Stefano Guglielmin - Quaderni

64
« la gatta lecca nel gruppo, prepara per tutti il natale.»

description

Stefano Guglielmin - Quaderni

Transcript of Stefano Guglielmin - Quaderni

Page 1: Stefano Guglielmin - Quaderni

« la gatta lecca nel gruppo, prepara per tutti il natale.»

Page 2: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 3: Stefano Guglielmin - Quaderni

Titolo: Stefano Guglielmin – Quaderni Anno: 2011 Poesie di: Stefano Guglielmin Fonti: Fascinose estroversioni, gruppo "Fara", 1985;

Logoshima, firenze Libri 1988; come a beato confine, Book Editore, 2003; La distanza immedicata, Le Voci della Luna, 2006; c'è bufera dentro la madre, L'Arcolaio, 2010

A cura di: Luigi Bosco

Il presente documento è da intendersi a scopo illustrativo e senza fini di lucro. Tutti i diritti riservati all’autore.

2011 Poesia 2.0

Page 4: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 5: Stefano Guglielmin - Quaderni

QUADERNI

44

Stefano Guglielmin

ANTOLOGIA DI POESIE

2011

Page 6: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 7: Stefano Guglielmin - Quaderni

Da FASCINOSE ESTROVERSIONI (gruppo "Fara", 1985)

Page 8: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 9: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

9

L'agguato Invece si arrotola la strada, in punta di lingua gettando il nero invece o parlando di sé. Ma non basta passare o toccarsi o venire o niente di questa meraviglia attorno e cercarsi nelle linee, nei libri, non basta guardare per essere guardati o morire invece i ponti lussuria crepitano nei camini come foglie secche.

Page 10: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

10

La ruggine del deserto I sassi tra le terapie avevano il frullare di giardini chiusi, di temporali nel sonno quando mostrarsi è un sottile inganno: la ruggine lingua salata più incerta nei passi avanzando, il disfarsi interiore, il deserto che infinito chiamava e finiva l'evento, il disadorno inferno. Le vie in cui fingesti di perderti non erano più vecchie di te: il temporale mescolava le meste intenzioni di uscire a cercarti.

Page 11: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

11

Voloraso indolore per la mediazione un indolgiro voloraso per la vostra gioia quando Simile a picco si cimenta riconoscendomi una pena a spirale in alto gonfiandosi, del resto ¬che l'odore odori già lo sapevamo comunicare prima di tornare alla lingua: quel sapore simile fratello al nonessere intervenuto per onestà di chiarezza

Page 12: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

12

Imparticipio così facendo in verticale sospensione gocciolare irriflesso l'ora del quando, in tenera prudenza o nel fervore m'imposi parvo lo sfascio (ma liscio) scadendo in pavide sembianze (ma così sfacendo): nel particolare impatto / disfusi artissimi pensieri, immobile di mitifritti (mi lessi) (poi dissi "dei mostri padri" ma cosciente) e saliva calmo l'indolore (ma sicuro) finendo la penetrazione (pensavo) e teso confusi tersa l'immagine ma così... svenendo

Page 13: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

13

Le mie forbici ... potrebbe, non dico "ricostruirsi", lascia alle forbici sfiorare la superficie, (le mie figure nell'assenza), potrebbe (se volesse) scrivermi ancora, la circonferenza ama divaricarsi sui petali della lingua, sui pedali ama, se potesse, nel punto in cui è, aderendo ai ponti, senza pietà.

Page 14: Stefano Guglielmin - Quaderni

14

Page 15: Stefano Guglielmin - Quaderni

Da LOGOSHIMA (firenze Libri 1988)

Page 16: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 17: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

17

Certo la pioggia Certo la pioggia alza l'attitudine alla pena, lume che piano arde il movimento, che divora: dalla finestra una nana occhiata alle voci morte, l'agonia protesa all'oltrevisto all'oltrenotte al gomitolo uccello del mattino, ma ora-qui la poesia insegue la poesia insegna da inseguire la traiettoria obliqua il pendolo del senso, insegue non ora-qui la bocca che succhia l'appetitoso concetto che insegue la poesia che corre indietro alla domanda che ripete l'evoluzione fino alla morte.

Page 18: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

18

L'impasto dell'origine Va nuvola cicatrice incontro un cielo d'erosione aderisci e placa questa tetraggine convergi l'arco alla sommità in l'aria scintilla vibra e svapora e si staglia a ritroso verso una terra di pena: oh immagina il salto dal pensiero alla foglia, la mia tanta golosità di tatto tutta germogliata! Dove lontano marea intorpidisce, si torce al verdesporco l'orizzonte opaco della notte e dipana, illeso nella sua vasta intimità.

Page 19: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

19

Pianto palude e il pallido gelo In pose d'aria come fanali consunti, sonni radice e l'orizzonte tagliato netto nel futuro pallido gelo, vocio lieve di vetro; come le lunghe distese e i fiori nelle mani, il farsi che inebria - senti i cani canicolare al sole - tu falda sfogliata chiudi in un riverbero dirotto: questo pianto palude (gli uccelli sfilati riflessi nelle cascate viscere muovono le ciglia foglie distratte) è uno sfarsi attento, e il cielo ibrido reso dalla mia omogeneità «complessa geometria celeste», reso, nella sua arrendevolezza, la forma poesibile, la penetrante identità; parlami parlami di questa assenza tramortita e del silenzio poligamo inciso nel tuo volto e dell'uomo affondante, del tu proiettato sulle carni fievoli... Ma cosa ci resta delle migliaia di posizioni dei dadi possibili, degli amori impoesibili che cosa se non i riassunti scarni delle ore uguali (più belle nel lento richiamarsi):

Page 20: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

20

degli anni, la smorfia è la loro superfìcie di cristallo, ma il tempo non ha memoria, tonsille, periferia.

Page 21: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

21

Infatti Infatti si muove – guarda – parla, ride infatti, è tutto vivo anche l'ultima vite (guarda: ingoia la sua tonnellata d'aria/ la bava leviga un suo bacio al tempo). Sempre, infatti, corre su su con moto giù rapido, infatti come nel suo tellurico letto limo d'amore quando lei, nudanuda si offre a dono e la sanno – perché la sanno loro – nella loro gola golosa la discreta vanità della cosa ma lievi lievi, e lievi quasi bambini di qualcosa, dell'equivoco:

Page 22: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 23: Stefano Guglielmin - Quaderni

Da COME A BEATO CONFINE (Book Editore, 2003)

Page 24: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 25: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

25

PRIMA PARTE

io terza persona

Noi diciamo “io” soltanto attraverso mille testimoni che contemplano in noi, ma è sempre un terzo a dire io. G.Deleuze, Differenza e ripetizione

PRIMA SEZIONE

io dovrebbe

1

io dovrebbe dal suo esilio

piegare verso l’orizzonte farsi cosa dai quattro cantoni

e alla prima persona singolare

oscurare lo specchio

Page 26: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

26

2

io dovrebbe con la lingua mettere a fuoco l’esatta dimensione del vuoto

e stare in bilico sul bordo capro del suo piede

3

io dovrebbe vagare al laccio d’un cavallo

a dondolo per croste e nervi e corse d’altra natura

scrivere di quella cosa che la luce tarla

5

io dovrebbe mettersi tra parentesi

svagarsi così che il centro sviando

riporti il pane in orlo

Page 27: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

27

7

io dovrebbe scrivere d’altro

sapere che tolto il tempo

l’anima diluvia, invia le sue cose d’arca

ai pesci

10

io dovrebbe cavalcare la lama, il passo

l’orlo, così che intera la deriva sfumi ed in bilico

sull’ora la festa sposti i sassi in cerchio, l’asse

del dio instabile nel centro

Page 28: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

28

SEZIONE SECONDA

io fatica e migra

1

io grumo s’inforra nel più penoso dei vuoti: nel corpo come miseria

o cibo, là dove delizia spreca in gabbia la sua polpa

2

alla leva che volta in luce il vuoto dell’occhio

io preferisce l’orfano gridare e darsi in cibo a chi soccorre

5

nell’assurdo che crepa l’ostia e il tempo, io s’invena come topo in fuga nei sifoni

pregando nella corsa l’ombra l’infanzia che riluce

Page 29: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

29

6

io salva all’inguine e alla lingua la giustezza delle carni

il cedevole lo sposta invece nella vena aperta dalla voce

9

io fatica nei cento specchi nei cento libri nei cento

passi in quelle cose da soma

da trapasso, sopra le quali però cresce e attraversando il colmo migra fino a farsi mano

nuoto cosa altra e soda

Page 30: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

30

SEZIONE TERZA

A nuovo rivo egli s’avvia

1

passando io trova l’identico frutto che nel rifugio le foglie dopo il volo e l’estate

2

io straniero al cerchio al centro del cerchio

e felice dunque nel silenzio dei modi

4

l’azzurro volta in vino la sua corsa così che io

seguendone pacifico l’arco possa dalla sorgiva staccare

la radice del suo piede

a nuovo rivo egli s’avvia come a beato confine

Page 31: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

31

6

sulla lunga scia distratta alla luce io contende

segreto e golfo alle parole la volontà del seme

7 io per ogni erba un’erba

ed un morso al rivo finalmente

Page 32: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

32

SEZIONE QUARTA

noi

1

io seme parola prato arto malato

io che io quando io dunque

e dunque tu benedetto a sete e fame

a ruggine che in lievito muta palpito e misura

3

attraversiamo l’orto insieme

la terra le parole il perfetto svanire dell’orco

il suo farsi parte di me di te

dell’angelo che dal fondo chiama

Page 33: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

33

5

non l’ammaestramento dei folli né dei fanciulli in fiore

bene invece il nome allo spazio che trema e insieme

li sposa, a quel tempo dove esilio e morte

all’infanzia volgono lo sguardo come ad anello iniziale

Page 34: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

34

SECONDA PARTE

Dappertutto

Cerco un paese / innocente

G.Ungaretti, Girovago dietro il mare la mano a fuoco il golfo dove le navi a fiotti come il sangue talvolta i polacchi gli italiani i russi il passaporto con il jazz nei rioni nei bordelli bell’america lavora e cresce spurga la riserva impara a levare alto in cielo il corpo del sacrificio le sue torri la metro il topo l’umido sotto i sentieri che dall’oceano portano gas lavoro potano distanze dietro il mare la libertà in dolo e d’altro canto tra l’eufrate l’oxiana il bamiyan le vie dell’oppio l’asfalto dove meglio corre la ruota al porto fino al mare alla statua al vicolo del bronx per vendetta sfamare morte voltare in diserbo il bufalo la capra i bambini prima che diventino uomini che tirino pietre quando il brucare ancora s’attacca al seno slatta e sorride al loro lutto imminente

Page 35: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

35

e d’altro canto i bambini dappertutto e le donne dappertutto e i folli dappertutto e le madri dappertutto e dappertutto le parole la poesia e gli animali dappertutto i vuoti dappertutto e i modi in cui dappertutto preferendo questo quello scompare chiaro che conoscere il ferro e l’effetto del calore sul ferro il suo diluvio là dove qualcuno veglia il giorno la salita dei titoli il proprio piccolo cuore chiaro che sapere l’effetto del fuoco sulla carne sull’equilibrio della borsa chiaro che tutto questo precipitare lontano sposti il peso la forza dell’occhio ogni suo precedente candore meno evidenti il rovescio che in quelle piaghe spurga e il selvatico che ancora adesso la pietra rilascia prudentemente si legge il volo il fegato degli uccelli si uccide cesare si cerca il capro in ogni linea si nota come il bordo sbavi e la lingua tenga nei simboli il male il bello la fatica di stare tutti nelle torri in quest’isola spersa tenuta insieme dal fuoco dal centro in questa sfera che si scioglie ai poli ed ha intorno specchi alte

Page 36: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

36

frequenze stormi vecchie astronavi il progetto di uno scudo a cappello che sloghi la vista ed ogni altra presa se fosse uno spot se questo testo fosse una voce multipla una spinta a stare in piedi ad applaudire o a piangere se fosse un ordine o l’insieme dei modi in cui stanno le cose se fosse una forma stabile un covo da far saltare se fosse un fosso dove le mani come in principio e le parole e i bambini come in principio s’addormentano se non fosse un filo teso una lingua stesa tra due vuoti somiglierebbe ad un paesaggio in guerra ad un vetro a scaglie dove rilucano primavera e tralcio l’insieme delle pasque da cui muovono i livori biometria è minaccia che misura il fondo delle facce che saccheggia codici all’ostile scavando nella pelle nella radice di ogni specie la fronte e il gene il modo in cui l’occhio s’imprime sulla lastra biometria è luogo della borsa è leva che sfama l’umano il disumano è trincea qui a due passi dove simile s’inarca sotto il tiro dei cecchini

Page 37: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

37

metti che avesse covo in europa il terrorismo a milano per esempio a parigi e gli arabi dunque tirassero bombe dappertutto per cacciare il male il fare anarchico il tarlo che mina l’equilibrio la pace universale e metti che il popolo locale gente qualunque scegliesse la montagna la guerra partigiana per vincere l’orrore immagina le parole che dovresti usare il tono della voce il viso per spiegare a tuo figlio tutto questo per dare tregua alla sua fame

Page 38: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 39: Stefano Guglielmin - Quaderni

Da La distanza IMMEDICATA (Le Voci della Luna, 2006)

Page 40: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 41: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

41

daOceano e Teti che realmente dio rida o pianga che veramente sia felice, che lo sia eternamente, e per noi 3 se pretendi il salto e l’elmo o quella forza che dia il frutto chiaro della mano se reclami l’opera e l’intero se scrivi a caso o spiovi fino alla pozza o al buio se incidi ed espelli se sei terra cioè pane cioè bocca e cieco t’infuochi se sei palmo sospeso tra nero e astro o punto se sei punto o covo io che in me batti e sporgi fuori e parli e vedi e scampi al vuoto ‹‹dove comincia - chiedi - dove finisce io dove finisco se sono salto ed elmo e palmo se parlo e ovunque muoio?››

Page 42: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

42

da Sorga 1 mia cima e nodo blando mio futuro già stato non sapere nulla e cominciare tuttavia insabbiando il corpo in questa melma che fa grave l’amore e in te lo eterna diluvio che sforma laura che la sfalda in tanto vuoto e nessuna vita d’avanzo nessun cielo se non questa città tutta tosse e vecchie ragazze mutilate il solido fiume e il ponte da dove sbucano affondando 2 fedele al tuo ordine scosceso piovi sul capo degli insonni ma non vedi niente se non piccole febbri e festa se puoi con l’animale tuo amore tutto schiacciato nel ventre in pericolo come acrobazia o mare che batte solido perché muore

Page 43: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

43

4 in ogni verbo dove girano mano e piede s’accampa una pietra dura come la donna che si chiama laura ma anche l’acqua l’olio o cavarsi il seme ogni cosa in montagna sfianca però poi rinasce stalla lume latte da versare colmo proprio nel petto della vita cieca a quella fretta che chiami giorno e chiami notte e padre ed ogni altra corsa fatta per noi che caliamo a picco nella stessa storia saldi al ramo che butta senza pensiero senza paura 5 tutto nella singola fragranza l’albero l’alba la chiara d’uovo anche l’ombra se vuoi anche la buca sfinita da dove dico bocca prato dico salva la via dei canti salva la notte e il mondo per natura mobile e culla in fondo e velo una carezza distesa in ogni più piccola voce come la foglia che s’invola

Page 44: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

44

ultima nel saluto di novembre e così sull’acqua il sughero o la fanciulla morta o la bella che nuota che va su ogni cosa che resta

Page 45: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

45

da Stige è la sposa rovinosa aperta al morso del cesareo il suo crepo vesevo che tutto sfasa è la radice nella madre quella terra che fischiando chiama la malsanìa l’ostia incarnita lo scalo degli untori

Page 46: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

46

da Ouse 1 non pensavo a tanto. a tanta cosa che lascia qui e soli. e vuole per noi altra cosa, nuova. non pensavo che a cosa aperta, qui. cuore forse, mano. o parola come cosa che ci apre qui e ci tocca. cosa che batte e sta fuori e dentro, in effetti, vibrando. poi capita che il corpo cada, che fondi altra via, subacquea. il corpo, lascia terra per sempre. e vola, un poco. e sale. poi cede perché corpo, cosa estesa e dunque peso, ostile al nuoto e all’aria a volte. e nessuna voglia di tornare. o forse sì a casa probabilmente. là dove casa è scritta nella carne, dentro. nel corpo come il volo o l’acqua, come l’amore e i figli. non pensava a tanto. e non per sempre. solo chiudere un libro, aprirne un altro. 2 ofelia che cade. anche lei, amando, cade dal ramo alla radice. la stessa via, la stessa qui, in terraferma. ferma che non tiene, però, se muori. se ogni cosa muore. invochi il fiume allora, come l’angelo, se credi ma basta per poco, ogni cosa breve e densa, per niente. tanto da far giorno. distrarsi gli occhi, potendo, rifarli sul video e

Page 47: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

47

sullo specchio. vedere le anse del viso, gli acquitrini, le strozze e così correre al fiume alla riva finalmente, e senza uscite. solo di qua, si può, nella corrente. pur volendo uscire di là, verso il monte. sulla neve, magari, di nuovo in alto. come uccello sul biancospino. e amore che canta scendendo da cavallo

Page 48: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

48

da Lèogra 1 là dove stanza copre lo spazio dei nomi città scopre la voce quella selce che levigata fonda casa e campagna l’insieme remoto dei libri mentre risale la torba e salda s’infila in questo suono o rumore in questa lama che tiene a bada le cose le lascia nel bosco in quel folto dove rina s’infuoca appena l’orco l’assale e non c’è pozzo più aperto di lei mentre l’olmo e la rima si sfanno e così la lingua nella sera che in quella presa salda vicolo a torre la curva dell’umore alla nera morte nera vita come ai più solidi risparmi l’alveo della mano o in questo piano

l’asse che perdura

Page 49: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

49

da Dripping 1 ora pittare a rete come l’apostolo lo slavinìo di parabole e antenne una masnada di segni per aria tutti presi nell’impasto oppure di nuovo paesare l’asciutto e la fame d’ogni cosa rivolta 2 nell’oasi dove l’artificio splende anche l’odore s’allontana giallo come il petto della serpe fa la lingua malata e la svolta d’ogni cosa che cade 3 chi nella pietra cresce disegna corpo e vita eppure fatica a farsi prosa tutto grido invece e foglia a marzo lasco se l’amore ingombra

Page 50: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

50

da La riva / i nomi 1 si dà il lampo, infatti nella brocca in cui cresci, e festa dissemina il tempo per gli amici sul prato sotto chiave è l’avvio: buona la pace di chi siede e l’ombra di atene in ogni cosa ecco mettiti qui, a lato del libro, e scendi se puoi, là dove s’increspa la gioia si dice amato chi ne tiene a balia la piega 2 e se resiste, lei, è per legàti e presti, è per la musica messa in rima al corpo con suo padre sul dorso delle mani, e già stato che invecchia in riva ai nomi scrive un libro di scorta, lui, ma da lontano non vedi che tronchi, bronchi

Page 51: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

51

o l’agra malattia che fa la parola guerra quando nasce dalla pancia e la parola pancia, se come oliva o noce sguscia dalla bocca: cede il bianco scrosciare del fosforo la lingua alleva l’agnello al chiodo

Page 52: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 53: Stefano Guglielmin - Quaderni

Da C'È BUFERA DENTRO LA MADRE (L'Arcolaio, 2010)

Page 54: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 55: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

55

1. piegato il guinzaglio, versa monete nel vaso, e profumo. come a febbraio la pioggia nel lago, pensa. poi tocca il ramo, tuttavia

per dire: ecco il mio sesso nel delirio della specie. così si spiega l'impazienza nella fila e il fatto che, se accende un mutuo, la luce cambia. 2. infilando la mano nella tasca, sente il solito ramo e lo squittio del cuoio. per questo non usa la chiave, entrando. pare che alla balia annusi le bende, celi il permesso di soggiorno: la spalancherà, distesa sul bordo del mattino. giovinezza ha infatti l'oro in bocca e tanti scrocchi da inventare.

3. capisce quando la vita svacca. ne sente il crepo destro e il sinistro. cura per questo la piaga che è sua, salta di lato. poi la sera, in groppa al leone che è stato, sfila la calma dal chiodo la scuce. mentre dorme, una ventata di femmine gli stira le pieghe

gli alza il livello del mare.

Page 56: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

56

7. quando serve, dà alla fabbrica sfogo: di notte cola sifoni e fa mestruo nei fondi. di giorno, spurga lavoro. toglie pane e scarpe, se chiude, svena. oppure il profitto che è grano, matura, e allora cieca la gatta lecca nel gruppo, prepara per tutti il natale. 10. anche suo figlio impara. tasta la lingua del multimedia da quand'era bulbo. bulbo o seme di grande albero stecco. dice grazie a tempo, poi dimentica. e vuole il resto che è spicciolo, da convertire in polpa. pare che preghi ed invece contratta, come suo padre. 18. sui negri non ha nulla da dire, ma per principio a nessuno volta la schiena. nemmeno al giallo crespo del tatto quando lei, dolce, lo scuote. vorrebbe il suo cane obbediente invece la bestia sbava dal labbro, lascia le feci in cucina. di notte, tutto questo lo sfianca, gli bagna il nervo spinale.

Page 57: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

57

22. seduto sul suv squadra la sera, là dove la fabbrica chiude. c'infila denari in quella diletta cruna e, di rado, un larvale tormento: sugo di famiglia perbene, pensa, pasta contadina. ci passa il pane, allora, l'asciuga. prepara la pista ai quaranta ladroni. 23. poi c'è l'anima universale, la ghisa su cui tutto cresce. anche l'azzardo in bilico sul vuoto, che è altro modo d'intendere

lo spazio, quel solido nulla dove la vita trottola e canticchia. pare che sotto ci sia un formicolio di gente, una teppa scura che ringhia. lui però vede la luce ovunque, paga da bere ai cani.

28. teme la morte perché non viene a mezzadria. dopocena, poi lascia i vermi sul piatto e non dà il resto. lui preferisce il negozio: dare e avere, comprare. ma la morte è una bocca impagabile, una ciste che va in fregola appena la sfiora. quando la tocca, tutta la madre trema.

Page 58: Stefano Guglielmin - Quaderni

Quaderni

58

30. dichiara una cosa per volta, come: qui io, oppure ogni mia scelta, e: mai abbastanza guadagno, mai tremato però. adesso che c'è bufera sin dentro la madre qualcosa gli zoppica, tuttavia. sa che solo dormendo può seguirne le tracce, capire quale piede manchi. 32. le lascia i graffi sul collo. e un bacio, talvolta. capita quando smette di stare a vedetta, quando striscia sul colmo del bene. appena la bile sfiorisce, lei lo veste d'affetto come fosse un pulcino. gli alza le dita dal mondo se le posa sul petto. 34. se dalla luna, lui, portasse indietro un grammo di ragione o il suo lume. se studiasse i modi finiti e infiniti di spinoza e vi scavasse dentro una pozza di vita vera. se insabbiasse il perno che lo lega alla pancia del denaro. se ogni tanto si girasse come l'angelo di klee. se inorridisse.

Page 59: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin

59

39. a proposito del sesso. e del frutto al petto suo denaro. a proposito

della ciliegina sulla tomba e dell'angelo che sfoca la sua foto. a proposito di lui, che suona le parti e fa bottega, di lui, fratello,

e di me. a proposito di noi e della faccia che mette lui per me. a proposito di questo, ora, torna indietro, e rileggi.

Page 60: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 61: Stefano Guglielmin - Quaderni

Stefano Guglielmin è nato nel 1961 a Schio (VI), dove vive e lavora come insegnante di lettere. Laureato in filosofia (110 e lode), ha pubblicato le sillogi Fascinose estroversioni (Quaderni del Gruppo Fara, 1985, premio “poesia giovane”), Logoshima (Firenze Libri, 1988), come a beato confine (Book Editore, 2003, primo premio "Lorenzo Montano"), La distanza immedicata / The immedicate rift (Le Voci della Luna, 2006, finalista al premio "Montano" Verona, segnalato ai premi "Campagnola" di Padova e al "Gozzano" di Terzo, prov. Alessandria), Il frutto, forse (Arca Felice, 2008; una poesia in 99 copie numerate con un'opera originale di E. Oliviero), Erosioni, in AA. VV., Dall'Adige all'Isonzo. Poeti a Nord-Est (Fara 2008, pp.189-201), C'è bufera dentro la madre (L'arcolaio, 2010, 2° class. al "Città di Adelfia", Bari; 3° class. all'"A. Osti" di Costa di Rovigo) ed i saggi Scritti nomadi. Spaesamento ed erranza nella letteratura del Novecento (Anterem, 2001) e Senza

Page 62: Stefano Guglielmin - Quaderni

riparo. Poesia e finitezza (a cura di G. Fantato, La Vita Felice 2009). È presente in alcune antologie, fra le quali Il presente della poesia italiana, curata da C. Dentali e S. Salvi (LietoColle, 2006) e Caminos del agua. Antologia de poetas italianos del segundo Novecientos, a cura di E. Reginato (Monte Avila, 2008). Suoi saggi e poesie sono usciti su numerose riviste italiane ed estere e su siti web. Dirige le collane di poesia "Laboratorio" per le edizioni "L'Arcolaio", "Segni" per conto de "Le Voci della Luna" e, assieme a M. Ferrari e M. Morasso, "Format" della "Puntoacapo Editrice". Gestisce il blog di poesia Blanc de ta nuque e fa parte della redazione di Poesia 2.0.

Page 63: Stefano Guglielmin - Quaderni
Page 64: Stefano Guglielmin - Quaderni