Storia della Confraternita SS....

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1Storia della Confraternita SS. SACRAMENTO (della Maestranza ) di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA – parteprima - dalla fondazione1667 all'anno1837 Storia della Confraternita SS. SACRAMENTO con sede nell'Oratorio della Chiesa di S. LEONE II PAPA di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA responsabile dell'Archivio storico comunale e mail [email protected] in memoria dell'amico Guglielmo CULTRERI (Aidone 30 apr 1947 + 7 ott 2009 ) Governatore della Confraternita della Maestranza dal 1998 al 2000 che è stato il promotore di questo mio saggio scritto nel 1999.

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1Storia della Confraternita SS. SACRAMENTO (della Maestranza ) di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA – parte prima - dalla fondazione 1667 all'anno 1837

Storia della Confraternita SS. SACRAMENTO

con sede nell'Oratorio della Chiesa di S. LEONE II PAPA di AIDONE

a cura di Umberto DIGRAZIAresponsabile dell'Archivio storico comunale

e mail [email protected]

in memoria dell'amico Guglielmo CULTRERI (Aidone 30 apr 1947 + 7 ott 2009 )

Governatore della Confraternita della Maestranza dal 1998 al 2000 che è stato il promotore di questo mio saggio scritto nel 1999.

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2Storia della Confraternita SS. SACRAMENTO (della Maestranza ) di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA – parte prima - dalla fondazione 1667 all'anno 1837

Una storia ha sempre un momento iniziale nel contesto del periodo e dell’epoca.Perciò ritengo che per la storia della confraternita o compagnia del SS.Sacramento confratia della maestranza (ndr. categorie di artigiani ) horitenuto iniziare dall’anno di fondazione 1667 e tracciare un excursus storico sulle condizioni politiche, sociali ed economiche della Sicilia ed in particolare di Aidone.Un dato storico, a mio parere importante, c’è l’ha fornito il nostro concittadino Sen. Vincenzo Cordova (nato in Aidone il 1 novembre 1819 e ivi morto il 9 maggio 1897) uno dei più illustri Confratelli della Maestranza e fondatore della Società artigiana di mutuo soccorso “Principe di Napoli”, nipote del Ministro Filippo Cordova.Vincenzo Cordova fù per molti un vero eroe garibaldino (vds. la sua biografia sul sito del Comune voce Illustri Aidonesi) autore di numerosi scritti e saggi storici. Dall'opera “Le origini della città di Aidone e il suo Statuto ” con il riferimento alle Confratie e la costituzione delle Confraternite Vincenzo Cordova scrisse un saggio pubblicato nel 1863 dal titolo:“Memoria sulle operazioni preliminari delle commissioni per l’enfiteusi dei beni ecclesiastici in Sicilia”. (1) Vincenzo Cordova scrive sull'argomento che “trasmutati i castelliin borghi e città, non bastando le cappelle castellane a comprendere il numero deifedeli, sursero le congreghe o confratie e statuirono tasse, regolari e commissionie deputazioni per raccor le elemosine dei fedeli e così ampliarono e trasmutaronole cappelle in chiese e poi le chiese in cattedrali”.Dalla sua storia di Aidone si rileva che la congrega o compagnia era un organismo d’indipendenza ed elemento di forza e di resistenza contro le soverchierie feudali.Addirittura il Cordova sosteneva che “i parroci pigliavan parte agli assedi e ai combattimenticum vexillis et parochianis omnibus. Combattevano dunque i comuni, quibus previi erant ipsi presbyteri seu curiones cum vexillis ecclesiae, onde sottrarre i cittadini al dispotismo dei signor ed era per loro libertà obbedire al Re; regi ipsi directe parerent ... instituebantur communiae (congregazioni).così è che alle istituzioni delle congreghe in molte città si dava nome di libertà,franchigie: franchisiarum nomine edita leguntur passim”.Dunque a parere di Vincenzo Cordova supportato anche da tanti storici dell'epoca come il suo amico Michele Amari , le confratie esistevano sin dal tempo della conquista normanna della Sicilia (2).Infatti i cavalieri lombardi, guidati prima da Ottone del Vasto ed in seguito dal conte Enrico Aleramico fratello della regina Adelaide del Vasto (terza moglie del Granconte Ruggero I), occuparono con la forza i monti Erei e le zone interne dell’isola ove esistevano i qsar o rahal (casali arabi).

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Si formarono i cosiddetti comuni lombardi su concessione del Granconte Ruggero I: Troina, Nicosia, S. Fratello, S. Lucia, Novara, Francavilla, Capizzi, Piazza Armerina,Sperlinga, Paternò, Butera e la nostra Aidone (anno 1076 circa).La popolazione lombarda-aleramica che man mano cresceva conservava gli usi e consuetudini originarie.Dunque le compagnie o confratie lombarde si costituirono in quel periodo ,in pratica i boni homes che reggevano la popolazione della nostra Aidone erano orgogliosi di conservare il nome delle loro compagnie o congreghe; (6)Quando l’Imperatore Federico II organizzò la edificazione dei castelli in Sicilia negli anni 1228-1230 diede la possibilità ai confrates (confratelli tenutari dei beni in Sicilia) dei Cavalieri Templari e degli Ospitalieri, di potere associarsi e costituire delle confraternite. Sorsero le Confratie come quella di SS. Maria e di S. Tommaso, S. Giacomo eS. Giovanni evangelista, considerati emuli e parenti di Gesu' Cristo. Per la confratia di S. Giovanni sappiamo che in Aidone c’era una Casa dei templari, dove poi venne la chiesa dedicata a S. Giovanni nel 1229, in occasione del rientro dell'Imperatore Federico II da Gerusalemme la città Santa che chiuse la crociata con la pace stipulata con l’emiro Al-Kamil.Probabilmente la Chiesa era tutto sommato un segno tangibile per i cavalieri templari di Aidone;la loro presenza è attestata per la Chiesa di S. Marco edificata nel 1150.Mi pare doveroso evidenziare il legame fra la popolazione aidonese e la Chiesa di Roma attraverso la figura del combattivo Perrone d'Aydone.Questo frate domenicano riuscì nell'impresa guerresca di Augusta contro il Re Giacomo II , figlio di Re Pietro III d'Aragona e Costanza nel 1287.Fra' Perrone d'Aydone fece diversi viaggi a Roma , prima cercò di convincere Papa Martino IV che la Sicilia era sempre fedele alla Chiesa di Roma e contro gli scomunicati Aragonesi, ma quando mise piede nell'Isola venne scoperto il suo piano e Re Giacomo II reggente l'Isola lo rinviò a Roma con un messaggio per il Papa.Morto Papa Martino IV frà Perrone molto deciso cercò con diversi colloqui con Papa Onorio IV di avviare il suo progetto e in breve si mise a capo di un esercito guidato dal Conte Roberto d'Artois, nipote di Re Carlo d'Angiò. Ma nel Castello di Augusta il sogno di frà Perrone d'Aydone s'infranse su un muro. Questo episodio fù soltanto circoscritto per la personalità di frà Perrone ma possiamo affermare che il popolo aidonese fù quasi sempre fedele al suo Barone della casata dei Rosso; il primo Conte di Aidone nominato da Re Federico III fù Rubeo Rosso al Parlamento di Piazza nell'anno 1296.

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Un episodio storico ci viene fornito dalla vicenda nella quale Re Martino I e la Regina Maria(figlia di Re Federico IV il semplice ) , furono ospitati e difesi dalla popolazione aidonese ,durante la guerra mossa dai Baroni siciliani ribelli ( Chiaramonte e Alagona), nel castello di Aidone nell'anno 1396; alla fine per ringraziare Aydone i regnanti officiarono una messa nella vicina Chiesa Matrice Madre di Dio (l'attuale Chiesa di S. Lorenzo martire patrono di Aidone) (7).Il popolo aidonese sotto la signoria del potente Enrico III Rosso , che era amico e consigliere del Duca Martino di Montblanc in quanto aveva favorito il matrimonio del giovanissimo Martino con la Regina Maria,figlia di Re Federico IV , venne organizzato in confratie con a capo dei cavalieri.Dalle fonti storiche documentali sappiamo che la città di Aidone fù beneficiata da Re Martino e Maria con un diploma rilasciato 5 luglio 1396 (8).Attraverso le lettere della Regina Bianca di Navarra - reggente della Sicilia in seguito della morte del marito Re Martino I (25-7-1409) , possiamo supporre che in Aidone c'erano almeno sei Confratie , sotto la signoria di Perrone Gioieni (9).In tal modo si spiega come il padre domenicano Frà Vincenzo Pistoia nell’anno 1419diede inizio ai lavori per la realizzazione della Chiesa di S. Domenico con l’annesso convento domenicamo, incaricando l'architetto aidonese Leonardo De Luca, quest'ultimo influenzato dalla cultura mozarabica per i suoi viaggi in Aragona e Catalogna e che aveva studiato e si era laureato all’Università di Napoli (10).In Sicilia le confraternite si formarono e fiorirono nel XIV sec. la loro sede era presso i conventi e le chiese, in cui trovarono ospitalità ed erano regolate da propri Statuti. La Chiesa di Roma aveva affidato alle Confraternite il compito d’incrementare il culto pubblico e svolgere opere di carità e di pietà (11).Per risalire alle confraternite di Aidone così come sono state strutturate preciso che promotrice in Sicilia fù la Compagnia di Gesù ,costituita a Parigi da S. Ignazio da Loyola nel 1534 , con la fondazione nel 1547 del collegio di S. Nicolò a Messina. L’elenco che qui di seguito trascrivo con gli anni di fondazione serve per comprendere come le tradizioni religiose siciliane sono state influenzate dai Padri gesuiti. La Compagnia di GESU' fù un ordine religioso istituito nel 1540 con una bolla REGIMINI MILITANTIS ECCLESIAE da Papa Paolo III( al sec.card.Alessandro Farnese ) e in breve tempo s'allargò in tutta l'Europa e aveva il compito di sovrintendere tutte le Confraternite regolando i loro Statuti .I gesuiti acquisirono un potere enorme per i loro legami con il popolo e con molti esponenti laici dell'aristocrazia, tanto che nel 1552 Papa Giulio III(al sec.card. Giovanni Ciocchi del Monte ) gli diede la facoltà di assolvere i penitenti dal peccato di eresia.

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Nell’anno 1560 una bolla papale di Papa Pio IV (al sec. Card..Angelo Medici 1559-1565) dava la facoltà a Diego Lainez Padre generale della Compagnia di Gesù d’erigere accademie o scuole in Sicilia per cui in seguito furono fondate le seguenti Congregazioni:

1) congregazione dell’Immacolata, anno 15892) congregazione dell’Assunzione, anno 15893) congregazione del Buon consiglio giugno, anno 15894) congregazione dell’Annunciazione, 15 novembre 15925) congregazione della Purificazione ,6 gennaio 15956) congregazione della Pietà, anno 16187) congregazione del Fervore, anno 16288) congregazione del Patrocinio, 16 giugno 17099) congregazione della Presentazione, 24 marzo 171010) congregazione dello Sposalizio, 5 febbraio 1712

11) congregazione della Conversazione, 25 giugno 1716

La cittadina feudale di Aidone aveva 6.179 abitanti nel 1602 e in quell'anno il Marchese di Castiglione Don Tommaso Gioieni-Cardona fece parte del Real Parlamento della Sicilia. Il Gioieni era amico di Don Giovanni Francesco Rao Presidente del Regno che fù molto prodigo nei confronti della Compagnia di Gesù e molto probabilmente venne sollecitata anche la presenza dei gesuiti nella nostra cittadina (12).Dalle fonti storiche sappiamo che nel 1606 venne fondata la Casa Professa dei gesuiti nella vicina Piazza Armerina e qualche anno dopo 1608 venne istituita in Aidone la prima Congregazione dei Bianchi (i cosiddetti Nobili) con sede nella chiesa di S. Maria lo plano,sulla base dello Statuto della potente Confraternita dei Bianchi di Palermo fondata nel 1541.Tale scelta per la Chiesa venne fatta dal signore di Aidone Tommaso Gioieni che era stato il Governatore dei Bianchi di Palermo negli anni 1598-90 e nel 1598-99 in considerazione dell'antico legame sin dal tempo dei normanni poiché quella chiesa era stata edificata con la torre e il convento benedettino dalla Contessa Adelasia o Adelicia, nipote del Gran conte Ruggero I, nell’anno 1134(13).La Congregazione dei Bianchi di Aidone aveva anche uno statuto molto simile alla Compagnia della Carità della Santa Croce di Trapani, fondata nel 1556,quest'ultima aveva il compito di evitare discordie tra famiglie potenti , di assistere i condannati a morte e soprattutto di presiedere alle cerimonie religiose della Settimana Santa con il trasporto della bara di Gesù Cristo morto (14).

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La Settimana Santa di Aidone trae origine da una tradizione religiosa catalana di Alghero con la processione dell’Addolorata e l’urna col Cristo morto ovvero le cosiddette “casazze” , con la rappresentazione della passione di Gesù Cristo e l’accompagnamento dei confrati penitenti ruolo riservato ai gesuiti e ai frati francescani (15).Poi nel 1612 un anno dopo la fondazione del Convento di S. Francesco dei Padri Cappuccini (l'attuale Museo ) , in Aidone venne fondata la Confraternita di S. Maria Annunziata o dell’Addolorata , per coadiuvare la Compagnia dei Bianchi (i nobili) nel rito religioso della Settimana Santa per le quarantore ovvero dalle tre di pomeriggio di venerdì sino alle sette di Domenica. La Confraternita del SS. Sacramento o della Maestranza ( i mastri artigiani ) venne fondata nell’anno 1667 ed aveva lo specifico compito di solennizzare le “quarant’ore” del Giovedì Santo ovvero per l'ultima Cena.Ma in pratica in Aidone il giovedì della Settimana Santa veniva esposta l’Eucarestia nella Chiesa di S. Leone (S.S Sacramento ) presso l'Altare della Reposizione che si adorava giorno e notte per 40(quaranta) ore con le preghiere e i canti sacri.La confraternita SS. Sacramento all’inizio della sua attività religiosa si occupò di festeggiare il Corpus Domini ,infatti i confratelli si esibivano durante la processione con i grossi ceri. Ogni categoria artigiana evidenziava con un oggetto simbolico la propria attività lavorativa ( la squadra i falegnami – il martello gli scalpellini – una stoffa i sarti – una scarpa (16).Dalle fonti orali tramandate di padre in figlio sappiamo che il Santissimo Sacramento, nel giorno del Corpus Domini veniva festeggiato dalla nostra cittadina in quasi tutte le strade dei quartieri con tutti i balconi addobbati ed illuminati. C'erano soprattutto gli Altari realizzati davanti alla case dei devoti sui quali c'erano poste le tovaglie nuove ricamate con motivi artistici.Nella festa del Corpus Domini il baldacchino dell'Ostiario (S. Sacramento) portato dal Sacerdote cerimoniere era preceduto dai Confratelli della Maestranza, secondo un ordine ben preciso regolato dal Governatore della Maestranza : in primis macellai, barbieri, falegnami, murifabbri, mercanti, bottegai e infine gli speziali (17).Nel 1667 Aidone , nonostante che la peste l'avesse decimato qualche decennio prima, era considerato uno dei più grossi Comuni all'interno della Sicilia poiché contava ben . 6.422 abitanti.

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C'erano tante chiese, monasteri, conventi, oratori, ospidali e confraternite :

la chiesa madre S. Lorenzo;la chiesa di S. Maria coadiutrice della chiesa Matrice la chiesa di Leone II Papa coadiutrice della chiesa Matrice ;la chiesa di S. Maria annunziata con tre oratori e due congregazioni;la chiesa di S. Biagio con una sua congregazione;la chiesa di S. Maria delle Grazie con una sua congregazione;la chiesa di S. Antonio da Padova con una sua congregazione;la chiesa di S. Caterina con una congregazione;la chiesa di S. Salvatore con una sua congregazione;la chiesa di S. Giovanni con un suo oratorio e una congregazione;la chiesa di S. Giacomo;la chiesa di S. Nicolò o per altri S. Nicola;la chiesa di S. Michele Arcangelo con annesso Monastero;la chiesa S. Maria visita i poveri la chiesa di S. Antonino abate la chiesa della Madonna Oggiditria;la chiesa degli Angeli Custodi;il Monastero dell’ordine domenicano di 20 monache e 10 educande titolo diS. Caterina da Siena;la chiesa di S. Tommaso apostolo con annesso Ospidale (l’attuale ex-cinema Herbita)la chiesa di S. Maria lo plano con due oratori e tre congregazioni;la chiesa di S. Giuseppe con una congregazione;il convento di S. Domenico con n.8 frati;il convento di S. Francesco della scarpa con 4 frati;il convento del Carmine (S. Maria del Carmelo) con 4 frati;il convento di S. Agostino con 4 frati;il convento dei Padri Cappuccini di S. Francesco d'Assisi con 10 frati;(ndr. l'attuale Museo archeologico di Aidone )il convento dei Padri Francescani Reformati di S. Francesco con 11 frati(ndr l’attuale chiesa di S. Anna con il quadro di Pietro Novelli e il crocifisso di Fra' UMILE

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Pertanto dobbiamo desumere dai dati in nostro possesso che nella nostra cittadina vi erano 11 Confraternite in considerazione al fatto che alcune chiese ne avevano più di una l’ordine era il seguente:

1^ la confraternita di S. Maria lo plano ( i Bianchi );

2^ la confraternita di S. Giuseppe ;

3^ la confraternita di S. Giovanni;

4^ la confraternita del SS. Salvatore;

5^ la confraternita di S. Tommaso;

6^ la confraternita di S. Maria delle Grazie;

7^ la confraternita di S. Anna;

8^ la confraternita di S. Domenico;

9^ la confraternita di S. Filippo apostolo;

10^ la confraternita di S. Maria Annunziata;

11^ la confraternita del SS. Sacramento

La prima era quella di S. Maria ( i bianchi) che apriva il corteo religioso e l'ultima la Confraternita della Maestranza , la più vicina al simulacro di Gesù Cristo (lSS.Sacramento ) probabilmente per tradizione e una consuetudine dei frati Cappuccini .(20)Sulla denominazione di Maestranza riferita alla confraternita S.S. Sacramento una annotazione storica ci viene data da Vincenzo Cordova che studiò attentamente il documento dell’anonimo feudale(in suo possesso) risalente all’anno 1648 .In tale documento vi era inserito scritto a mano e con i sigilli l'atto redazione legale del 13 maggio 1542.Sulla base di tale documento il Cordova scriveva che la popolazione di Aidone, sottoposta al mero e misto imperio dei GIOENI , era suddivisa :

1° Baroni e militi (cavalieri);2° Borghesi;3° Maestranza;4° rustici o lavoranti di campagna;5° schiavi;

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Il Cordova nobile con il titolo di Barone del Pantano (ereditato dal suo avo Paolo Emmanuele ) scriveva che le baronie in Aidone erano 6 con i rispettivi feudi. C' erano poi i borghesi (burgenses) dei cittadini possessori di allodi (terre libere o comunali ).A suo parere gli artigiani o mastri costituivano insieme ai rustici la categoria produttiva e da Senatore laico della Sinistra storica monarchica di Francesco Crispi scrisse:

Aidone a detta dell’anonimo feudale, nel 1648 aveva ancora undici compagnie, le quali nelle solenni festività indossavano le rispettive insegne ed uscivano ognuna con le loro quattro bandiere, che inquartavano i colori dei rioni, ed il vessillo della parrocchia, una specie di gonfalone gigantesco che in forma di labaro romano stava al centro della compagnia, così come oggi appare nei dì festivi (anni 1861-1880).Nei nostri Comuni montani questo labaro (colossale stendardo) faceva le vecidel carroccio nei piani lombardi.Senza l’aiuto di questo organismo, difficilmente si potrebbe spiegare la resistenzaopposta dagli aidonesi alle forze unite dei militi napoletani, francesi,aragonesi e catalani, alla fine del secolo XIII ed in difesa del Re Federico d’Aragona,eletto dalla nazione siciliana”. (e in effetti Aidone capitolò nel 1299 alduca di Calabria Roberto D’Angio’ perchè il suo capitano un certo Giovencodegli Uberti aprì le porte dell’inespugnabile castello ai nemici) (22).

Ma ritorniamo all’anno 1667 (fondazione della Confraternita) in Sicilia dopo la morte del Re Filippo IV avvenuta due anni prima, c’era Vicerè D. Francesco della Cueva, Duca di Albuquerque. In Europa c'era in atto la guerra di Fiandra nella quale si contrapponevano il potente Re Luigi XIV di Francia (Re Sole) e l’imperatore Carlo II d’Austria e Spagna.Nella nostra Isola a Messina si combattevano i cosiddetti merri (il partito popolare)e i marvizzi.(i nobili), che in seguito si allearono per una rivolta generale nel 1674 contro il dominio spagnolo (23).Aidone nel 1667 era un Comune feudale sotto la signoria del Barone Lorenzo Onofrio Colonna-Gioieni figlio di Isabella e Marcantonio V Colonna, questi era famoso per avere sposato Maria Mancini ,nipote del potente Cardinale Giulio Mazzarino.

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La nostra cittadina era stata già anni prima ampliata e abbellita con l'edificazione di tante Chiese per volontà della madre di Lorenzo Onofrio , la religiosa Isabella , figlia di Lorenzo II Gioieni e Caterina Avarna.Isabella Gioieni-Cardona nel 1629 si sposò con Marcantonio V Colonna Gran contestabile, Principe di Paliano, ( deceduto nel 1655 ) Isabella memore anche della morte del fratello il piccolo Tommaso che causò molto dolore a sua madre Caterina, si dedicò molto a favorire l'edificazione di Chiese e Conventi in tutti i Comuni feudali della Sicilia che facevano parte dei possessi della sua casata (Giuliana-Castiglione-Chiusa Sclafani -Burgio ). e in modo particolare in Aidone.Isabella probabilmente è stata ritratta nel quadro che si trova nella nostra Chiesa della Madonna delle Grazie (datazione 1642 ) con la raffigurazione delle tre Sante siciliane : S. Lucia , S. Agata e S. Rosalia La casata Gioieni era di discendenza diretta dai duchi d’Angiò legati ai Monarchi francesi, il primo fù un tal Corrado che seguì nel 1070 i Normanni in Italia. Nella nostra Aidone signoreggiò Bartolomeo I Gioieni che ebbe l’investitura in qualità di Conte di Aidone terra e Castello e dei casali di Baccarato, Fessimae Castello di Pietratagliata , da Re Federico IV il semplice e possedeva Castiglione , Valcorrente, Castroleone, Novara, Oliveri .La possessione di Aidone del Gioieni scaturì in seguito alla permuta nel 1373. effettuata per la terra di Castiglione con il suo castello con il potente Enrico III Rosso senior figlio di Rubeo Rosso (25).Bartolomeo Gioieni Protonotaro del Regno rimase affascinato dalla ricchezza del vasto territorio di Aidone per cui quando ci furono dei contrasti con Enrico III Rosso che si era ribellato al Re Federico IV passò il possesso a suo figlio Perrone I .Il nostro castello dovette essere conquistato dal gran giustiziere Artale Alagona, figlio di Blasco, con l'esercito regio già dichiarato nemico di Enrico III Rosso , per le definitiva consegna al Perrone Gioieni.La lite per il possesso di Aidone e i suoi feudi si risolse anni dopo nel 1409 fra Enrico IV Rosso il giovine e Perrone Gioieni con l'esborso di 900 onze d'oro..(vds .la mia Storia di Aidone sul sito del Comune )C'era di mezzo il fatto incontestabile che Bartolomeo Gioieni nel 1392 era stato già confermato Conte di Aidone, da Re Martino I e dalla regina Maria.Bartolomeo II figlio di Perrone sposandosi con la nobile Giovanella d’Aragona parente dei regnanti fece adottare uno stemma alla nostra cittadina feudale (uno dei più antichi della Sicilia) con le tre aquile aragonesi a destra e a sinistra e i tre leoni in basso simbolo dei Normanni della casata dei Rosso in base ai patti stipulati dal padre con Enrico Rosso junior.(27).

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I vari successori dei Gioieni furono diversi di padre in figlio: Perrone II, Bartolomeo III, Perrucchio, Bartolomeo IV, Giantommaso, Perrucchio II e poi suo fratello Lorenzo I che prese in moglie la nobilissima e richissima Caterina di Cardona, erede di Giuliana, Chiusa,Burgio e Calatamauro.Lorenzo e Caterina ebbero due figli maschi Giovanni e Tommaso, quest’ultimo si sposò con la ricchissima Susanna Bologna e subentrò e al nipote Alfonso ,filfio di Giovanni ,deceduto nel 1586.Tommaso Gioieni con una spesa di 16.000 scudi acquisì dalla corte spagnola il titolo di Marchese di Castiglione. Tommaso nel 1602 venne nominato Pari del Regno di Sicilia e Pretore in Palermo.I suoi due figli maschi furono il primogenito Giuseppe e Lorenzo. Per la legge vigente del maschierato il titolo e le proprietà passavano al figlio maggiore per cui alla morte di Giuseppe gli subentrò il fratello Lorenzo II Gioieni-Cardona.Dalle fonti storiche documentali che ho utilizzato per la storia di Aidone sappiamo che Lorenzo II Gioieni-Cardona nel 1639 era fra i più ricchi nobili della Sicilia per il possesso di tante terre e Castelli e che doveva fornire tanti cavalli.Lorenzo II Gioieni-Cardona si era sposato con la nobile Antonia Avarna , di S. Caterinain Calabria ; sua moglie religiosa favorì molto le Chiese di Aidone. Dopo la morte del piccolo Tommaso il primogenito , sua figlia Isabella rimase l’unica erede di tal nobile schiatta sia per il possesso di Aidone che delle altre terre (28).Ho voluto indicare tutti i Gioieni perchè attraverso i loro nomi è possibilerilevare alcune chiese di Aidone e anche qualche tomba.(*). Passiamo adesso alla seconda illustre famiglia romana quella dei Colonna.Questa casata vantava un Papa della Chiesa di Roma Martino V (1417-1431) al sec card. Oddone Colonna, amante dell'arte e dell'architettura nel 1423. Durante l’Anno santo celebrò la città eterna trasformandola in Urbis Maris stella (stella di mare) con una solenne cerimonia a S. Maria Maggiore.Martino V Colonna si prodigò molto per il restauro della vecchia basilica costantiniana di S. Pietro e per il Palazzo Laterano invitando artisti come Masolino, Gentile da Fabriano ed il Masaccio. Per una strana coincidenza è stato il restauratore della chiesa dei SS. Apostoli (S. Filippo e S. Giacomo) i due fratelli Santi che nel 1633 in Aidone trovarono tanta venerazione(***) In Sicilia i Colonna arrivarono nel 1577 con il famoso Vicerè Marcantonio II Colonna, eroe nella battaglia contro i turchi di Lepanto; il barone di Aidone Giuseppe Gioieni strinse legami d'amicizia.

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Marcantonio II Colonna anche lui come il suo avo Papa Martino V lasciò un segno tangibile della sua presenza in Sicilia per avere fatto costruire le due porte a Palermo, la prima chiamata Vittoria (portanuova) per celebrare la vittoria di Lepanto e la seconda porta Felice in onore della moglie Felice Orsini(29).Marcantonio II Colonna ebbe cinque figli: il primogenito Fabrizio sposato con Anna Borromeo , il cardinale Ascanio, Federico, Costanza e Vittoria che sposata a don Luigi Enriquez divenne la fondatrice dell’omonima città nella nostra Isola (30).Fabrizio Colonna ebbe tre figli: il primogenito Marcantonio III Contestabile del Regno di Napoli e possessore delle terre , Filippo e Giovanna.Dal Marcantonio IIi nacque Marcantonio IV che fù chiamato il Contestabilino, inquanto morì giovanissimo nel 1611 lasciando l’eredità della sua famiglia allo zio Filippo.Filippo I Colonna si sposò con donna Lucrezia Tomaselli ebbe tanti figli 10 (dieci) : Federico principe di Butera, Pietraperzia e Militello, Girolamo cardinale Carlo duca di Marsi, Giovanni patriarca di Gerusalemme, Prospero VII gran cavalieredi Malta, Pietro abate, Anna moglie di un nipote del Papa Urbano VIII un certoTaddeo Barberini. Marcantonio V al quale pervennero per rinuncia del fratello cardinale le terre(comuni feudali) in Sicilia. Marcantonio V Colonna sposando Isabella Gioieni-Cardona assunse il titolo cumulativo di Gran contestabile, Principe di Paliano, Barone di Aidone e tanti altri titoli.La coppia ebbe cinque figli quattro femmine Anna,Antonia, Lucrezia,Caterina e il maschio Lorenzo Onofrio (ndr. Lorenzo Onofrio sposò la principessa Maria Mancini nipote del potente ministro del Re Luigi IV il famoso cardinale Giulio Mazzarino), assunse i titoli di tre casate nobili Colonna, Gioeni e Cardona. (31).Lo stemma della nobile casata dei Colonna era appunto una colonna,per come è stato rilevato in alcune nostre chiese.C'è però un altro stemma nel quale compare un Leone rampante di fronte ad una Colonna , proprio per significare l’unione dei leoni Gioieni con la primissima Colonna imperiale romana costantiniana, con la corona per concessione dell’Imperatore Ludovico il Bavaro **** (32).Per lo sfarzoso matrimonio di Isabella e Marcantonio V celebrato a Palermo possiamo solamente immaginare che i rappresentanti delle confratie di Aidone dovettero partecipare alla cerimonia con i loro gonfaloni e le loro divise.Il primo documento storico della Confraternita S.S. Sacramento èl’atto di conferma ed approvazione da parte del Vescovo di Catania Michele Angelo Bonadies (1665-1688) che trascrivo fedelmente:

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“Praefatas constitutiones, seri capitula memoratae ven lis congregationis sultitulo sanctissimi sacramenti prujus civitatis Aydonis, nobis eschibitasiadiscursu visitationis, appromamus et confirmamus, reservata nobis et successoribus nostris facultate eas moderandi, mutandi et addendi jucta locorum temporum et occasionum varietatum, cum hoc, quod electiones officialium fiantcum assistentia vicarii loci giusta signodum nostrum.

datae Adone in discursu visitationis die 24 jannuri 1670.

fr. Michael Angelus Bonadies - episcopus catanensis (33).

Pertanto dopo tre anni dalla sua fondazione la Maestranza con sede nella chiesa basilicale dedicata a S. Leone II Papa riceve il sigillo della Santa Romana Chiesa. Probabilmente il nuovo signore di Aidone Filippo Onofrio Colonna non era il tipo di occuparsi delle faccende religiose , per cui è possibile che le sue sorelle monache svolsero tale compito in memoria di sua madre Isabella.Il terribile terremoto del 11 gennaio 1693 che distrusse molte città della Sicilia e nella nostra Aidone provocò poche vittime circa 50 morti (sepolti a S. Lorenzo ) ma furono molte le chiese e gli edifici pesantemente danneggiati (34).Per seguire di pari passo con la storia la confraternita, ho ritenuto utile e necessario, attenermi all’esamina di documenti come lo Statuto , le deliberazioni adottate e le scritture contabili dei bilanci.Ecco dunque di seguito la trascrizione originale dei 26 capitoli che compongono lo Statuto (35).

STATUTO DELLA CONFRATERNITA DEL SS. SACRAMENTO

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Cap. 1della qualità e numero delli fratelli

Dovendosi fondare questa compagnia del S.S. Sacramento per farsi opere buone aservizio del nostro redentore Gesù Cristo, bisogna avvertirsi bene a non accettarsi inquesta alcuno, il quale fosse di mala vita e fama, perchè sarebbe per far danno colsuo mal esempio agli altri della compagnia, poichè, come dice S. Geronimo: polluiturex uno peccatore populus, sicut ex una ore universus grex inficitur, che vuoldire: siccome da una pecora inferma si viene a guastare e corrompere tutto il gregge,così da un uomo tristo e ribaldo vengono ad ammalarsi molte persone.Pertanto quelli, che vorranno entrare in questa compagnia, dovranno essere, nonbestemmiatori nè concubini, nè giocatori, nè macchiati d’altri simili vizi e peccati,ma dopo d’aversi avuto considerazione alla qualità delli fratelli, entra ancora asomma diligenza d’osservarsi l’ordine nell’accettarsi quelli nella compagnia, cosìintorno all’età acciò non siano troppo giovani ed instabili nel proposito della vitaspirituale e ritirata, come ancora al numero, acciò non fossero tanti, che causasseroconfusione; come sta scritto: multitudo arquet imperfectionem.Pertanto l’età delli fratelli sarà di anni 20 ed il numero sarà di 72, secondo il numerodei discepoli di Gesù nostro Salvatore, non comprendendosi però in detto numeroli sacerdoti, chierici e religiosi claustrali, quali serviranno per cappellani, confessori,lettori in detta compagnia e non in altra occasione. questa è la qualità e numero delli fratelli.

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Cap. 2

del numero dell’officiali della compagnia

Siccome nel corpo mistico della Chiesa Santa, nostro signore ha posto diverse personein diversi gradi, come dice S. Paolo, scrivendo all’efesini: ipse dedit quosdamquidem apostolos, quodam autem prophetas: alios vero evangelistas, aliosautem pastores, e doctores ad consummationem sanctorum innopus ministeriin edificationem corpori crristi, così nella nostra compagnia bisogna che vi siano diversi gradi di persone e particolarmente alcune, che la governino e che servano di uffiziali, pertanto saranno nella nostra compagnia 13 officiali cioè il Governatore, 2 Consiglieri, il Cancelliere, il tesoriere, 2 mastri di novizi e prepositi di concordia, 2 visitatori d’infermi e bisognosi, 2 sagristani e 2 nunzi.

Cap. 3dell’elezione degli officiali:governatore e consiglieri

Dovendosi fare la elezione degli officiali, li quali hanno da reggere e governare lacompagnia, hanno attendere li nostri fratelli a nominare per uffiziali persone atte neiloro uffici e che siano ferventi ed affezionati alla compagnia e quando quelli sarannostati eletti per officiali, hanno d’avere a memoria, che quelli, che esercitanodegnamente l’officio di prelato, sono degni di duplicato onore, perchè tali hanno daessere vigilanti, quasi che abbiano a rendere conto delle anime di tutti i fratelli, ilche saranno con ogni allegrezza e carità.Pertanto statuiamo ed ordiniamo, per non vivere confusamente e senza ordine, dieleggersi il governatore e due consiglieri del modo e forma, come segue itacchè nonpossa eliggersi il governatore d’età meno di anni 36 e che avesse anni 6 di professione.Nel giovedì, dunque in albis capo la solennità della resurrezione di nostro signore,congregati che saranno tutti i fratelli eccettuati quelli che per legittimo impedimentonon possono venire, come infermità, carichi a peso dalla città e quello che in talgiorno senza alcuna delle suddette cause mancherà sia obbligato portare un rotulo dicera per l’altare, diversamente sarà corretto dal governatore e consiglieri per duevolte e quando con tuttocciò non portasse la cera, allora il governatore lo cancellerà

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dal numero delli fratelli congregati così, che saranno li fratti nell’oratorio, il cappellano della compagnia, che siederà con due fratti benvisti agli officiali e a tutti lifratelli che sappiano leggere, quali staranno a questo posto in un luogo separato dell’oratorio,per notare tutti li nomi e cognomi di quelle persone, che concorrono adetti uffici, onde prima d’ogni altro si canterà a coro l’inno veni creator spiritu conl’orazione dello spirito santo deus, qui corda fidelium, quale finita il padre cappellanocon detti fratti piglieranno le voci segrete, senz’aggiungere o levare voce.Finite che saranno, quello che resulta con più voti, sarà il nuovo governatore, quello,che avrà meno voti, sarà il consigliero di mano destra e finalmente nel famososuddetto darà il consigliero di mano sinistra.E così s’intonerà dal padre cappellano il te deum laudamus e la compagnia seguiràallora tutto l’inno predetto e gli officiali passati daranno il luogo agli officialinuovi e che faranno riverenza, l’istesso facendo tutti li fratti di due in due, secondosi troveranno e finalmente il novello governatore eletto, ringraziando nostro signoredi tutto ciò, dirà qualche cosa, secondo gli additerà la sua divozione e stato, avvertendo,che detti uffici non durino più d’un anno.

Cap. 4Dell’officio di governatore e consiglieri

E’ necessario, che in ogni congregazione vuole perseverare nel servigio di Dio a farfrutti degni di penitenza, abbia un capo, il quale col suo consiglio abbia da reggeree governare con prudenza, altrimenti fra breve anderà in rovina, come dice salomonenei suoi proverbi: ubi non est gubernator, popula corruet; pertanto nella nostracompagnia il governatore e suoi consiglieri,i quali si prenderanno ogni fatica perl’utile a beneficio della congregazione, avendo in memoria, che quelli che esercitanol’officio di prelato degnamente, sono degni di doppio onore ma il modo, chesanno da tenere per governare la compagnia, lo dimostrò salomone nella sapienza,dicendo: diligere lumen sapientie, ros, qui pregetis populis.Ordiniamo dunque che il governatore e suoi consiglieri abbiano da ordinare con diligenzae prudenza tutto quello che accadrà di bisogno della compagnia, servendosidegli altri officiali e fratelli veterani secondo le occorrenze che succederanno.

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Avvertendo al governatore, che la forma del suo governare e ordinare fra questa oaltra simile: vi preghiamo per la carità di Cristo, che facciate o non facciate talecosa; onde si operi il detto dell’Apostolo: omnia vestra in charitate sunt; e s’impegnerà con tutti i modi convenevoli e mezzi dovuti a mantenere la pace e concordia fra li fratelli, togliendo via qualche occasione di scandalo, che potrebbe venire nella compagnia e sarà il primo a venire colli consiglieri in congregazione ad effetto di prevenire le occorrenze e bisogni della compagnia, ma il governatore solo proponga quanto sarà di bisogno avendo prima consultato colli suoi consiglieri e accordatosi con loro o almeno con uno di quelli e proponendo senza detta consulta la proposta, sia invalida ed in assenza del governatore proponi uno dei due consiglieri, alquale tutti li fratelli abbiano l’istessa riverenza, che si deve al governatore e dettoconsigliere avrà tutta la potestà del medesimo.Avvertendo che quando il governatore non osservasse o facesse osservare li predetticapitoli, sia per la prima volta corretto dalli consiglieri e la seconda si senta privatodell’officio.

Cap. 5Dell’elezione del cancelliere e degli altri officiali

Il medesimo giorno giovedì in albis il governatore col consenso delli detti consiglierio di uno di essi, proporrà alli fratelli doversi eliggere a voce segreta gli altri officialidella compagnia cioè il cancelliero, il tesoriero, maestri di novizi e prepositi diconcordia, visitatori d’infermi, due sacristani e due nunzi, esortando li fratelli dovernominare persone atte e prudenti e così incominciando il governatore a dare la suavoce innanzi li suddetti deputati e cappellano, segretamente nominare una personaper ogni ufficio e così saranno li 2 consiglieri e dopo tutti gli altri fratelli ad uno inuno successivamente e fatto questo li detti deputati vedranno li voti che si sono datie quelli fratti, che verranno più votati saranno li suddetti officiali, ciascuno in quell’officio,nel quale verrà più approvato con aver nominato distintamente ad ogniuffizio quella persona, che vorrà.

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Cap. 6Dell’officio del cancelliere

Non volendo, che la grazia del signore tanto temporale, quanto spirituale conceda anoi, manchi per negligenza alcuna, perciò ordiniamo che nella nostra compagnia visia il cancelliere; l’officio del quale sarà, conservare tutte le scritture appartenentialla nostra compagnia; che però egli terrà un libro di credito e debito della compagniaordinatamente, acciò si possa vedere quello che è creditore o debitore, saràobbligato intervenire ogni giovedì,giorno, in cui si farà il bilancio della congregazione,per la numerazione d’ogni somma di denari e d’assegnazione di essi, che perelemosina o per rendita o ogni altra qualsivoglia causa pervenirà alla nostra compagnia,acciò quella possa mettersi all’Introito e farsene debitore il tesoriero, tenendoli conti distinti e separati cioè un conto di tasse ed elemosine, che si pagheranno dallifratelli ogni mese e legati alla compagnia e l’altro conto delli denari, delle rendite,legati ed elemosine del nostro oratorio, avrà da firmare e scrivere le polize dirette altesoriero, quali si avranno da firmare dal governatore e suoi consiglieri, per saldareli conti, quando avrà alcuna poliza diretta al tesoriero potrà farlo cerditore dellasomma contenta in quella.Sarà obbligato tenere un libro, nel quale per rubrica separata noterà l’elezione degliofficiali ed assistere con li due deputati come via ha narrato di sopra nel terzo capitolo. noterà, anche tutte le multe e puntature delli fratelli, che non verranno alla congregazione, alla comunione e processione, quali fatte di mese in mese dovrà rivelare al governatore, acciò quello provveda seconso gli sembrerà convenevole.Noterà li fratelli che moriranno, similmente farà notamento di tutte le determinazioni, che si faranno per la compagnia e di tutti i negozi che si tratteranno e difiniranno.Sarà tenuto a consegnare li giugali e le altre supellettili dell’oratorio, insegne dellifratelli ed altro per inventario alli sagristani e dovendosi dal governatore e suoi consiglieri cancellare alcun fratello senza causa legittima, che il cancelliero sia obbligatodifendere la causa di detto fratello.

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Cap. 7Dell’officio di tesoriero;

Il tesoriero eletto dovrà con vera attenzione considerare quello, che dice S. Paolonell’epistola prima alli corinti c.3 hic jam queritur inter dispensatore, ut fidelyqui inveniatur.L’officio dunque del tesoriero sarà tenere in poter suo li denari,che entreranno allacongregazione, tanto di tasse di fratelli, quanto di vendite o per qualsiavoglia modo,che prevenissero in quella, tenendo distintamente il suo conto e facendo di quelliintroito e non li possa spendere senza mandato assegnato dal governatore e suoi consiglieri o almeno di uno di essi scritto e sottoscritto di mano del cancelliere ed al fine del suo officio infra giorni quindici presenterà il suo conto tanto dell’introito quanto dell’esito in presenza del nostro governatore e suoi consiglieri e delli fratelli li più veterani nella congregazione, benvisti al governatore e trovandosi il tesoriero dellacompagnia debitore, avrà cura il governatore di farlo pagare subitamente e se si troverà creditore quello, che risulterà speso di più, lo perda tanto esso tesoriero, quanto quelli, che avranno concorso di erogare di più dell’introito.Ma trovandosi il conto giusto e conferendosi col libro, sia obbligato il governatorefargli la quietanza sottoscritta da sua mano e delli consiglieri e di due fratelli veterani,che saranno stati presenti, scritta per mano del cancelliere per cautela del tesoriero.E se avanzassero denari, il governatore al nuovo tesoriero, facendosi fare ricevutada mano del tesoriero novello, il quale del pari dovrà tenere e conservare in potersuo le suppellettili preziose o di argento della compagnia.

Cap. 8dell’officio di mastro dei novizi e della professione di essi

Quando Iddio benedetto liberò dall’Egitto e dalle mani del re faraone il popolo israelitico, volendolo ammaestrare nella sua legge e divini precetti, e in che modo osservar si dovesse, gli donò per direttore e maestro il sabato condottiero mosè, il quale avesse cura di spianargli quel tanto esso sommo Iddio nostro Signore avergli ordinato nell’uscir dall’Egitto e scampato dalla tirannia del faraone.Cosi del pari abbisogna che vi sia o si potranno godere di tutti i frutti spirituali,indulgenze, orazioni ed opere buone, che si esercitano nella compagnia, dei qualisono partecipi tutti i nostri confrati professi.

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Se accadesse, che il novizio passati li quattro mesi non fosse ben istrutto, riferendoil tutto in piena congregazione al presente governatore, lo franno dimorare nel noviziato altri mesi, finocchè saranno bene esperti delli nostri capitoli.avranno cura li maestri dei novizi di ricevere le suppliche di quelle persone che vorrannoentrare nella nostra confraternità e non via sia alcuno delli fratelli che s’intromettaaccettare poliza ai quali obbediranno in tutto e per tutto che sarà ordinato persalute dell’anima sua.Nel corso del noviziato finocchè si professino, non avranno voto ne altro, ne passivoe quando passati li quattro mesi di maestri dei novizi sembrerà, che quel fratellofosse bene istrutto delle nostre osservanze e che avesse dato buono esempio di vitasua, potranno riferire al presente governatore, il quale lo farà entrare in mezzo deimaestri dei novizi e si canterà il salmo graduale: ecce quam bonum et jucundumhabitare fratres, in una colla sua orazione per ammetterlo alla professione, prima,della quale di ammaestrare li nostri fratelli nella vitae buoni costumi e con diportarglibene dentro e fuori dell’oratoria e principalmente nell’osservanza de nostri santicapitoli con somma diligenza e special cura con i fratelli novizi, i quali star dovrannosotto la loro disciplina, con procurare, che nel tempo del loro noviziato siano piùche mai modesti ed esemplanta a tutti, fruttuosi nello spirito e grati a Dio e ciechiubbidienti alle ordinazioni de’ suoi superiori e quando mai scorgessero in essi alcundifetto, li potessero correggere e penitenziare nella pubblica congregazione e permesi quattro stanno sotto la disciplina e documenti dei maestri dei novizi, un direttorenella nostra compagnia, il quale imparasse li novizi il buon sentiero per farliuscire dall’Egitto di questo mondo fallace e liberarli dalle mani dell’infernal faraone,cosicchè d’imparare quale vita menar dobbiamo, in qual modo debba correggereli vizi, mortificar la carne, abbracciare le buone e sante opere ed operare le nostredivote e pie costituzioni e come fanciulli guidandoli, fortificarli nelle virtù e buonavita, acciò camminando a franco piede per il deserto di questo mondo fallace e glisostentati possiamo arrivare a quella terra santa di promissione.Perciò si eligeranno due maestri di novizi, li quali avranno cura di qualsivoglia, chevolesse entrare, sotto pena di essere penitenziato pubblicamente e la seconda voltadi essere cancellato dalla nostra compagnia, ma essendo richiesto lo debbano rimettere ai maestri dei novizi, alli quali appartiene dover osservare l’ordine del presente capitolo.

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Cap. 9Dell’officio di visitatore d’infermi

Dice l’apostolo: si quis suorum et maxime domesticorum curam non habet,fidem negavit, et est infedility deterior onde essendo noi obbligati a visitarci l’unl’altro nelle nostre infermità e scambievolemente avvertirci per cristiana professionein quelle cose, che sono giovevoli alle anime e coscienze nostre, acciò si adempiscain noi tuttocciò, ch’è grato a Dio siccome ce lo manifesta nel sacrosanto evangelio: infirmuy eram et visitastiy me; ordiniamo pertanto, che l’officio di visitatored’infermi sia, che ritrovandosi infermo qualche nostro fratello, lo visiti e gli ricordila santa confessione e comunione e tutto quello, che è piacevole all’anima sua,esortando ogni nostro fratello, che subito chè sarà infermo alcuno sia faccia sapereal governatore, il quale ne farà consapevoli li visitatori d’infermi per compire ildebito loro.Ed essendo il fratello infermo povero col giudizio del governatore e consiglieri sisoccorrerà dalla carità che si fa per sovvenire li fratelli poveri e mancando quelli vipiglierà dalli denari delle tasse delli fratelli e questo non bastando, nel primo aggiuntamento in congregazione, il governatore proporrà che si ritrova un fratello infermo e bisognoso della loro carità per occorrere nella sua infermità e pertanto esorterà a tutti a farla volentieri, dando egli il primo esempio ed ordinerà al sacristano, che vada a torno raccogliendo l’elemosina, quale si manderà dopo a detto fratello infermo.Sarà obbligo similmente dei visitatori d’infermi manifestare li medesimi fratelliinfermi alli reverendi sacerdoti e religiosi con noi congiunti e congregati nella compagnia acciò assistito ancora col governatore e gli altri officiali e fratelli che anderanno a visitarlo e consolarlo, con pregare l’eterno signore per l’eterna salute diquello, acciò in questa maniera facendo l’opera della carità, sia renduto a noi:eadem mensura qua menvi fueritis remetietur et nobis, per riportarci finalmentedopo nell’altra vita il premio da nostro signore Gesù Cristo, che ci ha promesso.

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Cap.10Dell’officio di sacristani

Volle Dio benedetto che di tutte le duododici tribù di Israello fosse eletta una tribùe famiglia per li servizi del tabernacolo e delle cose sacre.Volendo noi ciò imitare, ordiniamo, che nella nostra compagnia vi siano li sacristanie che l’officio loro sia di conservare tutte le cose dell’oratorio, del quale debbanoessi tenere una chiave per uno acciò possano aprire ogni volta, che bisognerà edessi siano obbligati venire li primi nell’oratorio e li ultimi partirvi da quello.Dovranno li sacristani ogni giovedì ad ore e in ogni tempo in cui dovranno radunarsili confratelli dare i segni col tocco della campana, che devono sonare con 103 tocchiper darsi il tempo di congregarsi li fratelli alla congregazione e in tutti quei giorniche avranno farsi li santi sacramenti.Dovranno ordinare con pulitezza il sacro oratorio, accendere le lampade e le candeleed assettare le sedie degli ufficiali. E finalmente stare attenti ad eseguire tuttoquello, che dal governatore e consiglieri gli verrà precettato, come per esempio portare la casettina dell’elemosina al fratello designando dal superiore e di fare tutte le cose necessarie appartenenti all’ufficio loro, ne li detti sacristani possano mai imprestare o uscire dall’oratorio, robba alcuna della compagnia senza ordine del governatore e suoi consiglieri ne faranno entrare nell’oratorio persona alcuna, che non fosse della nostra compagnia.Dovranno alli nuovi sacristani eletti consegnare per inventario scritto dal governatoree suoi consiglieri o cancelliero tutte quelle robbe della compagnia, che avrannoavuto in loro potere e quando per loro difetto si perderà alcuna cosa, siano tenuti apagarla d’un subito e contravvendendo in tutto questo che si ha detto di sopra, sianocorretti e penitenziati dal governatore e consiglieri e per quel tempo, che sono statifranchi di tasse, siano obbligati pagarle e se si mostreranno contumaci, possa ilgovernatore cancellarli.

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Cap. 11Dell’officio dei Nunzi

La necessità delli Nunzi si dimostra da quello, che il nostro signore iddio ha volutotenere per mezzo degli angeli a manifestare la sua divina volontà, come dice S.Paolo scrivendo agli ebrei: omnes sunt administratores spiritus in ministeriummissi propter eos, qui hereditatem capiunt salutis.Li Nunzi dunque faranno li ministri della compagnia, che avranno sempre da farvigilanti alle ordinazioni che gli verranno fatte dal governatore e suoi consiglieri,massimamente in notar di fratelli, che vengono alla compagnia e così convoncarliper qualsivoglia bisogno, che occorresse alla compagnia ogni volta, che gli saràordinato dal governatore e dai suoi consiglieri, avvertendo li Nunzi cennati, che nelconvocare li fratelli e nello stradarli con ordine nelle processioni che sarà il loroprincipale impiego, siano modesti e secreti, quanto sarà possibile, disponendo nelleprima fila li novizi e giovani e dietro li fratelli maturi e veterani, specialmente gliultimi che saranno stati padri della compagnia, dando d’ogni caso, che occorrerànotizia al governatore e suoi consiglieri e contravvenendo detti Nunzi a quanto si èdi sopra disposto ed ordinato, siano corretti e penitenziati dal governatore e suoiconsiglieri.Sarà anche officcio de’ Nunzi, come prepositi di concordia, inteso bene però chedovranno eliggersi persone veterane, di esemplari costumi, di provata vita e fregiatidi autorità che quando mai fra li nostri fratelli nascessero invidie, discordie, disturbi,disersioni, odi e sdegni per qualunque causa fuori della congregazione fra uno edue o fra più, siano allora obbligati ed impegnati come mediatori di pace a far riconciliare gli animi avversi dei fratelli, rappacificarli, e fargli deporre quella indignazione che avranno fra loro coltivata, sapendo che la nostra compagnia forma un corpo in tanti membri di unione sotto il capo di Gesù Sacramento, che è chiamato il vincolo della pace ed unione.E quando mai detti Nunzi o siano prepositi di concordia trovassero che li fratelli ouno o più che siano rissati, fossero ostinati a far la pace, che comanda Gesù Cristosignore, tanto raccomandata dal medesimo, nella quale si distinguono li veri suoidiscepoli: in hoc cognoscent omnes, quod discipuli mei erity, si dilectionemhabuerity ad invicem e S. Giovanni continuamente predicava: fratres diligitealterutrum, in tal caso li Nunzi siano obbligati riferir tutto in piena congregazioneal governatore e suoi consiglieri, i quali passeranno alle dovute ammonizioni al fratelloriottoso e dopo questi avvertimenti, sperimentando la di loro durezza, sianocacciati fuori e cancellati dalla compagnia, come membri putridi e tralci recisi, perchè

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non vogliono mantenere l’unione della carità cristiana, che unicamente deveallignare in tutto il corpo della compagnia, a quale unico oggetto ogni volta, che siterrà congregazione nel fine delle preci ed orazioni e suffraggi si darà la pace delprevosto cappellano a tutti li fratelli, incominciando dal governatore e consiglieri,che di mano in mano la passeranno a tutti li fratelli congregati, con dire ad ognunopax tecum, quella pace che Gesù Cristo intimò nel suo nascere: in terra pax hominibus cone voluntatis e che prima di salirsene al cielo alla destra del Padre, lasciò per patrimonio eterno ai suoi discepoli: pax vobis.

Cap. 12

Che nessuno possa rifiutare procurarsi alcuno dei detti offici

Essendo alcuno delli fratelli eletto in alcuno di detti officiali perchè ciò viene dallavolontà di Dio nostro signore, non va bene che quel tale si neghi ad accettare quell’officio e dimostri non voler travagliare in servigio della compagnia essendo tuttiobbligati a faticare per la conservazione ed aumento della congregazione, ne anchesarà bene, che alcuno delli fratelli, accettato che avrà alcuno officio; lo esercitio perqualche poco tempo e dopo lo rifiuti, poichè il nostro divin Salvatore proibisce taliazioni, come disse in S. Luca: nemo mittens manum ad fratrum, et respiciensretrò, aptus est regno dei.Pertanto che non vorrà accettare l’officio che gli sarà imposto dalla compagnia oaccettandolo, lo vorrà rifiutare, se sarà officio di governatore e di consigliero essendo con causa legittima, colui sarà obbligato pagare un rotulo di cera all’oratorio e se lo rinuncierà senza causa legittima, ne abbia da pagare rotula due e se alcuno rinuncierà qualsivoglia altro officio delli suddetti con causa legittima, paghi rotulo mezzo di cera e senza causa legittima rotulo uno e non volendo pagare detta pena, sia colui cancellato dalla compagnia.E perchè alle volte l’ambizione vuole regnare nel petto degli uomini, onde alcunivengono a procurasi mezzi per essere capi ed officiali con procacciare voti, pertantoper non far entrare alcuno delli nostri fratelli in tale rea ambizione volendo, chenessuno si procurasse voci per essere officiale di questa maniera, subito sia privatodi detto officio, con pagare rotula due di cera all’oratorio e non volendo soggiacerea dette pene, siano allora cancellati dalla compagnia.Perciò nessuno possa palesare e dare voce pubblica per ambizione nel nostro oratoriosotto la medesima pena.

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Cap. 13Dell’obblighi che hanno li fratelli della nostra compagnia

Siccome tutta la tranquillità del buon ordine e regolamento delle società, dipendedalla retta osservanza delle leggi, che a tale oggetto si stabiliscono nella fondazionedelle comunità composte da tanti individui, che si uniscono in un corpo di compagnia,così in forza di questi capitoli abbiamo stabilito diversi articoli che formano livari obblighi delli nostri fratelli, che devono con ogni esattezza sapere osservare epraticare.

- Art.1 - Sarà il primo obbligo dei fratelli della nostra compagnia di osservare li presenti capitoli con ogni prontezza d’animo e di ubbidire al governatore, suoi consiglieri e agli altri uffici della compagnia nei loro uffici, osservando tutto quello, che da loro gli verrà ordinato, accettando le correzioni che gli saranno fatte ed eseguendo le penitenze che gli verranno imposte tanto dall’officiali, quanto dalli capitoli, onorando detti ufficiali e riconoscendoli per superiori, come S. Paolo esorta agli tessaloniccesi i quali ammoniscono li fratelli per coltivare il fervore della carità e ricordano a noi la santa pace e concordia.Ricordar ci dobbiamo che il salvator nostro Gesù Cristo parlando ai suoi apostoli glidisse: qui vos spernit, me spernit, talmencchè chi disprezza il superiore, fa undispregio non all’uomo ma a Dio la di cui persona rappresentano li superiori.

- Art.2 - Il secondo obbligo delli nostri fratelli sarà di aggiuntarsi nel nostro oratorio tutti li giovedì dell’anno e domeniche, come anche in tutte le funzioni, che sifaranno nel nostro oratorio all’ora più comoda ordinata dal governatore e suoi consiglieri e stare in detto oratorio un’ora con recitare il giovedì il vespro del S.S.Sacramento e detto terminato, le litanie del santissimo oppure di nostra gran signoraMaria sempre vergine e finita un fratello leggerà una lezione spirituale e dopo sifarà mezz’ora di orazione mentale con fare la disciplina, contemplando quel tanto siavrà letto ed inteso.Dopo l’orazione si farà l’adorazione della croce in questo modo due fratelli elettidiranno: adoramus te domine jesu christe e tutti li fratelli risponderanno: misererenobis ed in questo tempo che li fratelli a due a due anderanno ad adorare la crocesi canterà a coro l’inno stabat mater dolorosa ect. incominciando il governatore esuoi consiglieri che baceranno prima la terra.Finito il detto inno il padre dirà l’orazione seguente a detto inno.

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Finalmente stando tutti li fratelli all’impiedi, si dirà il miserere e de profundis per leanime dei fratelli difunti con l’orazione Deus venite largitor. ed infine si darà la pacee terminerà così la congregazione.La domenica dopo le ore 20 o ad ora più comoda, benvista al governatore e consiglierisi troveranno tutti nell’oratorio ad effetto di condursi in processione colle torcieper levare il SS. Sacramento in quelle chiese della nostra città, ove si avrà esposto,nemine excepto; alla partenza diranno tutti il confiteor quale finito usciranno adue a due modestamente, precedendo lo stendardo coll’insegna della nostra compagniacon due torce estinte e arrivati, che saranno alla chiesa, ove si espone il santissimo,diranno tutti a voce alta: viva il Santissimo Sacramento!!!! con baciare laterra e fatta dal sacro ministro la benedizione di Gesù Sacramento, diranno tutti: “siabenedetto, lodato e ringraziato mille volte in ogni momento il SantissimoSacramento!!! con baciare anche la terra.Al ritorno dopo arrivati all’oratorio faranno l’istesso con dire la litania del SS.Sacramento oppure il te deum laudamus ect. avvertendosi sempre che per ognivolta, che si dirà sia lodato il SS. Sacramento s’abbia da dire ad alta voce, che siaintesa da tutti, con baciare la terra.

- Art. 3 - il terzo obbligo sarà, che li fratelli s’abbiano da confessare e comunicarespess poichè, siccome dice il reale profeta: septies in die cavit justus, quante voltecaderà il peccatore. E perchè l’uomo senza manifestare li peccati ed abbondonarequelli, non può conseguire la misericordia di Dio come dice Salomone nei proverbi:qui abscondit scelera sua, non diligetur qui autem confessus fuerit, et reliqueritea, misericordiam conseguetur.Ne può il cristiano senza cibarsi del corpo del figliuol di Dio e bere il suo sangueprezioso avere la vita inde della grazia, come testifica S. Giovanni al c. 6: nisi manducaveruty carmen filii hominis et biberity ejus sanguinem, non habebityvitam in vobis, perciò statuiamo che ogni prima e quarta domenica si abbiano daconfessare e comunicare tutti li nostri fratelli nel nostro oratorio, acciocchè le operenostre in questa vita presente siano meritorie e accette al signore e ci guidano nell’altra alla beatitudine eterna per mezzo di Cristo nostro Signore.siano anche obbligati tutti li nostri fratelli farsi il santo precetto pasquale il giovedìsanto, in processione colle torce alla chiesa matrice ed assistere ad accompagnare ilSS. Sacramento al sepolcro e anche il giovedì del Corpus Domine nella detta matricechiesa con assistere pure in processione nel condursi il SS. Sacramento per tuttal’ottava per la città.

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Al giovedì grasso ed il giovedì dell’Ascensione si farà nel nostro oratorio l’esposizionedel SS. Sacramento tutta la giornata e la sera farsi la processione nel giro dellapiazza fuori, nelli quali giorni non sia lecito ad alcuno fratello senza legittimo impedimento mancare, nemmeno in altre feste di divozione e giubilei, che saranno benviste al governatore e suoi consiglieri nelle quali feste si farà la comunione nelnostro oratorio, eccetto il giorno della festa della concezione santissima, che li nostrifratelli dovranno condursi in processione nella coadiutrice chiesa di S. Maria laCava, ove si festeggia a farsi colà la santa comunione dopo d’essersi confessati nelnostro oratorio.Ed essendo questo angelico cibo tanto prezioso, soave, salutifero, alle anime nostre,dovrà ognuno delli nostri fratelli almeno riceverlo due volte il mese, talchè essendosiben cibato ed inebbriato di tanta dolcezza colle dovute disposizioni spreggiandoquesto fallace ed ingannevole mondo, possa ognuno dire con S. Paolo cupio dissolviet essecum christu.

- Art. 4 - Il quarto obbligo sarà, che siccome nel giovedì grasso e nella solennitàdell’Ascensione di nostro Signore si espone il SS. Sacramento nel nostro oratorio,tutti li nostri fratelli abbiano da celebrare con ogni pompa e solennità dette funzionie con molto fervore e carità, tutto ad onore e gloria del SS.mo Sacramento padronee protettore di nostra compagnia.

- Art. 5 - Il quinto obbligo, che li fratti abbiano da pagare ogni primo giovedì d’ognimese un carlino per uno in sussidio ed occorrenza della compagnia cioè grana 5 serviranno per la cera delle torce per andare ogni domenica a levare il SantissimoSacramento come si è detto e grana 5 serviranno per cumulo per la celebrazionedelle messe in suffragio per quelli fratelli, che passeranno da questa all’altra vitacioè di quella somma, che sarà in potere del tesoriero, dei denari delle messe se nepossa pigliare la quarta parte, con celebrarsene tante messe nel nostro oratorio perl’anima di quel fratto difunto.Della qual tassa il cancelliero esponendo al governatore e suoi consiglieri la necessitàdi alcuna fratello povero, sarà scusato dal governatore, senza venir privato dellapartecipazione dei comuni suffragi.Ben inteso però che quando entrerà alcun fratello novizio nella nostra compagnia,debba d’un subito portare un rotolo di cera e rotoli 10 per deposito, itacchè la cerafosse in candele o Torcia non potendosi ne ricevere ne professare senzacchè primaavesse pagata la cera.

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Quale tassa di carlino 1 il mese il cancelliero tasserà con doversi pagare di mese inmese e riscuoterli con ogni sollecitudine e se li fratelli non aggiustassero con ogniprontezza il governatore e consiglieri possano obbligarli, per non mancare la sommaper li bisogni della compagnia e se qualche fratello moroso non pagasse, sia dalgovernatore corretto e non pagano, sia d’un subito cancellato dalla compagnia ed ilcancelliero scriverà a libro la nota della sua cancellazione.E quando mai occorresse che detto fratello volesse entrare di nuovo, dovrà pagaretutto quel debito, che ha fatto, alla nostra compagnia per tutto quel tempo che è stato fuori del nostro oratorio e non possa entrare se pria non porti tutta quella somma che deve.

- Art. 6 - Sarà il sesto obbligo, che nessuno delli nostri fratelli sia giuocatore dicarte, dadi ed altri giuochi illeciti e di parata, non siano disonesti e concubinati, nèfrequentino le taverne, ma siano casti, morigerati ed esemplari, come conviene a soldati che militano sotto la bandiera candida di Gesù Sacramento.Non siano superbi neo mormoratori, nè detrattori della fama altrui, nè bestemmiatorie che tenghino le loro famiglie col santo timor di Dio, avendo sempre innanzi gliocchi la memoria della morte, sotto la quale siamo posti in pena del peccato, e ringraziando Dio dei benefici ricevuti.E si proibisce per il presente articolo che non si ammettino nella nostra Compagniapersone che esercitano l’officio di sbirri o altri vili impieghi, che non sono decential decoro della nostra compagnia.

-Art. 7 - L’obbligo settimo deve essere che per estirpare un vizio tanto comune delgiuoco, vogliamo che ogni giovedì finita la congregazione si abbiano da eliggeredue censori, i quali faccino la sentinella dove si tiene tavola di giuoco, acciò osservino,se vi fosse qualche fratello che giocasse e se per disgrazia se ne trovasse alcuno,non faccino nessun motivo in pubblico ma al primo aggiuntamento nell’oratoriolo debbano manifestare al governatore e suoi consiglieri acciò si dia il dovuto rimediocon ogni carità, cioè si facci la correzione, acciò si emmendi di tanto difetto perla prima volta.Alla seconda correzione sii penitenziato con ogni rigore nell’oratorio e la terza,quando non volesse arrestarsi da detro vizio, sia cancellato dal numero delli fratelli;e tutto questo per riformare la nostra congregazione, quale deve essere la normadella santità, e del buono esempio al pubblico e tuttocciò per osservarsi s’incaricaalla coscienza del governatore e consiglieri.

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- Art. 8 - L’ottava obbligazione sarà che quando verrà il fratello nell’oratorio, abbiada venire con quella maggior segretezza possibile e non entri con armi o con altrapersona che non sia fratello e che non sia maestro, conforme comandano li capitoli,essendo la congregazione militante sotto lo stendardo e protezione di nostro venerabile Sacramento.Pertanto ordiniamo, ch’entrando il fratello nell’oratorio, prenderà l’acqua benedetta,si butterà avanti l’altare colla faccia a terra con dire: “sia lodato il SantissimoSacramento e starà così insinocchè si darà il segno dal Superiore o consigliere colcampanello e fatta l’orazione all’altare, subito se ne anderà a custodire la porta, dovesi fermerà sino alla venuta di un’altro fratello, il quale similmente facendo, dovràsuccedere alla custodia della porta.Trovandosi l’officio incominciato, non si partirà dall’oratorio fintantocchè dalgovernatore non gli sarà fatto segno col campanello e nell’oratorio siederà senza differenza di luogo, perchè dentro l’oratorio non vi è eccezione di persone, eccettuatigli ufficiali, che devono avere li luoghi distinti e nella congregazione assisterà consommo silenzio, senza sussurrare e dare disturbo agli altri.Avvertendosi che quando il governatore capitasse nell’oratorio essendo congregatie seduti li fratelli, allora tutti dovranno genuflettersi in segno di riverenza al superiore, ma quando fosse un consigliere, alzarsi tutti all’impiedi, inocchè dall’istessosi terminerà l’adorazione e si condurrà alla sedia.

-Art. 9 - il nono obbligo sarà,che ciascheduno delli nostri fratelli debba sentire ognimattina la messa, e non potendo dovrà dire quindici pater noster ed altrettanto aveMaria ovvero il salmo miserere con dare alcuna elemosina ben vista secondo lapossibilità della persona ed ancora quando anderà a tavola per mangiare dirà unpater noster ed un ave e sia lodato e ringraziato il SS. Sacramento,dopo avermangiato dirà: “ ju autem domine miserere nobis”.

- Art. 10 - Il decimo obbligo è che li fratelli abbiano da fare processione tutte ledomeniche dell’anno, il giovedi’ santo, il giovedi’ grasso, pel giro della chiesa,quando si leva il Santissimo Sacramento, nel nostro oratorio, il giovedì della solennitàdel Corpus Domini.La mattina sino alla matrice chiesa per fare la comunione, come si disse nell’art. 3.il giorno 8 dicembre alla parrocchia di Santa Maria la Cava per la concezione a farsiivi la comunione e così anche quando si avrà da fare altra processione straordinariaper qualche necessità nella nostra città, nelle quali processioni ogni fratello all’oradeterminata al tocco della campana debba venire ed il governatore e suoi consiglieriordineranno, che dalli fratelli si devono portare l’insegne della nostra compagnia,

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chi deve cantare le Litanie e quale strada dovranno fare e qualsivolgia altra cosanecessita, che dovranno fare intorno a questo.Al partire della processione si dirà da tutti li fratelli il confiteor e il sia lodato ed alritorno il te deum laudamus con l’orazione: agimuj tibi gratias e baciar la terra,come si è detto nell’art. 2.Avvertendo alli fratelli che debbano nelle processioni andare con ogni modestia edivozione, non ragionando, ne facendo rumore, dando ogn’uno di essi buon esempioal prossimo, considerando le processioni, che fece il nostro Salvatore collemani legate, scalzo e portato dai perversi giudei da una casa ad una altra, ovveromeditando alcun altro passo della sua acerbissima passione e morte.

-Art. 11 - L’undicesima obbligazione è che quando il governatore farà leggere lipresenti capitoli, ovvero proporrà alcuna cosa, nessuno delli fratelli debba dare ilsuo voto, ne parlare, se non quando gli sarà dimandato e dovendo rispondere, lofacci con licenza del governatore, e modestamente, acciò non s’interrompino gli altrie ne nasca tumulto e contravvenendo il voto, che darà in quel caso sia invalido.Nemmeno alcuno delli fratti abbia ardire di far risse e villaneggiarsi con altri ne dentro,ne fuori dell’oratorio con positivo scandalo della nostra compagnia, diversamente sia cacciato fuori della congregazione.

- Art. 12 - Duodecimo obbligo, che nessuno delli fratelli possa pigliarsi o portarsifuori dall’oratorio quelle vesti, insegne, torce o altre cose appartenenti alla nostracompagnia ed in caso, che alcuno delli fratelli fosse cancellato, sia obbligato alasciare alla compagnia ogni cosa, che avrà portato, come abito ed insegne appartenenti come sopra e se tornerà fra mesi due, possa ripigliarsi quella veste, che avrà lasciato; diversamente ordiniamo, che passati mesi due, e non tornando, anderanno le cennate cose in commissione al nostro oratorio e farà il noviziato un altra volta e porterà di nuovo le sopradette vesti ed insegne con pagare di bel nuovo la cera.

- Art.13 - Al decimo terzo obbligo è che militando questa nostra compagnia sottoil titolo del SS. Sacramento debba ogn’uno riverirlo ed onorarlo con divozione particolare; pertanto vorranno obbligati li fratelli di andare ad accompagnare ilSantissimo coll’ordine del governatore e consiglieri quando si conduce per viaticonelle case dei nostri fratelli infermi, con inalberarsi lo stendardo e colle torce accese.

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-Art. 14 - il decimo quarto obbligo è che ogni domenica debbano li fratelli girareper la città a cogliere col coppo o la cassettina d’elemosina per l’illuminaria delSantissimo che si espone in ogni domenica dell’anno nelle chiese della città adeffetto di comprarsene tanta cera, incominciando dal governatore e suoi consiglieri,seguendo dopo gli altri fratelli secondo verranno notati nel rollo d’una tabella a questooggetto destinata, quale elemosina si noterà di mano in mano dal cancelliero nellibro separato delle tasse.Similmente s’ingegnerà il governatore colli suoi consiglieri di mandare qualchedunoattivo delli fratelli per la questua delle aje per detta elemosina, che del pari raccoltasarà destinata per detta illuminaria, perchè la cerca della città non è sufficientee in capo, che sopravanzasse somma, possa impiegarsi in tanti giugali per l’oratorioo per altre necessità.

- Art. 15 - Sarà obbligo delli fratelli di visitare li fratelli infermi, quando gli verràassegnata la giornata dalli visitatori d’infermi, conforme saranno notati a rollo.Specialmente d’ordine del governatore e consiglieri si destineranno li novizi fratellicolle ore assegnate di giorno e di notte a due a due per condursi ad assistere al frattomoribondo agonizzante, per confortarlo in quella massima tribolazione, esortandoloalla sofferenza, animandolo alla speranza nella divina misericordia e al felicepassaggio all’eternità, con far recitare preghiere e divozioni coll’assistenza del padrecappellano, che incessantemente dovrà assisterlo sino alla morte.E quando il fratello è nell’ultima agonia, mandare ad avvisare li sagristani per sonareil tocco dell’agonia della nostra campana, ben’inteso però che nel tempo di dettaagonia il governatore dovrà far tenere esposto nel nostro oratorio il divinissimoSacramento per lo spazio di tre ore, coll’assistenza de’ confrati e con farsi preghieredai fedeli al misericordioso Signore di benignarsi concedere al fratello agonizzantela grazia coronante finale.Quale fratello di poi difonto, dovranno li nostri fratelli processionalmente condurloalla sepoltura ed indi farseli li consueti suffragi procedendo colle torce accese e collacroce innanzi della compagnia.

- Art. 16 - L’ultimo obbligo finalmente sarà che li fratelli, che non osserveranno ilprimo, 2°, 3°, 4°, 5°, 6°, 7°, 8°, e 14° obbligo senza legittimo impedimento benvistoed esaminato dal governatore e suoi consiglieri come es. carceri, infermità, edassenza dalla città e quelli che a detti obblighi mancheranno e non manderannoscusa approvativa, siano per la prima e 2a volta gravemente penitenziati e la 3a se glifarà fare l’ammonizione dalli maestri de’ novizi, proponendosi in piena congregazioneper avvertirli a non far perdere tanto frutto quanto nella nostra compagnia si

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guadagna e inoltre tutti li fratelli faccino orazione acciò il Signore l’ispiri e l’illuminie quando la loro durezza avanzasse la pietà; che la compagnia gli usa e non venisserola 4a volta, si passerà allora il bussolo per cancellarli e casomai non volesseroassoggettarsi alla penitenza imposta dal governatore e suoi consiglieri si farannouscire fuori dall’oratorio e si cancelleranno senza detto bussolo come contumaci edostinati.E se il governatore prevedesse e conoscesse succedere tumulto, li ammonirà secretamente ad emendarsi ed essere umili, ma se all’opposto replicassero superbamente, li cancellino in adirittura senza speranza di riammettersi nella compagnia, acciò non infettino l’umiltà degli altri fratelli.Così similmente si farà se mancheranno agli altri obblighi avvertendo alli fratelli chenon faccino questo per timore delle pene imposte dagli officiali, ma per il solo servigioe gloria di Dio e quando uno fosse incorreggibile in qualche vizio, similmented’un subito s’abbia da cancellare.

Cap. 14

Della qualità del novizio e come si debba accettare

Essendo questa compagnia del SS. Sacramento firmata sotto insegna della Mastranza,pertanto dobbiamo imitare quell’uomo evangelico che fece il gran convito pertutti ed avendo entrato uno senza la veste nuziale fù cacciato fuori.Così ancora non dovrà entrare nessuno in quella nostra compagnia, non avendo laveste nuziale, cioè l’insegna e nome di mastro e dovendo tale persona entrare; s’informidi tutto il cancelliero, a cui per officio appartiene e conoscendosi dall’istessoessere quella persona in tal grado di maestro, allora ne debba dare avviso alli maestride’ novizi, i quali debbono bene esaminarlo ed istruirlo nel servizio del nostroSignore e della compagnia.Quindi ordiniamo che nella nostra compagnia non si ammettano affatto personescandalose e di malavita che senza freno si danno al peccare ma si accettino personedi buona coscienza e timorate di Dio, i quali coll’esempio e colle parole riscaldinogli altri alle opere della misericordia e agli esercizi di nostra santa religione.In conformità di questo avvertiamo di non lasciare entrare persona che sii di altracompagnia, e congregazione incompatibile alla nostra nemmeno possono ammettersicoloro, che in altra compagnia fossero stati cacciati e cancellati, se dopo mesi seinon fossero emendati e dare saggio di probi costumi e del loro ravvedimento.

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Conoscendosi dunque che il supplicante sia atto ad entrare in questa nostra compagnia,daranno licenza al mastro de’ novizi, che molto bene l’esamini intorno alla suavita e lo informi degli obblighi che ha da osservare e ritrovandolo ben disposto, ricevada esso la supplica e la porti al governatore e suoi consiglieri, e nelle loro manipervenuta saranno nel giorno designato dal governatore e consiglieri trovarsi nell’oratorio infallibilmente ed in secreto si farà passare il bussolo a tutti li fratelli edaccordando la maggior parte delle polize il supplicante si accetti per fratello nostroed alla prima congregazione, che seguirà, certificato il governatore e suoi consiglieri,dovrà portare la torcia e colli maestri de’ novizi potrà entrare e coltivare insiemecome gli altri fratelli la vigna del signore.Congregati dunque che saranno li fratelli, tutti in ginocchione nell’oratorio, incomincierà il padre, il salmo miserere e dicendo detto salmo, vadino li maestri de’novizi a riceverlo colle corone di spine ed accompagnatolo nell’oratorio e condottoloall’altare, ivi s’inginocchiano con quello in mezzo di loro e finito il miserere, ilsacerdote, che starà all’altare dirà l’officio solito dell’entrata del novizio e si farannole dovute ammonizioni sopra li doveri della compagnia.In quel giorno avvertirà il governatore far leggere il capitolo della vita dei fratelli,acciocchè il novizio e tutti gli altri fratelli debbansi regolare secondo in esso sidispone, per poter giungere a quel termine o fine, per cui iddio ci ha creati e così perla sua infinita bontà ci conceda e ci facci degni di pervenire.

Cap. 15Del modo di correggere il fratello

Siccome è dovere di ciascun cristiano aver cura del suo prossimo in forza del precettodella carità: uniciuique mandavit deus de proximo suo, così particolar curadeve avere il superiore delli suoi sudditi; obbligato a correggere l’errori di quelli,perchè mancando il superiore di correggere il suo suddito, quando è traviato in qualcheerrore, la pena e la sentenza, che meriterebbe il suddito, cade sopra esso superiore,come leggiamo in S. Gregorio: peccatum quod in suddito non corripitur, ineos, qui presunt sentezia torquetur.Ordiniamo dunque, che il governatore sii vigilante sopra l’onesto vivere e costumidelli fratelli e se in loro scorgessero alcun difetto, lo corregga nel modo, che chiedeil nostro Salvatore, con riprendendo fraternamente prima frase e lui solo, perchè lafraterna correzione secreta riesce assai giovevole a coloro, che hanno un principiodi timore di Dio e se preservasse nel peccato, lo corregga alla presenza delli due consiglieri;

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ma quando tal correzione non facesse frutto è necessario che il governatore,prima che li fratelli si mettano in orazione nella congregazione, senza nominarepersona, manifesti l’errore e mancamento che ha inteso di un fratello, di avere osservatol’ordine dovuto della correzione fraterna e perchè spera nell’orazione comunelo scampo di quel fratello traviato dall’Ira di Dio e dalla potestà del demonio esortaa tutti a pregare per quel tale fratello, acciò non sii ostinato in quell’errore e stato diperdizione e se la malattia dell’anima di quello avanzasse la pietà di tutti, dovràessere tenuto per incorriggibile e di pessima intenzione, fuggendo la sua conversazione,comandando il governatore nel nome di nostro Signore Gesù Cristo di discostargli da ogni fratello ammorbato e cancellandolo dalla nostra compagnia, acciocchè col suo mal’esempio non ammorbasse gli altri fratelli di buona intenzione.

Cap. 16Del modo di osservarsi per il confratello defunto

Avendo proposto colla grazia dello Spirito Santo la nostra compagnia esercizi diopere buone e di misericordia e maggiormente verso i nostri fratelli; pertanto sealcuno d’informasse, si facci intendere alli visitatori d’infermi, li quali subito anderanno a visitarlo ed indi ne daranno avviso al governatore, il quale avrà cura, se l’infermo si aggraverà di mandare quattro fratelli col prevosto cappellano per condursicolà con tutta carità e confortarlo, suggerendo qualche sentimento spirituale perl’anima e quando il fratello arriverà quel punto di rendere l’anima al creatore, ordiniamo che i esponi il SS. Sacramento nel nostro oratorio per lo spazio di ore 3 mentre il fratello starà in agonia in qualsivoglia ora di sera o di mattina secondo succederà il caso, con far celebrare la mattina la messa votiva per gl’infermi, che sonoprossimi alla morte, chiamata la messa degli agonizzanti o sia dell’agonia, innanziil SS. Sacramento, quando fosse esposto sino al mezzogiorno ed altre due messe private dell’agonia dai nostri confrati sacerdoti ed il governatore ordinerà a tutti li confratelli di assistere nell’oratorio nell’esposizione del divinissimo con recitare il SS. Rosario e pregare per il fratello agonizzante, acciò Dio Signor nostro si compiaccia dargli il buon passaggio all’altra vita e finalmente pria di deporre il divinissimo Sacramento, uno dei nostri sacerdoti confratelli, giacchè il prevosto cappellano dev’essere applicato all’assistenza del moribondo dovrà recitare quelle orazioni degli agonizzanti, che sono nel rituale romano.

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Quando il fratello è passato all’altra vita, il governatore gli manderà duodeci (12)fratelli vestiti degli abiti della compagnia per vestirlo dell’istesso abito nostro ementre lo stanno vestendo, diranno li salmi miserere e de profundus e dopo inginocchiati attorno al cadavere diranno il salmo de defunctis posto nel cantico graduale con l’orazione in die abitus.Quale ufficio terminato, torneranno nell’oratorio con aver lasciato attorno al cadaverele candele accese a disposizione del governatore ed ivi determineranno l’ora incui il fratello difonto dovrà seppellirsi nella quale anderanno tutti li nostri fratelli inprocessione alla casa del difonto, dove entrati 8 delli fratelli, dopo d’aver raccomandatol’anima sua con quelle preci del rituale: subvenite sancti dei e l’orazione prodefunctuquelli prenderanno il cadavere nelle loro braccia e lo accommoderanno nelcataletto colla cutra della nostra compagnia ornato e gli otto fratelli lo porterannoalla sepoltura, con tutti i fratelli processionalmente colle torce accese ed il governatore con una tazza in mano col profumo dell’Incenso e capitato il cadavere nell’oratorio si attornierà di torce accese, intorno al quale diranno tutti un notturno dell’officio de’ difonti, quale finito li fratelli lo seppelliranno e nel seppellirlo si dirà ilmiserere a coro con l’orazione inclina domine.Avvertendo, che quando alcun fratello fosse portato alla sepoltura da altra compagniain un altra chiesa la nostra anderà ad associarlo insino alla chiesa ed il governatoreordinerà che nel nostro oratorio ogni fratello debba dire l’officio de’ difontiin piena congregazione il primo giovedì che s’incontra dopo la morte del fratto, eche non sapesse leggere, dovrà recitare 15 pater del Rosario di Maria con farsi unitamente l’esequie funerale.Ogni confratello tanto ecclesiastico quando secolare, dovrà celebrare o far celebrareuna messa per uno di requiem e la compagnia nel giorno della pompa funeralefarà celebrare le messe, che toccheranno dal cumulo della congregazione, come si èdetto di sopra al cap. XIII° art. 5 esortando a tutti li nostri fratelli, che nelle loro orazioni faccino commemorazione del loro fratello, pregando l’infinita misericordia diDio che voglia dare a quell’anima quiete e riposo insieme colle altre anime beate.

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Cap. 17Delli fratelli professori

Abbiamo parimente determinato di comun parere, che in questa nostra compagniadel SS. Sacramento possono essere ricevuti alcuni professori, che vorranno entrarviper fratelli, dimodocchè non possino passare il numero, che di sotto determiniamo,quali vogliamo, che siano obbligati ad osservare ad unguem tutti li precetti dellanostra compagnia, sottoponendosi e soggettandosi con ogni umiltà in tutti gli esercizianche minimi, della compagnia, umiliandosi e rendendosi ubbidienti ad ogniminimo cenno del governatore e suoi consiglieri e che nella compagnia, quandoanderanno a levare il SS. Sacramento ogni domenica, non abbiano da cercare luogoalcuno, ma con ogni modestia e divozione s’abbiano da partire e ritornare nel nostrooratorio conforme anche vogliamo che siano partecipi così in vita come in morte ditutti li benefici, atti meritori, suffragi, Immunità, privilegi ed onori che godono tuttie singoli li nostri fratelli.E perchè la nostra compagnia del Santissimo è volgarmente chiamata compagniadella mastranza per essere un corpo formato di mastri d’ogni sorte, perciò per nonperdersi questa nomenclatura di mastranza vogliamo, che il numero di detti fratelli,che siano professori, non possa eccedere il numero di 10 (dieci) eccettuati però lisacerdoti, chierici o regolari, che vorranno entrarvi che saranno ricevuti in qualunquenumero. così anche vogliamo che ogni domenica che la nostra compagnia si condurrà a levare con torce accese, ut mory est il Santissimo in quella chiesa, che sarà esposto, giunta che sarà la compagnia, inginocchiati li fratelli con ordinanza detto, che avranno a voce alta: sia lodato il SS. Sacramento, immediatamente due delli nostri fratellisacerdoti se vi si troveranno o altri due confratelli, che sapranno leggere, dovrannocantare le lodi del SS. Sacramento in onore e gloria di quel divinissimo pane sacramentato, tutto per gloria di Dio e per accendere e infiorare nei cuori dei fedeli una si santa divozione e ciò anche prima di trovarsi esposto il Santissimo Sacramento,per servire di preparazione ai fedeli all’adorazione che dovranno fare.

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Cap. 18Della riserva di potere aggiungere e levare alli presenti capitoli

Essendo questa nostra compagnia quasi in puerizia e nel principio potrebbe accadereche il tempo e l’esperienza mostrassero, che quello che al presente fosse espediente,in appresso non lo fosse e quindi abbisognerebbe secondo le circostanze, di poteraggiungere e levare alcune delle cose contente in questi presenti capitoli.Quindi statuiamo ed ordiniamo, che occorrendo per l’avvenire per il buon governoe beneficio della compagnia, e per l’onor maggiore del Santissimo Sacramento,aggiungersi o derogarsi alcun capitolo, allora sia discorso, e proposto in corpo dicongregazione col parere di tutti li fratelli o della maggior parte di essi e con espressa licenza in scriptis da monsignor vescovo di Catania o suo visitatore generale protempore, stabilirsi qualche altro statuto, che ridondasse in benefizio ed utilità della compagnia per la maggior gloria del signore.

Cap. 19Della contribuzione per messe

Perchè dalli nostri fratelli antecessori in virtù del capitolo 18 si dona autorità e potestà di potere aggiungere e derogare alcuno de’ sopradetti capitoli, risultando in onore e gloria di nostro signore Gesù Cristo e del buon governo della compagnia e ciò conmatura considerazione proponendosi in corpo di congregazione col voto e pareredelli nostri fratelli, si è stabilito, che nella morte di ogni fratello si dovessero celebrare alcune messe in suffragio dell’anima del fratello difonto, essendocchè afferma l’angelico S. Tommaso che inter suffragia pro mortuis principale est eucharistia.Pertanto ordiniamo che si facci tassa per pagare ogni fratello grana 1 la settimana 6ogni giovedì della quale deve il cancelliero tenere libro e conto separato per lasomma che entrerà tutto l’anno, essendo obbligo del suo officio e parimenti eleggersitesoriero separato per detta tassa con obbligazione, che nel fine del suo officio,fare nel giorno del giovedì susseguente alla domenica e settimana in albis dopo fattal’elezione degli officiali nuovi della nostra compagnia, debba presentare il conto alnuovo governatore eletto, conforme agli altri obblighi del tesoriero, come si è dettonel cap. VII° e consegnare tutta la somma in suo potere e passarla l’istesso giornoin consegna al nuovo tesoriero.

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Quale tassa devono puntualmente pagare tutti li fratelli, che vorranno dopo mortegodere dei suffragi delle messe e quante volte alcun fratello per sua ingordigia edavarizia non pagasse detto 1 grana la settimana e si lascerà fare debitore in grana10 (dieci) allora alla sua morte non potrà godere di alcun suffragio di messe.Ma se mai alla morte si trovasse in arretrato di detti grana 10 o per inavvertenza oper le sue occupazioni o per sua legittima assenza, per non aver potuto intervenirealla congregazione, allora in tal caso potrà godere di tutti i suffragi delle messe,basta, che non fosse oltrepassato a detti grana 10 di suffragio.Di questa somma di denaro di contribuzione di messe, depositata in potere del tesoriero,come si è detto, se ne deve prendere dal governatore onze 2 e tarì 6 ad effettodi farne celebrare nell’agonia del fratello moribondo tre messe ed il resto dopo lamorte di esso fratello parimente farne celebrare dal nostro cappellano e fratellisacerdoti nel nostro oratorio tante messe di requiem per l’anima di detto fratellodifonto, non comprendovi in detta somma di onze 2 e tarì 6 che per sola celebrazionedi messe devono tutte impiegarsi, altre spese che si faranno dal governatore perla pompa funerale del fratello difonto, come per grazia d’esempio, cera, incenso,campana, sacristani, trasporto di cataletto e cantori dei, giacchè tutto questo dovràspendersi dal governatore dal cumulo delle tasse di tutti i nostri fratelli.Avvertendosi frattanto che tale opera non si farà per quel fratello, il quale non avessepagato la contribuzione eccedente li sopradetti grana 10 ancorchè volesse pagarenello stato di sua infermità tutti gli arretri di molti anni, giacchè si sente cancellatoda detto libro di messe, perchè allora si mostrasse pronto a pagare non per amordi Dio, ma per l’interesse e timore di perdere questo bene e quasi forzato dalla boriamondana per così li fratelli farsi premurosi a pagare in vita.Ordiniamo inoltre, che in caso che nel corso dell’anno morissero tanti fratelli, ondevenisse meno la somma o cumolo di detta tassa di messe, in modo tale, che nonpotesse compire la somma di onze 2 e tarì 6 per ogni fratello, allora, ed in tal casoquello, che mancherà, si dovrà supplire dalla compagnia per tassarsi ugualmentetutti li fratelli per non mancare la detta celebrazione delle messe e ciò si faccia tantevolte, quanto sarà necessaria con puntuale osservanza, come conviene e non altrimenti.Finalmente abbiamo stabilito, che arrivata, che sarà la somma del denaro per dettacontribuzione di messe depositata in potere del tesoriero alle onze 10 allora s’incomincierà a prendersene le onze 2 e tarì 6 osservandosi tutto quello si è detto disopra, avvertendo similmente, che questo capitolo si deve osservare tutto dallaprima linea sino all’ultima, essendocchè il tutto si è stabilito a maggior gloria di Dio,ad onore del SS. Sacramento e per la salute universale delle anime nostre.

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CONFERMA ED APPROVAZIONE DEL VESCOVO DI CATANIA

Prefatas constitutiones, seu capitula memorate ventis congregationis sub titulo Sanctissimi Sacramenti hujus civitatis Aydonis nobis exhibitas in discrursu visitationis, approbamus et confirmamus, reservata nobis et successoribus nostris facultate eas moderandi, mutandi, et addendi juxta locorum, temporum et occasionum varietatem, cum hoc, quod electiones officialium siant cum assistentia vicari loci iuxtasynodum Nostrum. Data Aydone in discursu visitationis die 24 januarij 1670

fr. Michael Angelus Bonadies episcopus catanensis

Cap. 20Rinnovazione del capitolo 16 per il fratello defunto

E perché nel superiore cap. XVI° per la morte di difonti fratelli, fra gli altri obblighivi è che tutti li fratelli sacerdoti devono celebrare uan messa per uno per il fratellodifonto e col voto di tutto il corpo della congregazione si è deliberato, che anche lifratelli secolari nomine excepto si sono obbligati e si obbligano perpetuamente eper ogni futuro tempo di far celebrare da quel sacerdote o secolare o regolare benvisto a detto fratto una messa per ogn’uno dei fratelli per l’anima del fratello difonto,così osservandosi per la morte d’ogni fratello tanto sacerdote quanto laico,vogliamo che dette messe si abbiano da celebrare in questa nostra chiesa di S.Leone eziandio che il fratello difonto si seppellisca in altra chiesa e questo dopofatta la celebrazione delle messe del cumulo dei denari delle messe come nell’andecedente cap.lo 19 e dette messe per obbligo d’ogni rispettivo fratello, devono soddisfarsi fra il termine di giorni 15, da contarsi dal giorno che saranno celebrate ledette messe del cumulo.E quel fratello o uno o più o sacerdote o secolare, che mancasse di celebrare o farcelebrare detta messa, passato il detto termine di giorni 15 allora ed in tal caso equante volte succederà, sia, e s’intenda ipso jure, ipsoque facto, statim, villico cancellato da questa congregazione e che non possa essere ricevuto se non farsi sei mesida contarsi dal giorno di detta cancellazione, pagata però prima l’elemosina d’una opiù di dette messe secondo il numero di detti fratelli difonti.

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Per la celebrazione delle cennate messe ne deve tenere il governatore, e suoi consiglieri,che pro-tempore saranno, tenere un libro, ove dovranno notati le messe che lisacerdoti celebreranno a nome d’ogni rispettivo fratello per vedersi nella prima congregazione,che seguirà dopo passati detti giorni 15 la mancanza di chi non ha celebratoo fatto celebrare la sua messa di obbligazione.Salvocchè per il presente capitolo non s’intenda cancellato quel fratello, che saràassente e in parte forestiero animo redendi e ritornando sia obbligato a celebrare ofar celebrare dette messe e non celebrando o non facendo celebrare fra giorni 8 dacontarsi dopo il suo ritorno in questa, all’ora sia e s’intenda cancellato del modo suddetto e al presente si ha divenuto stante la potestà di potere aggiungere e levare,riservata di sopra nelli superiori capitoli.

Oggi 22 novembre XV° indizione 1691.

Itacchè per maggior chiarezza del presente capitolo quelli, che saranno cancellatidalla tassa del grano delle messe, non debbano conseguire per le anime loro le cennatemesse nè della compagnia, nemmeno dell’obbligo dei confratelli.E così sempre si ha inteso e s’intende, a qual’oggetto la congregazione ha stabilitoil presente capitolo e non altrimenti.Si avverte finalmente, che se mai qualche nostro fratello fosse trasmigrato di permanente abitazione in altro paese e proseguisse a pagare puntualmente la cennata tassa di messe, si dovrà d’un subito avvisarlo per via di lettera, seguita la morte del fratello difonto, acciò curi fra giorni 15 far celebrare la sua messa, coll’obbligo di mandare la fede del sacerdote, che l’avrà celebrata per infilzarsi e notarsi nel precalendato libro di messe e costui subitocchè ha pagato puntualmente ed ha fatto celebrare tutte le messe per li nostri fratelli difonti, dovrà godere alla sua morte, avutane la notizia del beneficio di tutte le messe, suffragi, officiature ugualmente come se fosse difonto e gli altri, qui sopra luogo.

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Cap. 21Dell’associamento e suffragi per la moglie,

madre e figli del nostro confratello

Supposto il capitolo di sopra sulla facoltà di poter aggiungere e levare nelli antecedenti capitoli, conoscendosi per il corso della congregazione essere necessario, anzi necessarissimo accludere il prenotato capitolo col comune voto di tutti i fratelli si ha determinato il presente che tenendo li fratelli madre e figli prima d’essere arrivati all’anno settimo di discrezione, vogliamo e determiniamo per il presente capitolo,che per la madre sia obbligata la compagnia associare prima colle torce il Santissimo viatico quando sia viaticherà e dopo la morte sia e s’intenda obbligata a prendere ed associare il cadavere, disponendosi processionalmente dalla nostra chiesa col crocifisso e torce per condursi alla casa della difonta e con tutta la solennità possibile prendere il cadavere per condurlo alla sepoltura, dove avrà disposto nell’ultima sua volontà.Siccome similmente si ha determinato, che per li figli delli fratelli, che non sonoarrivati all’età di anni diciotto, sia obbligata la nostra confraternita a fargli la sopradetta pompa ugualmente alla madre, cioè di associare il SS.mo viatico colle torce e colle medesime associare il cadavere.Al contrario però quei figli di fratelli, che saranno di età d’anni diciotto compiti, nonpossono, ne debbano godere di detto onore, per essere persone atte di entrare edarrollarsi nella nostra confraternita, volendo, che questo capitolo si osservi in suorobore et firmitate non dovendosi alterare per qualsivoglia causa, essendosi cosìstabilito in corpo di congregazione e non altrimenti.Per la moglie del nostro confratello si stabilisce e si determina che non solo alla suamorte dovrà godere dell’associamento come si è detto per la madre e figli, ma dippiùsia obbligata la congregazione situare a torno il cadavere nella chiesa, ove saràportato, duodeci (12) torce, sei per banco, delle quali torce non si possa consumarepiù d’oncie 7 e1/2 per la moglie difunta del congregato ed oncie 15 per il nostrocongregato difonto e consumandosene di più del prescritto e per l’una e per l’altroin detti torcieri, siano obbligati li parenti del difonto o difonta pagare alla compagniail consumo superfluo.Per li figli fanciulli dei nostri confratelli siano obbligati li fratelli associare il cadaverecon gloria senza torce e crocifisso ad pompam et honorem e portare il cadaverealla sepoltura, in quella chiesa, che sarà destinata dai suoi genitori e congiunti.

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Oggi 25 maggio 1735

Di più in piena congregazione col comun voto e consenso di tutti i nostri confratellisi ha determinato e stabilito, che per la moglie difonta de’ nostro confratello o siavivo o sia morto, purchè egli avesse giustamente pagato la tassa delle messe e dopomorte abbia goduto della celebrazione delle messe come sopra, la compagnia siaobbligata fargli celebrare una messa cantata di requiem in die obituy per l’animasua e cantargli il soprafosso, da farla celebrare dal nostro cappellano prendendosi ildenaro per l’elemosina della messa cantata colli suoi assistenti dal cumulo dellatassa delle messe, depositato in potere del tesoriero e non altrimente.

Oggi 28 aprile 1781

Cap. 22Dell’elezione del padre cappellano

Per evitarsi qualunque incoveniente, che possa sortire fra li congregati e cappellanodei medesimi col comune voto e consenso di tutto il corpo di nostra compagnia sidetermina, che ogn’anno, quando si fa l’elezione degli officiali, debba pure farsi edeligersi a voti secreti il cappellano o sia prete o regolare a beneplacito di tutti i confratelli,i quali sempre devono adocchiare un ecclesiastico degno e fervoroso e chesappia porgere la divina parola in tutte le occorrenze della congregazione e che fosseconfessore pro utroque per confessare anche le mogli delli fratelli; il di cui obbligoed impiego dovrà essere il predicare, ascoltare le confessioni dei fratelli nei giornidesignati dalla compagnia, assistere all’agonia dei frati moribondi ed ogni giovedìnella congregazione recitare le lodi e fare li sermoni e prediche in tutte le circostanzeper accendere li cuori dei confrati all’amore del SS. mo Sacramento nostro titolaree protettore.

Conferma ed approvazione di mons. Pietro Galletti Vescovo di Catania (1729-1757)

Acceptamus e confirmamus s.cta cap.la ventidue confraternitas SS.mi Sacramenti,reservata nobis e successo ribus notris facultate addendi, mutandi, aut in lcum tollendisecundum temporum circustantias.Date in civitate Aydonis in discursu visitationis die 15 junj 8 indizione 1730

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Cap. 23Dell’ obbligo dei chierici

Per maggiore aumento della nostra santa congregazione, siccome nel cap.lo 17espressamente si vede, che si possa aggiungere e levare, potendo sempre il nostrogiudizio esser soggetto all’errore, pertando avendosi bene esaminato l’interessedella nostra congregazione nel ricevere li chierici, i quali per malo abuso sono statiesentati di pagare le tasse per la cera di comune consenso di tutti i fratelli si ordinae si stabilisce, che per l’avvenire nel ricevere li chierici in questa nostra congregazione, si obblighino a pagare le tasse, come pagano gli altri fratelli e quelli chierici, che attualmente sono ricevuti, nel caso, che si lasceranno cancellare, nell’entrare poi di nuovo si devono soggettare a pagare dette tasse, finocchè saranno assunti al sacro sacerdozio o presbiterato, dovendo proseguire a pagare dette tasse anche che fossero ordinati in sacri suddiaconi e diaconi godendo soltanto questa franchigia di tasse li soli sacerdoti, come si è detto di sopra e li regolari mendicanti sin dal principio della loro entrata in questa nostra congregazione. così si discorse e si stabilì nel congresso tenuto l’ultimo giovedì di giugno e così si è fermato questo nuovo capitolo a maggior gloria di Dio e del Santissimo Sacramento e ad utilità della compagnia

Oggi il dì 4 luglio 1732

Cap. 24Del mortorio della campana della compagnia

Oggi che corrono li 10 gennaro 1737 giorno di giovedì in corpo di congregazione,per togliere tutte le inconvenienze, che hanno successo e possono succedere perl’avvenire intorno al sonare a mortorio la nostra campana, si ha determinato che seil rettore o procuratore disponesse di far sonare a mortorio la suddetta campana perpersone, che non hanno dritto nella nostra congregazione, in tal caso il suddetto rettore o procuratore fosse obbligato a pagare in pena onza 1 alla compagnia e nonvolendola pagare, che sia deposto dal suo officio.Così si ha determinato e così si deve osservare, dovendo sonare la campana per lisoli confratelli, madre, figli e moglie delli medesimi e per qualche sacerdote costituitoin grado di dignità, che non fosse arrollato.

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Cap. 25Aggiunta alla celebrazione delle messe per li fratelli defunti

Oggi il dì 11 maggio 1775, in corpo di congregazione, stante la facoltà riserbata neiprecedenti capitoli al cap.17 di aggiungere e levare, quando si crede necessario, si èoggi di consenso universale dei confratelli stabilito sotto il governo di mastroSalvatore Piazza rettore, che essendo il deposito delle messe sopravanzato alla somadi onze 40, che allora ed in tal caso li confrati, che muoiono possano godere delle n.33 messe; coll’elemosina stabilita di sopra di onze 2 e tarì 6 cioè tre messe nell’agonia e 30 dopo morte, quando il deposito è infra le dette quaranta; ma quando sopravvanzasse alle cennate 40, dovrà prendersi dal detto sopravvanzo tarì 1 per onza, e questo denaro dovrà applicarsi in celebrazione di altre messe, inclusivamente alle 33 messe dichiarate, del deposito infra le dette 40.Così si è stimato stabilire col consenso di tutti, nemine discrepante e non altrimente.Si avverte che le onze 2 e tarì 6 per le 33 messe si devono prendere ed erogare, quando il deposito è arrivato alle onze 10, ma quando fosse infra, si lascerà disporreall’arbitrio del governatore, consiglieri e tutti li confratelli.

Conferma ed approvazione di mons. Corrado Maria Deodato de Moncada Vescovo di Catania(1773-1813)

Acceptamus e confirmamus reservata tamen nobis et successoribus nostris facultate e protestate addendi, mutandi, e variandi secundum temporum circumstantias et ad nostrum beneplacitum.

Data Aydone in discursu visitationis die 19 Julj 10 indictionis 1777Cajetanus Rizzari vicario generaleBoccadifuoco confessor can. Secundy AntoninusParisi major notaio

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Cap. 26Di non potersi reintegrare li fratelli cancellati

Conosciutosi nel governo di mastro Rosario Bevelacqua rettore, che il decadimentodi questa nostra congregazione proviene dalla pietà de’ superiori nel reintegrare liconfratti, dopo che sono stati cancellati.Perciò ad ovviare questo disordine col consenso della maggior parte di essi, si è stabilito giusta la potestà di potere aggiungere e levare, che qualora succeda di cancellarsi per leggittima causa uno di detti confratelli, in questo caso non si possa piùricevere e reintegrare nella nostra compagnia.Confrontano coll’originali capitoli notar don Domenico Raffiotta cancelliere

Capitolo ultimo

Continente vari articoli disposto dal governo, colla conferma di tutti i presenti capitolimandati in Palermo per ordine del medesimo, il quale nell’anno 1784 dichiaròle confraternite di questo regno “opere mere laicali”.Quantunque nelli presenti capitoli non vi fosse cosa opposta alla buona morale ed aicircolari ordini, tuttavia, come in essivi mancano alcuni articoli prescritti per leggegenerale in detti circolari, così per il presente capitolo vi si aggiungono e si correggeed annulla tuttocciò, che mai si disponesse in contrario negli antecedenti riferiticapitoli di questa compagnia.Occorre precisare che i capitoli originali dell’anno 1667, approvati dal Vescovo diCatania Angelo Bonadies nel 1670, erano n. 19 e che in seguito si aggiunsero glialtri per come si rileva dalle successive approvazioni.Un’altra approvazione è quella di mons. Pietro Galletti, Vescovo di Catania chetrascrivo:

“Acceptamus et confermamus sancta cappella vendis confraternitas Santissimus Sacramento, reservata nobis et successoribus nostris facultate addendi, mutandi, autim locum tollendi secundarum temporum circustantibus.Data e incivitate Aydonis, in discussa visitationesDie 15 juni 8 indizionios 1730 - Petrus episcobus catanensis”

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Val la pena ricordare che questo Vescovo mons. Pietro Galletti il 1 ottobre 1751emise un decreto, su facoltà delegata dalla sede papale di Roma, che istituiva unacollegiata nella chiesa madre di S. Lorenzo martire composta da n. 18 membri con4 dignità, otto canonici e sei mansionari (37).Pare che il nostro Santo patrono S. Lorenzo fece la “grazia” ai nostri contadini sedurante la terribile siccità del 1773 il raccolto venne salvato dalle piogge nelle contrade di Montagna e fu in quell’anno che venne costituito il primo “Monte frumentario”su interessamento della confraternita S.S. Sacramento (38).Per cui l’importanza della maestranza nel contesto della nostra città, facente partedella chiesa di Catania, divenne notevole per tutti i vicari in visita ufficiosa, cheapprovavano lo statuto e lo dichiaravano conforme ai principi cristiani di SantaRomana Chiesa.Un’altra conferma di approvazione è quella di mons. Corrado Deodato de Moncada Vescovo di Cataniadell’anno 1777 che riporto in originale (39):

“acceptamus et confirmamus, reservata tamen nobis et successoribus nostris facoltateet potestate addendi, mutandi et variandi secundum tempore circumstantias etad nostrum beneplacitum”.datae Aydone in discursu visitationes die 19 juli X inditiones 1777

Cajetanus Rizzari - vicarius generalisBoccadifuoco assessorcanonicus Secundus Antoninus Parisi mag. notarius.

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L’esamina di un documento importante emesso nel 1784 dal governo borbonico delre Ferdinando III di Borbone attraverso la moneta di 4 tarì: Ferdinandus dei.gratia Siciliae et Hierasulemm Rex ,moneta utilizzata per la cassa della Confraternita.Questo documento venne trascritto come il capitolo ultimo contenente vari articoli,disposto dal governo colla conferma di tutti i capitoli inviati a Palermo per ordinede regio commissario, il quale nell’anno 1784, dichiarò le confraternite di questoregno opere meramente laicali (40).

Art. 1

Si prescrive adunque primieramente diversi questa compagnia reputare per operameramente laicale e soggetta alla giurisdizione laicale.Epperò tutte le contese e liti, che possono nascere nella creazione degli officiali,recezione dei fratelli, amministrazione dell’opera o altro si debbono dalla giurisdizioneordinaria definire.Art. 2Di più tutti gli ecclesiastici si possono ascrivere a questa compagnia, tuttavia limedesimi non possono vestire veruna carica, tanto di officiale maggiore, quanto disubalterno, dichiarandoli privo di voce attiva e passiva, ma possono soltanto avercura di cià che riguarda lo spirituale e godere dei suffragi ed indulgenze.Art. 3Le cariche et offici siano annuali a tenore del circolare ne abbiano luogo le conferme.Art. 4Siano in ogni conto possibile le questue.Art. 5Che la contribuzione si faccia dalli soli fratelli e sia volontaria, ed abbia per oggettoil mantenimento delle funzioni da farsi nella compagnia ed altri atti di pietà e religione,necessari per il culto divino e bene temporale e spirituale delli arrollati,abbendosi tutte le contribuzioni contrarie al bene dello stato e dei popoli e quelle chehanno per oggetto i diritti dei mortuari di cui ha il re esentato i suoi vassalli, ordinando che nulla si paghi agli ecclesiastici per associo, sotterro, suono di campana,quarta, funerale ed altro.

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Art. 6Le funzioni della compagnia si facciano a porte aperte, potendo intervenire negli attidi pietà, che ivi si esercitano, tutti quei fedeli che vorranno assistere, ancorchè nonfossero fratelli.

Art.7Che li fratelli arrollati alla medesima non saranno più di cento ne vi si possano ascrivere donne.Art. 8 ultimoE’ finalmente se occorresse aggiungere, torre o mutare casa in questi capitoli, ricorrano li superiori di questa compagnia al governo per ottenere il di lui permesso.

Conferma ed approvazione del Governo

Li presenti capitoli sono stati visti, esaminati e corretti dall’illustre Giunta dei Presidenti e Consultore a seconda dei circolari ordini e si avanzano al governo con consulta della medesima sotto la data d’oggi per l’approvazione del nuovo, che si prescriverà nel biglietto viceregio in seguito di detta consulta.Palermo 9 agosto 1784 Michele Denti segretario.Praesentatur, escequantum et parti restituantur.don Jhoannes Cordova - indese et delegatusDie decimo octavo augusti 1784Praesuntatae et ascequntae fuerunt iit praesentus in curia civili huius civitatis aydonis, de mandato supradicti ips lio indicis et delegati l.S. pervianu suae regalis secretariae ae restitutae fuerunt mag.ro Antonino Scalmato, veluti gubernatore venerabiliscongregationeis Sanctissimi Sacramenti, escistentis in ecclesia Sancti Leonis papae II dictae civitatis, pro ut fruit provisum.

d.Nicolaus Testa mag.r notarius (41).di.

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A questo punto si rende necessaria trascrivere la copia d’ordine del governo al giudicecivile, concernente la consegna dei suddetti articoli aggiunti ai capitoli, confirmatied approvati. avendo la Giunta dei presidenti e consultore esaminati i capitolo delle due congregazioni, cioè l’una del patriarca S. Giuseppe e di S. Maria Annunziata di codesta città, non che quella di S. Maria la cava e della compagnia del SS. Sacramento,

siccome non ho trovato nei medesimi cosa, che si opponga alla buona morale e che incontri l’ostacolo de’ circolari ordini e solo ho aggiunto alcune condizioni ed articoli, che per modo di regola si prescrivono nell’istessi circolari, così approvando io li sopradetti capitoli, li diriggo a voi, perchè li consegni a superiori delle suddette unioni,con incarico che li arrollati alle medesime non siano più di cento per ciascheduna, senzacchè vi si possano ascrivere donne, restando le dette congregazioni soggette in tutto al circolare ed alla reale ordinaria giurisdizione;che gli ecclesiastici siano privi di voce attiva e passiva potendosi soltanto arrollare per godere dei suffragi e delle indulgenze.che sia proibita la questua e che nulla in detti capitoli si possa alterare,senza il previo permesso del governo e nostro signore la feliciti.Palermo 15 agosto 1784fra Ferdinando arcivescovoal giudice civile di Aidonepraesentuntur et escquanturd. Joannes Cordova indesc civilis et delegatusdie decimo octavo augusti 1784putatus et escequantas fuit et este pariter in curia civilihujus civ.tis Aydonis de supra sp.lis judiciset delegati, pront fuit provisumunde etc.d.Nicolaus Testa m. not.(42)

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C’è da dire che il suddetto documento venne approvato dal governo del Re rappresentato dal riformatore Domenico Caracciolo marchese di Villamaina, il quale siadoperò per riordinare l’amministrazione giudiziaria, abolì il monopolio della venditadel grano, diede la possibilità di macinare il grano, molire le olive oppure pigiarel’uva nei frantoi senza vincoli da parte dei feudatari; addirittura a quest’ultimi vietòl’elezione nelle amministrazioni per cui nella nostra cittadina vennero eletti i giuratidal popolo e restavano vincolati dal tribunale del real patrimonio con l’obbligo di“catastare” tutti i terreni per il pagamento della “tangente” e per i donativi alla corona. il cosiddetto tribunale del Santo Uffizio(Inquisizione) venne fatto cessare e parecchi beni dei Gesuiti vennero acquisiti dalla nostra università(Comune);il successore del Vicerè Caracciolo Francesco d’Acquino principe di Caramanico continuò la politica riformista ma con la rivoluzione francese nel 1789 tutta l’Europa venne sconvolta dalla tempesta rivoluzionaria dell’illuminismo.un esempio di questi ordinamenti ci viene fornito dal documento relativo ai fondiallodiali del nostro Comune, che trascrivo parzialmente(43)^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

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fondi allodiali del territorio di Aidone(stato legale del 6 novembre 1797)

fondi allodiali, terre estensione in salme (*) tangente ogni salma misura vecchia corrispondeva alla superficie di Ha. 1.76.00

Contrada salme onze tarì grana piccioli

1) crunici 86 2 2 72) feudo nuovo 24 3 5 25 3 33) giresi 162 3 25 94) malaracolta 180 4 10 10 ==5) bardaro 40 == 296) travo sottano e milana 54 == 1 9 37) poggio rosso marini 32 23 == 48) poggio rosso palmeri 42 == 1 == 99) poggio rosso S. Lorenzo censito 18 == 13 1 ==10 colla censita 14 == 10 3 ==11) pintura del capitolo(S.Maria) censita 3 == 2 3 312) pintura iaci 8 == 5 16 ==13) parco di iaci 3 == 2 3 314) castagna iaci 8 == 5 16 ==15) cardo di iaci 14 == == 10 316) catalano e fondaco nuovo 11 == 7 19 317)pintura profeta 5 == 3 12 318)terre delli chianelli 16 == 11 12 =19)lazzaretto 12 == 8 14 =20)neggio scopina e piano d’orlando 34 == 24 13 ==21) val di casena e piano orlando 13 == 9 8 322)terre delli giardinazzi 13 == 9 8 323)casalazzo 14 == 10 10 ==24)terre d’ajdonetto 5 == 3 12 325)chiapparia 5 == 3 12 326)suor veronica 3 == 2 3 327)Federico 12 == 8 1428)terre di fondacaccio 4 == 2 18 ==29)S.Leonardo capra 25 == 18 2 3

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30 )S.Leonardo Emanuele 5 == 3 12 331)S.Leonardo- S.Leone censita 5 == 3 12 332)S.Leonardo raffiotta 5, 8 == 3 12 333)S.Leonardo profeta 2 == 1 9 =34)terre del comune 12, 6 == 9 == =35)cardo del monastero censita 11 == 7 19 336)celso del monastero censita 9 == 6 10 337)mogli e franza 50 1 6 5 =38)terre del pantano 2 == 1 12 =39)bonisuri 4 == 2 18 ==

sommano........salme onze 28 tarì 16 grana 11

d. Gaetano Repollini- giuratodecano Gaetano Anzalone deputatod. Abramo Piazza - giuratoPriore dei predicatori fra Giovanni battista Boscarinid. Luigi Boscarini - giuratocanonico d. Pietro Santoro - deputatod. Vincenzo Mirone - capitanoprevosto d. Giovanni Ranfaldid. Ercole Cordova - giuratoguardiano dei cappuccini fra Tommaso d’Ajdoned. Giuseppe Andrea Ranfaldi - regio proconservatored. Orazio Correnti- deputatomastro Benedetto Agnello - deputato

notaio d. Giovanni di Dio profeta = joannes de Deo Profetamagister notarius

Questo notaio di Dio Profeta risiedeva nella vicina Piazza Armerina mentre l’amministrazione del Comune era formata dai più illustri di Aidone (Cordova Boscarini- Ranfaldi-Correnti). Possiamo constatare che molti di essi facevano parte della confraternita S.S. Sacramento.una precisazione in merito ai terreni (fondi) del Comune la denominazione della contrada era strettamente legata alla proprietà.

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Da una carta territoriale risalente al 1826 si può rilevare non solo il vecchio proprietario ma è possibile “leggere” la vecchia chora (territorio) dell’antica Morgantina , segnata Herbita al centro. Il territorio del nostro comune era suddiviso in 12 settori .Nella contrada Calvino per ararati 30 il proprietario era il principe Giulio Rospigliosi marito di donna Margherita Colonna-Gioieni mentre a Malaricolta per 34 ararati il barone Cannizzaro di Catania , in contrada Toscano per ararati 54 il Marchese Tedeschi, nel Baccarato per ararati 30 il duca di cumia Fardella di torrearsa, in contrada dragofosso per 18 ararati il duca di misterbianco, nella contrada gresti per ararati 42 il marchese mallia, nella contrada giresi per ararati 18 il barone cannizzaro;Il principe Rospigliosi-Colonna-Gioieni era anche proprietario per 49 ararati nellecontrade di Casalgismondo, per 12 in contrada Montagna, per 13 in contrada Ciappino,per 9 in contrada Grottascura, nel bosco per 23 ararati..In pratica quelle che rimase alla moglie Margherita come retaggio delle casate Gioieni e Colonna che possedevano i 4/5 di tutto il territorio di Aidone.la contrada S. Bartolomeo per ararati 35 vi era proprietaria la duchessa Crescimannidi scicli; la contrada Spedalotto e Cugno erano di pertinenza per 43 ararati del marchese di Spedalotto, la contrada belmontino per ararati 28 del barone cannizzaro.da questa carta territoriale è stato possibile anche comprendere lo smembramentoche ha subito il comune nei secoli passati, infatti le contrade passopiraino, margherito,zoita e cisterna furono tolte per passarle ai Comuni di Militello val di Catania ePalagonia.le contrade olivo, pietrarossa ect. passate al comune di mineo mentre santacroce,azzolina, gallinica, eliano e bellia tutte passate a Piazza armerina;le contrade bandatella, bandare, rosmanno che facevano parte della baronia di cundro’passate al comune di Castrogiovanni(Enna) e le contrade di castani e cono dellabaronia di cundro’ sino al 1818 passate a Piazza Armerina e Raddusa.Infine le contrade calatari, gaito, albospino, guimenta e favate ch’erano di dominioregio sino al 1566 e poi furono aggregate al territorio di Aidone e successivamentea caltagirone;l’anonimo compilatore di questa carta territoriale scrive nella legendache queste ultime contrade importanti per i loro toponimi come gaito dall’araboqaid(capitano o capo) albospino(dall’ antico albos il gornalunga) vennero assegnatealla baronia di camopietro.Per la confraternita della Maestranza è possibile rilevare che nella contrada S. Leonardo c'era il fondo della Chiesa di S. Leone esteso 5 salme lasciato in seguito al testamento del Barone Gianfilippo Calcagno.

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Per entrare nel vivo della confraternita S.S. Sacramento è indispensabileleggere ed anche commentare tutti gli atti che “ci parlano” di personaggiaidonesi che hanno di fatto determinato diversi cambiamenti nella nostra Sicilia e che hanno contribuito in maniera sostanziale all'Unità d'Italia.. Illustri aidonesi quali il Sen. Gaetano Scovazzo, il Ministro Filippo Cordova, il sen. Rocco Camerata- Scovazzo, mons. Lorenzo Maria Scopazzo, il sac. Lorenzo Calcagno, Gioacchino Capra , il sindaco Rosario Ranfaldi , Gioacchino Mazzola, il rev.Gaetano Gangi , Filippo Minolfi, alcuni di loro sono stati confratelli della Confraternita della Maestranza.il primo documento è la pubblicazione e trasunto dei capitoli.(44):

nell’anno 1811 il dì 2 maggio, giorno di giovedì, essendo governatore dellanostra compagnia, m.to nicolò Arangi, consiglieri:M.to Giuseppe Gangi e m.toorazio Venezia tesoriere m.to Francesco Ventorino, cappellano il rev.mo prepostodon Lorenzo Maria Scopazzo arciprete e parrocco, cancelliere il rev, can.codon Vincenzo Rizzo e procuratore m.to Antonino Scalmato, si pensò e si stabilìdal cennato governatore, consiglieri, ufficiali e confratelli tutti in corpo di congregazione di pubblicarsi li presenti capitoli e gli atti di pubblico notaro sig.don Casimiro Minolfi nostro attuale confratello, quell’istessi capitoli confermati dal governo, li quali si sono copiati correttamente dagli errori e colle appendicidistinte, in questo presunto volume, alfine di non smarrirsi e restare perpetuamente permanenti, e servire la presente copia per leggersi sempre li capitoli in congregazione, per intelligenza di tutti i confratelli, eper le circostanze, che accadono di riccorrersi alli capitoli per l’osservanzadelle leggi e costituzioni della nostra compagnia, come diffatti il giorno 20 giugnodi detto anno 1811, si sono incominciati a leggere in piena congregazione.oggi 20 giugno, giorno dell’ottava della festa del S.S. Sacramento14 ̂indizione 1811 - don Vincenzo rizzo - cancelliere===========================================================n.d.r.. per giusta informazione tutte le date riprendevano le distinzioni che facevanoi Latini e cioè i giorni del mese erano suddivisi in calende(dal primo al 4°giorno)none(dal 5° al 12°giorno) e le famose idi(dal 13° giorno in poi )quindi la 14^indizione corrispondeva al 20 ° giorno del mese di giugno dell’anno 1811.

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vi è un documento scritto dal notaio di Aidone Giovanni di Dio Profeta risalente al1810 che illustra come la Confraternita S.S. Sacramento regolava gliaffari economici e del profondo legame con la chiesa di S. Leone II papa utilizzata come sede

“ mastro Antonino scalmato di questa città di Aidone da noi notaio e testimoniinfrascritti ben conosciuti dichiarando alla presenza quale procuratore a pro-nomine della venerabile basilica chiesa di S. Leone papa secondo nostro concittadino in forza di procura stipolata agli atti di medesimo notaio sotto il dì alla quale fa petizione e richiesta ed istanza di mastro benedetto cianciolo qual rettore della venerabile confraternita del Santissimo Sacramento esistente in detta venerabile chiesa al’atto da confraternita al giovedì di pasqua di resurrezione di nostro signore ...........questa suddetta città anche ............omissis........dichiara con giuramento che nella circostanza di fabbriche per ..festa per suppellettili od altro bisognevole e necessario per detta venerabile basilica chiesa nei tempi passati sempre di detta venerabile compagnia del S.S. Sacramento ha erogatodelle considerevoli somme in benefizio vantaggioso e decoro della accennatavenerabile basilica chiesa, come tutto ciò, a tutt’altro come infra si osserva dalllibri e introito ed esito ... di tavola.più in tempo del rettorato di maestro Giovanni Auricella col consenso comesopra si fece un innalzi altare a quello di S. Leone e susseguentemente una casubuladi drappo, un camice di tela di biso con una guarnizione grande ed unfadalino all’altare maggiore per il quale li congregati diedero tarì 4 per uno.più a spese della congregazione ed in ....del rettorato di mastro carlo ventorinosi fece .............innanzi la porta grande che in oggi per la nuova sia ..si levò viadetta orchesta avendovi pure a proprie spese costruito il campanario la dettacongregazione.più ancora la congregazione col pagare onze 3 al fù g.Andrea Ranfaldi per lacostruzione della cappella del Santissimo crocifisso siccome pagò tarì 28 perfarsi di colore verde la porta grande.nell’anno 1783 per la costruzione di porzione del muro della chiesa a levante lacongregazione sborsò onze 20 .più per compra della sacra pisside d’argento la congregazione ....a cura di queltempo o sia nell’anno 1778 die onza 1 in detto anno la congregazione suddettapagò altre onze 5 cioè onze 3 per l’antiporta della porta grande ed onze 2 inacconci del campanaro.più in tempo che fù procurandone il rev. canonico don Mariano Gallarano per lacostruzione ed altro pezzo di muro a levante che minacciava rovina la congregazionegli diede altre onze 20.più nell’anno 1795 nella costruzione di muro in faccia .........di Scalmato allorarettore diede onze 2.

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più in tempo del rettorato di mastro nicolò Arangi col consenso come sopra ....diessa venerabile chiesa diede onze 5 di danaro di deposito.più per l’apertura della chiesa sotto il 6 agosto 1807 rettore mastro orazio veneziacol consenso come sopra diede onze 3 ad oncie 6 di cera.finalmente dichiara detto di cianciolo aver ricevuto tutta la sopra detta partitadalli libri della detta ........e primiaramente che nella nuova fondazione della campana grande di essavenerabile chiesa tutto il copro della compagnia consistente in maestri professorie sacerdoti diedero a quel procuratore tarì 2 per uno.più per la costruzione della custodia di marmo grande e piccola allora rettoremastro paolo Calarami col consenso di tutta la compagnia soministrò onze 40.più mastro Antonino Messina rettore col consenso come sopra per la costruzionedella cantoniera a ventaglio in faccia levante pagò onze 6.più per la costruzione della cappella di S. Francesco di Paola e di S.ciro rispettivamentein quadri la confraternita ......alla chiesa quelle onze 30 che dovea ilfù don gregorio la porta .............come di fatti detta somma fù esatta ed impiegata per detta cappella a quadri.più nell’anno del rettorato del fù mastro Filippo Scopazzo col consenso comesopra somministrò alla detta chiesa un quintale di cera di torce ad onze 10 didenaro .......presente dichiarazione coll’intervento, presenza e censo del procuratore dichiarantedi Scalmato per sparesi in futuro ......ha operato in favore di essa venerabilechiesabasilica la venerabile congregazione come col loro giusto giuramento affermano............testimoni : don Filippo Giovanni Profetadon Giuseppe Butta’civitas mei notajo Joannis de Deo Profeta - Aydonensis ——

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a questo punto trascrivo la copia dell’atto di pubblicazione e trasunto(46) del notaiocasimiro minolfi

il dì 2 maggio 14 ̂indizione 1811furono a me infrascritto notaro per mano di m.to Nicolò Arangi attuale governatoredi questa venerabile congregazione dell’onorata maestranza sottotitolo del S.S.Sacramento , consegnati i capitoli della istituzione di essa congregazione, all’effetto diconservarsi agli atti miei nella forma originale, come ritrovansi in tutta la loroestensione formati, sulla ragione di potersi smarrire per il passaggio delle mani dell’annuali governatori di suddetta compagnia, come per l’addietro è stato solito praticarsi e correndo un sì fatto pericolo di perdersi la memoria della osservanza di essi capitoli pienamente confermati dalla regia autorità, come in essi osserva delterror seguente cioè (l’inseriscono) quindi oggi il dì suscritto a petizione e rogame del riferito m.to nicolò arangi diquesta città di Aidone, degno governatore dell’indicata onorata confraternitadella maestranza, da me notaro conosciuto, presente, petente e rogante;Ioinfrascritto notaro alla presenza dell’infrascritti testimoni nella miglior formae modo intesi dalla legge, ho pubblicato e pubblico dal principio alla fine lipreinseriti capitoli d’istituzione dell’enunciata venerabile congregazione, qualiho ridotto e riduco, conservato e conservo agli atti miei pubblici, all’effetto diestrarne qualunque copia da chi mi verrà ricercata e per qualunque altro.notaio Casimiro Minolfi di Aidone

occorre rilevare che il notaio casimiro minolfi era dunque un confratello dellamaestranza e quell’anno il primo maggio(S.Filippo)1811 diede i natali al grandeFilippo Cordova, ma senza dubbio la figura importante di questo documento èil parrocco della chiesa madre e di S. Leone II papa il geniale Lorenzo Maria Scopazzo,(***vds. La mia biografia sugli Illustri Aidonesi)

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Ho ritenuto importante trascrivere parte del bilancio del comune di Aidone dell’anno1802 (52)presentato dal detentore(sindaco) Rosario Ranfaldi, nelle entrate si rilevala capacità fiscale del regime borbonico che nulla lasciava al caso:

introito

a) - regie gabelle sul macino, estrazione, pelo, olio e drittidi buonatenenza per anni 6(anno corrente 1801-1802) onze 1956, 24b) - gabella, censi e bolle dell’abolitachiesa di S.Tommaso apostolo onze 50, 20 , 1

c) - rendita dal milione di ducati onze 53d) - tassa sulle regie strade(trazzere) onze 16, 2, 19di)

sommano onze 2076 tarì 17in più l’universita’(comune) possiedeun pubblico teatro per gli spettacoli(l’ex-chiesa S.Tommaso apostolo denominatoteatro di Herbita(morgantina).

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esito

tande e donativia) - donativi ordinari, tasse dei maestri razionali,avvocato fiscale, sergenzie, tandari ect. onze 515, 1, 16b) - nuove gabelle e soggiogatari onze 376, 8, 14c) - il gius proibitivo del tabacco onze 42, 22, 10d) - tasse sul milione di ducati onze 53e) - tassa delle regie strade del regno onze 16, 2 , 19sommano le tande onze 1OO3 tarì 6f) - esito per dispacci di congrua ed atti permissivi1) reverendo parrocco e quattro cappellani ordinari onze 702) medici dei poveri e mendicanti onze 403) maestro di grammatica ed umanità onze 244) avvocato dell’università di palermo onze 155) al causidico dell’un.di palermo onze 126) al detentore dell’università onze 6, tarì 247)all’agente e curiale dell’università onze 98) al predicatore quadragesimale onze 109) alli spettabili giurati per dritti di sindacato onze 810) all’istessi per il dispaccio d’elezione onze 2, tarì 1211) alli quattro servienti del magistrato onze 812) all’artigliere dell’arme della milizia onze 813) al maestro di leggere e scrivere onze 614) all’orologgiaro del pubblico orologio onze 615) alla pubblica lavatrice onze 616) alla persona per formare i conti onze 417) al cappellano dell’altare S.Tommaso onze 618) alli notari apocarj dell’università onze 419) all’archiviario delle scritture onze 420) al maestro not.de’ giurati onze 421) al Segretario dell’università onze 422) al postiglione del r.corso onze 2 tarì 1223) al banditore dell’università onze 224) al mazziere onze 225) al reverendo vicario e detentore delle chiese onze 3 tarì 1o26) al maestro di cerimonie del magistrato onze 127) al sagristano dell’altare S.Tommaso onze 128) per solennizzare la festa di S.Tommaso onze 129) per solennizzare il secondo sabato di quaresima onze 230) per la festa di S. Maria delle Grazie onze 1 tarì 1531) per le quarantore della settimana santa tarì 24

32)per la processione del venerdì santo tarì 15

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33) per cera a’ mendicanti della festa del Corpus Christi e S. Tommaso onze 534) alle spedaliere che ricevono li projetti onze 3 tarì 635) per solennizzare la festa del Corpus Domini e S. Lorenzo patrono onze 3036) mantenimento di acquedotti e bevveratoj onze 3037) per spese manuali mensuali onze 1238) per il loghiero delle pubbliche scuole onze 239) per il censo della collettoria onze 140) per il censo dell’archivio de’ notai defunti onze 24

41) per il numero tre significatorie onze 1 tarì

g) -oneri variabili dovuti per circolari e bonificati ne’ contiper questi oneri che tralascio di trascrivere vi sonospese per carceri, corrieri straordinari di Palermo,bonifiche di tavole, cambiali ect. tuttavia c’è una spesadi onze 30 che riguarda il mantenimento della collettariafabbrica d’archivio, casa di spedaliere, altare di S. Tommasoe pubblico Teatro e case dell’orto in forza di detta transazionedell’anno 1790(vds da un documento originale del 1861 che hoavuto in copia, utilizzato per la mia “Storia di Aidonel’atto di transazione del 1789-90prevedeva che dalla distrutta chiesa di S.Tommaso apostoloil Comune restaurava la fabbrica per trasformarla in teatro con laspecifica clausola che nella chiesa di S. Maria la cava vi sidoveva erigere un altare a cura e spese dell’università e con lasorveglianza della Confraternita dei Bianchi).sommano gli oneri annuali onze 1631 tarì 13

chiusura del bilancio dell’anno 1802entrate onze 2076 tarì 18uscite onze 1631 tarì 13———————————————————-sopravanzo onze 445 tarì 31

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di questa somma di onze 446 (trenta tarì erano pari ad un’onza)il detentore RosarioRanfaldi prelevava una quota per restaurare la chiesa di S. Lorenzo martireper onze 200 e per la chiesa di S. Maria per onze 18 per cui rimaneva una sommanetta di onze 393.pertanto dall’esamina del predetto bilancio dell’anno 1802 possiamo desumere chela nostra confraternita del S.S. Sacramento partecipava attivamente alla raccoltadelle offerte ed elemosine per le solenni feste del corpus domini e S. Lorenzoin quanto erano di competenza del Parroco della chiesa Madre e S. Leone.il Parroco e i quattro cappellani erano pagati con una bella somma di 70 onze male suddette feste erano di 30 onze e quindi probabilmente l’organizzazione dei laiciera d’importanza notevole per la raccolta di somme che venivano destinate ai lavoridi manutenzione straordinaria delle chiese, per come ci ha informato il detentoreRosario Ranfaldi Aidone nato il 1766 - morto il 1833) che val la pena ricordarlocome un dottore in lettere e filosofia, poeta, storico, numismatico e valente economista che ha saputo amministrare con oculatezza il patrimonio delnostro Comune.

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A questo punto è stata per me una fortuna rilevare attraverso il vecchio registro manoscritto della Confraternita l’elenco dei confratelli dell’anno 1837, che rimane un anno importante per la storia della Sicilia, ricordato da tutti gli storicicome l’anno del terribile “morbo asiatico o colera” che fece morire l’illustrenostro concittadino Nicolò Scovazzo(vds. biografia sugli Illustri aidonesi ) insieme a lui morirono diversi siciliani famosi come il canonico Giuseppe alessi autore di una storiadella Sicilia( in copia originale nella nostra biblioteca regalata dall’autorea Gaetano Scovazzo ), il grande saggista abate Domenico Scina’, lo studiosodi numismatica Antonino della Rovere, Pietro Pisani

ELENCO DEI CONFRATELLI ANNO 1837 *******************************************************************1 - mastro Vincenzo de Luca - guidato dal canonico Arena2 - “ nicolò Arangi - “ “ “3 - sig. don Giuseppe Profeta4 - mastro Giovanni Gangi5 - sig. don Giuseppe Scovazzo6 - sig. notaio don Giuseppe Cordova7 - sig. don Pietro Arena8 - mastro Filippo Iaci9 - mastro Giovanni Copia10 - “ Domenico Cianciolo11 - “ Vincenzo Parrinello12 - “ Gaetano Careri13 - “ Giovanni Bucceri14 - don Filippo Calcagno15 - mastro Rosario Profeta16 - don Carmelo Scopazzo17 - don Filippo Terranova18 - don Gaetano Fiore19 - mastro Salvatore Romano20 - sig. notaio don Francesco Minolfi21 - mastro Vincenzo Profeta22 - don Antonino Scalmato23 - mastro Lorenzo Mascara24 - “ Liborio Rapisardi25 - “ Giovanni Rizzo26 - “ Vincenzo Bucceri27 - “ Francesco de Luca28 - “ Giuseppe Mantello29 - “ Lorenzo de Luca30 - “ lodovico Rizzo31 - “ Francesco Marotta32 - “ Lorenzo Ventorino

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33 - “ Pietro Artino34 - “ Lorenzo Mineo35 - “ Paolo Calcagno36 - “ Filippo Arangi37 - “ Vincenzo Gangi38 - “ Vincenzo Scalmato39 - “ Gaetano Mascara40 - “ Giuseppe Drago41 - sig. don Domenico Minolfi42 - mastro Angelo Speziale43 - “ Gaetano di Lione44 - “ Francesco Cascio45 - “ Giovanni Cavajo46 - “ Lorenzo Marotta47 - sig. don Giuseppe Ranfaldi48 - mastro Filippo Limoli49 - “ Francesco Auricella50 - sig. don Filippo Profeta51 - mastro Filippo Scalmato52 - don Raffaele Ingria53 - mastro Giuseppe Careri54 - “ Giuseppe Politi55 - “ Pietro Vassallo56 - sig. don Angelo Russo57 - mastro Giacomo Limoli58 - “ Giuseppe Ventorino59 - “ Nicolò Profeta60 - “ Francesco Politi61 - “ Antonino Careri62 - “ Giovanni Cascio63 - “ Lorenzo Scalmato64 - “ Giuseppe Messina65 - “ Filippo Cultreri66 - “ Filippo Marotta67 - don Giulio Boscarini68 - don Lorenzo Arangi69 - mastro Arcangelo Iaci70 - “ Orazio Iaci71 - “ Agostino Cultreri72 - “ Giacomo Colombo73 - “ Francesco Scozarella74 - “ Domenico Barbera75 - “ Orazio Rapisardi76 - “ Pietro Casserino

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per l’obbligo dovuto dai confratelli ecclesiastici secolari per la messa in suffragio dimastro Francesco Ventorino il confratello del SS. Sacramento-Maestranza morto a22 anni il 10 marzo 1837 possiamo rilevare la loro presenza come appresso indicati:

1 - canonico Ansalone2 - tesoriere Cordova3 - prevosto Minolfi4 - canonico Scopazzo5 - canonico Profeta6 - maggiore fra’ Boscarini7 - decano Profeta8 - canonico Messina9 - canonino Luca10 - sacerdote Cordova11 - maggiore fra de Luca12 - maggiore fra’ Drago13 - canonico Arena14 - maggiore fra Truppia15 - canonico Ranfaldi16 - sacerdote Calcagno17 - prevosto Tommaso Torres18 - prevosto fra’ Innocenzo cappuccino19 - prevosto fra’ Francesco cappuccino20 - sacerdote Gangi21 - sacerdote Messina22 - sacerdote Palermo23 - padre Gaetano riformato24 - frà Serafino cappuccino25 - sacerdote Parrinello

questi erano dunque i confratelli della confraternita e val la pena ricordare che oltrei cosiddetti “mastri artigiani” c’erano personaggi come il notaio Francesco PaoloCordova(padre dell’illustre Filippo vds. Biografia ) il notaio Francesco Minolfi(padre del giornalista e scrittore Filippo ( vds. biografia ) Domenico Minolfi-Scovazzo , Giuseppe Ranfaldi , pertanto si può affermare che la Maestranza era strettamente collegata alla chiesa Madre di S. Lorenzo martire ed in particolare all’accademia del martire levita perchè dall’elenco di coloro che si cimentarono per i sonetti in onore del Santo ci sono alcuni confratelli:

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ACCADEMIA DI S. LORENZO

fondata dal sac. Lorenzo Maria Scopazzo

1) per l’anno 1810 – sac. Lorenzo Maria Scopazzo – cappellano della Confraternita2) per l’anno 1811 - canonico Gioacchino Profeta3) per l’anno 1812 - abate Nicolò Scovazzo4) per l’anno 1813 - notaio Casimiro Minolfi - notaio della Confraternita 5) per l’anno 1814 - canonico Gregorio Minolfi6) per l’anno 1817 - tesoriere Rosario Ranfaldi7) per l’anno 1818 - notaio Francesco Minolfi notaio della Confraternita 8) per l’anno 1822 – dr. Gioacchino Capra9) per l’anno 1823 – dr. Vincenzo d’Arena

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PAPA PAOLO III e S.IGNAZIO di Loyola

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Basilica S.PAOLO fuori le mura – medaglione di PAPA LEONE II

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70Storia della Confraternita SS. SACRAMENTO (della Maestranza ) di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA – parte prima - dalla fondazione 1667 all'anno 1837

PAPA LEONE II con la tiara portata da un angioletto

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territorio di AIDONE 1826

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