Storia Del Dirittto Pene Vidari

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PERIODI DELLA STORIA DEL DIRITTO PUBBLICO Germanico-Bizantino: 476-774 (caduta Regno Longobardo): cambiamenti: - muta la concezione di Stato, non pi unico soggetto titolare della sovranit, ma tutti i liberi possono partecipare alle assemblee per eleggerlo allinterno delle assemblee popolari, e allo stesso legiferare, decidere la guerra e amministrare il massimo grado di giustizia. - Si attenua il concetto di Stato: no sistema giudiziario, tributario: lunica cosa che conta essere in grado di portare le armi - Nasce il concetto di nazionalit, non pi popoli diversi uniti sotto linsegna dellImpero, ma ogni popolo si separa affermando la propria personalit nazionale - Consacrazione del Cristianesimo, che gi era stato riconosciuto da Costantino del 333 come unica religione ufficiale dello Stato: i Germani erano quasi tutti Cristiani, per lo pi Ariani Periodo Carolingio-Feudale: 774-1183 (Pace di Costanza) - periodo caratterizzato dalla ricostruzione dellImpero Romano dOccidente, che per Sacro, per via della consacrazione riconosciuta dal Papa allImperatore e del ruolo di questultimo come protettore della Chiesa. Prima i Carolingi, poi gli Ottoni e altri sino al 1806. - Periodo da ricordare per la nascita del feudalesimo (tra VIII e X secolo) e per laccrescimento del potere dei feudatari rispetto al potere centrale - Da ricordare anche la crescente rilevanza della Chiesa anche nellorganizzazione sociale e nella gestione del potere, con il clero e i suoi rappresentanti, vescovi su tutti, che possedevano immensi beni. Periodo dei comuni e delle Signorie: 1183-1530 (Caduta della Repubblica di Firenze) - da quando con la pace di Costanza viene sancita la vittoria dei comuni ai danni dellImperatore Federico Barbarossa e il raggiungimento della autonomia amministrativa e legislativa. - Comune medievale: come un piccolo stato che vive autonomamente allinterno dellImpero, il quale non esercita praticamente pi il proprio potere, almeno in Italia; ha un territorio determinato, propria legislazione, propria amministrazione della giustizia. - Ha il merito di far cessare i privilegi feudali. C la fine della servit della gleba, schiavi e aldioni sottomessi ai proprietari terrieri - La sovranit ritorna al popolo. Assemblee cittadine che esercitano tutte le funzioni sovrane. Grande importanza delle corporazioni delle arti e dei mestieri. - Ad un certo punto le famiglie pi illustri riescono ad imporsi sulla massa, dapprima solo di fatto, poi anche di diritto grazie alle investiture ricevute dallImperatore: nascono cos le Signorie (Visconti e Sforza a Milano, Scaligeri a Verona, de Medici a Firenze, Gonzaga a Mantova, Estensi a Ferrara. - In alcune zone, come lo stato Pontificio o i Regni di Sicilia e di Napoli, rimase, invece, un unico sovrano, teoricamente sottomesso allImperatore, ma praticamente autonomo. In questi stati il potere era amministrato con la collaborazione di assemblee di ecclesiastici e nobili, i parlamenti medievali, generali o provinciali, che rispecchiavano una societ divisa in ordini privilegiati. Periodo degli stati autocratici: 1530-1735 (Pace di Vienna) - cadono tutti i comuni autonomi e sulle loro rovine nascono stati autocratici che riescono a garantire la pace e la stabilit di cui sempre pi si sentiva la necessit. Si afferma il concetto di Stato che gestisce lamministrazione pubblica, limita i poteri degli ecclesiastici, costituisce milizie stanziali Periodo degli Stati Moderni: 1735-1861 (Proclamazione del Regno dItalia) - numerosi sovrani italiani impongono la propria sovranit e limitano in maniera drastica le autonomia dei comuni e delle corporazioni. Crollano, soprattutto in seguito alla Rivoluzione Francese, tutti i privilegi che si erano costituiti durante il periodo Medievale.

ITALIA ALLA CADUTA DELLIMPERO DOCCIDENTE 476, data convenzionale, perch vero che Odoacre destituisce Romolo Augustolo, e impedisce che ci sia un nuovo imperatore dOccidente, ma altrettanto vero che non ci furono cambiamenti radicali nella condizione dellItalia e delle istituzioni romane. La crisi era in atto da qualche decennio, e i veri capi erano i capi dellesercito, ossia dei Germani assoldati. Un mutamento istituzionale si ebbe solo con lavvento dei Longobardi nel 568. Nel basso Impero si ha una condizione drammatica dellagricoltura, perch, cessate le conquiste, si interrompe la crescita del numero di schiavi che lavoravano la terra. Con gli agri deserti lImperatore decide di introdurre la servit della gleba, ossia lobbligo per i contadini, e i propri discendenti, di coltivare sempre lo stesso appezzamento, e il dovere di sottostare alla volont dei padroni. Si ebbero scarsit di approvvigionamenti e di popolazione, con conseguente diminuzione potere economico e militare dello stato. Si inizi ad assoldare schiavi e barbari nellesercito, con questi ultimi che aumentavano sempre pi la loro influenza: dapprima erano stanziati al di fuori dei confini dellImpero, poi ottennero addirittura delle province interne allImpero (federati, che dovevano fare da cuscinetto tra i territori dellImpero e le pressioni esterne). Alla fine del V secolo i barbari erano contemporaneamente alleati e nemici dellImpero. Amministrazione dItalia alla caduta dellImpero dOccidente Il diritto romano era stato esteso a tutti i territori conquistati, non cera personalit del diritto, ma diritto unico. Dopo la Costituzione di Caracolla del 212 che riconosceva a tutti lo status di cittadino dellImpero il territorio era stato organizzato capillarmente. Periodo di Diocleziano: lImperatore ha assunto tutti i poteri del Senato, del quale fanno parte solo membri di famiglie patrizie. In pi la carica di Imperatore diviene sempre pi ereditaria grazie al fatto che lImperatore veniva nominato dallesercito e non dal Senato, e grazie alle cooptazioni con cui un Imperatore presentava un proprio parente come erede. Nel V secolo esistono ancora i consoli, non pi eletti dal senato, ma dallImperatore, uno per lOriente e uno per lOccidente, e ormai privati di ogni potere. Sacra Comitiva imperiale: insieme di funzionari e cortigiani che aiutavano limperatore nella gestione del potere. Sacra per via del carattere sacrale che limperatore assunse con il Cristianesimo unica religione di Stato. Ogni membro ha compiti ben precisi, quello che fa uno non fa un altro. Nascono gli uffici, ognuno con una competenza specifica. Magister officiorum: colui che stava a capo della comitiva, della corte. Praefectus sacri cubicoli: colui che regolava tutto ci che era inerente alla persona del sovrano. Giureconsulti: aiutanti per lamministrazione del supremo esercizio giudiziario, che formavano il consitorium. I comites amministravano le finanze, divisi tra chi gestiva le finanze (comes sacrarum largitionum), chi il demanio (comes rerum privatorum) e chi i beni della corte imperiale (comes sacri palatii). Vi erano imposte sulla base dellampiezza e della fertilit dei fondi (riportate in catasti) captatio terrena- e altre sulla base del numero di schiavi captatio humana-, e altre ancora sul commercio. Ordinamento dellesercito: truppe mobili che vengono spostate in base alle necessit (milites praesentiali) e truppe stanziali poste ai confini (milites limatinei), che venivano ripagati con terre che potevano trasmettere ai figli in modo che anche questi divenissero soldati. Due grandi capi dellesercito: magister equituum, per la cavalleria, e magister peditum, per la fanteria., che potevano essere svolte da un unico soggetto, il magister utriusque militiate. Governo delle province: prefetto del pretorio che era, in Italia, il principale magistrato. Originariamente cerano 4 prefetti del pretorio (oriente, Illirico, Italia e uno per le Gallie), ma questultimo cess ben prima del 476. il pdp presiedeva alla amministrazione della giustizia, alle finanze, alla viabilit, al commercio e sorvegliava i governatori delle province. LItalia era divisa in 2 diocesi: una dipendente dal praefetctus urbis, che comprendeva i territori del sud fino a Firenze, e laltra dipendente dal vicarius Italiae, residente a Milano. Le diocesi erano divise in province, e le province (simili alle nostre attuali regioni), in citt o municipi, questi ultimi governati dalle curie municipali composte dai proprietari.

Sempre maggior importanza del Papa e dei Vescovi, per via del vuoto di potere che Imperatori poco abili crearono: il Vescovo diviene rappresentante e tutore della cittadinanza, tanto che molti preferivano far decidere le proprie controversie da lui, nella sua audientia, anzich dal tribunale pubblico. Nelle campagne ci sono contadini schiavi e altri liberi, o parzialmente liberi, come i coloni, che sono glebae adscripti, ossia costretti a lavorare sempre lo stesso campo e impossibilitati di abbandonarlo. I terreni agricoli erano per lo pi organizzati in fundi, con a capo la villa del padrone, con stalle, granai, frantoi. In Italia meridionale i territori legati ad una singola villa erano molto pi vasti, dando vita ai latifundi. GERMANI Alle origini erano per lo pi nomadi, poco dediti allagricoltura e molto impegnati nella guerra per poter conquistare le risorse necessarie per il loro sostentamento. Erano gruppi separati, che agivano per lo pi singolarmente, almeno fino a quando non sentissero una minaccia imminente che li costringesse a nominare un Re, o duce, e a combattere insieme, per poi nuovamente separarsi. Grande importanza degli aggregati gentilizi, quindi non solo della famiglia, ma anche degli aggregati pi ampi, le fare (simili alle gentes romane), che riuniscono i discendenti di un progenitore comune, e che avevano labitudine di spostarsi da luogo a luogo. Le Fare costituivano delle sorte di piccoli villaggi autonomi, e svolsero un ruolo fondamentale nel processo di insediamento dei Longobardi. Fara: costituita da famiglie unite dallagnazione. La famiglia nasce con il matrimonio, e comprende anche i semi liberi e i servi oltre a genitori, figli e fratelli. Il padre famiglia ha poteri diversi a seconda che si tratti di servo, moglie, figli, semi liberi o figli incapaci di combattere. Sui servi esercita la propriet, sulla moglie e sui semi liberi ha un potere per lo pi economico, sui figli non ancora in grado di impugnare le armi esercita una sorta di patria potestas, che, per, non si protrae fino alla sua morte o allemancipazione dei figli come nel diritto romano, ma cessa quando il figlio diventa abile a combattere. Commercio limitatissimo. Le terre erano ridistribuite ogni anno a seconda del numero di membri e della dignatio, in modo che non ci si potesse affezionare ad un terreno. No diritti reali, maggiore rilievo del possesso e del godimento. Il regno di Odoacre (476 d.C.) La crisi dellImpero era generale, da Oriente ad Occidente, solo che nel primo caso cerano ancora abbastanza uomini per difendere i territori. LOccidente inizi il suo declino con la sconfitta subita da parte dei Vandali in Africa e la conseguente perdita di parte della flotta e della Sicilia. A questa si aggiunsero le due spedizioni di Attila, di cui la seconda, vittoriosa, port al sempre pi diffuso potere di generali barbari sullItalia. Quando Oreste, capo della guardia imperiale, depose limperatore e fece nominare proprio figlio Romolo Augustolo insorse una gravissima questione tra Oreste e le truppe barbariche, che pretendevano di ottenere i territori nei quali erano stanziati, e il cui movimento era capeggiato da Odoacre il quale, grazie a un nutrito numero di Eruli espugn Oreste a Pavia e poi la capitale Ravenna, imponendo al Senato di inviare le insegne dellImpero dOccidente allImperatore dOriente Zenone, affinch ci fosse un solo imperatore. Zenone fu costretto a nominare Odoacre capo del Governo dItalia, e quindi suo sottomesso, e allo stesso tempo le truppe lo nominarono Re dei soldati barbarici. Odoacre fu molto poco influenzato dal fatto di essere rappresentante imperiale. Lesercito interamente composto da barbari, e diviene una pratica consuetudinaria quella del salgamum, ossia lesigere da parte dei soldati, poco pagati, una parte dei frutti prodotti nei territori di un proprietario. Pratica ritenuta abusiva in periodo imperiale e divenuta fatto normale. Non il territorio che conta, ma il gruppo etnico cui si fa riferimento, con gli Eruli si ha la personalit del diritto: ognuno segue il diritto del proprio popolo (viene meno il concetto di territorialit del diritto). Il suo fu un regno romano-barbarico perch non smantell quanto preesisteva, e anzi, fece s che antico e nuovo coesistessero.

Parallelamente la Chiesa inizia ad assumere un ruolo sempre pi fondamentale, istituzionale: si organizza in un ordinamento molto simile a quello dellImpero, con a capo il Vescovo di Roma, che, per, ancora considerato come primis inter pares rispetto ad altri Vescovi. Episcopi a capo delle diocesi sparse per tutto il territorio. I Vescovi con le audientiae amministravano la giustizia, soprattutto dopo che Giustiniano ne riconobbe la validit. Il regno degli Ostrogoti Zenone si accord con il capo degli Goti, il Re Teodorico, affinch scacciasse dallItalia gli Eruli di Odoacre. Odoacre perse due battaglie e si rifugi a Ravenna, che era molto ben difesa. Allora Teodorico giunse a patti con Odoacre, in modo che entrambi potessero esercitare il loro potere, separatamente sulle 2 popolazioni, insieme sullItalia, ma alla fine Teodorico fece uccidere Odoacre. C uno stretto rapporto tra Re ed Imperatore. I Goti riconoscono ai romani la personalit del diritto, ma un ruolo sociale inferiore al loro. Nel caso di problemi di giustizia tra Goti interviene il Comes Gotos, nel caso di problemi tra romani interviene lepiscopalis audientia del Vescovo. Per, per lo pi, i barbari furono Ariani, tranne i Franchi che, proprio per questo motivo, furono in stretti rapporti con la Chiesa. Contrasti tra romani, che coltivavano anche per i Goti, e Goti stessi, che erano i detentori della forza militare. Nonostante fosse stato perseguito un piano di hospitalitas, ci sono scontri. Da ricordare il fatto che, con il tempo, vengono messe per iscritto le consuetudini tipiche di un gruppo: cos nacquero la lex Visigotorum, la lex Burgundiorum e altre. Giustiniano invia due spedizioni per riconquistare lItalia. DOMINAZIONE BIZANTINA Giustiniano riusc a riconquistare la diocesi italiana e quella Illirica, ma non quella Gallica e la Spagnola. Il rinato impero dOccidente era, per, molto pi greco di quanto non fosse stato in passato, perch ad esso Giustiniano estese tutto il diritto dellImpero Romano dOriente (553 Pragmatica Sanctio su richiesta del Papa pro petitio Vigilii), ossia il Codex ( raccolta di frammenti di leggi pi importanti, dalla Legge delle XII Tavole agli editti imperiali passando per i senatoconsulti), il Digesto (o Pandectae, raccolta delle opinioni dei giuristi del passato, che Giustiniano raccolse e modific secondo le esigenze del suo tempo e in modo che fossero concordi. Raccolta di iurisdictio), le Istituzioni ( definizioni principali del diritto in modo da spiegarlo ai giovani) e le Novellae constitutionis, che insieme formavano il Corpus Iuris Civilis, composto tra il 530 e il 553. Se in un primo momento potere civile e militare riuscirono ad essere separati, con laumento della pressione esterna il potere fu per lo pi concentrato nelle mani del capo militare. Allinizio troviamo dunque appaiati lesarca (capo militare) e il prefetto del pretorio, il primo con compiti militari e di controllo del prefetto, il secondo con funzioni per lo pi legate alla raccolta dei tributi e allamministrazione della giustizia (infatti era il giudice supremo di tutte le controversie). Con il passaggio dei pieni poteri allesarca la funzione giuridica venne delegata ad un suo ministro, il consiliarius. Il Senato svolgeva sempre pi una funzione meramente rappresentativa, avendo perso quasi del tutto la funzione legislativa e di controllo. Roma era sempre pi tagliata fuori a favore di Ravenna. I TERRITORI BIZANTINI IN SEGUITO ALLINVASIONE LONGOBARDA Nel 568 i Longobardi entrarono prepotentemente in Italia, spinti dallavanzata di altre popolazioni barbariche, riuscendo ad impossessarsi di gran parte dellItalia centro-settentrionale, meno la zona di Ravenna, la zona costiera della Liguria, le Marche, un corridoio tra Ravenna e Roma (comprendente le due citt) e tutto il sud fatta eccezione per Benevento. Laddove i Longobardi non presero il potere, i Romani continuarono ad organizzarsi come prima, affidando o meno il potere civile al capo militare in base al rischio di attacco. In pi si assiste a un fenomeno in base al quale, a partire dalla Pragmatica Sanctio, le cariche pubbliche tendono ad essere rese ereditarie, in quanto costituite per elezione dei grandi della provincia. In generale le province italiane erano governate

dai duchi, duces, che ha il potere sulle forze militari e hanno il potere sui tribuni, che a loro volta hanno il controllo delle citt minori. Il diritto era quello Giustinianeo, mentre nel resto dellOccidente continu ad essere in vigore il Codex Teodosianus del 428 ca. e con esso il principio della personalit del diritto. Lentamente, per, i Longobardi si impossessarono di gran parte dei territori rimanenti, fatta eccezione per Roma, Venezia, Napoli, Gaeta e la Sardegna. Il Regno Longobardo cade, sotto lavanzata dei Franchi, nel 774, e i bizantini ne approfittano per riconquistare alcune zone del sud Italia, dovendo per abbandonare la Sicilia alloccupazione musulmana. I nuovi territori vennero riformati dal punto di vista amministrativo: vennero creati 2 temi, compartimenti pi piccoli delle antiche province, il tema di Longobardia, con capitale Bari, e il tema di Calabria, con capitale Reggio, comandati da 2 diversi strateghi. I temi svolsero un importante ruolo di controllo: il primo doveva controllare il Re Franco e i Longobardi di Benevento, il secondo invece la Sicilia e gli Arabi che ne erano a capo. Ogni tema era suddiviso in turmae, delle divisioni militari. Limmagine di un impero che sta rinascendo data dal fatto che, intorno al 1000, lImperatore dOriente istitu la figura del Catapano dItalia, dal quale fece dipendere sia lo stratega longobardo sia quello calabro. I bizantini non avevano quindi rinunciato alla riconquista dellItalia, ma dovettero arrendersi nel 1131 sotto lavanzata dei Normanni, che li cacciarono dalla Puglia e dalla Calabria ed entrarono anche nella musulmana Sicilia. La lotta iconoclasta Chiesa e Impero si trovarono spesso in attrito tra loro nei primi secoli del I millennio, per lo pi perch lImperatore voleva ingerirsi nelle cose spirituali. In compenso, per, la Chiesa si occup sempre pi di problemi della popolazione, e si schier in difesa di chi era minacciato dai Longobardi. Lelezione del Pontefice era per sottoposta al controllo imperiale. Ad un certo momento, per, larmonia si ruppe definitivamente per colpa del crescente influsso che, in Oriente, veniva esercitato dai monaci sopra la popolazione, soprattutto grazie alle ricchezze ottenute con la produzione di immagini sacre arricchite da pietre preziose, le icone. LImperatore Leone III, per porre fine a questo processo, proib il culto delle immagini, espropri numerosi beni ecclesiastici e ordin la distruzione di tutte le immagini. Ovviamente questi ordini sarebbero dovuti essere eseguiti anche in Italia, ma lesarca si trov di fronte la dura resistenza del popolo, favorita dalla presenza del Papa a Roma, il quale dichiar eretica liconoclastia e tutti coloro che ne prendessero parte; il papato entrava in netta collisione con limperatore. A Roma rimaneva un duce, ma questo non prendeva pi ordini dallImperatore, ma bens dal Papa, il quale divenne leffettivo sovrano di Roma, come gli fu solennemente riconosciuto da Pipino il Breve nel 750. Emblema di questo acquisto del potere temporale da parte del Pontefice fu la famosa donazione di Costantino, redatta in greco e latino, nella quale sarebbe stata contenuta la dichiarazione dellImperatore che, essendo guarito dalla lebbra grazie alla fede cristiana, riconosceva al Pontefice tutti gli onori dellImperatore e decideva di ritirarsi in Oriente, per non contrastare con il potere del Vicario di Dio. Ritenuta valida, la donazione si rivel un falso grazie agli studi di Lorenzo Valla nel XV secolo. I LONGOBARDI IN ITALIA Nel 568 inizi la conquista, non la pacifica occupazione come era avvenuto con i Goti, dellItalia settentrionale da parte dei Longobardi, la quale port radicali mutamenti della storia politica e giuridica dellItalia. I Longobardi, a differenza dei Goti e degli Eruli, crearono uno stato autonomo, non riconoscendo la sovranit dellImperatore e, soprattutto, non mantennero, come fatto dai precedenti occupanti, il diritto romano e le sue istituzioni. Sotto la guida di Alboino (il re veniva eletto dallassemblea solo per il periodo della spedizione militare in modo da razionalizzare lo sforzo bellico delle fare), i Longobardi entrarono da nord est e avanzarono conquistando tutto ci che non riusc ad opporre una forte resistenza (come Padova, Piacenza, Genova) arrivando fino a Milano, il che rese Alboino signore dellItalia settentrionale. In seguito anche il centro e il

meridione caddero, fatte pochissime eccezioni, in mano ai Longobardi (grazie ad Autari, Agilulfo, Rotari). Allinizio i Longobardi erano organizzati come tutti gli altri popoli germanici: nomadi, con il potere basato sulla forza, sulla capacit di combattere, con il controllo del capo che esercitato non su un territorio ma su un popolo. Non cera un ordinamento di diritto. Quello che contava era lesercizio della forza e il legame di sangue. Si aveva cos la vendetta familiare (la faida), che poteva essere evitata solo se la famiglia delloffensore dava alla famiglia delloffeso colui che aveva commesso il reato (responsabilit oggettiva della famiglia delloffensore, come oggi per la camorra). Alboino ebbe un regno molto breve, e subito i longobardi sentirono lesigenza di tornare al modello del Governo dei duchi, luno indipendente dagli altri, e si crearono pi di 30 ducati autonomi, e conseguentemente ci furono 10 anni di grande confusione (interregno). Per resistere alle minacce longobarde era allora necessario tornare alla forma monarchica (584), che rimase fino alla caduta del Regno (774). In 10 anni i longobardi si trasformano in un popolo legato al territorio. A capo cera il Re che riceveva ancora il suo potere dallassemblea ma che diveniva una figura stabile, al quale ogni duca (10 in tutto) doveva donare delle terre del proprio ducato, in modo che avesse un controllo globale, e che erano gestite dal gastaldo, un funzionario del re. Lassemblea del regno longobardo, lexercitus, si riunisce a Padova, elegge il Re, approva le leggi e ha funzione consultiva. Questa era originariamente composta da tutti gli arimanni, ossia da tutti gli uomini liberi capaci di combattere; le donne, i bambini e i vecchi non cintavano nulla. Lentamente, per, lassemblea di arimanni si trasforma in assemblea di notabili, relegando il popolo ad una funzione meramente passiva. Questo per via delle dimensioni del Regno, sempre pi grande, che rendevano difficile accorrere una volta allanno a Pavia. Aveva funzioni legislative, giudiziarie, consultive e nominava il Re. Il re era eletto ma scelto fra i membri delle famiglie pi eccelse, ma non , come per gli altri popoli germanici, sovrano di un popolo vagante, bens di un territorio ben definito (Rex Italiae) Il Regno rimase, tranne che per un brevissimo periodo in cui fu diviso tra due fratelli, unitario (lo stato non appare, come per i Franchi, un bene patrimoniale) I duchi, che una volta erano strettamente legati al popolo e quindi eletti da questo, vengono invece nominati dal re, legando il proprio potere al territorio che controllano. Lentamente, per, tendono a rendere la propria carica ereditaria e a staccarsi dalla volont del re. Il duca supremo capo politico e militare del proprio ducato. Nellesercito era a capo dei soldati che lui stesso forniva. una figura a met strada tra lantico capo germanico (per lindipendenza dal re) e il dux limitis dellesercito romano (per il potere sugli arimanni). Il gastaldo un funzionario del re che ha il controllo, politico e militare, delle terre che il re ha allinterno di ogni ducato: queste derivano dalla donazione che ogni duca fece al primo re longobardo dopo linterregno, Autari, dalle confische e dalle conquiste ottenute dal solo esercito del re senza laiuto delle milizie ducali. Il gastaldo amministra anche la giustizia. Il re crea intorno a s una vera e propria corte, con funzionari specializzati; alcune cariche prettamente germaniche e altre tipiche del mondo bizantino. Il pi importante era il Marpais, lo strator, che era il capo degli ufficiali di corte. Il maior domus era il responsabile degli approvvigionamenti, oltre ad altri funzionari (domesticii, ostiarii, deliziosi). A sua difesa personale cerano i comites, o fideles, in germanico gasindii, che offrivano la propria vita in cambio della protezione del re. Questi erano rinomati nel mondo germanico per la loro fedelt e il loro eroismo. Il re fa la pace e dichiara la guerra, a capo della polizia e della giustizia, ed a capo di un tribunale per cause di grande rilevanza (conflitti fra duchi..) Condizione dei romani sotto la dominazione longobarda Esistono due teorie opposte riguardo alla condizione dei romani allinterno dei territori conquistati dai longobardi. Bisogna sicuramente partire, per, dallindividuazione di tre differenti periodi cronologici: il primo, quello delle conquiste, vide un duro scontro tra le due popolazioni; in un

secondo momento, cessata la conquista, rimasero scontri dovuti alle differenze religiose; in seguito alla conversione dei Longobardi, infine, i Romani vennero sempre pi accettati allinterno del Regno, tanto che il re Astolfo divise i sudditi in proprietari e commercianti, intendendo con questultimo termine (negotiatiores), con gran probabilit, proprio i romani, i quali partecipavano attivamente anche alle pratiche militari. Per quel che riguarda le due tesi, va menzionata quella del Troya, il quale sostiene che i romani furono privati della libert e resi aldii, ossia semi-liberi, mentre contro di lui si trova lopinione di Carlo Federico de Savigny, il quale sostiene che i romani rimasero sempre liberi, salvo casi speciali, tanto da poter mantenere i loro ordini municipali. Entrambe le teorie sono soggette ad obiezioni: le prove a favore della seconda teoria appaiono infatti poco attendibili, mentre nel primo caso le prove sono suscettibili di una lettura che non dimostra lo stato di semi libert: tra queste una nella quale riportato che i romani erano costretti a dare 1/3 del prodotto ai longobardi, ma questa non appare pratica difforme rispetto al salgamum che gi da tempo era praticato dai militari nei confronti dei proprietari terrieri. In un secondo passo richiamato dal Troya si fa riferimento alla divisione dei populi adgravati, e lo studioso collega questo termine a quello di nobiles: in realt non si tratta di altri che i lavoratori della terra, che vengono divisi tra i longobardi poich vengono divise le terre a cui sono legati. Il diritto romano continuato sotto la dominazione longobarda? Il Troya giunge alla conclusione che i romani non conservarono le proprie leggi poich nessun riferimento esplicito fatto nelle leggi longobarde. Analizzando per gli atti giuridici longobardi, in particolare leditto di Rotari, si trovano elementi tipici del diritto romano, e non di meri rimasugli, ma di forze continuamente operanti (basti pensare al riferimento al diritto naturale). Si pu allora validamente ritenere che i romani abbiano conservato le proprie leggi. Quale diritto operava nelle relazioni tra romani e longobardi, e tra soli romani? In caso di controversie miste sicuramente il diritto longobardo, nel caso di discussioni tra romani difficile che unautorit longobarda si pronunciasse sulla base del diritto romano, e allora prende corpo lidea che in questo caso ci si rivolgesse al Vescovo per unepiscopalis audientia. Leditto di Rotari ebbe il compito di fissare le consuetudini del Regno Longobardo in modo da congelarle e renderle immodificabili; in questo modo possiamo conoscere i Longobardi. Tale editto venne fatto approvare dallAssemblea del popolo in armi dal re Rotari, che garant con esso il potere per il re di emanare editti, tanto da essere, per gli ultimi 100 anni del Regno, gli unici detentori del potere legislativo. Militarmente i Longobardi erano organizzati in fare, molto compatte nelle quali gli arimanni, legati dal sangue, combattevano con grande vigore. Col tempo, per, il modello dellesercito venne a mutare, tanto che alcune colonie militari longobarde vennero addirittura formate con gruppi gentilizii. I FRANCHI I franchi prima della venuta in Italia Lespansione del regno dei Franchi a tutta la Francia fu realizzata da Clodoveo, di dinastia Merovingia, il quale riusc anche a occupare la Svizzera settentrionale, che era in mano agli alemanni (496), assoggettando in questo modo numerosi Romani. In seguito si convert al cattolicesimo, il che fu fondamentale per il futuro dei Franchi: tutti gli altri popoli germanici erano, infatti, Ariani, e quindi in contrasto sia con i Romani sia con il Papato. I franchi ottennero, invece, il supporto della Chiesa nella costruzione del loro immenso regno, molto pi grande di un regno nazionale. La dinastia dei Merovingi si infiacch (re fannulloni) nellVIII secolo,e il potere venne esercitato di fatto dai maestri di palazzo, che erano due, ognuno con il potere su una parte del regno. Tra questi spicc la figura di Carlo Martello che riun le due cariche, sconfisse gli arabi a Poitiers (732) e fu assunto a Re di fatto. Fu poi suo figlio, Pipino il breve, a deporre lultimo re della dinastia Merovingia e a dare inizio a quella Carolingia sul trono del Regno Franco. Il regno franco

abbandon linfiacchimento dei maestri di palazzo merovingi, e inizi una politica di dominio che lo port allo scontro contro i Longobardi, sconfitti da Carlo Magno, definitivamente, nel 774. Ordinamento politico dei Franchi A capo c il Re, che non eletto dallassemblea e non ha poteri solo temporanei. Anzi, il trono ereditario e c una visione privatistica del concetto di sovranit, con un forte legame tra demanio pubblico e patrimonio personale del re. Per via di questo motivo il regno era diviso tra i successori, escluse le donne (legge Salica, anche se questa non ha un capitolo che riguardi il passaggio della dignit regia), proprio come se si trattasse di propriet del re, e non di qualcosa che veniva esclusivamente amministrato. Il re era circondato da una corte, sin dai tempi dei Merovingi, per molti aspetti simile alla comitiva romano-bizantina, in cui il ruolo principale era svolto dai comites palatini, ossia i fideles del re, gli amici fidati a cui il re assegna delle cariche e poteri locali sulle contee (comitati). Tra le cariche spiccava il cancellarius, divenuto poi maior domus e primo ministro al momento dellinfiacchimento della dinastia Merovingia. I Carolingi, che avevano svolto in passato il ruolo di maior domus, abolirono tale carica e costituirono i comites sacri palatii come capo supremo della corte e, soprattutto, supremo giudice. A differenza dei longobardi, i capi delle contee erano nominati dallalto, e non scelti dal basso (come per il primo periodo avveniva per i duchi). Da annoverare anche lApocrisario, supremo ministro del culto, occupato di tenere relazioni con la Chiesa. Al fianco del re si trovava lAssemblea, che aveva il compito di controllare loperato del re. Come per i Longobardi, anche i Franchi riunivano lassemblea una volta allanno, originariamente a Marzo, in seguito a Maggio, e di qui il nome campus Madii, in modo che fosse esercitato il potere legislativo, si deliberassero guerre e paci e venisse discusso dei principali problemi. Originariamente i partecipanti erano tutti gli uomini liberi in grado di combattere, ma in seguito, anche per i Franchi, lassemblea assunse caratteristiche di ristrettezza e aristocraticit. I provvedimenti legislativi erano i decreta o praecepta, emanati prevalentemente per volont del re o dellassemblea a seconda di chi avesse in quel momento pi rilevanza (nessuno dei due poteri era infatti assoluto). Elemento fondamentale del regno franco appare, allora, la vicinanza tra conti e re: il re voleva tenere vicino a s i propri uomini fidati e dava a loro il compito di controllare il territorio: allora li nominava conti, e donava loro grandi appezzamenti di terreni in cambio della loro fedelt e del controllo su di questi: nasceva cos, soprattutto con Carlo Martello e Pipino il Breve, il feudalesimo. I Franchi in Italia 774 disfatta Longobardi, per via del tradimento di molti duchi, che strinsero patti segreti con il Re dei Franchi. Carlo Magno assunse cos il titolo di Re dItalia oltre a quello di Re dei Franchi, cosa che non avvenne quando, in seguito, conquistarono i territori degli Alemanni o dei Bavari. Se in un primo momento Carlo non mut lordinamento, e mantenne uomini italiani, dopo una prima ribellione subito sedata, nomin, al posto dei duchi, conti francesi, dando vita al feudalesimo in Italia. Nella notte di Natale dell800 venne inoltre incoronato Imperatore da Papa Leone III, si ricostituiva, in questo modo, lImpero Romano. Carlo era gi da tempo Re dei Re (re del Re dei Longobardi, suo figlio Pipino, e re del Re dAquitania, suo figlio Lodovico), ma in questo modo si contrappose allImperatore dOriente e si faceva consacrare come dominatore dellOccidente, protettore della Chiesa Cattolica e benefattore del Papato. Banno e Mundiburdio regio Il re dei Franchi, poi Imperatore, aveva alcuni strumenti speciali grazie ai quali poteva garantire la stabilit del suo potere: il principale era il banno, ossia la facolt di colpire con una pena pecuniaria

chi contravvenisse ai suoi ordini: esistevano diversi tipi di banno: eribanno, contro chi non rispondeva allinvito di presentarsi allesercito o che ne turbava lordine; banno della pace, contro tutti coloro che turbassero la tranquillit dei luoghi ove si svolgevano i giudizi; banno di tutela, in modo da punire chi turbasse gli indifesi; banno a favore della Chiesa, in quanto questa era protetta dallImperatore; banno della pace del Re, per garantire la tranquillit dei luoghi strategici. Vi erano poi le lettere di mundiburdio, protezioni speciali che il re garantiva attraverso delle lettere spedite dalla sua cancelleria in modo da considerare come offensori diretti dellImperatore tutti coloro che avessero offeso il protetto. Il Re aveva poi la possibilit di attuare la ius evocationis, ossia di far decidere a un tribunale di Corte determinate cause particolarmente rilevanti: tale strumento venne sempre pi degenerando, e per questo motivo le odierne costituzioni prevedono linamovibilit dal giudice naturale. Certe persone avevano anche il diritto allo ius reclamationis, una sorta di appello nel caso si ritenessero ingiustamente colpiti da una sentenza dei duchi. Lultimo potere dellImperatore la tuitio della Chiesa, ossia il controllo e la protezione di tutto lordine ecclesiastico: se da un lato lImpero garantiva la stabilit del Papato, in quanto la visione era quella di un Impero nato per attuare in terra la citt di Dio (nei limiti delle possibilit umane), daltro canto lImperatore controllava le nomine di tutte le maggiori cariche ecclesiastiche, e in particolare quella del Papa, e aveva il compito di sorvegliare il patrimonio ecclesiastico, dovendo acconsentire ad ogni atto amministrativo. La tuitio si trasforma allora in una vera e propria ingerenza. In cambio di tutto ci Carlo Magno venne incoronato dal Papa, cos da consacrare lImpero, e i suoi deboli discendenti, che non riuscivano a legittimare il proprio potere autonomamente, poterono trovare nella consacrazione papale un ottimo strumento legittimante. Il Regno dItalia Nel 774 Carlo Magno vinse gli ultimi re longobardi e assunse il titolo di Rex Francorum et Longobardorum. In seguito ad una improvvisa ribellione, per, il titolo venne mutato in quello di Rex Italiae. In questo modo il Regno dItalia andava ad equipararsi al Regno della Francia occidentale e dellAquitania e della Francia orientale, autonomo ma con un sovrano direttamente dipendente dallImperatore. Per certi tratti abbiamo Re indipendenti, mentre in altri periodi lImperatore riveste anche la carica di Re dItalia, che poi si tramuter in attributo stabile dellImperatore a partire dal 1012. Il Regno comprendeva lItalia settentrionale fino alla Toscana e a Bologna nellEmilia Romagna. La capitale era, come al tempo dei Longobardi, Pavia, ma molto spesso il Re risiedeva a Ravenna, in particolare gli Ottoni. Era comunque a Pavia che si trovava la camera regia, ove si raccoglievano i proventi, e dove risiedevano i grandi ufficiali, come il comes sacri palatii. Amministrazione locale I duchi longobardi vengono sostituiti con i conti, i comites, i fideles del Re. Carlo Magno, infatti, introdusse in Italia lordinamento franco: a capo dei territori si trovavano, dunque, funzionari del re. Il conte riunisce il potere militare, amministrativo e giudiziario, detenendo la quasi totale giurisdizione nel suo territorio. I gastaldi sono spesso sotto la sua diretta dipendenza. Nei territori di confine, minacciati sia dal duca di Benevento, che voleva vendicare i Longobardi, dagli Arabi e dai Bizantini, il Re assegn territori pi ampli ai Mark-Graf (conte del confine), i marchesi, i quali, grazie alla maggior estensione territoriale, potevano contare su un maggior numero di soldati. Da Carlo Magno venne creata anche la figura del visconte, che sostituiva il conte il caso di sua assenza. Il collegamento tra amministrazione locale e provinciale era, come nel Regno franco, affidata ai missi dominici, gli occhi e le orecchie del re, che erano sempre in coppia, almeno fin verso la fine della dinastia Carolingia, quando la carica, invece di essere attribuita dallImperatore di volta in volta a conti o marchesi, venne stabilmente assegnata da Carlo il Calvo ai vescovi. In questo modo i

vescovi erano gerarchicamente superiori ai conti e ai marchesi, perch ne controllavano loperato. A volte nelle citt troviamo dei giudici locali, gli iudices civitatis, che aiutavano il conte nellamministrazione della giustizia. IL FEUDALISMO Nuovo assestamento sociale che ebbe grandissima importanza per i destini dellEuropa Occidentale, a partire dal IX secolo fino alla fine del XVIII, se non oltre. La nascita del regime feudale quindi da attribuire alla dinastia Franca, e in particolare alloperato di Carlo Martello, il quale se ne serv per potersi garantire la fiducia e lapporto dei comites. Tipicamente francese, questo modello di organizzazione sociale venne introdotto anche nellItalia settentrionale, giungendo in quella meridionale solo con la conquista Normanna; da ci si capisce che, sebbene lItalia fosse propensa ad accogliere il feudalismo, senza lintervento dei conquistatori, molto probabilmente questo non sarebbe mai stato introdotto. Gli elementi del feudalismo sono prevalentemente di tre tipi: un elemento personale, ossia la commendazione, con la quale un vassallo promette fedelt al signore in cambio di protezione; un elemento reale, il beneficium, ossia la concessione a titolo gratuito, e allorigine revocabile, di terre fatte dal signore a chi era gerarchicamente inferiore; limmunit, che dapprima era solo negativa, ossia unaffrancazione delle terre dagli oneri pubblici, ma che in seguito divenne positiva, ossia fonte di privilegi per il vassallo. La commendazione Lorigine della commendazione da individuare nellintreccio di una tradizione dellultimo periodo romano e di uno tipicamente germanico. A Roma, negli ultimi tempi, data la condizione di incertezza e di perenne pericolo, nacque labitudine per i poveri e i deboli di porsi sotto la protezione dei potenti: tale fenomeno, chiamato clientela, ovviamente, non si arrest al momento delle invasioni barbariche, ma, anzi, si intensific dato il crescente rischio. Cos i dignitari, i grandi proprietari terrieri del Regno Franco, fossero Germani o Romani, avevano i loro clienti, che presero il nome di amici e che vivevano nelle case dei signori e venivano mantenuti in cambio di alcuni servigi. Legato alla tradizione Germanica era, invece,lo stretto legame di fedelt che nasceva tra il Re, o un potente, e persone, liberi o schiavi, che si legavano a lui in un vincolo di assoluta dedizione, obbligandosi a prestar qualunque servigio, il pi delle volte di tipo militare. Erano questi i vassi, nel Regno Franco, e i gasindii, nel regno longobardo e negli altri regno germanici. Ci che fece passare il rapporto da qualcosa di privato alla sfera del diritto pubblico fu lazione di reperimento di fedeli che Carlo Martello comp nel momento in cui si trov a dover scalzare la dinastia Merovingia. Si distinguono due tipi di fedeli: alcuni, i ministri, rimanevano infatti a corte, e avevano un ruolo piuttosto modesto, altri, invece, ottennero terre, specialmente ai confini, che potevano liberamente amministrare. Nasceva in questo modo la nobilt feudale, con rapporti che si andarono sempre pi infittendo mano a mano che la situazione politica si complicava. Lomaggio vassallatico si prestava ponendo le proprie mani giunte tra le mani del signore, e, specialmente ai tempi di Carlo Magno, cera anche un giuramento di fedelt da pronunciare. Lelemento personale era, allorigine del feudalismo, fondamentale. Il criterio sulla base del quale avveniva la commendazione non era meritocratico, ma la preferenza che il Re, poi lImperatore, nutrivano nei confronti di un determinato soggetto piuttosto che di un altro. Il beneficium Il beneficio, ossia la cessione di terre da parte del potente a coloro che gli stavano vicini, un istituto che affonda le sue radici nel mondo romano: i patroni erano infatti soliti ricevere da parte dei clienti delle lettere di preghiera (precaria) dalle quali veniva invitato a concedere beni. Altre

volte, invece, era il patrono che riceveva dai clienti dei beni in modo che li difendesse, per poi essere restituiti. Tale modello si estese ai franchi fino a diventare fondamentale per il loro ordinamento sociale: sebbene in origine vassallaggio e beneficium fossero due istituti separati, con il tempo tendono sempre pi a coincidere, e in particolare si ha un incremento deciso del numero di vassi beneficiari con la conquista del titolo di Re da parte di Carlo Martello: il beneficio venne allora visto come la concessione, revocabile, di beni immobili per far s che i cavalieri potessero mantenere cavalli e servi necessari per garantire la sua presenza sul campo di battaglia. Il beneficium era, sebbene precario, vicino alle concessioni di terre che venivano fatte ai milites limitanei, in quanto in entrambi i casi si tratta di una sostituzione dello stipendio. Concedere il beneficio si tramut in una sorta di obbligo per il Re, tanto che Carlo Martello dovette addirittura assegnare territori appartenenti alla Chiesa, che erano stati donati dai Merovingi, dando vita alla secolarizzazione dei beni ecclesiastici. Le immunit Listituto dellimmunit risale, anchesso, al periodo romano, quando alcuni soggetti erano esentati dallobbligo tributario. Nel Regno Franco grande importanza ebbero limmunit dei beni ecclesiastici e della res privata imperiale. Dapprima tali immunit erano solo negative, impedendo che qualcuno facesse, ma ben presto si trasformarono in positive, in quanto lasciavano la possibilit di eseguire tali azioni esclusivamente al proprietario del fondo. Sono da ricordare, tra tutte, lintroitus (divieto per i funzionari regi o imperiali di entrare nei beni dellente privilegiato); lexactio (fare esazioni) e la districtio (possibilit per i pubblici ufficiali di esercitare atti di esecuzione di sentenze o costringere a presentarsi in giudizio). Solo i signori privilegiati potevano, allora, riscuotere i tributi e rendere giustizia sostituendosi agli ufficiali regi o imperiali. Se si pensa, poi, che la maggioranza dei territori dati n beneficio ai vassi provenivano dal patrimonio personale dellImperatore, o ancor pi frequentemente, dai beni della chiesa, si capisce quale fu limportanza delle immunit nellordinamento feudale. Sulla terra immune si esercita il potere del signore titolare. Diffusione del feudo e mutamento del suo carattere La concezione patrimoniale del potere tipica del Regno Franco e la frammentazione della sovranit, avvenuta proprio a causa del primo elemento, furono in grado di assegnare al ruolo del feudatario unimportanza molto pi ampia di quella che, altrimenti, avrebbe ricoperto. Le lotte tra i discendenti di Carlo Magno per ottenere il potere, portarono infatti alla lotta per potersi accaparrare pi fedeli possibili, e quindi alle conseguenti grandi cessioni di terre: in questo modo ogni feudatario diventa un piccolo sovrano che riconosce sempre meno lautorit centrale, concepisce il vincolo come un contratto con diritti e obblighi ben precisi e tende a rendere il proprio potere ereditario. Introduzione del feudo in Italia Bisogna ricordare che il modello vassallatico non fu una prerogativa regia, ma che tale schema caratterizz anche lordinamento ecclesiastico. La complicazione dellordinamento feudale porta a un regime di particolarismo giuridico senza precedenti. In Italia lImperatore, Carlo Magno, ripete a favore dei suoi fideles quello che era avvenuto in Francia, secolarizzando i beni ecclesiastici come aveva gi fatto il padre Carlo Martello. La pratica franca si diffuse rapidamente anche ai territori sotto il controllo longobardo, ma con qualche differenza, come si vedr in seguito. Al fianco dei grandi vassi si ha lestensione di questo modello ai grandi signori ecclesiastici i quali iniziarono a circondarsi di milites. I Vescovi sarebbero poi diventati, soprattutto con gli Ottoni, fondamentali per lesercizio del potere, soprattutto perch si riteneva di porre rimedio, in questo modo, allereditariet del beneficio. Lentamente i signori feudali riescono ad ottenere di poter essere a capo delle milizie fornite dai propri sudditi, divenendo capitani nati della loro gente (anche gli ecclesiastici a volte comandavano le truppe), tanto che conti e marchesi iniziarono a vedere nei

territori sotto il loro controllo non una concessione temporanea, ma un emolumento per la carica ricoperta e quindi come patrimonio personale soggetto a successione a favore dei propri figli. Uffici pubblici come quelli di conte e di marchese divengono allora retaggio di famiglie feudali: ognuno presiede il proprio territorio, esercitando il potere militare, amministrativo e giuridico sui sudditi e sui liberi che abbiano l dei territori. Ad un certo punto si arriva alla creazione del famoso schema piramidale del feudalismo, in quanto il Re aveva i propri vassi, i duchi, i marchesi e i conti, che a loro volta avevano valvassori e valvassini in gran numero (interpretazione in senso vassallatico anche delle cariche pubbliche). Elemento che modifica decisamente la concezione del privilegio feudale la sua ereditariet, diffusasi dapprima come pratica di fatto e poi di diritto: se in origine il beneficio non era ereditario perch legato alle qualit di chi lo riceveva (e allora non si poteva sapere se il figlio avrebbe avuto le stesse doti del padre), in seguito i grandi signori, da cui dipendeva la stabilit del Regno, pretesero di ottenere lereditariet, finch i re non poterono pi opporsi e Carlo il Calvo, nel Capitolare di Quercy, dell877, (prima della guerra contro i Normanni) prese delle disposizioni per la conservazione dei benefici dei conti morti in guerra a favore dei loro figli: anche se non resa ufficiale, lereditariet dei feudi maggiori veniva accettata; per quel che riguarda lereditariet dei benefici minori, ossia di quelli concessi ai vassalli dei vassalli, se ne ebbe il riconoscimento solo nel 1037 con il decreto de beneficiis dellImperatore Corrado II, che fu emanato per assicurare allImperatore la fedelt dei vassalli minori anche contro la volont dei vassalli maggiori. In questo modo, allinizio dellXI secolo, si formava il sistema feudale nella sua completezza. Era ormai venuto totalmente meno il rapporto personale che era stato alla base della nascita del feudalismo. Feudo franco e feudo longobardo Il feudo in Italia si and a confrontare con la tradizione tipicamente longobarda del primato non dellindividuo, ma del nucleo familiare, e per questo motivo si trov ad essere mutato: il rapporto non pi tra il signore e il vassallo, ma tra il signore e il casato: si capisce dunque come mai in Italia, ancora prima di Quercy e del decreto de beneficiis, il privilegio feudale fu considerato un bene ereditario che poteva essere trasmesso da chi laveva ottenuto ai propri discendenti, in quanto parte del patrimonio della famiglia (come i bottini di guerra). Nel territorio romano-bizantino linfluenza del feudo si fece sentire soprattutto nel periodo degli Ottoni, ma, dato che per lo pi i territori erano di propriet ecclesiastica, e che ufficialmente tali beni non potevano essere dati come feudo, si preferiva parlare di carre enfiteutiche o di terzo genere. Nel territorio romano-bizantino si assiste allora al riavvicinamento tra enfiteusi e feudo. In Italia meridionale il feudo fu esteso dai Normanni quando arrivarono ad inizio X secolo dal nord della Francia, dichiarandosi vassalli dei principi longobardi e istituendo, a loro volta, altri vassalli minori. Cera cos differenza tra i feudi iure Longobardorum e i feudi iure Francorum ,come quelli introdotti dai Normanni in meridione. Le consuetudini feudali tipiche del modello longobardo furono raccolte nei libri feudorum, inseriti nellultima parte del Corpus Iuris Civilis dai glossatori. Effettive differenze: il feudo del regno dItalia denominato longobardo per via del suo grande sviluppo nellex territorio occupato dalla popolazione germanica: in questo feudo lelemento personale del tutto soppiantato dallelemento reale, patrimoniale: il feudo , infatti, alienabile, divisibile e trasmissibile anche per linea femminile. Il feudo franco, o imperiale, si basava invece sullelemento personale, era indivisibile, inalienabile e intrasmissibile in via femminile. Indole del feudo: rapporti tra signore e vassallo Il rapporto feudale si trasforma sempre pi in contratto feudale, con signore e vassallo che hanno obblighi e diritti sempre pi ben definiti.

Il vassallo ha un diritto di carattere reale sul feudo, molto vicino alla propriet, mentre il signore ha un potere che ricorda la sovranit: si parla allora di potere diviso, tra dominio eminente, o diretto, spettante al signore, e un dominio utile che spetta al vassallo: al vassallo spetta allora il pieno godimento effettivo, mentre il signore aveva solo dei poteri di carattere pubblico di fronte al vassallo, come quello di consilium et auxilium, ossia di farsi dare aiuto nel caso di guerra e di aver da lui consiglio. In pi poteva, in caso di fellonia, di assalto ai propri castelli, di uccisione di parenti prossimi commessi dal vassallo, sciogliere il vincolo. I rapporti tra signore e vassalli vengono formalizzati del decreto de beneficiis di Corrado II il Salico nel 1037, con il quale si proteggevano direttamente i vassalli minori, anche contro gli abusi dei signori: i signori maggiori, duchi, conti, marchesi, vescovi, potevano infatti privare il vassallo del beneficio solo per certa et cunvincta culpa, sulla base di un giudizio formulato da un tribunale di pari (del vassallo) in contraddittorio con il signore, o davanti allImperatore o davanti al messo imperiale. Per consuetudine (per lo pi assenza di qualunque documento scritto) erano anche stabiliti i casi in cui il vassallo potesse abbandonare il signore, quando questi avesse cercato di ridurlo in schiavit, se avesse insidiato alla sua vita, se lavesse minacciato con la spada, o altro. Un ulteriore problema che venne affrontato dagli Imperatori fu quello della possibilit di alienare e dividere il feudo tra gli eredi da parte dei vassalli senza il consenso dei signori: contro tali abusi si schier Federico Barbarossa durante la Dieta di Roncaglia nel 1158, ma a nulla servirono questo intervento o altri successivi. Un merito di questa legge fu quella di assegnare un organo giudicante ad ogni tipo di controversia: tra vassalli dello stesso signore avrebbe deciso il signore; tra vassallo e signore avrebbe deciso una curia di pari. Tra le caratteristiche di ogni feudo cerano poi particolari obblighi che il feudatario era tenuto a rispettare, degli aggravi speciali, di 44 tipi diversi, che variavano da feudo a feudo: cerano cos i feudi in capite, che erano quelli concessi da un sovrano (Imperatore, Papa, Re di Sicilia) e gli unici nei confronti dei quali il sovrano avesse poteri effettivi, i feudi ecclesiastici (concessi ad o da una chiesa), i feudi nobili (dei quali erano possessori dei milites), gli ignobili (dei quali potevano essere possessori anche membri che non fossero milites), che determinavano se un feudo fosse proprio (se aveva tutti i requisiti ordinari obblighi di fedelt, milizia,giurisdizione, carattere ereditario) e improprio (che mancavano di uno o pi). Vi era poi il feudo ligio, nel quale si creava un cos stretto rapporto tra signore e feudatario, che questultimo era costretto a servire il primo contro tutti, anche contro i propri parenti. Organizzazioni commerciali ed artigiane nellalto Medioevo In et romana vi erano i collegi di coloro che esercitavano un mestiere, al quale bisognava essere iscritto per poterlo esercitare. In epoca medievale questa situazione era ancora ben presente nei territori romano-bizantini, mentre appare un po pi offuscata in quelli longobardi, per poi tornare in epoca tardo Carolingia e Sassone. A Napoli, Roma, Ravenna, citt non cadute sotto il controllo longobardo, troviamo dunque dei collegia, o corpora, i cui partecipanti hanno il privilegio desercizio della loro professione, ma non pi lobbligo di esercitarla, come nei collegi romani: ci che importa maggiormente lattenzione rivolta verso leducazione di garzoni e la cessazione dei vincoli ereditari. In et Carolingia troviamo, invece, i ministeria, a capo dei quali stavano i magisteri, i partecipanti dei quali avevano il privilegio desercizio e lobbligo di contribuire al tesoro regio. Erano organizzazioni di ordine pubblico, perch sotto il diretto controllo di un funzionario del re, e comprendevano commercianti che, comunque, non perdevano la loro libert. LItalia meridionale longobarda In Italia meridionale, e in particolare nel Ducato di Benevento, diviso tra principato di Benevento e di Salerno, il Duca, invece di assumere il titolo di re al momento dellinvasione franca, si proclam Summus Princeps Longobardorum, avendo tra i propri intenti quello della difesa dei longobardi

scampati alla conquista franca. In questi territori troviamo, parzialmente modificati, le stesse istituzioni che avevano caratterizzato il Regno Longobardo: a capo non c il re, ma il principe, uno per ogni principato, ad ognuno dei quali affiancata unAssemblea, sulla scia dellantico exercitus, che per ormai composto da ricchi ecclesiastici e notabili. Il principe detentore del potere legislativo, giudice supremo e capo militare. Lassemblea ha invece il compito di nominare un successore, e gestisce insieme al principe il potere legislativo. anche presente una corte, il Sacrum Palatium, che ha lo scopo di assistere il principe e di curarne lamministrazione dei beni, della quale fanno parte, come avveniva gi nel Regno, diversi funzionari, ognuno con compiti diversi. Gli ordinamenti degli stati romanici Lentamente dei territori si staccarono dallImpero romano dOriente e si costituirono come stati autonomi, detti stati romanici, tra cui il pi importante fu sicuramente Venezia. Questa nacque riunendo tra loro molte piccole isole, e ottenendo dai Franchi la possibilit di battere moneta, e quindi lautonomia, che conservarono anche quando lImpero orientale riacquist grande vigore. Amalfi fu un altro di questi stati, prima assoggettata dai longobardi e in seguito, 839, in grado di liberarsi dalloccupazione e di costituire un proprio ducato. Percorso simile fu quello della Sardegna, originariamente assoggettata a Bisanzio, che per se ne stacc nel momento in cui lImpero Orientale perse il predominio sul mare. A nulla servirono i tentativi del Papa di farla ricadere tra i propri possedimenti. Roma ebbe una storia ancora pi ardua da definire: infatti non solo bisogna analizzare lordinamento interno della citt, ma, in particolare, i rapporti tra Roma e lImpero, ossia tra il Papa e lImperatore. Prima dellincoronazione ad Imperatore di Carlo Magno, il Re dItalia non aveva nessun tipo di supremazia nei confronti di Roma, ma, in quanto Imperatore di un Impero Sacro, era implicito che fosse sovrano del mondo Cristiano e che la Chiesa dovesse essere sotto la sua protezione, e Roma la sua sede ideale. Ludovico il Pio prese per accordi tali per cui lImperatore non sarebbe intervenuto che per contrastare violenze e oppressioni, non ingerendosi nella nomina del Papa, ma solo su coloro che amministravano la giustizia. Ad un certo punto sembra che lincoronazione da parte del Papa sia addirittura lunico modo per legittimare degli Imperatori molto deboli, e che lImpero sia sotto la protezione del Papato. Tutto cambia con la dinastia di Sassonia, la quale intervenne in maniera sempre pi massiccia sia nella nomina del Papa sia nellamministrazione di Roma, con la presenza costante di prefetti imperiali. La caratteristica quasi unica di Roma era, ovviamente, la presenza di una nobilitas costituita quasi esclusivamente da ecclesiastici, che non solo faceva parte della corte pontificia, ma che prendeva parte allamministrazione della societ. In pi rimaneva, come solo accadeva a Costantinopoli, un Senato, composto dai membri delle famiglie pi facoltose, che svolgeva prevalentemente compiti di assemblea giudiziale. La lotta per le investiture Tra il XI e lXI secolo la Chiesa si trov in una condizione di forte debolezza nei confronti dellImpero: gli Imperatori avevano infatti trovato come rimedio allereditariet dei feudi quello di investire delle cariche pubbliche, e conseguentemente di grandi ricchezze, i Vescovi che, almeno ufficialmente, non avrebbero potuto avere eredi. Era per necessario che tali uomini fossero uomini di loro fiducia, e per questo motivo lImperatore si inger sempre pi nella nomina dei Vescovi, tanto che era lui, dopo aver approvato lelezione, a donargli lanello, simbolo del potere spirituale, e il bastone, simbolo del potere temporale. Frequenti erano i casi di corruzione e di abusi, e, soprattutto, di simonia, ossia di acquisto delle cariche ecclesiastiche da parte di laici. Inoltre gli Imperatori riuscirono anche a far nominare Pontefici di proprio gradimento, in modo da avere un controllo quasi totale della Chiesa oltre che dellImpero. Se per un po tutto ci fu accettato, a partire dal Concilio di Sutri, del 1059, la Chiesa, e in particolare Papa Gregorio VII, decisero di

porre fine a queste pratiche, stabilendo che lelezione del Pontefice sarebbe stata riservata al collegio dei cardinali (e non pi con la partecipazione del popolo di Roma, che aveva solo pi il diritto di acclamazione), per poi estendere tale novit anche alla nomina dei vescovi (in seguito alle teorie della sempre pi importante dottrina Cluniacense) Lo scontro pi acceso vide gli Imperatori Enrico III, IV e V pronti a tutto pur di riottenere i propri privilegi, tanto da arrivare a nominare degli antipapi pretendendo di deporre Papi eletti secondo il metodo introdotto a Sutri. Un ruolo fondamentale per la risoluzione del conflitto fu svolto dalla Contessa di Toscana Matilde, che in origine fu fedele alleata del Papato (basti ricordare lepisodio di Canossa con Enrico IV), ma in seguito si riavvicin allImperatore, Enrico V portando il conflitto ad una conclusione che accontentasse entrambe le parti, e in particolare la Chiesa. Nel 1122 fu infatti stipulato il Concordato di Worms tra lImperatore e i legati Pontifici, composto di due parti: nella prima lImperatore, Enrico V, rinunciava alla Chiesa romana, allinvestitura del Papa e di tutti i vescovi nelle Chiese dellImpero; si impegnava inoltre alla restituzione di tutte le terre sottratte. Nella seconda parte il Papa Calisto II concedeva allImperatore che nel Regno Teutonico le elezioni dei vescovi si facessero in sua presenza e che egli investisse simbolicamente i vescovi donando loro lo scettro. La rinascita dellanno mille DallXI secolo si ha una rinascita culturale, giuridica e morale (arti del trivio e del quadrivio, riforma gregoriana Dictatus Papae sulla base delle teorie dei monaci di Cluny contro la simonia e il decadimento morale della Chiesa) che migliora decisamente le condizioni della popolazione. Oltre alla nuova economia di mercato che si sviluppa grazie al ruolo sempre maggiore svolto dal mercato della citt (superamento delleconomia curtense), quello che interesse come in Italia si assista alla rinascita della scienza del diritto, con la rinascita della figura del giurista e il recupero del diritto scritto e del ragionamento. Le universit medievali (da universitas studentium, oggi universitas studiorum) Rinascita dello studio e della conoscenza del diritto romano: viene sempre pi abbandonato il diritto consuetudinario, perch si diffonde lidea che solo di fronte ad un testo scritto si possano fare riflessioni e ragionamenti. Scientia iuris: riemerge la scienza del diritto con lo studio di testi che per secoli erano stati inutilizzati: riscoperto il Digesto, che va ad aggiungersi al Codex e alle Insitutiones, che non erano mai stati abbandonati: viene citato nel placito di Marturi. Viene cos ricostruito il Corpus Iuris Civilis: il Digesto viene infatti diviso da Irnerio (caposcuola dei glossatori di Bologna) in tre parti: Vetus (1-22), Infortiatum (22-38, detto cos perch ha rafforzato le conoscenze precedenti) e Novum (38-50), ai quali si aggiungono il Codex (solo i primi 9 libri) il Volumen (gli ultimi 3 libri del Codex), le Insitutiones, le Novellae, le Costituzioni Imperiali Medievali, la Pace di Costanza e la Lombarda. Nasce cos la scuola di Bologna, che forma ununiversitas di studenti iscritti che seguono le lezioni di Irnerio: egli legge i testi e poi li commenta e gli studenti, alcuni dei quali daranno poi vita ad altre scuole, glossano, ossia commentano. Tra i successori di Irnerio vanno ricordati i quattro dottori: Bulgaro e Martino (i due pi importanti), Jacopo e Ugo, che continuano con il metodo del maestro, e alle cui lezioni partecipano studenti di tutte le parti dItalia. Il diritto rinasce perch nasce un nuovo modo di avvicinarsi al diritto: non pi il capo politico che, secondo le consuetudini, emana il diritto, ma sono i tecnici che, esperti, affiancano i signori e i giudici con il loro consilium sapientiae. In particolare bisogna ricordare le summae, ossia le raccolte delle opere dei giuristi: tra queste in particolare la Summa codicis di Azzone e la Magna Glossa di Accursio (nella quale raccolse tutto il lavoro dottrinale dei glossatori sui testi del diritto giustinianeo). Oltre allUniversitas di Bologna nacque anche quella di Padova, in seguito a un contrasto tra alcuni studenti di Bologna e la citt, portando con loro alcuni maestri. In seguito si ebbero addirittura i riconoscimenti papali o imperiali,

oltre che la nascita di altre universit, come quella di Napoili per volont di Federico II, la prima fondata da unautorit pubblica (1224) La riforma del diritto canonico 1057, concilio di Sutri: riforma dellelezione pontificia. Viene riordinata la Chiesa e, con essa, il diritto ecclesiastico: era da sempre una cultura scritta, anche quando lorganizzazione civica si basava sulle consuetudini. Nel 1140 ca. c il Decretum Gratiani, il Decreto di Graziano, originariamente chiamato Concordia discordantium canonum, nel quale riun in un unico testo tutte le regole giuridiche che conosceva relativamente alla Chiesa: raccolta ad uso privato con collegamenti e commenti (dicta e palese), che per venne assunto dalla Chiesa come base del diritto canonico fino al 1917. si pu quindi dire che sia stato Graziano, riordinando i testi (e di qui il titolo di concordia tra i canoni che sono discordanti), a fondare il diritto canonico: si tratta di 3 libri, divisi per argomento, nei quali sono contenuti tutti i documenti relativi alle diverse parti dellordinamento canonico. Il nome di decretum Gratianii fu assegnato qualche decennio dopo proprio per sottolineare limportanza di questa che era nata come raccolta privata e che diviene fonte primaria di tutto il diritto canonico. Circa 100 anni dopo, nel 1234, Papa Gregorio IX decide di raccogliere le norme successive al decretum Gratianii nei Decretales, divisi in 5 libri (chiamati anche libri extra perch contengono ci che non contenuto nel decretum). Bonifacio VIII verso la fine del XIII secolo compone il liber sextus, e nel 1517 viene redatto da J. Chappuis il Corpus Iuris Canonici (comprendente il decretum Gratiani, i Decretales e il liber sextus), che si contrappone al Corpus Iuris Civili di Giustiniano (rivisitato dai glossatori), e che fu elemento fondamentale del diritto comune fino alla rivoluzione francese, che ne limit la rilevanza allambito religioso. Infatti il Corpus Iuris Canonici regolava istituiti che il Corpus Iuris Civilis non regolava, come il matrimonio, le eresie, lo stato civile. Era quindi elemento fondamentale dello ius comune: se i due corpi erano tra loro in disaccordo intervenivano allora i commentatori: chi volesse conoscere bene il diritto doveva laurearsi in utriusque ius. I COMUNI La rivoluzione dellanno 1000 porta alla nascita di un nuovo centro di sovranit, i comuni, profondamente differenti dalle campagne e dai borghi rurali tipici del periodo precedente; al loro interno infatti troviamo, oltre ai contadini, anche commercianti e artigiani. I cives formano, autoorganizzandosi e gestendo in proprio problemi comuni come quelli della difesa, delle universitas, la comunit dei cittadini, che fanno riemergere i comuni sia economicamente, sia socialmente sia, soprattutto, politicamente. Elemento che diede impulso a questo processo di autogoverno fu, molto probabilmente, la presenza di un vescovo con grandi poteri a capo della comunit, il quale tendeva a coinvolgere i cittadini; senza dubbio fu per anche fondamentale lassenza prolungata degli Imperatori dal suolo italico per un lungo periodo (dalla morte di Enrico V allinvestitura di Federico Barbarossa), a causa delle difficili condizioni sociali tedesche che richiedevano una presenza stabile dellImperatore. Sia lorigine sia la struttura dei vari comuni, in particolare in Italia, varia per profondamente da uno allaltro. Ci che hanno in comune , sicuramente, il tentativo di combattere lidea di monarchia universale e di autoregolarsi sotto pi aspetti possibili. Sorti sia in territorio romano-bizantino, sia in territorio carolingio, i comuni portarono a un grande sviluppo del diritto marittimo, commerciale e anche pubblico, creando vari tipi di stato comunale governati o da unaristocrazia commerciale, o da una borghesia di piccoli commercianti ed artigiani o, in altri casi, da capi unici che, esponenti di una parte cittadina, agiscono come unici sovrani. Uno dei due elementi fondamentali per la nascita dei comuni fu, come detto, il grande potere rivestito dai Vescovi: alcuni si erano addirittura sostituiti ai conti e ai marchesi, altri avevano ricevuto il potere sulla citt, altri, anche senza alcun tipo di investitura, esercitavano la propria autorit entro le mura cittadine. Limportanza della presenza del vescovo fu dovuta soprattutto al

fatto che questi necessitassero dellassistenza di particolari ufficiali nellamministrazione del potere temporale: si affermava cos, sempre pi, la figura dellavvocato della Chiesa (advocatus), che, oltre al compito di giudicare sulle pene criminali maggiori (placito di sangue), teneva giustizia, esercitava certe funzioni amministrative, come la vigilanza sui mercati, ed era a capo delle truppe militari vescovili. A volte gli avvocati della Chiesa giunsero ad usurpare il potere dei vescovi. Le origini del comune medievale italiano; le teorie principali; i punti fondamentali Vi sono molti tipi diversi di comuni, ci che per li unisce la ricerca dellautonomia nei confronti del potere sovrano e dei vincoli feudali in modo da essere autosufficienti ed autoregolati: se le citt diventano centro di produzione di diritto, nelle campagne rimangono ancora i feudatari e tutti i loro privilegi. In generale sono molte le teorie sulla formazione dellautonomia comunale, tutte parzialmente soddisfacenti, valide per alcuni casi e non per altri: ci che per unisce le teorie, e i comuni, sono tre punti: il distacco del comune dal contado; la costituzione di un governo staccato da quello feudale; la formazione di nuove classi che prendono il potere. Un carattere comune del quale bisogna tener conto che, molto spesso, i comuni nascono in quei luoghi fortificati, circondati da mura, allinterno dei quali bisogna osservare norme particolari per far s che la citt possa resistere agli attacchi esterni: dei qui lesigenza di un diritto particolare, che punisca in maniera pi severa chi minaccia la stabilit della citt; e da questa esigenza nacque il concetto di pace, di trewa, cittadina, una tregua permanente imposta alle vendette cittadine. Lorigine dellunione cittadina appare, quindi, strettamente connessa con esigenze di carattere militare. Un altro carattere tipico del fenomeno comunale fu quello dellimitazione tra le varie citt, oltre alla perdita di rilievo del diritto consuetudinario, alla rapida mutevolezza della normativa statuaria (c un continuo legiferare per poter regolare il numero maggiore di situazioni possibili). I comuni riconoscono comunque, anche se per lo pi in via teorica, la supremazia imperiale, ma sono autonomi. Teoria delle origini romane: Viene mantenuto lassetto comunale romano sotto il dominio longobardo. Tale tesi, sostenuta da Carlo Federico di Savigny, ha qualche elemento di fondatezza se si pensa che alcune cariche presenti nei comuni, come il curator o lexactor giunsero direttamente dallordinamento municipale del basso impero. per da ricordare il fatto che verso la fine dellImpero i comuni si dissolsero e ci fu la presa di potere da parte del poter militare. Teoria dellevoluzione delle magistrature precomunali Secondo questa teoria i comuni nacquero dallevoluzione di quelle magistrature locali che gi curavano i particolari interessi dei cittadini. Lamministrazione della vita cittadina era infatti una buona ragione per separare citt e contado. Teoria del comune signorile questa ipotesi parte dallidea che molte famiglie feudali si divisero un po alla volta in vari rami, uniti poi tra loro in un consorzio che amministrava la citt e i suoi interessi. Tra le varie alternative va ricordata quella del comune militum, ossia di un caso in cui le famiglie feudali cittadine si uniscono con il compito di difendere le mura cittadine. Teoria del diritto particolare dei mercanti Unulteriore teoria parte dal radicale cambiamento che si ebbe nel modo di concepire i traffici economici e il mercato cittadino: fino al X-XI secolo, infatti, il mercato era un evento sporadico, che si ripeteva una volta al mese, essendo vietata la vendita permanente in fondaci o negozi. Il mutamento delle esigenze port per alla concessione della possibilit di tenere aperte in permanenza delle botteghe: se poi pensiamo che il territorio del mercato era soggetto a banno imperiale, e quindi che erano previsti dei magistrati speciali, possiamo formulare lipotesi per cui fu proprio laumento del potere e dellinfluenza di questi magistrati, dovuta alla permanenza dei mercati, a far nascere le nuove magistrature per la citt; in questo modo si spiegherebbe anche la separazione tra contado e citt. Teoria dei privilegi

Secondo unaltra teoria, furono proprio i sovrani, il Re o lImperatore che diedero privilegi agli abitanti del borgo che circondava il castello feudale, nella speranza che questo nuovo centro di autonomia potesse contrastare il sempre pi autonomo feudatario. In questo modo si creava una separazione tra gli abitanti del contado e quelli della citt. (franchigie che concedono lautonomia) Teoria della coniuratio Unulteriore teoria propone lidea che lautonomia comunale sia il frutto di violenti scontri tra il detentore del potere, molto spesso il Vescovo-Conte, contro un movimento associativo, sorto allinterno del comune, che cerca di impossessarsi del potere e di ottenere lautonomia. Si parla allora di coniuratio, ossia di contrasto tra un gruppo che si unito e chi detiene il potere (si trovano associazioni fra commercianti, servi ministeriali, artigiani). Tale tesi appare valida per quei comuni in cui il comune nacque dopo uno scontro, meno per quelli in cui era assente il potere del Vescovo, o in cui questultimo riusc a difendere la propria autorit. Estensione dellautonomia comunale. La pace di Costanza Ci sono differenti tipi di rapporti tra i comuni e lautorit: alcuni comuni riconoscevano in via teorica la sovranit imperiale, ma erano ugualmente autonomi. Altri, come Venezia, non riconoscevano per nulla lautorit imperiale. Altri erano, invece, ancora legati al sovrano, che poteva ingerirsi nellamministrazione comunale con atti ufficiali. I tentativi dei comuni di ottenere pi potere possibile a discapito dellImperatore, dei duchi, dei conti e dei marchesi port a dure lotte, di cui la pi importante fu quella combattuta tra la Lega Lombarda, composta da comuni del nord Italia, e Federico I di Svevia detto il Barbarossa, [il quale aveva convocato nel 1158 a Roncaglia tutti i detentori del potere temporale (vescovi, conti) e aveva ribadito la sua supremazia sui territori dellImpero: tutti dovevano infatti giurare fedelt, pagare il fodro. In pi i 4 maestri bolognesi, convocati dallimperatore, conoscitori dellultimo diritto imperiale romano, illustrano e giustificano il modello assolutista dellImperatore che pu tutto. Federico I sarebbe cos legittimato, ma lesito molto differente da quello sperato] che si concluse con la Pace di Costanza del 1183, tentativo, mal riuscito, di inserire le autonomie comunali nellordinamento imperiale riconoscendo loro i diritti di regalia di cui avevano gi goduto in passato, ossia di fodro (imposta speciale che si pagava per la venuta in Italia dellimperatore), e i diritti sui boschi, i pascoli e le acque e sui pedaggi dei ponti. La vera novit per costituita dal riconoscimento del diritto consuetudinario di ogni comune per quel che riguardava la possibilit di formare proprie milizie, fortificare citt e sobborghi, essere vertice giurisdizionale per i casi di criminalit e diritto privato. Dopo la Pace i consoli, i supremi magistrati cittadini, venivano assoggettati allinvestitura da parte del vescovo o dellImperatore, ma venivano nominati dallassemblea cittadina: la citt viene in questo modo considerata come un ente feudale, luogo di privilegi, con a capo i consoli. Essi sono infatti investiti dal sovrano e devono essergli fedeli. I comuni vedevano per la possibilit di ottenere qualcosa in pi rispetto alle concessioni imperiali: lequilibrio della Pace di Costanza era allora destinato a cadere. Organizzazione del comune In alcuni casi il comune ancora assoggettato al potere degli antichi signori feudali (conte, duca, Vescovo). In questi casi lo sviluppo dellautonomia molto lento: il comune aveva delle milizie e faceva leggi, ma in entrambi i casi cera il controllo del sovrano, al quale andavano versati i contributi. Il comune inviava i propri rappresentanti al parlamento, ove sedevano anche nobili ed ecclesiastici, ma ha poco peso. Ogni comune dispone, per, di una costituzione e di unestensione di poteri molto superiori a quelli attribuiti oggi ad un organo amministrativo: ha il compito di difendere le mura, forma statuti (non leggi perch non hanno carattere generale, ma territoriale) che creano un corpo di leggi particolari e a carattere territoriale, ha propri giudici. In altri casi, invece, interamente libero: si ha allora il Governo dei Consoli, il governo del Podest e la formazione delle corporazioni.

Governo dei Consoli: struttura molto semplice: consoli, consiglio di credenza e assemblea generale (arengo, parlamento, a seconda della zona dItalia). I consoli sono coloro che stanno a capo del comune, eletti dalla popolazione in maniera indiretta: tale sistema elettorale prevede che larengo scelga alcuni elettori e questi, dopo aver prestato giuramento di esercitare la propria funzione elettorale per il bene comune, scelgono i consoli. I consoli sono solitamente 4, o 8 o 12, probabilmente in base al numero di rioni della citt. Il consiglio di credenza un organo formato da un numero ristretto di cittadini, gli homines credentes, cio degni di fede, che appartengono alla classe pi elevata della popolazione e svolgono il ruolo di consiglieri. Lassemblea generale, larengo, nasce differentemente a seconda di quale sia la classe dominante: se il comune aristocratico, allora lassemblea sar formata soltanto da milites; altre volte, invece, ha il sopravvento la classe inferiore composta da pedites. A volte poi il comune composto solo da commercianti, perch il castello rimane separato dal comune. Esistono poi altre cariche che affiancano i consules: il massaio (amministratore delle finanze cittadine), i pacieri (che hanno il compito di far mantenere la trewa) e poi ufficiali quali notai, procuratori etc. che diventano tanto pi numerosi quanto pi si estendono le competenze del comune. Governo del Podest: fino ai primi del XIII secolo lequilibrio interno dei comuni dei Consoli resiste, ma ad un certo punto i commercianti e gli artigiani, sempre pi ricchi e numerosi, iniziano a cercare di far valere le proprie ragioni per ottenere posti nellarengo: tali richieste, unite ad alcune sconfitte dei comuni, portano ad una situazione di instabilit che viene temporaneamente risolta con la costituzione di grandi assemblee, il consiglio grosso, alla quale partecipassero anche loro. La situazione creatasi con i contrasti interni non fu per arginata neanche da questo espediente, e allora si cerc il rimedio nellistituzione di un nuovo magistrato che stesse a capo del comune: il Podest. Nel nome ricordava lantico ufficiale imperiale che amministrava la giustizia nelle citt soggette allImperatore, nei comuni era, invece, un funzionario eletto dai consiglieri della citt, non tra i cittadini, ma scelto in terra straniera poich in questo modo si pensava di trovare una persona che unisse alla capacit militare, politica e amministrativa anche una buona dose di neutralit e imparzialit. La carica durava da 6 mesi ad 1 anno, percepiva un forte stipendio ed era, oltre che un magistrato, capo militare. Finito il mandato il podest era soggetto a sindacato: alcuni cittadini, appositamente nominati, avevano infatti il compito di indagare se avesse commesso abusi, se si fosse indebitamente appropriato di somme di denaro o avesse violato la giustizia, sulla base delle testimonianze di chi ritenesse di aver subito ingiustizie (Il potere quindi amministrato secondo cosa sia meglio per chi amministrato, non per chi amministra). In questo modo si voleva porre un freno allarbitrariet che era ormai elemento tipico dellamministrazione della giustizia: a volte poteva essere anche incarcerato. I forti attriti tra le varie fazioni non riuscirono a portare alla totale imparzialit, ma si ebbe comunque un miglioramento nellandamento della giustizia, tanto pi importante se si pensa che, al di l degli assessori (i familia) che lo stesso podest portava con s, non venne mutato lordinamento del comune. Per breve tempo convivono consoli e podest, ma poi questo prese il sopravvento. Nellultima fase dei comuni il podest esclusivamente un magistrato, mentre nelle Signorie si trasforma in un ufficiale inviato dal signore per governare i sudditi. Le corporazioni delle arti e il comune del popolo Espressione tipica dellassociazionismo medievale, che quanto rimane del concetto di famiglia e di unione familiare tipico delle popolazioni germaniche, che avevano dato forma alle Gilde, le associazioni di mestieri di cui si ebbe traccia nel mondo tedesco per tutto il periodo medievale. In epoca comunale nascono infatti numerose corporazioni di commercianti ed artigiani che assumono i nomi pi vari e che riguardano cittadini di ogni categoria: dai commercianti ai banchieri, dai fabbricanti di stoffe fino ai venditori al dettaglio, ma anche giudici e notai e, soprattutto, ricchi

mercanti. Caratteristica evidente quella di essere formate esclusivamente da gente di pari condizione, che svolge lo stesso mestiere e, quindi, ha le stesse problematiche e le stesse esigenze. Alcune teorie partono, oltre che dalla tradizione germanica, dal modello delle curtes feudali, o, addirittura, dallorigine religiosa di tali associazioni, le Scholae di epoca alto medievale. Molto pi probabile , sicuramente, il collegamento con i ministeria di epoca carolingia, nei quali i commercianti o gli artigiani erano libri di esercitare, o meno, la professione, ma erano organizzati in maniera comune. Queste erano, per, delle organizzazioni statali: le corporazioni comunali sono, invece, un fenomeno di diritto privato: non pi, nella maggior parte dei casi, il Comune a disciplinare le associazioni, ma sono i componenti stessi che, con un contratto di societ, giurano di rispettare determinate clausole, come il non farsi concorrenza, far giudicare le controversie interne da un arbitro, e altre che sono contenute nei loro statuti, pi o meno complessi a seconda che si tratti di grandi associazioni di mercanti e dindustriali o di piccoli commercianti. Nelle grandi associazioni possiamo individuare tre classi di partecipanti: i compagni, ossia i padroni, i fattori, ossia gli impiegati, e i sottoposti, gli uomini di fatica, la cui somma alle volte port a corporazioni di pi di mille persone. Nelle arti pi modeste troviamo invece il maestro e i discepoli, i giovani apprendisti o coloro che non hanno i mezzi necessari per divenire maestri. Il passaggio dalla condizione di discepolo a quella di maestro dipendeva infatti dalla valutazione data da tutti i maestri esistenti che sottoponevano laspirante ad un esame, denominato capolavoro: si capisce quanto lessere o meno un maestro dipendesse molto pi dalla capacit di ingraziarsi i maestri esistenti piuttosto che dalle proprie capacit. Ogni membro era contrassegnato con una matricola. Ogni arte doveva svolgere varie funzioni legate a diversi ambiti della vita sociale, e, in particolare, alleconomia e alla giustizia. Funzione economica: obiettivo fondamentale evitare di farsi concorrenza, il che poteva essere facilmente raggiunto dato che chi non era iscritto alla corporazione non poteva esercitare la professione: per questo motivo i maestri erano propensi a ridurre il pi possibile il numero di maestri, preferendo i propri discendenti piuttosto che altri discepoli (anche perch in questo modo era pi facile custodire i segreti di produzione), il che provocher la stasi del sistema economico e la conseguente reazione da parte del resto degli abitanti del Comune. Funzione giurisdizionale: ogni corporazione si organizza in maniera da avere un proprio tribunale formato per le decisioni relative a controversi insorte fra commercianti, o fra stranieri e commercianti. Nascono i tribunali della mercanzia (o rote della mercanzia) che danno forma giuridica a molte specie di contratti che dapprima non erano formalizzati e che oggi costituiscono lessenza del diritto commerciale e marittimo. Le arti godevano, dunque, di grandi privilegi! Funzioni politiche e militari: nel periodo di instabilit dei comuni dovuto alle lotte tra le varie fazioni si inseriscono anche le arti, che, con la loro presenza, vogliono raggiungere un duplice scopo: riuscire a far valere le proprie ragioni e quindi ottenere maggior potere decisionale; evitare che gli scontri possano turbare lo svolgimento dei loro traffici commerciali. Il sempre crescente ingerirsi da parte delle arti nelle cose pubbliche port alla costituzione del Comune del popolo: prime manifestazioni si hanno a Bologna e Firenze, per poi essere imitato da altri comuni, intorno allinizio del XIII secolo. A Bologna il Comune del popolo il risultato degli scontri interni al comune, e del fatto che le arti avessero costituito delle societ armate pronte ad intervenire in difesa delle arti qualora fossero state attaccate: il consiglio di credenza veniva dunque sostituito dal Consiglio del popolo, con a capo un capitano che comandava le schiere di popolani armati e gli anziani nominati dallo stesso consiglio. A Firenze invece il capitano del popolo venne eletto in seguito ai disordini provocati dalla morte di Federico II, che pose a gran repentaglio il dominio dei ghibellini in Toscana: le arti riuscirono infatti a sostituirsi ai capi ghibellini nella creazione di milizie armate. Grazie alla presenza del capitano del popolo e della successiva magistratura dei Quattordici, i membri delle arti riuscirono ad attuare una politica fortemente partigiana che andasse a colpire i grandi signori feudali e i magnati e che aprisse le porte a tutti coloro che erano iscritti ad unarte, considerati gli unici che potessero ricoprire una carica pubblica.

Il popolo minuto, i Ghibellini ed i magnati erano per totalmente esclusi, e questo port allo scoppio di gravi insurrezioni. Il caso particolare di Venezia Venezia deve le sue origini dallunione sotto un unico governo delle varie isole che si trovavano sullestuario del Po, prima sotto il magister militium e pi tardi sotto il doge, carica che rimase, seppur modificata, anche nei secoli successivi. Il primo mutamento dato dallereditariet della carica, rimasta almeno fino alla fine del XII secolo, quando una costituzione viet tale pratica e inizi a differenziare potere politico e funzione giudiziaria. La costituzione di Venezia si basa su alcune istituzioni: il Doge e la Signoria, il Maggior Consiglio, il Senato, le Quarantiae, gli Avogadori di Comuni, il Consiglio dei dieci. Il doge veniva inizialmente eletto dallassemblea popolare, mentre in seguito gli elettori vennero scelti dal Maggior Consiglio, il vero e proprio sovrano dello stato veneziano, mentre il doge e i suoi sei consiglieri, che costituivano la signoria, erano solo pi elemento rappresentativo. Al Maggior Consiglio infatti spettava la scelta degli elettori del futuro Maggior Consiglio, la nomina del Doge e di tutte le magistrature cittadine, lapprovazione delle leggi e delle misure tributarie oltre che tutti i provvedimenti relativi al commercio. La Quarantia era una magistratura di 40 giudici, creata intorno al 1179, che costituiva il supremo organo giudiziario dello stato, e che quindi si sostitu al Doge relativamente a queste funzioni. Gli Avogadori di Comune erano rappresentanti di ogni comune che potevano partecipare nella misura di 3 per ogni gruppo sociale alle deliberazioni del Maggior Consiglio, del Senato e degli altri consigli. Il Senato era, infine, un organo di 120 membri, nominati dal Maggior Consiglio, che aveva il compito di gestire il commercio e la navigazione, oltre alla fabbricazione di navi da traffico e da battaglia. Comuni rurali e atti di affrancazione collettiva dei servi della gleba Accanto ai comuni cittadini troviamo i comuni rurali, nei quali furono spesso raggiunti importanti livelli di libert per i contadini che, fino a quel momento, avevano costituito il nucleo della servit della gleba, indissolubilmente legata alla terra da coltivare. Certo che, soprattutto alle origini, il Comune rurale presenta molta meno autonomia rispetto a quelli cittadini, dovuta anche al fatto che la maggior parte degli statuti indirizzato alla regolamentazione della vita dei campi e non allaffrancamento dal potere del sovrano o del feudatario. In alcuni casi, quindi, alcuni aggregati rurali, chiamarli comuni troppo, dipendevano ancora dal sovrano, dal duca, dal vescovo, e poche volte riuscivano ad ottenere una qualche libert. Ci avveniva per mezzo delle carte di libert, attraverso le quali il sovrano riconosceva dei diritti che si sarebbe impegnato a rispettare. Certamente un elemento che favor la formazione dei comuni rurali fu lo sganciamento dei contadini dalla gleba, ossia il venir meno dellobbligo di coltivare la terra per se stesso e per i propri figli: tali provvedimenti vennero presi per lo pi dai governi dei Comuni cittadini, che se ne servirono per ridurre il potere dei feudatari cui i contadini erano legati e per poter aumentare la quantit di manodopera nei Comuni. IL COMUNE SIGNORILE Ultime vicende tra Impero e Comuni A met del XIII secolo d.C. viene meno il nesso politico tra lImpero e il Regno dItalia, ossia tra i territori del Nord Italia, parte del Sacro Romano Impero, e quelli del meridione che appartenevano alla casa di Svevia, ossia ai Normanni. Con la sconfitta di Federico II, figlio di Federico Barbarossa (Imperatore) e Costanza dAltavilla, figlia del re Normanno Ruggero II, ogni tentativo di ricostruire un forte potere unico su tutto il territorio italiano sarebbe stato destinato a fallire: ogni sforzo per riorganizzare lItalia, sempre pi divisa in unit comunali, sarebbe infatti fallito. I Normanni avevano ricevuto dal Papa la legazia apostolica, ossia il riconoscimento di difensori della Chiesa, dopo aver sconfitto gli Arabi in Sicilia, e la conseguente possibilit di nominare i propri Vescovi, quindi erano a lui molto legati. La nomina di Federico II come Imperatore fece per

temere per le sorti dello stato pontificio, che si trovava dunque stretto tra due possedimenti che facevano capo alla s