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Leonardo racconta...favole!!! Leonardo di ser Piero da Vinci nel corso della sua vita si è occupato davvero di tutto. Fu pittore, architetto, scultore, scenografo, scienziato, musicista, meccanico, stilista, idraulico, inventore e anche scrittore. Sì, proprio così; Leonardo, oltre a molti appunti e testi tecnici, ha scritto anche favole, barzellette e indovinelli. Lo ha fatto tra il 1490 e il 1493, mentre stava lavorando a Milano per Ludovico il Moro. Il personaggio principale di queste favole è sempre la natura, nei suoi vari elementi: acqua, aria, fuoco, pietre, piante e animali. L'uomo, invece, è quasi un intruso e non piace per niente a Leonardo che, in un altro dei suoi libri, dice che “l'uomo è il guastatore di ogni cosa creata”. Le favole hanno un'origine antichissima e, all'inizio, non erano state pensate per i bambini, ma servivano per spiegare agli adulti gli episodi della vita quotidiana. Anche Leonardo pensa le sue favole per i grandi. Le sue hanno tutte una morale, il cui scopo era quello di educare gli uomini a comportarsi bene, seguendo le regole. Si tratta di storie corte e molto semplici, le quali descrivono una situazione che si risolve rapidamente, perché ciò che è importante non è la storia, ma la morale, cioè l’insegnamento che il lettore deve imparare dalla storia. Abbiamo scelto alcune di queste favole e leggende, le quali si legano a delle opere presenti in mostra. Buona lettura!!! AD ARTEM SRL via Melchiorre Gioia,1 – Milano - 02 6596937 – [email protected] - www.adartem.it

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Leonardo racconta...favole!!!Leonardo di ser Piero da Vinci nel corso della sua vita si è occupato davvero ditutto. Fu pittore, architetto, scultore, scenografo, scienziato, musicista,meccanico, stilista, idraulico, inventore e anche scrittore. Sì, proprio così;Leonardo, oltre a molti appunti e testi tecnici, ha scritto anche favole,barzellette e indovinelli. Lo ha fatto tra il 1490 e il 1493, mentre stavalavorando a Milano per Ludovico il Moro.

Il personaggio principale di queste favole è sempre la natura, nei suoi varielementi: acqua, aria, fuoco, pietre, piante e animali. L'uomo, invece, è quasiun intruso e non piace per niente a Leonardo che, in un altro dei suoi libri,dice che “l'uomo è il guastatore di ogni cosa creata”.

Le favole hanno un'origine antichissima e, all'inizio, non erano state pensateper i bambini, ma servivano per spiegare agli adulti gli episodi della vitaquotidiana. Anche Leonardo pensa le sue favole per i grandi. Le sue hannotutte una morale, il cui scopo era quello di educare gli uomini a comportarsibene, seguendo le regole. Si tratta di storie corte e molto semplici, le qualidescrivono una situazione che si risolve rapidamente, perché ciò che èimportante non è la storia, ma la morale, cioè l’insegnamento che il lettoredeve imparare dalla storia.

Abbiamo scelto alcune di queste favole e leggende, le quali si legano a delleopere presenti in mostra.

Buona lettura!!!

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La carta e l'inchiostro(da Favole, Fo. III, 27 r)

Un foglio di carta, che stava sopra a una scrivania insieme ad altri fogli ugualia lui, si trovò, un bel giorno, tutto pieno di segni. Una penna, bagnata dinerissimo inchiostro, aveva tracciato su di lui molti disegni e parole.“Non potevi risparmiarmi questa umiliazione?” disse risentito il foglio di cartaall'inchiostro. “Tu mi hai sporcato con il tuo nero d'inferno, mi hai rovinatoper sempre!”“Aspetta” gli rispose l'inchiostro. “Io non ti ho sporcato, ma ti ho rivestito disimboli. Ora tu non sei più un foglio di carta, ma sei un messaggio. Tucustodisci il pensiero dell'uomo, sei diventato uno strumento prezioso”.Infatti, di lì a poco, rimettendo ordine sulla scrivania, qualcuno vide quei foglisparsi e li radunò per buttarli nel fuoco. Ma, all'improvviso, si accorse del foglio“insudiciato” dall'inchiostro: e perciò buttò via gli altri e rimise al suo postoquello che portava, ben visibile, il messaggio dell'intelligenza.

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Leonardo da Vinci, Paesaggio, 5 agosto 1473, Firenze, Gabinetto Disegni eStampe degli Uffizi

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Il giglio(da Favole, H, 44 r)

Sulla verde riva del fiume Ticino era cresciuto un bel fiore di giglio. Alto ediritto sullo stelo, il fiore rispecchiava i suoi bianchi petali nell'acqua; e l'acquase ne volle impadronire.Ogni onda che passava, portava con sé l'immagine di quella bianca corolla, etrasmetteva il proprio desiderio alle onde che dovevano ancora arrivare avederlo. Così tutto il fiume incominciò a fremere, le onde diventarono inquietee veloci; e non potendo cogliere il giglio, ben piantato nel suolo e così alto sullostelo robusto, si avventarono furiose contro la sponda, finché la piena nontrascinò giù tutta la riva, insieme al giglio puro e solitario.

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Leonardo da Vinci, Disegno di ungiglio, 1472-1475 circa, The RoyalCollection

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Il granchio(da Favole, Ar, 42 r)

Un granchio si accorse che molti pesciolini, anziché avventurarsi nel fiume,preferivano aggirarsi prudenti intorno ad un masso. L'acqua era limpida comel'aria, e i pesci nuotavano tranquilli godendosi l'ombra e il sole.Il granchio attese la notte, e quando fu sicuro che nessuno lo avrebbe visto,andò a nascondersi sotto il masso. Da quel nascondiglio, come un orco dalla sua tana, spiava i pesciolini, e quandogli passavano vicino li acciuffava e li mangiava.“Non è bello quello che stai facendo” brontolò il masso. “Approfitti di me peruccidere questi poveri innocenti”.Il granchio non lo ascoltò nemmeno. Felice e contento seguitava a catturare ipesciolini trovandoli di un sapore prelibato.Ma un giorno, all'improvviso, venne la piena. Il fiume si gonfiò, investì congrande forza il masso, che rotolò nel letto del fiume, schiacciando il granchioche li stava sotto.

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Leonardo da Vinci, Duestudi di granchio, 1478-1482 circa, Colonia,Wallraf-Richartz-Museum& Fondation Corboud

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L'orsacchiotto e le api(da Leggende, Ira. H. 6 r)

Un orsacchiotto girellava curiosando per la foresta, quando vide un buco neltronco di un albero. Guardando meglio, si accorse che in quel buco c'era uncontinuo viavai di api: alcune, librandosi sulle ali, giravano intorno all'ingressocome se fossero state di sentinella, altre, arrivando da lontano, entravanodentro, altre uscivano fuori e sparivano nel bosco. L'orsacchiotto, sempre più curioso, si drizzò e ficcò il naso nel buco, annusò,poi infilò dentro una zampa.Quando la ritirò, la zampa grondava di miele. Ma aveva appena incominciatoa leccarla, che dal buco irruppe fuori un nugolo di api inferocite, che siavventarono su di lui pungendolo sul naso, sugli orecchi, sulla bocca,dappertutto.L'orsacchiotto cercò di difendersi, ma, se le scacciava da una parte, le apitornavano alla carica dall'altra; infuriato cercò di vendicarsi rincorrendo oral'una ora l'altra; ma, per volersi vendicare con tutte, non riusciva a vendicarsicon nessuna: alla fine si rotolò per terra, annaspando, finché, vinto dal terroree dal bruciore delle punture, fuggì piangendo dalla sua mamma.

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Leonardo da Vinci, Studi per un orso incedente, 1482-1485 circa, New York, The Metropolitan Museum ofArt

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Il leone(da Leggende: Lione. H. 18 r)

I cuccioli non avevano ancora aperto gli occhi. Da tre giorni stavano fra lezampe di mamma leonessa, muovendosi a tentoni solo per cercare il latte,insensibili a qualunque richiamo.Il leone, in disparte, li guardava.Ad un tratto si alzò, e scuotendo la bella criniera emise un ruggito possente,tonante.I cuccioli spalancarono subito gli occhi, mentre tutte le fiere della savanafuggivano terrorizzate.E come il leone, che desta i suoi piccoli con un altissimo grido, così la giustalode risveglia le assopite virtù dei nostri figli; incitandoli a studiare con onore,essa mette in fuga ciò che non è bello e ciò che non è buono.

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Leonardo da Vinci, San Girolamo, 1485-1490 circa, Città del Vaticano, Musei Vaticani

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I dragoni e le anatre(da Leggende: Il dragone. H. 20 v - 21 r)

Tutte le anatre si levarono in volo dalla palude: qualcuno le aveva avvertite intempo, prima che i dragoni le attaccassero.Dall'alto, esse videro infatti, sulla riva, un gran numero di serpenti: avevanotutti una cresta e grosse zampe munite di artigli.I dragoni decisero di attraversare la palude per andare in cerca di cibosull'altra sponda; ma non sapevano nuotare.Allora si intrecciarono gli uni agli altri, si disposero come la trama di untessuto, facendo una sola superficie che sembrava un enorme graticcio, etenendo tutti la testa fuori dall'acqua attraversarono insieme la palude comese fossero stati una zattera.“Lo vedete?” gridò l'anatra più anziana alle compagne. “Vedete che cosa si puòfare a stare uniti?”

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Il leone e l'agnello(da Leggende: Umiltà. H 11 r)

Un giorno, a un leone in gabbia, portarono per cibo un agnellino. Era cosìinnocente e umile quell'agnello, che non ebbe paura del leone, ma gli andòvicino come se fosse stato la sua mamma, e lo guardò con gli occhi pieni didevozione e di stupore.Il leone, disarmato da tanta fiduciosa innocenza, non ebbe cuore di ucciderlo e,brontolando, rimase con la fame in corpo.

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Oltre alle favole, Leonardo ha scritto anche delle facezie, ovvero delle specie dibarzellette. Faranno ridere??? Giudicate voi...

Cento per uno(Atl. 119 v a)

Un prete, andando a benedire le case della sua parrocchia, secondo l'usanzadel sabato santo, capitò nello studio di un pittore. E spargendo con l'aspersoriol'acqua benedetta, schizzò alquante gocce sul quadro che l'artista stavadipingendo. Voltandosi piuttosto seccato, il pittore chiese al prete perchéavesse annaffiato in quel modo il suo lavoro.Allora il prete gli rispose:“Figliolo, è l'usanza. Io ho il dovere di farlo, e così facendo so di far bene; e chifa bene deve aspettarsi bene e meglio perché Dio ha detto: 'di ogni bene che sifa in terra ne avremo, in cielo, per ogni uno, cento'”.Il pittore aspettò che il prete se ne andasse, poi corse alla finestra, e quandoquello uscì sulla strada gli rovesciò addosso un gran secchione d'acqua.“Ecco – gli gridò – questo è il cento per uno che ti viene dal cielo, come tudicevi a proposito del bene che mi facevi con le tue gocciole d'acquasanta, conle quali hai rovinato la mia pittura”.

Il sole e il contadino(Fo. II. 31 r)

“Levati dal letto” disse il vecchio capoccia al suo figliolo. “Il sole si è già levatoda un pezzo. Non ti vergogni a dormire ancora?”.“se io avessi da fare tanto viaggio e tante cose come lui – rispose sbadigliandoil giovanotto – mi sarei già levato; ma avendo da fare così poco camminointorno a casa, io non mi voglio ancora levare”.

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Il mugnaio e l'asino(M. 58 v)

Un tale voleva dimostrare di essere già stato altre volte in questo mondo, eper avvalorare la sua affermazione citava il filosofo Pitagora; ma un altro,interropendolo di continuo, non gli lasciava finire il discorso.Allora il primo disse all'altro:“E a dimostrazione di esserci stato altre volte, mi ricordo che tu, nella vitaprecedente eri un mugnaio”.Allora l'altro, sentendosi mordere da quelle parole, gli rispose:“E' vero. Hai ragione. Quello che ora tu mi dici, mi fa ricordare che eri propriotu quell'asino che portava la farina al mio mulino”.

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