STORIA MILITARE ACE-HIGH NETWORKSOUTH di Napoli. Un tipico esempio di stazione Tropo-L’impianto...

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La base NATO Scatter di Monte Giogo, in comune di Comano (Massa Carrara) posta a millecinquecento metri sul livello del mare, fotografata nel 2003, nove anni dopo la dismissione. L’immagine di sfondo mostra uno dei paraboloidi Troposcatter ripreso dalla parte posteriore: la persona temerariamente salita sul fulcro della raggiera mette in evidenza le non trascurabili dimensioni dell’antenna. STORIA MILITARE di PAOLO ROMANINI 90 tacarmi - febbraio 2006 ACE-HIGH NETWORK ACE-HIGH NETWORK Dopo gli aspetti generali, vediamo ora le caratteristiche della rete ACE attraverso l’analisi della ex base Troposcatter di Monte Giogo nel comune di Comano, che costituirà oggetto di un progetto di recupero tecnico e museale di notevole interesse Seconda parte 10_TAC_02_06_ACE2.qxd 17-01-2006 10:55 Pagina 90

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Page 1: STORIA MILITARE ACE-HIGH NETWORKSOUTH di Napoli. Un tipico esempio di stazione Tropo-L’impianto originale della rete ACE-HIGH come progettata nel 1956, a protezione dei confini orientali

La base NATO Scatter di Monte Giogo, in comunedi Comano (Massa Carrara)posta a millecinquecentometri sul livello del mare,fotografata nel 2003, noveanni dopo la dismissione.

L’immagine di sfondomostra uno dei paraboloidiTroposcatter ripreso dallaparte posteriore: la personatemerariamente salita sul fulcro della raggieramette in evidenza le non trascurabilidimensioni dell’antenna.

STORIA MILITARE di PAOLO ROMANINI

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ACE-HIGH NETWORKACE-HIGH NETWORKDopo gli aspetti generali, vediamo ora le caratteristiche della rete ACE

attraverso l’analisi della ex base Troposcatter di Monte Giogo nel comune di Comano, che costituirà oggetto di un progetto

di recupero tecnico e museale di notevole interesse

Seconda parte

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CCome abbiamo visto nella puntata pre-cedente, questo network fu autorizzatonel 1956 dal Shape Technical Centre(STC) del Supreme Headquarter Al-lied Powers Europe (SHAPE), il Co-

mando Supremo delle Potenze Alleate in Europa.La rete iniziò a svilupparsi nel nord Europa: inNorvegia furono avviate le prime stazioni speri-mentali e successivamente essa venne estesa ameridione.Come mostra la cartina, che ne riproduce l’impian-to iniziale, la rete iniziava sull’isola di Senja inNorvegia, e attraverso tre stazioni intermedie rag-giungeva Oslo, quindi la base costiera nei pressi diKristiansand. Questa dialogava con due siti: unoanch’esso costiero, posto a nord nei pressi di Bor-gen, mentre con il ramo meridionale si estendevain Danimarca con terminale a Karup, sulla costanord-orientale.Da qui, con un link di circa trecentocinquanta chi-lometri, scendeva poi in Germania, a Emden, men-tre il ramo settentrionale di Borgen, attraversouna tratta sul mare del nord di circa trecentoses-santa chilometri, comunicava con la stazione delleisole Shetland, che a sua volta collegava il link conla rete NARS sulle isole Faeroe nel mare di Norvegia, ametà strada con l’Islanda, e la prima stazione costieranella Scozia settentrionale, nei pressi di Aberdeen.La rete inglese scendeva poi verso Londra (Coldblow)attraverso le stazioni di Boulrner e Binbrook. Da Cold-blow, saltando la Manica, il ramo inglese accedeva di-rettamente alla stazione di Parigi nord, allora sede delSHAPE e capomaglia di tutto il sistema ACE prima chela Francia uscisse dalla NATO. A Parigi giungeva an-che, attraverso il Belgio, il ramo tedesco proveniente daEmden di cui prima si diceva.Il ramo francese si dirigeva poi a sud, verso il Mediter-raneo fino a Nizza (sigla SNIZ), dalla quale stazione ilnetwork entrava in Italia attraverso la postazione diMonte Giogo (sigla IA) in provincia di Massa Carrara,un nodo di notevole importanza che collegava via Tropo-scatter la stazione Tolfa (sigla IB), posta quaranta chilo-metri a nord di Roma e via microonde la stazione bre-sciana del Dosso dei Galli (sigla IDGZ), che a sua voltadialogava con collegamento a microonde con la stazioneveneta Troposcatter posta a sud di Portogruaro e daquesta con la base di Aviano, e con quella di Feldberg(sigla AFEZ) nel sud della Germania.Lasciati i Monti della Tolfa, nei pressi di Roma, ilnetwork transitava da Napoli, sede AFSOUTH fruitricedelle informazioni, dalla quale si dipartivano due colle-gamenti microonde verso la Puglia. Poi continuava ver-so la base di Monte Nardello in Calabria e da lì in Sici-lia da un lato (poi a Malta via microonde), e a Cefaloniain Grecia, quindi ad Atene, nodo di smistamento versola Grecia centrale e nordorientale, verso Creta e la Tur-

chia (stazione costiera di Izmir), poi verso Ankara e, anordest, fino a Pazar (stazione costiera sul Mar Nero),mentre a sud giungeva fino a Cipro: l’ultimo trattoorientale portava presso Yozgat, nella Turchia centrale.Il network formava quindi una grande “C” composta daquarantanove stazioni Troposcatter a banda larga equaranta collegamenti microonde tra Norvegia e Tur-chia capace di controllare tutto il fronte orientale del-l’Europa, costituito dai confini occidentali dei Paesi sa-telliti dell’Unione Sovietica: Finlandia, Polonia, Cecoslo-vacchia, Ungheria, Jugoslavia, Albania, Romania e Bul-garia. A sud il controllo si estendeva sul Mar Nero, sul-la Georgia, l’Azerbaijan e l’Armenia.Durante il periodo di attività la rete subì parecchie mo-difiche e sviluppi; per quanto riguarda l’Italia, in conse-guenza dell’uscita della Francia dalla NATO, i ramiACE su quel territorio furono parzialmente esclusi el’ingresso nord del network nel nostro Paese fu attuatoattraverso la stazione alpina del Dosso dei Galli, neipressi del Passo Maniva (Brescia). La dorsale nord-suddel network ACE-HIGH, con la chiusura del tronco Tro-poscatter Giogo-Nizza, divenne quindi quella microondeManiva-Giogo: lunga circa 165 chilometri, attraversavain direzione nord-sud e viceversa la pianura padanapassando all’incirca sulla città di Parma, tratta che sop-portava tutto il traffico ACE da e per il Sud.

Le Relay StationCome abbiamo accennato nella puntata precedente, lesingole basi italiane dipendevano dal comando AF-SOUTH di Napoli. Un tipico esempio di stazione Tropo-

L’impianto originale della rete ACE-HIGH come progettata nel 1956, a protezione dei confini orientali dell’Europa.

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Lungo il camminamento di guardia ci siamo imbattuti

in questo bossolo calibro5,6x45 NATO, versionelancia artifici, prodotto

nel 1996 dal PirotecnicoEsercito Capua (PECA).

Si noti la vivissima improntadi espulsione del Beretta SC

70/90 a indicare un energicoarretramento dell’otturatore,forse conseguente al lancio

di un artificio.

L’interno della base: sullo sfondo la coppia di paraboloidiorientati sulla base della Tolfa (Roma).Dietro si vede il traliccio che sostienele due parabole per il tratto microondeverso la base del Colle dei Galli (passo Maniva). Il fabbricato a destrasopra al muro di sostegno in pietraospita la sala radio in cui eranocontenuti i ricevitori e i trasmettitoriREL FRC-39 e dove confluivano le guide d’onda dei paraboloidi.

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scatter in quota è quella ancora esi-stente sul Monte Giogo, nel comunedi Comano in provincia di MassaCarrara, antico centro dell’alta Luni-giana posto all’interno del bellissimoparco nazionale dell’Appennino to-sco-emiliano tra le province di Mas-sa, Lucca, Parma e Reggio Emilia.La base è posta a millecinquecentometri sul livello del mare e si esten-de per circa diciottomila metri qua-drati, occupando l’intera sommitàdel monte. È costituita da quattroedifici principali, due rifugi antiae-rei sotterranei e alcuni fabbricatiaccessori: guardiola blindata, cen-trale elettrica e autorimessa per imezzi di dotazione. Una configura-zione piuttosto standardizzata,quindi simile alle altre.All’accesso è annesso il corpo diguardia costituito da un locale dota-

Uno dei basamenti di sostegno deiparaboloidi: si noti, a lato del supporto,uno dei cardini che consentonol’inclinazione del piatto, sia per attuareil puntamento iniziale sia perconsentire le necessarie derive termichedella struttura. Dietro una delle dueparabole puntate su Roma e sullosfondo il massiccio dell’Alpe di Succiso.

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to di ampia visibilità grazie alla vetratura blindata pre-sente su tutti i lati; sotto i cristalli polistratificati vi era-no due feritoie per ogni lato protette da setti scorrevolidi acciaio balistico zincato, dello spessore di 1,5 centi-metri: il livello di protezione balistica era quello del7,62x51 mm NATO con proiettile a nucleo perforante.Tutto il perimetro della base, che ha uno sviluppo di cir-ca settecento metri, era protetto da due barriere di retemetallica distanti circa due metri e costituenti il cam-minamento di guardia.Il corpo di fabbricato annesso all’ingresso comprendevai locali di pertinenza della polizia militare, compito co-me noto assolto dai Carabinieri, le camere dei militari,l’armeria, i locali mensa con sala da pranzo e cucina ealtri locali accessori di stivaggio in seminterrato. Salen-do verso la sommità si trova il garage dei mezzi antine-ve a turbina, e il locale contenente i gruppi no break.Questi erano costituiti da due motori asincroni dotati digeneratori-separatori cinetici (volani) e alternatori chemantenevano fisicamente separata la rete esterna dialimentazione da quella interna diimpiego. La funzione era quella dieliminare le pendolazioni della linea(funzione stabilizzatrice) e di tampo-nare per circa quindici secondi l’e-ventuale mancanza di corrente, con-sentendo ai motori diesel dei gene-

ratori di raggiungere i giri di regime; ciò gra-zie all’inerzia dei volani stessi che in mancan-za di energia mantenevano per quel temposufficiente corrente in linea per alimentare leapparecchiature.Tutto il sistema di autoalimentazione (com-presi i no break cinetici) era ridondante, cioèera sdoppiato (due no break, due motori, duegeneratori), al fine di rendere estremamenteremota la possibilità di interruzione delle tra-smissioni causata da mancanza di energiaelettrica, che avrebbe provocato gravi danni

alle apparecchiature, soprattutto alle valvole, determi-nando una inevitabile interruzione delle comunicazionie la necessità di effettuare opere di manutenzione.Il fabbricato posto in sommità era il corpo adibito allefunzioni primarie del sito, e conteneva gli apparati di ri-cezione e trasmissione, gli alimentatori, il laboratorioper la manutenzione degli impianti, gli uffici e un picco-lo bar.Nell’ampia sala delle trasmissioni confluivano le guided’onda che collegavano i trasmettitori ai paraboloidi del-la linea Troposcatter e quelle che alimentavano i para-boloidi di tre metri per le comunicazioni a microonde;questi ultimi erano in sito su un traliccio centrale altocirca venticinque metri.Nella base era impiegata poco più di una decina di mili-tari, tutti dell’Arma delle Trasmissioni, oltre ad alcuniCarabinieri addetti a compiti di polizia militare e diguardia. Il comandante della base era un sottufficialedelle Trasmissioni con il grado di maresciallo maggioreaiutante. L’armamento era quello individuale, che negli

La base di Monte Giogo (punto rosso al centro)con i due collegamenti Troposcatter (linee gialle)su Nizza e Roma e il collegamento a microonde(blu) sul Colle dei Galli.

Le due apparecchiature no breakfotografate nel 2003; garantivano

la continuità dell’alimentazione per quindici secondi nel caso

di interruzione di corrente al fine di consentire l’accensione

dei generatori. Si noti i due grossivolani alla cui inerzia era demandata

l’erogazione di emergenza.

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anni di operatività del sistema era costituito da fuciliGarand M1.

Aspetti tecniciCome detto queste stazioni erano a funzionamento au-tomatico e continuo: ciò significa che la portante radio alarga banda era sempre attiva, alimentata da quattroricetrasmettitori Troposcatter di produzione statuniten-se REL (Radio Engineering Laboratory, New York). Sitrattava di apparecchiature di potenza variabile, costi-tuite da trasmettitori da 1 KW accoppiati ad altrettantiamplificatori di potenza in classe “A” e a due ricevitori.L’elemento di potenza da 10 KW era costituito da un

Particolare dell’illuminatore di una delle parabole, la cui funzione era quella

di trasmettere e ricevere i segnali radio sfruttando la riflessione

del paraboloide: la struttura 1 è il supporto meccanico del sistema,

la 2 è l’illuminatore vero e proprio, in 3 si nota la parte terminale ricurva della guidad’onda che alimenta l’illuminatore e che collega

quest’ultimo ai trasmettitori e ai ricevitori, mentre con 4 è indicato il cavo

coassiale di convogliamento dell’aria calda riciclatadai Klystron dei trasmettitori. Come riferimento

per le dimensioni, l’illuminatore (2) misura circa 1,5 metri di lunghezza.

Klystron raffreddato a liquido, mentre l’eccitatore da 1KW era raffreddato ad aria.La portante radio veicolava 570 canali telefonici, 260canali telegrafici e 60 circuiti dati, nei quali venivanotrasmesse informazioni, ordini, tracciati radar.Le comunicazioni avvenivano con sistemi molto sofisti-cati e all’avanguardia per l’epoca, atti a ottenere la mas-sima riservatezza e affidabilità. Il sistema, infatti, ope-rava in “quadrupla diversità” (Frequency and Space Di-versity): ciò consentiva una notevolissima affidabilità dibase della comunicazione.In pratica la stessa informazione veniva trasmessa sudue diversi canali (Frequency Diversity) e veniva rice-

Parte posteriore di uno dei due paraboloidi puntati su Nizza: l’immagine ne evidenzia le dimensioni. Si noti il basamento di calcestruzzo di ancoraggio della struttura reticolare collegata alla raggiera posteriore. A lato del basamento citato è postala guida d’onda che collega l’antenna alle apparecchiature rice-trasmittenti.

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vuta da due paraboloidi diversa-mente spaziati rispetto alla stazionecorrispondente (Space Diversity).Ciò consentiva di ridurre al minimogli effetti di Fading (evanescenza) divaria natura ed eliminava altri in-convenienti: il sistema sceglieva poitra le emissioni le due migliori perqualità e intensità di segnale, le ri-velava, le convertiva e le applicavaal trasmettitore che le ritrasmette-va. Il tutto, ovviamente, in temporeale. Il sistema Space Diversity erainvece già stato usato nella Secondaguerra mondiale e dalle stazioni po-stali e militari su un unico canaleutilizzando due antenne diversa-mente spaziate (normalmente diuna lunghezza d’onda), mentre neinetwork Troposcatter viene per laprima volta usato il sistema a qua-drupla diversità. L’ultimo e più at-tuale impiego del sistema Diversityè nelle reti digitali WIFI.Le comunicazioni avvenivano nellagamma UHF da 830 a 950 MHz (da

31 a 36 cm λ; con λ è consuetudineindicare la lunghezza d’onda), all’in-circa la stessa banda oggi utilizzataper il traffico cellulare. Il collega-mento microonde avveniva invece a4,9 GHz (6 cm λ) con due paraboleaccoppiate del diametro di 3 metri(pari a circa 50 λ).Di notevole interesse la varia com-ponentistica impiegata in questo si-stema, a cominciare dalle antenne.Quelle per il traffico Troposcattersono infatti costituite da due coppiedi paraboloidi pieni di produzioneKrupp, aventi diametro di circa 20metri (circa 60 λ), interamente diacciaio anodizzato. Esse sono state

fabbricate appositamente per ilnetwork ACE-HIGH (come mostra-no le siglature ancora visibili) e so-no posizionate in sito mediante set-te plinti di calcestruzzo cadauna chele rendono capaci di resistere a ven-ti di 240 chilometri all’ora, nono-stante il notevole ingombro dei loropiatti (314 metri quadrati). Lastruttura centrale è infatti rinforza-ta mediante una raggiera tubolareposteriore a sei elementi, culminan-te su un puntone reticolare atto ascaricare le spinte su un grosso ba-samento di calcestruzzo.Questa notevole struttura è tuttaviamobile e concepita per subire, una

La parte inferiore di uno dei paraboloidi: sullo spessoresi leggono ancora le specifiche del contratto di fabbricazione, la dittacostruttrice (KRUPP), i simboli della dittamedesima (i tre cerchi secanti),l’utilizzo (NATO EQUIPMENT FOR PROJECT

ACE-HIGH ) e la destinazione(LIVORNO). La base di Monte Giogo, pur essendo in provincia di Massa, era infatti indicata nelle forniture come“Livorno”, forse per la vicinanza alle installazioni militari alleate postein quella provincia.

Il posto di guardia all’ingresso della base: era protetto da cristalli

antibalistici polistratificati con interposizione di fogli

di polivinilbutirrale e da feritoiescorrevoli di acciaio a 500 Brinnel, atti alla protezione da aggressioni con l’allora ordinanza individuale

7,62x51 mm NATO in versione a nucleo perforante.

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volta posta in opera, regolazioni fini mediante crema-gliere, al fine di posizionarla nell’esatto assetto di pun-tamento sia in brandeggio sia in elevazione. Ciò avveni-va mediante tre capisaldi topografici di quota e bran-deggio riportati sul terreno circostante (e ancora par-zialmente visibili).Ogni paraboloide veniva alimentato da una guida d’on-da di alluminio destinata a trasferire la radiofrequenzadal trasmettitore all’illuminatore posto, mediante unbraccio metallico, nell’esatto fuoco della parabola. Laguida d’onda era all’epoca un componente all’avanguar-dia e i paraboloidi del Giogo utilizzavano prodotti di duefornitori statunitensi già allora leader del settore. I seg-menti dritti (Straight Wave Guide) erano forniti dallaITE Circuit Breaker Co. di Phyladelphia, mentre quellidi raccordo (Flex Wave Giude) erano della Co-OperativeIndustries, Inc. di Fort Worth (Texas); peraltro tutta lacomponentistica a elevata tecnologia era fornita da dit-te statunitensi, come i pannelli di controllo della stessaREL, connessioni e derivazioni della PNC (Pyle Natio-nal Company) di Chicago e i sistemi di convogliamentoe raffreddamento della TRANE (The Trane Company,Wisconsin). Oltre alla guida d’onda raggiungeva l’illu-minatore l’aria calda riciclata dal raffreddamento deiKlystron, per impedire la formazione di ghiaccio.Queste antenne consentivano un rendimento ele-vatissimo sia in trasmissione che in ricezione,pari a 43 Db. Un tale guadagno significa che l’an-tenna, nella direzione di puntamento, moltiplicadi circa ventimila volte il rendimento del segnalerispetto al dipolo isotropico.La base Troposcatter di Monte Giogo, come granparte delle altre, fu chiusa nel 1994 e poco dopoquasi tutti i siti passarono al demanio civile.

Le iniziativeQueste basi sono oggi siti di archeologia militare,

ciononostante la loro presenza conserva duedistinti aspetti di notevole valenza sociale etecnica.

Il primo è senza dubbio quello simbolico, a ricordo diquanto sia costato in termini finanziari, di inventiva edi dedizione, il mantenimento della libertà di cui oggigodiamo. Queste installazioni di prima difesa e allarmesono state le vere protagoniste della nostra autodeter-minazione e della nostra sovranità, conquiste che l’Occi-dente ha saputo mantenere non per (l’inesistente) bene-volenza altrui, o per merito del chiacchiericcio da salot-to, ma grazie a coloro che con determinazione e pervica-cia hanno difeso la nostra organizzazione sociale e il no-stro modo di essere. Quello dei network di controllo e co-mando annessi ai radar di allarme immediato è solouno degli aspetti dell’organizzazione di difesa occidenta-le, ma la loro considerazione globale rende bene l’idea diquanto è stato fatto e spiega chiaramente perché il 9 no-vembre 1989 il muro di Berlino cadde, aprendo la portadi quell’immenso carcere che vi stava dietro.L’altra valenza è squisitamente tecnica. Queste basi,progettate negli anni Cinquanta, si sono avvalse di unatecnologia ancora oggi attuale nei concetti di base, mache all’epoca era estremamente all’avanguardia. Losfruttamento della tecnologia Troposcatter per collega-menti punto-punto a lunga distanza, l’impiego del Di-versity, l’utilizzo della banda larga pluricanale, la co-municazione dati, l’utilizzo di paraboloidi a elevato gua-

La targhetta presente su uno scambiatore di calore, prodotto dalla REL (Radio EngineeringLaboratories) che forniva anche le apparecchiature di trasmissione e di ricezione.

Le targhette presenti sulle guide d’onda di alimentazione dei paraboloidi Troposcatter. Come

si nota i raccordi (Flex) sono prodotti dalla Co-Operative Industries, mentre i tratti dritti

(Straight) sono di produzione ITE Circuit Breaker Co.di Phyladelphia. Si notino le date

di fabbricazione (1959 per le Flex e 1960 per le Straight) e le date degli ordinativi.

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dagno alimentati con guide d’onda ealtri aspetti, tra i quali lo sfrutta-mento di linee a microonde ad altafrequenza, costituivano all’epocaaspetti di eccellenza tecnica ai qualiancora oggi si fa ricorso. L’insiemedel network, progettato e costruitoin un periodo in cui anche la paroladigitale era ancora un concetto eva-nescente, è poi un rilevantissimoesempio di dorsale di comunicazionewireless straordinariamente simile,per concezione e funzionamento, al-le attuali reti numeriche di trasmis-sione dati. Su questo network furo-no infatti utilizzati i primi modemper il traffico data.Per questi motivi la Sezione ARI diParma, grazie all’impegno di alcunisoci, ha ottenuto dalla competenteAgenzia del Demanio la gestionedell’ex base Troposcatter NATO diMonte Giogo sita nel comune di Co-mano, con l’impegno di ristruttura-re l’esistente riportandolo in condi-zioni di agibilità. Ricordiamo chel’Associazione Radioamatori Italia-ni (ARI), fondata nel 1927, è statapresieduta da Guglielmo Marconifino al 1937, anno della sua morte;dal 1950 l’ARI è stata eretta in en-te morale, con decreto dell’allorapresidente della Repubblica LuigiEinaudi.In particolare all’interno della pre-detta Sezione si è costituito ungruppo (Gruppo Scatter Monte Gio-go) con la funzione di gestire l’ini-ziativa che tende a rivalutare stori-camente e tecnicamente le infra-strutture rimaste, con particolareattenzione al pregevole impianto diantenne, che potranno essere recu-perate e riutilizzate per scopi di spe-rimentazione. Queste infatti sonosostanzialmente strutture irripeti-bili per caratteristiche (pesano circaduecentocinquanta quintali l’una!),ubicazione, costi e accessibilità: que-st’ultima è garantita da una stradadi collegamento di circa tre chilome-

tri, appositamente costruita e anco-ra esistente, che doveva essere per-corribile anche con mezzi di mole equindi agibile con qualsiasi veicolo.Dietro questa iniziativa si intrave-de poi il traguardo ambìto di riatti-vare, per scopi di studio e speri-mentazione, alcuni dei collegamen-ti originari da inserirsi in una pro-spettiva di tipo museale attiva, co-me inizialmente proposto da asso-ciazioni radiantistiche estere, fa-cendone la sede di varie intrapresedi settore mirate alla rivalutazionedi questo importante network, siasul piano storico sia su quello pret-tamente tecnico.L’iniziativa sta proseguendo con lacollaborazione del comune di Coma-no e di altre Sezioni ARI interessate

al progetto, grazie soprattutto allaindubbia attenzione dei tecnici e deiresponsabili dell’Agenzia del Dema-nio di Livorno, che hanno immedia-tamente recepito l’importanza stori-ca e tecnica dell’iniziativa, renden-dola quindi possibile.Chi fosse intenzionato a contattareil gruppo di lavoro responsabile del-l’iniziativa per proposte, apporti oinformazioni può farlo all’indirizzodi posta elettronica [email protected], nonché consultando il si-to www.ik4mgv.it. �- Fine

L’autore ringrazia il M.A. ErsilioBrugnoni, già comandante della ba-se di Monte Giogo, che ha gentil-mente collaborato alla stesura delpresente articolo.

La parte posteriore della coppia di paraboloidi Troposcatter orientata su Roma (Tolfa).

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