Strano da Gricciano

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T A R C O S E CANTI di Strano da Gricciano

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Tu non progetto hai né intendimento e tutto quel che sei viene dal nulla

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T A R C O S E

CANTIdi Strano da Gricciano

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tu non progetto hai né intendimentoe tutto quel che sei viene dal nulla

PROLOGO

ESORTAZIONE

CANTI n. XXV

EPILOGO

TERZINE n. 0990

a chiunque dubitie nel dubbio speri

e nella speranza ami

Stampato in proprio - Fabrica di Roma 30 Luglio 1996(C) E D’A

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***** PROLOGO *****0001 Sull'onda trascinò una cassa il maree l'adagiò su una sabbiosa rivadell'isola che scelsi di abitare.0002 Sovente in lontananza comparivaun occhieggìo brillante tra le ondee in mezzo all'onde subito spariva:0003 come voce lontana che risponde;voce così, che pare e che non pare,mentre il silenzio sempre la nasconde0004 lasciando l'impressione di sognare;e benché poi più nulla appresso accada,nei sensi si continua a vigilare.0005 Era mattino presto. La rugiadaappena cominciava a evaporaredai peli biforcuti della biada;0006 e fu così che accadde. In mezzo al mare,lucina intermittente mi attiravacome voce nascosta sa chiamare:0007 alacre talpa che all'interno scava.Guardando seguitavo a camminaresenza vedere dove il piede andava,0008 sicché mi dolse il logico inciamparee caddi come statua a faccia avantismarrendomi in un vortice stellare.0009 Mi risvegliai furente, contro i santilanciando accuse, contro ogni innocente,così come succede agli ignoranti;0010 finché non ritornai lucido in mentee vidi una cassetta nella sabbiaappena da uno spigolo sporgente.0011 Ma la curiosità lenì la rabbia,mostrandomi ch'è facile scavarecon dita nude farinosa sabbia.0012 E già sentivo gli ori tintinnaree luccichìo di gemme e di preziosinegli occhi cominciavo a contemplare,0013 pensando a quei fantasmi misteriosidelle leggende su vecchi piratie ai lor tesori ancor più favolosi,0014 mentre colpivo i bronzi martellati,posti a custodia della serratura,fissati al legno con chiodi ramati.0015 Aprii pian piano, come sepolturaapron pian piano audaci tombarolidopo tanto scavar la terra dura,0016 sperando in un tesor che li consoli:speranza mista ad intimo timoreche all'apertura delusione voli.0017 E delusione mi volò nel cuorequando levai il coperchio alla cassetta,recando insieme rabbia con stupore

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0018 e fredda mano sul torace stretta.Carta, soltanto carta spessa e durae scritta da una mano mossa in fretta.0019 Svuotato da illusion d'un'avventurache m'invitò a volar volo toscano,m'accomodai e m'accinsi alla lettura.0020 Ed or mi sento tremolar la mano,or che m'appresto a pubblicar tal Stranodal mare emerso come il Leviatano.

***** ESORTAZIONE *****0021 Il sacro sentirai vibrar d’umanoe l’occhio volerà ne l’infinitosul cantico di Strano da Gricciano0022 se, da pazienza armato e cuor pulitoda supponenza e fisso preconcetto,costanza porterai da qui al finito.0023 Difficile linguaggio esprime il dettoche Strano da Gricciano mostra in carta,difficile di forma e di concetto:0024 come nel navigar lago di Martaquando Tirreno sìbila libeccioe il pescatore nel sicur s'apparta.0025 Ma non s'apparta il maestoso leccioné quei ch'è spinto d'ansia d'esplorare.Di forza e di coraggio fanno intreccio0026 come natura per ciascun sa dare;e se pe'l leccio il premio è la fronzura,pe'l coraggioso il premio è il navigare0027 a prezzo di periglio e lotta durafinché non sorte fuor da la tempestagustando, ei sol, l'ambrosia d'avventura.0028 Inoltre gusterà i canti di festach'appresso intoneranno i timorosiper quei ch'ha avuto cuor ne la tempesta0029 e il regno conquistò dei valorosi.Anche lo star seduto e fissar mentein vortici di lingua tenebrosi,0030 è dura lotta e degna d'un furente,perseverante cuor di valorosoché il fallimento in mente è il più cocente.0031 Avendo per confine solo ariosomondo di fantasìa senza orizzonte,è facile il pensar "non oltre oso",0032 chiudere il tomo e sollevar la fronte.In cotal modo, p'infiniti mondi,il vile cor di alcun distrugge il ponte.

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0033 Atri dirupi e gorghi assai profondirimangono nei secoli a isolareun mondo che potrìa, campi fecondi0034 donare a genti aduse al lavorare.Ah vile uomo, te potesse il solecon rai d'infamia subito arrostare!0035 Ah vile uomo, te potesse il solecon rai di giusta sdegnità cecare!Ah vile uomo, te sparisse il sole0036 pria che viltà te faccia abbandonare,se agone col mio scritto cominciasti,s'avesti in tuo coraggio a confidare!0037 Se in tuo coraggio invano confidasti,per tua viltà su me porrai prigione;nel mentre di livore m'accatasti0038 attorno pira per mia distruzione.Si, tu potrai, con la tua diserzione,nel limbo de l'oblìo darmi oppressione.0039 Or che d'operar giusto esortazioneho dato a chi diritto pretendeva,m'accingo ad iniziar la narrazione0040 d'un'opera che il mondo non leggevabenché in tutte le lingue si scrivesse:guardavan tutti ma nessun vedeva.

***** CANTO I *****0041 Solo, per chi guardando mi vedesse,ma in compagnia di me e del mio pensiero(chi compagnia più dolce possedesse0042 molto lontano ancor viaggia dal vero)sull'argine, con passo lento andavo,che da Fucecchio rosseggiante e altero0043 va a Santa Croce; e l'occhio sollevavosovente a rinnovar ne la memoriaogni colore e odor che respiravo.0044 Il verde di mentuccia, di cicoria;il giallo marcio de la terra arata;del monte Serra l'indolente boria,0045 viola, nel blu di limpida serata;i ritti steli nudi di ginestra;una farfalla scura avvoltolata0046 in volo falsamente di maldestra;un bosco di cipressi attorno casad'una fanciulla appesa a la finestra.0047 Tanto guardavo e l'anima era invasada dolce quiete e pienità di vita,come un brocca fin su l'orlo rasa;

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0048 e traboccava gioia a mente ardita,ebbra d'un'allegrezza sì soaveda non potersi dir se no infinita.0049 D'un tratto vidi allor come una navedal nulla ne la cornea brillata.Uno discese e mi si volse:"Ave!".0050 Vestiva bianca veste scannellata,lunga a coprirlo fino a la cavigliae sopra, rossa tunica anellata.0051 Allora mi fermai e serrai le cigliacome nel mare, quando è minacciata,l'ali robuste serra la conchiglia.0052 Serrai le ciglia e udii la sua parlata,di strano suono eppur comunque unitaa questa che la Crusca ha confermata,0053 come prole fedele a casa avita."Ave" risposi e la mia voce insìtanon fuor da bocca venne e non fu udita0054 se non da lui che aprì le cinque ditade la man destra e m'abbracciò a la vita.L'anima si ritrasse impaurita0055 e il sangue mi gelò a sua mossa ardita;qual mite agnello in mala compagniapensai che fosse l'ora stabilita.

***** CANTO II *****0056 "Sol vai, lontan da lieta compagnìa,tu ch'ancor forte sei ne le tue membra,com'uom goduto da malinconìa.0057 Resta contento. Il mal ch'ora te sembrach'io voglia far te, non te sia fatale.Io son colui che sempre a te fu ombra0058 dacché il mondo conobbe il tuo natalee sempre, lungo il far de la tua vita,ti fui custode attento e rituale.0059 Or tu rammenta quante fiate in vita,mortal periglio fu su te riversoe come, sempre, misterioso aita0060 fetti salvato mentre andavi perso.Rammenta il mar, rammenta la visioned'un dolce suono d'arpe e tu, sommerso,0061 d'un artigliar di dita la pressionesentisti nei capelli e rivenistidi nuovo a respirar la confusione.0062 Rammenta la follia di quei che, tristi,volevano te un giorno processarepoiché sulla lor via non li seguisti;

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0063 via di violenza te volean dare,ma da violenza fosti sollevatopoiché lor legno sprofondai nel mare.0064 Quando nel letto, debole e sudatocercavi refrigerio contro il murodal foco che t'avea avviluppato;0065 ed eri ormai caduto ne lo scuropoiché senilità ingannò il dottoremostrandogli influenza il polmon duro0066 finché sboccasti sangue ed il fetoresostenne i tuoi famigli a mendicarea notte fonda l'uso di un motore,0067 chi li costrinse a correre e sperarecontro l'umano:- in due minuti more -?Fui io non l'ospedale a te salvare.0068 Quando il furor t'armò la mano e il core,chi te mostrò ne l'altro tu riflesso:due marionette mosse da ‘l dolore?0069 Chi ti mostrò la via quando, professo,vedesti averti ascosto, la passione,ogni pudor, portandoti all'eccesso?0070 Chi combatté il demon di umiliazionecontro tua carne e ti mostrò vergognaper strada di mortale perdizione?0071 Quando con meretrici la bisognasoffristi di distruggere i vent'annie la speranza che nel giovin sogna,0072 chi procurò tu non avessi dannida mal franzoso o d'altra virulenzasì che il contagio poi non desse affanni?0073 Tu di tua vita disprezzasti scienzae se il respiro ancor ti dà ristoro,è dono che ti vien da mia presenza0074 costante e vigilante sul tesoroch'in te fu stabilito esser svelatodacché l'Ariete trionfò sul Toro.0075 A tanti ancor nemici t'ho celatoe tu sai quanti, senza li contare.Non ti permetterò farti Pilato;0076 riprendi tosto il giusto respirarepoiché indicar si deve che tua vitaper me è venuta, per me dimostrare0077 ne la mia vera identità rapitada chi non volle mai considerarel'arcano aperto da la mia salita".0078 "Le tue parole vanno me mostrarein ciò che ritenersi nel segretociascuno ha convinzione di restare".0079 "Nessuno e niente può restar segretoché tutto e tutti siamo ne l'Intero.Chi, ne l'Intero, può restar segreto?

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0080 Può forse il dito premere sul ceroe poi sperar che sfugga a la ragionel'effetto del calore e il rigo nero0081 de lo stoppino e di cera in fusione?Può forse il desiderio violarela legge ch'è barriera a la passione0082 e poi sperar che mente può scordare?Conosci te e saprai perché di Dioimago e somiglianza puoi mostrare".0083 "Conoscer me quand'io pronuncio l'io,s'è veritiero esempio in tue parole,è come conoscenza aver di Dio;0084 ma tale conoscenza ancora voledi più veder, di più poter sapere,ché Dio pol tutto e l'omo poco pole".0085 "Di più di più! L'ingordo di sapereben poco lascia spazio al meditarese quel che sa, poi sa ben contenere.0086 Appena un cirro hai visto e già scalarevorresti l'universo e il suo mistero;vorresti il Dio nascosto rivelare.0087 Non più d'umano vestiresti invero,se verità di Dio avessi chiarita;l'umana condizione è nel mistero0088 e quivi è scritta, quivi è stabilitala chiave che la porta apre del vero:la preda che dà lustro va inseguita".0089 "Io non so cosa voglia dir misteroe tua parola giungemi in asprezzasoltanto perché ho chiesto se il Dio è vero".0090 "Discutere su Dio? Somma stoltezza.Volerlo dimostrar? Quale parola,fuor de la retta azion, può dar certezza?0091 L'uccello spiega l'ale e in alto vola:è Dio ch'in ei volteggia e si rivelae chi vederlo può nel cor consola.0092 La nube grigia e fosca il sole cela;ma d'improvviso un rajo la scomponecome coltello che divide mela;0093 già gravida di pioggia si disponea ristorar da sete e da calurafinché l'arcobaleno le si oppone0094 acché, per troppo dar, non dia sventura.Dimentica intelletto e ascolta il core:è Dio che mostra Sé ne la natura.0095 Su strada buia guida un viaggiatore,lontano d'ogni sguardo e da presenzacome in oscuro antro il minatore;0096 vedendo un corpo senza conoscenzadisteso su l'asfalto, non si fugge;ma a la pietà del cor dà precedenza

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0097 e di dolor p'altrui dolor si strugge.E' Dio che vive nel di ben fattoree l'egoismo natural distrugge.0098 Il figlio è in mano al grande inquisitoree infine è appeso in alto per mostrarela pena ch'acquistò col disonore.0099 Il volgo indifferenza sa mostrare,oppure oscenità levargli in vocee tante mani, pietre van lanciare,0100 mosse a furor da stimolo feroceche coglie il vile contro l'infelice:non sùffice, a pietà, morte di croce.0101 Ma se la massa irata il maledice,la madre inginocchiata il fissa e tace:l'infame è figlio suo e lo benedice.0102 Perché a la madre il reo mai si dispiace?Chi medita il mistero de la vitaconosce ne la madre il Dio che tace.0103 La verità nascondesi e punitaè sempre la supposta conoscenzadi ciò ch'è teoria mal digerita.0104 Poeta non pretende previdenzaed ogni sua certezza è diluitanel dubbio a cui dà sempre precedenza.0105 Questo cammino ch'altri chiaman vita,quando si sia a metà non v'è naturache puote stabilirne la conquita.0106 Selva non v'è più orrida più oscura,di chi profana mente ed onestategiurando fantasìa verità pura.0107 Ne l'antro scuro, domina bontate,de l'ignoranza, in dove cortesiadi sé concede giusta potestate0108 nomando male, mal dov'elli sia:in suso in giuso in debole o potente,sanza pretender dolo o simpatia.0109 Tu dunque veglia tu, fra tutta gentech'io scelsi te per darmi nuova azione,datosi ottusa, greve, inadempiente,0110 del canto mio e di me la comprensione;e de l'amici miei che la furentepretina schiera condannò a l'unzione:0111 miti colombe in spire di serpente.Io vidi lor, sereni nel morirsi,grati d'aver goduto onesta mente.0112 Di lor parlai, pur anche non può dirsitutto di ciò che vuolsi che, null'omo,essendo parte, può nel Tutto aprirsi.0113 Ciascuno aggiunge proprio ad altrui tomodi quei che vita sceglie al meditareil fine primo ed ultimo de l'omo.

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0114 A mano a mano viensi a rivelarel'insieme ascoso nel divin Pensiero,man man ch'ognuno un velo va a levare,0115 di quei che il fato pone sul sentieroe volontà sospinge ad esplorarel'impervie terre custodenti il vero.0116 Come un solco a la volta ne l'arare,un campo incolto viene infine arato,così ciascuno un solco va a tracciare0117 finché ogni sotto, sopra è rivoltatoallor si dice ch'è terreno buonoad esser concimato e seminato.0118 Aratro mosso fui da arcano suonoe il solco mio tracciai su quel terrenoche mi s'aperse con fragor di tuono;0119 ma attende ancor tal campo a ciel serenodi novi aratri l'opra stabilitaed un sei tu; perciò sciogli ogni freno0120 e non considerarla troppo arditaquest'opra ch'in tua mente è novitate:è l'opra che giustifica tua vita".

***** CANTO III *****0121 "Tu m'apparisti come in su l'estatemiragio appare di color superbo;perciò, comprendi mia grande viltate!0122 Contento resto or che dicesti verbodi dolce suono e certa veritate,mentre m'appresto a ciò che nel cor serbo.0123 Chi te tu sei che la severitatela nobiltà la grazia del dolorene l'occhi e su la fronte creditate,0124 conduci come segno de l'onoresu questo suol ch'è pregno di menzogna,di falso sentimento de l'amore?0125 Tu ch’al mio poco vuoi ch'io dia vergognae a fonte che non ho bevanda attinga,abiti indossi d'oro o di vigogna?0126 Corpo mortal me pare che te spinga,eppure l'occhi miei son chiusi e, desto,niun omo sogna un chiar che si dipinga.0127 Oppure l'occhi miei vedon codestocosì com'è, com'ogni cosa apparea chi al mattino tòllesi su presto0128 e d'esser desto sensazion gli pare?".Fu meraviglia udirmi dir codesto,col modo ch'egli avea di pronunciare.

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0129 Io, di cultura piccolo e, modestouomo di scopa e cencio, lì, a rimare,come studente diligente a un testo.0130 "Desto tu sei e sii presto a cancellareTutto l timor ch'in petto ti si cresce.Visione d'intelletto in te compare,0131 vision che a nullo senso mai rincresce;ma tutt'insieme, a guisa d'aspro gregge,di fresca erba montana in gioia pasce0132 mentre il pastor serafico l protegged'ogni bufera e d'ogni irato lupoacché nel branco con scompaia legge.0133 Erami sotto ai piedi atro diruposcavato da feroce in bianco alzato,verbo divino e cuore tristo e cupo.0134 Io son colui che mai venni parlato,in verità, nei secoli passati:da l'incivili e barbari occultato.0135 Per bocca di serventi incaricati,ancor, di me si parla senza sensa,com'io se fossi re d'innamorati;0136 com'io, di madrigali avessi densapassion di rima e com'avessi scienzasolo del banchettar su umana mensa.0137 Or più nel cor non domina pazienza,or ch'anco ascolto voce di giullareirridermi, con spregio ed insolenza,0138 in quel di Siena; ai giovani narraretra lazzi, risa, fessi complimenti,di me, com'erotomane da altare.0139 Io fui, da vita, ricco di tormenti.Ramingo m'inviò la malvolenzadi chi mischiava, al triturar di denti,0140 l'odio per verità al timor di scienza;e ai forastieri, oh lasso! a l'altrui aita,attratto come pesce da la lenza,0141 (quando ne l'acque torbide la vitapenduta è al filo, benedici mosca)di me mostrai la povertà infinita.0142 Di lacrime e lamenti l'aria foscaa l'ospiti donai, con gran vergognadei cittadini e de la terra Tosca.0143 Randagio, senza mezzi, a la bisogna,mostrava, il corpo scarno, l'impotenzadi chi, pur sempre, ancor, svelato sogna0144 il dolce stil d'amanti di Sapienza:allegoria segreta che bisognamostri sua luce a chi non teme scienza".0145 "Oh nobile che sveli tua vergognaa me che son, te, primo sconosciuto;ch'in te ancor porti del dolor la gogna,

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0146 del vecchio e del novello, sei venutoda ben misero uomo a reclamareil giusto intendimento a te dovuto!0147 Con l'ultimo de l'ultimi che fare?Quale speranza ne la muta vocedi chi, a l'occhio del mondo non compare?0148 Lo vedi? Son nascosto e non ho crocein questa condizione oscura e amata;serena vita ne la quiete doce0149 vivere il giorno e andare a la seratap'aver mattino e voce alta e sicuraper Dio lodare e la beltà creata:0150 le forme ed i colori di Natura;una beltà sì bella che disvengo.Che, di più alto, può la creatura?0151 Questo è il piacer che nel pensier mi tengoe d'altro non mi curo d'aver curaché le parole in pubblico ritengo0152 sapendomi incapace, per natura,del miagolar di lingua a la tenzone,al facile latrar parola dura.0153 Solo, per te, io posso l'emozionedel cor mostrare e compassione e piantoper il patire tuo, la tua passione0154 ch'ora, scoperta, è turbamento alquantoal mio pensier che non ti sa di nomené di casato; né conosce il canto0155 che tu cantasti e che dicesti comede l'altrui bocche veste il vituperio,de l'ignoranza altrui porta le some.0156 Io piccol uomo reco desideriodi te compassionare perché vedodel gran soffrire, in te, tutto l'imperio.0157 Nell'uomo e nel suo pianto ascolto e vedodi me la condizion, di me che insistoa creder -sognatore?- un solo credo:0158 in chi sbolla nel pianto vedo il Cristo.Nei sofferenti s'è riconfermato:saperLo in ogni pelle so che esisto".

***** CANTO IV *****0159 "Tu che fuggisti e ancora fuggi il fatoché delusion vivesti in altra vita;tu che non vuoi mostrar ciò che t'è dato,0160 che temi la discesa e la salita,a me mentir non déi né puoi perch'ioconosco, di tua mente, ogni vestita.

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0161 Tu sai ch'io son, come, ch'io son, so io;e de la tua viltà soffro tristezza;ma in questo è la potenza d'esser Dio:0162 fuor d'umana viltà trarre fortezzae porre il picciol uomo sopra i tantiche, del vagare al buio, fan certezza.0163 Ancor di me dirò, di me e di tanti.A questo tuo giocar mi faccio amicoperché sia chiaro e fisso in tutti quanti0164 che muove verità quel che io dico.Eravi, pria, stagioni di tepore;poi venne Gelo, di tepor nemico.0165 Patimmo di politica il furore,tutti i compagni d'arme ne lo stile,e di ria Morte il turpe inquisitore.0166 E molti vider sé, l'esser suo vile,la ribellion del corpo a la tortura,a la calunnia, al ratto da l'ovile.0167 Patiron, tanti, presta sepoltura,quei ch'eran figli degni di Sapienzae che l'amor rendéa d'anima pura.0168 Altri com'io, d'ancor poca valenza,de l'altrui scale e de l'altrui vivandasubita abbiam, fuggiaschi, la violenza;0169 per Madre, benché indegna, veneranda,sperando sempre, un dì, rivolger strada:virtù filiale che nel cor comanda.0170 Ora che Morte più non stringe spadae roghi più n'accende d'alta legnaad appestar di carni la contrada,0171 quell'evo tristo ne la mente segnae non temer la verità vedutaquando di rivelarse non disdegna.0172 E' stata fino ad or mia bocca muta;ma venni a te perché fui comandatoda quel comando a cui non si rifiuta.0173 Or che tu sai che a te venni mandatoe non per me, da te venni a ciarlare,dal tremo di viltà sia tu mondato:0174 or che tu sai, da te devi volare.Sospingerti per forza m'è impedito:giustizia vole un libero accettare".0175 "Ora ch'io so!? Che so? Cos'ho mai udito,nel vaneggiare tuo, che mi consoli,che possa darmi un cor d'invitto ardito?0176 Tu vuoi ch'io m'alzi in temerari voli,senz'ali da spiegar, senza piumaggio,al vento esposto e a l'impietosi soli?0177 Tu vuoi che sorta fuor da me coraggiodi proclamare il ver che sol tu sai,da me, ch'appena sò d'aprile e maggio?

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0178 Suvvìa, concedi il dubbio che tu vaiFantasma, nato in me da indigestione,folletto che mi spinge a cercar guai0179 s'io non avessi in me la comprensionech'ogni visione è il frutto ritualed'ogni aspirante a meglio condizione.0180 Lungi da me il pensiero demenzialedi chi, senz'ali, vuol volar convintoche il volo al camminare è tale e quale!0181 Lungi da me lo scherno, lungi il pintorossor di gote, oh misero, beffatoper oltre il valor suo l'essersi spinto.0182 Tu molte nove e gravi m'hai portato,com'io se fossi voce conosciutae avessi in mezzo al popolo primato.0183 Tu mi dicesti, ne la tua venuta,ch'il patir tuo ti fu da Morte e Gelo;chi, sotto tali nomi, hai nasconduta?0184 Com'è che il parlar tuo vesti d'un veloche niuno, se non te, può dispogliaree dici che venisti, a me, dal cielo0185 per l'opera tua somma rivelare?E l'opera qual è? Quale il tuo detto,s'ancor non so com'abbia te nomare?0186 Vile, tu mi chiamasti, oh benedetto;ma com'è il mondo adesso hai cognitione?Nessuno più s'interroga se il detto0187 che fuor di bocca l'esce, abbia functionee vada a pari passo col rispetto.Nessuno adesso sa dov'è ratione,0188 né veritate, né se il cor sia in petto.Ora ogni voce incensa la missionedi chi, nel mentre, è duca del distretto".0189 Così dicevo, e grave di passionela voce rimbalzava torno torno;ma ei non rivestì di compassione0190 la voce ch'attendevo di ritorno;anzi, più altero m'appressò il contorno,lo sguardo fiammeggiò come da forno0191 lingua di fuoco spargesi d'intorno:sguardo come di sole a mezzogiornoquando al ristoro d'ombra chiama il corno.0192 "Basta" tonò. "Non venni per, lo scorno,dover subire ancor d'umana voce.Non misi donne in groppa a liocorno0193 né andai del Lete a dissetarmi in foce.Ch'io sia tu sai, ma dirlo vò all'istanteanche se, il dirlo, sento che me coce0194 per l'atteggiarti, tu, a finto ignorante.Dagli Elisei, in Fiorenza venni a luce;nel nome, battezzato fui, Durante,

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0195 per qual mistero, il nome in sé conducequel che il futuro ha in sé gelosamentee lungo via, la veste man man cuce.0196 Ora il mondo cognoscemi per, Dante,ed anche in ciò, con poca riflessione,comprendesi che Dante sta per dante.0197 Dato ho motivo contro ogni oppressione,di meditar dov'è che vita veraconduce amanti a sana comprensione;0198 e ancor darei se fosse a me sincerala critica che l'anima m'affossa,con tronfia boria e ottusa sicumera.0199 Caduto in mano son, di gente grossa,da lungo tempo avidamente appesaal Principato e a la mantella rossa.0200 Con lor purtroppo, mai si fa contesache vincere si puote, ch'han poteredi maledir la picciola, indifesa0201 gente del volgo, gente di piacere,usa giammai a pretender, dal capire,dove nasce il principio del dovere.0202 Là dove ognuno non potrà sfuggire,quando l'umana vita ha compimentoe, sola sua ricchezza, avrà l'agire0203 di propria volontà e di intendimentos'ebbe, fra i doni, il dono a riflessionee si fuggì da curia e da convento,0204 e dal perenne sospirar visioned'arcano cielo; e dal cercar valorenel predicar, forbito, altrui passione,0205 nel dir del sofferente che si moredi fame, freddo e male d'ogni sortaa chi, nel rito, lavasi il timore0206 d'esser chiamato a l'infernale porta.Il fariseo, del rito si fa onoree, de la sua pietà, non sa che è morta.207 Ben altro rito assolve il peccatore:in fondo al tempio, sanguinando in core,d'ogni suo errore si fa revisore.0208 Su tutto, nel principio c'è l'Amoreche sempre agisce e sempre si produce;Amore è verità giammai timore0209 e del dovere rischiarante Luce.D'amore il mio nemico fa il cantore;ma nell'agir, malignità produce".0210 "Priego, te priego, eccelso ambasciatore!Io già tremante son dacché l tuo nome,dardo di foco, mi vibrò nel cuore.0211 Or, tu mi poni in groppa basto e someChe, mai, potrò portar senza caderequando dire dovrò il perché e il come.

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0212 Nulla io so di questo tuo sapere.Sarò zimbello d'ogni dotto mondoper quest'orgoglio che mi fa vedere0213 ciò che ricusa il saggio e, vagabondo,non voglio camminar su oscuro greto,per non trovarmi sfracellato al fondo.0214 Umile son di condizione e ceto,i giorni miei trascorro in solitudoe solo del pensar temo il divieto.0215 Non soffro la passion di magnitudoe niuno al mondo potrà darmi noia;solo al pensiero d'apparire, sudo.0216 In questo piccol regno ho posto gioia:ignoto andare ovunque il cor m'invia.Invece il tuo parlar chiede ch'io muoia0217 tra lazzi di dispregio su la via,scalciato e calpestato come foglia:cieco che ad esplorar giungla s'avvia".

***** CANTO V *****0218 "Ben misero tu sei, misera voglia;come un uccel sopito nel suo nidosenza saper che il serpe è su la soglia,0219 avido l'occhio e ne la mente infido,pronto a colpir chi del sicuro sogna:voglia di casa su sabbioso lido.0220 Tòllersi, tosto, al grido di bisognaè, dell'uomo che sa, la condizione.Or che tu sai, sopporterai la gogna0221 del gran rifiuto, l'alta umiliazione?Fatti non foste... tu rammenta e priegache tuo egoismo non ti sia afflizione.0222 Chi, degli umani, a voce arcana negal'alta virtù di spirito divino,sua eredità di vita eterna neg;,0223 nega il diritto sacro del bambinoche nasce, sol, se Dio lo vuole nato,appena il seme incontra il suo ovulino.0224 L'uomo vita non ha; a la vita è datoda Chi la vita in Sé sempre ha goduto,e per Sua Grazia viene generato;0225 per lo qual ciò, nessuno è sconosciutoladdove il Giusto il Buono il Santo il Puro,pria che la carne avesse ha già veduto.0226 Tu sei ignorante e d'ignoranza un muroattorno t'è cresciuto, di mattone,arido, impervio, repellente, duro.

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0227 Di te il timor, di te la confusionetu devi superar con umiltate;e ti sarà, di poi, consolazione0228 il dolce contemplar la veritate,Donna che a l'omo supplice compare,di cuore puro e limpida pietate,0229 virtù divine tra le genti rare.Fugge, te priego, da l'ignavia e surgea fare l'opra che t'è chiesto fare,0230 ché il tempo è brieve e l'operare urgecontro menzogna; occorre principiarel'avvento a l'omo novo che resurge".0231 "Urge operare? Si! Ma l’operarechiede d'avere in sé l'intendimento,per non trovarsi solamente a fare;0232 per non patire il mesto nocumentodi chi, caduto ne la fossa cieca,benché si ponga a lungo lavamento,0233 d'un gran fetor, memento seco reca.Tutto il piacere da la quiete datoche, per timore del non far si spreca,0234 è come farsi ladro e derubato;è opra de l'orgoglio che l'insidia,tutto il travaglio ch'uno s'è cercato".0235 "Tu che, del fior maligno de l'invidia,per Grazia, il malodor non odorasti,sei però schiavo ottuso de l'accidia0236 ed altro di migliore non trovastiche darti fuor dal mondo e da virtute;e senza lode e infamia, a lungo andasti0237 spiacente a Lui che dona la salutee che giustizia spinge ad operare,e a quei che non dispregian le cadute.0238 Leone domo, ben misero apparea l'occhi d'ogni umana creaturae di Chi, re, lo volle incoronare.0239 E tu leone fosti, per natura,se ben rammenti di tua giovinezzaquando, fanciullo appena, a la ventura0240 scegliesti andar, lontano da carezzadi madre e padre e, con fervor d'asceta,di ferrea legge amasti la durezza.0241 Tu sei nascosto; ma l'anima inquieta,ne l'ozio non ti lascia consolaree l'occhio e il petto spesso t'irrequieta.0242 Se di certezza ciò posso affermare,e tu ben sai che non suona menzognala voce mia che non puoi contestare,0243 è d'uopo che ti pieghi a la bisognadi quel ch'è convenuto in alto locoe, del dover osar, cessi vergogna.

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0244 Io ti son qui davanti e non è pocoil gran favor ch'è datoti godere;e ti rammenta il verso scritto a foco:0245 beato chi credé senza vedere.Ma pur beato chi vedendo crede,anche se nel vedere c'è un sapere0246 minore del saper ch'è ne la fede.In su la bocca te vorrei baciareper dar te, in soffio, ciò ch'ognuno vede0247 di quei che adesso stanno a contemplare,fuor di veste mortal, fuor del patire,il grande godimento che compare0248 a quei che da viltà sapranno uscire,pria che de l'ombra cresca oscuro cono,pria che chieda, Giustizia, nel venire,0249 conto di tanto spreco, di tal dono,quale la vita umana e il divenire.Per chi no l capirà, non c'è perdono,0250 né dolce madre, accanto, a compatire".Sua voce principiavo a benedire,per lo stupor di starmi lui sentire.0251 "Perché, o tremendo, sempre, nel tuo dire,vision d'Eccelso e di Sublime sonaad ogni umano gusto maledire?0252 Quand'io vedo osannar, pitti in icona,coloro che, d'esempio hanno mandato,necessitate di perdon mi stona.0253 Vesti di calda lana e di broccato;cibo sempre presente in tavolino;affari con chi, in terra, ha potentato;0254 convinti di bestemmia nel destinoche il centuplo torranno in questa terra:il centuplo di qua, di là il divino.0255 Pensare tu non devi che m'afferrafuror di quei che, ognora, fissa il vellodi chi la gerla su le spalle serra,0256 com'ei che dice:-la pagliuca espelloda l'occhio del fratello- avendo travene l'occhio che vorrebbe badar quello.0257 Rimproverar chi guida l'altrui nave,non dée né puòte chi è, nel mar, finito,di polifoniche, assordanti bave,0258 espulse solo per condir l'uditose, quella nave, è sola a navigare.Vuole respiro, questo ho ben capito,0259 il corpo che non vuolsi rassegnarea lo sparir del battito nel petto;ma, del respiro del considerare,0260 necessita pur sempre l'intelletto;ed ivi si combatte atroce guerraperché, ne l'umiltate, venga accetto

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0261 chi predica il divino e acquista terra.Da questo mio parlare, cassa quelliche il vero amor, compresi, in sé rinserra0262 e a l'infelici manda, come augellivili all'aspetto e non degni di vanto;ma nel cantar, fra tutti l'altri augelli,0263 son quelli che posseggon più bel canto.In loro vita miransi modellid'amor divino che produce il santo".

***** CANTO VI *****0264 "Il centuplo torranno, ma non quelliche al centuplo menzion danno, bugiarda,facendosi, tra l'omini, zimbelli.0265 Comunque, l'occhio tuo che troppo guardala debolezza di natura umana,ne la memoria offesa ti ritarda0266 la voce di Colui ch'assai lontanaebbe vision del lutto e del perigliode la sua nave verso rotta sana.0267 Ei disse, dando ai suoi retto consiglio,che molti, in mezzo a lor, sarìan venutia dar, d'umano scandalo, scompiglio;0268 ma non perciò, si credano perduti,abbandonati da la sua Presenza,e al Principe di Roma infin venduti0269 ché tutto è vincolato a Sua Potenza.E se nel mondo il male ovunque attacca,e pure i Suoi subiscon tal violenza,0270 per primo scagli il sasso chi non pecca.A Lui spetta il giudizio e la sentenza,a Lui il tagliare la radice secca.0271 Tu, sol per te ti cruccia e tua insipienza;e medita tua vita che hai sciupatail giorno che offendesti la Pazienza,0272 ché disperasti di veder svelatala Dama tua che cieco in fede amavi:Donna che il cor t'accese, l'hai scordata?0273 De l'ingiustizia il volto non servaviché la Bontà ti die' vita serena;eppure d'ingiustizia meditavi0274 d'aver subìto il legno e la catena;e con severitate disdegnastidei tuoi priori la crescente pena.0275 Del non saper nel limbo li lasciasti,quando il rancor t'aprì la casta portae nel bel mondo con dispregio andasti.

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0276 Quel che facesti allora, ancor ti portanel cuor ferita e nel pensiero il pianto;e sempre meditasti ch'era morta0277 per te speranza di tornare accantoa Quei che t'attendeva a la promessa:al saio bigio sotto al bianco manto.0278 Tu rifiutasti ed ora non puoi messané consacrar né perdonar peccato;però ti resta questa mia commessa,0279 e rifiutarti ancor, sarà vietato".Di commozione in cor sentii la pressa,come chi chiede d'esser confessato.0280 "Dal torturarsi il core ancor non cessa.Del gran rifiuto ancor soffro la penama non, come tu dici, de la messa0281 o d'altro che la messa seco mena.Io rifiutai il consiglio di Prudenzache Angiol frate davami con pena,0282 ei che vedeva l'alta mia insolenza;e meditar non seppi l'ingiustizia,io che aspiravo al bacio di Sapienza.0283 Puoi tu comprender quale fu mestiziach'in cor mi scese e presemi per mano,traendomi lontano da letizia?0284 Puoi tu veder del mio peccato il vanoche di disperazione aprì il sentieroe ancor mi spinge a starmene lontano?0285 S'io fossi Giuda e non sapessi, invero,che al cor che prega sarà data pace,da tempo penderei enfiato e nero.0286 Com'ei sarei nomato:"Quei che spiace"e niuno che, viandante mi vedesse,potrebbe di pietà esser capace.0287 Dal giorno in cui dismisi le promesse,nel mondo sono andato forestierosenza un pensier che gioia racchiudesse;0288 e mai rammento un mio parlar sincero,come un timor soffuso mi dicessenon esser degno d'aspirare al Vero:0289 questo ho voluto che te cognoscesse".Mosse altra mano e m'abbracciò d'intero,come se appena nato mi vedesse.0290 "Questo già sò perché tu sai che c'ero;ma quel ch'è novo è la tua confessionech'ora nel primo cielo ha acceso un cero0291 che mai potrà soffrir consumazionepoi che, in mistero, chiamasi umiltate:primo rifugio contra umiliazione.0292 Poi l'umiltate insegue la pietatee insieme vanno un cantico cantarea cui non sa sottrarsi veritate.

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0293 E' questa via che voglio te mostrare;che n te risplenda l'alta compassionedi Quei che, l male, in bene sa cambiare.0294 Ma occorre in ciò che tua disposizionesia, del cognoscer questo, grato donodi Quei ch'ha caro il cor ne l'afflizione0295 e sparge il linimento del perdono:Ei, Quei che, Solo, sape consolare.Risuona del Vangelo il dolce suono:0296 -più facile è guarire o perdonare-?Sentii nel petto vibrazion di tuonoe consolanti lacrime sgorgare.0297 "Risuonar sento:-Dio soltanto è buono-ed or Sua Voce tu mi porti a direche, del perdono, m'assoggetti al dono.0298 Io, tante fiate e tante, nel capirel'offesa che a virtù recai (meschino!),trascorsi giorni e notti a maledire,0299 non la virtù, ché, offesa nel divino,come, l'umano può recar, non vedo;anche il mistero resta sempre vino0300 ne la natura sua, anche se l credo,ne la sustanzia, sua sangue Divino;e se d'offesa profanato l vedo,0301 profanazione vedo data al vino,ché mai ho potuto penetrar misterodi ciò ch'oltre a Natura sia Divino.0302 Solo Natura si, paremi invero,il giusto Sacro da considerareché di Natura l'omo è l solo intero0303 e del Divino sa d'in sé recarel'eterno seme d'immortal sostanza,come nel sacro Libro è a contemplare:0304 l facciamo a Nostra imago e somiglianza.Il tempo me trascorsi a maledire,ch'offesa in me soffrii a tal somiglianza.0305 Supporta, prego, il povero mio dire".Tale il piacer de la sua vicinanza,ch'io non volevo più lasciarlo ire;0306 e di domande gli movevo istanza,come un villico, indotto, a la procura,fidando in sua benevola costanza.

***** CANTO VIII *****0307 "Sol, profanare puolsi, la NaturaChé, di Sustanzia, non v'è comprensionené di quel che nomiam Vita Futura.

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0308 Or ben tu cognoscesti la funzionerecata dal peccato al peccatoreed al fuggir, di lui, la propensione.0309 Non Dio se n' parte. Senza il suo fattore,ogni fattura subito dispare.Se n' fugge invece, lungi, il peccatore0310 che, di sua ingratitudo, vede il fareazione contro gioia e veritate.E il ritornar, sovente, ne l compare0311 nel core e nel pensier, come pietatedi sé; ma cede tosto a sensazioned'una vision distorta di viltate0312 e lungi, ancor più lungi, riflessioned'aver seguìto propensioni errate,il trae, nel disperar di decisione0313 che, del tornar, le porte sian serrate.E teme dai fratelli derisione,e dai famigli sottociglia occhiate;0314 non puote padre, dar consolazionea chi, da sé, si tolse dignitate.D'Adamo in sé rinnova la passione.0315 E' questo il giusto dazio d'ogni etateché, il frutto ch'ei rubò, fu comprensionevoler di tutto avere.”-Come fate,0316 di vostra nuditate, aver visione?”.Or se di meditar su questo puoi,sai che, il tutto sapere, è condizione,0317 ché solo nel saper tu sceglier puoi,p'aver, di libertà, definizione.S'ancor seguirmi in quel che dico vuoi,0318 senza subir di scandalo oppressione,né credermi voglioso del dir male,pria d'aver tutto esposto in successione,0319 pazientemente ascolta, ch'a me caled'aver, dal tuo capir, giusta sanzione.D'Adamo fu, il peccato, naturale,0320 per la qual, Dio, d'Adamo ebbe visioned'alto destino pe'l suo primo nato;l'immensa maestà di sua missione:0321 signore de la vita nel creato,di tutto bisognoso aver nozionechè, senza libertà non v'è peccato0322 né umana potestà di revisione.Saper, conduce a sceglier di sua vita,se darsi a stordimento di passione,0323 subìr la stretta in gola de le ditadel lento andar del tempo e, delusionedi niente aver goduto, in vana vita,0324 fuor del sapor di decomposizione;veder man mano estinguersi il tesorodel proprio corpo, e la putrefazione

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0325 restar compenso ed unico ristoro.Oppure se nel Cristo aver la fede;in Ei che disse:"p'esser uomo moro0326 e per mostrare, a quei che in cor si chiede,quale fu il frutto che produsse Adamo:il libero volere di chi vede0327 esser di sé misura; esser l'amoche trarlo può dal dubbio e da paura.Io solo adesso il posso: io che amo0328 e de l'amor cognoscer fò natura:il solo amor che vale è donar vitaper quei che, d'amar pensa, creatura.0329 Altra voce levarsi non s'è udita;ma io posso il dir, io che mia vita ho dato,seguendo strada da dolor condita,0330 in libertà scegliendo quel che il fatone la ragion mi pose. Io, l'amoreho scelto dopo averlo meditato.0331 In me compiuta s'è, del Creatore,l'opra che fin da sempre Ei si proposeallor che il ferro entrò ad aprirmi il core0332 e uscì lo Spirto a la Consolazionee ritornò nel corpo il terzo giorno,per il portare a la resurrezione.0333 E' questo il vero: Io feci ritornoe la Natura gode redenzione;ma l'anima ancor no, finché va attorno0334 negando Me ne la Rivelazione".Comprendi or che, Chi da la sepoltura,a Vita si levò di condizione,0335 giammai ferir potrà la creatura;bensì potrà subir profanazioneNatura che, di Dio, reca improntura.0336 E nulla, dimostrar, fuor de l'azionepuote s'in essa cela l'imposturaché, nei suoi effetti, non può aver finzione.0337 Altro agire non v'è fuor che in Naturaed altro modo a l'omo non è datoper dimostrar s'amor di Dio il cattura,0338 per dimostrar se la virtù ha amato.Se contro la Natura è la sua azione,da la Natura è tosto sbugiardato.0339 Or tu non da stupore e d'emozione,di tanto rivelar, ne sia sconvoltoché, al tuo capir, non chiedo comprensione.0340 Tu, solo riportar déi e, nel riporto,ragion darai, a chi dée, di meditare;a chi non dée no l puoi, ché nacque morto".0341 E tacque; e sciolse, tosto, l'abbracciarevolgendosi, con passo frettoloso,a la lucente nave e, nel dispare,

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0342 lasciommi amante pallido e geloso:come un cratere di vino spumosorubassero da mano d'uno sposo.0343 Io non sapea, nel cor, s'esser sdegnosoo darmi, inginocchiato, a mendicarecome, in sagrato, il volgo bisognoso.0344 Volevo ire e mi risolsi a stare,nulla godendo, in tutto il vasto mondo,più che lo starlo ancora ad ascoltare.0345 Fecimi forza nel pensier profondo,guardando il desiderio da creare,come vision di fonte il sitibondo;0346 e vidi ei che non c'era, me chiamarecon il sorriso de l'amante ansioso.Giunsi a la porta e mi costrinsi a entrare.

***** CANTO VIII *****0347 Si sciolse in soavitate il sospettosomio natural timor di novitate,accolto da un gentil canto armonioso0348 di mille e mille vergini velatedi fil sottili d'oro e rossa seta,come rai che tramontano d'estate.0349 Il cielo risplendea come cometain spazi senza mura d'orizzonte,su un mondo che il respiro non ti vieta0350 e non vieta il bagnarsi in ogni fontee il bere in ogni fiume e in ogni lagosenza il timor d'avere il sole in fronte.0351 "Che mondo è questo?" meditavo, pagodi quel beato mondo contemplare,più ch'ogni celebrata umana imago.0352 Io non volea parole pronunziarené altro aver volere nel pensieroche stare, nel godere, a contemplare0353 lo squarcio vaginale del mistero;ma d'improvviso tacquero le voci,le vergini formarono un sentiero0354 e venne una fanciulla e lasciò nocidavanti ai piedi miei, dentro a una cesta,e tutt'intorno sparse grandi croci0355 di rose e melograni e disse: "Resta!Io son la Gioia Durante in questo regno.Eternamente partorisco festa0356 e solo beatitudine disegno;non soffrirai vecchiaia né, funesto,mai tu vedrai dolor lasciarti in pegno

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0357 male che ti consuma e tienti destoin lunghe notti di disperazionee giorni tramontati troppo presto.0358 Mai più dovrai soffrir la tentazioned'andar cercando ciò che non si trova:sei ne la gioia fuor d'ogni afflizione0359 e d'ogni naturale umana prova.Mangia le noci e giaci su le rose:rinascerai per sempre a vita nova".0360 Io mi sentivo re quand'ella posele lunghe dita, affusolate e lievi,su le mie guance calde e porporose;0361 e stavo già per dirle: "Vieni, bevida le mie labbra tutto il mio piacere"quando invece le dissi:"Quel che devi0362 è non tentarmi contro il mio volere.Non te venni a cercare, mi perdonase non mi faccio burro al tuo potere.0363 Io non ti conoscea, gentile e bonasovra ogni altra bontà riconosciuta;ed or, se il mio rifiuto male sona,0364 te priego conservar la mia vedutaper quando tornerò a mostrati amoreallor che la mia strada avrò compiuta.0365 Io vò cercare il mio benefattorech'accesemi nel petto un grande foco,poi che de la speranza fu cantore0366 e d'un lavor da farsi in altro loco.Ei mi sparì da l'occhi in questa luceed io v'entrai, valendomi pur poco".0367 "Felice verbo la tua voce cuce"ella rispose e mi sorrise lieta:"la tua fermezza mi disarma e induce0368 a dirti il vero per mostrarti mèta:io ti fui data come tentazionech'al debole ogni cosa buona vieta.0369 Io sono vera eppur sono finzione;io sono il canto dolce di sirenache solo al forte dà consolazione.0370 Ora tu vai dove il cor tuo ti menae mi ritroverai se avrai prudenzadi conservarti l'anima serena0371 ovunque ti vorrà la provvidenza.Saprai qual è il destino che t'aspettase ti saprai specchiar ne la coscienza".0372 E mi sparì come scompare vettanascosta da le nubi in primavera;e insieme a lei scomparve la navetta,0373 lasciandomi al chiarore d'una seravolta a la notte; e mi sorprese un cantocome d'innamorato che dispera.

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***** CANTO IX *****0374 Forse il cantare umano invita al piantoquando la notte asconde il mondo arioso;era il mio autore e me li posi accanto.0375 Era il suo volto nobile e pensoso;le ciglia chiuse, il mento sollevato,il naso come artiglio poderoso.0376 Eretto il dorso, come modellatosu marmo del Pendèlico da artistabaciato da Melpomene e guidato0377 da l'occhio che rivisita ogni vista.Io non sapea se rendermi presenteo farmi un pò discosto da sua pista:0378 ei sovrastava ed io non ero niente.Infine vinsi il dubbio e lo chiamai:"Maestro, io non so se, fra tua gente,0379 è d'uopo domandare: oh che tu fai?Perdona ma, non so frenar mia lingua,parendomi sentirti esclamar lai.0380 Tu mi cercasti e pregoti ch'estinguaquesta curiosità che mi costringea chiederti che mia ignoranza impingua".0381 "Cosa, maestro me nomar, te spinge?Io mi son Dante e tu chiamarmi a nomedovrai, come quei ch’amicizia stringe.0382 Or tu vorresti ti dicessi come,nel mio segreto, a meditar mi pongo?Le mie passioni ancor non mi son dome.0383 Verso la verità sempre dispongoil mio pensiero e la mia devozione;e a niuno, amor, oltre ch'a Lei propongo.0384 Ella mostrommi sua predilizionequando svelommi, in mistica visione,la Dama che sublima l'emozione;0385 e demmi l'ansia d'iniziar missionecontra menzogna de l'umano scire.Medita l'omo: ama conversione0386 d'ogni concetto al proprio convenire.Non mi pensar voglioso d'insegnare;dicoti in confidenza questo dire,0387 per il diletto a nostro conversare.Dicoti ciò che vissi e ciò che vivoe de la sola Dama ch'ebbi a amare.0388 Ora la canterò". "Tu canta. Io scrivo,se tu permetterai. Se sei geloso,tutto tralascerò: d'amor son privo".0389 "Come potrei sentire me gelosodi Lei ch'è Donna d'infiniti amantied ogni amante rende generoso0390 di altri ricercar, d'averne tanti,seco condurne al talamo Suo arioso,a sua beltà Divina? Prèpi io canti!

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0391 Donna che in presta età joco jocosovenisti da l'Eccelso in me jocare;e mi rendesti jovine focoso0392 con vena in core di Te laudare;e pe l diletto d'in te stare, arioso,per giorni smisi il bere e il manducare0393 senza del ciò sentirmene doloso,è Tua Presenza, io potei sapere,il cibo più nutriente e più gustoso.0394 Ne la vision di Te m'alzo al piacered'aver la vista avuto finalmente;e ringraziarne godo aver dovere,0395 Colui che a vita trassemi e la mentem'aperse a facoltà del bon vedere,facendomi straniero tra ogni gente.0396 Il cor che mai s'interroga al saperee mai di Tua vision fé godimento,godendo gode l'infimo piacere0397 d'un miragiar di luce nel tramonto;ma s'appressando a possederlo, ansioso,ei più nol vede e soffre smarrimento.0398 Altro è, di Te, l'incedere armoniosoche solo vede, amante di coragio;e non Ti fugi al sospirar penoso0399 del cor ch'arresta nel goder tuo bagio.Non sei miragio Tu che sai donaredolcezza tale che al morir m'adagio".0400 "Di qual donzella, questo tuo parlareche umano orecchio non invita al riso,intende la beltà di laudare?0401 Io ti vedea risplendere sul visode la passione l'infocato alonee del godere il pallido sorriso,0402 mentre cantavi questa tua canzone,come un immenso avesse te piacere,come se avessi in te illuminazione0403 che niuno, fuor di te, sapea vedere.Anch'io potessi, nel mio picciol core,di tanto amore il foco contenere".0404 "S'io non sapessi te valido attore,di tua ignoranza non sarei sorpreso;ma giusto chiedi: p'altri sei cantore.0405 Questa canzone ch'io cantai, compreso,com'omo de l'Immenso illuminato,già la cantai con altri, in incompreso0406 dolce stil novo mal considerato.Benché con tanti nomi rinomata,virtù d'unica Donna abbiam cantato.0407 Per non patir giudizio dei quaranta,con nome di donzella peritura,chiamar dovemmo la Sapienza Santa;

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0408 ch'erano tempi scuri d'imposturae Roma ardea di tutto possedere:il mondo del divino e di natura.0409 Ancor lungi intelletto da l'averela potestà d'esprimere ragione,occorse, nel segreto, ritenere0410 il seme gonfio de la comprensioneché tutto governava, nel terrore,la mala pianta di superstizione.0411 Da ciò il canto gentil, canto del cored'innamorato che goder non pote,al vero nome, dare giusto onore,0412 de la sua Donna. Vedi che remoteancor sono ragioni del chiarirea chi, l'onesta volontà non scote.0413 Tomi su tomi ancor da riempiresarìan se questa fosse giusta sede;ma chi tutto dirà dovrà venire0414 a te dappresso. Tu ancora, mi crede,sei un di quei che spargono semente:s'è terra buona buon raccolto cede.0415 Or vò parlarti d'un ch'ancora sente,del corpo ch'ebbe, la trasformazione;uno che te veder non si consente.0416 Anch'ei godé in sua vita alta visionee profetò: - m'Illumino d'Immenso -tutto dicendo, fuor di comprensione0417 di moltitudo, riprendendo il sensodel nostro dir, tenaci amanuensi,ancor tacciati spesso di nonsenso.0418 Puoi, de l'Immenso illuminarti, pensi,se la parola s'usa, de l'Immenso,per dare senso a ciò che sfugge ai sensi?0419 Ora diciamo ancora che l'Immensoè ciò che nullo senso può tenerené da intelletto puote aver consenso.0420 Da questo, ben si puote ritenereche chi d'Immenso un dì s'è illuminato,non ha potuto udire né vedere0421 né cosa alcuna pote aver toccatoné con il naso aver sentito effettoné con la bocca cibo manducato.0422 Può forse illuminarsi l'intellettose nel vedere non sa riteneredi tanta luce limpido concetto?0423 Allor, la luce data da vederequando l'Immenso viene a illuminare,è luce che null'occhio può vedere:0424 è la Sapienza Santa che comparee solo a l'anima n'è dato di goderee solo a lei n'è dato il ricordare.

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0425 Un bel ricordo fuor d'ogni sapereché non possiede, l'anima, ragione;ma sol ne la memoria ritenere0426 può la vision d'eterna comunioneche vivesi nel regno de la Gloria.Buio è d'Immenso l'illuminazione."0427 "Cosa vuol dire ritener memoriadi solo buio? La tua spiegazioneconfondemi il valore de la storia.0428 Dove c'è buio non può star visionené potestà d'alcuno movimento;come può vita se non puote azione?0429 Io già te dissi d'esser me contentodel mio poco saper, di mia bassezza;di tuo saper non potrò aver memento,0430 ch'io non so penetrarne la fortezza.Quel che guadagno è mesta confusionee dubbio a riportar la tua fierezza.0431 La tua parola sammi esaltazione,nullo potendo aver riscontro umano:parto d'artista perso in sua visione".0432 "Come bene convienti il nome Strano!"."Convienmi dici? E allora tu, dich'io?S'io sono strano, tu tienmi per mano.0433 Chi di più stran di chi propone avvioper ciò ch'umano non sa concepire?Il vero strano, dimmi se son io".0434 "Pria d'ogni altro parlare è bene direch'io non volea, per te, cercare offesa.Tua lingua so che taglia e sa cucire0435 più lesta d'una vergine contesaper sua virtù di dama da cortile.Dimentica, ti chiedo in mia difesa.0436 Io voglioti disposto e non servile,e pregoti ogni dubbio rivelare;solo, richiedo in te un parlar civile,0437 pacato, moderato; e ponderares'è vera offesa, la parola avuta,o solo affettuoso intercalare".0438 "M'accorgo ch'ogni grazia t'è dovuta;ed ora tocca a me, con cuore lieve,cercar di sollevarmi da caduta;0439 che non si dica, come in Pontassieve,del vescovo Bastiano fiorentino,che crebbe in Arno e visse ne la Sieve0440 per non chinarse innanzi a Lorenzino.Cambiò, per non aprirsi a l'umiltate,Santa Maria del Fiore co'n barchino,0441 il desco principesco con patate,e l'abito talàre volse in pelleconciata dal calore de l'estate.

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0442 In genere si nascono più bellele storie che principio a raccontare;quest'è pur breve che già troppe stelle0443 si son fuggite innanzi a l'albeggiare;e pur la tua pazienza se ne fugges'ancor m'attardo al mio sciocco ciarlare".0444 "Non sciocco il tuo parlare. Sciocco ruggeforse il leone nel difender tanao il lardo che in padella il foco strugge?0445 Qual sia difesa, mai risalta vanala voce che si leva a protestareogni ragione de l'azione umana.0446 Tu, fole da l'ingegno sai cavare;ma che sia fola o fatto non importase porgi chiaro quel che vuoi mostrare.0447 Tale Bastiano, entrasti da la portaper il cacciare fuor da la finestra;nel mentre, al suo passar, tra noi fu morta0448 ogni animosità, ogni maldestra,maligna tentazione di caderedi lite nel vapor de la minestra.0449 Ed or che il sole il rosso fa vedere,ti dò licenza di tornarti al giorno,al tuo lavoro e ad ogni tuo dovere.0450 Dimane, a te parlar farò ritorno".E mi mostrò le spalle erette e fierementre ruggiva un motorar d'intorno.

***** CANTO X *****0451 Venne il dimane e mi recò il dolered'ansiosa attesa, infino a l'ora nona,pria di poterlo ancora in me vedere.0452 Ei venne circondato come icònad'una cornice variopinta e gaia;come ghirlanda che fanciulla dona0453 a l'omo che al cor suo principe appaia.Viva cornice luci saettava:come le gocce d'acqua lavandaia0454 quando lenzuola sbatte; come lavadi notte in un mirabile, giulivodanzar filante in rossopinta bava0455 o come scintillio, disco abrasivoespande attorno al fabbro e al tornitore,o fuochi d'artificio al dì festivo,0456 per salutar Patrono o Benfattore.Io, nel mirar, godea tale visione,più che rubino Chianti il bevitore.

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0457 Mostrommisi al venir, come personeavesse a sé d'intorno; come fossein armoniosa, accesa discussione0458 sui lidi ariosi e caldi di Minasse,lambiti da l'Egeo, bel blu cobalto,solcato da veloci prore rosse.0459 "Ohi Dante" dissi memore del saltoch'ei femmi far, ponendomi a sé pari:"codesto tuo parlar risuona alto0460 ma io non vedo alcun che ci separi;eppure toni e voci ascolto andarecome in convivio numerosi e vari".0461 "Voci tu senti a me di molto care;e care a chi, di vita si compiace,de le dolcezze e de le cose amare.0462 Esse mi fan corona ch'a me piacemostrar te come, sovrumana vocefu voce umana che non ebbe pace0463 né dolce vita, né gettò sua crocesu l'omero di chi visse ignoranteché l'ignoranza a servitù sol doce".0464 "Servi conosco, che mi sono innante,laureati con laude e corona;perché dici ch'è servo l'ignorante?".0465 "Vera ignoranza umana scola dona,ché l'ignoranza vera è la supervia;analfavita val più di Sorbona0466 ch'ei non discute la salita imperviadi beatitudo: ei la rispettae vive liberato da protervia.0467 Invece l'ignorante non accettaciò che, solo da Grazia, è rivelato;capir non puote e cerca sua vendetta0468 in lunghe righe senza risultato.Scavando, cava sempre e solo terrae crede vita l'esser ricordato:0469 chi poco ha, al poco suo s'afferra"."Vuoi dir ch'è poco, entrare ne la storiae avere sempre la menzione in terra,0470 nei secoli espandendo propria gloria?Tu ridi Dante eppure ancora viviperché di te tramandasi memoria".0471 "Lascia il pensar, ché ancora non descriviin tua ragione analisi compiuta;solo ciò che dirotti adesso scrivi0472 ed ogni altra parola avrai godutada voci che vorranno te parlare,per te mostrar che vita vera è muta0473 e de la storia non si sa che fare.Odi ogni voce ed ogni ciò che intona,come ciascuno vorrà se mostrare.

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0474 Odi che bello il verso, come sonanel core ne l'orecchi nel cervello,godi il piacer sottile che ti dona.0475 Un ritmar binario intona quelloe l'altro gli risponde in sintoniacom'un trillar giulivo di fringuello;0476 laddove può sembrar monotoniaripetersi cadenza cadenzata,elude, melodia, malinconia".0477 Tese la destra con la palma alzatae m'inondò un torrente d'ampia luce,dentro ogni fibra, come una sferzata.0478 Solo una scossa elettrica traduceciò che patii nel mentre m'adagiavoa svenimento che il dolor conduce.0479 Svenni. Rinvenni mentre volteggiavoin una sfera trasparente e pura,ospite eletto e derelitto schiavo.

***** CANTO XI *****0480 ““gridò una voce: "la Naturaaprimmi porta in domo di Tarsìs,donommi vita ricca d'avventura.0481 ”.0482 "Io non comprendo!". Rapida scattòmia lingua fustigandomi la bocca.Mia pena un'altra voce rispettò:0483 "Ei prega il Padre che d'amor trabocca,prima di dar te chiara sua parola.Resta forte e sereno come rocca.0484 Ei come falco per l'empireo volasenza speranza di trovar conforto;solo nel convertire si consola;0485 ma niente convertire può chi è morto.Tu non moristi ancor, sei sua speranza:egli è nave fantasma e tu il suo porto.0486 Sua fu virtù di fede e di costanzane l'annunziare ai popoli il Vangelo,come uragano che dal mare avanza;0487 come l'inverno che distende geloovunque scorra in groppa a tramontanae tutto ammanta d'un solenne velo0488 sì ch'ogni terra si fa più lontana.E tutto è avvinto in solide catene:non più distingui cippo da fontana.

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0489 Nel fariseo furor ch'in ei convene,al bel Vangelo libero e sublime,de la Torà rimise le catene.0490 Ei con comprese che il Vangelo esprimelibera accettazione e non sopportalegislator che vigila e reprime.0491 Buona Novella, libera e confortachi nel cor suo comprende la giustizia;e tale verità, sua azione porta0492 ad esser santo, senza la miliziadel Sommo Sacerdote e de' levitich'a lungo andar, convertesi in malizia,0493 in leggi date da orator forbiti,attori di solenni liturgie,ospiti ricercati nei conviti,0494 come dispensatori di magie;compari di banchieri e furfantelli:servi del mondo e de le sue follie".0495 "Basta ora! Tu mi paragoni a quellich'ansia di potestà sospinge in alto,muovendo braccia quali osceni uccelli.0496 Volando tanto in alto quanto un saltopuotono far, piegando le ginocchia,rimirano orizzonti di cobalto0497 in specchi fatti cieli da lor spocchiad'essere santi perché sottanatied adulati da chi li spidocchia.0498 Mai fui di lor. Io fui tra i condannatiad essere percossi e discacciati,guardati con sospetto e calunniati,0499 derisi tumefatti imprigionati:rei per il mondo e degni de la morte.Se primo fui fui dei perseguitati".0500 "Primo tu fosti e apristi quelle portedove masnada subito s'assìse;e su tue pene costruì sua sorte0501 di privilegio e gerarchie decise:mai regno in terra s'impiantò più forte.Mai altro servo s'innalzò e derise0502 il suo Signore e la sua vera corte.Dicon le bocche che risorse e vive,dicon le mani che fu vera morte".0503 "Io non ho colpa per chi sogna e scrivedando imprimatur a proprie fantasìe,nomando sane tesi sue cattive.0504 Nei secoli fioriscon compagnied'umano intento e consolidamentodi privilegi e beni: non son mie.0505 Io mi fui foco; vissi ogni momentoa difensor di leggi sante e giuste,sempre traendo solo patimento".

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0506 "Se ben ricordo, cavalieri e frusteal tuo comando fecero banchettosopra a' cristiani, simili a locuste".0507 "Ero d'un'altra fede. Il mio rispettoper ciò che giusto fosse ritenevo,m'ha sempre fatto nobile d'aspetto0508 e di comportamento. Io conoscevola legge del mio popolo e salivoladdove fosse offesa ritenevo".0509 "La legge è sempre il punto del tuo arrivoe sempre fosti preso da le leggi.Tu lì sbagliasti, fariseo impulsivo.0510 Tu avesti colpa ché formasti greggie ti eleggesti unico pastoree subito stilasti leggi ai greggi;0511 ciò che mai si propose il Buon Pastore:pascoli il gregge dove gli conviene.S'uno si perde e bela di dolore,0512 il Buon Pastore accorre. Egli s'attienea libertà, diritto universale:solo chi Lo desidera Lo ottiene.0513 E se nel gregge pecora asocialescalcia, ruggisce, da per sé decide,vale l'insegnamento primordiale:0514 insieme cresca a l'altri. Chi la uccidevanifica l'amore e la pietà:piange il Pastore e l'Avversario ride.0515 La legge è umana e non ha carità,non è divina e non conosce l'uomo,non sa cos'è menzogna e verità.0516 La legge vole ogni cavallo domo,docile al morso e a voglie del padrone:fa il Dio e lo Schiavo cancellando l'uomo".0517 "Chi difende l'onesto dal predonesenza la legge, come vai cianciando?Essa è il custode vigile al portone0518 di civiltà e progresso. Ogni nefando,malefico costrutto criminale,andrebbe sempre più proliferando".0519 "Questa è l'eterna lotta naturale.La legge umana che vai protestandoscorre i millenni; eppure ancora il male0520 sotto ogni cielo si va rinnovando.La legge giusta che rinnova l'uomotu predicasti; ma tradisti quando0521 vergasti scritti, producendo un tomotradotto da Mosè. Tu trasformastila libertà evangelica in un dromo0522 con sentinelle armate. Predicastilo Spirito più in alto d'ogni legge;ma ne la legge poi Lo vincolasti:

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0523 la legge del Levitico e del gregge.Ponesti prima pietra al regno mistoche su l'incongruenza si sorregge.0524 Gesù si proclamò Divino e Cristoe disse d'esser Re d'un altro mondoché questo, già di un Re era provvisto.0525 Ei venne per mostrare il suo bel mondoa quei che il Padre elesse per destino;non venne a governare questo mondo.0526 Invece lungo i secoli, il camminodei suoi seguaci ha preso un'altra strada,appresso al lusingar Luciferino0527 d'esser governatori di contrada;come quei vignaioli affittuariche lunga assenza del padrone istrada0528 a nominarsi veri proprietaridi ciò ch'hanno in affitto; e ambasciatoridel vero proprietario, onesti e rari,0529 percuotono ed uccidono; ed attoridi crimini e misfatti vergan bollenomando, i figli regi, malfattori.0530 Questo è l'inganno che traduce follesempre più innumerevoli al massacroin guerre religiose e di consolle.0531 Teologia che predica lavacrodi sangue e sofferenza e espiazione,procede da marmoreo Simulacro0532 nato da mano umana e da ambizione.Colui che pianse insieme ai sofferenti,d'ogni dolor rinnega la funzione.0533 Sanò lebbrosi, storpi, non vedenti;serenità ridiede ai peccatori;restituì i morenti ai lor parenti.0534 Inoltre da le leggi e i loro attori,che stabilivan condannare a morte,salvò la rea d'adulterini amori.0535 Ei si mostrò come colui che sorteper spargere dovunque la letizia;eppure la memoria ha gambe corte0536 e ancora si pretende la nequiziach'Ei chieda espiazione e sofferenzain nome di nevrotica giustizia.0537 Ei chiese amore non giurisprudenza;dichiarò l'uomo il solo degno tempiode la Divinità e di Sua Presenza:0538 "Di questo tempio voi farete scempio, ma Io lo rifarò in tre giorni appena".Dove cercare un più divino esempio?0539 Ma Ei vivente, già la madre pregnade l'Anticristo respirava insidia,e partorillo su Cilicia rena.

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0540 Ei crebbe e non conobbe la perfidianascosta ne la legge; e nel massacrode la Parola costruì Romidia".0541 In tale disputar su umano e sacro,smarrivasi mio filo di ragione:come da micro, andar repente in macro.0542 E non potevo più frenar magoneche m'imponeva mordermi le maniper debolezza di mia comprensione.0543 E quanto loro più sembravan cania disputarse un osso che non c'era,io tanto più sentivali lontani;0544 come lontani vanno ne la seragli stormi de l'alati migratoripian pian dispersi in vaga atmosfera.0545 Di mia tristezza ignari l'autori,in tale disputare infervorati,come d'opposti mondi fautori0546 da loro propria tesi lusingati,sembravano di storia fondatori;ma loro nomi non avevan dati.0547 "Chi son costoro, entrambi servitoridel credo che sappiamo esser cristiano,ma in divergenti strade viaggiatori"?0548 La sfera intanto, volteggiò lontanoed io non seppi se s'udì mia voce;ma vidi Dante tendermi una mano:0549 "Entrambi hanno subito spada e croce:l'uno per legge l'altro per amore;ciascuno ebbe il suo Cesare feroce.0550 L'uno subì il martirio da un cantore,l'altro da un papa fattosi regnante,di regni e di ricchezze protettore.0551 Dimentica lor frasi, tutte quante.Tra loro mai può aversi comprensione:è come aver tramonto da levante.0552 Di lor rammenta solo la passioneche ha generato il verso e la parola;seguirli nei concetti è confusione.0553 In queste voci non cercare scola:solo il piacer di seguitare il versoch'ora ti irrita ora ti consola.0554 Ecco ch'or viene uno, controverso:mulo gravato d'opprimenti some,da ogni gente ripudiato e avverso".

***** CANTO XII *****

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0555 "Tu mi chiamasti e m'imponesti il nomeche niuno al mondo pote più nomaresenza ribrezzo; me pensando come0556 lebbroso d'ogni dove discacciare.Anzi, l'abietti e i vili van nomandocosì com'io, e di ciò fammi tremare;0557 io che al tremore non cedetti quandodel Te dover tradire arsi nel foco,speranza in Tua Potenza in cor serbando.0558 Ma quando vidi Te, uomo da poco,tradotto nel Sinedrio dove pronteti attesero percosse, ingiurie e, in loco0559 di sacra ribellione, chinar fronte;e poi salir da l'infido Pilatodove Barabba calpestò tue impronte0560 quando fu scelto ad essere salvato,egli brigante, Tu innocente e puro,ogni pensier di regno ebbi umiliato.0561 Ma più umiliante ancor, boccone duro,fu Te veder deriso e sfiguratoda frusta e peso legno; infine oscuro0562 presagio su nel Golgota svelato,prostrammi e demmi la disperazionedi quei che il suo tesor vede rubato.0563 Tutto scommisi in te; ma in Tua passionel'ardente attesa rivelassi vanache fossi d'Israel liberazione.0564 Io di Te Giusto ebbi vision lontanae di che amor t'amai Tu conoscestie quanta in Te, speranza ebbi profana0565 del regno meritar che promettesti.E quando Te tradir fu convenuto,ch'esser disegno arcano mi dicesti,*0566 io non fuggii dal peso; anzi ho credutoche Tua Potenza rivelar voleviquando in catene avesse Te veduto0567 il popolo che Tu benedicevi.Una parola tua, ch'eri acclamatore d'Israel, ché re Tu ti dicevi,0568 le dodici tribù avrebbe spronatoal ferro contro Roma, a la battaglia,al regno di Davìd riconfermato.0569 Ma tu pendesti, sì intrecciata paglia,da quell'infame segno di oppressioneche nel pensiero ancor timor m'intaglia;0570 e mi schiantai a la tragica visionedi me che da tradito a traditoresubìta avrei nei secoli abiezione".0571 E tacque. Allor d'intorno il gran fetored'un corpo appeso a fune a putrefare,d'incanto sparve; e propagassi odore0572 di viole e rose a rinfrescar le nare;

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e un cantico di voci melodiose,ogni timor da l'anima a fugare.0573 E fiàmmule a milioni, sì gioioselucciole intorno a ingentilir la notte,tolsergli 'l collo da dov'ei lo pose0574 ond'esser mostro per genti bigotte,senza intelletto e senza riflessione:patate in acqua troppo a lungo cotte.0575 Ed il deposer, come compassionepretende, mossa da sublime invito;e venne Uno, imago in sospensione,0576 di sì sovrana maestà vestito,ch'io nol potea guardar:"S'il guardo moro"pensai; e prostrato, m'attivò l'udito0577 Sua voce che a ogni senso dié ristoro."Io mai di te portai dimenticanzané di chi bevve nel bicchiere amaro0578 di sofferenza e non ferì costanzain quel che avea di giusto meditato.Nel giusto creder la perseveranza0579 è d'uomo che al destino s'è piegato;ch'ognuno, in vita, a un'opra fu mandato.Ritrova sé chi al suo destin si è dato.0580 Tu di tua sorte fosti profetatoe profezia ha mostrato veritatepoiché accettasti e non fuggisti il fato.0581 Ora a te vengo, a te mostrar pietatedi Quei che, Solo, domina Giustiziapoiché Giustizia è fuor da umanitate;0582 e te di nuovo abbraccio in amiciziacome in quei dì trascorsi in Galilea:di vera mia vision ti do letizia".0583 Su l'ultime parole ch'Ei dicea,alzai lo sguardo e più nessuno vidi;ma seppi che di ciò il mondo godea.

***** CANTO XIII *****0584 Un'altra voce disse: "Orsù sorridi.Noi siamo vivi numerosi e vari;voglio al mio canto tua attenzione affidi:0585 Donna ch'ognor ne la memoria appari,d'ogni beltà divina sostenuta;che da pensieri ignobili separi0586 e solo santità mostri assoluta,donando carne al Dio che mi ridonad'Adamo verità di sua caduta;

0587 per Te lodare, ovunque il canto sona

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la voce de l'umane creature,che devozion d'amor filiale intona.0588 Tu sei rifugio ne le sere scurequando terror disparge lo sgomento;sei Tu che mi sollevi da paure.0589 Nel Te veder conviene scioglimentodi tutte membra e stare a contemplareil puro divenir del godimento0590 che tutto annulla di quel che compare.In te, tanto soave è smarrimentoche mai a la terra vuolsi uno tornare0591 a risubir dei sensi lo sgomento".Un'altra voce, intensa d'emozione,su l'altre sollevò suo sentimento:0592 "Vergine e Madre, in Te la perfezionefuse il Divino di natura umana,ond' esser d'ogni gente Comunione.0593 Verginità rispecchia la sovranasintesi di purezza e donazionea voce esortatrice sovrumana.0594 Segno solenne di contraddizione,primo fra tutti annuncia il Redentore.Ecco l'ancella sono del Signore:0595 e fosti Madre e generasti Amore.Sarebbe, mio, intelletto d'animaleche non vuol meditar su tuo pudore0596 se pensarti dovessi a l'altre uguale.Scelta scegliesti nei tuoi occhi apertie confidasti nel dolor vitale0597 che conoscesti. Senza segni certidi Superiore Volontà Operante,come potevi superar gli incerti?0598 Come spiegar tuo stato interessanteal tuo promesso sposo, a l'altra gente,in tua severa società osservante?0599 Come restar serena e sorridentequando, davanti, chiusero i portonia Te a Giuseppe e al Figlio Tuo nascente?0600 Quando potenti re recaron doniad adorare il Figlio tuo poppantee in una stalla si chinaron proni,O601 come tacer potesti tua vibrantematernità sul Re de l'universo?Come sfuggire all'ira delirante0602 d'un re omicida sadico e perverso?Come subire, senza far lamento,anche la fuga in un paese avverso?0603 Divina Grazia è tuo coronamento".D'un'altra voce mi sfiorò lo stelocome cometa sfiora firmamento:

0604 "Per quanto ancora de la fòla il velo

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nascondermi vorrà a la comprensione,mortificando l'intelletto e il cielo?0605 Io mi fui donna vera e di passione.Arsi d'amore in carne e nel pensiero.Conobbi il corpo e sua vital fusione0606 di spirito e materia: non misteroper secolari dispute e commenti.Goder potei di gioia il ciclo intero0607 come soffrii d'intero i patimenti.Io mi fui madre come il Cielo vollequando dettò a natura ordinamenti".0608 Un brivido percorsemi e l'ampollede l'occhi s'imbrinarono di gelo:vidimi contro imbestiate folle.

***** CANTO XIV *****0609 "Un grido ne la notte squarciò il veloche il dolce sonno mi cuciva addossoe trammi da la pace d'un bel cielo".0610 Un'altra voce erami a ridosso,voce che mi sfocò il tristo contorno,simile a stagno da pagaia mosso.0611 "Mai più crudele, alcun subì ritorno.Io mi vedea in un prato dove fiorid'ogni color radiosi, givan torno0612 ad inebriarmi l'anima d'odoridi tal fragranza che l'uman profumi,a lor confronto, san di cavolfiori.0613 Belle fanciulle ancor, nei lor costumidi seta e trine, snelle in vita tonda,givan tenendo in man tremuli lumi,0614 canto gentil spargendo in ogni spondae tutto sommergendo in un mistero,profondo come quel che serra l'onda.0615 Poi si cerchiar d'intorno a un fiore nero,fra tutti l'altri di chiaror splendentee lor fiammelle fusero in un cero;0616 fu allor che il grido mi frustò la mente:Oh uomini che al sonno abbandonati,veglia non fate al giusto ch'è morente0617 per il peccato suo d'avervi amati!Mano assassina lo colpì furente;la lunga mano d'uomini spietati0618 perch'ei giustizia chiese ad ogni gente,d'ogni colore e d'ogni intendimento.Or giace disseccata la sorgente

0619 di sua parola e di suo insegnamento;

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ed il suo corpo steso su l'asfaltoè il lascito trascritto in testamento.0620 L'opera sua sia viva; s'alzi in altoil grido di quei che l'ebbero in cuore.Il suo martirio non divenga salto0621 nel buio di dimenticanza. Ei morecom'un di quei a cui Dio operar comandaper dare una speranza nel dolore.0622 Il grido ch'ora udite sempre spandad'un martire, nel mondo, la memoria;come Giustizia vera a l'uom comanda0623 di buona volontà; l'uomo che boriae falsità e violenza di potere,dispregia ne la vita e ne la storia.0624 Di quei che la Giustizia ha in suo piacere,che Martin Luter King sia collocatotra i giusti d'ogni tempo, sia il dovere.0625 La voce tacque ed il significatodel fiore nero in sogno mi fu aperto:da terra su nel cielo era sbocciato".0626 Un'altra voce sorse dal concerto.Non v'era nesso in loro esternazione;mostravano, ciascuna, un ruolo esperto.

***** CANTO XV *****0627 "Mai giusta, si può dir di punizione,se giusto riferiscesi al punitoché solo giusto, è onesta educazione.0628 Infligge punizione chi ha fallitoché pria di punizione potestate,dover d'insegnamento avea vestito.0629 Diritto segue sempre, in veritate,d'ogni dover la sana espletazioneché solo esempio turba volontate.0630 Cattivo esempio rende vana azioned'un buon parlar, d'ogni più onesto direché il piccolo, nel grande si dispone0631 e più che nel concetto, ne l'agireapprende qual valore è di più effetto,a quale posizione deve ambire;0632 ché nel concetto occorre l'intelletto;mentre l'azione è la ripetizionedi ciò ch'è consueto ne l'aspetto.0633 Occorre, pria d'infligger punizionee ritenersi in saggio intendimento,di meditar su propria posizione"?

***** CANTO XVI *****

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0634 "Quando di Dio si nega fondamento,ovunque falsi dei vengono affissie ai più bugiardi s'erge monumento.0635 D'osceno inferno ch'è tal vita scrissi,e dei voraci che sconvolser terra,nel tempo in cui mortal mia vita vissi".0636 Come l'anello di catena afferral'anello innante e vi si rinserra,sue vibrazioni un'altra luce sferra.0637 "Altri voraci stan ferendo terra;ma più che allora, occorre d'operare:ora a natura è dichiarata guerra.0638 E dimmi: come puolsi ancor sperareche vecchio seme renda seme novo,se non v'è terra adatta al seminare?0639 Il gran furor che nei miei sensi covo,è tanto e tale e di cotal passione,che la parola pel mostrar non trovo.0640 Surge profeta, contro l'abiezioned'andar seduto su rotar di rote,retro lasciando del veleno azione.0641 Surge con voce, contro menti vote.Imponi a l'ortocefali il pensarech'oltre, portar tal croce ella non puote,0642 la bella terra de la vita altare.Selve orgogliose nel mostrar verzura,l'acida pioggia già va a dispogliare,0643 lasciando intravveder quale, futura,sarà l'imago dolorosa e tetrade la gioiosa e provvida natura:0644 svettanti sterpi sterili su pietra,aere di piombo senza più orizzonte,scheletra mano su spezzata cetra".

***** CANTO XVII *****0645 Ora le voci, come alpina fonteininterrottamente traboccante,venivano, sì carro di Fetonte,0646 unite in un sol globo sfavillante;ed io impazzivo. Più non ritenevomemoria di parole:"Aiuto, Dante".0647 Non mi rispose e più non lo sapevovicino a me, com'era sempre stato;e nel timor nascente mi vedevo0648 come un fanciullo in mare abbandonato.Mentre affogavo in miei pensieri mesti,un nuovo canto chiaro mi fu dato:0649 Del mal non ti crucciar. Ciascuno appresti

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l'opera sua laddove vocazioneconduce appresso a sentimenti onesti.0650 Nell'anima del giusto, compassioneper quei che soffre in letto d'ospedale,oltre a la malattia anche afflizione0651 per la cattiverìa del personaleche, oltre a l'ignoranza di parola,non porta la padella e l'orinale0652 a quei che infermità consente solavirtù d'attesa e prolungata offesa,è una preghiera che nel cielo vola;0653 e l'Angelo di Dio sempre in attesa,la offre a la pietà di Quei che puote,in nome del Figliol Suo ch'è difesa0654 dei supplici e d'ogni altro che non puote;e il Padre accetta e la riversa in terrasu l'ali de lo Spirito che scote0655 anche il torpor di chi in sé si rinserra.Sorti dal limbo, non temer di dire.Sol per tua morte condurrai mia guerra0656 e tanti nasceran dal tuo morire:come da seme, spiga nasce e crescegonfia di grani e induce a benedire".0657 Voci su voci come quando crescefischiando in mare, il sibilo del ventoe il ritornare in porto non riesce0658 al piccolo natante; l'onda è un lentoinesorabil vischio d'agonia,atroce profusor di sfinimento.0659 Così, di tante voci melodia,rendevami a mia mente sconosciuto,al meditar chiudendomi ogni via.0660 "Chi da natura umana è posseduto,è degno d'aspirare a la visionedi Quei che l'occhio in fibra, mai ha veduto;0661 ma non per sé, poiché di tale azioneabbia natura, in sé, possedimento,ché solo passeggera ha condizione;0662 bensì per Quei che, pria, ne alzò lamentoe poi chinò la testa a volontatedel Padre che da sempre, testamento0663 promise di perdono e di bontate;e bevve il fiele amaro del doloresu legno infame, in grande umilitate,0664 in sintonia d'amor col Creatore;ed ebbe premio di resurrezionee si svelò Divino Redentore0665 de l'uomo che contempla creazionee sé, in destino di vita futura.Egli la Verità, Egli l'Azione

0666 che sublimò in Se stesso la natura

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e che futura rese creazioneSanta Solenne Degna Imperitura".0667 Ormai sfinito da feral dizionedi tante voci in vorticante luce,più non avevo forza di obiezione.

***** CANTO XVIII *****0668 "L'uomo che in nobiltà vita conduce,in quel che cerca pone il suo valore.L'uomo che non rinasce, in sé produce0669 mesta passività d'anima e coredi quei che, in quel che trova, si compiace.Non v'è felicità nel possessore,0670 né del volere ancor, la voce tace,se il posseduto non produce amore.E mentre sembra che chi trova ha pace,0671 ne l'agiatezza e ne l'umano onore,il vero intento da considerareè, quanto inerme sia, quando il dolore0672 gli si presenta e lui non sa'l domare;né sa fuggire la disperazionech'esista bene che non può comprare.0673 Non d'unità di bene ha comprensione;ma sol di suo interesse e di sua casavede i confini; e noma giusta azione0674 portar terrore e giogo in altrui sposa,quando l'altrui pensiero e intendimentonon vuol piegarsi a sua ragione esosa.0675 E vita altrui dispregia. Altrui tormentoritiene riscossione doverosa,acché la storia eriga monumento0676 a sua viltà di mente, a sua boriosacultura d'espansione e di potere.Potere per potere, è poca cosa0677 se per poter, rinunciasi al piaceredi non temer vendetta; ché vendetta,è figlia d'oppressione e del dolere.0678 L'uomo di poco conto sale in vettae tutto quel che vede è in suo possesso;ma nulla può toccare, a sua disdetta;0679 ed altro non rimane al suo successoche il contemplar, con mesta delusione,d'essere pieno fuori e dentro fesso.0680 La forza e l'arme vincon la tenzoneché vincere, per chi non ha intelletto,è delegare a l'arme la ragione;

0681 per poi vedersi in seguito costretto

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a sempre armar qualcuno a sua difesa:guardie del corpo infino attorno al letto.0682 Che vita vive quegli che non pesasu stesso piatto la necessitatee nel decoro altrui vede a sé offesa?0683 Sempre l'infanzia vive, in veritate,di preistoria, quando l'ignoranzaancora possedeva umanitate0684 e l'unico pensiero era, di panzatemere il vuoto e aver da masticare:preda più grande dava più importanza.0685 Necessitate possedeva il farea guisa d'animale naturale;ché la ragione ancor dovea dare0686 coscienza d'operare il bene e il male;e del diritto, non aveva scienza,oltre il dover del vivere mortale.0687 Necessitate dava a la violenzagiusta ragione d'essere difesa,ché vita dipendeva da potenza;0688 ed unico operare era l'offesasaper condurre senza esitazione.Non era la Parola ancor discesa0689 ad operar pensiero e comprensione;non c’era ancora, il Verbo de l'Amore,a dar, di verità, definizione".*

* Io sono la via, la verità, la vita. Gv 14,6

**** CANTO XIX *****0690 "Anche mia voce ascolta, o traduttore,di me che in vita vissi di speranza:solo di quella, che non fui pittore0691 né d'altra arte seppi aprire stanza,né d'elevato ceto discendenzafui per destino, né curiale panza0692 spinsemi a trafficar p'aver valenza.Oscuro vissi senza aver parolaladdove mi nascose la prudenza.0693 Vissi e non vissi e niente mi consolad'aver sepolto in me de l'intellettola quotidiana meditata scola".0694 Tanta tristezza in suo parlar direttosentii colare, come di rugiadaun gocciolio mi raggelasse il petto.0695 "Parla" risposi "non temer che vadatu che fra tutti domandasti udienza;altre m'han violentato, a te dò strada".0696 "Il nome taccio ch'ancor la violenza

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di millenaria legge d'oppressione,dei simil miei ripudia l'esistenza.0697 Codesta legge predica passioneper chi intelletto volge a meditarequal sia de l'uomo la fatal missione.0698 Io mi risposi che non è nel farené ne l'avere né ne l'apparirené nel gloriarsi né ne l'adorare.0699 E' nel godere, la mission da dire,ch'è stata data a l'uomo e a sua natura:godere tanto da goder 'l patire.0700 Io non potei ma lo potrà futuragenerazione, se sarà compattacontro sinedrio e contro la pretura,0701 mostrando ch'è ridicola siffattacultura d'oppressione contro il sessoe libertà di scelta. Scienza esatta0702 è legge che non può recar progressoa saggia evoluzione di intelletto:è legge che reprime e non dà accesso.0703 Se la natura dice che il perfettoè la maschile e femminile unione,in tale legge notasi un progetto0704 di schiavitù legale; ma fusionemaschile e femminile non prevede,principalmente, il gusto e la passione.0705 Tale fusione è ciò che si concedeal credito che vanta l'animale;ma l'animato ch'anche al buio vede0706 e in sé decide chi per lui più vale,sua libertà pretenda, suo volere,sua libertà di scelta con chi, uguale,0707 al cuore suo si appressa per godere.Il privilegio d'intelletto è taleche s'alza altero sopra ogni potere.0708 Il credersi divini è il grande malee del divino aver chiave d'accesso;ogni esclusiva è frutto demenziale0709 che a umana società nega il progressosu sana strada di fiducia e pace.Altro non ti dirò: io nasco adesso".0710 Ingigantì e volò come rapaceche fa scompiglio in stormo di colombe,fra l'altre luci finalmente audace.

***** CANTO XX *****

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0711 Un'altra luce venne e disse:"Incombesu te mortale, un mondo che non temené liturgie né squillio di trombe;0712 fertile campo dove frutta il semedi libera espressione, non clamoredi propaganda. In vostre tv amene,0713 vedi morir d'attorno, nel dolore,uomini donne vecchi neonati;e sola potestà possiedi, in core0714 aver pietosi stimoli stipati;ma subito cancelli vergognoseimmagini d'inermi e d'affamati,0715 zippando su canali di fumosestorie d'amore o di sportive glorie;troppo pesanti essendo scandalose0716 disparità di popoli e di storie.Io non ho colpa pensi e ti consolich'altri subir dovranno le memorie0717 di crimini misfatti e orrendi dòli;altri ch'hanno potere e van gloriosisplendendo tra le genti come soli.0718 Invece dico a te ch'essi boriosisono e potenti e profusor di mali,perché tu taci e tacciono i pietosi,0719 facili al pianto su fogli di giornali.Discriminate morti e sofferenzesecondo l'interessi e l'ideali.0720 Economia e potenza, vostre scienze,ed armi sempre più sofisticate,vi fanno star tranquille le coscienze.0721 Anche ne le parole ch'adoprate,se nel soggetto avete preferenza,mostrate colpe sempre più sfrontate.0722 Quando nel golfo arabico violenzaesplose a contrapporre gli interessi,mostrarono, i mass-media, la valenza0723 di ciò ch'è risaputo nei processi:dialettica, retorica, sofismi,da criminali estraggono professi.0724 Infatti, per i vostri, eufemismitipo... sistemi di ricognizione,difesa contro totalitarismi0725 in prepotente e tragica espansione;e soprattutto i vostri bombardieri,nel bombardar, andavano in missione.0726 Ti dico che c'è poco d'esser fierid'andar chiamando con diverso nome,ciò che risulta uguale nei pensieri0727 e ne l'effetti, quando si son domele fiamme de l'incendi e sepoltureespandonsi a mostrare al mondo come0728 educherete le genti future.

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Da sempre mors tua fu vita mea;da sempre il forte vive di sventure0729 portate a chi rifiuta la sua idea.Chi venne un dì nel mondo a rivelareche solo in vita tua c'è vita mea,0730 quanto dolore ancora sopportare!Quanta tristezza ancora Si concede,pria che i suoi fidi veda lavorare0731 in razional concordia e umana fede,invece che vogliosi dettar leggea cui ci si uniforma e non si crede.0732 Ei disse guai! ai signori de la legge;ipocriti che in nomine di Diobanchettano coi lupi sul Suo gregge".0733 "Senza la legge" m'interposi io,"come potranno l'omini vederedove finisce il bene e il male ha avvio?".0734 "La legge è vera quando nel saperesancita è accettazione universalee lascia a l'individuo, in sé, il potere.0735 Codesta legge suggerisce il maledove s'annida e dove il bene vige;è lei che l'omo trae da l'animale0736 e su la dura via, lo crocifige,de l'onestà di intento e di parolae ancor di più, d'azione; e non sconfige0737 con l'armi, come insegna nova scòla:chi non peccò, per primo scagli pietra.Questa è la legge, tutto il resto è fola".0738 "Questa è la legge da cantar su cetraquando in convivio, soddisfatto il dente,sopiscesi ogni voglia astiosa e tetra.0739 Non voglio te mostrarmi irriverente.Per tante volte udii tale novellaentrare ne l'orecchi d'ogni gente;0740 ma ne l'orecchia non lo so se quellamai penetrò; so solo che, a l'uscita,ciascuno dice a l'altro: è stata bella.0741 Che voce! Che passione! E' concepitacome una scena e tale è recitata.La messa è messa, il resto invece è vita;0742 e come tale, è tutta consumatain ciò che si comprende: occhio per occhiodente per dente è vita praticata".0743 "La vera legge non è pel pidocchioche non discerne ne la sua coscienzae le parole ammira nel pastrocchio.0744 L'uomo la riconosce senza scienzadi lettere di arti di cultura;conosce maestà di sua violenza

0745 e la parola ascolta, per natura,

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di chi lo esorta; ma da esortazionepretende anche l'esempio e non la pura0746 polifonia di suoni in dispersione.Chi parla e poi rifiuta sua parola,dichiarala parola di finzione".0747 "La tua parola parmi come molache intende levigare mio coltello.Ancora dimmi, apprenderò tua scola".0748 Nessuna voce si mostrò al mio appello.Io non m'arresi e con filial fervore,intesi di poter costringer quello:0749 "Questa preghiera io vorrei nel cuoree respirar d'incenso sua fragranza:fa che intelletto mi conquisti Amore!0750 Fa che la volontà mi dia costanzadi sempre praticare buona azione,di sempre coltivare la speranza0751 d'avere accesso a lieta dimensioned'eterna Luce e mistica Sapienza;e con il Padre stare in comunione.0752 Fa ch'io rivesta istinto di violenzacontro lusinga di mortal piacere;e sappia coltivare la prudenza0753 nel molto meditare e nel tacere"."Saggio disìo. Nel meditar tacendovincesi l'illusione di sapere.0754 Sapere umano sempre va mentendo;ché de l'Intero non ha cognizionee sempre il relativo va vedendo;0755 e d'ogni cosa muta spiegazione,secondo quel che altrove va sentendo;e mai comprender sa l'esortazione0756 che sofferenza vincesi soffrendone la pietà di purificazione;e vita, sol cognoscesi morendo.0757 D'alto mistero faccio a te menzione,svelato solo a pochi coraggiosi,dopo violenta e tragica tenzone0758 col corpo materiale e coi furiosiistinti de lo spirito animale.Guarda i bambini come van gioiosi,0759 nulla sapendo d'empito vitale.Così, giocoso, l'uomo va vivendospirale di discesa nel mortale.0760 L'anima, d'alte sfere discendendo,in elementi atomici si pone,e fisico vestito va vestendo0761 finché l'umano essere compone.Nata da Luce, qual mistica rosa,a risbocciare in Luce si dispone,

0762 seco traendo l'atomo che sposa:

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come il pensiero appresso a sé conducel'azione che produce e ch'è sua cosa.0763 Sempre cercando va ciò che riluce,come falena attorno a lanternino,ricordo avendo de l'eterna luce0764 da cui provenne: l'alito Divino.Di tal visione noti maestate?Noti la via tracciata nel destino0765 di gran favor, ch'attende umanitate"?"Deh di pazienza te rivesti ancora,ché tue parole mi son novitate!0766 Io non contemplo d'essere dimoradi tal divina luce che riveli:io che la luce vedo solo fora".0767 "Luce tu vedi di riflessi cieli,luce che non illumina intellettoma sempre lo ricopre d'altri veli.0768 Serra le ciglia e scenditi nel petto.Se avrai costanza scoprirai che il solech'in te risplende ti dà più diletto".0769 "Risplende un sole in me? Quali paroleva allegra la tua bocca a pronunziare,qual voce d'Odisseo narrante fole?".0770 "Ah quanto forte l'uomo sa cianciaree come a lingua dà sùbita azione,senza capir ch'è saggio il meditare0771 se un nuovo udir prospetta evoluzioned'un vecchio e non più abile sapere.Quel che ti dico è antica tradizione0772 che si tramanda a eletti e puoi vedereda tuo comportamento incontinente,perché pel volgo devesi tacere.0773 Già tua preghiera più non tieni in mentetu che chiedesti d'adoprar prudenzanel meditare e nel tacer paziente.0774 Rammenta ancor che quivi è la violenzade la beatitudo del Vangelo:contro illusion d'avere in sé valenza.0775 Violento contro sé conquista il Cieloche il sé, d'umano intento è rivestito;e umano intento mai contempla il Cielo,0776 inerme sempre innanzi a l'infinito.De l'attimo fuggente si consolae di disperazion si fa vestito.0777 Discepolo ora sei di nova scolae tutto quel che sai, più non sapere,com'augel che primo volo vola.0778 Rossor te veggio su le gote ardèree sento la tension de la tenzonech'in cor combatti per saper tacere.

0779 Il tuo pugnar silente è una canzone

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che l'anima m'inebria di letizia;come calor sprigiona da tizzone,0780 come il piacer che nasce da amicizia,per sintonia d'intento e volontatesu strada di virtute e di giustizia.0781 Il sole ch'io te dissi è veritate:è l'anima che a carne diede vitae ne la carne asconde sua beltate.0782 Or, pria d'ogni altra cosa, la più arditache tu abbia intendimento d'operare,sia di vedere in te tua luce avita".0783 Io m'appressavo ancora a domandarealmeno il nome, per sua cortesiad'aver creduto ch'io potessi dare0784 senso compiuto a la sua poesia;ma d'improvviso un sì terribil ventovenne, traendo in unica corsia0785 tutte le luci, in vortice violento.Solo, nel buio, in seno a la mia sfera,vidi il terrore vero; e ancora sento0786 il grido mio, qual rombo di bufera,vibrante chiamar Dante in mio soccorso.Qual domatore, repentino, a fiera0787 si fa daccosto, se selvaggio morsoaccenna quando sua natura sferra,ei mi fu sopra e mi compresse il dorso,0788 finché non respirai sapor di terra;e mi placai allorché schiudendo l'occhi,rividi il paesaggio de la Terra.0789 "Uomini, siamo, noi, Dante, balocchidi misteriosi mondi prepotenti?Siamo noi, fiumi che non hanno sbocchi,0790 d'acqua stantia in meandri purulenti,immoti e mesti in sospirante attesad'un capriccioso vorticar di venti?0791 Contro la tua magia non ho difesa;sia nel terrore che ne la gaiezza,tu mi violenti e mi conduci offesa".0792 Su mie parole non dipinsi asprezzach'avevo, in cuore, solo delusionep'essermi dato a un cenno di carezza;0793 contro di me vibravo repulsione,per mia natura credulona e altera:unto profeta a mistica missione.0794 Volgevasi il meriggio ormai a la seracome se mia mestizia accompagnasse,in comunione andando verso nera0795 notte di pianto; e insieme sussurrasseparole di fiducia ne l'attesad'un'alba che chiarezza alfin portasse.

***** CANTO XXI *****

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0796 "La tua amarezza non mi dà sorpresae mi rivela tua disobbedienza:io t'esortai a l'ascolto e a la difesa0797 da lor concetti. Non per darti scienzaapersi de l'ignoto la fessura;ma per mostrar che vive dissolvenza0798 di fisico vestito. La naturanasce ineffabil; poi nel suo viaggiaresi fa materia e ancor, sostanza pura,0799 ritorna a nuovi corpi procreare.Ella è sempre se stessa; suo misteroattende a l'intelletto il decifrare.0800 Non di magia tu puoi accusarmi invero,ché di magia non vive alcuna voce;tu penetrasti il muro del mistero0801 per prodigioso evento: non su lunaandasti per vagar di fantasiao ebnefsi per erba di Laguna.0802 Quale, di tanto evento sia la via,dirti non so e non posso ché mortalefu, nel suo maturar, l'opera mia;0803 nunzio soltanto sono e come tale,solo sapendo tua destinazione,provvedo a darti guardia d'ogni male0804 per la tua mente; segui esortazionech'io ti rivolgo e non volgere altrovela facoltà che hai de l'attenzione.0805 Io già te dissi qual potenza movela mia venuta ad intimarti il viaggiosu oscure strade sconvolgenti e nove.0806 In tale andar non chiedesi coraggio,né muscolar bicipite proteso:il solo imperativo dato è il viaggio.0807 Polvere di gasbiorto il fiore attesocredere vuolsi, nonostante il riso:mutare in prence il rozzo vilipeso.0808 Astro cadente non promette avvisoné suicida mai giace sereno,per sua libera scelta a tutti inviso0809 ché de la libertà sparge il veleno,ridendo d'ogni legge; e mostra Dioessere di se stesso. Lascia il seno0810 di dolce madre schiava; abbraccia il mio,ch'io non ti venderò a chi non ti ama.O mori adesso o vieni: io m'avvio".0811 Come l'innamorato ch'amor chiamae rende immune al meditar periglio,di sue parole il cor mostrai a la lama,0812 voce negando a l'intimo consiglioche mi volea fermar; femmi lui appressocome l'odiato padre segue il figlio.***** CANTO XXII *****

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0813 Giungemmo d'una camera a l'ingresso;come non so ché, tutt'attorno, un pratospandeva il verde fin dove permesso0814 era a la vista di spaziare dato.Ei mi fé cenno di passar la porta.Vidi s'un letto un corpo denudato.0815 Poi si sdoppiò. Una giovane rivoltaverso di me mostravami il suo corpo,come di mia presenza non accorta;0816 mentre disteso immobile altro corpo,col pene gonfio in armoniosa attesa,giaceva quasi pregustasse l'orpo0817 di nuova unione in fibre sottintesa.Nessun fermento percorreva l'aria;né altra vita frapponendo offesa0818 di sua presenza prepotente e varia,sacrilego mi fui come colpissiIdèo krikrì in gole di Samaria.0819 Poi ci fu folla attorno a loro e vissivision di storia, nei racconti appresa,di peccatori a legni in croce affissi.0820 Uno mostrolli con la destra tesa;le dita chiuse attorno a l'indicanteindice: spada a vendicare offesa.0821 E levò voce irosa ed accusante:"Ella è colei che fedeltà promisea me suo sposo". Come vorticante0822 stormo di cavallette al mondo invise,la folla calpestò gli inermi amanti,unendo in spirto chi i corpi divise.0823 Poi si sparì, com'è il destin dei tantiche vivon di riflesso e menan vantodi stabilire i peccatori e i santi.0824 Dall'odola nel ciel levossi un cantoche il cor pregneva di soavitate,e l'animo di gelo sciolse in pianto0825 l'afflato caloroso di pietate,e subito volò consolazionead ammantar, con l'ale dispiegate,0826 quel ch'altri dir potea disperazione.Altro che mai conobbe veritatené da natura ebbe comprensione0827 che tutte cose in essa ha vincolate.Dolor per loro gioventù lì morta,mosse sue labbra a dir con gran pietate:0828 "l'amor che l'omo ama, sempre portaa l'infelicità perché l'amoresubire delusione non sopporta.0829 La delusione è inevitabil fioreche sboccia da l'umana imperfezione,come da rove nascono le more;

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0830 ma come mora, è dolce delusionese il caldo rajo del ben meditareconduce a piena sua maturazione.0831 Il meditar conviene a chi d'amare,il desiderio spinge a far la scelta:s'amar nel possedere o nel donare.0832 Amar nel possedere è umana sceltache segue di passione la natura;e quanto sia fallace umana scelta,0833 dimostra la materia peritura,soggetta a imperitura mutazione.In scelta di passion, vita futura0834 è un dispiegare d'ali a l'illusione:speranza umana che al goder rifiutaogni timor d'avere delusione0835 e col possesso, al non pensare aiuta.Ecco, il godere a guisa d'animalecompete a l'omo che ragion rifiuta.0836 Il fisico godere è naturale:come il cratere gode l'eruttarelapilli e lava; come il fortunale,0837 lievito di furore, gonfia il maree l'onde immani d'agghiacciante voceesplode a il litorale flaggellare;0838 come il tifone sadico e velocecon invisibil ale tutto afferrae quel che tocca sa mutare in croce.0839 Gode natura, in acqua aere e terra,la distruzione per ricostruireun volto nuovo a tutto ciò che afferra0840 ché, non avendo mente per capire,solo concetto ha di mutazione:rinnovasi la vita nel morire.0841 A questo agire, umana condizioneconduce l'omo inuso al meditared'avere in sé divina affermazione;0842 e da natura lasciasi guidare,vedendo la saggezza dove regnatotale assenza del considerare.0843 Amar per possedere, questo insegna:che non possesso s'ha ma possedutos'è da natura a cui ci si consegna;0844 e da natura in cambio, s'è veduto,s'ha compimento come d'animaleche governar non sa quel che ha goduto.0845 Godere umano, in ogni cosa, è taleche mai può soddisfarsi desideriosoggetto al naturale rituale0846 di mutazione e suo immortale imperio.Inestinguibil sete di consumodà potestà perenne al desiderio:

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0847 foco ch'ogni legname volge in fumo.Rende calore, è vero, rende luce;e d'ogni legno godesi il profumo0848 e scoppiettio di brage che producebenefico piacer di compagnia:il piacer che buona compagnia conduce.0849 Ma col finir di legna in sintonia,la luce col calor vanno a mancaresoffrendo ne la cenere agonia.0850 L'esempi che natura sa noi dare,conducon tutti a la definizioneche tutto prima o poi viene a mancare;0851 perciò, ne la natura proiezioneper di felicità conseguimento,è giusta strada a certa delusione.0852 Tu non voler veder nel mio commento,dispregio per natura e creazioneché nel dispregio non v'è apprendimento.0853 Diversa è, di natura, condizionerispetto a l'omo, artefice cosciented'avere decisione in ogni azione.0854 Natura, in suo processo non ha mente;e svolge l'opra sua nel ritualeimposto da la legge ricorrente0855 di fisica e di chimica e, di talevita, non reca seco l'emozionee non ha sensazion di bene e male.0856 E' un orologio senza riflessioneche sona l'ora sia pel condannatosia per l'assolto senza distinzione.0857 Ma l'omo che da scelta è comandatoa dimostrar di sé collocazione,custode e fruitore del creato,0858 di sua stoltezza mostra evoluzionequand'ei dichiara aver preso possessodi ciò ch'è breve tempo d'illusione;0859 volendo in ciò nascondere il processodi natural fusione d'elementi:la nascita il consumo e infinl decesso.0860 Non v'è nullo mistero nei commentiche vadoti man mano a presentare;né pongo alcuni nuovi insegnamenti0861 fuorchè necessità di ponderarelà dove vita vive: fuori o dentro?Se vita è fuori, è stolto l'esplorare0862 il concetto che propone l'omo centrodi tutta creazione; è invece saggiose credesi che vita vive dentro.0863 La luce ed il calor ch'irradia il raggio,dal sole vien, da dentro, dal suo core;come dal core nasce ogni coraggio

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0864 ed ogni ciò che nominiamo ardore.L'esempio che ti pongo è picciol segnop'un sano meditar scordando l'ore.0865 Convengo di non dar te un chiar disegno,per gran difficoltà di ciò parlare;ma tu comprendi l'ansia e il greve impegno0866 poiché il capir conviene al meditare.Ancor che le tue labbra restan mute,m'invitano a ulterior considerare.0867 Nessuna v'è speranza di salutené santitate, in larga compagnia,come non v'è speranza di virtute;0868 ch'ogni poter fa saggia la sua viae tutto trova giusto d'operarese in maggioranza ha sudditi. Non sia0869 di scandalo l'inciso che nel farecome l'umano intendimento afferma,è il naturale inganno che compare.0870 L'uomo che Dio non vede, si confermadi temporalità gatto affamato;e come gatto che la fame inferma,0871 altro non vede: il cibo apparecchiatoè l'unico ideale di sua fede.Chi solo al manducare s'è donato,0872 al sempre più afferrare si concedee per aver di più è pronto a morire.Non è da stolti ciò? Ciascun lo vede.0873 Occorre allor rifletter che il capire,se sol del temporale si conforta,è malo consigliere da bandire".0874 Lenir, sua voce non poté mia assortacontemplazione de l'uccisi amantie dissi:"Lieto son che non importa0875 ch'io ti comprenda. Con costor davanti,mai mi potrei spiegar, dal tuo commento,in quale amore furono costanti.0876 Noto soltanto che non v'è sgomentosu loro volti e mano ne la mano,sembran volger sorriso al firmamento.0877 Io domandar vorrei quanto, lontanofosse da lor, sospetto d'esser rei,degni di odio e di furore insano".0878 "Al tuo desìo, contrario andar dovrei,ch'esso non pote aver risposta alcuna:eran forse demoni o forse dei.0879 Fu maleficio in sorte o fu fortuna,loro commiato in sintonìa d'amore?Ebbero scelta o non n'ebbero alcuna?0880 Risposta non avrai; solo il candoredi ciò ch'avvenne ti sarà costante;e ciò riporta, onesto redattore".

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0881 E s'avviò movendosi a levanteverso una torre da finestre ornataper sette piani, simile a gigante,0882 vigile guardia su strada privata."Salir bisogna" disse austero Dantee mi sospinse a violar l'entrata.

***** CANTO XXIII *****0883 Volsemi addosso un essere ululante,da l'atrio buio, simile a leonecon volto umano, laido e agghiacciante,0884 di bava intriso:"Taci, falso eone",comandò Dante "e mostra tua sembianzadi quando fosti mangione e beone".0885 Vidi mutar sua forma a somiglianzadi nuvola vagante in cielo terso,senza mostrar premura né doglianza,0886 sempre a sé uguale benché poi diverso.Mi si mostrò aitante e ben pasciuto,l'occhi porcini guatanti traverso,0887 il viso tondo, il labbro panciuto,piccolo il naso: il tutto strafottente,dietro lenti d'occhiale. Sconosciuto.0888 "Quand'ei verrà tu non sarai presente,anche s'ora ti sembra già venuto.Sarà egoista, falso, prepotente.0889 Governerà fintanto avrà vendutoun bel paese ad uomini rapaci:fra tutti i prostituti è il prostituto.0890 Ammiratori e amici avrà voracinel tesser lodi in etere e giornali,finché il tritolo strazierà Capaci0891 e lo sgomento scaglierà i suoi stralia risvegliare un popolo dormientee una giustizia, in mani sì ferali,0892 d'averla resa pavida e impotente.Storia penosa com'è tradizione:potere troppo a lungo fa il demente.0893 Adesso di guardiano ha condizione.La torre dei peccati capitaliben gli s'addice: è la sua proiezione".0894 "Perché egli tace? Troppe sono e talicodeste accuse, per un uomo solo"."Di verità non parla e di suoi uguali,0895 combutta non ha più per mescer dolo.Sono tutti divisi ai vari pianidi questa torre: ei soltanto è solo.

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0896 Se nel salir vedrai protender manie voci udrai gentili e suadenti,diffida! Sono come tulipani:0897 solo colore e di profumo assenti,sin da la fanciullezza predispostia sibilar veleno in lingua e denti.0898 Solo a proprio benessere dispostie di sue genti, a governar preposti,di sola carne si mostrar composti".

***** CANTO XXIV *****0899 Avendo suoi consigli ben riposti,stavo movendo il piede per salirequando sentii gridare:"Sciocco fosti0900 se dopo aver saputo, vuoi su ire.Sai già chi troverai; perché pretendi,di mala compagnia il fardel subire?0901 Tua intelligenza in cotal modo offendi.Non comprensione avrai da qualche nome:studiando forme verità difendi.0902 Due son le forme, due soltanto comedue son le vie recate a la ragione:due sono i mondi, due l'eterne Rome.0903 Una è del Dio e di onesta religioneche non contempla il mondo in suo potere;l'altra è del mondo e di sua professione0904 di perversione d’essere e d'avere.L'una è saggezza l'altra è confusione;segui i consigli e potrai ben vedere:0905 Beati son color che decisionedi povertà e mitezza professare,subiscono dal mondo derisione.0906 Beati i puri che non osan daregiudizi su altrui vita. Son Beaticolor che pace vogliono operare.0907 Beati sono i piccoli. Beaticoloro che hanno sete di giustiziae dai Poteri son perseguitati.0908 Questa è la forma che può dar letiziae niuna legge potrà la fissare:solo in libera scelta è sua milizia,0909 fuor da congreghe e patti da firmare.Oscura forma che non reca onoriné di profano mondo né di altare;0910 ma reca libertà da confessorie d'ogni altro tiranno; in essa apparela vacuità del dir dei professori.

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0911 Ti benedico Padre che mostrarevolesti a l'ignoranti la tua viae il vero e saggio modo di pregare0912 in solitudo, dove l'armoniade l'onestà del cuore e del pensierocomprende verità del così sia.0913 Vangelico consiglio è condottierodi pochi oscuri anonimi soldati,marcianti su aspro e ripido sentiero,0914 a meta di valore destinati;mentre le torme cieche su ampie strade,in mostri velenosi accomodate,0915 percorrono chilometri e contrade,sempre le stesse e sempre più inquinate:voraci assatanate bestie brade".0916 Sua voce prorompeva appassionateparole che su bocche crocioliateavvertonsi dubbiose d'esser nate,0917 d'ogni sapore e luce risvuotate."Chi te tu sei che mostri in voce, il suonodi prototestimon di veritate?0918 Nel te sentir, come squassante tuonovibrar per l'aere, mi ferì l'udito,sì che in timor tremante ancora sono.0919 Sei forse prete o un principe del rito,rossovestito, nobile retaggiodi potestà e inanellato dito"?.0920 "Lascia costoro, indegni, a lor servaggio;del re di questo mondo sacerdoti,il loro Re tradottoGli in ostaggio.0921 A curie e cattedrali rendon voti;di ori e testamenti questuanti,a governanti e banche son devoti.0922 Anche di lor parlai dicendo, avanti,de le due forme e successivamentedi cieche torme su ampie strade erranti.0923 Altro non voglio dir. Chi ascolta sentesolo ciò che sentire gli è concessoda ciò che ama. Parla inutilmente0924 chi sue parole lima per successoavere in società e goder consensoda umane menti prossime al decesso.0925 Parlo di ciò che ne la veglia penso:lascia che il morto seppellisca il morto.Di tal consiglio sai afferrare il senso"?0926 Io non sapea. "Ancor Guido, ti portosempre caro nel cor" proruppe Dante,andando incontro a un ramoscel contorto.0927 Poi vi soffiò con alito costante,in suso e in giuso finché fu dirittocome trave di larice portante.

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0928 "Ancor mi fere mio feral delitto,di timore a levar vera parola"."Io non rammento più quanto fui afflitto,0929 ora ch'averti udito mi consola"."La nova del tuo viaggio a tutti è nota,perciò t'attesi; or mia parola vola0930 vera nel mondo senza più la motad'allegoria. Si, nel tuo perdonovedo la nova vita mia remota".0931 Il ramoscello s'infiammò qual donoper il divino che produce foco,onde accertar di reità il condono.0932 Poiché compreso non avea lor joco,chiesi al mio Dante se, da sua pazienza,potessi avere lumi stando in loco.0933 Ma egli incamminossi muto senzaoculo volger verso mia preghieracome non avvertisse mia presenza;0934 come volgendo il giorno ormai a la sera,tutti al riposo fossero chiamatiavendo lo stoppino fuso cera.0935 Ma io non lo seguii. Sentii umiliatimiei sentimenti da sua noncuranzadi mano che si nega a l'esiliati:0936 "Forse t'offesi"? gli gridai a distanza"forse ch'io volli in qualche modo averediritti su privata tua pietanza?0937 Forse mia volontà volle vederecodesto oscuro mondo di lucine,vocianti altere e certe sul sapere"?0938 Era lontano. Spalle sue cainefacevami tremare di furore.Corsi lui appresso e l'arrivai a Cascine.

***** CANTO XXV *****0939 "Dono divino è il sesso; non amore,per sé lasciar godere, si pretendene la sua casa; vuol per sé il pudore0940 e libero abbandono in chi contende,con baci con sospiri con carezze,con dolci suoni che l'orecchio intende,0941 per tramutare in ampie tenerezzee soddisfatte voglie; è suo il poteredi rivelar la via de le bellezze.0942 Dice la Musa che mi mostra intere,di poesia le convergenti strade,nel mare de l'inganno e del sapere,

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0943 dice di non temer l'Averno e l'Ade,l'ombre furtive e le canine furie,zolfo bollente che dall'alto cade,0944 demon coduti e lor pressanti injurie,lai di dannati immersi nei tormenti,lanci di uova peperoni e angurie.0945 Ella mi dice che di storia eventiinseguonsi in scadenze ritmatepoiché nei lor pensieri, i discendenti0946 conservano le antiche tesi dateda menti umane; e si tramanda il giogod'essere invece leggi rivelate.0947 Dicemi ella, ch'io non tema il rogoné d'altri strazi la brutal promessa,libero poetando. Ed io m'affogo0948 in suo grazioso abbraccio, sua sommessavibrante compagnia, sua bocca audacedavanti a cui gli amanti, fanno ressa,0949 del libero pensiero che non tace.Dicemi ancora che il divino è Uno;uno com'ogni cosa: guerra pace0950 amore odio ciascuno nessuno.Sono gli umani che pretendon dareantagonisti a Dio perché qualcuno0951 porti la colpa d'ogni malaffareda lor creato; e sozzi d'impostura,il profanato ardiscono adorare."0952 "Chi è costui ch'eretica naturadi suo parlar mi turba e mi consola,mostrando insieme, lingua dolce e dura?".0953 "La sua insolente poesia va sola,peregrinando per foreste e monti;nessun umano apprenderà sua scola.0954 Ei vuol negar ch'il sole in ciel tramontie salga luna a illuminar la notte:tra sole e luna vuol negar confronti".0955 "Da quest'esempio ch'in tua voce sfotte,de la mia Musa il rationato canto,nasce sua verità e tua boria inghiotte.0956 Dimmi: la luce che la luna intantova diffondendo, sì che notte è apertasotto lo sguardo, da chi trae suo impianto?0957 Uno soltanto è il sole e luce è certad'esser dal sole nata; è tua ignoranzache falla partorir da madre incerta0958 e stabilire scienza tua speranza.L'errore tuo, così resta certezzae in discendenza come mare avanza,0959 sommerge il vero e insozza sua purezza.Domanda al pesce se lasciando il mare,ne l'aria tersa vede con chiarezza".

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0960 "Mi sembra, Dante, che costui va darechiara dimostrazione del suo dire;il nome suo gli voglio domandare0961 e dove ebbe i natali; e quali mireproponesi in sua scola sì contraria.Seguirlo un pò potremmo, nel suo ire"?0962 "No non si può. Costui, mangione e paria,veleno sparge di caos sociale;i testi sacri, in urna funeraria0963 racchiuder vole; e solo d'animalepretende vita vivere e insegnare.Cistaro ha nome ed altro in lui non vale".0964 Grande stupor per sue parole amare;eppure l'altro, il tono non commentaanzi danzando allegro va a cantare:0965 "Ah di che dolce il cuore s'alimentaquando dal cuore nasce la parolaper ridonarsi al cuor dove fermenta,0966 sbocciando come fiore in aiola.Da chi provenne, lei non se ne cura;carpisce voce e libera s'invola0967 sempre presente e sempre futura;com'acqua che nel ciclo di sua vita,evaporando impura sorge pura".0968 "Andiamo" mosse Dante le sue dita,nervosamente. Dissi io:"Un momento";ma mia richiesta non gli fu gradita:0969 "Tu, non progetto hai né intendimentoe, tutto quel che sei, viene dal nulla.Rifletti e vedi s'hai nuovo commento0970 per cui, invece di far, te ti trastulla.Ancor, ch'io son vision te ne rammento;non voce di demonio che ti culla:0971 nel cor n'avresti pace se ti mento"."Infatti non ne ho di pace e viafuggir vorrei per più di leghe cento;0972 ovunque, purché dove tu non siache, da la tua parola, son tenutocontro il mio gusto e la natura mia".0973 "E' naturale in te tale rifiuto;troppo ascoltasti e riempitti affanno;ma vivi e ancor vivrai con il mio aiuto.0974 Or non temer d'aver da l'occhi inganno.Quel che ti vò mostrar mai alcuno videné alcun veder potrebbe senza danno.0975 Visioni avrai di Dei, solenni e infide;e d'omini congiunti ad animali;e d'un lucente spirito che ride0976 d'ogni opra bona e partorisce malipensieri e nefandezze e affannimostrando iniquità, beni sociali.0977 Tu non temer, ch'io veglierò che danni

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non abbia tu a portar ne l'intelletto,or che contemplerà miliardi d'anni.0978 Voglio ora che dimentichi ogni affettoed ogni apprendimento: ogni ideale.Guardar tu devi senza aver rispetto0979 per chi ti aggrada né pensare il maleper ciò che in core ti darà furore.Senza concetto, il male al bene è tale:0980 è azione vita ritmar del corefinché l'effetti danno a ognuno il nome:la gioia noma il ben, il mal'l dolore.0981 Io voglio che tu guardi tutto cometu fossi un foglio docile a l'inchiostro;un mulo che non chiede quali some0982 sul basto portar dée. Quel che ti mostro,senz'alcun danno potrai contenerese d'emozione non ti fere il rostro.0983 Allora capirai ch'ogni potereha potestà nel tempo a cui compete;e lentamente evolvesi il sapere:0984 così come natura si ripetein naturale lenta evoluzione.Pazienta pescator se getti rete".0985 Sfocò man mano insieme a sua dizionelungo il viale in una nebbia duracome treno da piccola stazione.

***** EPILOGO *****0986 Il giorno intero mi rubò, letturadel libro primo; e mi lasciò visionicome d'affreschi vivi di pittura,

0987 poco compresi; di colori e toniora sfuocati, ora violenti,ora stonati, ora armoniosi. Buoni

0988 e cattivi vagavan sentimenti,cercando di impostare il mio pensierosu voglie di impressioni e di commenti;

0989 e già stringevo in mano un biro nero,pronto a macchiare un foglio immacolato,quando sentii di non dover: davvero.

0990 Altri due libri ancora, mi era datodover aprire e leggere; non ero,a commentar quel mondo, destinato.