storie di Vita sinte

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Il circo di una vita Sono F. Orfei ho quasi 80 anni, provengo da Argenta in provincia di Ferrara, mio papà, mio nonno, tutta la razza… veniamo da Argenta. Moira Orfei è nata qui a Bologna, Eliana a San Giovanni in Persiceto, siamo tutti dell’Emilia Romagna. I sinti sono tanti, ci sono quelli a posto e quelli non a posto, ma anche loro hanno diritto di vivere.. Io comunque sono mezzo sinti. La discendenza Orfei proviene da Orvieto, poi sono andati a stare a Massa Lombarda e Argenta. Io però sono nato a Montecchio di Reggio Emilia, perché il circo girava il mondo. La nostra bisnonna era una girovaga sinti e girando conobbe Orfei Ferdinando, di Massa Lombarda, lui però era un gajo, era un musicante. Da qui nacque il nostro circo. Poi il nonno Paolo sposò una Rizzoli di Bologna, la sua famiglia vendeva le pellicce in via Indipendenza. Io sono sempre stato circense, dalla nascita, perché mio padre era un grande artista, vinse anche un primo premio, a Parigi, come comico. Poi ci fummo io, e i miei fratelli, Oscar e Amedeo. Ora sono morti. Eravamo tre fratelli, sempre assieme e avevamo il nostro circo. Io ho fatto il clown tutta la vita e poi facevo i salti mortali e sulla corda, ho lavorato anche all’Ariston a San Remo con mia sorella, facevo di tutto ero un’attrazione. Comunque si nasce comico non si diventa, è una dote di natura.

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Il circo di una vitaSono F. Orfei ho quasi 80 anni, provengo da Argenta in provincia di Ferrara, mio papà, mio nonno, tutta la razza… veniamo da Argenta.Moira Orfei è nata qui a Bologna, Eliana a San Giovanni in Persiceto, siamo tutti dell’Emilia Romagna.I sinti sono tanti, ci sono quelli a posto e quelli non a posto, ma anche loro hanno diritto di vivere..Io comunque sono mezzo sinti.La discendenza Orfei proviene da Orvieto, poi sono andati a stare a Massa Lombarda e Argenta. Io però sono nato a Montecchio di Reggio Emilia, perché il circo girava il mondo.La nostra bisnonna era una girovaga sinti e girando conobbe Orfei Ferdinando, di Massa Lombarda, lui però era un gajo, era un musicante. Da qui nacque il nostro circo. Poi il nonno Paolo sposò una Rizzoli di Bologna, la sua famiglia vendeva le pellicce in via Indipendenza.

Io sono sempre stato circense, dalla nascita, perché mio padre era un grande artista, vinse anche un primo premio, a Parigi, come comico. Poi ci fummo io, e i miei fratelli, Oscar e Amedeo. Ora sono morti.Eravamo tre fratelli, sempre assieme e avevamo il nostro circo.Io ho fatto il clown tutta la vita e poi facevo i salti mortali e sulla corda, ho lavorato anche all’Ariston a San Remo con mia sorella, facevo di tutto ero un’attrazione.Comunque si nasce comico non si diventa, è una dote di natura.Poi sono stato anche alla RAI, avevo 42 anni, sono andato tre volte alla Rai a Carosello, dove facevano ta ta tara tara tarara….. ma poi ho ripreso ancora il mio circo. Ero a Vignola con tutta la mia famiglia, quando successe che mi volò via, tutto il mio circo.Il mio circo venne distrutto nel ‘73 da un ciclone, era bellissimo ma volò via tutto, fu raso al suolo. Prima di Moira avevo io il nome Circo Orfei, lei ed Eliana venerò anche a lavorare da me, a Montecatini. Ero iscritto all’Agis a Roma ma non venni mai risarcito, perché dissero che i documenti del sopraluogo fatto dai

carabinieri erano andati dispersi sotto la caserma dei carabinieri, anche quella era crollata con il ciclone.A quei tempi c’era Andreotti. Ho tante lettere sue, tante, mi scriveva, mi ha invitato a Roma, ogni tanto mi mandava qualche vaglia.Ho fatto i miracoli nella mia vita, poi ho avuto anche delle disgrazie con i miei fratelli.Dopo quella sciagura sono rimasto con i miei bambini piccoli senza lavoro, però ho ripreso da prima all’aperto, in quei circolini, si mettevano le sedie intorno e si faceva lo spettacolino all’aperto.Poi ricominciare con il circo costava troppo e non avevo le possibilità, allora misi su le giostrine da bambini, andavo al mare, giravo l’Italia.Quando venni qui perché mia figlia aveva sposato un sinti di questo campo, ancora lavoravo, facevo le feste dell’Unita, e mia moglie vendeva anche lo zucchero filato.Stavamo in Via Gobetti, fino al giorno della sparatoria, la sparatoria della Uno Bianca.Dopo ci spostarono qui. Mia figlia stava con un Bellinati, anche loro avevano le giostre, loro da generazioni facevano i giostrai.Al tempo dell’alluvione dell’Arno io ero ad Empoli e il sindaco di Firenze Piero Bargellini mi mandò 500 mila lire per aiutarmi ad andare avanti, perché fummo colpiti dall’alluvione, adesso è morto ma i suoi figli mi mandano ancora gli auguri di Natale. Io avevo mio figlio per mano, lui era un comichino, era bravo, ci fu la nostra foto sulla Nazione, mio figlio Sergio, gli avevo messo nome Cipollino, aveva tre anni, era bravo!La vita del circo è dura, perché ci sono gli spettacoli, hai il tempo solo per mangiare, dura durissima, adesso avrei una figlia di 54 anni, che disgrazia, a Pisa una domenica stavamo montando il circo, a Migliarino Pisano è andata sotto un treno, m’è salita sulla ferrovia, mi volevano dare 3 milioni, ma io non ho voluto niente per il sangue di mia figlia, era la prima. Ho avuto tante disgrazie ma poi mi sono ripreso, ma comunque per la vita del circo ci voleva anche tanto coraggio, mandare avanti un circo non è facile. Mi toccava fare tutto, dai permessi all’autista….avevo 4 leoni, cavallini, scimmie, tanti animali e li ho mantenuti tutti ma alla fine li ho dovuti regalare perché non avevo più

da dargli da mangiare. Adesso vivo con la mia piccola pensione, ma ho sempre fatto una vista da artista, da circense, ho sempre lavorato e pagato.Adesso molti fanno la raccolta del ferro, del rame, non è un lavoro fisso ma è sempre un lavoro, la pastasciutta ci salta fuori, altri vanno anche a lavorare, mia figlia fa le pulizie, ma sono comunque pochi i soldi per vivere.Adesso anche il sinto è diventato come il gajo, noi siamo qui da 20 anni e siamo fermi, la legge va rispettata, io l’ho sempre rispettata, ho anche degli amici comandanti della polizia.

Comunque io ci tengo a tutti, non ce l’ho con nessuno, neanche con i miei cugini Orfei anche se loro si sono dimenticati di me, mi hanno messo un po’ da parte, ma non importa.Adesso l’importante è la salute, perché anche’io ho più di 79 anni e ringraziando i Dio, ma sai non si sa mai quando scade il biglietto……

La caravana

Una volta andavamo per le strade con le caravane , ma non avevamo niente, si andava lungo i fossi, e nei campi a cercare la verdura, così….E le donne facevano tutto, andavano a cercare l’elemosina, a vendere i santini, i quadretti, sapevano fare tutto, curavano i bambini dalla bronchite con delle erbe, non come oggi con i pantaloni.Per me non valgono niente, per me la donna è nata con la sottana, non come oggi….E poi dopo, dopo è venuta la guerra, passavano i tedeschi, prima dell’arrivo degli americani, e uccidevano tutti, la più parte gli uomini non le donne.I fascisti, li conoscete no?I fascisti e i tedeschi li impiccavano i nostri, con del fil di ferro sul collo li impiccavano sotto la vigna dell’uva.E a noi ci prendevano, e i fascisti volevano andare a letto con le nostre donne, noi eravamo in tanti e ci picchiavamo anche con i fascisti, alè giù botte!!

Giravamo l’inverno e i bambini si ammalavano, delle volte ci ospitavano dei contadini, si andava a dormire nella stalla dove c’erano dei posti vuoti, tra le mucche, si faceva il letto e si dormiva lì sopra la paglia.Si prendeva il latte delle mucche per dare da mangiare ai bambini, del pane.Allora ci davano anche delle tessere con dei numeri, 1,2,3,4,5……così, poi si andava ad una cooperativa e ti davano il pane, il latte, mezzo chilo di pasta e non c’erano soldi….Si cercava la farina per le case…e poi alla cooperativa, sarebbe troppo lunga raccontarla tutta.Dopo certi nomadi sono diventati un po’ più ricchi, hanno comprato le campine nuove, le macchine, i cavalli non c’erano più, passavano gli anni, e qualcuno si comprava un terreno, qualcun altro si comprava il camion per lavorare e si tirava avanti così.Io e mio babbo avevamo una di quelle macchine che girano, una giostra, e si guadagnavano i soldi, allora avevamo fatto la caravana nuova e si tirava avanti e si dava da mangiare ai bambini.Invece durante la guerra, che non so quanto è durata, non c’era più niente, non c’era più la luce, niente, se giravi per la strada ti uccidevano, gli apparecchi ti mitragliavano, era la fine del mondo.Io ho 80 anni e ho capito tutto della vita, sono stato anche in galera, per il militare, ascolta queste cose qui, mi dispiace dirle, perché ho un magone.Avevo un bambino con una carovana tutta rotta, che non ci stava dentro nemmeno un animale, e mi ha chiamato da fare il militare. Ho fatto 5 mesi, poi son scappato e son venuto a casa, sono stato vicino alla mia famiglia. Sono passati 13 anni, davo il nome di mio fratello, perché se mi prendevano mi mettevano in galera. Dopo 13 anni alla Questura di Ferrara mi hanno preso, con le manette, ma non avevo fatto niente. Mi han mandato a Roma a Forte Bucea. Ho fatto 10 mesi di prigione e mia moglie mi scriveva di tornare a casa, non sapevo nemmeno io più cosa fare della mia vita.Dopo 10 mesi ho pensato, mi lasciano, mi lasciano andare a casa, niente, mi hanno vestito ancora da militare e mi hanno mandato a Gaeta, altri 4 mesi.Poi mi hanno dato un foglio di convalescenza da stare a casa 6 mesi.Dopo 6 mesi però mi sono dimenticato di consegnare questo foglio e mi hanno fermato i carabinieri e mi hanno detto “Lei è un disertore” mi hanno preso e mi

hanno mandato a Peschiera, c’è un carcere militare, 6 mesi e 20 giorni di galera, una cosa mai finita!Il comandante che comandava lì, in quella prigione era un uomo bravissimo, un padre di famiglia, facevano una colletta per mia moglie, per dare da mangiare ai bambini e mi diceva “guardi Bonora, quando va a casa l’accompagno io, con la mia macchina personale”.Quando sono tornato a casa con i 4 bambini, dopo mezz’ora mi sono venuti a prendere e mi hanno detto che dovevo andare a Verona. Oh mamma mia ma allora qua siamo messi male! Sono tornato lì con mia moglie e tutti i bambini, perché in qualche modo dovranno pur mangiare… allora il comandante mi ha fatto una carta e mi ha detto “torna a casa, con questa ti fanno il congedo”.