALUDE (*) Circus aeruginosus C U ASTORE (*) Accipiter gentilis C SPARVIERO (*) Accipiter nisus C POIANA (*) Buteo buteo C AQUILA REALE (*) Aquila chrysaetos C U GHEPPIO Falco tinnunculus C LODOLAIO Falco subbuteo P PELLEGRINO (*) Falco peregrinus C U FRANCOLINO DI MONTE (*) Bonasa bonasia C U PERNICE BIANCA (*) Lagopus mutus C V GALLO FORCELLO (*) Tetrao tetrix C V COLINO DELLA VIRGINIA Colinus virginianus P E COTURNICE (*) Alectoris graeca C V STARNA Perdix perdix P V QUAGLIA Coturnix coturnix P V FAGIANO Phasianus colchicus C V PORCIGLIONE (*) Rallus acquaticus C V GALLINELLA D’ACQUA Gallinula chloropus C V FOLAGA Fulica atra C V CORRIERE PICCOLO Charadrius dubius C PAVONCELLA Vanellus vanellus C V BECCACCIA Scolopax rusticola P V PIRO PIRO PICCOLO Actitis hypoleucos C GABBIANO REALE (*) Larus cachinnans C PICCIONE TORRAIOLO Columba livia var. domestica C D COLOMBACCIO Columba palumbus C V TORTORA DAL COLLARE Streptopelia decaocto C TORTORA Streptopelia turtur C V CUCULO Cuculus canorus C BARBAGIANNI Tyto alba C ASSIOLO (*) Otus scops P GUFO REALE (*) Bubo bubo C U CIVETTA NANA (*) Glaucidium passerinum P U CIVETTA Athene noctua C ALLOCCO (*) Strix aluco C GUFO COMUNE (*) Asio otus C CIVETTA CAPOGROSSO (*) Aegolius funereus C U SUCCIACAPRE (*) Caprimulgus europaeus C U RONDONE Apus apus C RONDONE MAGGIORE (*) Apus melba C MARTIN PESCATORE (*) Alcedo atthis C U UPUPA Upupa epops C TORCICOLLO Jynx torquilla C PICCHIO VERDE (*) Picus viridis C

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PICCHIO NERO (*) Dryocopus martius C U PICCHIO ROSSO MAGGIORE (*) Picoides major C PICCHIO ROSSO MINORE Picoides minor P CAPPELLACCIA Galerida cristata C TOTTAVILLA Lullula arborea P U ALLODOLA Alauda arvensis C V RONDINE MONTANA (*) Ptyonoprogne rupestris C RONDINE Hirundo rustica C BALESTRUCCIO Delichon urbica C CALANDRO (*) Anthus campestris C U PRISPOLONE Anthus trivialis C SPIONCELLO Anthus spinoletta C CUTRETTOLA Motacilla flava C BALLERINA GIALLA Motacilla cinerea C BALLERINA BIANCA Motacilla alba C MERLO ACQUAIOLO (*) Cinclus cinclus C SCRICCIOLO Troglodytes troglodytes C PASSERA SCOPAIOLA Prunella modularis C SORDONE (*) Prunella collaris C PETTIROSSO Erithacus rubecula C USIGNOLO Luscinia megarhynchos C CODIROSSO SPAZZACAMINO Phoenicurus ochruros C CODIROSSO (*) Phoenicurus phoenicurus C STIACCINO (*) Saxicola rubetra C SALTIMPALO Saxicola torquata C CULBIANCO Oenanthe oenanthe C CODIROSSONE (*) Monticola saxatilis C PASSERO SOLITARIO (*) Monticola solitarius C MERLO DAL COLLARE (*) Turdus torquatus C MERLO Turdus merula C V CESENA Turdus pilaris C V TORDO BOTTACCIO Turdus philomelos C V TORDELA (*) Turdus viscivorus C USIGNOLO DI FIUME Cettia cetti P SALCIAIOLA (*) Locustella luscinioides C CANNAIOLA VERDOGNOLA (*) Acrocephalus palustris C CANNAIOLA Acrocephalus scirpaceus C CANNARECCIONE Acrocephalus arundinaceus C CANAPINO (*) Hippolais polyglotta C BIGIA GROSSA Sylvia hortensis P BIGIARELLA (*) Sylvia curruca C STERPAZZOLA Sylvia communis C BECCAFICO Sylvia borin C CAPINERA Sylvia atricapilla C LUI’ BIANCO (*) Phylloscopus bonelli C LUI’ VERDE (*) Phylloscopus sibilatrix C LUI’ PICCOLO Phylloscopus collybita C

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REGOLO Regulus regulus C FIORRANCINO Regulus ignicapillus C PIGLIAMOSCHE Muscicapa striata C BALIA DAL COLLARE (*) Ficedula albicollis C U CODIBUGNOLO Aegithalos caudatus C CINCIA BIGIA (*) Parus palustris C CINCIA BIGIA ALPESTRE Parus montanus C CINCIA DAL CIUFFO (*) Parus cristatus C CINCIA MORA Parus ater C CINCIARELLA Parus caeruleus C CINCIALLEGRA Parus major C PICCHIO MURATORE (*) Sitta europaea C PICCHIO MURAIOLO (*) Tichodroma muraria C RAMPICHINO ALPESTRE Certhia familiaris P RAMPICHINO (*) Certhia brachydactyla C PENDOLINO Remiz pendulinus P RIGOGOLO Remiz pendulinus C AVERLA PICCOLA (*) Lanius collurio C U GHIANDAIA Garrulus glandarius C V GAZZA Pica pica C V NOCCIOLAIA (*) Nucifraga caryocatactes C GRACCHIO ALPINO (*) Pyrrhocorax graculus C TACCOLA Corvus monedula C CORNACCHIA NERA Corvus corone corone C V CORNACCHIA GRIGIA Corvus corone cornix C V D CORVO IMPERIALE Corvus corax C STORNO Sturnus vulgaris C PASSERA D’ITALIA Passer italiae C PASSERA MATTUGIA Passer montanus C FRINGUELLO ALPINO Montifringilla nivalis P FRINGUELLO Fringilla coelebs C VERZELLINO Serinus serinus C VERDONE Carduelis chloris C CARDELLINO Carduelis carduelis C LUCARINO Carduelis spinus P FANELLO Carduelis cannabina C ORGANETTO (*) Carduelis flammea C CROCIERE Loxia curvirostra C CIUFFOLOTTO Pyrrhula pyrrhula C FROSONE (*) Coccothraustes coccothraustes C ZIGOLO GIALLO (*) Emberiza citrinella C ZIGOLO NERO Emberiza cirlus P ZIGOLO MUCIATTO (*) Emberiza cia C ORTOLANO (*) Emberiza hortulana C U MIGLIARINO DI PALUDE Emberiza schoeniclus C STRILLOZZO Miliaria calandra P Mammiferi (n = 61)

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RICCIO EUROPEO OCCIDENTALE Erinaceus europaeus C TALPA EUROPEA Talpa europaea C TALPA CIECA Talpa caeca P TOPORAGNO COMUNE Sorex araneus C TOPORAGNO NANO (*) Sorex minutus C TOPORAGNO ALPINO (*) Sorex alpinus C TOPORAGNO D’ACQUA (*) Neomys fodiens C TOPORAGNO ACQUATICO DI MILLER

Neomys anomalus P CROCIDURA VENTRE BIANCO Crocidura leucodon C CROCIDURA MINORE (*) Crocidura suaveolens C RINOLOFO MAGGIORE (*) Rhinolophus ferrum-equinum C U RINOLOFO MINORE Rhinolophus hipposideros P U VESPERTILIO MUSTACCHINO Myotis mystacinus C VESPERTILIO DI DAUBENTON (*) Myotis daubentonii C VESPERTILIO SMARGINATO Myotis emarginatus P U VESPERTILIO DI NATTERER Myotis nattereri C VESPERTILIO DI BECHSTEIN Myotis bechsteini P U VESPERTILIO MAGGIORE Myotis myotis P U VESPERTILIO DI BLYTH Myotis blythii P U VESPERTILIO DI CAPACCINI Myotis capaccini P U PIPISTRELLO NANO Pipistrellus pipistrellus C PIPISTRELLO ALBOLIMBATO Pipistrellus kuhli C PIPISTRELLO DI NATHUSIUS Pipistrellus nathusii C PIPISTRELLO DI SAVI Hypsugo savii C ORECCHIONE (*) Plecotus auritus C NOTTOLA DI LEISLER Nyctalus leisleri P SEROTINO COMUNE Eptesicus serotinus C MOLOSSO DI CESTONI Tadarida teniotis P CONIGLIO SELVATICO Oryctolagus cuniculus C V LEPRE COMUNE Lepus europaeus C V LEPRE BIANCA (*) Lepus timidus C V MINILEPRE Sylvilagus floridanus C E V SCOIATTOLO Sciurus vulgaris C SCOIATTOLO GRIGIO Sciurus carolinensis P E MARMOTTA (*) Marmota marmota C QUERCINO (*) Eliomys quercinus C GHIRO Myoxus glis C MOSCARDINO (*) Muscardinus avellanarius C ARVICOLA ROSSASTRA Clethrionomys glareolus C ARVICOLA TERRESTRE Arvicola terrestris C ARVICOLA DELLE NEVI (*) Chionomys nivalis C ARVICOLA CAMPESTRE Microtus arvalis C ARVICOLA DI FATIO Microtus multiplex C ARVICOLA DI SAVI Microtus savii C RATTO NERO Rattus rattus C SURMOLOTTO Rattus norvegicus C D TOPO SELVATICO Apodemus sylvaticus C

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TOPO SELVATICO COLLO GIALLO Apodemus flavicollis C TOPOLINO DELLE CASE Mus musculus C TOPOLINO DELLE RISAIE (*) Micromys minutus C VOLPE Vulpes vulpes C V MARTORA (*) Martes martes C FAINA Martes foina C ERMELLINO Mustela erminea C DONNOLA Mustela nivalis C TASSO Meles meles C CINGHIALE Sus scrofa C V D CERVO Cervus elaphus C V D CAPRIOLO Capreolus capreolus C V MUFLONE Ovis musimon C E V CAMOSCIO (*) Rupicapra rupicapra C V Fonte: P:T.C.P.

La flora protetta della provincia di Como

L’elenco comprende le specie appartenenti alla flora autoctona delle quali è vietata la raccolta ai

sensi della legge regionale 33/1977 e di specifico provvedimento della giunta provinciale. Con il

simbolo E sono indicate le specie endemiche o subendemiche del territorio insubrico.

AGLIO D’INSUBRIA Allium insubricum E AQUILEGIA MINORE Aquilegia einseleana ARMERIA DELLE ALPI Armeria alpina ASFODELO BIANCO Asphodelus albus CAMPANULA DELL’ARCIDUCA Campanula raineri E PIANELLA DELLA MADONNA Cypripedium calceolus DAFNE ALPINA Daphne alpina GENZIANA MAGGIORE Gentiana lutea GENZIANA ROSSA Gentiana purpurea GIGLIO MARTAGONE Lilium martagon GIGLIO ROSSO Lilium croceum GIGLIO ROSSO A BULBI Lilium bulbiferum GLADIOLI (tutte le specie) Gladiolus sp. pl. STELLA ALPINA Leontopodium alpinum NINFEA BIANCA Nymphaea alba NINFEA GIALLA Nuphar lutea ORCHIDEE OFRIDI (tutte le specie) Ophrys sp. pl. PEONIA SELVATICA Paeonia officinalis PULSATILLA MONTANA Pulsatilla montana RAPONZOLO DI ROCCIA Physoplexis comosa E SILENE DELLA REGINA ELISABETTA Silene elisabethae E VIOLA DI DUBY Viola dubyana E

Fonte: P:T.C.P.

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Le piante neofite problematiche

L’archivio comprende le piante neofite (ovvero quelle comparse solo negli ultimi secoli sul

territorio provinciale) che hanno già manifestato la capacità di diffondersi velocemente e porre a

rischio la sopravvivenza delle specie autoctone, determinando effetti negativi sulla biodiversità e la

stabilità degli ecosistemi. Specie Dinamiche d’impatto Ambienti vitali Ailanthus altissima Minaccia specie autoctone Ambienti ruderali e seminativi Ambrosia artemisifolia Nociva per la salute Ambienti ruderali Artemisia verlotiorum Minaccia specie autoctone Ambienti ruderali e seminativi Buddleja davidii Minaccia specie autoctone Ambienti ruderali Impatiens glandulifera Minaccia specie autoctone Ambienti boschivi ed arbusteti Paulownia tormentosa Minaccia specie autoctone Ambienti ruderali Prunus laurocerasus Minaccia specie autoctone Ambienti ruderali e di margine Prunus serotina Minaccia specie autoctone Ambienti boschivi ed arbusteti Quercus rubra Minaccia specie autoctone Ambienti boschivi Reynoutria japonica Minaccia specie autoctone e

i d i liAmbienti ruderali

Rhus typhina Minaccia specie autoctone ed è i l l t

Ambienti ruderali e di margine Robinia pseudoacacia Minaccia specie autoctone Ambienti boschivi e di margine Senecio inaequidens Minaccia specie autoctone Ambienti ruderali Solidago canadensis Nociva per la salute Ambienti ruderali Solidago gigantea Minaccia specie autoctone Ambienti unidi e ruderali

Fonte: P:T.C.P.

Il PTCP ha anche previsto indirizzare lo sviluppo di dinamiche naturali della vegetazione in modo

tale che consentano il ripristino o talvolta il miglioramento delle condizioni ambientali preesistenti,

sia in termini di consolidamento dei suoli, sia in termini di ricostruzione dell’assetto paesaggistica e

della complessità ecosistemica. Il suo utilizzo è dunque prevalentemente rivolto a minimizzare gli

impatti esercitati nel contesto di opere eseguite in ambienti naturali, quali: la riprofilatura di un

pendio, il mascheramento di una struttura, la messa in sicurezza di una scarpata, la protezione da

processi erosivi, il recupero paesaggistico di un’area dissestata, gli interventi di difesa spondale ecc.

Tra le principali tipologie di interventi che possono essere ricondotte a tecniche di ingegneria

naturalistica possono essere sinteticamente citate le seguenti:

• Inerbimenti

• Messa a dimora di specie arbustive ed arboree

• Gradonate con talee e/o piantine

• Gabbionate con talee

• Grate in legno con talee

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• Palizzate e palificate in legname con talee

• Cordonate

• Viminate

• Fascinate

• Muri di sostegno in pietrame

• Muri di sostegno con armature metalliche (terre armate)

• Briglie in legno e pietrame

• Rampe di risalita per pesci in pietrame

• Creazione di barriere acustiche con materiali vegetali

• Creazione di ecosistemi-filtro per la fitodepurazione

Ciò premesso, il PTCP promuove e sostiene l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica, in

particolare per quanto concerne interventi che interessano la rete ecologica e le zone tampone, con

particolare riferimento a laghi, stagni, torbiere, corsi d’acqua, prati magri, brughiere ed altri habitat

vulnerabili e caratterizzati da delicati equilibri ecologici.

Gli strumenti urbanistici comunali e intercomunali dovranno dettare apposite disposizioni in

materia di ingegneria naturalistica, prevedondo prioritariamente l’impiego delle specie arboree ed

arbustive comprese nell’elenco di seguito riportato. Tale elenco potrà essere soggetto a modifiche

ed integrazioni nel contesto del Piano di Indirizzo Forestale (PIF).

Specie arboree ed arbustive da utilizzarsi in via prioritaria negli interventi di compensazione

boschiva ed ingegneria naturalistica nella provincia di Como

L’elenco che segue potrà essere meglio dettagliato nel contesto del Piano di Indirizzo Forestale

(PIF). Con l’asterisco (*) sono contrassegnate le specie maggiormente legate alle zone umide. Le

fasce altimetriche sono indicate come segue: P = pianura; C = collina; M = montagna sino a 1200

m; A = montagna oltre 1200 m. Per indicazioni di dettaglio sui tipi di substrato, le esposizioni e le

modalità di impianto si rimanda alla D.G.R. 1 luglio 1997 n. 6/29567, “Direttiva sull’impiego dei

materiali vegetali vivi negli interventi di ingegneria naturalistica in Lombardia”.

Specie arboree

ACERO CAMPESTRE Acer campestre P, C, M ACERO DI MONTE Acer pseudoplatanus C, M, A BAGOLARO Celtis australis C, M BETULLA Betula pendula C, M, A CARPINO BIANCO (*) Carpinus betulus P, C CARPINO NERO Ostrya carpinifolia C, M CASTAGNO Castanea sativa C, M

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CILIEGIO SELVATICO Prunus avium P, C, M, A FARNIA (*) Quercus robur P. C, M FRASSINO Fraxinus excelsior P, C, M, A LARICE Larix decidua A OLMO (*) Ulmus minor P, C, M ONTANO BIANCO (*) Alnus incana P, C, M ONTANO NERO (*) Alnus glutinosa P, C ORNIELLO Fraxinus ornus P, C, M, A PADO Prunus padus P, C, M, A PINO SILVESTRE Pinus sylvestris P, C, M PIOPPO BIANCO (*) Populus alba P, C PIOPPO NERO (*) Populus nigra P, C PIOPPO TREMOLO Populus tremula P, C, M, A ROVERE Quercus petraea P, C, M ROVERELLA Quercus pubescens P, C, M SALICE BIANCO (*) Salix alba P, C, M SORBO DEGLI UCCELLATORI Sorbus aucuparia M, A SORBO MONTANO Sorbus aria C, M TASSO COMUNE Taxus baccata C, M TIGLIO NOSTRANO Tilia plathyphyllos P, C, M TIGLIO SELVATICO Tilia cordata P, C, M

Specie arbustive AGRIFOGLIO Ilex aquifolium C, M BIANCOSPINO Crataegus monogyna P, C, M, A BRUGO Calluna vulgaris P, C, M, A CAPRIFOGLIO COMUNE Lonicera caprifolium P, C, M, CAPRIFOGLIO PELOSO Lonicera xylosteum C, M, A CILIEGIA BASTARDA Lonicera alpigena M, A CILIEGIO CANINO Prunus mahaleb P, C, M CITISO A FOGLIE SESSILI Cytisus sessifolius C, M CITISO PELOSO Chamaecytisus hirsutus C, M, A CITISO PURPUREO Chamaecytisus purpureus C, M CORNETTA DONDOLINA Coronilla emerus P, C, M, A CORNIOLO Cornus mas P, C, M, A COTOGNASTRO BIANCO Cotoneaster nebrodensis M, A COTOGNASTRO MINORE Cotoneaster integerrimus M, A CRESPINO Berberis vulgaris P, C, M FRANGOLA (*) Frangula alnus P, C, M FUSAGGINE (*) Evonymus europaeus P, C, M GINEPRO Juniperus communis C, M, A GINEPRO NANO Juniperus nana A GINESTRA DEI CARBONAI Cytisus scoparius C, M, A GINESTRA SPINOSA Genista germanica C, M GINESTRELLA Genista tintoria C, M, A LAMPONE Rubus idaeus C, M, A LANTANA Viburnum lantana P. C, M LIGUSTRO Ligustrum vulgare P, C, M MAGGIOCIONDOLO Laburnum anagyroides C, M MAGGIOCIONDOLO ALPINO Laburnum alpinum C, M, A MUGO Pinus mugo A NOCCIOLO Corylus avellana P, C, M, A OLIVELLO SPINOSO Hippophae rhamnoides C, M, A ONTANO VERDE Alnus viridis M, A PERO CORVINO Amelanchier ovalis C, M, A PRUGNOLO Prunus spinosa P, C, M, A

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RANNO SPINELLO Rhamnus saxatilis P, C, M, A ROSA SELVATICA COMUNE Rosa canina P, C, M, A SALICE ASTATO (*) Salix hastata A SALICE AZZURRO (*) Salix caesia A SALICE CINEREO (*) Salix cinerea P, C, M SALICE DAFNOIDE (*) Salix daphnoides P, C, M, A SALICE DI WALDSTEIN (*) Salix waldsteiniana A SALICE ELVETICO (*) Salix helvetica A SALICE FETIDO (*) Salix foetida A SALICE GLABRO (*) Salix glabra M, A SALICE ODOROSO (*) Salix pentandra M, A SALICE ROSSO (*) Salix purpurea P, C, M, A SALICE STIPOLATO (*) Salix appendiculata C, M, A SAMBUCO ROSSO Sambucus racemosa M, A SANGUINELLO Cornus sanguinea P, C, M SOMMACCO SELVATICO Cotinus coggyria P, C, M SORBO ALPINO Sorbus chamaemespilus A SPINO CERVINO (*) Rhamnus cathartica P, C, M TAMERICE ALPINA (*) Myricaria germanica P, C, M, A VIBURNO (*) Viburnum opulus P. C, M VITALBA Clematis vitalba P, C, M

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SIC IT2020002 Sasso Malascarpa

“Dianthus carthusianorum”

Ettari: 196

Collocato nel Triangolo Lariano, alla testata della Val Ravella, a cavallo tra le province di Como e

di Lecco. Il pSIC si colloca entro un intervallo altimetrico compreso tra 790 m e 1.245 m (Monte

Prasanto).

Tipi di habitat di interesse comunitario

6210 - * Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo

(Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee): l’habitat si estende su di una superficie di

31,1 ha ed è caratterizzato da praterie talvolta radamente arbustate, da moderatamente a molto

secche, un tempo sfalciate o solo pascolate, da tempo in abbandono. Si tratta di formazioni erbose

con caratteristiche spiccatamente xerofile, caratterizzate dalla presenza di numerose specie di

orchidee che comportano le “splendide fioriture” che fanno di queste patches siti importante per la

conservazione delle orchidee ( e quindi costituiscono habitat prioritario). E’ presente nel pSIC su

una estesa fascia di prati nella parte sommitale (parte centrale e sudoccidentale del sito) e

costituisce un’elevata fonte di biodiversità (con una media di 28-40 specie per rilievo) importante

dal punto di vista floristico (formazioni ricche di specie endemiche, rare e/o indicative di areale

disgiunto, come Cytisus emeriflorus, Allium insubricum), vegetazionale e naturalistico. Si tratta,

infatti, di aree aperte utilizzate a scopo trofico da numerose specie animali: rapaci, insetti,

mammiferi che qui anche vivono o sconfinano dalle aree boscate limitrofe. L’habitat è costituito da

formazioni rare e in regressione in seguito all’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali, che

necessitano di adeguata tutela e gestione al fine di evitarne la scomparsa. Lo stato di conservazione

appartiene alla classe B “conservazione media”.

6410 - Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argillo-limosi (Molinion): l’habitat si

estende su di una superficie di 5,7 ha ed è caratterizzato da praterie umide o con alternanza di suoli

umidi e asciutti, con fisionomia che si presenta variabile durante il corso della stagione vegetativa.

Tali praterie non vengono mai concimate, pertanto il suolo non è mai troppo ricco di nutrienti e

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presenta una reazione da acida a debolmente alcalina. Nel pSIC si rinviene in una fascia di prati

nella parte sommitale (parte centrale e sudoccidentale del sito). L’habitat è a contatto con la

tipologia 6210. Lo stato di conservazione appartiene alla classe B “buona conservazione”.

7220 - * Sorgenti petrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion): l’habitat si estende su di

una superficie di 1,1 ha ed è caratterizzato da formazioni costituite da colonie di muschi, igrofili

calcaricoli, in prevalenza di Cratoneuron commutatum, e rara presenza di specie acquatiche

superiori, in ruscelli a lento corso di acque fredde, dure, quindi ricche di carbonato di calcio, in

sorgenti o in stillicidi. Tali formazioni determinano la formazione del travertino attraverso un

processo di incrostazione. Nel pSIC l’habitat si distribuisce lungo i corsi d’acqua dei settori nord ed

est del sito, dove si trova associato agli habitat 9150 e 41.81. Costituiscono formazioni di elevato

pregio, sia dal punto di vista floristico/vegetazionale sia da quello del fenomeno geomorfologico,

per la loro rarità e peculiarità di formazione. Lo stato di conservazione appartiene alla classe B

“buona conservazione”.

8210 - Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica: l’habitat si estende su di una superficie

di 6,4 ha ed è caratterizzato da vegetazione erbacea insediata su cenge e fessure in rupi calcareo-

dolomitiche montane e subalpine, specializzata e a bassa copertura. Nel pSIC la vegetazione

rupicola è concentrata sulle pareti rocciose che si sviluppano nella parte centrale e meridionale del

sito, con una esposizione prevalente verso sud-est. Si presenta a contatto con gli habitat 6210, 8240,

9150 e rappresenta un’importante risorsa dal punto di vista floristico, essendo ricca di specie

endemiche, rare e/o indicative di areale disgiunto.

Pregi floristici: Potentilla caulescens, Primula auricola, Primula glaucescens, Campanula raineri,

Telekia speciosissima, Physoplexis comosa. Lo stato di conservazione appartiene alla classe B

“buona conservazione”.

8240 - * Pavimenti calcarei: l’habitat si estende su di una superficie di 0,25 ha ed è caratterizzato da

formazioni erbacee di rocce affioranti in ambiente carsico. La copertura vegetale è ridotta e

prevalentemente basifila, le specie caratteristiche crescono su massi o suoli primitivi, sottili e ricchi

di calcare libero, in ambiente asciutto a causa del drenaggio superficiale e caldo in estate. La

presenza di questo habitat nel pSIC indagato è rilevata nell’area rocciosa centrale del sito

caratterizzata da fenomeni carsici (denominati “campi solcati”) e risulta a contatto con gli habitat

8210 e 9150. Lo stato di conservazione appartiene alla classe B “buona conservazione”.

9150 - Faggeti calcicoli dell’Europa centrale del Cephalanthero-Fagion: l’habitat si estende su di

una superficie di 35 ha ed è caratterizzato da boschi cedui relativamente radi, di ambiente asciutto

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dei settori (esalpico)-mesalpici, a quote basse (rispetto alla distribuzione altitudinale delle faggete)

ed anche in esposizione generale a Sud, di substrati prevalentemente calcarei. Nel pSIC si sviluppa

in tre estese aree a contatto con gli habitat 6210, 8210. La faggeta è prevalentemente presente sui

pendii rivolti a settentrione. Lo stato di conservazione dell’habitat, risulta essere buono (classe B).

Caratteristiche della zoocenosi

Ittiofauna: l’ambiente acquatico d’interesse ittico presente all’interno del pSIC è il Torrente

Ravella. La comunità ittica non presenta specie d’interesse comunitario e neppure specie inserite

nell’Allegato II della DGR VII/4345 del 20/04/2001; in tali ambienti si ritrovano infatti unicamente

popolazioni di trota fario (Salmo (trutta) trutta). Erpetofauna: nel pSIC non sono presenti specie di

Anfibi o Rettili incluse nell’Allegato II della Direttiva Habitat. Complessivamente sono presenti

nell’area tre specie di Anfibi (Salamandra salamandra, Bufo bufo, Rana temporaria) e cinque specie

di Rettili (Anguis fragilis, Podarcis muralis, Hierophis viridiflavus, Natrix natrix e Vipera aspis).

Due di queste (P. muralis, H. viridiflavus) sono incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat, una

è nell’Allegato II della Convenzione di Berna (P. muralis) e le restanti nell’Allegato III del

medesimo documento. L’area appare ben conservata e attualmente non è soggetta a particolari

fattori di rischio. Per quanto riguarda gli Anfibi, il principale fattore limitante è costituito dalla

carenza di zone umide lentiche; nel pSIC sono infatti presenti torrenti montani, i quali si rivelano

adatti per le specie attualmente segnalate ma non permettono la riproduzione di molte specie.

Avifauna: le specie maggiormente diffuse nella zona sono quelle comuni anche nel resto della

regione e legate agli ambienti forestali, che costruiscono gli habitat predominanti all’interno

dell’area. Le specie di interesse comunitario e quelle più rare a livello regionale, come il passero

solitario (Monticola solitarius), risultano invece estremamente localizzate e si concentrano nelle

aree sommitali, ove prevalgono habitat aperti, semiaperti o rocciosi. La coturnice (Alectoris greca

saxatilis) è stata rilevata presso la cima e sui versanti del Monte Rai, poco al di fuori dei confini del

pSIC. La presenza del nibbio bruno (Milvus migrans) nel pSIC è costante e localizzata soprattutto

lungo i versanti meridionali del Monte Rai e del Corno Birone, presumibilmente utilizzati quali aree

di transito tra i principali corpi lacustri del territorio. Il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) è stato

osservato sul Monte Prasanto, alla Colma di Val Ravella, in Val Gatton e in Val Molinata. Le

ripetute osservazioni e la diffusione del bosco di latifoglie permettono di ipotizzare la nidificazione

della specie nel pSIC. Il gufo reale (Bubo bubo) utilizza probabilmente l’area a scopo trofico,

essendo da escludere la possibilità di nidificazione. Il succiacapre (Caprimulgus europaeus) è la

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specie avicola di interesse comunitario presente nel pSIC con le maggiori consistenze. La quasi

totalità dei territori riproduttivi è localizzata nella parte occidentale dell’area o nelle sue immediate

vicinanze, in corrispondenza delle aree a minore copertura boschiva. Il calandro (Anthus

campestris) è presente quale nidificante, sebbene assai raro, a sud della sella che congiunge il

Monte Rai con il Rifugio Consiglieri. L’averla piccola (Lanius collurio) è presente quale nidificante

occasionale ai margini del pSIC. Altre specie sono state osservate esclusivamente al di fuori del

periodo riproduttivo. Da citare la presenza dell’albanella reale (Circus cyaneus), specie di interesse

comunitario presente quale migratrice. A breve distanza dal pSIC sono presenti altre due specie di

interesse comunitario, ovvero il pellegrino (Falco peregrinus) e l’ortolano (Emberiza hortulana). E’

probabile che il pellegrino utilizzi sporadicamente il pSIC quale area di caccia. Attualmente la

cenosi in oggetto non è soggetta a particolari fattori di rischio, ma la vulnerabilità della stessa è da

relazionarsi ad uno stretto controllo delle attività legate alla fruizione turistico-ricreativa.

Chirotterofauna: nel pSIC si evidenzia una buona presenza di animali, con una buona

diversificazione specifica. Molti dei contatti hanno riguardato la zona. Le specie maggiormente

presenti nelle zone di cresta, ad habitat aperto, tra la Torre SIP e la Colma di Val Ravella e la zona

circostante il Monte Rai sono state il pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhli), il pipistrello di

Nathusius (Pipistrellus nathusii), il pipistrello di Savi (Hypsugo savii) e il molosso del Cestoni

(Tadarida taeniotis). Tali zone sono particolarmente sfruttate dai Chirotteri a scopo trofico. Un buon

numero di specie è stato rilevato anche nella zona della Colma di Val Ravella, ove si sono verificati

i primi casi di occupazione dei rifugi pseudo-naturali collocati nel pSIC. Tra le specie segnalate in

questa zona occorre segnalare l’orecchione (Plecotus sp.), il vespertilio di Natterer (Myotis

nattereri) e il pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus). La nottola comune (Nyctalus noctula) e il

serotino comune (Eptesicus serotinus) sono stati rinvenuti in modo occasionale. I rifugi pseudo-

naturali sono stati utilizzati da pipistrelli appartenenti ai generi Plecotus, Pipistrellus e Hypsugo.

Non sembrano esserci particolari attività nel sito e nell’area circostante il sito che influenzino

negativamente la presenza dei chirotteri.

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SIC IT2020003 Palude di Albate

“Lychnis flos-cuculi”

Ettari: 68 ettari

Collocato al centro della provincia di Como a sud dell’abitato di Albate. Il livello altitudinale è

pressoché costante con una media di 275 m s.l.m..

Tipi di habitat di interesse comunitario

6510 - Praterie magre da fieno a bassa altitudine Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis: l

’habitat si estende su di una superficie di 20,3 ha ed è caratterizzato da praterie a copertura totale di

suoli alluvionali pianeggianti o piuttosto profondi di pendio, tendenzialmente a pH neutro (-

subacido), con drenaggio variabile (freschi o anche umidi in zone pianeggianti), da scarsamente a

moderatamente fertilizzati. Nel pSIC è presente su una vasta fascia posta a nord-nord-est. Nel

contesto esaminato l’habitat appare di rilevante importanza quale elemento paesaggistico e

funzionale, in quanto funge da area “cuscinetto” con l’ambito fortemente antropizzato circostante,

nonché apporta elementi di diversità importanti per la fruibilità faunistica. L’habitat è costituito da

formazioni rare e in regressione in seguito all’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali, che

necessitano di adeguata tutela e gestione al fine di evitarne la scomparsa. Lo stato di conservazione

appartiene alla classe B “conservazione media”.

9160 - Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'Europa Centrale del Carpinion betuli: l’habitat

si estende su di una superficie di 12,6 ha ed è caratterizzato da bosco mesofilo tipico delle regioni a

clima temperato con precipitazioni medie annue superiori ai 600 mm, occupa ambienti pianeggianti

o poco inclinati, su suoli alluvionali recenti o antichi, profondi a falda freatica superficiale, ricchi di

acqua durante tutto l’anno, impostati sul diluvium recente o sull’alluvium non inondato. L’habitat

indagato si presenta in una fascia a sud del pSIC a contatto con l’habitat 91E0. L’area interessata

occupa la lieve scarpata che delimita i confini meridionali della riserva. E’ da considerarsi una

formazione di pregio dal punto di vista vegetazionale (per il suo ruolo di formazione climax nel

territorio studiato), mentre dal punto di vista naturalistico è importante la sua presenza in un

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territorio con limitate estensioni di formazioni boschive. Lo stato di conservazione dell’habitat,

risulta medio (classe C).

91E0 - * Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion-incanae,

Salicion albae): l’habitat si estende su di una superficie di 13,5 ha ed è caratterizzato da foreste

igrofile del Salicion albae su suoli asfittici tendenzialmente organici o sabbiosi, con falda idrica più

o meno superficiale, presenti in località planiziarie, nelle depressioni costantemente umide. Nel

pSIC l’habitat si presenta uniformemente distribuito, insediato nelle depressioni del terreno in

prossimità delle zone costantemente allagate. Data la rarità sul territorio, tali formazioni presentano

pregio dal punto di vista vegetazionale, ma anche dal punto di vista naturalistico in quanto facenti

parte di aree umide dalle importanti funzioni di equilibrio idrologico. Non sono stati riscontrati

particolari pregi dal punto di vista floristico. Lo stato di conservazione dell’habitat, risulta buono

(classe B).

Caratteristiche della zoocenosi

Ittiofauna: gli ambienti acquatici d’interesse ittiofaunistico presenti all’interno del pSIC sono le

zone di scavo della torba trasformate in stagni e laghetti, la Roggia Desio ed altre rogge minori. In

essi non si trovano specie d’interesse comunitario e neppure specie inserite nell’Allegato II della

DGR VII/4345 del 20/04/2001. I dati ad oggi disponibili danno come presenti la carpa (Cyprinus

carpio) e il pesce gatto (Ictalurus melas), specie esotica.

Erpetofauna: nel pSIC sono presenti due specie di anfibi e rettili incluse nell’Allegato II della

Direttiva Habitat, Rana latastei ed Emys orbicularis. Sono presenti, inoltre, altre cinque specie di

anfibi (Salamandra salamandra, Bufo bufo, Hyla intermedia, Rana dalmatina e Rana synklepton

esculenta) e sei di rettili autoctoni (Podarcis muralis, Hierophis viridiflavus, Elaphe longissima,

Natrix natrix, Natrix tessellata e Vipera aspis); è necessario segnalare la presenza di una specie di

rettili alloctona: Trachemys scripta. Tra le specie autoctone, sei sono incluse nell’Allegato IV della

Direttiva Habitat (H. intermedia, R. dalmatina, P. muralis, H. viridiflavus, E. longissima e N.

tessellata), otto sono in Allegato II della Convenzione di Berna (H. intermedia, R. latastei, R.

dalmatina, E. orbicularis, P. muralis, E. longissima, H. viridiflavus e N. tessellata) e cinque

nell’Allegato III del medesimo documento (S. salamandra, B. bufo, R. synklepton esculenta, N.

natrix e V. aspis). L’area è soggetta ad un intenso uso per scopi turistici e ricreativi. Il pSIC è

inserito in un’area con intensa attività agricola e industriale. La presenza di T. scripta, potenziale

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competitrice di E. orbicularis, deve essere controllata e limitata e devono essere assolutamente

evitate ulteriori immissioni. Devono essere evitate anche immissioni di pesci, che rappresentano una

forte minaccia alle larve di anfibi.

Avifauna: un recente studio dell’avifauna che frequenta l’area dell’Oasi WWF Torbiere di Albate-

Bassone ha accertato la presenza di ben 168 specie di uccelli, di cui 58 nidificanti (Brambilla, 2003

a). Di rilievo è risultata la presenza di 7 specie di Ardeidi, di cui 6 (tarabuso, tarabusino, nitticora,

airone bianco maggiore, garzetta, airone rosso) inserite nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE.

Tra queste il Tarabusino nidifica con 1-2 coppie, la nitticora e l’airone rosso con 1 coppia. In

particolare per queste ultime due specie l’area di studio rappresenta attualmente l’unica stazione di

nidificazione in provincia di Como (Brambilla, 2003 a). La nidificazione di airone cenerino (Ardea

cinerea), specie inserita nell’elenco del Programma Regionale per gli interventi di conservazione e

gestione della fauna nelle aree protette (DGR VII/4345 del 20/04/2001), documentata nel passato

(nidificazione di 2 coppie nel 1975, Nicholls, 1978), è stata confermata anche negli studi più

recenti. Durante la migrazione è stata osservata la cicogna bianca (Ciconia ciconia)(Allegato I della

Direttiva 79/409/CEE) e più comunemente il Cigno reale (Cygnus olor)(DGR VII/4345).

Interessante è la presenza della moretta tabaccata (Aythya nyroca), specie inserita nell’Allegato I

della Direttiva 79/409/CEE, osservata una volta nel mese di settembre (Brambilla, 2003 a). Tra i

rapaci diurni nidificanti nell’area sono da ricordare il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) (Allegato I

della Direttiva 79/409/CEE), con una coppia, lo sparviere (Accipiter nisus) con una coppia e la

poiana (Buteo buteo) con 1-2 coppie, entrambe inserite nel DGR VII/4345 (Brambilla, 2003 a). Il

nibbio bruno, Milvus migrans (Allegato I della Direttiva 79/409/CEE), nidifica poco lontano dai

confini del pSIC. Il biancone (Circaetus gallicus)(Allegato I della Direttiva 79/409/CEE), è stato

osservato nel periodo estivo. Frequentano il territorio del pSIC anche il falco di palude (Circus

aeruginosus), l’albanella reale (Circus cyaneus) l’albanella minore (Circus pygargus), lo smeriglio

(Falco columbarius) e il falco pellegrino (Falco peregrinus), tutte specie inserite nell’Allegato I

della Direttiva 79/409/CEE. L’astore (Accipiter gentilis) e il lodolaio (Falco subbuteo), sono

inserite nel DGR VII/4345. La presenza del falco pescatore (Pandion haliaetus) non è stata

confermata nel recente studio di Brambilla (2003 a), mentre era segnalata in passato da Nicholls

(1978). L’autore segnalava inoltre la possibile/probabile nidificazione di una coppia di falchi di

palude nel 1977/1978. Frequentano gli ambienti umidi dell’area: il porciglione (Rallus aquaticus)

(DGR VII/4345), presente nel 2002 con 23 coppie nidificanti (Brambilla, 2003 b), il voltolino

(Porzana porzana)(Allegato I della Direttiva 79/409/CEE) e la schiribilla (Porzana parva) (Allegato

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I della Direttiva 79/409/CEE). Sempre tra i Rallidi è stata segnalata nel mese di settembre 2003 la

presenza del re di quaglie (Crex crex) (Allegato I della Direttiva 79/409/CEE) (Brambilla, 2003 a).

Il frullino (Lymnocryptes minimus) è presente come migratore regolare, la beccaccia (Scolopax

rusticola)(DGR VII/4345) come svernante. Tra i Laridi sono stati osservati il gabbiano reale

mediterraneo (Larus cachinnans) e la gavina (Larus canus), entrambe specie inserite nel DGR

VII/4345. Tra i rapaci notturni che frequentano il territorio del pSIC è stata confermata la presenza

del gufo di palude (Asio flammeus)(Allegato I della Direttiva 79/409/CEE), del gufo comune (Asio

otus)(DGR VII/4345) e dell’allocco (Strix aluco)(DGR VII/4345); quest’ultimo è anche nidificante

nel pSIC. Tra le specie nidificanti inserite nel DGR VII/4345 sono da ricordare: il codirosso

(Phoenicurus phoenicurus), con una coppia, la cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris), con

8-10 coppie, il forapaglie (Acrocephalus schoenobaenus), nidificante fino al 2000 con 1-2 coppie e

il rampichino (Certhia brachydactyla), con 4-5 coppie. L’averla piccola (Lanius collurio) (Allegato I

della Direttiva 79/409/CEE), è risultata nidificante con 1-3 coppie (Brambilla, 2003 a). Tra le specie

di Picidi inserite nel DGR VII/4345 Nicholls (1978) riporta come sedentarie nell’area in esame il

picchio verde (Picus viridis), e il picchio rosso maggiore (Picoides major), entrambe le nidificazioni

confermate anche da recenti osservazioni, mentre la riproduzione del picchio rosso minore

(Picoides minor) è accertata solo fino al 1996 (Brambilla 2003 a). Tra le specie migratrici e

svernanti si segnalano il tarabuso (Botaurus stellaris) (Allegato I della Direttiva 79/409/CEE), la cui

presenza è stata segnalata in gennaio, il succiacapre (Caprimulgus europaeus )(Allegato I della

Direttiva 79/409/CEE), osservato in settembre, il rondone pallido (Apus pallidus) (DGR VII/4345)

specie estiva, il calandro (Anthus campestris) (Allegato I della Direttiva 79/409/CEE) osservato in

agosto, la cappellaccia (Galerida cristata) (DGR VII/4345) osservata in novembre, il pettazzurro

(Luscinia svescica)(Allegato I della Direttiva 79/409/CEE) osservato in aprile, la salciaiola

(Locustella luscinioides) (DGR VII/4345) specie migratrice regolare, il forapaglie castagnolo

(Acrocephalus melanopogon) (Allegato I della Direttiva 79/409/CEE) osservato in aprile, la bigia

grossa (Sylvia hortensis) (DGR VII/4345), osservata in aprile, la bigia padovana (Sylvia nisoria)

(Allegato I della Direttiva 79/409/CEE), la balia dal collare (Ficedula albicollis) (Allegato I della

Direttiva 79/409/CEE) migratrice regolare di doppio passo e l’averla cenerina (Lanius

minor)(Allegato I della Direttiva 79/409/CEE), osservata in settembre (Brambilla, 2003 a). Date le

ridottissime dimensioni del territorio del pSIC, l’elevato grado di antropizzazione e di disturbo

arrecato dalla fruizione turistico-ricreativa dell’area, la vulnerabilità complessiva delle specie può

essere considerata elevata.

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Chirotterofauna: nel presente pSIC si evidenzia la presenza di una ridotta diversificazione in termini

di specie, individui probabilmente di passaggio o in attività di foraggiamento. L’unica riproduzione

accertata nell’area è per il pipistrello nano che, come le altre specie con caratteristiche

sinantropiche, utilizza edifici, limitrofi al territorio del pSIC, per l’insediamento di nursery.

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SIC IT2020004 Lago di Montorfano

“Lychnis flos-cuculi”

Ettari: 84

Collocato nella parte meridionale della provincia di Como, a sud-ovest dell’abitato di Montorfano.

Dal punto di vista altitudinale, si va da un minimo di 394 m s.l.m., corrispondente a tutta la

superficie del lago, ad un massimo di 410 m s.l.m. sulla sponda est.

Tipi di habitat di interesse comunitario

6510 - Praterie magre da fieno a bassa altitudine Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis:

l’habitat si estende su di una superficie di 0,65 ha ed è caratterizzato da praterie a copertura totale di

suoli alluvionali pianeggianti o piuttosto profondi di pendio, tendenzialmente a pH neutro

(subacido), con drenaggio variabile (freschi o anche umidi in zone pianeggianti), da scarsamente a

moderatamente fertilizzati. Nel pSIC è presente su una stretta fascia di terreno posta sulla sponda

nordovest del lago a ridosso del confine del sito. Può essere considerata un’importante area

“cuscinetto” soprattutto perché posta ai margini del sito. Lo stato di conservazione dell’habitat è di

classe C “conservazione media”.

7210 - * Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae: l’habitat si

estende su di una superficie di 0,38 ha. Le formazioni a Cladium mariscus sono cenosi erbacee

igrofile, a copertura totale, per lo più allo stato puro, di paludi morbose alcaline e rive dei laghi con

acque (profonde fino a 80 cm) che possono anche prosciugarsi in estate. Spesso formano strette

fasce di transizione con il canneto di Phragmites australis eventualmente associato a magnocariceto.

Nel pSIC l’habitat si riscontra in una sola area nastriforme di palude a Cladium mariscus lungo il

lago sul lato ovest. Data la rarità sul territorio, tali formazioni sono da considerarsi pregevoli sia dal

punto di vista floristico-vegetazionale (per la rarità della specie Cladium mariscus e della

formazione vegetale), sia dal punto di vista naturalistico in quanto facenti parte di aree umide che

svolgono l’importante funzione di equilibrio idrologico delle aree in esame. Lo stato di

conservazione dell’habitat è di classe C “conservazione media”.

9160 - Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'Europa Centrale del Carpinion betuli: l’habitat

si estende su di una superficie di 0,8 ha ed è caratterizzato dal bosco mesofilo tipico delle regioni a

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clima temperato con precipitazioni medie annue superiori ai 600 mm, occupa ambienti pianeggianti

o poco inclinati, su suoli alluvionali recenti o antichi, profondi a falda freatica superficiale, ricchi di

acqua durante tutto l’anno, impostati sul diluvium recente o sull’alluvium non inondato. L’habitat

indagato si presenta in una sola area a sud del pSIC: occupa il versante sud del margine collinare

delimitante il bacino del lago ed è a contatto con un’area ad alneti di ontano nero (91E0), presenti

sul corrispettivo versante nord. Non sono stati riscontrati particolari pregi dal punto di vista

floristico nell’habitat in esame; tuttavia data la sua rarità sul territorio, il querco-carpineto è da

considerarsi una formazione di pregio dal punto di vista vegetazionale (per il suo ruolo di

formazione climax nel territorio studiato), mentre dal punto di vista naturalistico è importante la sua

presenza in un territorio con limitate estensioni di formazioni boschive. Lo stato di conservazione

dell’habitat, risulta medio o ridotto (classe C).

91E0 - * Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion-incanae,

Salicion albae): l’habitat si estende su di una superficie di 2,9 ha ed è caratterizzato da foreste

igrofile su suoli asfittici tendenzialmente organici o sabbiosi, con falda idrica più o meno

superficiale, presenti in località planiziarie, nelle depressioni costantemente umide. Nel pSIC è

presente in una sola area a sud del sito, data la rarità sul territorio, tali formazioni presentano pregio

dal punto di vista vegetazionale, ma anche dal punto di vista naturalistico in quanto facenti parte di

aree umide dalle importanti funzioni di equilibrio idrologico delle aree in esame. Non sono stati

riscontrati particolari pregi dal punto di vista floristico. Lo stato di conservazione dell’habitat,

risulta medio o ridotto (classe C).

9260 - Foreste di Castanea sativa: l’habitat si estende su di una superficie di 1,2 ha. E’ rappresentato

in un’area a sud del pSIC a contatto con un’area ad alneti di ontano nero (91E0). Non sono stati

riscontrati particolari note di pregio; la tutela di tali formazioni non naturali è tuttavia importante in

funzione della conservazione di valori storico-tradizionali legati alla coltura per il frutto. Lo stato di

conservazione dell’habitat, risulta medio o ridotto (classe C).

Caratteristiche della zoocenosi

Ittiofauna: l’ambiente acquatico d’interesse ittiofaunistico presente all’interno del pSIC è il Lago di

Montorfano, nel quale si trova un’unica specie d’interesse comunitario: il cobite comune (Cobitis

taenia). Nel lago si riscontra la presenza occasionale del ghiozzo padano (Padogobius martensii),

specie endemica del distretto padano-veneto. La comunità ittica si compone anche delle seguenti

specie autoctone: l’anguilla (Anguilla anguilla), il cavedano (Leuciscus cephalus), il pesce persico

(Perca fluviatilis), il luccio (Esox lucius), la scardola (Scardinius erythrophthalmus), la carpa

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(Cyprinus carpio), e la tinca (Tinca tinca). All’interno della comunità vi sono anche popolazioni di

specie esotiche, rappresentate dall’abramide (Abramis brama), dal rutilo (Rutilus rutilus), dal

persico sole (Lepomis gibbosus), dal persico trota (Micropterus salmoides) e dal pesce gatto

(Ictalurus melas). La vulnerabilità della popolazione ittica in questo sito è considerata scarsa.

Erpetofauna: nel pSIC non sono note specie di anfibi o rettili incluse nell’Allegato II della Direttiva

Habitat. Sono note, in totale, due specie di anfibi (Bufo bufo e Rana dalmatina) e tre di rettili

(Podarcis muralis, Coronella austriaca e Natrix natrix). Tra queste, R. dalmatina, P. muralis e C.

austriaca sono incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat. Inoltre, tre specie sono nell’

Allegato II della Convenzione di Berna (R. dalmatina, P. muralis, C. austriaca) e due nell’Allegato

III del medesimo documento (B. bufo e N. natrix). È da supporre la presenza di altre specie euriecie

quali Rana synklepton esculenta e Hierophis viridiflavus. L’area è soggetta ad uso per scopi turistici

e ricreativi. Le sponde appaiono antropizzate sul lato settentrionale ed orientale e il lago è

costeggiato, a nord, da una strada ad elevata percorrenza. La batracofauna sembra essere fortemente

semplificata e ridotta, probabilmente a causa della riduzione degli ambienti umidi marginali, privi

di pesci. La presenza umana limita fortemente la presenza di serpenti, che sono presumibilmente

soggetti all’uccisione diretta da parte dei turisti e degli agricoltori.

Avifauna: non sono molte le specie di importanza comunitaria (inserite nell’Allegato I della

Direttiva 79/409/CEE) rilevate nel territorio del pSIC in esame. Di rilievo è comunque la presenza

di 4 specie di Ardeidi, di cui 3 (tarabusino, nitticora, airone rosso) inserite nell’Allegato I della

Direttiva 79/409/CEE. Tra queste il tarabusino, specie estiva, nidifica all’interno del pSIC (Tosi,

2000). L’airone cenerino (Ardea cinerea), specie inserita nell’elenco del Programma Regionale per

gli interventi di conservazione e gestione della fauna nelle aree protette (DGR VII/4345 del

20/04/2001), visita l’area nel periodo invernale, così come alcuni individui di cigno reale (Cygnus

olor)(DGR VII/4345), provenienti probabilmente dai limitrofi bacini lacustri più ampi. Tra i rapaci

diurni sono stati osservati nel territorio del pSIC il nibbio bruno (Milvus migrans), specie migratrice

regolare e la poiana (Buteo buteo), probabilmente sedentaria nelle aree limitrofe, entrambe inserite

nel DGR VII/4345. Tra i rapaci notturni, degna di nota è la presenza dell’assiolo (Otus scops) (DGR

VII/4345), segnalata nel 1997 nella limitrofa località di Intimiano. Recenti sono anche le

segnalazioni di allocco (Strix aluco) (DGR VII/4345) e di gufo comune (Asio otus) (DGR

VII/4345). Frequentano gli ambienti umidi dell’area il porciglione (Rallus aquaticus) (DGR

VII/4345), il martin pescatore (Alcedo atthis)(Allegato I della Direttiva 79/409/CEE) e la cannaiola

verdognola (Acrocephalus palustris) (DGR VII/4345). All’interno del territorio del pSIC è stata

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segnalata inoltre la presenza del picchio rosso maggiore (Picoides major) e della cincia bigia (Parus

palustris), entrambe specie inserite nel DGR VII/4345. Attualmente la cenosi in oggetto non è

soggetta a particolari fattori di rischio, ma la vulnerabilità della stessa è condizionata da uno stretto

controllo delle attività legate alla fruizione turistico-ricreativa dell’area, finalizzato a limitare al

minimo il disturbo arrecato all’avifauna.

Chirotterofauna: nel presente pSIC si evidenzia la presenza di una ridotta diversificazione in termini

di specie, individui probabilmente di passaggio o in attività di foraggiamento. L’unica riproduzione

accertata nell’area è per il pipistrello nano che, come le altre specie con caratteristiche

sinantropiche, utilizza edifici, limitrofi al territorio del pSIC, per l’insediamento di nursery.

SIC IT2020005 Lago di Alserio

“Primula vulgaris”

Ettari: 496

Collocato nella parte sud-orientale della provincia di Como, ad est dell’abitato di Alserio e

comprende tutta la superficie dell’omonimo lago. Dal punto di vista altitudinale si va da un minimo

di 360 m s.l.m., corrispondenti alla superficie del lago, ad un massimo di 377 m s.l.m. nell’abitato

di Erba.

Tipi di habitat di interesse comunitario:

3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition: l’habitat si

estende su di una superficie di 0,12 ha ed è caratterizzato da laghi, stagni e canali con acque più o

meno torbide, ricche in basi, con pH alcalino (generalmente >7). E’ rappresentato da associazioni

vegetazionali solitamente paucispecifiche, formanti popolamenti flottanti sulla superficie o appena

al di sotto di essa. Si può suddividere in due tipologie vegetazionali: comunità di piante liberamente

flottanti sulla superficie (Hydrocharition) e comunità di piante flottanti ma radicate sul fondo

(Magnopotamion). E’ presente in un canale della parte orientale della riserva e in un piccolo stagno

posto a sud in prossimità di un prato stabile da sfalcio. La fitocenosi dominante è quella a Lemna

minor. Lo stato di conservazione dell’habitat appartiene alla classe B, “conservazione buona”.

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3260 - Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-

Batrachion: l’habitat si estende su di una superficie di 1 ha ed è caratterizzato da fiumi con

vegetazione flottante o sommersa, delle alleanze Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion,

con basso livello dell’acqua in estate. E’ presente lungo i fossi perimetrali al pSIC ed in quelli

interni, dove sono osservabili Ranunculus tricophyllus, Potamogeton pectinatus, Potamogeton

trichoides, Vallisneria spiralis, Elodea canadensis, Myriophyllum spicatum; dove l’acqua non è

molto alta si registra la presenza di Veronica anagallis-aquatica, Nasturtium officinale, Sparganium

erectum, Berula erecta, Ranunculus sceleratus. Lo stato di conservazione appartiene alla classe B

“buona conservazione”.

6510 - Praterie magre da fieno a bassa altitudine Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis:

l’habitat si estende su di una superficie di 89,2 ha ed è caratterizzato da praterie a copertura totale di

suoli alluvionali pianeggianti o piuttosto profondi di pendio, tendenzialmente a pH neutro (-

subacido), con drenaggio variabile (freschi o anche umidi in zone pianeggianti), da scarsamente a

moderatamente fertilizzati. Nel pSIC è rappresentato da numerose aree, distribuite omogeneamente

su tutto l’areale, ma in particolare modo concentrate nella parte settentrionale (Pian dell’Erba),

conferendo al paesaggio un aspetto storicamente legato allo sfruttamento antropico-agrario. Nel

contesto esaminato l’habitat appare importante soprattutto come elemento di diversità per la

fruibilità faunistica, e svolge importante funzione protettiva nei confronti dell’equilibrio ecologico

degli ambienti acquatici ed igrofili circostanti. Lo stato di conservazione dell’habitat è di classe B

“buona conservazione”.

7210 - * Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae: l’habitat si

estende su di una superficie di 0,04 ha. Le formazioni a Cladium mariscus sono cenosi erbacee

igrofile, a copertura totale, per lo più allo stato puro, di paludi morbose alcaline e rive dei laghi con

acque (profonde fino a 80 cm) che possono anche prosciugarsi in estate. Spesso formano strette

fasce di transizione con il canneto di Phragmites australis eventualmente associato a magnocariceto.

Nel pSIC l’habitat si riscontra in una sola area nastriforme di palude a Cladium mariscus lungo la

sponda sud-ovest del lago. Data la rarità sul territorio, tali formazioni sono da considerarsi pregevoli

sia dal punto di vista floristico-vegetazionale (per la rarità della specie Cladium mariscus e della

formazione vegetale), sia dal punto di vista naturalistico in quanto facenti parte di aree umide che

svolgono l’importante funzione di equilibrio ideologico delle aree in esame. Lo stato di

conservazione è di classe B “conservazione buona”.

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9160 - Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'Europa Centrale del Carpinion betuli: l’habitat

si estende su di una superficie di 45 ha ed è caratterizzato da bosco mesofilo tipico delle regioni a

clima temperato con precipitazioni medie annue superiori ai 600 mm, occupa ambienti pianeggianti

o poco inclinati, su suoli alluvionali recenti o antichi, profondi a falda freatica superficiale, ricchi di

acqua durante tutto l’anno, impostati sul diluvium recente o sull’alluvium non inondato. Nel pSIC

indagato l’habitat si presenta in una forma atipica rispetto agli analoghi habitat analizzati nel

territorio comasco. Infatti la presenza di Fraxinus excelsior e di Alnus glutinosa a contatto con

specie più tipiche del Carpinion, quali Quercus robur e Polygonatum multiflorum, permette di

inquadrare l’habitat a livello sintassonomico nello Stellario-Carpinetum che risulta una forma di

transizione dall’Alnetum glutinosae, al Querco-Ulmetum fino al Querco-Carpinetum. In virtù della

tendenza evolutiva in atto (progressivo interramento del corpo d’acqua e contestuale evoluzione

dell’alneto di sponda verso boschi del tipo Carpinion) si può ritenere che tale habitat sia

potenzialmente in espansione. Lo stato di conservazione dell’habitat, risulta medio (classe C).

91E0 - * Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion-incanae,

Salicion albae): l’habitat si estende su di una superficie di 27,9 ha ed è caratterizzato da foreste

igrofile su suoli asfittici tendenzialmente organici, presenti in località planiziarie, nelle depressioni

costantemente umide. Nel pSIC è presente in varie macchie distribuite sull’intero sito, risulta a

contatto con diversi altri habitat (3260, 6510, 9160, 91F0, 44.921) a testimonianza della grande

potenzialità paesaggistica tipicamente igrofila del sito. Lo stato di conservazione dell’alneto risulta

medio (classe C).

91F0 - Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis, Ulmus minor, Fraxinus

excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris): l’habitat si estende su di una superficie di

1,79 ha ed è caratterizzato da boschi ad alto fusto o a ceduo composto, mesofili-mesoigrofili lungo

gli alvei fluviali, soggetti a più o meno regolari esondazioni, con suoli ben drenati e freschi, oppure

umidi e quindi dipendenti dal regime idrologico dei fiumi, a pH neutro-subacido, sabbiosi o

sabbioso-limosi. Situato nella parte settentrionale del pSIC, l’habitat si sviluppa lungo il corso di

una roggia e nelle sue immediate vicinanze. Lo strato arboreo della fitocenosi è costituito da

Quercus robur, Populus alba e Populus nigra, Ulmus minor e Fraxinus oxycarpa; lo strato alto

arbustivo è rappresentato quasi esclusivamente da Sambucus nigra. Tra i bassi arbusti vanno

ricordati Crataegus monogyna, Cornus sanguinea e Ligustrum vulgare. Lo stato di conservazione è

buono (cl. B).

Caratteristiche della zoocenosi

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Ittiofauna: l’ambiente acquatico d’interesse ittiofaunistico presente all’interno del pSIC è il Lago di

Alserio. L’unica specie d’interesse comunitario presente è il cobite comune (Cobitis taenia). La

comunità ittica si compone inoltre delle seguenti specie autoctone: anguilla (Anguilla anguilla),

cavedano (Leuciscus cephalus), pesce persico (Perca fluviatilis), luccio (Esox lucius), scardola

(Scardinius erythrophthalmus), carpa (Cyprinus carpio), tinca (Tinca tinca), ghiozzo padano

(Padogobius martensii) e triotto (Rutilus aula); le ultime due endemiche del distretto padano-veneto.

All’interno della comunità sono presenti anche specie esotiche, quali: carassio (Carassius carassius),

persico sole (Lepomis gibbosus), persico trota (Micropterus salmoides), lucioperca (Sander

lucioperca) e pesce gatto (Ictalurus melas). La vulnerabilità del popolamento ittico di questo habitat

è scarsa.

Erpetofauna: nel pSIC è presente una sola specie di anfibi inclusa nell’Allegato II della Direttiva

Habitat, Rana latastei. Sono presenti, inoltre, altre sei specie di anfibi (Salamandra salamandra,

Triturus vulgaris, Bufo bufo, Hyla intermedia, Rana dalmatina e Rana synklepton esculenta) e sei di

rettili (Anguis fragilis, Lacerta bilineata, Podarcis muralis, Hierophis viridiflavus, Elaphe

longissima e Natrix natrix). Tra queste, sei sono incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (H.

intermedia, R. dalmatina, P. muralis, L. bilineata, H. viridiflavus e E. longissima), sette sono in

Allegato II della Convenzione di Berna (H. intermedia, R. latastei, R. dalmatina, P. muralis, L.

bilineata, E. longissima e H. viridiflavus) e sei nell’Allegato III del medesimo documento (S.

salamandra, T. vulgaris, B. bufo, R. synklepton esculenta, A. fragilis e N. natrix). L’area è soggetta

ad un intenso uso per scopi turistici e ricreativi. Le sponde appaiono fortemente antropizzate e il

lago è circondato, almeno in parte, da strade ad elevata percorrenza, ad esclusione delle zone di

Castel del Lago e dei Piani d’Erba. La presenza umana limita fortemente la presenza di serpenti, che

sono presumibilmente soggetti all’uccisione diretta da parte dei turisti e degli agricoltori. L’area dei

Piani d’Erba ha visto negli anni il disseccamento della quasi totalità dei siti riproduttivi degli anfibi,

causandone una drastica riduzione numerica (Scali & Gentili, 2002).

Avifauna: di rilievo è la presenza di ben 7 specie di Ardeidi, di cui 6 (tarabuso, tarabusino, nitticora,

airone bianco maggiore, garzetta, airone rosso) inserite nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE.

Il tarabuso (Botaurus stellaris) è regolarmente presente da ottobre a maggio con un numero di

individui contattati contemporaneamente variabile da 1 a 4 (Pasquariello, com. pers.). Il tarabusino

nidifica con alcune coppie nei canneti del pSIC.

Nitticora e airone rosso, specie migratrici regolari, vengono osservate con regolarità nel periodo

estivo. Garzetta e airone bianco maggiore possono essere considerati migratori irregolari, essendo

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stati osservati solo sporadicamente in primavera. La presenza di airone cenerino (Ardea cinerea),

specie inserita nell’elenco del Programma Regionale per gli interventi di conservazione e gestione

della fauna nelle aree protette (DGR VII/4345 del 20/04/2001), è segnalata lungo tutto l’arco

annuale, sia con individui singoli che con gruppi di oltre 10 animali, sia giovani che adulti. Tra gli

Anatidi presenti nel territorio del pSIC è stata segnalata la presenza di alcuni individui di cigno

reale (Cygnus olor) (DGR VII/4345) soprattutto in primavera, della moretta tabaccata (Aythya

nyroca)(inserita nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE) osservata sempre in periodo autunnale

e invernale e della moretta grigia (Aythya marila) osservata una volta in dicembre con un gruppo di

1 maschio e 3 femmine. Tra i rapaci diurni inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE sono

stati osservati nell’area del pSIC l’albanella minore (Circus pygargus) nel mese di maggio e

l’albanella reale (Circus cyaneus) più volte nel periodo di svernamento. Il falco di palude (Circus

aeruginosus) è stato osservato in diverse occasioni anche nel periodo adatto alla nidificazione, con

1-2 coppie. Sempre tra le specie migratrici di rapaci inseriti nella Direttiva Comunitaria sono da

ricordare il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), osservato da maggio a settembre e il nibbio bruno

(Milvus migrans), nidificante all’interno del pSIC. Il falco pellegrino (Falco peregrinus) visita

regolarmente il territorio del pSIC nel periodo invernale. L’astore (Accipiter gentilis), lo sparviere

(Accipiter nisus), la poiana (Buteo buteo) e il lodolaio (Falco subbuteo) (inserite nel DGR

VII/4345), sono state segnalate nell’area in esame. In particolare lo sparviere e la poiana sono anche

nidificanti. Frequentano gli ambienti umidi dell’area il porciglione (Rallus aquaticus) (DGR

VII/4345), presente nel territorio del pSIC durante tutto l’arco dell’anno e nidificante con diverse

coppie, occasionalmente la schiribilla (Porzana parva)(Allegato I della Direttiva 79/409/CEE)

osservata una volta nel mese di aprile 2004, il martin pescatore (Alcedo atthis) (Allegato I della

Direttiva 79/409/CEE) nidificante con alcune coppie. La gavina (Larus canus) e il gabbiano reale

mediterraneo (Larus cachinnans), entrambe specie inserite nel DGR VII/4345, visitano

regolarmente l’area durante il periodo di svernamento; mentre il mignattino piombato (Chlidonias

hybridus) (Allegato I della Direttiva 79/409/CEE), è migratore di doppio passo (osservato nel

maggio 2002 Galimberti, com pers.). Tra i rapaci notturni degna di nota è la presenza dell’assiolo

(Otus scops) (DGR VII/4345) osservato nel 1992 nei pressi del pSIC nel Comune di Orsenigo e

dell’allocco (Strix aluco) (DGR VII/4345), specie sedentaria e nidificante all’interno del pSIC. Il

rondone maggiore (Apus melba) (DGR VII/4345) è migratore regolare. Due specie di Picidi inserite

nel DGR VII/4345 sono sedentarie nell’area in esame e nidificanti il picchio verde (Picus viridis) e

il picchio rosso maggiore (Picoides major). Nel territorio del pSIC il merlo acquaiolo (Cinclus

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cinclus) (DGR VII/4345), è stato osservato una volta nel maggio 2003 (Galimberti, com pers.). La

rondine montana (Ptynoprogne rupestris) (DGR VII/4345) è stata osservata nei mesi di luglio e di

ottobre. Tra i Turdidi sono presenti il codirosso (Phoenicurus phoenicurus) (DGR VII/4345) specie

estiva e nidificante e lo stiaccino (Saxicola rubetra)(DGR VII/4345), presente regolarmente durante

le migrazioni nel doppio passo. Diverse sono le specie di Silvidi che frequentano il territorio del

pSIC tra queste (tutte incluse nel DGR VII/4345): la salciaiola (Locustella luscinioides) specie

migratrice regolare osservata nei mesi di aprile e maggio, il forapaglie (Acrocephalus

schoenobaenus) specie migratrice regolare e la cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris)

specie migratrice regolare e nidificante. Particolarmente interessante è una cattura di una femmina

di forapaglie castagnolo (Acrocephalus melanopogon) nel novembre 2002, la prima in provincia di

Como (Galimberti e Ornaghi, com. pers.). Interessante è anche la presenza del canapino (Hippolais

polyglotta)(DGR VII/4345), specie estiva, la cui nidificazione è stata accertata nel 2004, con la

cattura di una femmina con placca (Galimberti, com. pers.), del luì verde (Phylloscopus sibilatrix)

(DGR VII/4345) e del luì bianco (Phylloscopus bonelli) (DGR VII/4345), entrambe specie

migratrici regolari. Le aree prative e le fasce boscate limitrofe alla zona umida sono frequentate da

diverse specie di Passeriformi. La cincia bigia (Parus palustris) (DGR VII/4345) è nidificante

all’interno del pSIC. Il picchio muratore (Sitta europaea) (DGR VII/4345), è comune come specie

sedentaria e nidificante, così come anche il rampichino (Certhia brachydactyla) (DGR VII/4345).

L’averla piccola (Lanius collurio) (Allegato I della Direttiva 79/409/CEE) è migratrice regolare. Tra

gli Emberizidi, l’unico dato di presenza si riferisce allo zigolo giallo (Emberiza citrinella) (DGR

VII/4345), segnalato nella limitrofa zona di Erba nel 1987. Attualmente la cenosi in oggetto non è

soggetta a particolari fattori di rischio, ma la vulnerabilità della stessa è condizionata da uno stretto

controllo delle attività legate alla fruizione turistico-ricreativa dell’area, finalizzato a limitare al

minimo il disturbo arrecato all’avifauna.

Chirotterofauna: nel presente pSIC si evidenzia la presenza di una ridotta diversificazione in termini

di specie, individui probabilmente di passaggio o in attività di foraggiamento. L’unica riproduzione

accertata nell’area è per vespertilio di Daubenton, anche se la presenza di rifugi è probabilmente da

riferirsi principalmente ai contesti antropici localizzati al margine del territorio del pSIC.

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SIC IT2020006 Lago di Pusiano

“Euonymus europaeus” “Euonymus europaeus”

Ettari: 659

Collocato nella porzione sud-orientale della Provincia di Como, a sud dell’abitato di Pusiano. La

superficie del lago ricade tra le Province di Como e di Lecco. Dal punto di vista altitudinale il pSIC

ha una lieve escursione altitudinale da quota 259 m s.l.m. a 270 m s.l.m.

Tipi di habitat di interesse comunitario

3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition: l’habitat si

estende su di una superficie di 0,08 ha ed è caratterizzato da laghi, stagni e canali con acque più o

meno torbide, ricche in basi, con pH alcalino (generalmente >7). E’ rappresentato da associazioni

vegetazionali solitamente paucispecifiche, formanti popolamenti flottanti sulla superficie o appena

al di sotto di essa. Si può suddividere in due tipologie vegetazionali: comunità di piante liberamente

flottanti sulla superficie (Hydrocharition) e comunità di piante flottanti ma radicate sul fondo

(Magnopotamion). E’ presente in un canale di acqua stagnante della parte sud-occidentale del pSIC

sulle cui sponde si riconosce la presenza dell’habitat 91E0. La fitocenosi dominante è quella delle

lenticchie d’acqua (Lemnion minoris).

6510 - Praterie magre da fieno a bassa altitudine Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis:

l’habitat si estende su di una superficie di 26,8 ha ed è caratterizzato da praterie a copertura totale di

suoli alluvionali pianeggianti o piuttosto profondi di pendio, tendenzialmente a pH neutro (-

subacido), con drenaggio variabile (freschi o anche umidi in zone pianeggianti), da scarsamente a

moderatamente fertilizzati. L’habitat in considerazione si presenta in molte aree e, particolarmente a

sud-ovest del sito, è associato all’habitat 91E0 e 91F0, caratterizzando la zona della foce del fiume

Lambrone. La sua estensione relativa è testimone del passato fortemente antropico della zona in

considerazione. Lo stato di conservazione dell’habitat è di classe B “conservazione buona”.

91E0 - * Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion-incanae,

Salicion albae): l’habitat si estende su di una superficie di 10,7 ha ed è caratterizzato da foreste

igrofile su suoli asfittici tendenzialmente organici, presenti in località planiziarie, nelle depressioni

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costantemente umide. Nel pSIC è presente in particolare nella zona meridionale del sito. Data la

rarità sul territorio, tali formazioni presentano pregio dal punto di vista vegetazionale, ma anche dal

punto di vista naturalistico in quanto facenti parte di aree umide dalle importanti funzioni di

equilibrio idrologico delle aree in esame. Non sono stati riscontrati particolari pregi dal punto di

vista flogistico. Lo stato di conservazione dell’alneto è medio (classe C).

91F0 - Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis, Ulmus minor, Fraxinus

excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris): l’habitat si estende su di una superficie di

14,9 ha ed è caratterizzato da boschi ad alto fusto o a ceduo composto, mesofili-mesoigrofili lungo

gli alvei fluviali, soggetti a più o meno regolari esondazioni, con suoli ben drenati e freschi, oppure

umidi e quindi dipendenti dal regime idrologico dei fiumi, a pH neutro-subacido, sabbiosi o

sabbioso-limosi. Situato nella parte ovest-sud-ovest del pSIC, lungo le sponde del fiume Lambrone,

l’habitat presenta uno strato arboreo costituito da Populus alba, Populus nigra, Fraxinus excelsior

che vanno a costituire lo strato dominante, più rari sono invece Quercus robur e Platanus sp. Lo

strato erbaceo appare fortemente impoverito. Lo stato di conservazione è medio (classe C).

Caratteristiche della zoocenosi

Erpetofauna: tra gli anfibi elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE è presente la rana di

Lataste (Rana latastei) e il tritone crestato italiano (Triturus carnifex). Nell’Allegato II – della

convenzione di Berna rientra la raganella comune (Hyla intermedia), mentre all’Allegato II della

convenzione di Berna e all’Allegato IV della Direttiva Habitat appartengono il bufo smeraldino

(Bufo viridis) e la rana agile (Rana dalmatina). Nell’Allegato III – della convenzione di Berna

rientra il rospo comune (Bufo bufo), la rana verde (Rana synklepton esculenta), la salamandra

pezzata (Salamandra salamandra) e il tritone punteggiato (Triturus vulgaris). Tra i rettili elencati

nell’Allegato II della convenzione di Berna è presente il ramarro occidentale (Lacerta bilineata);

mentre all’Allegato II della convenzione di Berna e all’Allegato IV della Direttiva Habitat

appartengono il colubro di Esculapio (l’Elaphe longissima), la lucertola muraiola (Podarcis

muralis), il biacco (Coluber (=Hierophis) viridiflavus), il colubro liscio (Coronella austriaca) e la

biscia dal collare (Natrix tessellata). L’area è soggetta ad un intenso uso per scopi turistici e

ricreativi. Le sponde appaiono fortemente antropizzate e il lago è circondato, almeno in parte, da

strade ad elevata percorrenza. La presenza umana limita fortemente la presenza di serpenti, che

sono presumibilmente soggetti all’uccisione diretta da parte dei turisti e degli agricoltori.

Avifauna: tra gli uccelli migratori elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE vi è il

tarabuso (Botaurus stellaris), il tarabusino (Ixobrychus minutus), il falco pescatore (Pandion

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haliaetus), il falco di palude (Circus aeruginosus), il pettazzurro (Luscinia svecica) e il martin

pescatore (Alcedo atthis) tra le stanziali. Tra gli uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato

I della Direttiva 79/409/CEE vi è lo svasso piccolo (Podiceps nigricollis), il moriglione (Aythya

ferina), la moretta (Aythya fuligula), la folaga (Fulica atra), il porciglione (Rallus aquaticus), la

rondine comune (Hirundo rustica), il mignattino (Chlidonias niger), il migliarino di palude

(Emberiza schoeniclus); mentre tra gli stanziali si ritrova lo svasso maggiore (Podiceps cristatus), il

tuffetto (Tachybaptus ruficollis), la salciaiola (Locustella luscinioides), il forapaglie (Acrocephalus

schoenobaenus), la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), il canarreccione (Acrocephalus

arundinaceus) e la cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris). Tra gli uccelli elencati

nell’allegato II della convenzione di Berna è presente il fistione turco (Netta rufina), il piro piro

piccolo (Actitis hypoleucos), il beccaccino (Gallinago gallinago), la ballerina gialla (Motacilla

cinerea), e l’usignolo di fiume (Cettia cetti). Attualmente la cenosi in oggetto non è soggetta a

particolari fattori di rischio, ma la vulnerabilità della stessa è condizionata da uno stretto controllo

delle attività legate alla fruizione turistico-ricreativa dell’area, finalizzato a limitare al minimo il

disturbo arrecato all’avifauna.

Chirotterofauna: nel presente pSIC si evidenzia la presenza di una ridotta diversificazione in termini

di specie, individui probabilmente di passaggio o in attività di foraggiamento. Le specie individuate

all’interno del teritorio del pSIC sono il pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii), il serotino

comune (Eptesicus serotinus) e il vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii). Il territorio del

pSIC rappresenta una discreta area più per il foraggiamento che non per l’insediamento di rifugi di

allevamento della prole o di rifugi di svernamento.

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SIC IT2020007 Pineta di Appiano Gentile

“Betula pendula”

Il pSIC si trova in parte sul confine occidentale della provincia di Como, e in parte nella provincia

di Varese a est di Venegono Superiore. Dal punto di vista altitudinale, si va dai 333 m s.l.m. nella

valle del torrente Bille, ai 392 m s.l.m. lungo il confine settentrionale.

Tipi di habitat di interesse comunitario:

4030 - Lande secche europee: l’habitat si estende su di una superficie di 4,5 ha ed è caratterizzato

da vegetazione acidofila per lo più mista, basso arbustiva ed erbacea, degli altopiani pianeggianti o

appena ondulati di terrazzi fluvio-glaciali antichi, a quote comprese fra 200 e 450 m. Suoli molto

evoluti (paleosuoli), ricchi di limo e argilla, acidi, a cattivo drenaggio e con frequenti ristagni idrici.

Nel pSIC l’habitat 4030 è presente in una sola area a sud del sito. Tale formazione si è originata per

lo più da incendi o da disboscamenti. Queste aree rivestono una fortissima importanza nel

mantenimento della biodiversità locale e delle possibilità di habitat da parte della fauna, nonché da

un punto di vista dinamico svolgono il ruolo di serbatoio per la ricostituzione del bosco acidofilo.

Lo stato di conservazione è medio, (classe C).

9160 - Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'Europa Centrale del Carpinion betuli: l’habitat

si estende su di una superficie di 6,7 ha ed è caratterizzato dal bosco mesofilo tipico delle regioni a

clima temperato con precipitazioni medie annue superiori ai 600 mm, occupa ambienti pianeggianti

o poco inclinati, su suoli alluvionali recenti o antichi, profondi a falda freatica superficiale, ricchi di

acqua durante tutto l’anno, impostati sul diluvium recente o sull’alluvium non inondato. L’habitat

indagato si presenta distribuito in 5 macchie all’interno del pSIC: i querceti sono formati da

esemplari di Quercus robur, Quercus petraea e loro ibridi, in associazioni miste con Carpinus

betulus (abbastanza raro, tranne in una macchia dove è dominante), Castanea sativa, Pinus

sylvestris. Non sono stati riscontrati particolari pregi dal punto di vista floristico nell’habitat in

esame; tuttavia data la sua rarità sul territorio, il querco-carpineto è da considerarsi una formazione

di pregio dal punto di vista vegetazionale poiché rappresenta il modello teorico di riferimento per le

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aree selvicolturali più pregiate del pSIC. Lo stato di conservazione dell’habitat risulta medio,

(classe C).

9260 - Foreste di Castanea sativa: l’habitat si estende su di una superficie di 19,1 ha ed è

rappresentato da 7 macchie uniformemente distribuite all’interno del pSIC. L’abbandono colturale,

la diffusione del cancro della corteccia, ma soprattutto il venir meno del valore dei prodotti del

castagneto, hanno generato estesissime superfici di bosco abbandonate, in cui sono frequenti gli

incendi, il cui carattere estetico – ricreativo è piuttosto basso, poco produttivi anche per la cattiva

qualità del materiale da ardere. Nonostante il Castagno dimostri una buona, se non ottima, vitalità a

livello di rinnovazione (in suoli più grossolani è l’unica specie in grado di competere con il Prunus

serotina), invecchiando, i popolamenti sono esposti a rischio di collasso quanto più aumenta l’età,

favorendo così il degrado del bosco e l’ingresso, in questo modo, di robinia e quercia rossa. Lo stato

di conservazione dell’habitat risulta essere buono, (classe B).

Caratteristiche della zoocenosi

Ittiofauna: gli ambienti acquatici d’interesse ittiofaunistico presenti all’interno del pSIC sono il

Fosso Gradaluso, lo Stagno Ca’ Bianca, il Lago Restina (bacino artificiale), lo stagno in località

Proverbio e lo Stagno Roncamocc. La comunità ittica non presenta al suo interno nessuna specie

d’interesse comunitario e neppure specie inserite nell’Allegato II della DGR VII/4345 del

20/04/2001. Le specie autoctone di cui si compone sono: la scardola (Scardinius erythrophthalmus),

la carpa (Cyprinus carpio), con la varietà a specchi, e la tinca (Tinca tinca). All’interno dei

medesimi corpi d’acqua si trovano anche specie esotiche, quali: il carassio dorato (Carassius

auratus), il carassio ornamentale (Carassius sp.), il carassio (Carassius carassius), il rutilo (Rutilus

rutilus), il persico sole (Lepomis gibbosus), e il pesce gatto (Ictalurus melas).

Erpetofauna: nella porzione comasca del pSIC non sono presenti specie di anfibi e rettili incluse

nell’Allegato II della Direttiva Habitat. È nota una sola specie di anfibi (Rana dalmatina) e due di

rettili (Coronella austriaca e Vipera aspis). R. dalmatina e C. austriaca sono incluse nell’Allegato IV

della Direttiva Habitat e nell’Allegato II della Convenzione di Berna. La V. aspis è contenuta

nell’Allegato III della Convenzione di Berna. Per quanto riguarda gli anfibi, il principale fattore

limitante è costituito dalla distribuzione poco omogenea delle zone umide lentiche, che sono

localizzate soprattutto nella porzione in provincia di Varese (Vigato et al., 2001; Scali 2002).

Queste zone umide sono spesso di piccole dimensioni e sono, quindi, a volte soggette ad

interramento naturale, anche a causa della spessa lettiera che si deposita sul fondo nelle zone

boschive. I piccoli corsi d’acqua sono spesso soggetti ad asciutte.

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La presenza dei rettili e delle specie più termofile ed eliofile di anfibi (Hyla intermedia e Bufo

viridis) è limitata dalla scarsità di radure ed ecotoni, poiché la copertura boschiva è pressoché

continua.

Avifauna: le specie di importanza comunitaria (inserite nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE)

rilevate nel territorio del pSIC in esame sono risultate 4. Tra queste di rilievo è la presenza del falco

pecchiaiolo (Pernis apivorus), accipitride forestale di cui è stata recentemente accertata la

nidificazione a breve distanza dai confini del pSIC (Carlini et al., 2002). La presenza del nibbio

bruno (Milvus migrans), specie migratrice regolare, è costante anche durante il periodo riproduttivo.

La presenza del succiacapre (Caprimulgus europaeus) è segnalata regolarmente negli ultimi decenni

ed è stata recentemente confermata nel corso della presente indagine. L’averla piccola (Lanius

collurio), la cui presenza come nidificante è stata segnalata per il territorio in esame fino al 1997,

non è più stata confermata dalla più recente indagine (Carlini et al., 2002) su tutto il territorio del

Parco in cui il pSIC è inserito. Non si esclude comunque la possibile osservazione di individui in

migrazione (Wauters, com. pers.). La specie, particolarmente legata alle fasce ecotonali, con zone

cespugliose alternate a spazi aperti, ha probabilmente risentito, come del resto anche altre specie (ad

esempio canapino, bigia grossa, zigolo giallo) della riduzione delle aree aperte a favore di quelle

forestali. La buona conservazione dell’ambiente boscato ha invece favorito la presenza diffusa dei

rapaci. L’astore (Accipiter gentilis), lo sparviere (Accipiter nisus) e la poiana (Buteo buteo), sono

state segnalate nell’area in esame e sono tutte specie inserite nel DGR VII/4345. In particolare lo

sparviere nidifica diffusamente in diverse aree del Parco, a breve distanza dai confini del pSIC,

mentre un nido di poiana è stato individuato all’interno dell’area in oggetto. Particolarmente

interessante è la recente nidificazione dell’astore (Colaone e Pinoli, 1999) ai margini del pSIC ad

una quota di 280 m s.l.m., che rivela un notevole ampliamento di areale distributivo della specie

verso le aree forestali dell’alta pianura (Carlini et al., 2002). Tra i rapaci notturni inseriti nel DGR

VII/4345 sono risultati presenti nel pSIC l’allocco (Strix aluco) e il gufo comune (Asio otus). Tra le

specie legate all’ambiente forestale sono risultati presenti tra i Picidi: il picchio rosso maggiore

(Picoides major), il picchio verde (Picus viridis) e il picchio rosso minore (Picoides minor) tutte

specie inserite nel DGR VII/4345. Entrambe le specie di Paridi presenti nel pSIC, la cincia bigia

(Parus palustris) e la cincia dal ciuffo (Parus cristatus), sono inserite nel DGR VII/4345. Il picchio

muratore (Sitta europaea) (DGR VII/4345), è comune come specie sedentaria e nidificante, così

come anche il rampichino (Certhia brachydactyla)(DGR VII/4345). Il luì verde (Phylloscopus

sibilatrix), specie migratrice regolare, è stato censito nel periodo estivo nei boschi di conifere. Il

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frosone (Coccothraustes coccothraustes) è presente solo in periodo invernale. In particolare il

picchio rosso maggiore e rampichino sono stati rilevati con un’ottima diffusione all’interno del

Parco (Carlini et al., 2002), fattore che indica una positiva fase di transizione verso gli stadi più

maturi della foresta. Anche la presenza del picchio muratore avvalora tale affermazione, essendo

una specie forestale specialista, legata agli stadi maturi delle formazioni a latifoglie. Il picchio rosso

minore invece frequenta l’area solo in periodo invernale; questo Picide, infatti, è caratterizzato da

una nicchia ecologica ancora più ristretta rispetto alle precedenti specie citate, nidificando in vecchi

ceppi o tronchi marcescenti (Carlini et al., 2002). Tra i Turdidi sono presenti il codirosso

(Phoenicurus phoenicurus) (DGR VII/4345) specie estiva che utilizza i coltivi per l’alimentazione e

lo stiaccino (Saxicola rubetra)(DGR VII/4345), presente regolarmente durante le migrazioni nel

doppio passo. Attualmente la cenosi in oggetto non è soggetta a particolari fattori di rischio e nel

complesso la vulnerabilità complessiva delle specie può essere definita scarsa.

Chirotterofauna: le riproduzioni accertate nell’area sono per il vespertilio di Natterer e serotino

comune, due specie da considerarsi relativamente rare, in particolare nelle aree prossime alla

pianura. Probabile anche la presenza di colonie riproduttive di pipistrello nano e albolimbato.

SIC IT2020008 Fontana Del Guercio

“Ninfee”

Ettari: circa 30

Comprende un’area di circa ed è collocato nella parte sud orientale della provincia di Como, a nord

dell’abitato di Carugo. Dal punto di vista altitudinale, si va dai 281 m s.l.m. del fondo Valle Sorda

ai 324 m s.l.m. al confine occidentale.

Tipi di habitat di interesse comunitario:

3260 - Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-

Batrachion: L’habitat si estende su di una superficie di 1 ha ed è caratterizzato da fiumi con

vegetazione flottante o sommersa, delle alleanze Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion,

con basso livello dell’acqua in estate. E’ presente lungo i corsi d’acqua in particolare lungo il tratto

meridionale della roggia Borromeo, che attraversa da nord a sud l’intero pSIC, dove sono

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osservabili Ranunculus tricophyllus, Potamogeton pectinatus, Potamogeton trichoides, Vallisneria

spiralis, Elodea canadensis, Myriophyllum spicatum; dove l’acqua non è molto alta si registra la

presenza di Veronica anagallis-aquatica, Nasturtium officinale, Sparganium erectum, Berula erecta,

Ranunculus sceleratus. Lo stato di conservazione appartiene alla classe B, “buona conservazione”.

9160 - Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'Europa Centrale del Carpinion betuli: l’habitat

si estende su di una superficie di 0,55 ha ed è caratterizzato da bosco mesofilo tipico delle regioni a

clima temperato con precipitazioni medie annue superiori ai 600 mm, occupa ambienti pianeggianti

o poco inclinati, su suoli alluvionali recenti o antichi, profondi a falda freatica superficiale, ricchi di

acqua durante tutto l’anno, impostati sul diluvium recente o sull’alluvium non inondato. L’habitat

indagato si presenta in una sola area posta centralmente all’interno del pSIC e risulta a contatto con

zone ad habitat 91E0 poste in depressioni più umide dovute alla falda subaffiorante. Non sono stati

riscontrati particolari pregi dal punto di vista floristico nell’habitat in esame; tuttavia data la sua

rarità sul territorio, il querco-carpineto è da considerarsi una formazione di pregio dal punto di vista

vegetazionale (per il suo ruolo di formazione climax nel territorio studiato), mentre dal punto di

vista naturalistico è importante la sua presenza in un territorio con limitate estensioni di formazioni

boschive. Lo stato di conservazione dell’habitat risulta medio o ridotto, (classe C).

91E0 - * Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion-incanae,

Salicion albae): l’habitat si estende su di una superficie di 1,5 ha ed è caratterizzato da foreste

igrofile su suoli asfittici tendenzialmente organici, presenti in località planiziarie, nelle depressioni

costantemente umide. Nel pSIC è presente in alcune aree nella parte centro-meridionale del sito,

lungo il corso della roggia Borromeo, caratterizzate da depressioni con frequenti ristagni d’acqua.

Lo stato di conservazione dell’alneto appartiene alla classe C.

Caratteristiche della zoocenosi

Erpetofauna: nel pSIC è presente una sola specie di anfibi inclusa nell’Allegato II della Direttiva

Habitat, Rana latastei. Sono presenti, inoltre, altre quattro specie di anfibi (Salamandra salamandra,

Hyla intermedia, Rana dalmatina e Rana synklepton esculenta) e tre di rettili (Anguis fragilis,

Lacerta bilineata e Podarcis muralis). Tra queste, quattro sono incluse nell’Allegato IV della

Direttiva Habitat (H. intermedia, R. dalmatina, P. muralis, L. bilineata), cinque sono in Allegato II

della Convenzione di Berna (H. intermedia, R. latastei, R. dalmatina, P. muralis, L. bilineata) e tre

nell’Allegato III del medesimo documento (S. salamandra, R. synklepton esculenta e A.fragilis). Si

tratta di un’area estremamente piccola, vulnerabile e soggetta ad un forte isolamento e ad un intenso

uso per scopi turistici e ricreativi. Le aree circostanti sono caratterizzate da piccoli centri urbani e da

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un’industrializzazione non eccessiva. La presenza umana limita fortemente la presenza di serpenti,

che sono presumibilmente soggetti all’uccisione diretta da parte dei turisti e degli agricoltori.

Avifauna: le specie di importanza comunitaria (inserite nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE)

rilevate nel territorio del pSIC in esame sono risultate solo 2: la nitticora (Nycticorax nycticorax) e

il nibbio bruno (Milvus migrans). Altre specie, tutte inserite nel DGR VII/4345, la cui presenza

nell’area in esame è stata accertata, sono la beccaccia (Scolopax rusticola), segnalata nel corso

dell’indagine del 1985, l’allocco (Strix aluco), il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso

maggiore (Picoides major), il codirosso (Phoenicurus phoenicurus), la cincia dal ciuffo (Parus

cristatus), il picchio muratore (Sitta europaea) e il rampichino (Certhia brachydactyla). Di queste

specie è stata accertata la nidificazione del picchio rosso maggiore, con 2 coppie, del codirosso con

1 coppia, del picchio muratore con 4 coppie e del rampichino con 2 coppie. Tali segnalazioni sono

tuttavia riferite all’anno 1984 (Tosi, 1985). La cenosi in oggetto non sembra soggetta a particolari

fattori di rischio, ma la vulnerabilità della stessa è condizionata da uno stretto controllo delle attività

legate alla fruizione turistico-ricreativa dell’area, finalizzato a limitare al minimo il disturbo

arrecato all’avifauna.

Chirotterofauna: nel presente pSIC si evidenzia la presenza di animali in numero molto ridotto:

sono stati avvistati alcuni individui, di cui un probabile Pipistrellus, in attività di foraggiamento. Il

pSIC non rappresenta un’area ad elevata idoneità per i chirotteri, probabilmente per la sua

collocazione in un area antropizzata e alla sua tipologia ambientale che non permettono

l’insediamento di colonie né riproduttive né di svernamento.

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SIC/ZPS IT2020301 Triangolo Lariano

“Campanula Raineri”

Ettari: 457

All’interno della ZPS ricade anche parte del pSIC “Sasso Malascarpa”. Dal punto di vista

altitudinale la ZPS va dalla quota minima di 600 m alla una quota massima di 1.372 m s.l.m..

Le categorie forestali prevalenti sono le seguenti:

Rimboschimenti artificiali di conifere: boschi costituiti in prevalenza da Abete rosso, Pinus excelsa,

Larice giapponese, Cedro dell’Atlante ecc.. Nessuna delle specie di conifere presenta attualmente

rinnovazione naturale, sia per la giovane età dei popolamenti (iniziano ora le prime fruttificazioni),

sia per l’estraneità stazionale.

Boschi di latifoglie: sono formazioni situate sui terreni migliori, negli impluvi o sui terrazzi non

rimboschiti, dove ha potuto affermarsi un soprassuolo relativamente evoluto, con carpino nero come

specie dominante, ma anche latifoglie nobili quali frassino maggiore, acero montano, ciliegio, tiglio

ecc..

Popolamenti protettivi: sugli ex pascoli abbandonati, alla base delle rocce e sui terreni più ingrati si

è affermata una formazione pioniera di bassa statura, una boscaglia costituita da specie frugali quali

Nocciolo, Maggiociondolo, Salicone, Betulla, Sorbo montano.

Per quanto riguarda la descrizione dei tipi di habitat di interesse comunitario e delle caratteristiche

delle zoocenosi presenti si rimanda a quanto scritto a proposito del pSIC “Sasso Malascarpa”.

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Obbiettivi e Strategie che la Provincia di Como intende perseguire

La Provincia di Como si inserisce in un contesto regionale che si colloca al primo posto, rispetto al

quadro nazionale, per produzione di rifiuti, sia urbani che speciali, moltiplicando gli aspetti

economici che hanno impatto e rilevanza sull’ambiente. Oltre all’aumento della produzione dei

rifiuti, già di per sé problematico per la rilevante pressione ambientale, si aggiunge la crescente

complessità della composizione degli stessi, la quale richiede lo sviluppo di nuove forme di

smaltimento orientate al recupero e al riciclaggio.

Pertanto si rendono necessarie nuove strategie politiche, obiettivi strategici, gestionali, specifici, che

sappiano coinvolgere le tre dimensioni della sostenibilità (economica, ambientale e sociale),

promuovendo un approccio sistemico e dinamico in riferimento alle peculiarità dei contesti

territoriali, ai problemi di programmazione degli interventi gestionali sul territorio, agli sforzi di

tutti gli attori coinvolti.

La Provincia di Como, accoglie l’orientamento del Piano regionale fondato sui principi di

flessibilità e cooperazione orizzontale tra i diversi attori istituzionali che operano nel settore,

pertanto intende collabora con i Comuni per massimizzare il raggiungimento degli gli obbiettivi.

Gli obbiettivi che la Provincia di Como intende perseguire si rifanno a quelli introdotti a livello

regionale riassunti inizialmente, ma vengono ridefiniti anche in base a dati disponibili più recenti

relativi sia ai rifiuti urbani che speciali.

Obbiettivi Rifiuti Urbani

Il Piano provinciale di organizzazione dei servizi di gestione dei rifiuti solidi urbani ed assimilabili,

adottato dalla Provincia di Como con Delibera del Consiglio Provinciale n° 89 il 13/12/2004,

attualmente in fase di revisione, in larga parte contiene già gli obbiettivi generali attesi dal recente

Piano regionale.

Al fine di consentire una rapida ed agevole comprensione, si delineano gli aspetti fondamentali dei

seguenti obbiettivi:

• Riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte;

• Incremento delle rese delle raccolte differenziate;

• Attivazione della raccolta differenziata dei RUB (rifiuti urbani biodegradabili, in particolare

della FORSU differenziata alla fonte) al fine di favorirne il recupero e diminuirne le quantità

da collocare in discarica;

• Promozione dell’effettivo recupero di materia ed energia;

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• Minimizzazione del ricorso a discarica;

• Gestione dei rifiuti da imballaggio;

• Educazione ambientale.

Azioni di Piano previste per i rifiuti urbani

La riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte può essere conseguita attraverso l’attivazione di

una serie di azioni di sostegno. A livello provinciale è dunque possibile e necessario intervenire

efficacemente su questo aspetto tenendo in considerazione che, i risultati delle azioni condotte in

questo campo diversamente da quelle inerenti al recupero ed al riciclaggio, producono effetti

riscontrabili sul lungo periodo.

Azioni per la riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte e per l’educazione ambientale:

Le principali azioni che si ritiene possano essere intraprese efficacemente a livello provinciale sono:

• intercettazione del rifiuto prima che lo stesso entri nel ciclo di raccolta dei rifiuti tramite

pratiche di auto/recupero (esempio: compostaggio domestico);

• supporto statistico a livello sovralocale (Anpa, Arpa, Onr, Orr) finalizzato alla definizione

dello stato della produzione di rifiuti urbani e all’intrapresa delle azioni correttive di grande

scala;

• eventuali iniziative di supporto e/o promozione volte a:

- disincentivare la produzione di rifiuti;

- incentivare la pratica del compostaggio domestico;

- commercializzare i beni durevoli, come nel caso degli oggetti domestici (mobili etc)

mediante attività finalizzate al ritiro ed alla commercializzazione degli stessi,

allungando il periodo di vita del bene;

- promuovere l’uso di processi o prodotti che originano bassi quantitativi di rifiuti:

studio delle principali attività produttive sul territorio provinciale al fine di

individuare le aree sulle quali poter intervenire;

- promozione in via sperimentale in aree e per attività prescelte di quanto previsto

dall’art. 2 del D.lgs. 22/97 comma b) con particolare riferimento alla promozione

dell’utilizzo di metodi di Life Cycle Analysis (LCA) in fase di progettazione dei

prodotti e dall’art. 3 del D.lgs. 22/97 comma c) al fine di valorizzare la produzione di

beni concepiti in modo da contribuire il meno possibile all’incremento della quantità

di rifiuti.

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- superamento dei comportamenti collettivi che privilegiano la cultura dell’usa e getta;

- eventuale istituzione di marchi, etichette o altri elementi in accordo con gli operatori

locali della grande distribuzione da assegnarsi ai prodotti commercializzati nelle sedi

individuate che presentino le migliori caratteristiche sotto il profilo della riduzione

della produzione di rifiuti alla fonte (minor quantità e privilegio dell’utilizzo di

materiali riciclabili negli imballaggi, ecc.).

- alla realizzazione di campagne informative e di sensibilizzazione, anche in

collaborazione con la grande distribuzione.

Azioni per potenziare l’incremento di resa della raccolta differenziata, minimizzare di conseguenza

il ricorso a discarica e massimizzare il recupero di materia che la Provincia di Como prevede di

attuare:

• assegnare contributi ai Comuni per la costruzione di aree attrezzate comunali;

• promuovere le raccolte differenziate, in particolare:

- incentivando la raccolta delle frazioni differenziate suscettibili di solo recupero di

materia (vetro, materiali ferrosi, alluminio, altri metalli) tramite la raccolta congiunta

per punti sul territorio del vetro-metalli (bottiglie di vetro, lattine in alluminio,

barattoli in banda stagnata);

- incentivando la raccolta dell’umido di provenienza domestica,

- incentivando la raccolta a domicilio della carta e cartone;

- incentivando la raccolta del legno (mobili usati non riutilizzabili) per ovviare il

conferimento nel contenitore degli ingombranti indifferenziati;

- incentivando la raccolta del verde presso le aree attrezzate;

• Sostegno ed incentivazione al conferimento differenziato in luoghi di media aggregazione

(scuole, uffici,…);

• assegnazione di contributi vincolati ai Comuni in base a meccanismi incentivanti e/o

premianti nei confronti delle amministrazioni comunali;

• implementazione, anche attraverso forme incentivanti, del sistema di convenzionamento

CONAI e Consorzi di filiera (si veda successivo punto 7c);

• collaborazione e sostegno ai Comuni per la verifica e la messa a punto dei meccanismi

fiscali connessi al passaggio tassa/tariffa.

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Azioni per attivare la raccolta differenziata dei rifiuti urbani biodegradabili (RUB):

al fine di un significativo incremento della raccolta differenziata si ritiene indispensabile sviluppare

concretamente la raccolta dei rifiuti urbani biodegradabili ed in particolar modo quella della

FORSU. Infatti nel campo del recupero dei rifiuti vegetali ligneo-cellulosici, la Provincia di Como

può già contare su una sviluppata rete di piazzole di compostaggio, in grado di soddisfare appieno

l’esigenza di destinare al recupero ingenti quantitativi di scarti verdi.

Il trattamento finale della FORSU rappresenta invece il grande assente nel panorama provinciale

comasco della gestione del rifiuto.

Appare quindi indispensabile prevedere all’interno della programmazione provinciale la

realizzazione di almeno due impianti di ricezione della FORSU per colmare la lacuna creatasi

all’interno dello schema gestionale della Provincia di Como, nel quale le raccolte della frazione

umida sono limitate a pochi casi sporadici.

Esiste pertanto una completa potenzialità da sfruttare, per soddisfare la quale occorre individuare i

due recapiti accennati posti in posizione baricentrica rispetto ai principali bacini di produzione, che

permetterebbero, tra l’altro, un consistente abbattimento dei costi di gestione di detta raccolta.

La potenzialità indicativa di tali impianti dovrebbe complessivamente aggirarsi sulle 44.000

tonnellate/anno, all’interno delle quali è compresa la necessaria quota di frazione ligneo-cellulosica

indispensabile al buon compimento del processo di compostaggio.

Azioni per l’effettivo recupero di materia ed energia:

come già esposto la promozione dell’effettivo recupero di materia può essere ottenuto attraverso

incremento delle raccolte differenziate, in modo particolare della FORSU e l’avvio a recupero delle

stesse.

Per ciò che concerne il recupero di energia, la sua promozione consentirà da una parte di conseguire

nel lungo termine il completo soddisfacimento della domanda di smaltimento finale

dell’indifferenziato non altrimenti recuperabile mediante avvio della medesima frazione al recupero

energetico e dall’altra di eliminare di conseguenza il ricorso alla discarica per lo smaltimento

dell’indifferenziato, riservando l’utilizzo del giacimento controllato esistente solo per la messa a

dimora di scarti in nessun altro modo recuperabili o di rifiuti indifferenziati inertizzati nei casi di

momentanea indisponibilità del termoutilizzatore.

A tal fine le azioni conseguenti da porre in atto potranno essere rappresentate da:

• adeguamento migliorativo del termoutilizzatore di titolarità A.C.S.M. SpA nel Comune di

Como, con il duplice scopo di aumentare il recupero energetico mediante ricezione di un

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quantitativo di rifiuto indifferenziato pari a quello prodotto dalla Provincia di Como

maggiorato del 20%, traguardando nel contempo l’obiettivo di un sensibile miglioramento

della qualità delle emissioni in atmosfera;

• realizzazione nell’ambito dello schema organizzativo comasco, con il termoutilizzatore al

centro, di almeno un impianto di pre/trattamento dei flussi di rifiuto indifferenziato, allo

scopo di migliorare le caratteristiche merceologiche dei rifiuti stessi in funzione

dell’ottimale funzionamento del termoutilizzatore e della necessità di minimizzare gli

impatti ambientali in caso di ricorso al giacimento controllato;

• stipula di accordi con operatori privati per l’invio a recupero energetico di flussi di rifiuto

urbano anche preventivamente trattato.

Preso atto dell’angusta localizzazione dell’impianto di termoutilizzazione, intercluso tra l’asse

ferroviario proveniente da Milano e diretto verso il resto d’Europa e la collina sulla quale sorge il

Comune di Casnate con Bernate, che non offre ulteriori possibilità di espansione, si ritiene che

l’adeguamento migliorativo potrebbe riassumersi nella realizzazione di una terza linea accanto alle

due esistenti.

Ciò consentirebbe di:

• non interrompere l’ordinaria attività di termovalorizzazione della prima e della seconda

linea durante i lavori di realizzazione della terza;

• terminati i lavori, utilizzare a regime soltanto la seconda e la terza linea dell’impianto per

consentire un revamping della prima;

• utilizzare la prima linea soltanto in casi di emergenza “rifiuti” e solidarietà nei confronti

delle altre Province o durante i fermi per lavori di manutenzione delle restanti porzioni.

Azioni per minimizzare il ricorso allo smaltimento in discarica:

La minimizzazione del ricorso a discarica potrà essere conseguito attraverso l’attuazione congiunta

degli obbiettivi di:

• riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte;

• incremento delle rese delle raccolte differenziate e di promozione dell’effettivo recupero di

materia ed energia.

In tale scenario il ricorso a discarica avverrà unicamente per il collocamento della parte residuale

dell’indifferenziato, non altrimenti recuperabile e per la gestione dei fermi tecnici del

termoutilizzatore.

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La vita utile del giacimento sarà in funzione delle effettive caratteristiche dell’indifferenziato che

sarà conferito all’impianto e dell’effettivo raccordo con la tempistica necessaria all’adeguamento

del termoutilizzatore. Di conseguenza il traguardo temporale previsto di circa tre anni per il

completamento della discarica residuale potrà ragionevolmente prolungarsi a seguito del

ridimensionamento dei flussi di rifiuto.

Il monitoraggio della situazione costituirà il supporto per la futura revisione di piano, allo scopo di

provvedere ad individuare la soluzione più consona per la collocazione del residuale al termine

operativo del “6° lotto”. Al momento appare quantomeno opportuno verificare soluzioni alternative

ricorrendo allo strumento dell’accordo di programma con Province limitrofe, allo scopo di

affrontare congiuntamente il problema mediante utilizzo sinergico di un unico impianto posto sul

territorio di una di esse.

Azioni per la corretta gestione dei rifiuti da imballaggio:

le iniziative di supporto che la Provincia di Como intende attivare in merito alla gestione degli

imballaggi si riassumono essenzialmente nella possibile attivazione di accordi con il Consorzio

Nazionale Imballaggi (CONAI) e con i suoi consorzi di filiera, con la rete dei recuperatori presente

sul territorio provinciale e con la stipula di accordi di settore (produttivo) finalizzati ad ottimizzare

la gestione di alcune tipologie di rifiuti da imballaggio che caratterizzano il contesto territoriale

della provincia come ad esempio il rifiuti provenienti dai settori tessile, agricolo, floro-vivaistico e

dalla grande distribuzione commerciale.

Pare opportuno sottolineare che le iniziative descritte andranno ad interessare anche l’attività di

Educazione Ambientale che la Provincia di Como intende promuovere.

Rispetto ai sopraccitati obbiettivi regionali in materia di gestione di rifiuti urbani, si ritiene che

l’obbiettivo non ancora considerato nel Piano Provinciale di Gestione dei rifiuti adottato nel

novembre 2004, sia l’individuazione di iniziative finalizzate alla promozione degli acquisti verdi

nella Pubblica Amministrazione. La promozione dei cosiddetti “green procurement”, acquisti verdi,

nella pubblica amministrazione si va ad inserire nelle iniziative di supporto alla programmazione e

risponde alle più recenti indicazioni delle politiche ambientali europee e nazionali, quali gli “inviti”

contenuti in numerosi documenti di indirizzo comunitari, la Delibera CIPE n. 57/2002, “Strategia

d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia 2002-2010” che individua, tra i principali

strumenti di protezione dell’ambiente, “l’integrazione degli aspetti ambientali nelle procedure di

acquisto da parte della pubblica amministrazione” e, non ultime, le indicazioni contenute nelle

nuove Direttive Europee sugli appalti pubblici.

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La scelta di acquistare prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale dà attuazione alle più recenti

politiche per lo sviluppo sostenibile della nostra comunità e intende promuovere un consumo

“informato” e “responsabile” presso gli enti pubblici, le imprese e i cittadini.

Diverse amministrazioni in Italia e all’estero hanno adottato con successo politiche di “Acquisti

Verdi”, accolte favorevolmente dai propri fornitori come un’opportunità di innovazione e apertura

di nuovi mercati. Realizzare questi acquisti o prodotti “Ecocompatibili” significa approvvigionarsi

di beni/ servizi “ambientalmente preferibili” ovvero che possiedono un minore o ridotto effetto

sull’ambiente e di conseguenza sulla salute umana. Un prodotto/servizio di questo tipo si differenzia

dagli altri perché garantisce ridotti impatti lungo tutto il suo ciclo di vita dello stesso, ovvero in fase

di produzione, utilizzo e smaltimento.

Impatti:

• minori consumi di materie prime e risorse naturali (energia, acqua);

• assenza o limiti di contenuto di sostanze pericolose, tossiche/nocive;

• ridotte emissioni in aria, acqua e suolo;

• minore produzione di rifiuti a valle.

Sulla base delle considerazioni fin qui esposte si ritiene che l’adozione di una politica di “Acquisti

Verdi” presenti dei vantaggi per gli enti, per le imprese e per gli utilizzatori finali dei

prodotti/servizi acquistati.

Vantaggi per gli Enti:

• riduzione degli impatti ambientali sul proprio territorio;

• adeguamento alle più recenti indicazioni delle politiche ambientali europee e nazionali;

• garanzia di migliore qualità delle forniture, anche a tutela della salute umana.

Vantaggi per le imprese:

• opportunità di innovazione e di miglioramento dei prodotti/servizi offerti;

• promozione delle imprese che hanno investito a favore della sostenibilità;

• le imprese “ambientalmente sostenibili” anticipano l’evoluzione di tendenze di mercato e

delle normative ambientali.

A titolo di esempio si citano varie esperienze condotte da diversi enti che hanno adottato Politiche

di acquisti Verdi, come: Provincia di Cremona, Comune di Ferrara, Provincia di Genova, Comune

di Reggio Emilia, Arpa Piemonte, Comitato per i Giochi Olimpici Invernali Torino 2006 (TOROC).

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Per riconoscere un prodotto o servizio a minore impatto ambientale è possibile avvalersi di

strumenti informativi già presenti sul mercato oppure richiedere informazioni specifiche alle

aziende produttrici.

Esempi di strumenti informativi sono le etichette e i marchi ecologici; si tratta di strumenti

informativi che possono essere richiesti e applicati a prodotti o servizi che presentano minori

impatti ambientali rispetto ai concorrenti. Si tratta in genere di etichette volontarie garantite da

organismi indipendenti, che possono riguardare diverse tipologie di prodotti e di impatti ambientali

come, ad esempio:

• Ecolabel Europeo: marchio di qualità ecologica dell’UE che può essere applicato a 23

tipologie di prodotti e servizi garantendone l’eccellenza ambientale;

• Blue Angel: marchio di qualità ecologica tedesco, assegnato a migliaia di prodotti presenti

anche sul mercato italiano;

• Nordic Swan: marchio di qualità ecologica scandinavo, presente anche sul mercato italiano;

• Energy Star: garantisce ridotti consumi energetici di apparecchiature per ufficio;

• Marchio di qualità bio-ecologica ANAB-IBOIBN: certifica prodotti e materiali da

costruzione conformi ai criteri della bioedilizia;

• FSC: garantisce la gestione sostenibile delle foreste da cui provengono le fibre cellulosiche

utilizzate per la produzione di carta o legno.

In ogni caso in assenza di marchi o etichette, le informazioni di tipo ambientale possono essere

richieste direttamente al produttore o verificate attraverso schede tecniche del prodotto o altri

documenti informativi disponibili (materiali e composizione del prodotto, test e prove di

laboratorio). A seconda del prodotto o servizio, le informazioni possono riguardare: presenza di

sostanze nocive, percentuale di materiale riciclato, biodegradabilità, riciclabilità, consumo

energetico, emissioni inquinanti prodotte, garanzia di durata del prodotto, indicazioni sul corretto

uso, impiego di materie prime rinnovabili, ridotte emissioni elettromagnetiche ed acustiche ecc.

Di seguito si illustrano le iniziative che la Provincia di Como ha in corso di attivazione e quelle che

potrebbe attivare, per ciò che concerne l’incentivazione degli acquisti verdi nella Pubblica

Amministrazione; le iniziative descritte potranno svilupparsi nel dettaglio in fase di

redazione/revisione del piano provinciale.

Innanzitutto occorre dire che la Provincia di Como ha già in corso di definizione, in collaborazione

con il Punto Energia, delle iniziative, con erogazione di contribuiti, rivolte in particolar modo ai

Comuni della provincia, finalizzati a:

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• Educare al riciclaggio e all’acquisto verde;

• Incentivare le Amministrazioni Pubbliche a privilegiare gli acquisti eco-compatibili di

prodotti ottenuti dal riciclaggio e di prodotti che salvaguardano la sostenibilità ambientale;

• Avviare politiche sociali di approvvigionamento sostenibile negli Enti Locali;

Azioni concernenti l’incentivazione degli acquisti verdi:

• Formare gli operatori delle Pubbliche Amministrazioni che vengono coinvolti in procedure

d’acquisto;

• Prevedere una percentuale di acquisti, delle Amministrazioni, di prodotti eco-sostenibili;

• Informare la cittadinanza sugli acquisti volti a promuovere il rispetto dell’ambiente;

• Favorire l’iscrizione delle Amministrazioni, a organismi (nazionali o internazionali) che

operano nel campo dello sviluppo eco-sostenibile.

La Provincia potrebbe promuovere la stipula di convenzioni, con erogazione di eventuali contributi,

con le amministrazioni locali al fine di favorire:

• L’utilizzo di combustibili di origine vegetale (Biodiesel);

• L’acquisto di stampanti, fotocopiatrici e fax, che prevedano il servizio di ritiro e

smaltimento e/o recupero dei materiali di consumo e dei beni usati;

• L’acquisto di carta e/o carta riciclata, che garantisca il rispetto di requisiti di eco-

compatibilità;

• L’acquisto di bidoni, cassonetti, contenitori per la raccolta dei RSU, con caratteristiche

tecnico-costruttive e specifiche di sicurezza in linea con gli standard europei, in grado di

agevolare il raggiungimento delle percentuali di raccolta previsti dalle norme vigenti.

Obbiettivi Rifiuti Speciali

Come detto in precedenza in seguito all’approvazione della “Proposta di Piano di Gestione dei

Rifiuti” come previsto dalla legge regionale 12 dicembre 2003, è fatto obbligo alle Province di

revisionare/integrare/approvare i Piani Provinciali di gestione dei rifiuti urbani e speciali, alla luce

dei recenti contenuti introdotti dalla Pianificazione regionale anche in materia di rifiuti speciali.

Pertanto il gruppo di progettazione del Settore Ecologia e ambiente della Provincia di Como ha

avviato l’integrazione del Piano Provinciale di gestione dei Rifiuti includendo nell’ambito della

pianificazione anche la problematica dei rifiuti Speciali. A tal scopo, presso i nostri uffici si stanno

elaborando i dati relativi alla produzione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, totali,

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raggruppati per codice CER e per famiglia di rifiuto, utili a fornire la fotografia dello “stato di fatto”

sulla produzione di rifiuti speciali, necessaria per una corretta pianificazione.

Faranno seguito:

• le analisi per la mappatura dei flussi e la stima dei trend di produzione nel medio e lungo

periodo;

• la definizione delle linee strategiche di piano e la definizione degli obbiettivi da conseguire;

La definizione dei quantitativi prodotti di rifiuti speciali unitamente alle analisi strategiche servirà a

definire il “fabbisogno di gestione” di rifiuti speciali nel medio e lungo periodo in provincia di

Como. In questa fase si terrà conto anche dell’importazione/esportazione di rifiuti speciali da/in altri

ambiti territoriali.

Con un’analisi parallela, il gruppo di progettazione, elaborerà i dati sugli impianti provinciali di

gestione dei rifiuti con particolare riferimento alle rispettive potenzialità e ai dati sui rifiuti

effettivamente trattati. In questo modo sarà possibile individuare la “potenzialità provinciale di

gestione”. Si ricorda che il termine “gestione” si riferisce a tutte le operazioni relative ai rifiuti

(deposito, trattamento, smaltimento, recupero, …)

Accanto alle analisi sui quantitativi si farà riferimento ai costi e all’idoneità nell’individuazione

delle aree.

Fonti dei dati

I dati sulla produzione di rifiuti speciali utilizzati nelle analisi in corso provengono dal Catasto dei

Rifiuti in capo all’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. Il Catasto Regionale istituito

ai sensi del D.Lgs. 22/97 e del D.M. 372 del 1998 fornisce annualmente a tutte le Province della

Lombardia la banca dati bonificata delle dichiarazioni effettuate dalle imprese alle CCIAA ai sensi

della L. 70/94 (MUD) e dei DPCM attuativi.

I dati sui rifiuti trattati e sulle potenzialità di gestione degli impianti sono stati desunti dalle banche

dati del Settore Ecologia e Ambiente della provincia di Como ed in particolare dal:

• registro informatizzato delle comunicazioni effettuate dai recuperatori di rifiuti ai sensi degli

art. 31 e 33 del D.Lgs. 22/97,

• banca dati degli impianti autorizzati ai sensi degli art. 27b e 28 del D.lgs. 22/97.

Rappresentatività dei dati:

i dati sulla produzione di rifiuti speciali acquisiti sono caratterizzati da un proprio grado di

rappresentatività della situazione reale. La definizione di questo parametro correttivo permette di

stimare adeguatamente i dati reali sulla gestione e produzione dei rifiuti.

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In particolare si tratta di effettuare un’analisi sul grado di copertura delle istanze di ciascun database

utilizzato rispetto alle istanze reali. Questa discrepanza è significativa, ad esempio nel caso del

MUD (database sulle produzioni di rifiuti speciali) in relazione alle non poche eccezioni

sull’obbligatorietà di compilazione e consegna dello stesso da parte dei soggetti produttori di rifiuti.

Le eccezioni sull’obbligatorietà del MUD sono rintracciabili nell’art. 11 del D.Lgs. 22/97 e per

effetto delle stesse il MUD non contiene le informazioni relative alla produzione di rifiuti speciali

non pericolosi provenienti:

• dalle ditte artigiane (art. 2083 c.c.) con meno di 3 dipendenti;

• dai piccoli imprenditori agricoli (art. 2135 c.c.) con volume d’affari annuo inferiore ai limiti

previsti;

• dalle ditte che conferiscono i rifiuti direttamente al servizio pubblico di raccolta;

• da attività agro-industriali;

• da attività di demolizione e costruzione;

• da attività commerciali;

• da attività di servizio;

• dalla dismissione di macchinari deteriorati o apparecchiature obsolete.

Non vi sono invece eccezioni per i soggetti che svolgono l’attività di gestione dei rifiuti a titolo

professionale, quindi chi effettua professionalmente il trasporto, la raccolta, lo smaltimento, il

recupero, il deposito, il trattamento dei rifiuti è tenuto alla presentazione del MUD. I dati relativi

alle ditte e agli impianti legittimati ad effettuare la gestione dei rifiuti e che quindi hanno effettuato

comunicazione di inizio attività (artt. 31 e 33 D.Lgs. 22/97) oppure che sono in possesso di

specifica autorizzazione (artt. 27 e 28 D.Lgs. 22/97) non presentano problemi di copertura del dato

ad eccezione dell’ipotesi di attività abusiva di gestione dei rifiuti.

Bonifica dei dati:

i dati sulla produzione di rifiuti speciali acquisiti sono caratterizzati dalla presenza di un certo

numero di errori di compilazione. Per poter effettuare un’analisi corretta dei dati occorre operare su

una banca dati parallela a quella originaria popolata con gli stessi dati opportunamente trasformati

da una o più procedure di bonifica. Obbiettivo del processo di bonifica è quello di ottenere una

seconda banca dati, corretta, da utilizzare a fini statistici. La bonifica dei dati del MUD viene

effettuata dagli uffici del Catasto Regionale dei Rifiuti in base ad un insieme di procedure

standardizzate ognuna delle quali viene impiegata per correggere un certo tipo di errore ricorrente o

casuale. La bonifica dei dati MUD viene effettuata anche da altri Soggetti, ma si ritiene a tutti gli

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effetti sufficiente il livello di bonifica dei dati garantito dal Catasto Regionale presso l’ARPA della

Lombardia.

Storicità dei dati:

la comparazione delle produzioni di rifiuti speciali negli ultimi anni, partendo da quando il Catasto

Regionale ha iniziato a fornire le banche dati MUD bonificate alle Province, permette di valutare il

trend di produzione.

Analisi dei dati:

il saldo fra produzione, importazione ed esportazione di rifiuti dall’ambito provinciale fornisce

invece il dato sul fabbisogno di gestione nel medio e lungo periodo. Il fabbisogno di gestione

paragonato alle potenzialità di gestione provinciali rappresenta il punto di partenza per la

definizione delle azioni da conseguire e degli obbiettivi da raggiungere in materia di gestione di

rifiuti speciali.

Partendo dall’analisi dello stato di fatto attuale e dagli obbiettivi generali previsti a livello regionale,

gli uffici di Piano stanno lavorando per valorizzare i seguenti obbiettivi, proiettandoli inoltre nel

medio/lungo periodo:

• riduzione della produzione di rifiuti speciali;

• realizzazione di un ciclo tecnologico del rifiuto (prodotto-rifiuto-riprodotto);

• minimizzazione del conferimento in discarica dei rifiuti speciali;

• massimizzazione delle condizioni di sicurezza nella gestione dello smaltimento;

• massimizzazione del recupero di materia;

• massimizzazione del recupero di energia;

• monitoraggio e promozione dell’ottimizzazione della rete impiantistica operante anche ai

fini della promozione dell’innovazione tecnologica nella gestione dei rifiuti;

• monitoraggio e valutazione dei costi di smaltimento e recupero dei rifiuti;

• miglioramento del sistema informativo di monitoraggio dei dati sulla gestione dei rifiuti

speciali;

• promozione di interventi di ricerca e sviluppo;

• sviluppo di azioni di formazione, informazione e sensibilizzazione;

• miglioramento dello stato di applicazione delle normative vigenti;

• aumento della raccolta differenziata anche per i rifiuti speciali pericolosi;

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Azioni di piano previste per i rifiuti speciali

Innanzitutto occorre dire che le azioni proposte dal Piano in materia di rifiuti speciali hanno

carattere di indirizzo in quanto le realtà produttive in essere non sono assoggettabili allo stesso

regime di pianificazione che viene invece applicato ai rifiuti urbani.

Azioni previste:

Le principali azioni previste sono:

Per quanto riguarda la riduzione della produzione di rifiuti speciali si ritiene che occorra,

innanzitutto, un nuovo sistema di valutazione della stessa che tenga conto sia dei rifiuti urbani che

di quelli speciali. Infatti l’incidenza all’assimilazione dei rifiuti speciali, può inglobare consistenti

quantitativi di rifiuti di provenienza non domestica nel ciclo delle raccolte comunali, ciò

contribuisce a falsare il dato sulla produzione pro-capite, il quale potrebbe invece essere in

diminuzione. Le azioni volte a sostenere la diminuzione della produzione di rifiuti speciali per poter

essere efficaci debbono essere intraprese a scale superiori (dalla scala regionale a quella europea),

ma anche a livello locale possono intraprendere comunque azioni di sensibilizzazione rivolte al

mondo della produzione e distribuzione locale. Gli indirizzi che la Provincia di Como intende

sostenere guardano verso lo sviluppo di criteri di progettazione sostenibili dei prodotti, ad esempio

tramite l’adozione di studi di LCA. Le azioni di riduzione e produzione, non si rivolgono solo alla

grande distribuzione ma anche a livello di consumatore. La grande distribuzione dovrà essere

coinvolta e sensibilizzata con azioni propositive volte alla riduzione nella produzione di rifiuti

applicata già in fase di scelta dei prodotti da destinare alla vendita, oppure tramite iniziative

specifiche come l’introduzione di marchi ecologici sui prodotti esposti.

Il consumatore potrà essere coinvolto tramite azioni di sensibilizzazione finalizzate ad attivare la

sensibilità verso quei prodotti che implichino la minor produzione di rifiuto.

Le azioni di promozione potranno essere svolte con l’ausilio o in collaborazione con le associazioni

di categoria del mondo dell’impresa (agricoltura, industria, commercio, artigianato e servizi),

tramite il sostegno di iniziative indirizzate ad una porzione di territorio e/o ad uno specifico Settore.

La Provincia di Como mira alla massimizzazione del recupero di materia e di energia e, grazie ad

un rinnovato sistema informativo di monitoraggio dei dati che si estende anche alla gestione dei

rifiuti speciali ed alle relative aziende, può indirizzare verso forme più sostenibili di gestione;

pertanto l’attività di monitoraggio gestita dell’Osservatorio verrà estesa gradualmente anche alle

aziende private. Tale sistema consente all’amministrazione di svolgere azioni di indirizzo “mirate”

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e di sensibilizzazione, contestualmente le aziende potranno cogliere le opportunità legate ad una

gestione integrata dei rifiuti comprensiva delle emergenze relative ai rifiuti speciali.

La raccolta differenziata dei rifiuti speciali è fondamentale, infatti le analisi preliminari effettuate

nel 2005 segnalavano notevoli quantitativi di rifiuti che per errore venivano assimilati agli urbani

falsando tra l’altro il dato sulla produzione pro capite.

Il Piano Speciali fa proprie le disposizioni europee e nazionali volte all’aumento dell’intercettazione

anche dei rifiuti particolari come PCB e RAEE.

Di primo acchito le analisi condotte sui dati di produzione e gestione totale dei rifiuti speciali

mostrano che la Provincia di Como presenta un saldo positivo a netto favore dell’importazione.

Tuttavia analisi più approfondite sui flussi di import export spinte alle singole famiglie CER di

rifiuti speciali evidenziano come che per alcune di esse il ricorso ad impianti extra provinciali sia

indispensabile.

Il piano di gestione dei rifiuti speciali pone quindi specifica attenzione a queste famiglie di rifiuto,

proponendo azioni correttive volte a rendere la gestione delle stesse più sostenibile.

Un altro aspetto problematico emerge dalla conoscenza del sistema di gestione e si riferisce alle

potenzialità impiantistiche comunicate dalle ditte che operano in regime semplificato; esse risultano

infatti molto più elevate del trend di rifiuti effettivamente gestiti e dedotti dalle dichiarazioni

annuali, anche se negli gli ultimi anni si registra una maggiore rispondenza fra i dati comunicati ed i

dati effettivi di potenzialità; in ogni caso la Provincia di Como ritiene utile estendere il

monitoraggio anche su questo aspetto in modo tale da, laddove vengano confermate potenzialità

disponibili, indirizzare i gestori ad un ottimale impiego delle strutture.

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Scenari di Piano e fabbisogno impiantistico

Durante la fase di elaborazione e redazione del Piano sono stati definiti gli obbiettivi generali, gli

obbiettivi specifici e le azioni funzionali al loro raggiungimento. Si è giunti poi alla di uno scenario

di riferimento rispetto al quale ipotizzare l'andamento futuro di alcune variabili rilevanti, esogene ed

endogene, in assenza delle azioni previste dal Piano medesimo. Tale esercizio di previsione è in

grado di stimare l'evoluzione nel tempo del contesto socio-economico, territoriale e ambientale su

cui il Piano agisce in assenza di qualsiasi intento “pianificatorio”. In pratica viene definita

l'alternativa “zero” rispetto alla quale definire le diverse alternative di piano, ovvero gli insiemi di

azioni, misure, provvedimenti normativi, ecc.

La determinazione dello scenario di riferimento è molto importante in quanto permette di

paragonare e differenziare le diverse alternative, di valutare gli effetti derivanti da ciascuna di esse e

di ordinarle in base agli impatti preferibili.

Variabile Popolazione

orizzonte di medio periodo

O orizzonte di lungo periodo

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in base alle statistiche, tra il 2003 e il 2013 in Provincia di Como è previsto un incremento di

popolazione pari al 0,40 % su base annua.

Variabile produzione di rifiuti

Scenari di Piano

In base ai dati attuali relativi alla raccolta differenziata è stato possibile delineare una proiezione di

lungo periodo (scenario 0) mantenendo le rese attuali (anno 2004) della stessa. Nello specifico sono

state considerate le rese espresse sotto forma di dato pro-capite (kg/ab.anno) riferite a ciascuna

tipologia merceologica ricavabile dalla raccolta differenziata (carta, legno, plastica, ferro, alluminio,

vetro, organico, verde, altre frazioni recuperabili). Lo scenario 0 tiene ovviamente conto

dell’incremento di popolazione e della produzione di rifiuti prevista nel lungo periodo. Si può

affermare che la proiezione di lungo periodo in base alle rese attuali porterebbe addirittura ad una

diminuzione della raccolta differenziata che andrebbe ad attestarsi intorno al 38%.

Tale situazione si verrebbe a delineare in base ad un unico bacino provinciale analogamente alla

situazione attuale della raccolta dei rifiuti urbani e rappresenta la teorica rappresentazione degli esiti

futuri del sistema di gestione nel caso fossero confermate le azioni in atto cioè in assenza di azioni

innovative.

Il Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti assume quale obbiettivo primario la minimizzazione

degli stessi e la riduzione del conferimento a discarica perseguendo le azioni di: riduzione della

produzione, incremento del recupero di materia e in subordine mediante il recupero di energia.

Per valutare quali azioni, nel medio/lungo periodo si dimostrano le più efficaci a massimizzare il

raggiungimento degli obbiettivi prefissati sono stati ipotizzati tre differenti scenari con previsioni

bitemporali fondati sulla suddivisione provinciale in due sub-ambiti, la zona di montagna e la zona

di pianura.

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Scenario A: azione - massimizzazione recupero di energia

Scenario B: azione - massimizzazione recupero di materia

Scenario C: azione - equilibrio tra recupero di energia e recupero di materia

Di seguito, per comodità si riportano soltanto i dati relativi allo scenario “0”quale riferimento ed dello scenario C che, in seguito a

Valutazione Ambientale Strategica è stato ritenuto il più sostenibile e il più efficiente nel massimizzare il raggiungimento degli obbiettivi

di Piano.

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Lo scenario C - propone una soluzione equilibrata fondata in parte sul recupero di materia e in parte sul recupero di energia tramite

termovalorizzazione.

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Lo scenario C prevede una soluzione equilibrata, fondata sullo studio delle rese specifiche al tipo di

recupero su ciascuna frazione merceologica presente. Prevede lo sviluppo della raccolta

dell’organico domestico, grande assente nel sistema attuale di gestione dei rifiuti provinciale,

consentendo di ottenere un incremento del recupero di materia, conseguente sottrazione della

frazione organica a discarica e a termovalorizzazione (basso potere calorifico).

Si prevede l’incremento al limite di presenza di frazioni quali: metalli ferrosi, alluminio e vetro

(questi possono essere recuperati soltanto come materiali); mentre prevede un incremento più

contenuto per le frazioni quali: carta, cartone, plastica, legno al fine di garantire la qualità delle

partite raccolte e di destinare gli sfridi (poco separabili anche all’atto del conferimento) a

termovalorizzazione.

Inoltre è previsto che la raccolta differenziata si attesti, nel lungo periodo, attorno ad un valore pari

a circa il 58% di resa, mentre la potenzialità di termovalorizzazione raggiunga le 140 mila

tonnellate all’anno (dato di molto inferiore allo stesso previsto nello scenario A).

Lo scenario C implica un passaggio dei rifiuti, precedente alla termovalorizzazione, in un impianto

di pretrattamento la cui potenzialità è di circa 118.000 tonnellate all’anno.

Di seguito si riporta lo schema sintetico del parco impianti che supporta lo scenario C:

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Stato di fatto attinente la biodiversità in Provincia di Como

La biodiversità è il risultato di lunghi processi evolutivi che per miliardi di anni hanno permesso che

la vita si adattasse alle continue mutazioni delle condizioni ambientali sulla Terra. Tra le varie

forme di ricchezza, in un’area fortemente urbanizzata e concentrata soprattutto attorno alla città di

Como, la biodiversità è stata sinora sottovalutata. Questo patrimonio è costituito da un enorme

massa di informazioni genetiche che caratterizzano e rendono uniche le singole specie. Sebbene

l’estinzione delle stesse sia un fenomeno naturale, proprio perché legato alla comparsa di nuove

specie, l’intervento dell’uomo, in particolare con l’urbanizzazione, l’inquinamento dell’aria e dei

suoli, la deforestazione e l’utilizzo di tecnologie non appropriate, ha amplificato notevolmente la

portata di questo problema. Si desume che l’erosione della biodiversità va contrastata in ogni modo,

perché nell’immediato futuro può portare a gravi conseguenze, anche a livello locale, in quanto le

numerose specie di animali, di piante e di microrganismi sono di per sé condizione essenziale per la

vita dell’uomo, fonte potenziale di alimenti, di sostanze medicinali e di altri prodotti strategici per il

benessere sociale ed economica della comunità.

Purtroppo ad oggi si possiedono poche informazioni numeriche ed analitiche relativamente a

quantità e qualità della biodiversità diffusa sul territorio ed in ogni caso non possono essere

considerate indicatori di stato completi ed affidabili rispetto alla perdita o all’incremento del

patrimonio di biodiversità locale. Tuttavia un valido riferimento è il Rapporto sullo Stato

dell’ambiente del Comune di Como che ha delineato un quadro d’insieme (riportato di seguito in

tabella) che indica, in particolare per la flora, un progressivo degrado con seri rischi di estinzione

per alcune specie locali. Le cause sono molteplici e vanno ricondotte essenzialmente alla diffusione

di cattive pratiche di gestione territoriale (potature, posa di reti tecnologiche, sale antigelo), alla

crescente presenza di agenti infestanti (insetti, funghi, parassiti), allo sviluppo incondizionato o

all’inserimento non programmato di specie esotiche altamente infestanti, come ad esempio la

robinia, che hanno di fatto sostituito specie pregiate preesistenti, agli effetti dovuti alle

concentrazioni di agenti atmosferici inquinanti: ozono e acidificazione delle piogge. Per quanto

riguarda in particolare gli effetti dovuti all’ozono è utile ricordare che il Piano regionale per la

Tutela della Qualità dell’Aria (Regione Lombardia 2001) ha evidenziato che l’azione esercitata

dall’ozono sulla vegetazione si esplica quando l’esposizione (dose = concentrazione dell’inquinante

nell’aria x durata dell’esposizione) supera una certa soglia, detta livello critico; si distinguono un

livello critico a breve termine, per il quale si manifestano i primi danni fogliari visibili alla piante

più sensibili, ed un livello critico a lungo termine per il quale si verificano cali di resa alle colture

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più sensibili o diminuzione della crescita. L’indice che viene comunemente utilizzato è il cosiddetto

AOT40 (Accumulated over the threshold of 40 ppb O3), un indice di esposizione cumulativo

espresso come somma delle eccedenze di concentrazioni medie orarie di O3 oltre il valore di 40 pbb

in un determinato intervallo di tempo. L’indice AOT40 definisce la soglia associata ad una

riduzione del 10% della produttività delle specie. La situazione attuale, quindi, vede soggetta a

rischio gran parte delle strutture alberate della città, tale da far emergere la necessità urgente di

provvedere ad una progressiva sostituzione con specie più resistenti a fattori esogeni infestanti e

all’inquinamento atmosferico. Questa operazione è stata progressivamente avviata nel 1995 e, sino

ad oggi, ha interessato l’acero, il ligustro e il tiglio.

Quadro d’insieme relativo alla flora riportato nell’RSA della città di Como:

Fonte: Agenda 21 Provincia di Como - Servizio Agricoltura, Ufficio Foreste, Settore Risorse Ambientali, Servizio

Caccia e Pesca;

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Per quanto riguarda la fauna, la Provincia di Como dal 1997 si è dotata di un Piano faunistico venatorio

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Considerazioni circa i probabili impatti

Già a partire dalla definizione degli obbiettivi, il Piano Provinciale di gestione dei rifiuti Urbani e

Speciali, assume la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse naturali e paesistiche quali

presupposti per la propria pianificazione sostenibile e lo fa assorbendo le novità introdotte in

materia dal recente Piano regionale.

In particolare anche il Piano Rifiuti riconosce l’importanza della Rete ecologica provinciale come

valida strategia per la tutela e lo sviluppo di tali risorse; i siti della Rete Natura 2000, elementi di

rilievo nella Rete Ecologica del PTCP in quanto assumono il ruolo di “aree sorgenti di biodiversità”

o di ambiti di massima naturalità sono espressamente individuati anche nella Carta delle aree

escluse alla localizzazione degli impianti del Piano Rifiuti, per queste zone si assume la volontà di

tutela ssoluta.

L'analisi dei possibili impatti generati dall’attuazione del Piano Provinciale di Gestione dei rifiuti

permette di trarre alcune conclusioni relativamente alle interazioni dello strumento con le

componenti biotiche dell'ecosistema sia in termini di singoli elementi biologici (specie rare,

endemismi, ecotipi ecc.), sia a livelli gerarchici maggiori.

Le azioni di disturbo “valutabili” derivanti dall’attuazione del piano/programma nei confronti dei

pSIC e delle ZPS, tenendo conto gli obiettivi di conservazione (art. 2 DPR 357/97), si dividono in

due categorie:

• azioni di disturbo dirette;

• azioni di disturbo indirette.

Si può affermare che non sono identificabili azioni di disturbo dirette, in quanto:

• in coerenza con i “Criteri guida regionali per la corretta localizzazione degli impianti sul

territorio” sono escluse alla localizzazione degli impianti le aree appartenenti alla Rete

Natura 2000;

• in coerenza con quanto previsto nella Rete ecologica provinciale, i nuovi impianti di

gestione dei rifiuti saranno localizzati soltanto nelle zone Tampone individuate nella Rete

ecologica provinciale.

La legge prevede però che la redazione di uno studio d’incidenza non si limitati ai piani e ai progetti

ricadenti esclusivamente nei territori interessati dai siti Natura 2000, ma anche alle opere che, pur

sviluppandosi al di fuori di tali aree, potrebbero comunque avere incidenze significative su di essi.

La valutazione infatti deve essere interpretata come uno strumento di prevenzione che analizza gli

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effetti di interventi localizzati non soltanto in modo puntuale ma soprattutto, in un contesto

ecologico dinamico, considerando le correlazioni esistenti fra i vari siti ed il contributo che ognuno

di essi apporta alla coerenza globale della struttura e della funzione ecologica della rete Natura

2000.

Quest’aspetto verrà approfondito in sede di scelta definitiva dell’area di localizzazione

dell’impianto, anche in relazione alla tipologia di smaltimento, compostaggio o pretrattamento.

Un’adeguata valutazione d’incidenza richiede che si considerino anche eventuali effetti congiunti di

altri piani o progetti per valutare gli impatti cumulativi che spesso si manifestano nel tempo. Inoltre

è opportuno considerare le possibili misure di attenuazione e le soluzioni alternative per limitare le

incidenze che il progetto potrebbe avere sul sito in esame compromettendone l’integrità strutturale e

funzionale2.

Il progetto cartografico redatto presso l’ufficio di Piano, ha incluso due ulteriori carte che da un lato

individuano le Aree idonee alla localizzazione degli impianti di gestione dell’umido dall’altro

mostrano le Aree Preferenziali e compatibili alla localizzazione di strutture adibite al pre

trattamento del rifiuto indifferenziato, mettendole in relazione ai Siti Natura 2000.

Quest’operazione permetterà al valutatore, in sede di eventuale rilascio di autorizzazione, di

valutare la prossimità degli impianti e di approfondire o avviare uno studio di incidenza mirato ad

evidenziare gli impatti derivanti dalla gestione nei confronti dei siti in questione.

In linea generale si può ragionevolmente supporre che l’attuazione del piano, recependo spazio

nelle aree Tampone non comporti perdite in termini di vegetazione, flora e fauna rilevanti, ma

sottrazioni marginali di suolo incolto o agricolo di minor pregio.

Analogamente, dal punto di vista strutturale ed ecologico non si avranno effetti di rilievo sui siti nel

loro complesso, poiché le attività connesse al compostaggio non comportano impatti negativi

rilevanti e diretti sui siti interessati.

Per quanto riguarda gli eventuali impatti indiretti, soggetti al futuro monitoraggio, si può ipotizzare

che potrebbero generarsi principalmente in conseguenza a nuovi interventi sul sistema

infrastrutturale d’accesso agli impianti, qualora non ne esista già uno, o a causa della

movimentazione dei rifiuti.

2 Funzionalità ecologica: insieme dei meccanismi di feedback attivo che si oppongono alle perturbazioni, di qualunque natura essa siano. Essi possono essere di natura biotica o abiotica o derivare da una combinazione delle due. Un sistema naturale con una buona funzionalità ecologica, se disturbato da fattori di stress esterni, è facilmente in grado di ritornare al suo stato stazionario; contrariamente un sistema naturale debole dal punto di vista funzionale sarà meno dinamico e difficilmente riuscirà a ritornare al suo stato stazionario o lo farà in tempi molto lunghi.