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studio di GEOLOGIA ___________________________________________________________________________

Dott.ssa Geol. Rita AMATI 74122 Taranto-Lama : Via Girasoli, 142 - cell. 339/2989200 -3460483843

COMUNE DI TARANTO

RELATIVA ALLA IMMISSIONE SU SUOLO E NEI PRIMI STRATI DEL SOTTOSUOLO DI ACQUE METEORICHE DI

DILAVAMENTO TRATTATE DERIVANTI DALLE AREE IMPERMEABILIZZATE DEL CENTRO COMUNALE DI RACCOLTA RIFIUTI –ATO/1

VIA FEDERICO II- CIRCOSCRIZIONE TALSANO, LAMA, S. VITO. COMUNE DI TARANTO

IL GEOLOGO COMMITTENTE:

Dott.Geol. Rita AMATI Comune di Taranto Direzione Ambiente, Salute e Qualità della Vita

DATA: Aprile 2014

RELAZIONE GEOLOGICA E IDROGEOLOGICA

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INDICE PREMESSA ..................................................................................................................................... 2

1. UBICAZIONE DELL’AREA D’INTERVENTO ............................................................................... 3

2. LINEAMENTI GEOLOGICI E GEOMORFOLOGICI ..................................................................... 5

2.1 Litostratigrafia .................................................................................................................................................. 5 Geologia di dettaglio .............................................................................................................................................. 8 2.2 Geomorfologia ................................................................................................................................................. 8

3. IDROGEOLOGIA ...................................................................................................................... 9

4. PERMEABILITÀ DELLE ROCCE AFFIORANTI .......................................................................... 12

4.1 Caratteristiche di permeabilità dei terreni interessati dalla irrigazione del verde e dalla subirrigazione ...... 12 5. ASPETTI CLIMATICI ............................................................................................................... 14

6. GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO E MODALITÁ DI SMALTIMENTO

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6.1 Presenza di pozzi nell’area .......................................................................................................................... 15 7. ANALISI DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO ED AMBIENTALE .................................................. 15

8. CONSIDERAZIONI FINALI ...................................................................................................... 16

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PREMESSA La scrivente, su incarico della Direzione Ambiente, Salute e Qualità della Vita del

Comune di Taranto, giusta Determina Dirigenziale n. 85 del 27/03/2014, ha redatto la presente relazione geologica e idrogeologica ai fini della verifica dell’idoneità dei terreni affioranti nel sito di intervento interessato allo smaltimento su suolo e nei primi strati del sottosuolo delle Acque meteoriche di dilavamento, opportunamente trattate, ricadenti sulle superfici impermeabilizzate del “Centro comunale di Raccolta di rifiuti”, che sarà realizzato a Lama in Via Federico II – Circoscrizione Talsano, Lama, S. Vito del Comune di Taranto.

La presente relazione viene redatta in ottemperanza a quanto stabilito dalla normativa vigente in materia di disciplina delle acque meteoriche:

• D.lgs 152/06 e successive modifiche e integrazioni; • Delibera di Giunta Regionale n. 1441 del 4 Agosto 2009. Piano di Tutela delle

Acque della Regione Puglia • PTA della regione Puglia approvato ed adottato con Deliberazione di

Consiglio regionale n. 230 del 20/10/2009. • REGOLAMENTO REGIONALE 9 dicembre 2013, n. 26 “Disciplina delle acque

meteoriche di dilavamento e di prima pioggia” (attuazione dell’art 113 del Dl.gs. n. 152/06 e ss.mm. ed ii.)

• Atto dirigenziale Regione Puglia n.1 del 01.03.2004 • Regolamento Provinciale.

Lo studio effettuato ha permesso di definire le caratteristiche geolitologiche,

geomorfologiche, idrografiche e idrogeologiche dell’area in oggetto rilevanti ai fini della verifica dell’idoneità dei terreni affioranti alla dispersione su suolo e negli strati superficiali del sottosuolo.

Le soluzioni progettuali specifiche previste per il trattamento depurativo delle acque meteoriche afferenti ai piazzali ed alle strade interne del Centro di raccolta, sono dettagliatamente descritte nella Relazione tecnica e negli elaborati grafici e planimetrici di progetto.

Il progetto prevede, inoltre, un parziale riutilizzo delle acque meteoriche depurate per l’irrigazione delle aree a verde in coerenza con quanto disposto nell’art. 2 comma 2 del R.R. 26/2013.

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1. UBICAZIONE DELL’AREA D’INTERVENTO L’area in cui ricade il centro comunale di raccolta è situata nella Circoscrizione

Talsano, Lama, S.Vito, in Via Federico II ( Fig. 1). Topograficamente ricade nel Foglio202 Tav. II SO “Talsano” della Carta I.G.M. d’Italia (Fig.2).

Fig. 1-Ortofoto con ubicazione del sito Morfologicamente l’area è ubicata alla quota media di 23,00 m s.l.m , digradante

lievemente verso nord-ovest (fig. 3). Il sito in cui sarà realizzato il centro comunale di raccolta non ricade in nessuna area

perimetrata dal PAI - Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Puglia e non rientra in nessuna area SIC, ZPS e Area Protetta.

Non vi è, inoltre, Vincolo Idrogeologico come si evince dalle cartografie ufficiali della Regione Puglia: PPTR: http://93.63.84.69:8080/pptr/ ; Webgis PAI PUGLIA : http://adbpuglia.dyndns.org/gis/map_default.phtml SIC,ZPS,Aree Protette: http://93.63.84.69:8080/webgis-parchi/map_uilayout.phtml?config=uilayout

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Fig. 2 – Corografia ( 1:25000)

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Fig. 3-Stralcio Aerofotogrammetrico

2. LINEAMENTI GEOLOGICI E GEOMORFOLOGICI 2.1 Litostratigrafia L'area del territorio Tarantino, nelle linee generali, è geologicamente

caratterizzata da un potente basamento carbonatico cretaceo (riferibile al “Calcare di Altamura” della letteratura geologica ufficiale) sovrastato in trasgressione da una sequenza sedimentaria marina plio - pleistocenica (“Calcarenite di Gravina”, “Argille subappennine”, “Calcarenite di M. Castiglione”) su cui, durante il ritiro del mare presso le attuali coste, si sono accumulati depositi terrazzati, marini e continentali.

In particolare, dal basso verso l'alto, si riconoscono le seguenti unità litostratigrafiche, dalla più antica alla più recente (Fig.4):

• Calcare di Altamura ( Cretaceo sup.);

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• Calcareniti di Gravina ( Pliocene sup. - Pleistocene inf.); • Argille sub-appennine ( Pleist. Inf. - Emiliano ); • Depositi Marini Terrazzati ( Pleist. medio - sup.); • Depositi attuali e recenti ( limi lagunari e palustri ).

BASAMENTO CARBONATICO • Calcare di Altamura (Cretaceo superiore): questa unità litostratigrafica costituisce la litologia più antica presente nell’area; si tratta di calcari micritici, compatti, di colore bianco a luoghi fossiliferi. Si presentano stratificati, con giacitura sub-orizzontale o al più, gli strati risultano inclinati di alcuni gradi con una leggera immersione verso sud sud-est. La stratificazione viene, spesso, obliterata da un’intensa rete di fratture irregolari riempite di terra rossa. Essa affiora estesamente a nord-est dell’area esaminata dove si delinea nella dorsale di S. Giorgio –Faggiano e in tutto il territorio compreso tra Lizzano, Torricella e Sava. Nel sito di interesse si rinviene nel sottosuolo, mediante perforazione di sondaggio, a notevole profondità al disotto di una coltre di argilla spessa centinaia di metri. Tali litotipi sono interessati da fenomeni di dissoluzione carsica, caratteristici di un elevato grado di permeabilità in grande. CICLO SEDIMENTARIO DELLA FOSSA BRADANICA • Calcareniti di Gravina (Pliocene sup. - Pleistocene inf.): tale formazione poggia in trasgressione sul Calcare di Altamura. Affiora estesamente e con continuità ai piedi della dorsale S. Giorgio – Faggiano come si osserva dalle numerose cave di “tufo” ormai dismesse presenti lungo la S.P S. Giorgio J.-Pulsano. Si tratta di biocalcareniti porose, variamente cementate, biancastre o giallognole, fossilifere; sono massive, a luoghi stratificate in banchi con giacitura sub-orizzontale. Localmente, in corrispondenza della superficie di trasgressione, si rinviene un orizzonte discontinuo di breccia calcarea rossastra ad elementi carbonatici poco elaborati. • Argille sub-appennine (Pliocene sup. - Pleistocene inf.): questa formazione risulta in continuità stratigrafica con le Calcareniti di Gravina. Si tratta di argille marnoso-siltose con intercalazione sabbiose, di colore grigio-azzurro che sfuma al giallastro, se alterate. L’ambiente di sedimentazione è di mare profondo. Nel sito di interesse ha uno spessore dell’ordine delle centinaia di metri. Affiora in lembi lungo l’orlo dell’ultimo terrazzo marino, in lembi allineati alla linea di costa, e in aree più depresse quali la Salina Grande nel sito di interesse invece si rinviene al disotto dei depositi calcarenitici terrazzati ad una profondità che varia dai 5-8 m dal p.c.. DEPOSITI MARINI TERRAZZATI (DMT) • Calcareniti e sabbie terrazzati (Pleistocene medio superiore): questi depositi poggiano con contatto trasgressivo su superfici di abrasione incise, a vari livelli, nei termini della serie plio-pleistocenica della Fossa Bradanica (Argille subappennine, Calcarenite di Gravina) e in qualche caso direttamente sui calcari cretacei. Nell’entroterra del Golfo di Taranto, sono stati individuati sei episodi sedimentari relativi ad altrettante superfici terrazzate poste a quote via via più basse. Tali depositi affiorano estesamente man mano che ci si avvicina alla costa: nella zona in esame affiorano le calcareniti depositatesi nel penultimo ciclo sedimentario pre-Tirreniano, hanno un buon grado di diagenesi ed hanno uno spessore residuo affiorante di circa 5,00-6,00 m.

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Fig. 4 – Stralcio del Foglio 202 "Taranto" della Carta Geologica d'Italia

DEPOSITI ATTUALI E RECENTI • Limi lagunari e palustri (Pleistocene-Olocene): si tratta di limi generalmente gialli e neri che rappresentano il deposito di zone paludose quali la Salina Grande • Dune costiere attuali e recenti: le dune costiere, nell’area in esame, sono assenti ma si rinvengono nella zona di Capo S. Vito nei pressi di Lido Bruno e lungo le spiaggie del Comune di Lizzano. Sono sopraelevate di una decina di metri sulla piana costiera. Si tratta di dune fisse, con copertura vegetale, costituite da sabbia silicea (quarzoso- feldspatica) con abbondanti minerali femici (pirosseni e magnetite) ben consolidata nel caso delle dune più antiche e non ancora cementata per quelle attuali. Tali depositi sabbiosi poggiano, a luoghi, sulle Argille subappennine ed in parte sui depositi marini terrazzati.

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• Sabbie, limi e ghiaie alluvionali (Olocene): questi depositi sono costituiti da sabbie, limi e ghiaie provenienti essenzialmente dall’erosione dei terreni attraversati dalle lame d’acqua e che si sono accumulati in zone depresse o lungo il fondovalle dei modesti corsi d’acqua. Costituiscono depositi di spessore limitato raggiungendo soltanto localmente qualche metro. Questi depositi affiorano nell’ambito della depressione denominata Salina Grande.

Geologia di dettaglio

Il sottosuolo del sito di indagine è caratterizzato da terreni calcarenitici –sabbiosi da

poco a mediamente addensati , dello spessore di circa 5,00 m poggianti su argille limose ; La stratigrafia schematica dei luoghi è rappresentata qui di seguito:

Stratigrafia di riferimento 0,00 Materiale di riporto antropico (asfalto e/o materiale detritico) 0,30 5,30-6,00 m

Calcareniti sabbiose da poco a mediamente cementate appartenenti ai depositi marini terrazzati

14,00 m

Argille limose e limi argillosi di colore giallastro ocraceo per alterazione, mediamente consistenti, con buone caratteristiche di plasticità potenzialmente interessati nella parte superiore da variazioni stagionali di contenuto d’acqua (Argille sub-appennine – Pleistocene inferiore)

Argille limose e limi argillosi consistenti di colore grigio azzurrognolo mediamente compatte e probabilmente sature di acqua marina(Argille sub-appennine – Pleistocene inferiore)

È presente una falda idrica superficiale a profondità variabile dai 4,50 a 5,00 m (dato

rilevato dalla scrivente, in Aprile 2012, in un pozzo per uso domestico in Via TIMI ( a nord- ovest dal centro di raccolta) in un’abitazione privata nell’ambito di uno studio geologico per un Progetto di ristrutturazione e ampliamento, variabile in funzione del regime pluviometrico.

2.2 Geomorfologia

Il sito in oggetto è ubicato nell’ambito del penultimo terrazzo marino di quota 23 m, ad andamento plano-altimetrico sub-pianeggiante ormai del tutto urbanizzato.

Dalla carta idrogeomorfologica della Regione Puglia ( redatta dall’ADB della Puglia) nel sito di intervento non si individua nessuna evidenza geomorfologica.

In generale, l’area in esame è caratterizzata da una morfologia piuttosto dolce costituita da una piana digradante leggermente verso sud che si presenta terrazzata a varie altezze sul livello del mare.

Si tratta di ripiani e gradini che corrispondono rispettivamente a superfici di spianamento marino, sia di accumulo che di abrasione, e a paleolinee di costa. E` questo il risultato del sollevamento tettonico e delle oscillazioni glacioeustatiche che hanno interessato questa parte della regione nel periodo post -calabriano.

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Il paesaggio naturale, negli anni, è però stato modificato da diversi interventi antropici: l’area infatti risulta al quanto edificata.

Il sito di intervento risulta stabile per posizione e non si osservano indizi di dissesto idrogeologico.

3. IDROGEOLOGIA

Nell’ambito dell’area esaminata, l’idrografia superficiale ha un modesto sviluppo a causa dell'elevata permeabilità dei terreni affioranti nel circondario (depositi marini terrazzati) e del fenomeno carsico che si sviluppa nelle rocce carbonatiche.

Notevole è invece la circolazione idrica sotterranea. Nell’area d’indagine sono ben distinte due falde idriche: la falda profonda detta “falda carsica”e la falda superficiale (fig. 5- serie idrogeologica).

Le risorse idriche sotterranee più cospicue si rinvengono nei calcarei cretacei (permeabili per fessurazione e carsismo) che sono sede della falda idrica di base; mentre falde superficiali poco produttive impregnano i depositi calcarenitici sabbiosi e sabbioso limosi (permeabili per porosità di interstizi) lì dove poggiano sulle argille sottostanti. Per quanto riguarda la falda di base, detta anche “falda carsica”, essa circola attraverso la rete di discontinuità strutturali del calcare, a luoghi ampliate dalla dissoluzione carsica, che ha generato autentici condotti. L'infiltrazione e la circolazione avviene sia in forma concentrata che diffusa ed è in ogni caso influenzata sempre dall'orientazione dei principali sistemi di fratturazione. Essa galleggia sull’acqua marina di invasione continentale più densa dell’acqua di falda. Al contatto acqua dolce - acqua salata si individua una zona detta di transizione o zona di diffusione in cui si verificano fenomeni di miscelamento salino. La falda carsica ha come livello di riferimento a potenziale zero il livello medio del mare.

Nell’area d’intervento la falda carsica di base circola in pressione al di sotto delle argille impermeabili per cui, intercettata la falda, l’acqua risale fino a stabilizzarsi a circa 0.80 m s.l.m. ossia a circa 22 m dal p.c. (fonte: P.T.A- Andamento delle isopieze, Fig. 6) per cui è preclusa qualsiasi interferenza con gli interventi in oggetto.

Le falde superficiali hanno, invece, sede nei depositi sabbioso- calcarenitici dei depositi marini terrazzati lì dove poggiano sulle Argille subappennine impermeabili, proprio come si verifica nel sito di intervento.

Esse ricevono apporti legati direttamente alle precipitazioni meteoriche ricadenti in loco, per cui sono poco produttive (portate emungibili dell’ordine della decina di litri al secondo) ed in genere il loro livello si abbassa o si annulla completamente durante la stagione estiva.

In riferimento agli orizzonti litologici superficiali del sito di intervento le informazioni disponibili indicano che nei depositi sabbiosi calcarenitici superficiali, che in loco hanno uno spessore dell’ordine dei 5,00 m , è presente una falda superficiale che si rinviene nei livelli più sabbiosi, sostenuta dal letto argilloso presente subito sotto.

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Fig. 5- Serie idrogeologica dell’area esaminata

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Esse ricevono apporti legati direttamente alle precipitazioni meteoriche ricadenti in loco, per cui sono poco produttive (portate emungibili dell’ordine della decina di litri al secondo) ed in genere il loro livello si abbassa durante la stagione estiva.

In riferimento agli orizzonti litologici superficiali del sito di intervento le informazioni disponibili indicano che nei depositi sabbiosi calcarenitici superficiali. Essa si rinviene solo nei periodi invernali ed è quasi del tutto assente nei periodi di siccità. Il suo livello idrico risulta essere a 4,50 m dal p. c. (dato rilevato dalla scrivente in un Pozzo per uso domestico in Via TIMI-Lama, in Aprile 2012) (fig. 7).

Fig.6- Stralcio del PTA della Regione Puglia_ Andamento delle isopieze della Falda di Base

0(m)

0,30 Materiale di riporto antropico e/o terreno vegetale

Deposito sabbioso- calcarenitico

4,50 m dal p.c. Livello idrico

5,00m dal p.c.

Argille grigio azzurre sub-appennine

Fig. 7: Sezione idrogeologica schematica

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4. PERMEABILITÀ DELLE ROCCE AFFIORANTI In base alla natura litologica e ad altri fattori quali la percentuale di vuoti presenti,

quindi del tipo di porosità, il grado di fratturazione, ecc., le rocce affioranti nel territorio possono essere distinte come segue in funzione del tipo di permeabilità:

- Rocce permeabili per fessurazione e carsismo: Tale tipo di permeabilità, che è di tipo secondario, è direttamente collegata

all’elevato grado di fratturazione e carsismo dei calcari cretacei (Calcare di Altamura), che strutturalmente si presentano stratificati interrotti da numerosi sistemi di fratture.

L’infiltrazione e la circolazione avviene sia in forma concentrata che diffusa ed è in ogni caso influenzata sempre dall’orientazione dei principali sistemi di fratturazione.

Il Calcare di Altamura presenta un grado di permeabilità variabile tra 10 e 10–4 cm/s;

- Rocce permeabili per porosità di interstizi : A questa classe appartengono le rocce clastiche calcarenitico sabbiose e i depositi

prettamente sabbiosi (Calcareniti di Gravina, Depositi marini terrazzati, dune costiere ). In tali rocce l’infiltrazione e la circolazione si sviluppa essenzialmente in forma

diffusa con formazione di modeste falde superficiali quando le condizioni litostratigrafiche lo consentono (presenza di un substrato impermeabile ).

La Calcarenite di Gravina ha una permeabilità compresa tra 10-2 e 10 –4 cm/s. Per ciò che riguarda la permeabilità degli strati a prevalente componente sabbiosa

si può affermare che sono mediamente permeabili a seconda della distribuzione; il grado di permeabilità assume valori compresi tra 10–3 e 10–5 cm/s.

- Rocce poco permeabili o praticamente impermeabili: Sono da considerarsi tali le argille subappennine, debolmente marnose e sovente

siltose, e i limi argillosi eluviali e alluvionali olocenici, occupanti il fondo di aree depresse o il fondovalle di modesti corsi d’acqua.

La permeabilità di questi litotipi è comunque: K>10–6 cm/s, cioè praticamente impermeabile.

4.1 Caratteristiche di permeabilità dei terreni interessati dalla irrigazione del verde e dalla subirrigazione I depositi sabbioso calcarenitici presenti nel sito di intervento hanno un coefficiente di permeabilità K pari a K=6,28x10-3 cm/s (da prove in situ in pozzetto superficiale eseguiti dalla scrivente in zone viciniore in litotipi appartenenti alla stessa formazione geologica di quella presente nel sito di intervento), e presentano una capacità di assorbimento pari a Ca = 694,4 l/h*mq. Nel dettaglio, si è eseguita una prova di assorbimento a carico variabile secondo quanto stabilito dall’AGI- Roma 1977 “ Raccomandazioni e prescrizioni sulla programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche” utilizzando un pozzetto cubico avente 1m di lato. I risultati della prova vengono esplicitati qui di seguito:

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Schema della prova di assorbimento a carico variabile secondo quanto stabilito dall’AGI- Roma 1977 “ Raccomandazioni e prescrizioni sulla programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche”.

La prova idraulica di assorbimento viene eseguita realizzando un pozzetto cubico

avente 1m di lato; la formula utilizzata per il calcolo della permeabilità (K) espressa in centimetri/secondo, è la seguente:

K= [(h1-h2)/(t2-t1)] x s[1+(2hm/b)]/[(27hm/b)+3]t (1)

I dati rilevati durante la prova sono:

b= 1,00 [m] lato del pozzetto cubico h1=0,70[m] altezza del livello dell’acqua all’inizio della prova h2=0,20 [m] altezza del livello dell’acqua alla fine della prova h1-h2= 0,50 [m] variazione del livello dell’acqua nel corso della prova hm= 0,35 [m] altezza media del livello dell’acqua t1= 11h,30’00’’ tempo all’inizio della prova t2= 11,44’24’’ tempo alla fine della prova t2-t1= 864 s tempo di durata della prova

che sostituendoli nella (1) otteniamo:

K=6,28 x10-5 m/s= 6,28 x10-3 cm/s Si è inoltre calcolato la capacità di assorbimento del terreno; considerando il

Volume iniziale V1 = 700 l ed il volume finale V2 = 200 l e quello assorbito (V1-V2) = 500 l attraverso la superficie bagnata sb= 3 mq, la capacità d’assorbimento C, calcolata con la formula:

C= [(V1 -V2)/(t2-t1)] /sb (2) risulta: C= 694,4 l/h/mq

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Il Manuale di Ingegneria civile (Cremonese 1981-Roma) nella sezione idraulica,

riguardo alla Capacità di assorbimento di un terreno afferma che un terreno è idoneo allo smaltimento di acque se questo ha una portata percolante di 40-80 l/h* m2, pertanto i terreni qui esaminati appaiono idonei.

5. ASPETTI CLIMATICI

Per quanto riguarda il clima della zona indagata, esso è caratterizzato da un clima

temperato-caldo, con inverni miti, in non più di quattro mesi la temperatura è inferiore a 10 °C, e con estati calde e prolungate.

Le precipitazioni in genere sono modeste, minime quelle estive. Il periodo di siccità è sempre molto esteso, vi fanno parte, oltre ai mesi di Luglio ed Agosto, anche Giugno e, in parte, Settembre; nelle località di pianura e prossime alla costa talvolta si estende a Maggio ed Aprile.

Tenendo presente queste considerazioni sulle condizioni climatiche della zona, si può affermare che l’evapotraspirazione è molto elevata e presenta un deficit rispetto alle precipitazioni atmosferiche in particolare nella stagione estiva.

6. GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO E MODALITÁ DI

SMALTIMENTO Le acque di prima pioggia che ricadranno sul piazzale del Centro di Raccolta saranno

raccolte mediante griglie, opportunamente distribuite, e convogliate ad apposita vasca di raccolta a tenuta stagna da cui entro 48 ore dal termine dell’evento meteorico saranno inviate all’impianto di trattamento. Le acque successive a quelle di prima pioggia saranno inviate, invece, ad un impianto di grigliatura, sedimentazione e disoleazione.

L’area in cui è ubicato l’impianto in questione non è dotata attualmente di un sistema di reti fognarie separate (fognatura bianca comunale) si è per cui impossibilitati ad allacciarsi per far, eventualmente, confluire le acque meteoriche trattate. Pertanto le acque dopo il trattamento saranno in parte riutilizzate ed in parte immesse su suolo e nei primi strati di sottosuolo mediante Trincea disperdente (per il dimensionamento del sistema di smaltimento si vedano gli elaborati scritto-grafici di Progetto).

I terreni presenti nel sito di interesse, ad esclusione della coltre detritica antropica superficiale, sono caratterizzati da sabbie calcarenitiche idonee alla dispersione su suolo e nei primi strati di sottosuolo delle acque meteoriche trattate derivanti dall’impianto di trattamento afferente ai piazzali del Centro di Raccolta.

In parte le acque trattate saranno stoccate in vasche di accumulo per essere riutilizzate in accordo con quanto prescritto ai sensi dell’art. 2 comma 2 del R.R. 26/2013.

Sulla base delle indagini e verifiche idrogeologiche effettuate è stato individuato, rispetto al punto di immissione (fondo della trincea disperdente), un “franco di sicurezza” dalla falda freatica idoneo (superiore a 1,50 m in accordo con quanto indicato nel R.R. n.26/2013).

Per garantire una ottimale dispersione delle acque trattate sarà realizzata una sufficiente area a verde e saranno messe a dimora essenze sempreverdi ad elevato apparato fogliare, del tipo Laurus cerasus, pitospherus, oleandrao eucalipto ecc.

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6.1 Presenza di pozzi nell’area Per quanto riguarda le fasce di rispetto dal p.to di scarico si è fatto riferimento

all’ART. 13 del RR. N. 26/2.013. Pertanto, si è verificato che nel sito di intervento non risultano essere presenti opere di captazione d’ acqua sotterranea destinata a consumo umano nel raggio di 500 m dallo scarico su suolo e nei primi strati di sottosuolo, e non risultano presenti pozzi per acqua per uso irriguo nel raggio dei 250 m .

7. ANALISI DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO ED AMBIENTALE

Alla luce di quanto emerso dallo studio condotto si evince che tra il punto ipotizzato per la immissione delle acque meteoriche di dilavamento, opportunamente trattate, ed il livello piezometrico della falda idrica profonda vi sono circa 22,00 m di roccia insatura che corrisponde ad un “franco di sicurezza” più che idoneo.

Per quanto riguarda invece la falda superficiale dei terreni sabbioso -calcarenitici superficiali poggianti sulle argille, essa si rinviene a 4,50 m. dal p.c.

Si ha quindi un franco di sicurezza di 3,00m (ipotizzando la realizzazione di una trincea disperdente di profondità 1,50) che garantisce la salvaguardia qualitativa delle acque sotterranee anche perchè l’impianto di trattamento della prima pioggia dovrà essere idoneo al conseguimento del rispetto dei limiti tabellari dettati dalla norma, ossia laTab. 4, all. 5 alla Parte III del D.Lgs 152/06 e successive modifiche ed integrazioni.

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8. CONSIDERAZIONI FINALI Le risultanze delle indagini geologiche e idrogeologiche, effettuate nell’area di

interesse, hanno consentito di determinare quanto segue: • I terreni affioranti nell’area sono costituiti da coltre detritica antropica (30 cm)

e che ricopre terreni sabbioso-calcarenitici ( 5,00 m) poggianti sulle Argille Subappennine;

• I depositi superficiali qui affioranti risultano avere una permeabilità pari K= 6,8 x10-3 cm/s e dotate di una capacità di assorbimento pari a Ca = 694,4 l/h*mq che risultano comunque idonee a dispersione mediante irrigazione delle acque.

• Non vi è interferenza con la falda carsica profonda in quanto nel sito di interesse essa ha il livello piezometrico a circa 22,00 dal p.c., ossia a 0,80 m s.l.m

• Per quanto riguarda invece la falda superficiale stagionale dei terreni sabbiosi calcarenitici superficiali poggianti sulle argille, essa si rinviene a 4,50 m. dal p.c. Si ha quindi un franco di sicurezza di 3,00 m che garantisce la salvaguardia qualitativa delle acque sotterranee (a fronte di quanto indicato al p.to h dell’ART. 3 del R.R. n.26/2013, che indica 1,50 m come spessore minimo di suolo e sottosuolo posto al di sopra del livello di massima escursione delle acque sotterranee). Si può affermare, pertanto, che il sito è compatibile per gli aspetti geologici, idrogeologici e geomorfologici con lo smaltimento delle acque trattate su suolo e negli strati superficiali di sottosuolo, fermo restando il rispetto dei limiti previsti dalla Tabella 4 dell’Allegato 5 della parte III del D.Lgs. 152/06, e successive modifiche ed integrazioni, per le acque di Prima Pioggia trattate.

Data, Aprile 2014 Il GEOLOGO Dott. Geol. Rita Amati