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Achille Miglionico
medico psichiatra – etnopsichiatra
perf.to in antropologia
SIEB Seminari Internazionali Eric Berne - 2009
Tarantolismo
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LA TARANTA e il
TARANTOLISMO. Storia.
“Quivi genera la tarantola animale nocevolissimo, il cui veleno non crederei che si tolga coi flauti e timpani, se per moltissimi esperimenti non avessi ciò appreso, e presso Aulo Gellio colla autorità di Teofrasto non avessi letto esservi una specie di serpenti il cui veleno si toglie col canto e col suono”
Antonio De Ferraris, (1444-1517), protomedico di re Ferdinando I in “De situ Japygiae”, 1510.
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Giorgio Baglivi (1668-1707)
“Nel momento del morso la tarantola inietta un fluido quasi impercettibile, il veleno, che uccide subito il paziente col suo contagio, ove non siano pronte musica e danza…”Le parole del medico Giorgio Baglivi (1668-1707), tratte dal suo trattato “De anatome, morsu eteffectibus Tarantulae”, danno un quadro molto preciso del mito della Tarantola.Lo stesso autore cercò per quasi due anni di far luce sul fenomeno che durante il „600 era diffuso in tutta la Puglia ed altre parti del Sud Italia. Ma anche ALTROVE. In Spagna per esempio.
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tornando in ITALIA
Era dunque consolidata credenza che l‟unico rimedio per il tarantolismo, la malattia dovuta al morso della “tarantola”, fosse una danza catartica chiamata appunto “tarantella”, i cui ritmi ripetitivi ed accelerati inducevano convulsioni nel danzatore che lo avrebbero liberato dal veleno del ragno.Questa pratica perdurò fino alla fine dell‟Ottocento, epoca in cui l‟emergere della scienza medica fece declinare la pratica sino a renderla una sbiadita ricorrenza rispetto al rito di un tempo.
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Il tarantismo o tarantolismo è
“Un dramma rituale coreutico-musicale, cui fa da orizzonte il mito della taranta”
Così Diego Carpitella, etnomusicologo, in De Martino (1960, p.335)
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Leopoldo Maggi (1840-1905)
Lycosa Tarantula
Latrodectus
tredecimguttatus
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tarantismo (o tarantolismo)
Il tarantismo (o tarantolismo) è una forma di
esorcismo popolare che, sin dal medioevo, spinge
uomini e donne, che si ritengono morsi dalla tarantola
( grosso ragno ancora esistente nel territorio ma che
non è l‟unico protagobista della storia), ad una sorta di
terapia domiciliare da replicare il 29 giugno di ogni
anno, recandosi in pellegrinaggio al pozzo presso la
chiesetta di San Paolo a Galatina: qui saranno liberati
definitivamente dagli effetti del veleno (una sorta di
languore mortale) veleno di cui ci si può sbarazzare
solo per mezzo della musica e dei colori.
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Da qui l'uso di nastrini colorati
(chiamati zagarelle) da legare al
polso e di una musica ossessiva
(la pizzica) che induce ad una
danza sfrenata intorno al pozzo la
cui acqua è considerata simbolo di
purificazione. La musica è suonata
da un'orchestrina con chitarra
battente, mandolino, violino e
tamburello.
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I musici
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Gli orchestrali ingaggiati dai
familiari dell'invasato si recano
normalmente a casa del tarantolato,
per suonare e fargli venir fuori il
veleno del ragno con la danza.
Verso la soluzione della crisi la
musica che accompagna il
tarantolato ha suoni ora cupi, ora
struggenti, che culminano in un
crescendo di straordinario effetto.
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tarantolate
Le tarantolate un tempo, si recavano di
buon`ora nella cappella di S. Paolo vestite di
bianco e bevevano ,almeno fino a quando il
pozzo non è stato chiuso per ragioni igieniche
sanitarie, l'acqua del pozzo dove c'erano
anche dei serpenti. Si lanciavano in una danza
sfrenata al suono del tamburello fino a
stramazzare al suolo vinte dalla fatica. La cura
poteva durare anche diversi giorni.
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Similarità del fenomeno
isterico descritto da Charcot
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Le radici orfiche e l‟innesto
paolino
Il ricorso a S. Paolo è effetto della sovrapposizione del culto cristiano a quello molto più antico pagano dei serpenti (si veda l‟episodio in Atti degli Apostoli in cui Paolo di Tarso a Malta è morso dal serpente velenoso) .
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Le radici orfiche
e l‟innesto
paolino
La tarantola rappresenta
un animale totemico le cui
origini si perdono nella
notte dei tempi e sono
anteriori al menadismo, al
coribantismo ed alle feste
dionisiache a cui il
tarantismo rimanda per gli
aspetti orgiastici.
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Biologia di un fenomeno
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Lycosa T. & Latrodectus tr.
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Biologia: genere Lycosa Il genere Lycosa comprende molte specie in tutto il
mondo, con diversi rappresentanti anche in Europa e nel bacino del Mediterraneo. In Italia, oltre a Lycosa tarantula, sono segnalate altre specie, come Lycosa narbonensis e Lycosa bedeli, quest‟ultima presente solo in Sicilia. Molte specie sono state recentemente descritte anche in Spagna ed in Francia e la tassonomia di questo genere è sempre in continuo divenire.Si tratta di ragni di grandi dimensioni, che possono raggiungere anche i 45 mm di corpo, adattati a vivere in luoghi per lo più steppici, con bassa vegetazione e clima tendenzialmente arido. Per sopravvivere al clima ostile scavano nel terreno reso morbido dalla pioggia, costruendo una tana che viene terminata da un collare attorno all‟entrata, costituito di tela e fili d‟erba. Solo la sera, quando la temperatura e l‟umidità dell‟aria lo permettono, questi ragni escono allo scoperto e si aggirano attorno al loro nascondiglio alla ricerca di Insetti.
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Biologia “mitizzata”
Del mito della Tarantola rimangono i ricordi di una credenza che è rimasta comunque nella tradizione popolare coi suoi balli e le sue musiche e nella memoria degli emigranti in America, i quali vedendo per la prima volta le migali, grossi ragni tropicali della Famiglia Theraphosidae, li chiamavano (erroneamente) “tarantule”, da cui è poi derivato il nome anglosassone di “Tarantula”.
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Ma chi era l‟assassino?
Il vero artefice del morso venefico che
portava anche alla morte del malcapitato -
seppur raramente - non era la Tarantola
(Lycosa tarantula o Lycosa tarentula come
viene talvolta erroneamente riportato), bensì un
altro ragno che vive nel suo stesso habitat, la
Malmignatta o Vedova Nera europea
(Latrodectus tredecimguttatus). Questo ragno,
più piccolo e molto diverso dalla Tarantola,
possiede un veleno neurotossico piuttosto
potente, ma dal morso indolore.
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Ma chi era l‟assassino? Durante la fienagione - la raccolta del fieno -
che veniva effettuata da adulti e bambini, poteva succedere che sotto le ascelle del contadino non finisse solo il fascio di fieno, ma anche una malcapitata Malmignatta, la quale sentendosi schiacciare mordeva il suo assalitore. Quando i primi sintomi (convulsioni addominali, spasmi, vomito) si facevano avvertire, si cercava allora il colpevole, un ragno grosso e pericoloso “sicuramente”. La Tarantola era quindi un ottimo capro espiatorio, anche perchè il suo morso, seppur innocuo per l‟uomo, è sicuramente più doloroso e quindi ben conosciuto dai contadini.
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Esiste un latrodectismo?
La equipe
dell‟etnologo italiano
Ernesto De Martino,
nella “campagna” del
1959 stabilì che in
pochissimi casi di
tarantolati vi era
stato
anamnesticamente
un morso reale
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E. De Martino
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Oggi il fenomeno si è estinto
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Ma non le
transe da
possessione
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Bibliografia tarantismo
De Martino Ernesto, La terra del rimorso, il Sud tra religione e magia, il Saggiatore, Milano (1961) (2002)
Jervis Giovanni, Considerazioni neuropsichiatriche sul Tarantismo, in De mArtino, op.cit.
Jervis-Comba Letizia, Problemi di psicologia nello studio del Tarantismo, in De Martino, op.cit.
Carpitella Diego, L‟esorcismo coreutico-musicale del Tarantismo, in De Martino, op.cit. + Documentario 16 mm (circa 100 m)
Malecore Irene Maria, La Taranta e il Tarantolismo,Conte ed., Lecce.
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G.L. Di Mitri Orfani di Orfeo, in G. LAPASSADE, Intervista sul tarantismo, Maglie, Le Edizioni di Madonna Oriente, 1994, pp. 175-183
G.L. Di Mitri La terra del rimosso. Tarantismo e medicina nell‟area galatinese in età moderna in “Bollettino Storico di Terra d‟Otranto”, 5, 1995, pp. 221-229
G.L. Di Mitri Le radici orfiche e l‟innesto paolino sul tronco del tarantismo. Ipotesi e indizi per un‟archeologia del sapere in PAONE M. (ed.), Scritti di storia pugliese in onore di Feliciano Argentina, 2 voll. (I), Galatina, Editrice Salentina, 1996, pp. 9-28
G.L. Di Mitri Un inedito di Swedenborg sul tarantismo da Vallerius in “Bollettino Storico di Terra d‟Otranto”, 6, 1996, pp. 87-96
G.L. Di Mitri Una applicazione settecentesca della musicoterapia in campo psichiatrico: il „ragionamento‟ di Luigi Desbout (1780), in «History and Philosophy of the Life Sciences», 19, 1997, pp. 237-256
G.L. Di Mitri Eros e il ragno di Senofonte, in “Il Titano”, suppl. a “Il Galatino”, Galatina 27 giugno, 1997, n° 12, pp. 37-38
G.L. Di Mitri Il caso clinico di Settimia Tedeschi in “Nuova Civiltà delle Macchine”, XVI, n° 1-2 (61-62), 1998, pp. 194-201
George Mora Il male pugliese. Etnopsichiatria storica del tarantismo - Besa Editrice - Nardò, 1998 ISBN 884970030X
G.L. Di Mitri Il bacio dell‟uomo-ragno. Nuovi contributi per una decifrazione del tarantismo in “Lu Lampiune”, Lecce 1998, pp. 97-101
G.L. Di Mitri Mitografia, danza e dramma sacramentale alle origini del tarantismoQuarant‟anni dopo de Martino. Il tarantismo, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Galatina 24-25 ottobre 1998), 2 voll. (I), Nardò, Besa Editrice, 2000, I, pp. 69-99
Gino L. Di Mitri - "Storia Biomedica del Tarantismo nel XVIII Secolo" - Leo S. Olschki Editore - Firenze, 2006 ISBN 978 88 222 5508 2
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FINE della parte