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  • Rubén DaríoStoria prodigiosa della principessa Psichia

    Traduzione di A. Laura PeruginiNote di Dario Chioli

    Voce lontanaEdizioni Vocifuoriscena.www.vocifuoriscena.it

    In esclusiva per Superzekowww.superzeko.net

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    Storia prodigiosa della principessa Psichia secondo unoscritto del monaco Liborio rinvenuto in un codicedell’abbazia di Sant’Ermanzio, in Illiria

    I. Della città nella quale abitava la principessaPsichia edel remago, suo padre

    Ben oltre il territorio di Emesa, in Fenicia, al tempodelle persecuzioni di Secondo e delle sante prediche delsant’uomo Onofrio1, Liborio, monaco, scrisse la sin-golare storia della principessa Psichia, la quale gli erastata narrata da un pagano purificato dalle acque delbattesimo; questo pagano abitava nellamagnifica cittànella quale si verificarono i fatti ricordati in queste pa-gine. Il monaco Liborio era amico di Galazione, il san-to, e di Episteme, i quali patirono il martirio sotto l’im-peratore Decio.2

    1. Monaco, da non confondere con l’omonimo anacoreta egi-ziano del V secolo, di cui scrisse una biografia Pafnuzio.

    2. I santi coniugi Galazione ed Episteme vissero nel III secolo,essendo Decio imperatore e Secondo governatore ad Emesa.

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    Racconti pagani, fiabeschi e mistici

    Ciò avvenne nella città nella quale dimorava il remago, la maggiore e più grande di tutte le città di unvastissimo e occulto regno d’Asia, nel quale gli uominiavevano eretto statue colossali e possedevano usi e co-stumi differenti da quelli di tutte le altre genti; e dalmomento che non vi era ancora giunta, all’epoca in cuiaccaddero i fatti di cui ci stiamo occupando, la luce chegli Apostoli avevano sparso nelmondo in nome di No-stro Signore Gesù, quei giganti pagani adoravano fi-gure e idoli dei più diversi metalli, di forme enormi etremende.3

    Era la città come unamontagnadi bronzo e di pietradura; i palazzi monumentali avevano strane architet-ture ignorate dai cristiani, muraglie immense, colonnee scale e spirali altissime, che quasi si perdevano tra lealte nuvole. E vicino c’erano fitti boschi e foreste assaivaste dove i cacciatori del re abbattevano leoni, aquile ebufali. Nelle piazze della grande città stavano gli idoli edavanti ad essi venivano accesi roghi in cui bruciavanointere querce e si celebravano riti misteriosi e cruenti,che il re contemplava da uno scranno d’oro e di ferro;

    3. Si haqui forse un’eco della leggenda araba sulla città di Iramḏāt al- iʿmād, “dalle alte colonne”, citata nella traduzione delleMille e una nottedi Richard Burton. Questa città era stata fondatadal tracotante Šaddād, signore dell’antica tribù sudarabica degliwĀd – a cui veniva attribuita statura gigantesca –, per rivaleggiarecon i giardini del paradiso; maAllāh l’aveva fatta sprofondare nellesabbie del deserto (Burton 1885, vol. IV, cap. 20, pp. 113-119). Lacittà di Iram è anche citata in al-Qur āʾn, nella “Sūra dell'aurora”(Sūra al-faǧr, LXXXIX, 6-8).

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    era infatti un remago che conosceva la scienzadegli in-cantesimi e sapeva, come re Salomone, molte cose oc-culte, al punto che gli uccelli dell’aria e le bestie del cam-po non avevano per lui segreti, e neppure le fronde de-gli alberi o le voci delle montagne. Egli aveva infattistudiato tutta la scienza d’Oriente, la cui magia era no-toriamente temuta, e la sua sapienza era opera dello spi-rito maligno, da cui ci salvi nostro Signore Gesù Cristo.Al centro della città monumentale sorgeva la dimoradel re, tuttadimarmo e pietrad’onice, coronatadame-ravigliose cupole e torri; e in mezzo, in un padiglionedelicato, circondato da un delizioso giardino, nel qualesi vedevano bellissimi uccelli dai magnifici colori e fioriprofumati di paesi lontani, viveva la splendida figlia delmonarca, Psichia, la quale superava in candore il piùbianco degli aironi reali e il più nobile dei cigni.

    II. Descrizione della bellezza di Psichia, e di come ilpadre introdusse la principessa ai segreti dellamagia

    Tra tutti gli abitanti del regno, Psichia era un’eccezio-ne, dal momento che in quel paese di giganti, in quellacittà monumentale, la sua figura non era smisurata,bensì assai sottile e delicata, dimodo che al fianco del resuo padre, colosso dalle grandimani e dai lunghi capellirossi, sembrava una colomba umana o un vivo fiore digiglio. I suoi occhi erano due enigmi azzurri, i suoi ca-pelli risplendevano come intrisi di sole, la sua bocca ro-

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    sea era la più bella delle corolle: l’euritmia del suo cor-po, una gloria di perfezione; e quando la sua piccolamano bianca si alzava, si abbassava blandamente do-mata la fronte del grande re dalla testa di leone, il qualel’aveva iniziata ai segreti della magia, facendole cono-scere le potenti parole degli incantesimi e delle evo-cazioni, le frasi delle musiche, dell’aria, le lingue degliuccelli, e l’intima comprensione di tutto quanto si muo-ve e vive sulla faccia della Terra. Pertanto la principessarideva sonoramente quando ascoltava quel che le rife-rivano gli uccelli del giardino, o rimaneva pensierosa al-l’udire il monologo del getto di una fonte o le conver-sazioni dei roseti scossi dal vento.

    Era in verità assai stupefacente ammirarla quando,tra le fiere – tigri, leoni, elefanti, pantere nere, custodi-te nei circhi e nei fossati –, ella andava come in mezzoagli agnelli, per la virtù del suo potere segreto, intatta etrionfante, e sembrava una regina della natura che tut-to dominava con il supremo incanto della sua bellezza;oppure osservarla circondata dai più rari uccelli, deiquali ascoltava le confidenze, o mentre fissava, dal suochiosco fiorito, gli astri del cielo, che aveva imparato adecifrare. Ma avvenne che, pur tanto colmadi scienza edimagia, un giorno si fece desolata e triste, inondata dilacrime, e non pronunciava parola, come se fosse di-ventata una statua di pietra o di marmo.

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    III. Deimoltimodi in cui il re cercò d’indagare la causadella desolazionedella principessa edi comegiunserotre re dai paesi circostanti

    Invano il re rivolgeva parole e amabili discorsi alla suabella figlia, dal momento che lei persisteva a non dirnulla della ragione che la teneva in tanto dolorosa tri-stezza e silenzio. E siccome il sovrano pensò che fosserofaccende d’amore a tenere assorta e desolata la princi-pessa, ordinò aquattro dei suoi più valenti trombettieridi suonare dalla più alta torre della città, verso il lato dacui sorge l’aurora, quattro sonore trombe d’oro. Il chia-ro squillo andò rallegrando le montagne e, grazie allasuamagia, fece cantare d’amore gli uccelli, e rinverdired’amore gli alberi, e inumidire d’amore le fauci dellefiere, e risvegliare d’amore i boccioli dei fiori, e l’aria al-legra, e le stesse rocce sentirono come se dentro le lorodure scorze avessero un cuore. E di lì a poco, eccoli ar-rivare, per primo un principe della Cina, su una por-tantina che si librava nell’aria e aveva la forma di un pa-vone, con la coda naturalmente dipinta di tutti i coloridell’arcobaleno che gli faceva da incomparabile bal-dacchino, opera di uno di quegli spiriti che chiamanogeni. Appresso un principe dellaMesopotamia, di assaigagliarda presenza, con ricchi vestiti, condotto in uncarro pieno di pietre preziose, quali diamanti, rubini,

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    smeraldi, crisoberilli e la pietra rara e brillante dettacarbonchio. E altri principi del paese di Golconda, an-ch’essi affascinanti, con gran sfoggio d’indescrivibiligemme. E un altro di Ormuz, che lasciava nell’am-biente un soave e delizioso profumo, poiché la sua car-rozza e i suoi vestiti e lui stesso erano adorni con le perledei mari del suo regno, le quali spandono aromi eccel-lenti come i fiori più profumati e sono le preferite delleincantatrici dette fate, quando assistono, come madri-ne, ai matrimoni delle figlie dei re orientali. E dopo, unprincipe di Persia, con una superba capigliatura, pre-ceduto da schiavi che bruciavano profumi e suonavanostrumenti che producevano musiche raffinate. E an-cora altri principi dall’Arabia felice, e dalle più remotecontrade dell’India, e tutti furono veduti dalla princi-pessa, che non pronunciavaunaparola e diventavaognigiorno sempre più triste; e nessuno di essi venne sceltoda lei o poté risvegliarla all’amore, così come essi loerano stati nei loro paesi lontani dall’eco delle magichetrombe d’oro.

    Il re ne fu assai scoraggiato e, poiché voleva accerta-re la causa del male di Psichia, ordinò a quattro dei suoipiù valenti trombettieri di suonare dalla più alta torredella città, verso la direzione del paese di Grecia, quat-tro sonore trombe d’argento. Dal paese deiGreci arrivòcosì un’imponente carro dove meravigliosi arpisti suo-navano le lire e belle giovani agitavano le mani versoun’alta figura di donna; con grandissimo decoro sten-devano due ali come d’angelo e tenevano vicino alle lab-

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    bra, stretto nella destra, un lungo clarino. Psichia os-servò il carro trionfante e non disse nessuna parola.

    Allora il re ordinò a quattro giganteschi trombet-tieri di suonare dalla più alta torre della città quattrosonore trombe di bronzo, verso i quattro punti dell’o-rizzonte. Si udì un gran frastuono e da ogni angolo delmondo giunsero i cavalieri, coloro che combattevanocon la forza delle loro braccia, vestiti di ferro, cavalcan-do destrieri pure bardati di ferro, e al loro incedere tre-mava la terra. I più valorosi provenivano dalle contradedei Saraceni, dalla terra di Gallia, dove si combattevanole più terribili battaglie, e dal regno che sarebbe statopoi detto Inghilterra. Giungevano da ogni luogo manessuna ostentazione di potenza o decorazione di vit-toria poté indurre Psichia a far udire la sua incantevolevoce.

    Fu così che il re in persona salì sulla più alta delletorri della città e suonò il gran corno che teneva semprealla cintura, per tre volte, tanto che tutto intorno vi fuuno strano tremore. Al suono del corno magico ar-rivarono tutti i sapienti ricolmi della scienza d’Oriente;i quali, così come erano sapienti, erano re e conosce-vano i segreti dellamagia. I persiani portavano ricchis-sime mitrie e abiti che esibivano, sull’orlo, i segni dellozodiaco; quelli dell’India erano quasi nudi, con il mi-stero negli occhi e le chiome folte e lunghe; gli ebreiportavano dipinti in petto, sulla stoffa color del giacin-to, parole sacre e nomi arcani; altri, provenienti dapaesilontani, avevano corone d’oro e barbe intrecciate con

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    fili dorati, e alle dita anelli d’oro e gemme preziose. Liosservò tutti la principessa e rimasemuta. Magiunseropoi, per ultimi, tre re dei regni circostanti, i cui nomierano Baldassarre, della razza di Jafet; Gaspare, dellarazza di Cam; Melchiorre, della razza di Sem4. Tutti etre rimasero a lungo a contemplare la principessa Psi-chia, dopodiché si rivolsero allo sconsolato monarca,nel modo che ora diremo.

    IV.Dicomeitrereviciniparlaronodiun illustree santostraniero chiamato Tommaso che nel loro paese liaveva battezzati nel nomedel veroDio

    Dissero i tre re che negli occhi della principessa si ri-conosceva lo splendore dei desideri profondi e insazia-bili; che la scienza dei maghi non era sufficiente a pla-care la sete dell’anima di Psichia; che essi conoscevanole tradizioni balamite5 e avevano approfondito i misteridegli astri; e che, tempo prima, si erano recati in un pae-se lontano aoffrire oro, incenso emirraaunDio nuovo,l’unico grande e onnipotente, da loro visitato in una

    4. Baldassarre, Gaspare eMelchiorre sono evidentemente i treMagi, messi ognuno in corrispondenzaconuno dei tre figli diNoèe quindi con una delle tre “razze” umane, secondo il catalogo dellenazioni inGenesi, 10.

    5. Il riferimento è aBalaam, per talunimago e per altri profeta,che invitato a maledire Israele, ci prova ma non ci riesce e finiscecol benedirlo (Numeri, 22-24). Per “tradizioni balamite” s’inten-dono qui probabilmente le tradizioni dei Magi.

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    stalla, a cui li aveva guidati una stella; e aggiunsero chein quel momento si trovava nel loro paese un inviato diquello stesso Dio, chiamato Tommaso7, il quale avevainfuso loro una sapienza ancora più grande e li avevabattezzati nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo8, ilcui potere abbatte la forza e il dominio degli idoli e tut-te le arguzie di Satana, principio degli spiriti maligni.

    Perciò il possente remago convocò lo straniero Tom-maso, e nel momento in cui questi entrò in città crol-larono al suolo, frantumati, gli idoli dellapiazza, perchéegli era Tommaso, il santo che aveva toccato le piaghedel Cristo risuscitato, che andava in paesi lontani pre-dicando le veritàdelVangelo. E allavistadel santo, si alzòin piedi la principessa Psichia e pronunciò le seguentiparole:

    «O inviato del più grande degli dèi, considera qualesarà la mia desolazione e la mia profonda pena se nonavvicinerò alle mie labbra l’unica acqua che possa pla-

    7. È san Tommaso apostolo, che predicò tra i popoli dellaPersia e di cui si narrarono molte meraviglie. Diverse tradizioni loconsiderano evangelizzatore dell’India e fondatore della chiesa dei“cristiani di Tommaso” del Malabar.

    8. Alcune tradizioni narrano che, nel corso del suo apostolatoin Oriente, Tommaso avrebbe incontrato iMagi che avevano ono-rato Gesù, confermandoli nella fede. Anche Jacopo daVarazze af-ferma che Tommaso aveva convertito i Magi al cristianesimo, inLegenda aurea, V (Brovarone ~Brovarone 1995, p. 45). Giovanni daHildesheim (1310/1320-1375), nel suo Liber de trium regum corpo-ribus Coloniam translatis, racconta come Tommaso avrebbe incon-trato i Magi in India, nominandoli vescovi (Di Nola 1980, pp.147-148).

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    care la sete dellamia anima! Non è l’amore, o principi!,che è celato ai miei occhi, dal momento che conosco lesue dolcezze, le sue prodigiose meraviglie e tutti i se-greti del suo potere, ed ecco perché le mie labbra non sisono mosse quando gli eredi dei vasti regni e i più beigiovani sono venuti a chiedere la mia mano; non è lagloria, di cui conosco le vittorie, avendo sentito rie-cheggiare il più splendido e ammirevole dei carri trion-fali; non è la forza, e perciò non mi ha emozionata laparata dei conquistatori che hanno sfilato ricoperti diferro, con le loro enormi asce e spade, simili perpotenzaagli invisibili cavalieri dei tuoni; non è la scienza, la cuiultima parola ho appreso, o padre!, grazie a te e ai geniche sono accorsi alle mie evocazioni, e perciò nemme-no davanti ai sapienti e ai maghi lamia linguaha emes-so una sola parola.

    «O straniero!» esclamò con voce alta e solenne, «soloe soltanto un uomo può insegnarmi il segreto dellamiafelicità, un uomo del tuo paese, che si trova ora amolteleghe da qui, sulle strade della Gallia, vestito con unascabra tunica, appoggiato a un rozzo bordone, i fianchicinti da una corda. Ti supplico, o inviato del vero Dio!,che io raggiunga la mia soddisfazione attraverso il mi-stero che desidero conoscere, e così sarò la principessapiù felice della terra».

    «Ah, sventurata!» rispose Tommaso di fronte ai te-stimoni meravigliati, «non sai che i tuoi desideri con-trastano con la volontà del Padre? Non sai che nessunessere umano, tranne questo pellegrino sulle strade del-

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    Storia prodigiosa della principessa Psichia

    la Gallia, può possedere il più tremendo dei segreti, ilsegreto che desideri conoscere? Ma nell’interesse diNostro Signore, si compia la sua volontà.» E salì Tom-maso il santo sulla più alta delle torri della città e chiamòcon voce forte, per tre volte: «Lazzaro! Lazzaro! Laz-zaro!... ».

    V. In che modo si conclude la storia prodigiosa dellaprincipessa Psichia

    E si vide arrivare un uomo vestito con una scabra tuni-ca, appoggiato aun rozzo bordone, i fianchi cinti daunacorda. Al suo passo tutte le cose sembravano fremere inmodo misterioso. Era pallido. I suoi occhi non si pote-va fissarli senza provare una vertigine ignota.9

    Ma lo sguardo di Psichia, sorridente, vi si fissò, co-me cercando di penetrare violentemente in una tene-bra occulta e profonda. Egli si avvicinò lentamente alla

    9. È il Lazzaro risuscitato da Gesù (Giovanni, 11). Leggendemedievali raccontano come salisse insieme alle sorelle Marta eMaria (qui identificata con la Maddalena) su una barca, miraco-losamente condotta fino aMarsiglia, donde poi si recarono adAix,come riportato da Jacopo daVarazze nella vita di santaMariaMad-dalena (Legenda aurea, XCVI) e in quella di santa Marta (CV). Lì itre si sarebbero stabiliti, e Lazzaro sarebbe divenuto vescovo diMar-siglia e avrebbe subito il martirio sotto Nerone (Brovarone ~ Bro-varone 1995, pp. 516-526, 560-563). Sulle vicissitudini in Provenzadi san Lazzaro, il cui corpo sarebbe stato conservato a lungo nel-l’abbazia di Saint-Victor aMarsiglia, cfr. Gainet 1871, tomo II, pp.635-653.

  • Racconti pagani, fiabeschi e mistici

    principessa e le disse due parole all’orecchio. Psichiaascoltò e all’istante cadde dolcemente addormentata.

    «Psichia, Psichia!» urlò il possente re dalla testa dileone.

    Psichia dormiva per sempre.Tommaso visitò i giganti che confinavano con i tre

    re magi e così guadagnò molte anime per il cielo e perla gloria di Nostro Signore Gesù Cristo, Salvatore delmondo, al quale siano dati gloria, onore e regno, perinfinita saecula saeculorum. Amen.

    Qui si conclude la storia della principessa Psichia.

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    Indice

    Presentazione, diOlivieroCanetti 5

    Prefazione, di A. Laura Perugini 11I racconti di fate 15La nostalgia del paganesimo 19La sete dell’ideale e la speranza 26Il fascino della crudeltà 30I primi temi “morali” 33L’elogio della negritudine 35La scelta della principessa 37I doni dei Magi e la “quarta voce” 40Le esigenze dell’anima 43Peccato e castità 48

    RACCONTI PAGANI, FIABESCHI E MISTICI 53

    Il palazzo del sole 55Il velo della reginaMab 65La ninfa. Racconto parigino 73Il rubino 83Il satiro sordo. Racconto greco 95Il fumo della pipa 105

  • Racconti pagani, fiabeschi e mistici

    Lamorte di Salomè. Il serpente d’oro 115Febea 121L’albero di re David 125La resurrezione della rosa 131Preludio di primavera 135Il linciaggio di Puck 141La lancia di Longino 147Questo è il racconto del sorriso della principessaDiamantina 151

    Racconto della notte di Natale 157Storia prodigiosa della principessa Psichia 167Voce lontana 181Le lacrime del centauro 193Un racconto per Jeannette 199La festa di Roma 207Racconto dell’anno nuovo 217Le tre regine Magie 223

    Appendice poetica 231La coppa delle fate 233Autunnale 241Responso 247I tre re Magi 251Divina Psiche 253[Nel paese delle Allegorie] 257

    Note editoriali 259Ringraziamenti 271Bibliografia 273

    Indice 285

  • Rubén Darío

    VOCE LONTANARACCONTI PAGANI,FIABESCHI E MISTICI

    Selezione, cura, traduzione e prefazionedi A. Laura Perugini

    Note e revisionedi Dario Chioli

    Presentazionedi Oliviero Canetti

    vfs

  • Rubén Darío,Voce lontana. Racconti pagani, fiabeschi emisticiCopyright: © 2017 by VocifuoriscenaISBN: 9788899959043

    Design e impaginazione: Studio grafico vfsFont: Codefrost (sviluppato da: Progetto Bifröst, 2012)

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