Storia di un re, di un cavaliere senza spada e di un ...
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Storia di un re, di un cavaliere
senza spada e di un albero parlante
by Maestra Sara Maria Iovino
Viveva in un castello, del paese più a Nord del Mondo,
un anziano re, talmente anziano che faticava persino a
starnutire. Re Enry George VII, trascorreva le sue
giornate pensando agli anni trascorsi alla ricerca della
felicità, almeno, di un attimo di gioia. Lusso, ricchezze e
sontuose vesti, non avevano colmato la solitudine che lo
accompagnava da quando, giovane principe, aveva
rifiutato di prendere moglie. Si ripeteva ogni giorno: “
Basto a me stesso!” – Così passarono più o meno, su per
giù, sì e no, quasi cento anni. Re Enry George VII, aveva
malanni di ogni genere, ai quali poneva rimedio con
tisane di camomilla, infatti ne faceva arrivare a quintali da
ogni parte del pianeta: dalla Cina, dalla Francia,
dall’Australia. Più che triste e solo era forse tanto
assonnato, dai litri di infusi che ingurgitava ogni giorno.
Viveva con lui l’anziano maggiordomo, un cane di nome
Sonny e il vecchio gufo Lendormin, anche lui ronfante e
ciondolante, fra i rami del parco e le crepe del castello.
Insomma, un’allegra (si fa per dire!) compagnia o meglio,
una banda di scapestrati a caccia di guai.
Che vita monotona e stanca!
Si cominciava con la colazione, una bella camomilla
fumante e via!
Il momento più bello per il sovrano era il tramonto:
quando il sole si lasciava mollemente abbandonare dietro
le montagne. Naturalmente la stagione preferita era
l’inverno, possibilmente carico di neve, così da non dover
pensare minimamente, di percorrere neanche due metri
fuori dal castello. L’estate poi., era veramente una
tragedia!
Troppa luce, troppi colori, troppi pensieri.
Una notte, mentre tutti gli abitanti del castello
dormivano beatamente, si sentirono forti colpi al
portone.
“APRITE! APRITE!”
Re Enry George VII non aveva nessuna intenzione
di muoversi dal letto caldo e morbido. Il vecchio
Sonny non aveva accennato neppure per un istante
a muovere la coda e dell’indolente maggiordomo,
neanche l’ombra, figurarsi il gufo!
La luna era alta nel cielo e un vento freddo faceva
sbattere le imposte malconce e scricchiolanti,
mentre la pioggia non dava tregua.
La voce era insistente e il rimbombo dei colpi sul
grande portone, faceva eco in ogni stanza.
Rassegnato e incuriosito, il re infilò una vecchia,
vecchissima vestaglia e strisciando nelle consunte
babbucce, prese il lume quasi spento e scese a fatica
le interminabili scale che conducevano nell’atrio
della dimora.
Dinanzi al portone, infreddolito e tremante, c’era un
baldo giovane, dall’aria distinta, se non fosse stato per
la mancanza di un levriero e del cavallo, aveva tutta
l’aria di essere un brigante.
In piedi e sull’attenti proferì un sintetico discorso:
“Buonasera, sono il Duca Allegro Fracasso di
Mondomaifermo. Al Vostro servizio mio re!”
L’anziano sovrano rimase stupito, dalla tempra e dal
coraggio.
In men che non si dica, trascinò il giovane cavaliere
vicino al grande camino ancora scoppiettante di
brace e fece preparare dal fedele maggiordomo una
lauta cena per sapere qualcosa di più dell’ospite
inatteso …
La grande tavola del salone venne imbandita di ogni
bene e appena il giovane viandante
cominciò a gustare le vivande, iniziò a raccontare la
sua incredibile avventura …
IL Duca Allegro Fracasso di Mondomaifermo, viveva
in un regno non troppo lontano da Nord del
Mondo.
Nel suo castello sembravano tutti impazziti,
suonavano, cantavano e si ubriacavano dalla mattina
alla sera. La notte non si poteva dormire per tutti gli
strani apparecchi che vibravano, luci che pulsavano e
strani monitor che proponevano vendite di ogni
genere: materassi, viaggi ai tropici, pentole magiche e
piatti di cibo che sembravano finti.
Un vero incubo!
Il Duca era alla ricerca di un po’ di quiete per
riflettere sul futuro del suo regno e aveva deciso di
intraprendere un lungo viaggio, alla ricerca di una
soluzione, quando sorpreso dal temporale,trovò
riparo nella torre diroccata di uno strano
personaggio: Mago Incantatore.
Con uno stratagemma, conoscendo le nobili
intenzioni del giovane, il chiromante lo aveva
privato della spada e del cavallo, cosicché, non
avrebbe raggiunto nessun luogo dove poter trovare
un po’ di pace per risolvere il suo problema.
La spada del nobile duca venne trasformata in una
quercia e il bel cavallo, per la paura, scomparve nel
folto del bosco.
Il temporale e l’oscurità fecero il resto.
Commosso dal racconto del duca, Re Enry George
VII, decise di aiutarlo offrendogli al termine della
cena, un’ottima camomilla, alla quale seguì una
ronfata di tutto rispetto.
Mentre il duca russava in un letto bello morbido,
Il re chiamò a raccolta la sua valida squadra e
insieme si recarono alla ricerca di spada e cavallo.
Ben presto si trovarono davanti alla grande quercia
che disse di essere la spada del duca trasformata da
Mago Incanto.
Preso da coraggio e vigore Re Enry George VII si
diresse col suo seguito alla torre del manigoldo e
acchiappatolo per un orecchio, lo scrollò come un
pero e lo intimò di sciogliere l’incantesimo.
Il mago stupito da tanto vigore e impaurito dalla
furia del re, ristabilì l’armonia delle cose.
Tutto è bene quel che finisce bene!
Indovina la morale di questa fiaba e realizza un disegno!
Testo e immagini di Sara Maria Iovino