Storie Della Madre Terra

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COOPERATIVA CONTROVENTO SCUOLA INFANZIA FIORITA STORIE DELLA MADRE TERRA a cura di Nadia Fellini Con il coordinamento e il contributo del Servizio Nidi e Scuole dell’Infanzia del Comune di Cesena

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Questa è la storia della nascita e dello sviluppo di un progetto di educazione scientifica che, tra il 2006 e il 2007, ha coinvolto per un anno i bambini, le insegnanti, i genitori della Scuola dell’Infanzia Fiorita di Cesena e gli educatori della cooperativa Controvento.Il progetto aveva l’obiettivo di coinvolgere i bambini attraverso un approccio di tipo narrativo e teatrale che favorisse il loro ingresso nella storia e l’acquisizione di un ruolo e aveva la funzione di stimolare un dibattito sul significato di prendersi cura in relazione alla loro storia personale e all'ambiente in cui vivono.

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COOPERATIVA CONTROVENTO SCUOLA INFANZIA FIORITA

STORIE DELLA MADRE TERRA a cura di Nadia Fellini

Con il coordinamento e il contributo del

Servizio Nidi e Scuole dell’Infanzia del Comune di Cesena

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COOPERATIVA CONTROVENTO SCUOLA INFANZIA FIORITA

STORIE DELLA MADRE TERRA a cura di Nadia Fellini

Coordinamento pedagogico: Alide Tassinari

Consulenza scientifica: Nadia Fellini

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INDICE

4 Come nasce un progetto

6 La formazione dei docenti

9 Storie della Madre Terra

13 Pachamama

17 Un giardino con i semi di Madre Terra

24 Yaci

33 Il dono

41 Quando la scuola valorizza le esperienze del bambino

45 Le conversazioni

69 L’atelier di pittura

77 Se scuola e famiglia sostengono l’infanzia

89 Lo spettacolo

83 L’equipaggio del progetto

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COME NASCE UN PROGETTO

Questa è la storia della nascita e dello sviluppo di un progetto che ha

coinvolto per un anno i bambini, le insegnanti e i genitori della Scuola

dell’Infanzia Fiorita di Cesena e gli educatori della cooperativa

Controvento.

Come molte altre storie parte da lontano e ha molte radici. Da una

parte le Scuole dell’Infanzia del Comune di Cesena hanno una lunga e

consolidata tradizione di confronto con formatori di diversa

esperienza. Questo ha maturato nei docenti la capacità di esplorare

terreni pedagogici nuovi e fertili di conoscenze. Dall’altra la

cooperativa Controvento ha compiuto in questi anni un percorso di

ricerca incentrato sulla sperimentazione di nuovi linguaggi e di più

stimolanti approcci all’educazione alle scienze.

Il punto di partenza è stato l’incontro di queste due realtà

complementari tra loro. In un clima di confronto ciascuno ha portato il

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proprio punto di vista e ha contribuito con le proprie competenze a

definire gli obiettivi del lavoro comune. Un progetto concertato tra le

parti richiede apertura e capacità critica. Domanda alle persone

coinvolte di mettere in discussione e di verificare il proprio lavoro ad

ogni passaggio. È un percorso impegnativo che fa crescere chi è

coinvolto e apre nuove prospettive per l’educazione.

Le insegnanti della Scuola dell’Infanzia Fiorita e gli educatori di

Controvento hanno individuato un terreno privilegiato per

l’elaborazione di nuove idee nel corso di formazione che ogni anno la

cooperativa conduce in forma intensiva nel mese di settembre.

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LA FORMAZIONE DEI DOCENTI

Narrare la scienza era il titolo del primo corso di formazione che

Controvento ha proposto alle Scuole dell’Infanzia del Comune di

Cesena. Coinvolgeva tre collettivi e girovagando per le nostre colline

raccontava come si può fare scienza con i bambini raccontando miti e

facendo lavorare mani e cervello insieme. Il secondo anno quattro

scuole Scoprivano le scienze giocando e facendo esperimenti. Il terzo

anno i docenti di cinque plessi camminavano e ragionavano sulla

ricchezza del vivente nella foresta di Campigna durante il corso Dalla

biodiversità alla diversità culturale e incontravano ai fornelli le

mediatrici culturali dell’Associazione Donne Internazionali. Durante

l’ultimo anno, il percorso formativo Io nello specchio ha coinvolto i

docenti di sei scuole in un percorso multidisciplinare alla ricerca dei

modi e dei tempi per conoscere, accogliere e valorizzare le diverse

identità dei bambini che approdano alla scuola dell’infanzia.

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Le figure professionali che in questi quattro anni hanno avuto un ruolo

nella formazione degli insegnanti sono molteplici, così come i

linguaggi utilizzati: attori teatrali, designer, pittori, laureati in lettere

moderne e biologi. A dimostrare che l’educazione, quando riflette il

mondo nella sua complessità, è ricca e sfaccettata e non si irrigidisce

in compartimenti stagni. In questa atmosfera è stato concepito il

progetto didattico Storie della Madre Terra.

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STORIE DELLA MADRE TERRA

Per chi si occupa di educazione vi sono alcuni ingredienti che più di

altri rendono il proprio lavoro qualitativamente importante. Le

competenze personali e dell’equipe sostengono in ogni fase il progetto

educativo e sono uno dei requisiti necessari al processo creativo che

preclude la nascita di un’idea. La cura dei dettagli, dei materiali e

delle persone, oltre a rappresentare una garanzia di riuscita del

progetto, comunica ai bambini l’amore per ciò che si sta facendo e per

i destinatari del proprio lavoro. Il tempo che ogni educatore dedica

all’ascolto dei bambini e alla realizzazione di un progetto comune

insegna che ogni cosa ha il suo tempo e che l’educazione non è

frettolosa, perché domanda esperienza e riflessione. La relazione con i

propri collaboratori e con i bambini è quel filo invisibile che permette

lo scambio di saperi, emozioni e sentimenti senza i quali è difficile

parlare di educazione. Il confronto all’interno dell’equipe e lo scambio

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con altre realtà educative favoriscono la valorizzazione di tutte le

risorse del gruppo e danno impulso, motivazione e consapevolezza

agli educatori. Questi sono alcuni dei presupposti dai quali ha mosso i

primi passi il progetto Storie della Madre Terra.

Ogni anno gli insegnanti delle Scuole dell’Infanzia, concluso il

periodo di accoglienza e di inserimento dei bambini, concertano i

piani di lavoro. In genere, questi rappresentano un momento di

continuità, ma anche un’evoluzione del vissuto della scuola e si

innestano nelle esperienze formative maturate dai docenti. Lo scorso

autunno il collettivo della Scuola dell’Infanzia Fiorita ha incontrato gli

educatori della cooperativa Controvento e da un’analisi retrospettiva

effettuata sui percorsi compiuti negli ultimi anni è emerso il desiderio

delle insegnanti di proporre ai bambini una riflessione sul significato

del prendersi cura.

Quando i bambini compiono un tragitto vi sono sovente adulti che li

accompagnano, insegnanti o genitori, i quali vivono esperienze e

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crescono insieme a loro. Un progetto incentrato sulla cura, più di altri,

ha la potenzialità di incidere e condurre a riflessioni profonde la

comunità scolastica. Così è partita l’avventura.

La cooperativa Controvento si avvale, nella messa a punto dei

progetti, delle competenze di collaboratori diversi per formazione e

ambito professionale. Volendo proporre ai bambini un approccio

simbolico che permettesse loro di riflettere sui propri bisogni e sulle

proprie competenze in relazione agli altri e al proprio ambiente, si è

deciso di coinvolgere una regista teatrale. Cecilia è argentina e

portatrice anche nella sua professione della cultura del paese cui

appartiene. I paesi dell’America del Sud, abitati da popolazioni di

tradizioni antichissime, si tramandano una ricca cultura orale.

Attingendo a questo patrimonio, e condividendo lo sforzo di Cecilia e

di altri come lei nella preservazione della propria eredità culturale, è

stato proposto ai bambini della Scuola dell’Infanzia Fiorita un

racconto che ruota attorno a Pachamama, la Madre Terra. Questa

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storia, con tutta la bellezza della favola e attraverso avventure ed

avvenimenti fantastici, comunica il rispetto per il pianeta su cui

viviamo, l’amore e la cura per la comunità vivente di cui siamo parte.

Cecilia attraverso il corpo, i gesti e le parole ha raccontato ai bambini

questa storia e li ha resi progressivamente partecipi coinvolgendoli in

scambi verbali e nella drammatizzazione.

Affinché la narrazione rappresentasse uno stimolo alla narratività dei

bambini e fosse sostenuta da momenti di approfondimento, di

attivazione dei gruppi classe e di verifica, il percorso è stato articolato

in quattro laboratori della durata di un’ora ciascuno a cadenza mensile

e in uno spettacolo conclusivo rivolto ai bambini e alle loro famiglie.

La conduzione effettuata da figure professionali diverse – una regista

teatrale, una designer e una biologa supportate dalle insegnanti della

scuola – ha garantito un approccio multidisciplinare. I bambini hanno

partecipato ai laboratori organizzati in gruppi di intersezione ricchi per

la presenza di tutte le classi di età.

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PACHAMAMA

Il primo laboratorio aveva l’obiettivo di coinvolgere i bambini

attraverso un approccio di tipo narrativo e teatrale che favorisse il loro

ingresso nella storia e l’acquisizione di un ruolo. Secondariamente,

aveva la funzione di stimolare un dibattito sul significato di prendersi

cura che facilitasse la verbalizzazione del loro vissuto personale. Di

seguito si propone il resoconto della mattinata in cui il progetto è stato

lanciato:

“Nadia accoglie i bambini nello spazio dedicato alla psicomotricità.

Le luci sono spente e un faretto illumina la scena. Nadia invita i

bambini a sedersi sul tappeto. Una sorpresa li attende.

Uno strano personaggio arriva sbadigliando. È una donna con un abito

del colore della terra. Sull’abito si vedono montagne, piante e animali.

I capelli sono rami e foglie. Il personaggio si presenta: Io sono la

Terra, mi chiamano Pachamama. Sono la mamma di tutto ciò che ha

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vita. I miei capelli sono alberi, fiori ed erbe, la mia pelle è fatta di

piante e fiorellini delicatissimi, i miei occhi sono piccole sorgenti,

dalla mia bocca scendono i fiumi. Ho tante valli davanti e tanti monti

dietro e sulle spalle le montagne. E ho… mi vergogno un po’ a dire la

mia età, anche se continuo ad essere bella... sapete quanti anni ho?

Ho miliardi di anni. Quindi, potete immaginare quante storie conosco.

Oggi sono allegra. C’è il sole, il mio amore impossibile, e ci siete voi

che siete venuti ad ascoltarmi. Pachamama racconta di sé, del proprio

ruolo di madre di tutto ciò che ha vita. E facendolo interpella i

bambini: Io nutro ogni giorno i miei figli, chi nutre voi?

Pachamama racconta come nei suoi quotidiani compiti di madre sia

aiutata da amici: il Sole, la Luna, l’Acqua e il Vento e li descrive:

L’Acqua, in forma di pioggia, ruscello o tempesta disseta e lava i miei

figli, chi fa il bagno a voi? La Luna canta la ninna nanna ai miei figli,

chi aiuta voi ad addormentarvi? Il Vento fa giocare i miei figli, chi vi

fa giocare? Il Sole scalda e illumina i miei figli, chi scalda voi? I

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bambini rispondono e le loro storie personali a poco a poco emergono

e vengono raccontate.

Pachamama chiede ai bimbi se anche loro vogliono essere suoi amici

e aiutarla. I bambini rispondono positivamente. Allora propone loro

una prova: ciascuno deve impersonare un personaggio della storia

appena raccontata provando ad assumerne il ruolo. Chi fa un animale,

chi un fiore, chi è Acqua, chi Vento, chi, impersonando la Luna, canta

una ninna nanna. La storia appena raccontata viene drammatizzata dai

bambini al ritmo scandito da Pachamama.

Al termine Pachamama, complimentandosi con i bambini perché

hanno dimostrato di essere suoi amici, di volere e di potere aiutarla,

consegna a ciascuno una collana. Il ciondolo rappresenta la una foglia.

Ora ciascun bambino si presenta a Pachamama e dichiara cosa intende

fare per aiutarla. Il rituale è momento di presentazione e sancisce la

nascita dell’amicizia fra Pachamama e ciascun bambino. Rappresenta

anche la fase di passaggio fra questo e il prossimo incontro.

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Il laboratorio si conclude con un grande girotondo, grande come la

Terra, e con parole e gesti di un saluto collettivo: Abbraccio gli amici,

faccio le coccole alla Terra e poi insieme al vento giro, giro, giro.” *

* I testi in corsivo di questo capitolo sono tratti dallo spettacolo “Storie della

Pachamama” scritto, diretto ed interpretato dalla regista e attrice teatrale Cecilia

Valenti.

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UN GIARDINO CON I SEMI DI MADRE TERRA

Il secondo laboratorio aveva obiettivi multipli: recuperare e verificare

quanto trattenuto ed elaborato dai bambini durante l’incontro

precedente. Offrire la possibilità ai bambini di dare concretezza al

ruolo di amici di Pachamama, assunto durante il precedente incontro,

realizzando una semina a scuola. Favorire l’esplorazione sensoriale di

semi e terra e stimolare la riflessione sul valore della diversità

biologica e del bello. Favorire la condivisione tra compagni di scuola

dei materiali portati da casa. Valorizzare le mani, quali strumenti che

permettono di realizzare idee e progetti. Sancire la costituzione del

gruppo e l’assunzione di responsabilità con un rituale collettivo. Di

seguito si propone il resoconto della mattinata in cui è stato realizzato

il laboratorio:

“Nadia accoglie i bambini nello spazio dedicato alla psicomotricità

invitandoli a sedersi in cerchio sul tappeto. Un dono li attende.

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Pachamama ha recapitato dodici vasche colme di semi diversi per

specie, forma, colore, dimensioni e peso. Una lettera li accompagna.

Pachamama chiede ai bambini di prendersi cura dei suoi figli più

piccoli, i semi. In cambio essi renderanno più bello il loro giardino e

più felici i suoi abitanti. Nadia chiede ai bambini se se la sentono di

accettare la proposta di Pachamama. I bambini rispondono

positivamente, senza esitazioni. Nadia allora chiede se qualcuno

dissente oppure non ha voglia di farlo. Tutti i bambini sembrano

entusiasti.

Nadia pone ai bambini una serie di quesiti che hanno l’obiettivo di

verificare il loro coinvolgimento e la loro consapevolezza rispetto alla

proposta di prendersi cura dei semi inviati da Pachamama: Perché

Pachamama ha inviato a voi questi semi? Perché sono tutti diversi?

Di cosa avranno bisogno? Che cosa diventeranno? Perché

Pachamama dice che renderanno bello il vostro giardino? Perché

Pachamama dice che renderanno felici gli abitanti del vostro

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giardino? Chi sono gli abitanti del vostro giardino? I bambini

rispondono alle domande in maniera coerente rispetto alle attese. La

rielaborazione dei contenuti del primo incontro effettuata insieme alle

insegnanti sembra avere fissato nei bambini dei punti cardine attorno

ai quali si muovono: Pachamama è la Madre Terra; i bambini come

tutti gli esseri viventi sono suoi figli, ma i bambini della Scuola Fiorita

sono anche divenuti suoi amici; ciascun bambino della Scuola Fiorita

ha assunto un impegno di fronte a Pachamama e ognuno sembra

ricordarselo. Di fronte alla nuova proposta di Pachamama nessuno si

tira indietro nel rispetto di un accordo precedente. L’impressione che

se ne ricava è che l’approccio di tipo narrativo-teatrale utilizzato abbia

stimolato fortemente l’ingresso dei bambini dentro la storia creando

un contesto ricco di emozioni.

Nadia nota che anche i bambini hanno portato qualcosa. Da quando

sono entrati la stringono fra le mani. Sono semi di fiori e terriccio

portati da casa. Dunque i bambini possono arricchire ulteriormente il

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dono di Pachamama. Nadia chiede se avrebbero voglia di metterli tutti

insieme in una vasca comune, prima di seminarli. I bambini

rispondono positivamente, senza esitazioni. Nadia ripete più volte il

gesto di mescolarli.

Nadia chiede ai bambini se piacerebbe loro andare a scoprire da vicino

in cosa consiste il dono di Pachamama. Le vasche con i semi sono

state disposte in cerchio sul tappeto, lasciando ai bambini la possibilità

di ruotarvi intorno, di osservarli, di toccarli, di annusarli. Alcuni

bambini esprimono il desiderio di mettersi a piedi nudi e di

approfondire l’esplorazione sensoriale. Un bambino passa di vasca in

vasca annusando tutti i semi.

Nadia propone di procedere alla semina tutti insieme. Qualcuno

sembra essere piacevolmente stupito. In generale, si mostrano

entusiasti. Ciascuno si munisce di una ciotola in cui mettere un pizzico

di semi preso da ciascuna vasca. Anche da quella contenente i loro

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semi. L’obiettivo è quello dichiarato dai bambini stessi durante la

discussione iniziale: rendere più colorato il giardino.

Ciascun bambino arriva in giardino portando la propria terra e la

propria ciotola contenente i semi. Nadia spiega che la semina verrà

effettuata dentro quattro grandi vasche che da tempo si trovano in

giardino. Ma il terreno che contengono è molto sassoso e povero,

mentre il terriccio che loro hanno portato da casa potrà arricchirlo,

nutrirlo e renderlo adatto ad accogliere i semi. Nadia spiega come

distribuire il terriccio e i bambini si mettono all’opera.

Nadia mostra ai bambini come si semina, facendo notare loro come sia

necessario distribuire in maniera omogenea i semi. Spiega anche che

si renderà necessario coprire i semi con la terra al fine di evitare che

nei primi tempi gli uccellini possano scoprirli e mangiarseli. I bambini

con molta precisione procedono alla semina. Prima di lasciare il

giardino Nadia interpella ancora una volta i bambini: Di cosa avranno

ora bisogno i vostri semi per crescere? Un bambino di tre anni

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risponde: «Di sole, di acqua e di tanto amore». Nadia stupita domanda

che cosa significhi amore per un seme. Lo stesso bimbo risponde:

«Sapere che lo aspettiamo».

Nadia raduna tutti i bambini sotto al portico attorno ad un grande

foglio. Fa notare loro come oggi si siano sporcati le mani di terra

lavorando. Come oggi si siano assunti una responsabilità molto

grande, aiutando Pachamama e offrendosi di prendersi cura dei semi.

Come oggi, così facendo, siano diventati un po’ più grandi e abbiamo

costituito un gruppo in cui hanno lavorato insieme. Nadia pensa che

tutto questo meriti un riconoscimento e, come si faceva nell’antichità,

ognuno di loro potrà oggi lasciare l’impronta delle proprie mani

sporche di terra su un foglio comune. Nadia prepara la tintura

utilizzando tre tipi diversi di terra mescolati con acqua e colla. I

bambini concludono il laboratorio lasciando la propria impronta”.

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YACI

Il terzo laboratorio aveva l’obiettivo di riallacciare la relazione,

attraverso il racconto e la drammatizzazione, tra il personaggio

narratore e i bambini al fine di facilitare la comunicazione, lo scambio

di esperienze e l’elaborazione di idee. Questo avrebbe rappresentato il

pretesto per introdurre nuovi elementi di riflessione e per dialogare

con i bambini sul significato di offrire doni. Come per il primo

laboratorio, ci si aspettava che l’esperienza sul piano simbolico

avrebbe favorito la verbalizzazione del vissuto personale dei bambini.

Di seguito si propone il resoconto della mattinata in cui è stato

realizzato il laboratorio:

“Nadia accoglie i bambini nello spazio dedicato alla psicomotricità.

Le luci sono spente e un faretto illumina la scena. Nadia invita i

bambini a sedersi sul tappeto. Una sorpresa li attende.

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Uno strano personaggio dall’aria un po’ distratta, un po’ sognante, un

po’ melanconica arriva sulla scena parlando: Io che ho sempre vissuto

nel cielo, ho visto dall’alto tantissime storie… È vestita di bianco e la

sua pelle è pallida. Sembra non fare caso alla presenza dei bambini.

Ma i bambini credono di riconoscerla. Pensano che sia Pachamama. E

infatti l’interprete è la stessa.

Il nuovo personaggio, interagendo con i bambini, che si interrogano su

chi possa essere, si presenta: Scusate, non mi sono presentata. Sapete

chi sono? Sono la Luna, mi chiamo Yaci. Oggi vi racconterò una

storia, una storia che è successa proprio a me.

Yaci inizia il suo racconto spiegando che che tanti anni fa in Sud

America abitavano gli indios e che queste persone vivevano in gruppi,

chiamati tribù. Yaci racconta loro che a quell’epoca c’erano tantissime

tribù diverse tra loro. In particolare, c’era quella degli indios Guarani:

Loro mi chiamavano Yaci. Mi amavano, mi rispettavano e aiutavano

la Terra a curare le piante e gli animali. Anche voi aiutate

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Pachamama? L’avete conosciuta? Davvero? E com’è? Yaci comincia

così la sua storia, intrecciando un dialogo con i bambini che saranno

suoi interlocutori durante tutta la rappresentazione.

Yaci continua narrando che a quel tempo voleva conoscere

Pachamama. E che voleva scendere sulla Terra per vedere da vicino le

cose belle che lei offre ai viventi. E che voleva conoscere i bambini ed

era curiosa di vedere i fiumi e la foresta. Infatti queste cose di notte

poteva vederle, ma non riusciva a distinguere i colori dei fiori. Né

poteva udire i canti degli uccellini, perché di notte dormivano tutti:

Volevo conoscere il viso della mia amica Terra, che vedevo sempre al

buio. Ma temevo che se fossi scesa come Luna tutti si sarebbero

spaventati e mi avrebbero cacciata. E piangevo, perché non sapevo

come fare… I bambini, assorti seguono la storia.

Yaci continua la narrazione presentando la sua amica nuvola che,

muovendosi liberamente tra cielo e Terra, può vedere le cose da

vicino. La nuvola consiglia a Yaci di scendere sulla Terra travestita da

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donna per non essere riconosciuta. Yaci le chiede di procurarle un

poncho, l’abito tradizionale sudamericano. A tempo di musica,

danzando davanti ai bambini, Yaci si traveste e scende sulla Terra di

giorno.

E racconta di come finalmente era felice e stupita, perché poteva

vedere tutto quello che aveva sempre desiderato: i colori, le farfalle, i

fiori. Poi Yaci si rivolge ai bambini: Come siete belli tutti voi! Che bel

sorriso! Che bello sguardo! Come siete fortunati ad abitare in un

posto così bello! E poi racconta della sua visita alla tribù.

Yaci chiede ai bambini di aiutarla a raccontare la storia. Spiega loro

cosa ha visto nel villaggio e li organizza in cinque gruppi disposti

nello spazio: un gruppo di uomini che parlano intorno al fuoco, un

gruppo di donne che cucinano, un gruppo di bambini che giocano, un

gruppo di ragazze che lavano i vestiti nel fiume e un gruppo di uomini

che seminano e raccolgono frutti.

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I bambini drammatizzano la vita della tribù e Yaci passa a visitarli. Al

termine della drammatizzazione, Yaci propone ai bambini di danzare

insieme e gli insegna il chamame, la danza tipica di quella tribù.

I bambini si siedono e Yaci, tornata nello spazio scenico, continua il

racconto: Stava arrivando il buio ed ero così assorta che non mi sono

accorta che proprio in quel momento un coccodrillo si stava

lanciando contro di me. Yaci racconta come un vecchio indio,

essendosi accorto di quanto succedeva e rischiando la propria vita,

avesse trafitto il coccodrillo con una freccia e l’avesse salvata. E di

come lei, dopo avere ripreso le proprie sembianze, fosse tornata a

guardare la scena dal cielo. Yaci racconta ai bambini come il gesto

generoso del vecchio indio l’avesse colpita e della sua decisione di

ringraziarlo offrendogli un regalo degno del suo nobile cuore, un

regalo che potesse servire a tutta la tribù: una pianta magica!

Yaci racconta ai bambini di essere scesa sulla Terra di notte e di essere

apparsa nei sogni del vecchio indio sussurrandogli che al risveglio

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avrebbe trovato una nuova pianta e che questa, in ricordo del suo

nobile gesto, sarebbe stata per sempre segno di fraterna amicizia e

avrebbe avuto la virtù di alleviare la stanchezza e di rianimare i malati,

di essere compagna nella solitudine e vincolo d’amicizia tra gli

uomini.

Yaci prosegue il racconto del vecchio indio che, trovata al suo

risveglio la pianta, la mostrò alla tribù. Tutti erano felici per il regalo

della Luna e trovarono insieme un modo per consumare quella pianta..

Yaci conclude: Cosi è nato il mate. E ancora oggi tutti gli uomini che

abitano là continuano a prenderlo quando sono in compagnia,

quando sono stanchi, per studiare e per lavorare. Per questi motivi la

pianta è simbolo d’amicizia tra gli uomini e questa è la cosa più

importante. È un regalo che è durato nel tempo, è una pianta che

semina amicizia. Una bimba si alza, prende gli oggetti che Yaci ha

mostrato, le foglie, il bicchiere, la cannuccia, e si rivolge a Yaci

sorridendo: anche lei beve il mate tutti i giorni, lo prepara il suo papà.

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Cecilia (che interpreta Yaci) e la bimba scoprono di provenire dallo

stesso paese, l’Argentina.

Yaci si congeda sottolineando il significato profondo dell’offrire doni:

È importante fare regali buoni e nobili, regali del cuore. Anche se

sono piccole cose come una pianta. Un regalo che si fa per

ringraziare una persona della sua amicizia, è un regalo importante e

fa uscire sempre un bel sorriso. Io oggi ho regalato a voi la mia

storia. Vi e piaciuta? Me ne vado portando con me i vostri doni: i

vostri sorrisi.” *

* I testi in corsivo di questo capitolo sono tratti dallo spettacolo “Storie della

Pachamama” scritto, diretto ed interpretato dalla regista e attrice teatrale Cecilia

Valenti.

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IL DONO

Il quarto laboratorio aveva l’obiettivo di verificare il livello di

comprensione dei bambini rispetto alle storie ascoltate e di valutare se

e quale significato i contenuti avessero assunto per loro.

Secondariamente, si voleva proporre ai bambini di trasformare le

storie ascoltate in storie da raccontare attraverso la realizzazione di

grandi libri disegnati da loro. Di seguito si propone il resoconto della

mattinata in cui è stato realizzato il laboratorio:

“Nadia accoglie i bambini nella biblioteca scolastica. Una sorpresa li

attende. Una persona è seduta sulla poltrona del narratore. Si chiama

Paola. Nadia invita i bambini a sedersi sul tappeto.

Paola e i bambini si presentano. Quindi, Paola spiega di essere lì

perché, andando al mare ad osservare il vento che giocava con gli

aquiloni, ha incontrato Pachamama. Questa le ha raccontato di avere

degli amici alla Scuola dell’Infanzia Fiorita. Com’è Pachamama?

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Paola chiede ai bambini di spiegarglielo. I bambini rispondono con

dovizia di particolari: «Pachamama ha dell’erba che ricresce nella

terra. E anche nel cemento potrebbe essere». Paola incalza: chi è

Pachamama? «Pachamama è la Terra». «Ci sono i fiori, i fiumi, le

montagne, i vulcani e il mare». «È la mamma di tutti noi». «Con le

scatole abbiamo anche costruito Pachamama e disegnato i suoi

paesaggi». Tutti i bambini partecipano alla discussione e forniscono

dettagli.

Paola cerca di approfondire e chiede ai bambini: mi avete detto che

per portare a termine tutti i suoi impegni Pachamama si avvale della

collaborazione dei suoi aiutanti. Chi sono? I bambini indicano gli

elementi: «Il fiume che da l’acqua e lava». «La luna che canta la ninna

nanna e racconta delle storie, il sole, le nuvole, il vento, la pioggia…»

«Anche noi siamo suoi aiutanti!»

Paola si mostra stupita e chiede loro: che cosa fate voi per aiutare

Pachamama? Ogni bambino con molta serietà spiega a Paola che tipo

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di impegno ha assunto nei confronti di Pachamama. Chi dichiara di

fare il guardiano dei suoi figli. Chi di addormentare tutte le sere i figli

di Pachamama, i fiori. Chi di occuparsi di innaffiare gli alberi. Paola

chiede precisazioni: chi sono i figli di Pachamama? «L’erba i vulcani

i fiori…» rispondono i bambini. Paola dice allora: avete fatto un patto

con Pachamama. Avete detto che lei vi ha dato qualcosa. Che cosa vi

ha donato? I bambini spiegano di avere ricevuto una collana con un

ciondolo a forma di foglia.

Quando i bambini terminano la descrizione di Pachamama e del suo

compito di prendersi cura dei suoi piccoli, Paola commenta: mi

sembra che siamo un po’ tutti Pachamama. I bambini rispondono in

maniera molto reattiva: «Anche le nostre mamme si prendono cura di

noi. Sono un po’ come Pachamama». «Però possono esserci anche i

Pachababbi!» «E noi siamo Pachabambini!»

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Paola continua: ho saputo che anche la Luna vi ha raccontato una

storia… I bambini presentano Yaci, la Luna che racconta storie ai figli

di Pachamama. E raccontano prima il suo desiderio di vedere la Terra

e i suoi abitanti di giorno, della sua voglia di vedere il mondo. A

questo punto il racconto dei bambini non è più corale: alcuni hanno

difficoltà a ricordare. Questo corrisponde a quanto era già stato

rilevato durante il laboratorio, quando alcuni bambini erano apparsi

meno coinvolti. Pensiamo che ciò sia imputabile alla maggiore

complessità del racconto, all’alternarsi dei personaggi principali e alla

maggiore difficoltà a ritrovare il proprio quotidiano nel personaggio di

Yaci rispetto a Pachamama. Poi i bambini continuano descrivendo il

trucco suggerito da Arai, l’amica nuvoletta di Yaci. Quindi descrivono

ciò che Yaci ha visto sulla Terra: «le mamme che preparavano da

mangiare». «Gli uomini che si scaldavano le mani al fuoco». «Le

donne che lavavano i vestiti al fiume. E c’erano uomini che

raccoglievano i frutti: mirtilli, more, banane». E raccontano la

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meraviglia di Yaci di fronte ai colori, ai profumi e alla bellezza dei

sorrisi dei bambini e di come loro abbiano contribuito a ricostruire,

recitando, un villaggio indio con tutti i suoi abitanti. Paola incalza:

Cosa fa Yaci quando vede tutte queste cose? «Si scalda un po’, cucina

un po’, si lava un po’, si aciuga un po’…» «Assaggia i frutti raccolti

dagli uomini e i cibi preparati dalle donne». «Annusa il profumo dei

fiori».

Paola poi chiede: Perché di notte Yaci, la Luna, non poteva vedere,

sentire queste cose? I bambini spiegano che «di notte quando noi

dormivamo lei ci ha raccontato che a volte si era nascosta tra gli

alberi, ma non c’era anima viva per le strade e i bambini erano

addormentati». I bambini proseguono raccontando la disavventura di

Yaci con il coccodrillo e di come un vecchio indio, mettendo a

repentaglio la propria vita, l’abbia salvata. Quindi, pur facendo fatica

a ritrovare i nomi degli oggetti, spiegano a Paola come Yaci abbia

deciso di offrire al vecchio indio una pianta dalle proprietà magiche e

Page 38: Storie Della Madre Terra

38

curative, la pianta del mate, quale segno di gratitudine. Dapprima Yaci

è entrata nei sogni del vecchio indio e gli ha detto: «Domani mattina

troverai una piantina sul comodino. Con una schiacciatina nell’erba e

una cannuccia a punta si succhia ed è buonissima». Paola chiede: ma a

che cosa serve questa erba magica? «Serviva a bere. E le persone si

sentivano bene, muscolose, sveglie». Paola sottolinea la generosità del

gesto dell’indio e chiede ai bambini se desiderano, avendo avuto in

dono da Yaci questa storia, offrirla a loro volta a qualcuno attraverso

la realizzazione di un grande libro illustrato. Molti bambini si

dichiarano entusiasti, alcuni dissentono.

Paola dice: una storia si può raccontare in tanti modi: con le parole,

con i gesti attraverso il teatro, come quando è venuta Pachamama a

scuola. Si può raccontare con i disegni. Si può raccontare con gli

oggetti. Io adesso vorrei provare insieme a voi a raccontare la storia

di Pahamama con i disegni. Vorrei andare a farlo fuori dove c’è tanto

spazio e dove troverete i colori. Una volta guadagnato il giardino,

Page 39: Storie Della Madre Terra

39

Paola mostra ai bambini i fogli bianchi e neri, i pennarelli e i pastelli a

cera e propone loro di organizzarsi in gruppi che disegnino sui vari

fogli le diverse parti della storia: Pachamama, i suoi figli, i suoi

aiutanti, il dono di Pachamama e la semina, il personaggio Yaci, la

notte, la disavventura del coccodrillo e il regalo della pianta del mate.

I bambini scelgono di quale gruppo fare parte in funzione dei

contenuti del disegno. Ciascun gruppo disegna una pagina della storia.

Al termine Paola assembla e mette in sequenza le pagine del libro.

Dall’esame dei disegni appare interessante l’osservazione che alcuni

bambini rappresentano Pachamama con delle sembianze

antropomorfe, altri sotto forma di pianeta Terra.

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Page 41: Storie Della Madre Terra

41

QUANDO LA SCUOLA VALORIZZA LE ESPERIENZE DEL

BAMBINO

Le insegnanti della Scuola dell’Infanzia Fiorita, riconoscendo al

percorso Storie della Madre Terra il ruolo di progetto educativo di

plesso, lo hanno inscritto nello spettro molto più ampio delle attività

pedagogiche annuali. Questo ha permesso loro di dedicare tempo ad

attività diversificate che hanno preceduto, rafforzato e dato un senso ai

laboratori condotti dagli educatori di Controvento.

Al centro di ogni intreccio che si è sviluppato, di ogni sentiero che

ciascun gruppo ha intrapreso, vi sono stati i bambini coinvolti in una

relazione attiva e dinamica con la natura. Il prendersi cura, attraverso

stimoli operativi e riflessioni, è stata la modalità con cui i bambini e le

insegnanti hanno interagito. L'idea sulla quale le insegnanti hanno

investito è che attraverso il fare il bambino maturi sicurezza,

consapevolezza e conoscenza. Per fare questo hanno individuato tre

Page 42: Storie Della Madre Terra

42

fili conduttori che hanno guidato la loro ricerca e direzionato la loro

progettualità:

− La storia personale

− La ricerca d'ambiente

− Lo sfondo narrativo

Nella Scuola dell’Infanzia un ruolo fondamentale lo giocano i

calendari del tempo che sono per i docenti degli strumenti essenziali.

Essi scandiscono la sequenza temporale della giornata (attività, pasti,

uscite), della settimana (camerieri), del mese (compleanni, uscite

didattiche) e dell'anno (feste, progetti) e sostengono il percorso di

crescita di ogni singolo bambino rendendolo consapevole di quanto

accade. Il tempo è un concetto di difficile comprensione per il

bambino di tre-sei anni e viene elaborato con lenta gradualità. Quando

il bambino frequenta la Scuola dell’Infanzia, è generalmente l'adulto –

Page 43: Storie Della Madre Terra

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genitore o insegnante – ad organizzare il suo tempo. L’utilizzo dei

calendari offre allora al bambino l'opportunità di appropriarsi

gradualmente e di andare verso la gestione autonoma del suo tempo,

di riconoscere i tempi e gli spazi a lui dedicati, di prevedere ciò che

accadrà nel quotidiano scolastico, di costruire le sequenze temporali:

ieri, oggi, domani.

In continuità con l’approccio pedagogico della Scuola, i laboratori del

progetto Storie della Madre Terra sono stati concepiti e sono stati

collocati temporalmente tenendo conto delle quattro stagioni. In

autunno ha trovato spazio la narrazione, in inverno la semina, in

primavera il dono di Yaci, in estate la costruzione di libri e i laboratori

grafico-pittorici in preparazione della festa di fine anno.

Durante l’anno scolastico le quattro sezioni che costituiscono la

Scuola dell’Infanzia Fiorita hanno lavorato organizzate in due gruppi

di intersezione: un gruppo costituito dalle sezioni Luna e Arcobaleno,

l’altro costituito dalle sezioni Sole e Stelle. I due gruppi a partire dalla

Page 44: Storie Della Madre Terra

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stessa esperienza hanno intrapreso percorsi diversi in funzione delle

aspirazioni e delle competenze delle insegnanti e tenendo conto degli

stili individuali e delle proposte scaturite dai bambini. Le attività sono

state sviluppate in piccolo gruppo per favorire anche i bambini con

difficoltà di apprendimento e di relazione. Le fotografie, le parole e i

disegni raccolti durante il lavoro a scuola sono stati organizzati in

documentazioni personali. Queste, ripercorrendo nel tempo gli

accadimenti, le storie, le parole nate a scuola sostengono nel tempo il

ricordo e i vissuti scolastici condivisi tra insegnanti, bambini e

famiglie. Di seguito si propone qualche stralcio dalla documentazione

prodotta durante questo anno.

Page 45: Storie Della Madre Terra

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LE CONVERSAZIONI

Le discussioni tra bambini e insegnanti hanno accompagnato il

progetto lungo tutto il suo corso. In alcuni casi hanno preceduto

l’arrivo degli educatori di Controvento, in altri hanno avuto la

funzione di elaborare e rafforzare i concetti emersi durante i

laboratori, in molti altri casi hanno consentito di esplorare e di

approfondire fenomeni scientifici correlati ai temi proposti dal

progetto. Le domande poste dalle insegnanti nell’atelier di pittura, nel

laboratorio scientifico o durante i momenti di osservazione hanno

stimolato nei bambini riflessioni, sollevato dubbi, favorito

l’elaborazione di ipotesi. Discutendo fra amici, i bambini si sono

confrontati e hanno imparato tra loro.

Tra le altre, le conversazioni qui riportate ci sono apparse

significative.

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Conversazione tra i bambini delle sezioni Stelle e Sole sul significato delle parole prendersi cura riferite al giardino scolastico. A questa discussione ha fatto seguito una giornata dedicata all’abbellimento del giardino da parte dei bambini.

Insegnante: cosa significa prendersi cura?

Filippo: vuol dire abbellire nei giorni di Natale e anche nei giorni di

Pasqua. Quando hanno sete bisogna annaffiare i cespugli, le piante e

la siepe.

Maria: prendersi cura vuol dire annaffiare.

Alessandro: annaffiare le piante.

Matteo C: prendersi cura vuol dire ordinare il giardino. Mettere a

posto i secchielli, le palette quando giochiamo fuori.

Fatima: mettere a posto i secchielli, le palette, i giochi. Poi si pulisce il

giardino con la scopa.

Marcello: mio papà non vuole che gioco in giardino, forse perché ora

è freddo.

Matteo C: ci vuole il rastrello.

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Camilla: dobbiamo buttare via le cose con il rastrello.

Lisandro: raccolgo le foglie dalla nonna e le butto nella strada.

Filippo: bisogna buttare le foglie nel bidone o nel cassonetto. Nel

bidone del giardino fatto di una retina verde si buttano solo le foglie.

Matteo C: anche i bastoni.

Camilla: bisogna pulire il giardino e metterlo in ordine.

Lisandro: ho raccolto i fiori dall’orto della nonna e li ho regalati alla

mamma.

Anna: prendersi cura dei fiori vuol dire annaffiarli ogni giorno così

possono crescere.

Anna: se i fiori non ci sono bisogna mettere i semi.

Matteo: prima bisogna vangare la terra.

Filippo: bisogna mettere i semini e coprire con la terra e poi

annaffiarli.

Francesca: per abbellire il giardino piantiamo i fiori.

Anna: bisogna annaffiare i fiori e le piante perché se no muoiono.

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Cecilia: bisogna seminare. Poi dopo bisogna aspettare che arrivi il sole

e li fa crescere. Bisogna aspettare tanto tanto e poi diventano alberi.

Maria: bisogna metter un seme dentro alla terra. Poi copri e aspetti e

diventa un fiore.

Alessia: io mi sono presa cura della mia mamma, ho raccolto i fiori

nel giardino e li ho dati alla mamma.

Cristina: prendere i fiori da per terra.

Francesca: vuol dire abbellire il giardino con i fiori.

Insegnante: cosa vi piacerebbe mettere nel giardino della scuola?

Fatima: mi piacerebbe mettere i fiori e gli alberi.

Maria: una vasca grande grande e i pesci.

Alessia: i fiori, un albero e le foglie nuove.

Antonio: fiori.

Francesca: i pesci.

Cecilia: una piscina grandissima con i delfini, la sua mamma e il suo

papà.

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Lisandro: un dinosauro dal collo lungo.

Camilla: i cuori appesi agli alberi.

Alessandro: una bella macchina per giocare.

Marcello: voglio un camion di legno.

Giulia: un albero.

Zaineb: niente.

Filippo: tanti alberi con le foglie verdi che fanno ombra ed un cane.

Fatima: una vasca con i pesci e un albero e i fiori.

Matteo C: voglio mettere un pesciolino in una vasca.

Anna: non so.

Antonio: una barca di legno grande, un gioco.

Anna: tanti fiori.

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Conversazione tra i bambini delle sezioni Luna e Arcobaleno sugli amici di Pachamama: il sole, il vento, l’acqua, la luna e l’arcobaleno. Questa discussione ha avuto luogo in seguito alla realizzazione di un cartellone in cui i bambini hanno posizionato nello spazio di un grande foglio la Terra e gli elementi.

Insegnante: dove abbiamo collocato gli amici di Pachamama?

Francesco D: nello spazio

Insegnante: cos’e’ lo spazio?

Samy: e’ un altro mondo dove c’e’ tutto il buio.

Alessia : e’ un mondo dove c’e’ tutto colorato.

Federica: e’ dove c’e’ le cose libere.

Chiara: e’ colorato, e’ l’anello che c’e’ nello spazio.

Elena C: lo spazio e’ anche quello dove c’e’ l’arcobaleno.

Letizia: dove ci stanno tutte le lune, la notte…

Chiara L: lo spazio sta intorno a tutti i pianeti e a tutti gli amici di

Pachamama.

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Insegnante: Ora ragioniamo su qualche amico di Pachamama.

L’arcobaleno cosa e’ per voi?

Letizia: e’ una cosa che fa venire fuori il sole e fa allegria.

Mattia: e’ di tutti i colori.

Francesco D: fa fare pace.

Chiara L: fa mandare via la pioggia.

Michael: fa felici noi.

Elena: fa sentire bene, mi fa venire voglia di giocare e un po’ voglia di

correre che dopo, se ho voglia, faccio un po’ di corsa.

Caterina M: e’ una sezione della nostra scuola.

Eleonora: e’ una cosa che fa venire felici.

Caterina B: che cos’e’…

Alessia: serve per fare luce come il sole.

Andrea M: e’ una sezione della nostra scuola.

Stefano: e’ fatto di colori.

Letizia: sta su in cielo.

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Francesco D: quindi non si può toccare.

Chiara L: sta in cielo.

Elena: non si può toccare, perché e’ troppo in alto.

Chiara L: e’ grande.

Letizia: nessuno ci può mai arrivare.

Giulio: dove l’hai visto, in cielo?

Insegnante: l’hai visto davvero nel cielo di cosa era fatto?

Stefano: fatto trasparente.

Matteo G: di colori.

Letizia: in cielo c’e’ l’aria. Quindi può essere fatto di aria.

Francesco D: io una volta l’ho visto. Avevo sentito un tuono poi è

scoppiato a piovere, ho aspettato un attimo, poi ho visto l’arcobaleno.

Matteo G: nello spazio ci sono delle cose. Dalle nuvole viene la

pioggia e la pioggia e’ di… le gocce sembrano di acqua.

Gli altri bambini: le gocce sono di… acqua.

Insegnante: quando cadono cosa sentite?

Page 55: Storie Della Madre Terra

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I bambini: l’acqua.

Il gruppo dice che le vediamo nelle mani, nelle pozzanghere, nella

terra. Cade la pioggia.

Insegnante: dopo le gocce cosa c’è nel cielo?

Francesco D: il sole…

Insegnante: cosa e’ venuto a fare il sole?

Francesco D: i colori.

Insegnante: e come fa il sole a fare i colori?

Francesco D: con i raggi.

Matteo G: i raggi del sole che fanno i colori si uniscono per fare

l’arcobaleno.

Insegnante: i raggi del sole fanno buio o luce?

Chiara L: fanno vedere il cielo azzurro.

Francesco D: fanno vedere.

Insegnante: cosa sapete voi bambini del sole?

Carlotta: un amico di Pachamama

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Insegnante: dove abita?

Enrico B :abita nello spazio.

Alessia D: abita in cielo.

Giorgia: abita in cielo con la Luna.

Federica: abita nel cielo con le stelle.

Eleonora: con le nuvole.

Alessia: quando e' mattino splende in cielo perché si vede.

Gaia: fa la luce.

Andrea C: se il Sole non c'è, c'è la notte.

Insegnante: ma dove è andato il Sole?

Federica: il Sole e' andato a finire da un'altra parte.

Giorgia: va dietro le nuvole di notte.

Eleonora: no, va dall'altra parte del mondo il Sole.

Andrea: dall'altra parte del mondo è l'America.

Elena C: il Sole e' amico anche delle farfalle perchè gli fa luce.

Giorgia: gli fa caldo.

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Alessia D: il Sole fa il solletico alle farfalle perché ha i raggi.

Insegnante: ma se non ci fosse il Sole, cosa succederebbe?

Andrea: se non ci fosse il Sole ci sarebbe sempre il buio.

Enrico: si vedrebbe solo con la Luna.

Alessia: si vedrebbe di più con il Sole.

Francesco: il Sole quando dorme va giù e arriva la Luna. Va a dormire

a casa e si sveglia quando vuole, ma non troppo tardi perchè la scuola

inizia e non c'e' nessuno.

Insegnante: quando c'è il Sole cosa si sente?

Teresa: sento caldo. Fa caldo.

Alessia: il Sole vuole bene a tutti i bambini e a tutte le bambine

Enrico: il Sole quando va a dormire va in fondo ma proprio dentro

l'acqua.

Eleonora: va a dormire al pomeriggio tardi dietro alle montagne.

Giancarlo: se non c'e' diventa notte.

Marco: e' il Sole... del cielo.

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Sofia: quando io vado vicino al Sole e' caldissimo.

Alessia: è estate che c'è il Sole, quando andiamo al mare.

Federica: ci spogliamo e ci mettiamo il costume.

Giancarlo: mi da' fastidio i raggi e mi metto gli occhiali da sole.

Alessia d: quello vero non ce li ha gli occhi, però quello nel disegno

ce li ha.

Insegnante: e poi cosa succede?

Carlotta: il cielo diventa rosa quando va a dormire.

Alessia D: arrivano gli angioletti.

Elena M: il Sole abita nel cielo e' giallo.

Giorgia: alcune volte e' anche arancione.

Enrico: quando c'e' l'alba diventa tutto arancio.

Francesco: quando sta male il Sole diventa verde. Me l'ha detto il mio

fratello, e' importante.

Gianluca: fa la luce alle macchine e dentro e' caldo.

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Conversazione tra i bambini delle sezioni Stelle e Sole su un altro amico di Pachamama: l’acqua. Questa discussione ha avuto luogo mentre i bambini testavano le ipotesi che via via venivano elaborate.

Insegnante: facciamo delle scommesse... ci sono delle cose che

galleggiano e altre che vanno a fondo? Cosa vuol dire galleggiare?

Filippo: galleggiare vuol dire stare sopra l'acqua.

Bryan: le cose stanno a galla perchè ci sono i marinai che tirano le

vele.

Insegnante: cosa vuol dire affondare?

Maria: vuol dire che va giù nell'acqua profonda.

Francesca: il sasso va giù perchè è pesante.

Insegnante: e perchè le navi non vanno a fondo?

Marcello: non vanno a fondo perchè sono veloci.

Camilla: c'è tanta acqua che le fa galleggiare o forse hanno una pinna.

Insegnante: abbiamo messo sull’acqua un gioco, una barca,

galleggerà?

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Matteo C.: non è affondata. Galleggia, anche lo scotch, il foglio e la

matita.

Insegnante: proviamo a mettere un fazzoletto…

Bryan: il fazzoletto va giù perchè si riempie di acqua e diventa

pesante.

Insegnante: ma cosa fa galleggiare le cose? Perchè galleggiano?

Maria: perchè non sono pesanti.

Matteo C. e Marcello: c'è qualcosa che le spinge da sotto.

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Conversazione tra i bambini delle sezioni Stelle e Sole scaturita dal ritrovamento di un nido d’uccello da parte di Emanuele, un bambino della scuola.

I bambini osservano il nido

Insegnante: toccatelo con delicatezza perché è fragile.

Celeste: lo ha fatto un uccellino.

Camilla : gli uccellini fanno le uova.

Celeste: invece i gatti fanno i cuccioli, se sono femmine.

Mattia.D: dalle uova nascono i pulcini.

Insegnante: di che cosa è fatto secondo voi?

Cecilia: fuori è fatto di paglia.

Camilla: dentro è morbido perché è fatto con le piume.

Insegnante: che forma ha?

Antonio: è rotondo come un riccio.

Cecilia: è piccolo, è un nido con le piume che fa caldino.

Maria.B: gli uccellini lo fanno per i pulcini.

Page 62: Storie Della Madre Terra

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Camilla: La mamma uccellina si prende cura dell’uccellino piccolo.

Insegnante: come si fa a prendersi cura?

Filippo: gli porta da mangiare.

Camilla: si prende cura perché le sta vicino.

Leonardo: l’uccellino sta vicino alla sua mamma.

Maria.B: io mi prendo cura della mia mamma.

Cecilia: vuol dire seguire le regole.

Insegnante: aver cura significa anche…

Alessandro: insegnare.

Insegnante: insegnare a far cosa?

Mattia.P: insegnare a volare , a mangiare, a camminare…

Insegnante: perché la mamma uccellina fa tutte queste cose per il suo

uccellino?

Camilla: perché gli vuole bene.

Page 63: Storie Della Madre Terra

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Conversazione tra i bambini delle sezioni Luna e Arcobaleno. Questa discussione ha avuto luogo andando ad osservare le vasche del giardino, in cui i bambini avevano seminato, dopo un lungo periodo di siccità.

Insegnante: che aspetto hanno le vasche?

Elena: piene di piante secche.

Ines: ce ne sono alcune ancora verdi.

Lorenzo: sono un po' molte quelle verdi.

Matteo G: un pochino.

Michael: le piantine... alcune sono secche, altre pelate, altre ancora un

po' verdi.

Insegnante: cosa è successo alle piante? Perché non sono più come le

avevamo osservate in precedenza?

Matteo A: quando è piovuto, forse, hanno bevuto troppo e si sono

seccate.

Paolo e Letizia: sì.

Anna: no, perché sono state lì molto.

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Eleonora: perché hanno preso tanto sole.

Paolo: sono invecchiate.

Ines: prima si sono prese molto sole, poi è venuta la pioggia e si sono

fatte un po' mature e le altre sono tutte giallastre.

Gianluca: sono secche.

Andrea M: è giallo il secco.

Francesco G: beige, il colore.

Giulio: marroni.

Caterina M: dorate.

Chiara M: gialle.

Paolo: alcune sono anche un po' verdi.

Francesco D: troppo sole e poca acqua.

Federica: assomigliano molto alla paglia perché ha il colore uguale

alla paglia gialla.

Elena C: le piante erano gialle e un po' verdicelle. Sono secche perché

troppe...

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Annamaria: si sono seccate perché a volte, quando viene troppo sole,

le riscalda e diventano un po' gialline.

Sofia: forse avevano bisogno di acqua.

Ines: e nessuno gli ha dato l'acqua.

Leonardo: l'acqua può venire quando piove e le fa crescere, e le fa

diventare belle.

Alessia M: l'acqua possiamo darla noi oppure la pioggia.

Stefano: alle piante per crescere serve l'acqua e il sole.

Chiara C: anche la terra.

Stefano: il terriccio perché serve per fare crescere le piante. È fatto di

terra.

Ines: Ci sono i semini.

Francesco D: no, ci sono dei nutrienti.

Insegnante: avete sentito la terra con le vostre mani?

Maya: era morbida.

Samy: era un po' secca.

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Insegnante: ci siamo dimenticati in tutto questo periodo di una cosa

importante...

Matteo G: fargli le cure.

Gaia: voleva dire annaffiare e dargli da mangiare il concime.

Paolo: è il mangiare delle piante, è fatto...

Ines: mangiano la terra.

Paolo: è fatto di terriccio. È una terra speciale che serve per nutrire le

piante.

Matteo A: servono per farle rimanere vive le piante.

Ines: per farle mangiare e bere.

Chiara M: la terra è secca, ha bisogno di acqua. Ci sono le spighe di

grano.

Insegnante: osservate le piantine che abbiamo appena raccolto. Come

sono?

Carlotta: sono diverse perché noi ci mettiamo le piantine diverse.

Caterina M: perché abbiamo piantato le piante diverse.

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Andrea C: la mia è un po' verde e un po' fresca.

Federica: certe si sono seccate e certe si sono salvate.

Marco: La mia pianta è rotta... È secca.

Gabriele: una piantina è gialla e una è verde. Quella gialla è secca,

quella verde non è secca.

Anita: la mia piantina è gialla.

Giancarlo: la mia è secca.

Insegnante: come mai sono così cambiate?

Veronica: abbiamo messo la terra e i semi e sono cresciute ed erano

un po' basse.

Alessia T: adesso sono lunghe, sono gialle, sono marcite.

Teresa: il sole le ha fatte diventare gialle.

Elena M: per me le ha fatte diventare gialle il sole.

Chiara M: il caldo e il calore.

Mattia: il sole le ha fatte cambiare.

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Giorgia: quando erano piccole il sole e la pioggia le ha fatte appassire

e la terra era dura.

Eleonora: perché era stata dal sole.

Carlotta: con troppa acqua le piantine muoiono.

Insegnante :e se ci si dimentica di dare l'acqua?

Davide: la mia mamma le piantine c'è le ha fuori in terrazza e gli dà

l'acqua.

Alessia De C: ci siamo andati poco.

Caterina M: muoiono e il nostro giardino diventa brutto.

Insegnante: senz'acqua cosa fanno le piantine?

Alessia T: hanno sete.

Alessia De C: io a casa mia ce la do alle piante.

Insegnante: ci siamo presi molta o poca cura delle piantine?

Michael: poca cura.

Alessia T: ci abbiamo dato poca acqua.

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L’ATELIER DI PITTURA

Insieme alle attività teatrali, motorie e scientifiche le insegnanti hanno

riconosciuto un ampio spazio alla manipolazione e all’espressione

grafico-pittorica dei bambini. Ne è scaturita una produzione ricca e

diversificata che si è articolata nella pubblicazione mensile di un

Giornalino per i genitori redatto dai bambini, nella realizzazione di un

Erbario, nella costruzione di una Terra utilizzando scatole e

cartapesta, nel racconto per immagini delle attività svolte e delle storie

ascoltate. Le immagini che seguono, scelte unicamente per la qualità

dell’immagine fotografica, rappresentano solo una piccola

testimonianza dell’impegno e dell’entusiasmo profuso dai bambini

nonché il loro punto di vista su quanto vissuto a scuola.

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SE SCUOLA E FAMIGLIA SOSTENGONO L’INFANZIA

La Scuola dell’Infanzia investe molto sulla relazione con i genitori.

Dalla fase d’inserimento del bambino fino alla conclusione del ciclo di

tre anni viene coltivato un dialogo continuo, strutturato in colloqui con

i genitori, incontri di sezione e consigli di scuola. I gruppi di lavoro

serali, le consegne ai genitori e le feste rappresentano un altro

momento di scambio rendendo partecipi le famiglie di quanto avviene

a scuola. A ciò si aggiungono tutte le forme di comunicazione adottate

da bambini e insegnanti per raccontare ai genitori le storie vissute in

ambito scolastico. Il riconoscimento e la condivisione da parte delle

famiglie delle esperienze vissute dai figli al di fuori delle mura

domestiche rassicurano il bambino, gli danno fiducia, danno un senso

e un significato alla sua storia e lo accompagnano nella sua crescita e

nell’acquisizione della sua identità. Insegnanti e genitori dialogando

tra loro tessono una rete che sostiene l’infanzia.

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Lo spettacolo conclusivo del progetto Storie della Madre Terra ha

rappresentato un momento di incontro tra il lavoro dell’equipe di

educatori, l’esperienza vissuta dai bambini e lo sguardo attento e

costante che i genitori hanno mantenuto sul percorso scolastico dei

loro figli.

Page 79: Storie Della Madre Terra

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LO SPETTACOLO

L’organizzazione della festa di fine anno, incentrata sullo spettacolo

Storie della Pachamama della regista e attrice Teatrale Cecilia

Valenti, aveva l’obiettivo di creare un’occasione conviviale a partire

dai contenuti del progetto educativo che ha coinvolto i bambini

durante l’anno scolastico. Rappresentava anche l’occasione per

riproporre ai bambini, in un contesto scenico e teatrale, tutte le storie

ascoltate durante l’anno scolastico. Al tempo stesso ha permesso di

offrire ai genitori uno spettacolo di cui i bambini, avendo condiviso e

rielaborato i contenuti, sono divenuti co-protagonisti. Di seguito si

propone il resoconto del pomeriggio in cui si è svolta la festa:

“I bambini, accolti dalle insegnanti, si truccano e si travestono con le

decorazioni realizzate a casa e a scuola. Quindi si dispongono ai lati

della scena. Sulla scena si trovano una tenda che rappresenta la Terra e

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che serve anche da camerino, dei fiori, il Sole. I bambini, riconoscibili

per i diversi abiti, rappresentano alcuni elementi della natura – il sole,

l’acqua e i fiori – e gli abitanti del villaggio visitato da Yaci.

Inizia lo spettacolo. Per la prima volta i bambini lo seguono in un

fluire unico dall’inizio alla fine. I vari momenti sono scanditi dalla

musica e, rispetto alle rappresentazioni tenute in occasione dei diversi

laboratori, la trama si è arricchita di dettagli ora ironici ora facenti

riferimento alla cultura di origine della storia.

A più riprese, nei diversi episodi di cui è composta la trama, i bambini

sono coinvolti nella drammatizzazione. Ormai conoscono la storia,

hanno partecipato alle prove insieme a Cecilia e non hanno difficoltà a

calarsi nel ruolo loro assegnato. Le insegnanti li accompagnano

durante la rappresentazione.

I genitori, i fratelli, i nonni sono gli spettatori. Molti effettuano riprese

con apparecchi fotografici e telecamere. È la festa di fine anno della

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scuola e per molti bambini la fine di un ciclo e il congedo dalla Scuola

dell’Infanzia.

Lo spettacolo è sostanzialmente diviso in due parti: la presentazione di

Pachamama, la Madre Terra che conosce tante storie e la storia di

Yaci, la Luna sognatrice che voleva conoscere la Terra di giorno. Alla

fine ciò che resta è la pianta del Mate, lasciata in dono agli uomini da

Yaci perché possano farne uso per curarsi e per celebrare l’amicizia

tra loro.

Al termine dello spettacolo bambini, genitori e insegnanti concludono

la serata cenando insieme”.

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Page 83: Storie Della Madre Terra

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L’EQUIPAGGIO DEL PROGETTO

Nadia Fellini: coordinamento, consulenza scientifica e progettazione;

Cecilia Valenti: regia teatrale, recitazione e conduzione laboratori

narrativi; Paola Barbieri: conduzione laboratori creativi; Milena

Cacchi, Grazia Leonardi, Francesca Reali, Vittoria Ricci, Silvia

Severi, Simonetta Turci, Isabella, Daniela, Simonetta, Giulia…:

insegnanti della Scuola dell’Infanzia Fiorita; e tutti i bambini delle

sezioni Stelle, Sole, Arcobaleno e Luna.

Page 84: Storie Della Madre Terra

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Scuola dell’Infanzia Fiorita

Via Lombardia,

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