Stemmi araldici

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Il tempo che scorre è simile alla pioggia. Essa cade sul terreno, lo bagna, lo nutre, dopodichè scompare. I ricordi svaniscono, i volti si cancellano negli anni, solo le pietre possono riportare alla mente i tempi che furono. I fasti, i nomi, i volti, così come l’acqua nutre la pianta, e nel tempo vediamo i suoi benefici, così le pietre del tempo che scorre, nutrono la nostra mente. Alla memoria dei Marchesi Don Ferdinando D’Amico Rosso Donna Agostina Pensabene Stagno nobili antenati

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Attraverso l’analisi e lo studio di questi marmorei stemmi custoditi nelle collezioni del Museo Interdisciplinare Regionale “Maria Accascina” e provenienti dalla Città di Messina, distrutta dal terremoto del 1908, avremo modo di ricostruire idealmente antichi complessi monumentali scomparsi, riscoprire eventi, nobili famiglie, ma soprattutto personaggi che vissero ed operarono nella Città dello Stretto: da sovrani illuminati a vicerè ispanici, da prelati dotti e caritatevoli ad aristocratici potenti e lungimiranti. Un’occasione per ridare luce a messinesi di spessore, come il Cardinale Pietro Isvalies, il Principe Vincenzo Di Giovanni, l’Arcivescovo Tommaso Moncada o il Gran Priore di Malta Michele Paternò Bonajuto, che diedero ampio lustro alla Città e che meriterebbero maggiore riconoscenza dagli attuali concittadini.

Transcript of Stemmi araldici

Il tempo che scorre è simile alla pioggia.Essa cade sul terreno,

lo bagna, lo nutre,dopodichè scompare.I ricordi svaniscono,

i volti si cancellano negli anni, solo le pietre possono riportare alla mente

i tempi che furono.I fasti, i nomi,

i volti,così come l’acquanutre la pianta,

e nel tempo vediamo i suoi benefici,così le pietre

del tempo che scorre,nutrono la nostra mente.

Alla memoria dei Marchesi Don Ferdinando D’Amico Rosso

Donna Agostina Pensabene Stagno nobili antenati

Marco Grassi

STEMMI ARALDICIdalle collezioni del Museo Regionale

di Messina

Messina e la sua storia 41 Iconae 9

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ISBN 978-88-7820-381-5ISSN 1974-8280

Grassi, Marco <1980->

Stemmi araldici dalle collezioni del Museo regionale di Messina / Marco Grassi. - Messina : EDAS, 2013.(Messina e la sua storia ; 41. Iconae ; 9)ISBN 978-88-7820-381-51. Stemmi – Messina – Sec. 16.-20. – Collezioni [del] Museo regionale <Messina>.929.6074458111 CDD-22 SBN Pal0254967

CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”

Si ringrazia:- il Museo Interdisciplinare Regionale “Maria Accascina” di Messina, per aver autorizzato lo studio e la

pubblicazione di questo lavoro. In modo particolare il Direttore Dott.ssa Giovanna Maria Bacci, il Dott. Gioacchino Barbera, già Direttore del Museo, il Dirigente U.O. II Dott.ssa Caterina Di Giacomo, la Dott.ssa Alessandra Migliorato, la Dott.ssa Carmela Di Bartolo, il Dott. Marcello Espro, il Dott. Agostino Giuliano e la Dott.ssa Donatella Spagnolo;

- la Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina per aver autorizzato la pubblicazione delle foto di pp. 130, 135, 143;

- la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna della LUMSA di Palermo e il Prof. Vincenzo Abbate;

- il Prof. Angelo Sindoni, Pro Rettore dell’Università di Messina, e il Dottorato di Ricerca in Europa Mediterranea: Istituzioni, Storia, Società ed Identità;

- l’Associazione Amici del Museo di Messina e il suo Presidente Dott. Franz Riccobono;- la Casa Editrice Edas nelle persone di Mimma Vicidomini e Gabriella Giordano;- l’araldista Cav. Giuseppe Amato per la realizzazione degli stemmi pubblicati a p. 1 e in IV di copertina;- la Confraternita di San Francesco di Paola di Messina per aver fornito la foto di p. 31;- Letizia Costantino per aver concesso la poesia di p. 1;- il Prof. Michele Di Salvo.

I disegni pubblicati a pp. 92 e 96 sono tratti dal volume Anime e Pietre di Giuseppe Impallomeni, la foto di p. 128 è stata fornita dal Sig. Guido Leonardi di Acireale, la foto di copertina e di pp. 18 e 35 appartengono all’Archivio Fotografico del Museo Interdisciplinare Regionale “Maria Accascina” di Messina, l’incisione di Francesco Minasi di p. 81 è stata tratta dal Calendario 2000 delle Edizioni Di Nicolò.

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Una delle iniziative più interessanti dell’Accascina, che assunse fin dal 1949, agli esordi della sua direzione, come impegno prioritario la verifica del patrimonio museale, così come sopravvissuto alle spoliazioni e dispersioni determinate dalle vicende belliche, nonché dall’in-curia e dalle indebite sottrazioni occorse prima del suo arrivo, fu la ricognizione dei materiali lapidei accatastati sulla spianata.

I lavori suddivisi in tre lotti intrapresi nel 1950 e conclusi nel biennio 1955/56, con il supporto dei custodi Giovanni Termini e Vincenzo D’Amico, condussero fra l’altro alla inventariazione di circa 1500 manufatti (N. Inv. 2036/3648).

Nelle circostanziate relazioni (Archivio M.R.M.) di tanto appassionata e frenetica attività l’Accascina dichiara “disseppelliti 127 stemmi dal XIV al XIX secolo che formano una raccolta di eccezionale interesse” e segnala, così come per i capitelli recuperati, l’opportunità di esporli nelle sale e lungo due viali del parco denominati “Viale dei capitelli” e “Viale degli stemmi”.

In realtà perfino durante questa pionieristica, preziosa indagine la “raccolta” venne depauperata di alcuni fra i più significativi esemplari, concessi in deposito esterno al Comando della Marina Militare (1951), al Municipio di Messina per la tomba di Dante a Ravenna (1955) e per l’arredo urbano di Piazza Immacolata di marmo (1959), e nei decenni successivi destinati alle chiese della Diocesi, fino alla importante cessione al Castello Ruffo di Scaletta Zanclea nel 1986 di alcuni splendidi stemmi nobiliari, nonché del gemello (N. Inv. 2297) dell’imponente manufatto annoverato a p. 20.

Oggi, oltre alla esposizione lungo il perimetro esterno del nuovo museo, nel grande piaz-zale e negli spazi di raccordo con la sede storica, una più razionale collocazione degli stemmi in marmo e in pietra calcarea è stata approntata anche nei depositi del seminterrato, al fine di consentirne la fruizione.

E se lo splendido stemma in tarsia marmorea incluso nella mensola proveniente dalla Chiesa di S. Nicola (N. Inv. 2886) e riferito da G. Chillè (2011) alla nobile famiglia Zapata de Tassis, fra i committenti del fastoso apparato decorativo dell’importante edificio messinese, rappresenterà nel

N. Inv. 2886

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Marco Grassi

nuovo percorso museale la stupefacente serie di blasoni in marmo mischio individuabili fra le ricche vestigia custodite nelle collezioni museali, e provenienti dalle chiese di S. Gregorio, dell’Annunziata dei Teatini, di S. Caterina in Valverde; grande attenzione si riserva allo studio dei reperti collocati nell’affascinante portico della filanda, come la vera da pozzo (N. Inv. 302) con lo stemma degli Harrach, che in effetti videro un loro esponente, Aloys Thomas Raimund, vicerè di Napoli dal 1728 al 1733.

Così come siamo consapevoli che l’individuazione di uno stemma in un dipinto diventa elemento sostanziale per rico-noscerne canali di committenza, come nel caso del blasone dei Carafa nella tavola alibrandesca con

S. Caterina d’Alessandria, N. Inv. 1031 (F. Campagna, 1992). Mentre lo stemma di Ferdinando I d’Aragona, della Madonna in

trono tra i Santi Pietro e Giovanni (N. Inv. 1001) che recando nel secondo e terzo quarto le armi di Castiglia e quelle di Napoli, acquisite dal sovrano a seguito del matrimonio con Isabella nel 1479 e dopo essere divenuto re di Napoli nel 1504, consegna un utile riferimento crono-logico alla tuttora vivace querelle attributiva sul dipinto.

Ecco perché riteniamo di grande interesse il volume curato da Marco Grassi a conclusione del suo tirocinio svolto presso il Museo Regionale di Messina dal dicembre 2009 ad aprile del 2010, in ragione di una convenzione stipulata ex art. 18 della legge n.

196/1997 con la Lumsa, Libera Università Maria Ss. Assunta, sede di Palermo, che si è avvalso dei tutor per i rispettivi Istituti, dottoressa Alessandra Miglio-rato, funzionario della nostra struttura, e professor Vincenzo Abbate.

L’argomento della sua indagine: Catalogazione degli stemmi e di alcuni frammenti architettonici pervenuti da palazzi e chiese distrutti dal terremoto del 1908 e conservati nei depositi del Museo Regionale di Messina, ha consentito infatti di selezionare questa importante serie di stemmi lapidei, e di analiz-zarne i rapporti con il contesto urbano, a conferma ulteriore del ruolo atte-stato al nostro Museo di depositario dell’identità storica della Città.

Caterina Di Giacomo

Dirigente responsabile Collezioni ed EsposizioneMuseo Interdisciplinare Regionale “Maria Accascina” di Messina

N. Inv. 302

N. Inv. 1001

N. Inv. 1031