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Guaraldi le Chiese Perdu e di R imini Stefano De Carolis, Learco Guerra, Rosanna Menghi racce di fede nel empo Estratto della pubblicazione

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Guaraldi

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le Chiese Perdu edi R imini

Stefano De Carolis, Learco Guerra, Rosanna Menghi

¤ 20,00

ISBN: 978-88-8049-342-6

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Rimini può essere davverod e f i n i t a u n a c i t t àmorfologicamente completa:il mare c’è, il fiume anche,la pianura e la collinanell’entroterra non mancanoe neppure la montagna coni l v ic ino Appennino.A tanta bellezza un’altra sene può aggiungere e non èmeno importante: è la sua storia che, cometutte le storie, è fatta di memoria edimenticanza, di cose note e incognite.Il presente volume nasce dalla curiosità di chi,camminando per il centro, vede segni che nonsa identificare, a cui non sa dare un nome, verie propri indizi che segnalano la presenza di“testimoni assenti”: un pezzo di muro, unafacciata, un troncone di campanile, un’absidenascosta.

Di cosa si tratta?Dando credito a questadomanda, seguendo letracce, leggendo pagine escrutando mappe, si puòtentare di disegnare unidentikit e ricostruire unacarta d’identità: nome, età,struttura, utilizzo.Questo è il lavoro che è stato

fatto seppur per una sola parte di edificiriminesi, quelli religiosi che, fin dai primi secolidel cristianesimo e poi via via nel tempo, sonostati costruiti e, per le cause più svariate,distrutti del tutto o in parte.Sono così emersi veri e propri tesori, opered’arte che vanno ad ampliare il già riccopatrimonio culturale della città, frammenti distoria, pezzi di tradizione, segni di fede chehanno da dirci qualcosa di importante.

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le chiese perduTe di rimini

Tracce di fede nel Tempo

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Si ringraziano:

Curia Vescovile, RiminiBiblioteca Gambalunga, Rimini

Museo della Città, RiminiArchivio di Stato, Rimini

Associazione Riminese per la Ricerca Storica e Archeologica (ARRSA)Parrocchia di San Giovanni Battista, Rimini

Parrocchia di Sant’Agostino (Centro Storico), RiminiSerigrafia “Il Mago”

© 2009 by Guaraldi Editore s.r.l.Sede legale e redazione: Via Grassi 13, Rimini

tel. 0541 790194 - Fax 0541 791316

www.guaraldi.ite-mail: [email protected]

ISBN: 978-88-8049-342-6

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indice

Introduzione

Cappella del Crocifisso

Oratorio della Crocina

Oratorio della Madonna del Paradiso

Oratorio di San Nicola da Tolentino

Oratorio di Sant’Antonio di Padova

Chiesa di San Cataldo (poi di San Domenico)

Santuario di San Gaudenzio

Chiesa di San Giorgio Antico (poi dei padri Teatini)

Oratorio di San Girolamo

Chiesa di San Gregorio

Chiesa di San Michele in Foro

Chiesa di San Patrignano

Cattedrale di Santa Colomba

Chiesa di Santa Innocenza

Chiesa e oratorio di Santa Maria in Acumine

Chiesa di Santa Maria in Corte

Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo

Chiesa del Crocifisso

Chiesa di Santa Maria ad Nives

Glossario essenziale

Bibliografia essenziale

pag. 7

pag. 13

pag. 15

pag. 17

pag. 19

pag. 23

pag. 25

pag. 27

pag. 31

pag. 35

pag. 39

pag. 43

pag. 45

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pag. 63

pag. 65

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inTroduzione

Il prestigioso passato della città di Rimini può essere letto in diversi modi. Quello che a noi interessa segue le tracce, ora evidenti ora leggere, di alcuni fra i luoghi di culto che fin dai primi secoli del cristianesimo sorgevano dentro e fuori le mura della città e che oggi, per diversi motivi, non esistono più: chiese, santuari, basiliche, oratori o semplici cappelle voluti dalla fede e dalla devozione del popolo, significativi esempi della cultura cristiana nel nostro territorio, che nei secoli hanno mantenuto viva la tradizione rendendo possibile la celebrazione di riti e sacramenti.Inoltre, e non è poca cosa, grazie agli affreschi, ai mosaici e ai dipinti che erano parte integrante della loro struttura architettonica, tali edifici hanno rappresentato un libro aperto per tutti coloro che non potendo leggere la Bibbia o la vita dei santi perché analfabeti, ne hanno imparato il contenuto e la storia scrutando le immagini, in un lavoro di alfabetizzazione e catechesi visiva che trova la sua ragion d’essere nella notte dei tempi e che costituisce un elemento comune a molte civiltà.Sono più di 60 le “chiese perdute”: di alcune non è rimasto nulla se non il nome, di altre pochissimo di più. Nella cartina che segue, esse sono state localizzate nel loro sito originale in modo da avere l’idea, anche con un semplice colpo d’occhio, della quantità degli edifici, della loro concentrazione in una zona piuttosto che in un’altra e, ovviamente, di come l’assetto urbano sia stato modificato nei secoli.Considerandole tutte insieme, la prima cosa che colpisce sono i nomi. Primeggiano le dedicazioni a Gesù in croce e alla Madonna: della Polverara, del Paradiso, Santa Maria a Mare, in Trivio, degli Angeli, in Acumine, in Corte, in Turre Muro. A seguire, una ricca schiera di santi più o meno famosi, da San Giuseppe a Santa Mustia, da San Cristoforo a Sant’Eufemia. Non meno significativa la presenza di intitolazioni ai santi locali: Santa Innocenza e Santa Colomba oltre, naturalmente, al patrono Gaudenzio.La loro cancellazione dalla planimetria urbana è da attribuirsi sia a straordinari eventi naturali come i terremoti (1672, 1786 fino al più recente del 1916), sia alle azioni degli uomini i quali per esercitare un potere (non ultimo quello napoleonico), per ignoranza o per incuria hanno contribuito pesantemente alla cancellazione di un patrimonio che sui libri è possibile ricostruire solo in minima parte; i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, che hanno raso al suolo una buona fetta del centro storico di Rimini, sono stati il colpo di grazia definitivo.Di tutte queste chiese ne sono state scelte 16, ovvero quelle con la carta di identità più sicura e con l’apparato documentario più ricco, ma anche più frequentate dal popolo e più significative nel contesto culturale e religioso della città.Il conteggio non è finito. Esistono poi edifici che non sono stati concretamente demoliti, ci sono ancora e ben visibili, ma hanno perduto da tempo la loro funzione sacra. Sono Santa Maria ad Nives, l’oratorio della Crocina e la chiesa

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L’affresco di Gioacchino Vaccarini dedicato ai santi riminesi nella cappella della Comunità di Montetauro (Piccola Famiglia dell’Assunta): al centro il martirio di santa Innocenza; a sinistra quello di san Gaudenzio fuori Rimini, in località “Lacus Major” (l’attuale Lagomaggio); in alto, nelle caverne San Marino e san Leo; a destra san Giuliano nell’arca in pietra miracolosamente approdata sulla spiaggia di quella che fu poi chiamata “Barafonda”. Infine la nave costretta al riparo con la reliquia di san Nicola sottratta a Bari da un misterioso vescovo Alemanno.

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del Crocifisso in via Covignano. Se anche solo di poco avessimo allargato il raggio di ricerca altre se ne sarebbero aggiunte.In questo lavoro non ci ha mosso, però, la voglia di un nostalgico tuffo nel passato per tornare poi a guardare il presente recriminando qualcosa; abbiamo dato credito alla sacrosanta curiosità di chi ama la propria terra e desidera conoscerla più a fondo qualunque sia la faccia che si scopre, ben sapendo che ciò che è nascosto e sepolto sotto una dimenticanza anche secolare c’entra con noi, perché nel precederci, in qualche maniera ha generato il nostro modo di essere, di pensare e di agire. Una ricerca, dunque, che ha avuto come oggetto le chiese fatte di pietre e mattoni anche se sappiamo che la Ecclesia Dei è fatta di uomini, uomini che non si mettono insieme a caso, ma che si riconoscono chiamati da Dio ad abitare un luogo che ha il perimetro del mondo intero, in una progressione temporale sempre in divenire.Il grande convertito al cattolicesimo John Henry Newman scrive: «Il cristianesimo è una realtà vivente che non invecchierà mai. Alcuni ne parlano come se fosse un fatto della storia che pesa solo indirettamente sulla vita di oggi. Esso ha, certo, le sue radici in un glorioso passato, ma la sua forza è forza presente».Ecco perché possiamo interessarci alla Cappella del Crocifisso o all’Oratorio di San Nicola e a tutto ciò che non esiste più mantenendo uno sguardo puntato al presente, alla ricerca di quello che è, per sempre, l’unico “fatto” che rende sacra ogni dimora.

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legenda

Cappella del Crocifisso 1. Cappella della Madonna della 2. PolveraraChiesa dei Romiti3. Chiesa dei Crociferi4. Chiesa della Beata Vergine del 5. SuffragioChiesa delle monache degli Angeli6. Oratorio del Collegio7. Oratorio dell’Aspettazione8. Oratorio della Crocina o dei Santi 9. Cosma e DamianoOratorio della Madonna del 10. ParadisoOratorio del Rosario11. Oratorio di San Giuseppe12. Oratorio di San Iacobo13. Oratorio di San Mauro14. Oratorio di San Nicola da 15. TolentinoOratorio di San Rocco16. Oratorio di Santa Barbara in 17. FortezzaOratorio di Sant’Antonio18. Oratorio di Sant’Antonio Abate19. Oratorio di Santo Stefano20. Orfanelli ex di Santo Spirito ex 21. dell’OspizioSan Bartolino22. San Benedetto23. San Biagio24. San Cataldo (poi San Domenico)25. San Cristoforo26. San Gaudenzio (ex Confessione 27. dei Martiri)San Giacomo28. San Giorgio Antico poi dei Padri 29. Teatini San Giorgio in Foro (poi 30. Sant’Apollonia)

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San Girolamo con Oratorio 31. Minore e MaggioreSan Gregorio 32. San Gregorio fuori le mura33. San Lorenzo34. San Marco35. San Martino 36. ad CarceresSan Matteo37. San Michele in Foro38. San Patrignano (poi Cuore di 39. Gesù)San Sebastiano40. San Silvestro41. San Tommaso42. San Vitale43. Sant’Angiolo o di San Michele44. Sant’Antonio45. Sant’Antonio Abate46. Sant’Eufemia47. Santa Caterina48. Santa Colomba49. Santa Innocenza50. Santa Maria a Mare51. Santa Maria degli Angeli di 52. Venezia (poi la Colonellina)Santa Maria in Acumine53. Santa Maria in Corte54. Santa Maria in Trivio (poi San 55. Francesco)Santa Maria 56. in Turre MuroSanta Mustia57. Santi Andrea e Donato58. Santi Bartolomeo e Genesio59. Santi Giovanni e Paolo Martiri60. Santi Simone e Giuda ex 61. oratorio di Santa CroceSanto Stefano62. Sant’Uomobuono63. Chiesa del Crocifisso64. Chiesa di Santa Maria 65. ad Nives

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cappella del crocifisso

La cappellina del Crocifisso fu costruita nel 1796 in fondo al loggiato del palazzo Comunale (allora formato da un unico porticato di sedici arcate che andava dal Corso all’attuale palazzo del Podestà). All’interno era conservato un affresco col «Crocifisso in forma di Pietà» (in realtà un Cristo in Pietà) risalente alla fine del Quattrocento e riscoperto nel 1789 sopra l’antico ingresso del Monte di Pietà. Rimosso e provvisoriamente collocato nell’antica Cappella delle carceri «sotto il Voltone», l’affresco fu quindi trasferito nella nuova cappella a lui dedicata. Qui rimase fino al febbraio 1866, allorché fu definitivamente trasportato nella vicina chiesa dei Servi (al secondo altare di sinistra, dove ancor’oggi si trova). In tale data la cappellina dovette anche essere sconsacrata, dato che nel 1879 veniva già definita «ex».Sopra l’ingresso si trovava un altro affresco raffigurante L’annunciazione, attribuito al Centino e tradizionalmente datato al 1654. Alcuni frammenti dell’affresco – ormai pressoché illeggibile – furono distaccati e salvati da Giovanni Nave nel 1920. I volti della Vergine e dell’angelo sono stati distrutti dalla guerra; nei magazzini del Museo della Città rimane solo un frammento con il braccio sinistro dell’angelo. (S.D.C.)

Sopra:Ignoto pittore del XV secolo, Cristo in Pietà. Affresco staccato. Rimini, chiesa dei Servi.

A fianco:Il porticato del palazzo dell’Arengo con il portale rinascimentale del Monte di Pietà e la parete ove un tempo era l’ingresso alla cappella del Crocifisso.

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oraTorio della crocina

Che nel tempo l’Oratorio della Crocina abbia perduto la propria funzione e sia stato abbandonato senza troppi rimpianti, lo si capisce bene guardando la sua posizione odierna: incastonato in un’abitazione che nasconde una buona fetta della facciata, con la parte posteriore non più distinguibile perché diventata un tutt’uno con le abitazioni e il giardinetto privato, chiuso con catena e lucchetto, esattamente come i motorini che perennemente vi vengono posteggiati davanti insieme alle macchine.E dire che sorge in quella che, archeologicamente parlando, è la zona più sorprendente della città, di fianco all’area dove sorgeva la domus del Palazzo Diotallevi e a pochi passi dall’altra preziosissima detta “del Chirurgo”.Fatta costruire dalla patrizia Timotea intorno al VI secolo, la chiesetta era dedicata alla Santa Croce diventata poi “Croce Vecchia”; a questa intitolazione venne aggiunta la dedica ai santi Cosma e Damiano quando divenne parrocchia, funzione che mantenne fino al 1806. Restaurata nel 1713, divenuta poi cappella privata, non mutò la sua bella semplicità fatta di un’unica navata con dipinti dell’artista Giovan Battista Costa (1697-1767).Costruita in mattoncini rossi, mostra ancora un semirosone che sovrasta la porta d’ingresso.In qualche occasione è stata utilizzata come sala per esposizioni d’arte. (R.M.)

Sopra:L’interno dell’oratorio della Crocina prima delle distruzioni belliche.

A fianco:La facciata dell’oratorio della Crocina in via Francolini.

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oraTorio della madonna del paradiso

L’area che oggi circonda il Tempio Malatestiano era un tempo densa di costruzioni religiose. Alle spalle del convento e della chiesa (dedicati a san Francesco) vi erano, circondati da orti, prati e giardini, tre edifici di culto – l’oratorio della Madonna del Paradiso, l’oratorio di San Giuseppe e la chiesa di Sant’Antonio (poi detta della Croce e del Riscatto) – che il tempo ha completamente cancellato.Nel 1536 la Confraternita dei falegnami ottenne dai Francescani di poter utilizzare come oratorio una cappella esistente a fianco dell’abside della chiesa di San Francesco (il Tempio Malatestiano), nella quale era venerata una Madonna in trono col Bambino detta “del Paradiso”. Ampliato negli anni 1536-1538, l’oratorio fu totalmente rinnovato nel 1600 a spese di Alessandro Gambalunga (che vi fu sepolto), diventando un piccolo gioiello d’arte. La facciata era completamente occupata da un affresco di Giovanni Laurentini detto l’Arrigoni (not. 1581-1633) raffigurante il Giudizio Universale; sempre dell’Arrigoni – autore anche dell’intero progetto di ristrutturazione – erano le tele con le Storie di Giuseppe e di Maria che ornavano il bellissimo soffitto di legno intagliato, mentre la ricca decorazione a stucco delle pareti fu eseguita da uno sconosciuto maestro itinerante, certo Giovan Battista da Savignano.Dal 1809, allorché la cattedrale fu trasferita in San Francesco, al 1860 l’oratorio del Paradiso fu adibito a battistero, quindi venne abbandonato e utilizzato come magazzino iniziando lentamente a deperire, tanto che nel 1905 ne fu proposta la demolizione (giudicando «il valore artistico della chiesa, di stile barocco, limitatissimo»). Lo storico dell’arte Corrado Ricci riuscì a salvare l’edificio, ma solo per pochi decenni: nel 1944 fu infatti completamente distrutto da un bombardamento aereo. (S.D.C.)

A fianco:La facciata della Madonna del Paradiso negli anni ’20 del Novecento (Fot. Carboni). Rimini, Biblioteca Gambalunga, Archivio fotografico.

Sopra:Interno della Madonna del Paradiso (ante 1928). Fot. Moretti Film. Rimini, Biblioteca Gambalunga, Archivio fotografico.

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oraTorio di san nicola da TolenTino

Al riminese frettoloso o al turista distratto che si trovi a passeggiare lungo la via Garibaldi, in direzione Covignano, all’incrocio con via Venerucci, sulla sinistra, si presenta l’ingresso di una piccola chiesa. Due colonne ai lati a sorreggere un timpano, l’ingresso sormontato da una lapide. Avvicinandosi però si accorgerà che in realtà l’ingresso risulta murato, che le basi delle colonne servono più che altro come posteggio di biciclette e che dietro alla facciata settecentesca in realtà c’è una civile abitazione. Se poi il nostro «riminese frettoloso o turista distratto» si chiedesse cosa sta guardando, rimarrebbe con la sua curiosità. Nessuna targhetta, nessuna indicazione per spiegare che si tratta della parte frontale, l’unica rimasta, dell’oratorio di San Nicola da Tolentino. Siamo a due passi da porta Montanara (o meglio a due passi dalla posizione originaria della porta Montanara). Di questo oratorio si hanno poche e frammentarie informazioni. Possiamo supporre che fosse frequentato prevalentemente dagli umili artigiani che abitavano questa parte della città. Via Garibaldi, fino all’ultima guerra, era chiamata “contrada dei Magnani”, dove magnani sta per ramai, stagnini, fabbri in generale. Qui era da sempre un fiorire di piccole attività commerciali, grazie anche alla presenza della fossa Patara, o fossa dei mulini, che passava all’interno del borgo Sant’Andrea e del rione Montecavallo, alle spalle di via Garibaldi, tagliava il corso d’Augusto più o meno tra la via Bertola e il vicolo Cima, usciva dalla cinta muraria dove ora c’è il deposito delle autolinee per gettarsi poi nell’Ausa. Il Tonini, nella sua Storia di Rimini ci dice che l’oratorio era retto dalla Confraternita di San Nicola da Tolentino, della quale si ha ricordo fin dal 1619. La Confraternita offrì al santo nel 1644 un ex voto in argento sbalzato, tuttora conservato presso il santuario di San Nicola a Tolentino, in cui è rappresentato il profilo della nostra città. Uno degli episodi della vita di questo santo narra come egli impedì con la sola imposizione delle mani il crollo di una parte della cinta muraria della città di San Ginesio, nelle Marche. Forse per questo, in seguito al disastroso terremoto del 1672, il Consiglio della città elesse san Nicola da Tolentino protettore della città di Rimini.

A fianco:La facciata della chiesa di San Nicola da Tolentino oggi.

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