Stampa locale e riforma agraria in Capitanata (1945 - 1950) · agrario: «La riforma agraria è...

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Stampa locale e riforma agraria in Capitanata (1945 - 1950) di Marcello Ariano Subito dopo lo sbarco degli alleati e la ritirata delle truppe italo-germaniche, i primi giornali dell'Italia occupata escono in Sicilia, a Palermo e a Caltanissetta, nell'agosto 1943. Però, essendo il governo Badoglio alleato della Germania ed ancora in guerra contro gli anglo-americani, le attività politiche sono vietate; è il comando alleato a dettar legge in fatto di diffusione di notizie sia a mezzo radio che a mezzo. stampa. L'organizzazione ed il controllo della stampa e della radio sono disposti da un servizio speciale dell'esercito occupante, il Psychological Warfare Branch; in esso lavorano giornalisti inglesi, americani, meglio se italo- americani, già con precedenti esperienze di lavoro maturate nel nostro Paese. Prima dell'autunno 1943 il territorio occupato dalle truppe alleate si allarga alla Calabria, alla Basilicata, alla Puglia e a gran parte della Campania e viene sottoposto all'AMGOT (Allied Military Governement Occupied Territory). Nel documento di armistizio firmato fra il governo italiano e gli anglo-americani si fa riferimento pure alla soppressione delle leggi fasciste sulla stampa ma non al ripristino della libertà di espressione, subordinata, come già in Sicilia, alla volontà e agli interessi delle autorità alleate. Oltretutto sono gli Alleati che detengono il materiale per stampa e ne autorizzano l'uso insieme con le attrezzature tipografiche. La situazione migliora a mano a mano che il governo italiano si impegna sempre di più a fianco degli anglo-americani fino a dichiarare guerra all'ex-alleato germanico: i partiti politici ed i giornali acquistano allora una maggiore libertà di movimento ma è solo agli inizi del 1944 che il governo italiano riacquista i suoi poteri amministrativi sulle regioni meridionali e quindi anche la facoltà di autorizzare le pubblicazioni di giornali, che viene delegata alle prefetture 1 . ________________ 1 - P. MURIALDI, La stampa italiana del dopoguerra, vol. I, Bari, 1978, pp. 5-15. 87

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Stampa locale e riforma agraria in Capitanata (1945 - 1950)

di

Marcello Ariano

Subito dopo lo sbarco degli alleati e la ritirata delle truppe italo-germaniche,i primi giornali dell'Italia occupata escono in Sicilia, a Palermo e a Caltanissetta,nell'agosto 1943. Però, essendo il governo Badoglio alleato della Germania edancora in guerra contro gli anglo-americani, le attività politiche sono vietate; è ilcomando alleato a dettar legge in fatto di diffusione di notizie sia a mezzo radioche a mezzo. stampa. L'organizzazione ed il controllo della stampa e della radiosono disposti da un servizio speciale dell'esercito occupante, il PsychologicalWarfare Branch; in esso lavorano giornalisti inglesi, americani, meglio se italo-americani, già con precedenti esperienze di lavoro maturate nel nostro Paese.

Prima dell'autunno 1943 il territorio occupato dalle truppe alleate si allargaalla Calabria, alla Basilicata, alla Puglia e a gran parte della Campania e vienesottoposto all'AMGOT (Allied Military Governement Occupied Territory). Neldocumento di armistizio firmato fra il governo italiano e gli anglo-americani si fariferimento pure alla soppressione delle leggi fasciste sulla stampa ma non alripristino della libertà di espressione, subordinata, come già in Sicilia, alla volontà eagli interessi delle autorità alleate. Oltretutto sono gli Alleati che detengono ilmateriale per stampa e ne autorizzano l'uso insieme con le attrezzature tipografiche.La situazione migliora a mano a mano che il governo italiano si impegna sempre dipiù a fianco degli anglo-americani fino a dichiarare guerra all'ex-alleato germanico: ipartiti politici ed i giornali acquistano allora una maggiore libertà di movimento maè solo agli inizi del 1944 che il governo italiano riacquista i suoi poteriamministrativi sulle regioni meridionali e quindi anche la facoltà di autorizzare lepubblicazioni di giornali, che viene delegata alle prefetture1.________________

1 - P. MURIALDI, La stampa italiana del dopoguerra, vol. I, Bari, 1978, pp. 5-15.

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Nel 1944 giornali di partito o di raggruppamenti politici, perlopiùsettimanali, compaiono anche in Capitanata. A Foggia, escono tra gli altri,“Ricostruzione Dauna", organo provinciale di Democrazia del Lavoro, che faderivare il suo nome dall'omonimo "Ricostruzione" giornale romano del partitodemolaburista2 e "La Capitanata ", che ha come riferimento politico il partitoliberale.

A San Severo si verifica il caso, non raro nel periodo di occupazione, di unapubblicazione direttamente curata e stampata dalle truppe occupanti: si tratta di"Dealine", una specie di quaderno monografico3 scritto in inglese; c'è un po' distoria locale, fotografie ed una rubrica sportiva, un modo, forse, di avvicinarel'esercito alleato ai territori ed ai paesi occupati4.

Non va dimenticato inoltre, sempre a San Severo, il numero unico di "RomaLiberata " del giugno 1944 curato dal locale comitato del Partito d'Azione ededicato all'occupazione di Roma da parte degli eserciti alleati5.

Ma è fra il 1945 ed il 1950 che il risorgere dei sentimenti democratici e il ri-accendersi delle rivalità politiche determinano la nascita di fogli locali.

Domenico Fioritto, leader dei socialisti di Capitanata nel dopoguerra, sulnumero di saggio di "Avanti Daunia!" del 3 marzo '45 considera il sorgere dellenuove testate 'Tenomeno naturale degli spiriti umani, che, dopo la torchiaturafascista dei cervelli, riprendono la loro elasticità".

Sono gli anni, in Italia, di un confronto duro ma aperto, contrassegnato dagrandi dibattiti e dal proporsi di drastiche alternative: economia liberale ocontrollata? monarchia o repubblica? e, per quanto riguarda le lotte contadinecontro il latifondo: riforma agraria sì, riforma agraria no. Ad essi si accompagnanoi contrasti all'interno del movimento sindacale; lo scontro del 18 aprile 1948 chesuggella l'appartenenza dell'Italia al blocco occidentale e determina, da una parte, ilruolo di partito-cardine della D.C. nel nuovo, sistema politico e, dall'altra,istituzionalizza nel ruolo di antagonista la presenza del P.C.I.________________

2 - IB., p. 22.3 - L'unico numero superstite è reperibile in fotocopia presso la Biblioteca Comunale di

San Severo. Presso la Biblioteca Provinciale di Foggia è conservato anche il settimanale“FOGGIA OCCUPATOR” relativo all'anno 1946.

4 - P. VOCALE - M. POLLICE - B. MUNDI, Stampa periodica di San Severo e diCapitanata, San Severo, 1981, p. 41.

5 - IB., p. 108.

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I periodici locali partecipano al più generale dibattito, contribuendo da unlato ad avvicinare la gente ai problemi della quotidianità politica, dall'altro aproiettare questi ultimi in un quadro più vasto che non sia quello della comunitàlocale in cui operano.

In linea generale vale per tutti i periodici del tempo quanto viene affermatoda "La squilla liberale" sul n° 2 del 1° novembre 1945: « [ ... ] Si farà quel che sipotrà, coi mezzi tipografici a nostra disposizione, con una maestranza improvvisatae con un corpo redazionale di giovanissimi, ma animati da una sola fede:contribuire ad una chiarificazione sempre maggiore del momento politico,prospettando e discutendo i problemi dell'ora secondo la maggiore loro aderenzaalle necessità della Patria».

Uno dei temi maggiormente dibattuti e su cui vorrei soffermarmi,analizzando la stampa della Provincia di Capitanata6, è quello della riforma agraria.

Occorre subito dire che, se è vero che le posizioni assunte in proposito daiperiodici locali sono riconducibili alle divisioni che attraversano l'intera stampa na-zionale, è però anche vero che, dato il coinvolgimento diretto, quasi fisico direi, coni luoghi e con i fenomeni oggetto della disputa, i problemi sono vissuti con unaimmediatezza ed una intensità che i quotidiani nazionali forse non riescono a rag-giungere.

Nella pluralità di voci, tre sono le correnti che fondamentalmentecontribuiscono al dibattito sui temi della riforma agraria in Provincia di Capitanata:una liberale, una di sinistra, una cattolica. L'andamento del dibattito risentedell'evolversi della situazione politica nazionale nel quinquennio 1945-1950 e valetto, quindi, alla luce di questo quadro generale di riferimento. I momenti di questoperiodo sono contrassegnati da una prima fase dei governi di unità nazionale finoall'esclusione della sinistra socialcomunista dal governo; una seconda faseculminante il 18 aprile 1948; una terza fase che si conclude con la Legge "stralcio"di riforma fondiaria, nel 1950.________________

6 - Ho ritenuto utile preparare delle schede conoscitive sui periodici della provincia diFoggia con dati il più possibile omogenei, indicando le biblioteche in cui essi sono conservati;le note sono state compilate grazie ad un lavoro di ricerca sui numeri disponibili dei periodicistessi, talvolta con il supporto di pubblicazioni al riguardo, tal'altra confortato dalle prezioseinformazioni, fornitemi dagli amici Mario Giorgio e Anacleto Lupo, che sentitamente ringra-zio.

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Limiti alla proprietà privata, ruolo dello Stato nell'attività economica,funzione dei ceti medi: questi sono i termini del dibattito che si svolge, anche aFoggia, tra le forze politiche. In tale ambito si inserisce ampiamente la questioneagraria, e il dibattito è incentivato da molteplici fattori, dall'assetto fondiario dellaCapitanata in cui la proprietà e l'impresa latifondistiche svolgono ancora un ruolopreponderante sotto il profilo economico, politico e sociale; dalle opportunità eprospettive di rinnovamento che il momento politico sembra consentire; dallagrandezza dei danni subiti dal comparto agricolo nazionale nel corso del conflitto.1 danni si aggirano sui 550 miliardi di lire ma, oltre a quelli monetizzabili , ci sono idanni difficili da valutare come la diminuita produttività dei terrenoconseguentemente alla carenza di concimi e del lavoro umano negli anni delconflitto. La produzione agraria nel 1945 cala del 60 per cento rispetto ai livelliprebellici: da un ettaro a cereali si ottengono 13 quintali circa rispetto ai 16 quintaliottenuti nel 19387.

C'è una diffusa consapevolezza tra le forze politiche che la riforma agrariarappresenti uno dei pilastri per la ricostruzione del Paese. Tale consapevolezzaemerge con chiarezza anche sul giornale dei demolaburisti di Foggia allorché si af-ferma che «una delle formule che trova il più largo consenso e diremo quasi l'ac-cettazione senza discussione, è la riforma agraria; l'accolgono senz'altro i comunisti,socialisti e altre frazioni democratiche, che dicono di essere su questo punto per-fettamente d'accordo[ ... ]»8 .

Periodici di sinistra

In Capitanata, ad aprire il dibattito sui problemi della riforma agraria è"Ricostruzione Dauna", l'organo provinciale del Partito di Democrazia del Lavoro.

Questo partito se nelle regioni settentrionali non esiste, nel Sud è pratica-mente un artifizio di taluni dirigenti antifascisti e costituisce il necessario supportoelettorale per il vecchio leader Ivano Bonomi9.________________

7 - G. MAMMARELLA, L'Italia dalla caduta del fascismo ad oggi, Bologna, 1978, p. 143.8 – “RICOSTRUZIONE DAUNA”, 1945, 25 febbraio, n° 9.9 - A. GAMBINO, Storia del dopoguerra. Dalla liberazione al potere DC, vol. I, Bari,

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I demolaburisti, mentre i grandi partiti di massa elaborano tesi e propostesulla questione agraria, avviano, a Foggia, un primo approccio non tanto genericoai temi di analisi sociale ed economica delle campagne, dei conflitti che le agitano edei ceti che in queste operano. Essi indicano nella classe borghese il soggetto piùtitolato a ricercare una soluzione al problema agrario: «La borghesia attuale chevuole sopravvivere sa che cosa l'attende se non saprà essere intelligente epreviggente e se non saprà risolvere da sé il problema agrario, nel proprioambiente secondo i bisogni, le possibilità e gli interessi così vari da paese a paese». Idemolaburisti sono consapevoli della grandezza e della rilevanza del problemaagrario: «La riforma agraria è soltanto una faccia del prisma di ricostruzione, ma neè certamente la più importante» e ritenendo insufficiente la legislazione sullacompartecipazione e sulla mezzadria, sostengono che nelle condizioni attuali « [è]meglio e più proficuo ridurre il problema a quello che occorre fare ora persoddisfare, od anche alleviare, i bisogni di tutta o quasi una popolazione che vivedella terra» accettando che «la terra sia data in proprietà od alcunché di simile aicontadini [e che] il problema delle grandi proprietà che si adagiano nella colturaestensiva [ ... ] deve indubbiamente essere risolto»10.

Il periodico di Democrazia del Lavoro, però, pone una pregiudiziale sullamedia e piccola proprietà: «si intende o meno di rispettare i diritti di questa immen-sa moltitudine, che è costituita di piccoli e medi proprietari agricoli [ ... ],che nonhanno affatto concordanza di interessi né con le grandi coalizioni industriali, né congli agrari latifondisti?» E sottolinea l'importanza di questo strato sociale che «ha piùaffinità [ ... ] coi principi________________1978, p. 22. Il settimanale locale DC “IL SOLCO” denuncia la "complicità del demolaburismospuntato nella fungaia politica al solo fine di determinare la maggioranza numerica dei partitidi sinistra" (IL SOLCO", 1948, 30 aprile, n. 14).

Anche per il repubblicano pugliese Egidio Reale il partito di Democrazia del Lavoro è"una formazione politica del tutto artificiale, creata nel Mezzogiorno dopo la completaliberazione. V'è gente di ogni specie, ma vi sono soprattutto uomini politici di quellademocrazia e di quel radicalismo meridionale, che abbiamo avuto agio di conoscere prima delfascismo. Nel sistema della uguale rappresentanza dei partiti, è servita a procurare posti adalcuni uomini politici, che altrimenti sarebbero stati disoccupati, ed a creare attorno a quegliuomini alcune clientele". (G. SALVEMINI, Lettere dall'America, vol. I, Bari, 1967, p. 188).

10 - "Ricostruzione Dauna", 1945, 5 agosto, n. 32.

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della democrazia» ma il cui umore politico è anche il più sensibile alle alternativeautoritarie11.

La risposta formulata dall'organo ufficiale di Democrazia del Lavoro inCapitanata, sottolinea in primo luogo la centralità della "borghesia" nel mo-mento storico attraversato dalla Nazione: i settori sociali intermedi hanno paridiritto, rispetto ad altre componenti della società, di essere soggetti di titolarità edi negoziazione politiche e di non essere emarginati nella ricostruzione e nelprocesso di avviamento ad una democrazia pluralista in atto nel Paese. Ma,collegandosi più strettamente alla questione agraria, implica una definizione adue interrogativi pressanti ed essenziali insiti nella questione stessa: "chi" deveattuare la riforma e "perché".

"Ricostruzione Dauna " interpreta la consapevolezza di taluni segmenti dellaborghesia rurale secondo cui o si prende atto della esigenza di ristrutturarel'assetto fondiario e si dà una spinta risolutiva al ridimensionamento dellatifondo - e quindi il "chi" è il ceto borghese stesso che può guidare il processodi riforma - oppure ci si sottopone al rischio di una riforma agrariageneralizzata - e questo è il "perché" - e quindi punitiva "contro"12 di essa.Viene così individuata un'area culturale e politica, suscettibile di aggiustamenti,modifiche e mediazioni, nella quale, nel giro di qualche anno, convergerannoopinioni provenienti dalla stampa di area più marcatamente liberista.

Sui giornali socialcomunisti le firme più frequenti sono, sull’"AvantiDaunia! ", quelle di Domenico Fioritto, segretario provinciale del partito, diFrancesco Fiume, entrambi appartenenti al socialismo prefascista, e di CarloRuggiero. Quest'ultimo è tra i fondatori del Partito Socialista post bellico aFoggia e in qualità di rappresentante socialista ha partecipato al________________

11 - IB.12 - Su questo argomento, Arrigo Serpieri, «uno dei migliori tecnici che ebbe il

fascismo» (R. DE FELICE, Mussolini il duce: gli anni del consenso 1929-1934, vol. I, Torino,1974, p. 143) cosi si esprime: «La riforma agraria, che tutti i partiti hanno posto nel loroprogramma, se collegata organicamente con la bonifica eseguita dai proprietari, potrà esserela loro salvezza ed un bene per il paese; ma se essi non sapranno affrontare, per iniziativapropria, l'opera di trasformazione, dandole quei fini anche sociali che la riforma sipropone, e quindi aprendo la via anche a quella ascensione dei contadini alla proprietà dellaterra, che è per molti di essi secolare aspirazione, la riforma agraria si farà egualmente,contro i proprietari anziché con la loro cooperazione, in modo tumultuoso dal quale essisaranno travolti, mentre il paese subirà gravi rovine« (A. SERPIERI, riportato in F.MERCURIO, La frontiera del Tavoliere, Foggia, 1990, p. 178).

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1° Convegno dei CLN a Bari. Su "Il lavoratore di Capitanata ", periodico comunista,i nomi di spicco sono quelli di Luigi Allegato, segretario provinciale del PCI, e diFilippo Pelosi, dirigente locale.

Entrambi i periodici escono tra il marzo '45 ed il giugno '46.Per quanto riguarda quello comunista, sono dell'avviso che la cessazione

delle pubblicazioni sia da mettere in relazione a due fattori competitivi e pratici: nelmarzo 1946, nasce a Bari il quotidiano "La Voce", giornale comunista a diffusioneregionale, e, dal 1947, "l’Unità" riserva una pagina alle cronache provinciali. Nontralascerei, però, la variante ideologica rappresentata dalla monoliticità del PCI chesi riflette anche nella organizzazione centralizzata della informazione e dei mezzi dicomunicazione.

L'Avanti Daunia!, il cui maggiore animatore è Carlo Ruggiero, riformista, cheal momento della scissione di Palazzo Barberini si schiera con Giuseppe Saragat,risente della difficile coabitazione nel partito socialista fra i riformatori dellacorrente di "Critica sociale" e gli uomini della sinistra. Carlo Ruggiero, che firma gliarticoli anche con lo pseudonimo Larco, dirige, poi, nel 1948 il periodicosocialdemocratico 'Tre frecce" sul quale adotterà gli pseudonimi Dauno e CierTe.Questo giornale, però, si preoccupa maggiormente di giustificare la scissione,affronta i temi politici generali tralasciando i problemi connessi alla questioneagraria. “Tre frecce" ha una vita molto breve. Sulle cause della sua scomparsa terreipresente quanto afferma P. Murialdi, il quale nel tracciare l'andamento complessivodella stampa socialdemocratica, rileva che nel 1948 «scompaiono [ ... ] tutti iquotidiani del partito social democratico [ ... ]. I lettori sono pochi,i mezzi anche»13.Questa osservazione può essere trasferita sulpiano locale, in quanto il neonatopartito socialdemocratico non trova, almento, a Foggia, un consistente e favorevoleconsenso.

Una considerazione da fare su "Avanti Daunia!" riguarda l'assetto politicodella redazione del periodico che, essendo costituito da personale che ha concezioniculturali diverse del socialismo, comporta un pregiudizio ed una disarticolazionealla collocazione stessa dell'Avanti Daunia!, proiezione dell'immagine del partitoall'esterno e all'economia del partito politico locale. Il dato "redazionale" diventauna spia del dissidio cova all'interno del Partito Socialista di Capitanata e,probabilmente,________________

13 - P. MURIALDI, op. cit., p. 225.

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è determinante per l'uscita di scena del settimanale dal panorama pubblicisticolocale.

L'Avanti Daunia! sottolinea l'esigenza, di fronte alle nuove istanze sociali, diaffiancare i lavoratori e intuisce la necessità di concretezza rispetto al momentopolitico poiché il socialismo «uscito [ ... ] dalla fase apostolica, entra a gonfie velenella realtà». Il giornale socialista ritiene che per un nuovo assetto democratico delPaese e per la sua ricostruzione «[ ... ] La classe lavoratrice, per la sua peculiarenatura, è chiamata sola a tale funzione, poiché essa sola possiede l'unico capitale checi resta, il lavoro, né per organizzare tale lavoro si può fare appello ad una classeche ha fallito al suo compito storico» 14.

Se questo deve essere il nuovo compito della classe lavoratrice, condizionenon secondaria è l'atteggiamento da tenere rispetto alle altre componenti sociali. Ilsettimanale, abbandonando preoccupazioni di ordine dottrinario, sostiene che «ilsocialismo combatte la borghesia grassa, capitalista, monopolizzatrice di ricchezze,la borghesia [ ... ] che coltiva il latifondo e tiene centinaia di capì di bestiame [ ... ] laborghesia che gestisce la grande industria e disciplina e regola i mercati [ma che noncombatte contro] un'altra borghesia: quella fatta dagli impiegati, dai professionisti,dagli artigiani, dai piccoli industriali, dai piccoli proprietari, dai piccoli agricoltori [inquanto essa] è elemento fondamentale della nostra vita nazionale, [ ... ] è depositariadella nostra civiltà [ ... ] »15.

Nel corso del dibattito sui temi del riassetto fondiario e della promozionedell'agricoltura l'Avanti Daunia! propone queste soluzioni: «[ ... ] trasformare uncerto numero di braccianti in coltivatori diretti di piccoli appezzamenti di terreno[oppure distribuire terre] in enfiteusi o in affitto, a contadini senza terra, conl'obbligo di trasformarle».

L'attivazione di queste forme di esproprio da parte dello Stato con unfinanziamento agli assegnatari o almeno, come si precisa successivamente, conl'utilizzazione di strumenti giuridici quali l'enfiteusi a bassi canoni, serve ad impedireche le spese per le terre gravino sui patrimoni economici dei contadini. Si vuole intal modo far si che i risparmi servano ad avviare le nuove imprese senza rendereprecaria, nel lungo periodo, l'autonomia e la sopravvivenza stessa delle nuoveproprietà.________________

14 - "AVANTI DAUNIA!", 1945, 3 marzo, numero di saggio.15 - "AVANTI DAUNIA!", 1945, 14 luglio, n. 17.

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In mancanza, infatti, di queste agevolazioni iniziali «il contadino, anzichéimpiantare la vigna, mette la terra ad una coltura inferiore [ ... ] o in breve cede laterra a chi abbia la possibilità di disporre di denaro»16.

A parte l'accusa, che assume una valenza politica, alle classi borghesi di nonpoter succedere a sé stesse nella gestione dei nuovo Stato in quanto sono stateproprio esse a causare il fascismo17, due elementi si evidenziano nella posizione delperiodico: primo, la rivendicazione orgogliosa per il proletariato chiamato daglieventi a ricostruire il Paese su basi più solide politicamente e più giusteeconomicamente; secondo, l'apertura e l'appello ai ceti medi.

Questi approcci ai problemi politici generali offrono lo spunto per qualcheconsiderazione di prima mano: l'addebito, alle classi medie, del fascismo inserisceun motivo di tensione e carica di significati minacciosi la linea politica complessivadella sinistra. L'esaltazione dell'antifascismo, della Resistenza e del ruolo nuovo cheil "proletariato" deve assumere nel nascente Stato democratico vengono infattirecepiti dall'opinione pubblica moderata come una minaccia alle proprie posizioni.L'antifascismo viene interpretato da questi ceti come una rivincita sociale di "classe"e finisce per alimentare le divisioni nel Paese; esso suscita diffidenza ed avversione,nei moderati verso la sinistra, non per "nostalgismo", ma perché si paventa________________16 - "AVANTI DAUNIA!", 1946, 9 marzo, n. 9.17 - Ripercorrendo i punti salienti del dibattito storiografico sul fascismo, è possibileesaminare le diverse tesi a proposito della crisi dello Stato liberale e del sorgere e svilupparsi delfascismo. La bibliografia che segnalo non vuol essere naturalmente esaustiva, ma piuttostoindicativa delle diverse linee interpretative che sono state avanzate.Oltre all'opera di G. SALVEMINI, Le origini del fascismo in Italia, (Lezioni di Harvard), Milano,1966, si possono consultare A. TASCA, Nascita e avvento del fascismo, 2 voll., Bari, 1982; N.VALERI, Da Giolitti a Mussolini, Milano, 1974; G. CANDELORO, Storia dell'Italia moderna,Voll. VIII - X, Milano, 1984-1985; Z. STERNHELL, Nascita dell'ideologia fascista, Milano,1993; G. B. GUERRI, Fascisti, Milano, 1995.

Punto fondamentale d'arrivo del dibattito storiografico, negli ultimi tempi, è il mo-numentale studio biografico di Renzo De Felice su Mussolini, che è da considerare anche unavera e propria storia d'Italia del periodo. L'autore tende a una rivisitazione del fascismo attra-verso la categoria storica di movimento come elemento di dinamismo e di sviluppo della so-cietà italiana. Nel contempo corregge, con dovizia di documenti, molti giudizi e valutazionidettate più da preoccupazioni ideologiche che da vero "scandaglio" storico.

Si vedano di R. DE FELICE, Mussolini il rivoluzionario, Torino, 1976; e, inoltre, R. DEFELICE, Mussolini il fascista, 2 voll., Torino, 1976; e, ancora, R. DE FELICE, Mussolini il duce,2 voll., Torino, 1976.

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che dietro la facciata dell'antifascismo resistenziale si celino progetti disovvertimento sociale'18.

Tale elemento, inoltre, crea delle difficoltà sul cammino che la sinistra, inquegli anni va intraprendendo sul tema dei collegamenti sociali tra classe operaiae ceti intermedi e produttivi per ricostruire il Paese. Quindi il riconoscimentoche non è possibile per il processo di ricostruzione affidarsi solo al "lavoro" edemarginare l'iniziativa privata assume, nelle realtà locali, una cadenza rituale epetizione di principio. Questa situazione è maggiormente visibile se la si con-fronta con i comportamenti politici generali che la Democrazia Cristiana assu-me in proposito: una maggiore duttilità rispetto al trascorso regime, una inter-pretazione più morale, che politica della Resistenza, una "concezione non mili-tante dell'antifascimo". Questa serie di fattori favorisce la confluenza verso laDC, dei consensi dì vaste fasce dei ceti sociali intermedi 19.

In terra di Capitanata, come nel resto del Paese, l'aumento delladisoccupazione, l'insufficienza dei mezzi più elementari di vita, il risentimentodei reduci dalla guerra e dalla prígionìa20, il clima di libertà sono le micceinnescate pronte a far esplodere tutte le tensioni.

I partiti e le istituzioni volgono la propria attenzione ai problemi diquanti, dopo anni di guerra e prigionia, tornano alla vita civile. A Foggia, suiniziativa dell'Ufficio Diocesano dì Azione Cattolica, vengono allestiti dei postidi ristoro per gli ex-internati nei campi di prigionia, che transitano per ilCapoluogo, presso la sede vescovile e la Chiesa di Santa Maria della Neve21.

A San Severo, si dà vita ad un comitato pro-reduci. I compiti di tale or-ganismo consistono nel fornire i primi aiuti a coloro che rientrano dopo laguerra: da un sussidio per i bisogni più urgenti all'assistenza sanitaria,________________

18 - G. MAMMARELLA, La prima Repubblica dalla fondazione al declino, Bari, 1992pp. 19-20. È opportuno riportare che l'antifascimo così inteso « [ ... ] non mancherà anuocere alla democratizzazione del paese, poiché enfatizzandosi gli aspetti ideologici deldibattito politico, ne venivano svalorizzati quelli pratici di metodo e di costume. Siperderanno così alcuni dei significati più genuini della democrazia, come quello dellasolidarietà sociale e dello spirito comunitario, e se ne confermerà una visione schematica eprevalentemente istituzionale che sì manterrà a lungo nella mentalità del paese,impedendo la maturazione di una concezione più dinamica della politica e della società»(IB.).

19 - IB.20 - A. GAMBINO, op. cit., p. 72.21 - "CIVILTA NOSTRA", 1945, 24 maggio, n. 1.

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dall'aiuto a cercare un alloggio all'agevolazione a reinserirsi nella vita sociale conun lavoro22 .

A Trinitapoli la locale sezione democristiana accoglie i reduci e istituisceun corso di scuola serale gratuito23.

Il malcontento fra i lavoratori foggiani è largamente diffuso: molti,inseriti in attività indotte dalla permanenza delle truppe alleate, si ritrovano incondizioni di precarietà con la partenza di queste. La situazione è altresìaggravata dall'impiego, come manodopera,,dei prigionieri tedeschi e dallapresenza, sul mercato del lavoro di Foggia, di lavoratori provenienti daicomuni della provincia, i quali allettati dai guadagni, legali e non, vivonoarrangiandosi alla giornata24

La gravità del problema disoccupazionale, per cui enormi masse dicontadini, braccianti, reduci vengono ad essere coinvolti impone al settimanalecomunista foggiano “Il lavoratore di Capitanata” una esplicitazione degliobiettivi e delle linee di azione del PCI25.

L'articolo si presta ad una diagnosi della posizione del PCI rispetto alproblema della riforma agraria e ai risvolti politici più generali.________________

22 - Il LAVORATORE DI CAPITANATA", 1945, 2 agosto, numero di saggio.23 - "CIVILTA NOSTRA", 1945, 21 giugno, n. 5.24 - "AVANTI DAUNIA!", 1945, 27 ottobre, n. 32.25 - «Ormai non v'è nessuno che non riconosca la necessità di una profonda

riforma agraria in Italia, e in gran parte questa riforma agraria concerne proprio quella che sichiama questione meridionale Oggi la situazione per la soluzione di questo problema ècompletamente favorevole, perché è in marcia una vera rivoluzione democratica: lo è negliuomini e nelle cose. Questione meridionale e riforma agraria sono due aspetti di unmedesimo problema della unità italiana. Non si può parlare di unità nazionale se non siraggiunge l'adeguamento economico del mezzogiorno al settentrione[ ...]. il mezzogiornodeve avere uno sviluppo industriale adatto alla sua agricoltura e quindi la riforma agrariadeve tener conto di questo problema e favorirne le condizioni di sviluppo[ ...] I fortilavoratori pugliesi debbono avere fede e tranquillità, perché ormai è giunto il momentoche entro la legalità si risolverà il loro problema in modo concreto [ ... ]. Vogliamo che corila riforma agraria, accanto al piccolo proprietario, questo "piccolo artigiano" dell'agricoltura,sorgano le grandi aziende agrarie che siano come aziende di paragone ed incentivo alpiccolo e al medio proprietario per migliorare i metodi di cultura ed attrezzarsi con mezzimeccanici, per seguire il lento, ma sicuro processo dell'industrializzazione dell'agricolturastessa. La riforma agraria, intesa in questo senso, oltre a migliorare l'economia del paese, cidarà la pace sociale. Con essa si risolverà il problema del bracciantato agricolo, delcontadino povero, con la espropriazione della grande proprietà terriera progrediranno lealtre forme di conduzione, adattandosi ai tempi nuovi [ ... ]». ("IL LAVORATORE DICAPITANATA", 1945, 6 settembre, n. 4).

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Viene indicata la grande scelta di operare “entro la legalità” frutto dellasvolta togliattiana di Salerno: Togliatti sottolinea costantemente che l'Italia non èmatura per una rivoluzione socialista e che, nella situazione presente, il modello di“democrazia progressiva”, cioè una democrazia borghese con la presenza attiva enecessaria dei comunisti al governo, è il solo perseguibile26. Anzi sui temi dellaricostruzione economica Togliatti afferma che i comunisti farebbero ricorso allainiziativa privata anche se fossero da soli al potere27.

Inoltre vengono individuati gli schieramenti di forze contrapposti in campoe le alleanze sociali che devono portare avanti il discorso riformatore; infatti, si di-stinguono le piccole e medie aziende da quelle di tìpo latifondistico - anche per icomunisti come per le altre forze politiche è centrale la questione dei ceti medi - e sicerca di evitare le condizioni della formazione di un "blocco agrario" che vedrebbecoltivatori diretti, piccoli e medi proprietari coinvolti nelle posizioni degli agrari.

Da questa analisi, il partito comunista fa derivare la strategia dellacollaborazione governativa e di alleanze sociali che, sebbene accettata, data ladisciplina del partito e della componente comunista della CGIL, non sempre vienerecepita dalla base e viene spesso intesa come una linea tattica temporanea, cheverrà presto sostituita da una strategia rivoluzionaria; anzi «le enunciazionigradualistiche e "nazionali" di Togliatti sono accettate dalla maggioranza deicomunisti proprio perché non vengono credute, vengono considerate un sempliceespediente tattico ed esterno per ingannare la borghesia» 28

Ma è proprio su questo aspetto “ambiguo”29 che sì fonda il rapporto fra ilPCI e la sua base: e questo vale sia quando i comunisti sono partecipi del governo,sia allorché nel giugno 1947 si troveranno all'opposizione. Con una capillareorganizzazione e con questa “ambiguità” il partito comunista - lasciando che lemasse vivano nell'attesa di poter saldare il conto con le forze capitalistiche e che taleattesa si esaurisca da sola badando________________

26 - D. MARUCCO - R. TOS, Capitalismo e lotte operaie in Italia: 1870-1970, Torino,1976, p. 181.

27 - P. TOGLIATTI, Discorso al Convegno Economico del PCI, tenuto a Roma il 21-23agosto 1945, riportato in A. GRAZIANI (a cura di), L'economia italiana: 1945-1970,Bologna,1972, p. 113.

28 - A. GAMBINO, op. vit., p. 186. Sulla linea della "doppiezza" dei PCI, vedi ancheG. MAMMARELLA, La prima Repubblica dalla fondazione al declino, cit., pp. 18-19.

29 - IB.

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però che non prevalga un senso di sfiducia - riesce a tenere i fili dell’azione dellabase e a conservare, al proprio interno, una sostanziale unità.

L’esigenza di allargare le alleanze sociali, frutto di una elaborazione generale everticistica del partito comunista - a partire dalla svolta togliattiana di Salerno - tra-sportata sul piano locale, e recepita passivamente, genera un processo di contraddi-zioni fra le esigenze espresse a livello nazionale dal PCI e le realtà effettuali del ter-ritorio dove, peraltro, c’é una maggiore sensibilità alle vocazioni “bracciantiliste”.

Per cui quando il periodico e il partito comunisti, a Foggia, si richiamano aschemi di alleanze sociali, nei quali sono incluse la piccola e media proprietà, nonportano un contributo chiarificatore ai termini del dibattito perché all’interno delPCI locale permane una visione fortemente dogmatica e massimalistica e manca laconsapevolezza di individuare e sviluppare nuove alleanze sociali. Occorresottolineare che è «di dominio comune un atteggiamento fortemente ostile neiconfronti dei piccoli proprietari, acriticamente additati all’odio e al disprezzo diclasse. Le lotte di tipo rivendicativo e contrattuale del bracciantato agricolo sisviluppano anzi con maggiore intensità proprio nelle piccole aziende coltivatricidove esso imponeva spesso livelli retributivi superiori a quelli stabiliti nei contratti dilavoro»30._______________

30 - M. MARINELLI, Le lotte per la terra in Capitanata e l’eccidio di Torremaggiore, Milano,1978, p. 70. L’opera di Michele Marinelli è incentrata sull’episodio sanguinoso del novembre‘49, a Torremaggiore, nel contesto delle agitazioni sociali del periodo. L’autore prende spuntoda tale avvenimento per considerare, esaminare e valutare, dall’interno, questioni e temirapportati all’azione politica del PCI nella Capitanata del dopoguerra. L’instaurazione d’unlegame organico fra ceti medi rurali e le organizzazioni bracciantili e contadine del PCI e ledifficoltà che emergono in questo rapporto, sono, negli anni del dopoguerra, al centrodell’attenzione politica dei massimi dirigenti del Partito Comunista. Essi svolgono un’operacostante di sensibilizzazione verso gli organismi comunisti perché il lavoro politico delmovimento contadino si inserisca in un quadro più vasto di alleanze sociali. A tale propositocosì afferma Ruggiero Grieco: «Preoccupatevi di approfondire i legami necessari con tutte lecategorie dei lavoratori della terra. Non trascurate il piccolo lavoratore diretto, non trascurate ilpiccolo proprietario. Sino ad oggi la grande massa dei piccoli e medi coltivatori è stata una dellemasse più grandi della conservazione, della reazione».

L’uomo politico comunista sottolinea l’importanza fondamentale «della conquistadelle masse dei coltivatori diretti e dei piccoli e medi proprietari della terra, per lottare insiemead essi contro la reazione e per la riforma agraria. L’amicizia con questi lavoratori deve essereapprofondita ogni giorno nell’azione». (R. GRIECO, Scritti scelti, vol. II, Roma, 1968, p. 94).

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Il PCI foggiano, sostanzialmente, non riesce a presentarsi come portatore diun programma di generale rinnovamento della Capitanata, trovando solooccasionali contatti con le masse contadine e dei disoccupati. Le sempre più fortiagitazioni di braccianti e dei reduci, le continue manifestazioni di piazza, gli episodidi occupazione di terre o gli “scioperi a rovescio” non trovano uno sboccopolitico significativo.

I sintomi di questa situazione sono riscontrabili, a livello locale, in diversimomenti del quinquennio 1945-1950: una prima volta sul finire del ‘45, a SanSevero, dove è il PCI che mobilita i suoi attivisti per mettere fine all’invasione diterre olivetate31. Le difficoltà del PCI a guidare questi movimenti, in tali occasioni,derivano pure dal timore di creare intralci ai governi di coalizione dei quali, allora,fa parte. E in un momento politico successivo, nel ‘48, in occasione dellamobilitazione per l’attentato a Togliatti, le difficoltà avvertite dal Partito Comunistae dalle forze di sinistra a livello nazionale, si ripercuotono e si registranopuntualmente anche nella realtà locale. La mobilitazione per lo sciopero politico èscarsa in grossi centri della provincia come San Severo, Margherita di Savoia efinanche nel capoluogo32.

Una valutazione dell’avvenimento implica questioni di natura organizzativaderivanti dalla difficoltà e dalla precarietà di rapporti delle organizzazioni sindacalisia con la categoria bracciantile che con altre fasce di lavoratori.

Ma dietro la facciata dei problemi organizzativi è possibile individuare piùcomplesse questioni che il movimento comunista di Capitanata si trova adaffrontare nella situazione aggravata dai risultati elettorali del 18 aprile: «unadebolezza politica della direzione, una difficoltà del sindacato a radicarsi non nellacategoria, ma nella realtà foggiana, diventandone un protagonista permanente,capace di sviluppare una presenza costante e su un ventaglio ampio di temi»33.

Rispetto ai movimenti e alle esigenze sociali nelle campagne, il PCI nonriesce, sin dall’inizio, a predisporre un piano originale di riforma agraria, piuttosto«l’iniziativa del partito [comunista] è indirizzata al so-_______________

31 – “IL LAVORATORE DI CAPITANATA”, 1946, 10 gennaio, n. 2.32 - F. DE FELICE, Il movimento bracciantile in Puglia nel secondo dopoguerra (1947-1969),

in CAMPAGNE e movimento contadino nel Mezzogiorno dal dopoguerra ad oggi, Vol. I, Bari, 1979,pp. 279-282.

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stegno delle rivendicazioni spontanee e tradizionali dei contadini»34. Il “Progettodi Riforma Fondiaria” pubblicato il 10 agosto 1948 su “l’Unità”35, peraltro,risulta fortemente ancorato a schemi ideologici, più fedeli ai “testi sacri” delcomunismo che commisurato alle condizioni di ordine politico, economico esociale della Nazione: sono previsti il limite di proprietà privata della terra a 100ettari, organi collettivi di gestione agraria, consigli di cascina.

In generale, il PCI, il sindacato socialcomunista e le organizzazioni dellasinistra stentano a produrre atti politici concreti in direzione della riformaagraria e del Mezzoggiorno36.

Lo stesso Piano del Lavoro della CGIL «rientra perfettamentenell’orizzonte di una terapia congiunturale»37 eludendo le problematiche di_______________

34 - R. VILLARI, La crisi del blocco agrario, in L’Italia contemporanea 1945-1975, a curadi V. Castronovo, Torino, 1976, p. 134.

35 - Tale progetto è riportato integralmente in R. GRIECO, Introduzione allariforma agraria, Torino, 1948, p. 291 e segg.

36 - Sull’azione generale svolta dal PCI, non mancano, nell’ambito dello stessoartito, giudizi critici sui limiti che il partito Comunista registra in quegli anni.

Uno dei più autorevoli leaders del PCI, Giorgio Napolitano, ammette che « […]abbiamo noi stessi cercato di individuare alcuni degli errori commessi nel periodosuccessivo alla Liberazione: errori commessi sul piano dell’azione per le riforme e unanuova litica economica; errori o insufficienze sul piano dell’azione per il rinnovamentodello Stato». (G. NAPOLITANO, Intervista sul PCI, a cura di E. I. Hobsbawn, Bari, 1976,pp. 20-21).

Di notevole interesse risulta, altresì, l’analisi effettuata, da S. G. TARROW, Partitocomunista e contadini nel Mezzogiorno, Torino, 1973.

37 - D. MARUCCO - R. Tos, op. cit., p. 214.«Il ‘piano’ della CGIL - osserva S. Turone - non si poneva [ ... ] l’obiettivo di una

pianificazione generale dell’economia italiana [ ... ] ma si collocava nel sistema sociale esi-stente come un tentativo di sottrarre, almeno in parte, il processo di ricostruzione del pae-se all’arbitrio dell’iniziativa privata, sulla cui vitalità spontanea facevano assegnamento leforze politiche di governo per rilanciare l’economia italiana in chiave essenzialmente liberi-stica. Il tentativo della confederazione sindacale più avanzata non fu però immune da erro-ri: un indubbio limite del “piano” stava nel fatto che esso si fondava soprattutto […] suun programma di spesa pubblica, senza porsi ancora l’obiettivo concreto di un’organicapolitica antimonopolistica, e senza mettere in esplicito rapporto la necessità di maggioriinvestimenti con l’esigenza di evitare o ridurre gli squilibri che si andavano accentuando fraregioni industrializzate e regioni sottosviluppate. Al problema del mezzogiorno il“piano” si interessava solo a proposito dell’agricoltura, e osservandolo in un’ottica margi-nale; soltanto vent’anni dopo il movimento sindacale avrebbe fatto di questo nodo -origine di tutte le disarmonie e contraddizioni - un elemento centrale

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interventi strutturali complessivi. Emergono, da ciò, gli effetti e i limiti della politicadella sinistra che, dopo l’esclusione dal governo e le scissione della CGIL unitaria, sifa più sensibile ai tradizionali richiami di classe. Nel 1949-50 l’azione delle forze disinistra, pur articolandosi con una maggiore organizzazione non elude il problemadi fondo: la carenza di un progetto politico complessivo consono alla specificasituazione del Paese, e alle reali condizioni italiane. Anzi, l’iniziativa “riformatrice”dispiegata dalla compagine governativa, guidata dalla Democrazia Cristiana, spiazzale sinistre smorzandone la combattività.

Contro la legge “stralcio” l’opposizione delle sinistre è subito durissima.Quando la polemica si trasferisce nelle aule del Parlamento per la discussione delprogetto di legge, il PCI impegna nel dibattito i suoi esponenti più autorevoli,Ruggero Grieco in primo luogo38. Nel dibattito al Senato, nell’autunno ‘50, èancora Ruggero Grieco che si incarica di formalizzare l’opposizione del PC39,ormai serrato nella logica del rifiuto._______________del proprio impegno di lotta» (S, TURONE, Storia del sindacato in Italia 1943-1969, Bari, 1974,p. 230).

38 - «[...] la Legge “Stralcio”, che è nello stesso tempo figlia e madre della legge generale,non mantiene la promessa conclamata di limitare ‘la forza economica della proprietà fondiaria’.[...] Essa abbandona ogni e qualsiasi criterio di limite [...] e si affida ad un prelevamento sullaproprietà di quote di terra (scorpori), fatto con criteri non razionali, a certe condizioniparticolari, con certe eccezioni, allo scopo di costituire un fondo-terre da distribuire, adeterminate condizioni, a una piccola parte dei contadini senza terra e con poca terra».

(Relazione presentata per la minoranza al Senato della Repubblica - Settembre 1950, inR. GRIECO, Problemi della riforma fondiaria, Milano, 1951, p. 174).

39 - «Non approviamo - afferma il parlamentare comunista - questa legge perché nontaglia le unghie al grande proprietario terriero. Limitate una volta per sempre la grandeproprietà fondiaria e saremo con voi! Non approviamo questa legge perché essa tende - è unfatto evidente ed obiettivo - a dividere, non ad unire i contadini, e non recepisce la maggiorquantità di terra per darla al maggior numero possibile di contadini senza terra o con pocaterra, cominciando con l’assicurare intanto il possesso terriero a quanti già lavorano la terra concontratti precari e in modo che restino sulla terra dove lavorano. [...] Non approviamo questalegge perché impone oneri e vincoli esosi al contadino assegnatario, che lo minacciano inpartenza di soccombere. [...] Non approviamo questa legge perché i contadini non sonochiamati ad intervenire nella assegnazione delle terre espropriate. [...] Non approviamo questalegge perché essa è impostata sulla concezione che non tutta la grande proprietà sia dasottoporre alle leggi fondiarie, mentre l’art. 44 della Costituzione dice che, pur tenendopresenti le condizioni delle varie ione e regioni agrarie, il limite deve essere fissato per tutte leproprietà, in generale».

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La partecipazione al dibattito dell’organo locale del PCI “Il lavoratore diCapitanata” offre, oltre all’interesse dei contenuti degli articoli, elementi perinterpretare il ruolo del giornale stesso e il rapporto tra questo e il PartitoComunista.

La redazione de “Il lavoratore di Capitanata” non è composta da un nucleo di“intellettuali” in grado di elaborare programmi compatibili con la realtà locale oquantomeno di adeguare una “filosofia” generale al territorio e di offrire unacultura alternativa allo scontro sociale in atto nella Capitanata. I redattori delperiodico sono quadri e dirigenti locali del partito, cioè membri di un apparato checostituiscono un gruppo politicamente compatto, solido e ideologicamentepreparato - ma anche minoritario rispetto alle spinte ribellistiche e alle caratteristichecaotiche del movimento contadino spontaneo nelle campagne - che non esiterei adefinire massimalista e verticistico per la serrata struttura ed organizzazione.

Questa cultura “ideologizzata” del PCI e dei suoi organismi dirigenti dimassa ha profonde radici nella storia del partito così come si è andata enucleandodalle origini, nella omologazione al partito leninista “bolscevico” russo che haesercitato un forte richiamo sui comunisti italiani nel prefascismo, si è consolidatadurante la clandestinità sotto il regime fascista e, almeno nel Nord Italia, si èaccentuata durante la fase resistenziale armata. Subisce, nel dopoguerra, il fascino el’egemonia dell’URSS stalinista e “liberatrice” dal nazismo. Molti quadri dirigenti,anche periferici, sono reduci da tali esperienze e sono permeati da questaformazione accentuatamente ideologicizzata, settaria e classista. Allorché con lacaduta del fascismo si determinano nuove opportunità di gioco politico, le scelteeffettuate dal vertice del partito e accettate per le regole ferree vigenti all’interno delPCI, cadono sui quadri comunisti provocandone uno “spiazzamento”. Ma è aquesto personale politico, è a questi quadri intermedi, che costituiscono la spinadorsale del partito, che vengono peraltro demandati i compiti di mettersi alla guidadel movimento nelle campagne e incanalarlo verso obiettivi che includono alleanzesociali con i ceti moderati. Essi, nella realtà quotidiana, devono verificare, rinnovaree rinsaldare il rapporto con quei settori di lavoratori che guardano al PartitoComunista quasi come soggetto “profetico”, riferimento “rivoluzionario” ,eportatore esclusivo dei propri interessi e, contestualmente, “ri-formare”_______________

(Discorso pronunciato al senato della Repubblica il 6 ottobre 1950, in R. GRIECO,,Problemi della riforma fondiaria, cit., pp. 122-123).

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sé medesimi ed attuare una conversione nelle modalità di approccio alla culturadelle nuove alleanze40. Ai dirigenti periferici e ai quadri più vicini alla base socialedel partito si pone, dunque, lo sforzo di reinterpretare il PCI come soggettomediatore e negoziatore di interessi non meramente “classisti”. Compiti e ruoli chevengono altresii acutizzati da un antifascismo esclusivo, molto caratterizzatosocialmente, dogmatico e intransigente nella questione delle “epurazioni” deglielementi fascisti locali41.

Emerge, allora, da tale contesto il ruolo del giornale comunista “Il lavoratoredi Capitanata” il quale, oltre che come attore sulla scena del dibattito sulla riformaagraria opera come agente “ri-formativo” dei quadri periferici del PCI operanti sulterritorio. Più che uno strumento di informazione anche per lettori-contadini,lettori-braccianti, lettori - disoccupati, peraltro alle prese con le dure leggi disopravvivenza del dopoguerra, ai quali le parole d’ordine del partito giungonoattraverso i dirigenti, i capi cellula e gli attivisti, il giornale ha un compito organico e“mediato” di comunicazione._______________

40 - Manlio Rossi Doria al fine di mettere in luce l’inadeguatezza della linea politica deipartiti di sinistra, di fronte alle esigenze dei ceti medi rurali, mentre dà atto al partito comunista«che nelle campagne è stato ed è il più attivo, di aver saputo rappresentare, organizzare eguidare gli spontanei movimenti contadini» e che la sua presenza si è rafforzata «perché lecampagne erano in movimento [...] e non [...] che le campagne si sono messe in movimento»in seguito all’azione dei comunisti, osserva che tale linea politica presenta un punto debole.Esso è costituito dalla tendenza a voler tenere costantemente aperto il conflitto in agricoltura«forse nella speranza di poter più largamente influenzare gli strati contadini». E cosi, proseguenell’analisi sullo stato dei rapporti fra partiti di sinistra e classi rurali della borghesia: «[...] ilnostro è un paese con una larga e forte piccola e media borghesia agraria. Quando si parla dìceti medi non la si deve dimenticare; bisogna anzi attribuire ad essa il peso quasi sempredecisivo che le è proprio. [ Essa ] rappresenta e rappresenterà anche in avvenire, uno degli stratipiù attivi e progressivi della nostra agricoltura, [...] una delle chiavi di volta della situazioneitaliana» (M. Rossi DORIA, Riforma agraria e azione meridionalista, discorso tenuto il 2 aprile1947 al II° Congresso del Partito d’Azione in Roma. Successivamente in Riforma agraria e azionemeridionalista, cit. pp. 210-213.

41 - Sul problema dell’«epurazione» così si esprime Giorgio Amendola: «[...] è unapagina dolorosa, un ostacolo contro il quale ci siamo rotti la testa, e che ha continuato aspostare a destra vasti strati della popolazione». (G. AMENDOLA, Intervista sull’antifa-scismo, a cura di P. Melograni, Bari, 1976, p. 179).

Per la campagna di “epurazione” condotta dal PCI nell’ambito della realtà locale, cfr.anche F. GIULIANI, La piazza rossa ed il vento di destra, San Severo, 1994, pp. 15-19.

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Periodici democratico-cristiani

Nell’immediato periodo post-bellico, il periodico democristiano “Civiltànostra” assegna un ruolo di primo piano, per il processo di ricostruzione, alla DCche «sembra chiamata ad assolvere la grande funzione storica che con diversetendenze, metodi e mezzi, il cattolicesimo liberale perseguì e realizzò nel secoloscorso»42. Il settimanale tende a mettere in luce le caratteristiche popolari della DCed ad avere un confronto netto e deciso con le posizioni dei comunisti43.

Le proposte politiche del periodico attingono diffusamente al pensierosociale cattolico e sono connotate dalla aspirazione in una struttura economicastabile, socialmente interclassista, che affida un ruolo sociale alla proprietà privata.Tali prese di posizione sono anche riconducibili .all’esperienza di tanti giovanidemocristiani che hanno avuto una formazione, negli anni del fascismo, nei ranghidell’Azione Cattolica. E, quindi, a proposito della funzione della proprietà privatacosì si esprime “Civiltà nostra”: « [...] la proprietà non è un furto, ma neppure uncomodo retaggio di pochi fortunati; per noi democratici cristiani, è missione, ècarità, e soprattutto privilegio per venire incontro a chi soffre e si sacrifica»44.

L’attività pubblicistica democratico-cristiana, in Capitanata, iniziata da "Civiltànostra " viene ripresa e continuata dal periodico “Il solco” che è presente nel 1948,anno cruciale per lo scontro politico in atto nel nostro Paese.

I temi che negli anni precedenti avevano trovato spazio nel dibattito politicocontinuano ad essere dibattuti in un contesto politico diverso. L’uscita delle sinistredal governo è un fatto di estrema rilevanza in quanto non manca di avere i suoiriflessi sull’orientamento e sulle modalità di comportamento che le forze politicheadotteranno da questo momento_______________

42 - "CIVILTA NOSTRA", 1945, 10 ottobre, n. 18.43 - Il settimana le democristiano si esprime con questi termini: «[…] la democrazia cri-

stiana deve meglio andare incontro al popolo: non con l’idea meschina, tipicamente di abbatteruna classe per il dominio spietato di un’altra: [...] La democrazia cristiana può evolversi verso ilproletariato; il comunismo non può evolversi verso l’odiata afflitta borghesia, senza cadere nelpiù stridente contrasto con sé stesso. L’avvenire è nostro». (“CIVILTA NOSTRA”, 1946, 11aprile, n. 31).

44 - “CIVILTÀ NOSTRA”, 1946, 4 aprile, n. 30.

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rispetto al problema agrario. Nell’imminenza della competizione elettorale, “Il solco”si premura di specificare la propria linea programmatica «di combattimento e difierezza nella imminente battaglia politica»45 e il ruolo della DC: «Noi non guar-diamo, non possiamo guardare, né a destra né a sinistra: noi siamo al centro evogliamo restare al centro»46.

Anche “Il solco” affronta i temi che sono all’ordine del giorno delladiscussione politica e che trovano ampi spazi in occasioni delle elezioni politiche. Iltono è, talvolta, polemico e prelude al linguaggio denso dell’anticomunismo deglianni ‘50. La lettura degli articoli consente di osservare più da vicino, anzidall’interno, il punto d’arrivo della elaborazione delle ipotesi democratico-cristianerispetto ai problemi dell’assetto proprietario e della riforma agraria47.

In essi è possibile cogliere alcuni punti del programma sociale cattolico:ruolo della proprietà privata, giusto salario, la ristrutturazione del latifondo.Nell’esistenza del monopolio della proprietà agraria è indicato l’impedimento allaformazione di un libero mercato di terre e l’emarginazione dal processo produttivodi larghe zone agricole; un simile assetto fondiario non riesce, altresì, ad assorbire ilforte peso demografico. “Produttività” del comparto agricolo e “funzione sociale”della proprietà agraria costituiscono quindi i parametri entro i quali si svolgel’ipotesi_______________

45 – “IL SOLCO”, 1948, 3 gennaio, n. 1.46 – “IL SOLCO”, 1948, 10 gennaio, n. 2.47 - Il periodico “IL SOLCO”, prendendo lo spunto da un convegno di studio sulla

riforma, tenutosi a Foggia il 6 e 7 marzo 1948 e organizzato dai giovani della DC, svolge unaserie di valutazioni circa il problema della proprietà privata agraria e della sua funzione.

[Viene prospettata] «la imperiosa indifferibile necessità di una radicale trasformazionefondiaria ed agraria [...] senza perdere di vista la realtà oggettiva della nostra agricoltura edeliminando le cause eventuali di contrazione della produzione».

[Viene pronunziata una severa condanna] «nei confronti degli attuali detentori dellaricchezza fondiaria [che lasciano] infeconde larghe zone talvolta bisognevoli di bonificheovvero praticando in talune altre vaste plaghe una cultura estensiva [...]»

[Si richiede] «l’intervento dello Stato per ricondurre alla sua funzione la proprietàimponendole dei limiti [ e di ] creare nelle campagne più umani rapporti sociali».

[I proprietari che dovessero persistere] «nella loro tipica indifferenza e nell’insensibilitàverso i bisogni insopprimibili di larghe schiere contadine, non solo non concorreranno alconsolidamento della pace sociale, ma non eviteranno gli interventi inesorabili della legge».(“IL SOLCO”, 1948, 20 marzo, n. 10).

Cfr., inoltre, “IL SOLCO”, 1948, 14 febbraio, n. 7; “IL SOLCO”, 1948, 9 aprile, n. 12.

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riformatrice sostenuta dalla Democrazia Cristiana: una interpretazione siffattadella riforma è finalizzata all’attivazione di un ruolo più dinamico per laproprietà privata, ad una “pace sociale” nelle campagne e, attraversol’insediamento stabile di contadini sulla terra, a favorire condizioni di maggiorbenessere sociale. Questa ipotesi di riforma, peraltro, risulta coerente con leopzioni sociali dei cattolici orientati verso una società dove la- piccola proprietàrurale di tipo familiare sia largamente diffusa48.

Un elemento importante di questo articolo, inoltre, è costituito dalriferimento al “limite di proprietà”. Sull’argomento, all’indomani del 18 aprile‘48, in una mozione del Consiglio Nazionale, la DC si dichiara pronta,relativamente alla riforma fondiaria, ad applicare l’art. 44 della Costituzione “inmodo da eliminare la grande proprietà”49.

Dopo la vittoria elettorale la maggioranza governativa centrista si trovadi fronte al compito di dare sostanza effettuale allo Stato democraticoassociando ad esso quelle masse popolari che sono all’opposizione è dimantenersi l’appoggio- di quanti avevano votato sì anticomunista auspicandoperò un assetto sociale più giusto e non intendendo lasciare ai comunisti unruolo primario nella tutela delle classi lavoratrici50.

La coalizione del quadripartito (DC - PLI - PSDI e PRI), peraltro, sem-bra adatta ad assicurare un periodo abbastanza lungo di relativa sta-_______________

48 - P. BARUCCI, Ricostruzione, pianificazione, Mezzogiorno. La politica economica inItalia dal 1943 al 1955, Bologna, 1978, p. 76; e, inoltre, DEMOCRAZIA CRISTIANA,Atti e documenti della D.C. 1945-1959, Roma, 1959, p . 7.

49 -Mozione del Consiglio Nazionale della D.C. sulla riforma agraria, in"Rigenerazione Italica", 1948, 19 giungo, n. 16. A proposito del “limite di proprietà”, così siesprime il periodico monarchico “RIGENERAZIONE ITALICA”: « [Il limite di pro-prietà] sarebbe dei più nocivi [...] perché più che alla ridistribuzione delle terre, bisognapensare alla loro massima intensificazione colturale produttiva». [Attuando il limite diproprietà deriverebbe ] «un onere gravissimo perché lo Stato dovrebbe sopportare unaspesa non indifferente per la costruzione dei bacini di irrigazioni, per la trasformazione deiterreni, per l’appoderamento delle terre» e l’esito di tale operazione sarebbe «indub-biamente negativo, perché l’assegnatario, non avendo alcun controllo, [...] produrrebbe ilsolo necessario per sé e per gli oneri gravanti il fondo, senza curarsi del benesserecollettivo» (IB).

50 - Un’eco di tale atteggiamento è ravvisabile pure a livello locale. “IL SOLCO”,infatti, commentando i risultati elettorali così dice: «La vittoria del 18 aprile, più che unpunto d’arrivo, è quasi la pedana di lancio per un avvenire [...] Ecco perché i cattolici, d’orain poi, devono adeguare il proprio pensiero e l’azione ad una seconda esigenza non inminor guisa necessaria: quella della giustizia sociale» (“IL SOLCO”, 1948, 30 aprile, n. 11).

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bilità per rafforzare le neonate strutture costituzionali della Repubblica ed utiliad un assestamento dell’economia di mercato.

Quanto ai timori di un “limite alla proprietà” la situazione complessivadel paese non permette di fissarne alcuno, né basso perché tale direttivaprovocherebbe un «inizio di anarchia e di disordine per tutta l’agricoltura» néalto perché «il giorno in cui lo si volesse applicare, si vedrebbe che la grandeproprietà non esiste più o quasi in Italia»51.

Si potrebbe dire che forse mai, come in questo periodo, il dibattitopolitico sulla riforma agraria assuma una grandissima rilevanza, sia per laposizione egemone detenuta dalla DC a livello parlamentare e governativosoprattutto, sia perché nella DC la sinistra dossettiana esplicitamente sottoponee continue verifiche la linea Pella e si pone come alternativa a questa, sia perchémai, come in questo periodo, si manifesta l’esigenza di attuare qualche aspettodel programma sociale dei cattolici52.

Nel 1950 la DC si trova su posizioni favorevoli, pur fra contrasti edibattiti al proprio interno, ad un’ipotesi di riforma agraria non potendosfuggire alle esigenze reali espresse da taluni settori della propria base sociale eal confronto posto in essere dalle proposte della sinistra - che si estrinseca conagitazioni, occupazioni di terre e “scioperi a rovescio” – ma_______________

51 - M. ROSSI DORIA, Riforma agraria e azione meridionalista, cit. p. 223. I pro-prietari terrieri, comunque, per tutelarsi da una minaccia di riforma agraria di cui, peraltro,non sono ancora chiari né i connotati né i criteri mettono in moto un lavorio legale-notarile suddividendo la proprietà tra «moglie e marito, tra figli e nipoti, in modo che ilgiorno in cui la si andasse a cercare, non si troverebbe più» (IB.).

Emblematico di questa situazione, oltre che sorprendente, perché ad esserne prota-gonista non è uno dei tanti e soliti agrari del Mezzogiorno, è il caso di Benedetto Croce.

In una lettera scritta il 2 agosto 1948 all’ingegnere Raffaele Tramonte, ammini-stratore dei suoi beni in Capitanata, il filosofo così si esprime: « [...] mi occorre sin da oral’elenco dei singoli appoderati, e presto il contratto che. le mie figliuole dovrannoapprovare,cioè munire di visto. Per il visto le mie figliuole vorrebbero dare mandato a Lei,e per questa parte La prego di prendere accordi col notaio. Lei stesso, caro Tramonte,richiamò la mia attenzione sulla necessità che l’appoderamento della masseria Ricciardi siarimesso nella regolarità con la quale prima fu attuato. Nel mese prossimo, comincerannole discussioni in Parlamento sulla Riforma Agraria, e bisogna trovarsi in condizioniineccepibili. (“SERVIRE”, Bollettino dei Lions Club Foggia, 1966, 30 aprile, n. 10).

Oltre alla preoccupazione circa un’eventuale riforma agraria, l’elemento sostanzialedella lettera è che una divisione della proprietà tra le figlie, B. Croce l’ha già effettuata, comesi deduce dalla sua richiesta all’amministratore di fargli pervenire il contratto perché le figlielo approvino.

52 - P. BARUCCI, op. cit., p. 399.

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nello stesso tempo per impedire un’aggregazione a sinistra delle forze interessatealla trasformazione della struttura agraria.

Anche i ceti del capitalismo industriale italiano sono schierati a favore diinterventi riformatori nel settore agricolo, ben consci che un’agricoltura non alpasso coi tempi è di intralcio ad uno sviluppo complessivo del paese su moderne epiù agili basi capitalistiche53.

Al Parlamento è in discussione un progetto di legge per la riforma agraria,formulato dal Ministro dell’Agricoltura, Antonio Segni, nell’aprile 1949. L’opera diDe Gasperi si va consumando nel tentativo di mantenere l’equilibrio fra ladomanda di una maggiore giustizia sociale espressa dall’ala sinistra democristianasecondo cui la riforma agraria costituisce «la prova del fuoco della democraziaitaliana e delle capacità e volontà del governo di affrontare una situazionericonosciuta intollerabile»54 , e i rifiuti dei conservatori che si sentono traditi dallaDC e da De Gasperi. Inoltre l’ipotesi di una riforma agraria, pur se limitata, urta gliinteressi dei grossi agrari: nella accezione culturale del liberismo post-bellico, ogniaccenno al ruolo dello Stato viene equivocato per “statalismo, pianificazione, pre-messa al collettivismo”55.

In sede di elaborazione e promulgazione della legge “stralcio” di riforma, il“limite di proprietà” viene superato dal corpo di norme che fissa i criteri secondo iquali la proprietà agraria privata compresa in alcune aree della penisola è soggettaad un parziale esproprio e ad una. successiva redistribuzione a contadini assegnatari.I territori interessati dalla riforma comprendono la Maremma toscana, il Deltapadano, il bacino del Fucino, quello del Flumendosa, alcune aree della Lucania edella Puglia, ivi compreso il Tavoliere di Capitanata, e altre zone del Molise, dellaCampania e della Sardegna56._______________

53 - M. L. SALVATORI, Storia dell’età contemporanea: dalla restaurazione all’eurocomunismo,Torino, 1976, pp. 1037-1038.

54 - P. VICINELLI, Le ragioni di una riforma agraria in Italia, i n “CRONACHESOCIALI, 1947-1951”. Antologia a cura di M. Glisenti e L. Elia, vol. II, San GiovanniValdarno, 1961, pp. 730-736.

55 - P. BARUCCI, op. cit., p. 328.56 - Legge 21 ottobre 1950, n. 841 - Norme per la espropriazione, bonifica, trasfor-

mazione ed assegnazione dei terreni ai contadini, riportata in R. GRIECO, Problemi della riformafondiaria cit., pp. 231-243.

Gli espropri si articolano seconda una tabella di “scorporo” fino ad esonerare del tuttole aziende “modello” così dette perché riconosciute altamente produttive. Ai pro-

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Nel 1950, su posizioni fiancheggiatrici della DC si colloca, a Foggia, “IlMezzogiorno d’Italia”. Sono pochi numeri ma offrono una traccia per svolgereuna rapida riflessione. Il periodico, infatti, pur riconoscendo una funzione centralealla Democrazia Cristiana nell’assetto politico del Paese, testimonia che c’è, in quelperiodo, uno stato di disagio negli ambienti agricoli conservatori vicini alla DCpreoccupati per la linea “riformatrice” governativa. L’atteggiamento di nonbenevolenza del “Mezzogiorno d’Italia” nei confronti della riforma57, rinvia aconsiderare quelle voci di dissidenza che, in Capitanata ed altrove, all’interno dellaDC sorgono rispetto alle scelte effettuate dal partito di De Gasperi sui problemidella questione agraria. I capifila di questa opposizione interna democristiana sono,nella provincia di Foggia, i parlamentari Gerardo De Caro e Michele Vocino. Ilprimo, a motivo della propria dissidenza, viene espulso dalla DC nel 1951. Alleconsultazioni politiche del 1953 si presenterà nelle liste del Partito CristianoMilitante; raccoglierà a Foggia 99 voti e 203 in provincia58. Successivamente passerànelle file monarchiche._______________prietari espropriati sono riconosciuti, quale indennizzo, titoli del debito pubblico al 5% alportatore.

Nel loro insieme i provvedimenti di riforma interessano circa 8 milioni di ettari, pari al30% della superficie agraria e forestale del paese. Di questi, 800 mila circa saranno oggetto diesproprio.

I terreni espropriati sono destinati a famiglie contadine. L’estensione dei poderi risulta,in media, di 6-7 ettari, con un massimo di 30-35 ettari per le aziende pastorali. Le quote siaggirano dai 2 ai 3 ettari.

Onde assicurare un insediamento stabile degli assegnatari sulle terre, la “stralcio” pre-vede che, mediante il pagamento di trenta annualità, essi diventino proprietari del terreno rice-vuto.

Inoltre, tramite investimenti per l’edificazione di abitazioni e borgate rurali, si tende aspezzare i tradizionali insediamenti accentrati nel Mezzogiorno e a popolare le campagne connuovi insediamenti sparsi. I complessi degli edifici prevedono tutti i servizi necessari: scuola,chiesa, spaccio con circolo sociale, dispensario medico.

57 - NE “IL MEZZOGIORNO D’ITALIA”, 1950, 13 luglio, n. 19, infatti, si sostieneche lo scorporo di terreni a coltura intensiva «è concetto aberrante, puramente demagogico,antieconomico e antigiuridico, perché se è legittima l’azione dello stato diretta a colpire, eduramente, quei proprietari che, per inerzia, incapacità o errato calcolo economico, sottraggonola loro proprietà fondiaria alla sua naturale funzione economico- sociale, non altrettantolegittima e comunque di sapore marxista, sarebbe che fosse diretta a limitare la proprietà dicoloro che invece hanno fatto il possibile, e quando non vi era obbligo alcuno, per far sì cheessa rispondesse alla sua funzione economico- sociale».

58 – “IL FOGLIETTO”, 1953, 18 giugno, n. 23.

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La posizione di Michele Vocino è più articolata. Egli fa parte della correntecosiddetta “vespista” sorta su ispirazione vaticana. Ad essa aderiscono numerosiparlamentari democristiani in maggioranza eletti nelle circoscrizioni meridionali -più di 50 su 74 - che con il documento “Problemi dell’ora e azione governativa” sidichiara apertamente ostile al programma riformatore del governo59.

Nelle elezioni politiche del ‘53 è, comunque, candidato nelle liste democri-stiane ma non viene eletto. Egli stesso, "vespista punito" come si definisce, com-menta all’indomani delle consultazioni che il proprio insuccesso è da porre in rela-zione al mancato appoggio del partito e al dissenso dimostrato verso gli indirizzipolitici del governo, in particolare verso la riforma agraria60

Per un quadro completo, va aggiunto infine che le elezioni del ‘53consolidano, all’interno della DC locale, le posizioni di esponenti attestati suposizioni riformatrici. Michele Del Vescovo, leader della Comunità dei braccianti61

nelle provincie di Foggia e Bari, è uno di questi; interpreta meglio l’immagineriformatrice della DC e può contare su un retroterra elettorale agevolmentemanipolabile.

Nella realtà locale, per rintracciare la matrice "ideologica" della DC diCapitanata rispetto ai problemi agrari, ma anche verso le questioni politiche piùgenerali, l’osservazione unitaria di "Civiltà nostra" e de "Il solco" può costituireun’ipotesi di ricerca interessante. Anche qui partirei dal personale politico che è nelleredazioni o che gravita attorno ad esse. Vi si denota la tendenza, per organizzare lapresenza del partito sul territorio, a quel processo di mobilitazione, tessitura edomogeneizzazione che avviene fra energie provenienti dall’Azione Cattolica,rappresentanti dell’intellettualità di provincia, esponenti ‘convertiti’ del liberalismo edel qualunquismo, quadri sindacali e una dose di atteggiamento moderato assuntarispetto al problema della "epurazione" perché, come afferma "Civiltà nostra", «nonsi grida contro ciò che non esiste, non si parte in guerra contro un nemico sconfittoed umiliato». In questo processo di attività politica dei cattolici che si svolge adampio raggio verso i vari segmenti della società locale che precede la data dellariforma e, dopo questa, diventerà più insistente è possibile valutare l’evoluzionedella DC_______________

59 - P. A. ALLUM, Il Mezzogiorno e la politica nazionale dal 1945 al 1950 in: Italia 1943-1950. La ricostruzione, a cura di S. J. Woolf, Bari, 1974, p. 184.

60 - 1L FOGLIETTO", 1953, 18 giugno, n. 23 cit.

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che, da un iniziale impianto culturale proprio del popolarismo prefascista,assume una connotazione più precisa di partito democratico collettore diconsenso in fasce diverse dell’elettorato62._______________

61 - La Comunità dei braccianti, organizzazione collaterale del clero, svolge unruolo di orientamento politico e di controllo dei lavoratori delle campagne in Puglia. Intaluni comuni è diretta in prima persona da personale ecclesiastico. La Comunità deibraccianti sorta con finalità assistenziali, svolge un ruolo preminente nel campo dei,cantieri scuola e di lavoro, ma la sua azione si dirige, nella fase di attuazione della Legge diriforma, anche sul piano delle assegnazioni di terre.

62 - La Democrazia Cristiana non ha «forti connotati ideologici e programmatici»(A. GAMBINO, op. cit., vol. II, p. 524), imposta il proprio disegno politico su basipragmatiche e opera su coordinate settoriali con strumenti ed organismi mirati in unquadro unitario di riferimento e di idealità ‘umane, sociali e cristiane’. Nell’ambito agricolo,lo strumento di approccio democristiano con i piccoli proprietari è costituito dallaConfederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti (Coldiretti) che, a Foggia, giànell’immediato dopoguerra è presente sul territorio «con una propria posizione politicache tentava di accreditare il ruolo politico della piccola proprietà contadina» (EMERCURIO, op. cit., P. 179).

Il disegno politico della DC - che peraltro è tranquillizzata sul fronte sindacale dallerappresentanze cristiane della CISL - individua un’altra traccia di svolgimento per lapropria azione nel rapporto con i ceti medi della ruralità foggiana. Il Consorzio Generaledi Bonifica si qualifica, in Capitanata, come luogo privilegiato di avvicinamento e diincontro fra il partito della Democrazia Cristiana e la borghesia agricola. Alla DC urgel’«entratura» politica nei segmenti rurali medi per isolare gli ambienti agrari piùconservatori e a questi, rispetto alle pressioni dello schieramento di sinistra e alle agitazionisociali, occorre un referente politico e negoziale attraverso il quale formulare le proprieesigenze e stabilire un rapporto "pacifico" con i nuovi ordinamenti democratici.

I ceti rurali, che hanno nella ‘Trasformazione agraria" uno strumento culturale dacontrapporre alla tesi di riforma agraria, compiono una scelta decisiva verso la DC quandola legge "stralcio" si profila nei suoi lineamenti riformatori ma "garantisti" rispetto allamedia proprietà agraria. Non si tratta, tuttavia, di un’adesione unilaterale da parte dei cetimedi, quanto piuttosto di reciprocità perché la DC onde rapportarsi a questi segmentidella borghesia agraria adopera un progetto di riforma sostanzialmente moderato.

Il processo, alla fine, non è indolore e comporta dei costi per la strutturazionestessa del Consorzio. Dopo il 1950, in una fase di ridefinizione di funzioni, infatti, ilConsorzio di Bonifica - anche per la presenza al suo interno di organici e quadri fascisti,comunque di riconosciuto valore professionale (F MERCURIO, op. cit., p. 171) cheverranno gradualmente cooptati - viene svuotato dei compiti politici di guida dellosviluppo agricolo provinciale ed assume un ruolo direttivo tecnico del sistema diinfrastrutture delle campagne di Capitanata, e le competenze, di valenza politica, in materiadi distribuzione delle terre, di appoderamento e di assistenza alla nascente proprietàcoltivatrice diretta, vengono assegnate dall’Ente Riforma, costituito ad hoc e con personaledi sicura fede al nuovo regime politico, ad una Sezione Speciale istituita con D.P.R. n. 67del 7 febbraio

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Dall’esame dei periodici di area democristiana, due sono le conclusioniessenziali che si possono dedurre. La prima è che essi si qualificano come punto diosservazione per rilevare la formazione graduale del "blocco sociale" che sidetermina attorno alla Democrazia Cristiana, di straordinaria importanza ai finidella "gestione" della riforma. La seconda è che i periodici democristiani, oltre chestrumenti di comunicazione verso l’esterno, sono preposti al dibattito e allacomunicazione interni, e sono luogo di formazione di giovani democristiani comeGustavo De Meo, Vittorio De Miro D’Ayeta, Volfango Rosenberg, Gaetano Pintoed altri che, in breve tempo, assumono compiti dirigenziali del movimentocattolico-democratico provinciale e negli anni successivi svolgeranno ruolideterminanti nel partito, nelle istituzioni locali e nazionali e nei vari enti “logistici”territoriali, o comunque saranno punti di riferimento nel contesto sociale.

Periodici liberisti

I giornali dell’area liberale, o sarebbe meglio dire di orientamento liberista,sono quelli che complessivamente ma non singolarmente tranne ‘Il Corriere diFoggia" presente durante l’intero periodo 1945-1950 -occupano un maggior spaziotemporale. Già questo è un elemento che predispone ad una riflessione: la fortepresenza in Capitanata di un ceto medio agricolo del quale la molteplicità di testateè un riflesso. Sui giornali di questo versante si distinguono, fra gli altri, VincenzoCiampi, direttore de "Il Foglietto", liberale, che collabora pure a "Il Giornale d’Italia",quotidiano a tiratura nazionale e molto vicino alle posizioni della Confagricoltura;Maurizio Mazza, monarchico, direttore de "Il Gazzettino Dauno"; Vittorio Colabella,esponente monarchico, ospitato sulle pagine de "Il Gazzettino Dauno"; PaoloNazzaro, liberale, che dirige "La Capitanata " e che successivamente, è direttore delperiodico DC "Il solco "; Candido D’Amelio che dirige "Daunia Agricola ";Giuseppe Spagnoli, fondatore e direttore de "Il Corriere di Foggia ".

Con l’ingresso sullo scenario politico di nuovi soggetti sociali e dei fortipartiti comunista e socialista, l’atteggiamento della borghesia agricola_______________

1951 (D. PRINZI, La riforma agraria in Puglia, Lucania e Molise nei primi cinque anni, Bari,1956, p. 76).

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è stimolato ad un adeguamento anche nella strumentazione per il confrontopolitico; nella realtà quotidiana del dopoguerra, peraltro, il "proprietario", figuracardine dell’assetto sociale del Mezzogiorno, avverte le insidie alle sue prerogativeimprenditoriali dai decreti governativi, dalle norme sull’imponibile di manodoperae dal fenomeno di occupazione delle terre. Questi ceti intuendo, altresì, la fasenuova del processo politico - avvento di un sistema democratico di massa - checomincia a svilupparsi negli anni post-bellici, si trovano a dover affrontare questioniestremamente significative che riguardano il proprio "status " e la propriacollocazione e rappresentatività in termini politici. In un primo periodo, compresoorientativamente dal 1944 al 1946, alla stampa e ai partiti della sinistra che, inCapitanata, amplificano le agitazioni e le rivendicazioni dei braccianti e deidisoccupati e danno scarsa importanza ai problemi dei ceti medi agricoli, i quali,come abbiamo visto, vengono assimilati alla grande proprietà, sul versante liberistasi contrappone, in sostanza, la riproduzione di uno schema di analisi, rigido econflittuale, che presenta un blocco indifferenziato nel quale sono situati sia i grandiagrari che i medi e piccoli proprietari.

Rispetto ai problemi che il movimento contadino pone, l’azione dellastampa di orientamento liberista è diretta al mantenimento del diritto di proprietà ea neutralizzare la serie di vincoli e limitazioni al godimento dello stesso che in sedepolitica si vanno elaborando.

I periodici come "La Squilla liberale" e la "La Capitanata", che si richiamanoalle tradizioni liberali di Foggia, sono caratterizzati da una vigorosa e insistentepolemica antistatalista.

In polemica con i Decreti Gullo63, relativi all’assegnazione di terre incolte acooperative contadine, "La Capitanata " sostiene che tale indirizzo legislativocostituisce una svolta verso la socializzazione della terra. La posizione al riguardo èferma: «la proprietà privata è la chiara manifestazione di libertà econornica e,quindi, di libertà spirituale»64._______________

63 - Si tratta delle leggi n. 279 e n. 311 emanate a mezzo decreto luogotenenziale il 19ottobre 1944. La prima riguarda la concessione di terre incolte alle cooperative di contadini, laseconda disciplina i contratti di colonia parziaria, di compartecipazione e di mezzadriaimpropria. Con tali provvedimenti si tende a riportare nell’ambito della legalità il fenomenodell’occupazione delle terre incolte che dalla fine del 1943 era in corso da parte di gruppi dicontadini, affamati e senza terra, in particolare nei territori di Sicilia e Calabria, e, in forme piùepisodiche, nelle altre zone del Mezzogiorno.

64 – “LA CAPITANATA", 1945, 2 settembre, n. 19.

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Perciò il periodico ritiene che, scartati gli indirizzi impositivi dello Statocon un «soprattutto giammai dello Stato!», le sorti dell’economia potrannoessere risollevate soltanto attraverso «l’opera mirabile, responsabile, intelligentedi questa nostra vecchia gloriosa, e sempre risorgente borghesia! »65.

L’individuazione dell’elemento borghese quale soggetto socialeprioritario porta a squalificare le iniziative dei partiti di sinistra e a definirledemagogiche in quanto rappresentano «soltanto un elemento di odio di classe,di comune miseria, di disordine sociale» 66

Il giornale insiste nel suo attacco ai partiti e alle organizzazioni di sinistrasottolineando anche il carattere, a suo giudizio, fallimentare dei governi post-fascisti dovuto proprio alla presenza nell’area governativa «dei rappresentantidelle cosiddette masse proletarie contadine e operaie» e quindi concludecategoricamente: «la classe dirigente in Italia deve ritornare ad essere laborghesia»67.

Gli interventi effettuati dalla stampa liberale sono dominati dai timori diuna rivoluzione sociale e dall’ansia di stigmatizzare le ricorrenti agitazioni emanifestazioni di occupazione di terre. Afferma "La Capitanata": «si pianta labandiera rossa nei solchi della terra. La meta è raggiunta. Ma davvero èconquistata?»68 E successivamente: «Ci troviamo di fronte ad un pianoprestabilito[…] e questo piano ha il fine di illudere la massa dei contadini colsolito specchietto della terra altrui da far propria» 69. "La Squilla liberale" sostieneche «fra scioperi, agitazioni, occupazioni di terre[…]ora proclamandoun’agitazione contro gli agrari, ora contro il Governo ora contro il Sindaco, simantiene un popolo in ebollizione generale»70 .

"Il Corriere di Foggia" parla di "violenze e sopraffazione nelle forme piùincivili".e “di bande armate di contadini”71. Il “Gazzettino Dauno” di fronte aifatti di Torremaggiore, importante comune agricolo del Tavoliere, dove il 29novembre 1949 nel corso di agitazioni e di scontri con la polizia perdono lavita due dimostranti «nella colluttazione e nel clamore gene-_______________

65 - "LA CAPITANATA", 1945, 7 ottobre, n. 24.66 - IB.67 - "LA CAPITANATA", 1945, 4 novembre, n. 28.68 - "LA CAPITANATA", 1945, 2 settembre; n. 19, cit.69 - "LA CAPITANATA", 1945, 30 settembre, n. 23.70 - "LA SQUILLA LIBERALE", 1945, 22 novembre, n. 5.71 - "IL CORRIERE DI FOGGIA" 1945, 24 dicembre, n. 16.

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rale»72, commenta che tali episodi sono la conseguenza di «una sconsiderataistigazione dì pochi che, ad ampie mani, gettano un seme di discordia, laddove essopuò germogliare»73.

L’elemento culturale che caratterizza ì periodici liberisti va indubbiamentericondotto alla dottrina della trasformazione fondiaria che costituisce un "corpus"relativamente ampio e flessibile in grado di fornire una guida ad una strategiapolitica di resistenza sul larga scala. Del resto, in Capitanata, il Consorzio Generaledella Bonifica è una struttura ben radicata nel territorio e svolge compitideterminanti di indirizzo politico e di sviluppo delle campagne ed è nettamenteappoggiato dalla media proprietà agraria che, negli anni del fascismo, ha avuto unnotevole incremento74.

Perciò, il Consorzio di Bonifica, quale impianto culturale, è funzionale, almomento, alle posizioni liberiste nel confronto con le linee riformatrici e costituisceun’occasione di potere residuale per quei ceti di consolidata cultura liberale chehanno il problema di riaffermarsi socialmente dopo l’esperienza dirigista delfascismo75.

Ampio spazio, quindi, è dedicato da molta parte della stampa liberista al I°Convegno sui problemi della trasformazione fondiaria76, celebrato a Foggia dal 18al 20 gennaio 1947.

Questo convegno - nel quale si impegnano organizzazioni di tecnici, espertidi politica agraria come Manlio Rossi Doria ed esponenti sindacali - sottolineacome sia viva, nei ceti rurali di Foggia, la necessità del confronto con il movimentoin atto nelle campagne e con le ipotesi di riforma prospettate dai grandi partiti dimassa._______________

72 - M. MARINELLI, op. cit., P. 194.73 - "ILGAZZETFINO DAUNO", 1949, 19 dicembre, n. 6.74 - G. MOTTURA - E. PUGLIESE, Agricoltura, Mezzogiorno e mercato del lavoro,

Bologna, 1975, p. 24.75 - F. Mercurio osserva che: «I gruppi agrari del Tavoliere, che pure avevano opposto

una tenace resistenza alla bonifica integrale, erano usciti dalla guerra profondamente logoratidal decennale braccio di ferro con l’impostazione autarchica e corporativa dell’economicafascista. Erano certamente riusciti a difendere il loro sistema di convenienze, ma avevano nelcontempo alimentato nell’opinione pubblica la convinzione che quel sistema da loro difesofosse dal punto di vista politico e sociale conservatore ed arretrato, destinato ad esseremodificato nell’interesse di tutto il Paese» (F. MERCURIO, op. cit., p. 169).

76 - Per una panoramica delle diverse posizioni cfr., CONSORZIO GENERALE PERLA BONIFICA E LA TRASFORMAZIONE FONDIARIA DELLA CAPITANATA,Foggia, I Convegno per la trasformazione fondiaria della Puglia e della Lucania, Foggia, 1953.

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La stampa liberista guarda insomma alla trasformazione fondiaria come allasoluzione più concreta e fruttuosa del problema della terra e di rimozione delpersistente problema disoccupazionale. I periodici locali di questo orientamentotemono che la cessione di terre ai contadini possa provocare la trasformazionestessa dell’economia in senso collettivistico. La bonifica, l’irrigazione e ilpotenziamento della produzione come alternativa alla distribuzione di terrescorporate dal latifondo, sono recepiti da questa stampa come l’unica vera stradadella modernizzazione delle aziende agrarie, l’unico efficace antidoto ai malitradizionali del latifondo. Così, infatti, sintetizza il "Gazzettino Dauno ": «Renderepositivo questo fattore [il latifondo] dovrebbe essere lo scopo precipuo dellariforma agraria»77.

La distribuzione delle terre, secondo il periodico monarchico "Rienerazioneitalica " 78 provocherebbe una inutile e dannosa polverizzazione della proprietàterriera dal momento che allo spirito imprenditoriale dell’agrario, che solopotrebbe garantire l’incremento della produttività e quindi dell’occupazione,subentrerebbe una moltitudine di contadini diseredati, sprovvisti di mezzi finanziarie tecnici e del necessario spirito imprenditoriale, preoccupati soltanto di farquadrare i conti familiari e quindi poco disposti ad utilizzare manodopera esterna alproprio nucleo familiare.

Un mutamento di orientamento politico dei periodici liberisti rispetto alleproblematiche della riforma agraria e ai temi politici più generali, è avvertibile già inoccasione del referendum istituzionale del 2 giugno ‘46: “Il Corriere di Foggia" titola acaratteri cubitali "Repubblica e Democrazia Cristiana". Il nuovo indirizzo politicova assumendo contorni più precisi dopo la scelta degasperiana di escludere lesinistre dal governo e con le elezioni del 18 aprile ‘48, fino a risultare del tuttochiaro con le scelte ‘riformiste’ effettuate dalla DC nel biennio 1949-5079. Inquest’ultima fase,_______________

77 - "IL GAZZETTINO DAUNO", 1950, 30 settembre, n. 37.78 - "RIGENERAZIONE ITALICA", 1948, 19 giugno, n. 16, cit.;

"RIGENERAZIONE ITALICA", 1948, 20 marzo, n. 3.79 - Il Congresso Nazionale della DC a Venezia (2-5 giugno 1949) rappresenta una

svolta importante per queste scelte dalle quali scaturiranno la linea di intervento pubblico nelMeridione con l’istituzione della Cassa del Mezzogiorno, prima, e l’avviamento, poi, dellalegge "stralcio" di riforma. Per queste tematiche cfr. P. BARUCCI, op. cit., pp. 400-403. Inquesta sede mi preme rilevare l’atteggiamento assunto, rispetto a tale indirizzo politico, dallastampa liberista di Capitanata.

"IL FOGLIETTO", 1950, 26 ottobre, n. 4, auspica, che attraverso gli interventi della

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la necessità di una riforma fondiaria viene riconosciuta da taluni giornali liberisti,seppure riferita alla grossa proprietà assenteista’80.

E’ individuabile, allora, nella legge "stralcio" il punto di aggregazione e disaldatura di un nuovo blocco sociale e lo strumento d’una base moderna di con-senso nelle campagne81. La definizione di punto di saldatura discende dalla opzionee dall’applicazione dì un riformismo agrario che si estrinseca, da parte della Demo-crazia Cristiana, nell’opportunità di aggirare il "limite di proprietà" e nell’impulsodato alla diffusione della piccola_______________Casmez, si possa «veder risoluto il secolare problema della sua [cioè della Capitanata] reden-zione economica e della sua rinascita agricola con le grandi sicure possibilità di una più vasta,cospicua e qualitativamente migliore produzione agricola».

80 - "DAUNIA AGRICOLA", 1950, 15 aprile, n. 7, mette in risalto la notizia delconvegno regionale delle associazioni degli agricoltori pugliesi, tenutosi a Foggia il 20 gennaio1950, nel corso del quale viene approvata una mozione in cui si afferma che la legge di riforma«deve avere carattere selettivo al fine di escludere da ogni intervento le aziende efficienti eprogredite anche sotto l’aspetto dei rapporti sociali [e deve] riguardare essenzialmente eprevalentemente i territori ad economia latifondistica, intendendosi per tali congiuntamentecaratterizzati da nulli o quasi investimenti fondiari, da coltura estensiva di tipo cerealicolopastorale, da basso ed irregolare impiego unitario di lavoro, da insediamento della manod’opera in centri lontani dalle terre coltivate».

"Il CORRIERE DI FOGGIA" sostiene che per le grosse proprietà terriere, oltre unadata superficie, si possa giungere ad un esproprio ragguardevole che, comunque, nondovrebbe essere superiore al 50%. L’importante è che «resti fermo il principio che non vi sialimite assoluto alla proprietà fondiaria».

Sempre secondo "Il CORRIERE Di FOGGIA", 1950, 5 gennaio, n. 1, gli altri punticaratterizzanti la riforma dovrebbero essere: l’esonero totale dalla riforma di un limitatonumero di aziende «in premio della grande massa di opere fondiarie ivi ammesse dalproprietario» e il pagamento in contanti dei terreni espropriati.

Non mancano, inoltre, gli interventi a favore dei medi proprietari.«Si tratta - osserva "IL CORRIERE DI FOGGIA", 1950, 9 gennaio, n. 2, di 4.266 agri-

coltori che nella maggior parte delle zone, rappresentano il nerbo e la spina dorsale della nostraagricoltura [ ... ]. Ebbene questi 4.266 agricoltori devono essere esonerati dalla riforma fondia-ria. Deve magari essere loro imposto un qualche obbligo di rniglioria relativo soprattutto alleabitazioni rurali, talvolta scadenti, e all’attrezzatura meccanica ei servizi delle aziende, ma non sideve operare esproprio nei loro confronti».

81 - P. Scoppola, al riguardo, argomenta: «Il partito dei cattolici [ ... ] nato con ildisegno di un vasto rinnovamento sociale si è trovato a svolgere il ruolo preminente di offrireuna base di massa - in larga parte contadina - ad una nuova fase di egemonia della borghesiacapitalistica» (P. SCOPPOLA, La proposta politica di De Gasperi, Bologna, 1977, p. 311).

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proprietà contadina familiare in grado, altresì, di fronteggiare l’infiltrazionecomunista nelle campagne82.

Il passaggio della stampa liberista di Capitanata al consenso alla politicademocratico-cristiana, tuttavia, non è né generalizzato, né meccanico, néimmediato. Giornali come "Il Gazzettino Dauno" e le opposizioni interne allastessa DC testimoniano un’agguerrita presenza di componenti sociali e culturalinettamente schierate sul fronte antiriformatore.

In definitiva, relativamente alla stampa di orientamento liberista,l’elemento caratterizzante deriva dall’assetto redazionale dei periodici e dallecaratteristiche dei collaboratori: essi, perlopiù, non concepiscono la politicacome "militanza", a differenza dei redattori dei giornali della sinistra, e, inmisura minore, dei collaboratori dei periodici democristiani. Questo elementoredazionale rende i giornali del versante liberista più aperti verso collaborazioniprovenienti dalla "società civile" e da gruppi di interesse organizzati e offred’essi l’immagine di giornali di ‘opinione’. Il minor peso ideologico, inoltre, lirende tendenzialmente duttili - ma non va comunque sottovalutato il fattore"convenienza" - nella selezione e nella rielaborazione dello svolgimento di fatti edati politici: gradualmente si distaccano da una concezione di difesa "toutcourt" della proprietà terriera_______________

82 - M. Rossi Doria non nasconde la "qualità" anticomunista della legge stralcio; asuo giudizio l’intervento legislativo è stato concepito ed attuato in funzione anticomuni-sta, anzi tale scopo ne costituisce l’intima essenza. Ma spiega pure che non può essere al-trimenti.

«A me sembra - egli dice - che la caratterizzazione politica della riforma in Italiarisulti da due suoi fondamentali aspetti. Dal fatto, anzitutto, che essa viene attuata da unGoverno e con la responsabilità prevalente di un partito, la cui base sociale è e resteràsostanzialmente conservatrice, nel quadro di una politica generale ispirata ad esigenze distabilità economica e sociale, e perciò molto, fin troppo cauta in fatto di riforme sociali inaltri campi e che, di conseguenza, essa non può che essere concepita come strumentocapace di allargare e consolidare i settori stabili della società e non l’inverso. In secondoluogo dal fatto che la riforma si imposta e si attua in una fase di sostanziale depressionedel movimento contadino, la si concepisce, per così dire, al di fuori del movimentocontadino, col proposito anzi di piegarne e correggerne le attuali manifestazioni e la siaffida, perciò, ad organi tecnici dello Stato, il cui compito fondamentale è quello dimantenere i processi entro il quadro delle leggi e dei piani predisposti» (M. Rossi DORIA,Conferenza tenuta al Circolo "La Consulta ", l’8 giugno 1951. Successivamente col titolo"La riforma anno due", in Dieci anni di politica agraria nel Mezzogiorno, Laterza, 1958, p. 89).Cfr., inoltre, G. DE RITA - A. COLLIDÀ - M. CARABBA, Meridionalismo in crisi?,Milano, 1966, pp. 74, 81-82, 89.

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privata, nella quale è incluso il latifondo, per approdare ad una condivisione delriformismo degasperiano.

Si può dire, per concludere, che la stampa liberista svolge, in Capitanata,un ruolo che non è solo di informazione e di orientamento politico dei ceti chein essa si riconoscono ma assolve ad un compito di legittimazione dei segmentirurali della borghesia nel contesto democratico e di "ricompattamento" socialeche consente al partito della Democrazia Cristiana di conquistare ed essereperno di zone nodali dell’opinione pubblica moderata.

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SCHEDE (Bibliografiche)

L’AZIONE DEMOCRATICASettimanale della Provincia di Foggia

Direttore: Pasquale SoccioInizio e luogo di pubblicazione: (?), LuceraPeriodicità: settimanaleBiblioteca prov.le di Foggia: Annate 1944-45-46 (lacunose); il primo numero presente è iln°9 del 29 luglio 1944; l’ultimo è il n°26 del 28 giugno 1946.

NOTE: Il periodico persegue una linea azionista e mira pertanto ad unsuperamento delle antinomie e ad una chiarificazione fra liberali e socialisti.

Attorno ad esso sono raccolti giovani e intellettuali di Foggia e provincia:fra questi anche il giovane Giuseppe Cassieri che da "L’azione democratica"riceve il «battesimo» letterario (così si è espresso il prof. Pasquale Soccio in unrecente colloquio avuto con me) scrivendo alcune belle pagine di sapore garga-nico.

Alcuni di questi giovani non disdegnano di autodefinirsi “liberali pro-gressisti” (lo stesso Soccio ha definito ‘socialisteggiante’ Emanuele Tetta, unodei collaboratori del settimanale) e guardano con simpatia “al partito dalle cuidecisioni dipenderà forse gran parte del futuro d’Italia: al partito socialista”. E’la posizione che emerge dall’editoriale “La sconfitta dei conservatori” curato dauno dei collaboratori più assidui del giornale, Federico de Peppo - dedicato airisultati delle elezioni in Gran Bretagna che sanciscono la sconfitta di W. Chur-chill - sul n° 31 del 4 agosto 1945.

Non mancano, tuttavia, le ricorrenti polemiche con i giornali dell’area disinistra, primo fra tutti l’«Avanti Daunia!» ed anche gli appunti e i moniti severi.

E il caso della “Lettera aperta agli amici socialisti” del direttore PasqualeSoccio, sul n°6 dell’8 febbraio 1946, nella quale vengono rivolte critiche circo-stanziate ai socialisti “prigionieri di un altro partito”.

Il giornale dà conto della vita interna del PLI foggiano, al quale comun-que è legato, con un’apposita rubrica «Vita del Partito».

I legami con il PLI sono evidenti e si rafforzano, peraltro, quando alcunidi questi giovani ne assumono compiti di dirigenza politica: Arduino Giuliani èpresidente del Comitato Direttivo Provinciale e tra i componenti

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di tale organismo figurano Federico de Peppo, Enrico Balsamo e lo stesso di-rettore del settimanale Pasquale Soccio.

Sul n°2 del 13 gennaio 1945, sui temi della ricostruzione in Capitanata ri-sulta interessante l’articolo di fondo “L’industrializzazione del Mezzogiorno”nel quale vengono indicate le linee di politica economica da adottare per laprovincia di Foggia: la costruzione di un articolato complesso agro-industrialeper la trasformazione, in loco, dei prodotti agricoli, congeniale al territorio epremessa per lo sviluppo dell’intera Capitanata.

Questa opzione viene ulteriormente ribadita e sviluppata, in termini piùapprofonditi, da Arduino Giuliani in un editoriale sul n°26 del 30 giugno 1945“I diritti del Mezzogiorno”.

In esso si afferma che “[...] il Meridione deve avere una economia pro-pria e non deve essere considerato solamente come colonia e mercato nei con-fronti di altre parti d’Italia. Sì che non si verifichi [...] che tutta l’economia Meri-dionale venga esaminata in funzione degl’interessi prevalenti, poniamo, dellaFiat e della Montecatini, cui, in definitiva, i nostri interessi resterebbero infeudatie i nostri risparmi, frutto di sudato lavoro, affluirebbero. Non si verificheràparimenti che certo progressismo si attui in Italia ad esclusive spese di una ri-forma agraria (che poi non è tale) nelle nostre terre bruciate, su puri rapporti diestensione calcolati in base ai conferimenti di produttività propri delle opime eben dissetate terre del Nord. Noi invece, pel completamento di un normaleciclo economico abbiamo bisogno dell’Industria. Essa da noi tenderà primaalla specificazione dei prodotti agricoli e contemporaneamente alla creazione dimanifatture sussidiarie e strumentali dando maggiore sfogo ai già fiorenti opifi-ci artigiani, gradualmente, poi, ad opere più vaste e profonde di trasformazionee di produzione industriale propriamente detta. In proposito ogni regione, ogniprovincia studierà e prospetterà i suoi bisogni e le sue possibilità”.

“L’azione democratica”, inoltre, interpreta le esigenze e si fa portavocedi quelle fasce di ceto medio, specie dipendenti pubblici che appartengono alla“gente provvista di un titolo di studio che proviene dalla buona e sana nostraborghesia, che ha un nome degno di ogni rispetto, che ha una dignità da tutela-re” (N°3 del 20 gennaio 1945).

RICOSTRUZIONE DAUNAOrgano Provinciale del Partito Democratico del Lavoro

Redattore responsabile: Remigio Gabriele Garofalo

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Inizio e luogo di pubblicazione: 14 ottobre 1944, FoggiaPeriodicità: settimanaleBiblioteca prov.le di Foggia: Annate 1944-45 (numeri vari)

NOTE: Il primo numero del giornale esce abbinato a “L’uomo che ride” setti-manale satirico e si chiama “Ricostruzione” con il sottotitolo “settimanale politico”. Sulsecondo numero appare l’aggettivo “Dauna” accanto al nome originario, e vienecambiato il sottotitolo in “Organo Provinciale del Partito Democratico del Lavoro”.

In tale veste il giornale è schierato su posizioni moderatamente progressiste,si erge a difesa della piccola e media proprietà agricola e - cfr. N°2 del 2 dicembre1944 - propugna la «eliminazione delle formazioni monopolistiche e vigilanza delloStato sul campo lasciato all’iniziativa ed alle imprese private [e la] abolizione deiresidui del feudalesimo terriero ed adeguate riforme agrarie».

Nel panorama dei periodici locali “Ricostruzione Dauna” ha un certo rilievo inquanto uno dei suoi assidui collaboratori è l’avvocato Luigi Sbano che, su designa-zione del C.L.N., ricopre la carica di Sindaco di Foggia (30.9.1944 - 25.12.1945).

LA CAPITANATASettimanale politico indipendente

Direttore: Carlo Cavalli, poi Paolo NazzaroInizio e luogo di pubblicazione: 10 dicembre 1944, FoggiaPeriodicità: settimanaleBiblioteca prov.le di Foggia: Annate 1944-45-46 (lacunose)

NOTE: Il giornale è fondato da Carlo Cavalli, appartenente ad una famigliadi proprietari agricoli. Egli ne è il direttore. Inizialmente il periodico ha pure unaredazione romana in piazza S. Silvestro (Palazzo Marignoli), fino al 29 aprile 1945.Con la chiusura della redazione a Roma coincide il cambio nella direzione: a CarloCavalli subentra l’avvocato Paolo Nazzaro.

Circa le tendenze politiche del giornale, esso è orientato in senso conservato-re. Entra in polemica con “Il lavoratore di Capitanata”, comunista, dal quale è accu-sato (N°7 del 27 settembre 1945) di «difesa a spada tratta dell’Uomo Qualunque».“La Capitanata” è fautrice di accuse durissime contro i decreti Gullo e difende ilruolo egemone della borghesia.

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AVANTI DAUNIA!Organo della Federazione Socialista di Capitanata

Redattore capo responsabile: Carlo RuggieroInizio e luogo di pubblicazione: 3 marzo 1945 (numero di saggio), FoggiaPeriodicità: settimanaleBiblioteca prov.le di Foggia: Annate 1945-1946 (l’ultimo numero è del 1 giugno 1946)

NOTE: Nell’editoriale del primo numero “Noi diciamo” firmato da Domeni-co Fioritto, segretario della federazione provinciale e uomo di primo piano delPartito Socialista nella Capitanata del dopoguerra, viene subito dichiarata la volontàdi schierarsi a fianco dei ceti popolari «per rnanifestarne le aspirazioni, per accom-pagnarne le battaglie». Sin dai primi numeri viene lanciata una campagna di sotto-scrizioni per mantenere in vita il giornale, nuovo strumento di lotta nella competi-zione democratica. Il periodico risente molto della presenza attiva di elementi ri-formisti all’interno del partito. Carlo Ruggiero, che ne è il leader, firma su “AvantiDaunia!” molti articoli. Proprio a proposito di temi e fatti relativi alla questioneagraria egli segue una linea che non è molto in sintonia con le tesi ufficiali del Parti-to.

CIVILTA NOSTRASettimanale della Democrazia Cristiana

Direttore: Gerardo De CaroRedattore responsabile: Gustavo De MeoInizio e luogo di pubblicazione: 24 maggio 1945, FoggiaPeriodicità: settimanaleBiblioteca comunale di Lucera (FG): Annate 1945-1946 (lacunose); l’ultimo numero, il 32, è del18 aprile 1946.

NOTE: Il settimanale è il portavoce della DC locale; in tale veste si occupadi precisare gli obiettivi e il ruolo del partito nel contesto post-bellico. Il direttoredel periodico, Gerardo De Caro, sul N°31 dell’11 aprite 1946 si incarica di definireil percorso politico della DC e afferma che: «[...] La democrazia cristiana deve ren-dersi più popolare, deve ascoltare il grido dei diseredati, dei poveri, degli affamati».

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Ed è questo tono cattolico-popolare che caratterizza il giornale de-mocristiano. L’ipotesi “popolare” che sovrintende all’intera struttura ideologica delperiodico è altresì chiaramente espressa formalmente: “Civiltà Nostra”, infatti, se-condo gli schemi dei giornali popolari pre-fascisti, riserva degli spazi ai notiziari percoltivatori diretti, artigiani, etc.

Attorno al periodico si raccolgono i giovani emergenti dell’area cattolica, fraessi Vittorio De Miro D’Ayeta e Gustavo De Meo, il quale, insieme con AntonioTarquinio, guiderà in Capitanata la scissione cristiana all’interno della CGIL, nel1948.

IL LAVORATORE DI CAPITANATAOrgano della Federazione Provinciale del Partito Comunista

Direttore: Filippo PelosiInizio e luogo di pubblicazione: 2 agosto 1945 (numero di saggio), FoggiaPeriodicità: settimanaleBiblioteca comunale di San Severo (FG): Annate 1945-1946 (numeri vari); l’ultimo numero èdel 25 aprile 1946.

NOTE: Nel numero di saggio l’editoriale è dedicato alla vittoria elettoraledei laburisti in Inghilterra.

Si plaude all’avvenimento e ci si augura che il popolo italiano «non mancheràdi esprimere la propria volontà di rinnovamento quando gli sarà data la possibilitàdi manifestarla liberamente, dopo tanto tempo di traviamenti, di inganni e di men-zogna».

Sullo stesso numero viene presentato un profilo di Luigi Allegato, braccianteautodidatta, Segretario della Federazione Provinciale del Partito, più volte condan-nato sotto il regime fascista «per costante e persistente avversione alle istituzioni delregime». Sul lato destro della testata figurano, a volte, frasi o slogan come «Nientesussidi ma lavoro per tutti» (N°3 del 30 agosto 1945); «La reazione si organizza.Lavoratori stringiamo le nostre file» (N°6 del 20 settembre 1945); «Gli squadristivengono assolti. Chi agisce nell’ombra?» (N°8 del 4 ottobre 1945); «La rivoluzioneRussa ha segnato l’inizio di una nuova era per la emancipazione delle classi lavora-trici» (N’ 12 dell’8 novembre 1945). Conduce una dura campagna per “epurare” iquadri fascisti.

Il giornale comunista è in aperta polemica con i giornali locali di orienta-mento politico opposto “La squilla liberale”, “L’azione democra-

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tica” e, in particolare con il settimanale “La Capitanata” che accusa esplicitamente diessere sorretto e finanziario dagli agrari.

IL CORRIERE DI FOGGIASettimanale indipendente d’informazioni

Direttore: Mario Ciampi; successivamente Giuseppe SpagnoliInizio e luogo di pubblicazione: 10 settembre 1945, FoggiaPeriodicità: settimanaleBiblioteca prov.le di Foggia: Annate 1945-1950.

NOTE: Il proprietario e, poi, anche direttore del periodico, Giuseppe Spa-gnoli, appartiene alla borghesia rurale di San Marco in Lamis. E un appassionato digiornalismo e profonde i propri beni nella gestione del giornale. Egli nutrel’ambizione di fare de “Il Corriere di Foggia” il quotidiano della provincia, senza tut-tavia riuscirvi. «Vi è apatia, sfiducia ed incomprensione quanto mai diffusa e delete-ria» è il commento sul N°12 del 25 marzo 1946.

“Il Corriere di Foggia”, a differenza di altri fogli locali, si presenta con unabuona veste sotto il profilo editoriale perché per un certo periodo, dal 1947-48fino al 1952, può contare nella propria redazione su un giornalista professionista,Livio De Luca, già redattore capo al “Corriere dell’Impero” e successivamente passatoal “Corriere di Taranto”.

Il giornale appartiene all’area politica liberale. Conseguentemente assume unatteggiamento di condanna rispetto al fenomeno di occupazione di terre, e di criti-ca alle ipotesi di riforma agraria.

Le pubblicazioni interrotte nel 1952 riprenderanno il 10 novembre 1963 perconcludersi definitivamente, dopo alterne vicende, nel 1973.

LA SQUILLA LIBERALESettimanale dei liberali di Capitanata

Direttore: Giuseppe AmorusoInizio e luogo di pubblicazione: 25 ottobre 1945, Bovino (FG)Periodicità: settimanaleBiblioteca comunale di Lucera: Annate 1945-1946 (numeri vari)

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NOTE: Il settimanale dichiara i propri propositi sul primo numero, affer-mando che intende partecipare al dibattito politico in maniera «nitida, pacata, senzaeccessi, ma ferma ed energica per la tutela della libertà di tutti [....]»

Sposa la causa dei ceti medi rurali dei quali difende energicamente il ruolosociale. Polemizza sovente con il periodico socialista “Avanti Daunia!”.

TRE FRECCEOrgano di Capitanata del Partito Socialista Lavoratori Italiani

Direttore: Gennaro Selvaggi - Antonio Ciano, dopo Carlo RuggieroInizio e luogo di pubblicazione: 1° gennaio 1948, FoggiaPeriodicità: settimanaleBiblioteca prov.le di Foggia: Annata 1948 (numeri vari)

NOTE: È il giornale dei socialisti foggiani seguaci di Giuseppe Saragat. In-nanzitutto una spiegazione del nome del periodico: “Tre armi: contro la dittatura. Con-tro la guerra. Contro il sistema capitalistico”.

Il giornale si apre con l’avviso che «[...] Esso riprende in terra di Capitanata,la difesa della idea socialista quale ci è stata tramandata dalle parole e dalle opere diGiacomo Matteotti e di Filippo Turati. [...] Attraverso il contrasto esasperato e in-transigente delle opposte concezioni politiche, noi vogliamo inserire una nuova cor-rente di energia che possa placare e comporre un dissidio altrimenti insanabile egravido di pericoli».

Inizialmente la periodicità settimanale non è molto rispettata. Il primo nume-ro è del 1° gennaio 1948, il secondo dell’11 gennaio, il 3° è del 26 gennaio, il 4° èdel 7 febbraio.

Inoltre la testata cambia aspetto di continuo; sul primo numero, accanto altitolo, nella “manchette” a sinistra sono raffigurate, stilizzate, tre frecce; sul numerodell’11 gennaio oltre alle tre frecce compaiono i simboli classici del socialismo ita-liano: libro aperto, falce e martello.

Una variazione sostanziale avviene dal 14 febbraio 1948 allorché il periodicodiviene “Organo delle Federazioni di Foggia e Potenza del Partito Socialista Lavo-ratori Italiani” dandosi carattere interprovinciale. In pari data a Gennaro Selvaggi eAntonio Ciano subentra nella direzione del giornale l’avvocato Carlo Ruggiero, giàdeputato alla Costituente ed esponente numero uno del socialismo saragattiano inCapitanata.

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In tal modo il giornale avvia una nuova serie. Sul numero 2 di quest nuovaserie appaiono modificati i caratteri tipografici del titolo e alla sinistra di questo èraffigurato il simbolo del PSLI - sole nascente con la scritta socialismo - già sim-bolo elettorale dei socialisti nelle ultime elezioni prima dell’avvento del fascismo.

IL SOLCOSettimanale della DC di Capitanata

Direttore: Paolo NazzaroInizio e luogo di pubblicazione: 3 gennaio 1948, FoggiaPeriodicità: settimanaleBiblioteca comunale di Lucera: Annata 1948 (numeri vari)

NOTE: Il settimanale è diretto dall’avvocato Paolo Nazzaro, di provenienzaliberale (era stato nel 1945 direttore de “La Capitanata”). Fra collaboratori, GaetanoPinto. Perché “Il Solco”?: la strada che il periodico intende percorrere «è quella mae-stra di ieri, è il solco buono e fecondo di sempre», è la dichiarazione raccolta sulprimo numero. Nell’imminenza del grande scontro politico - siamo alla vigilia delleelezioni del 18 apri 1948 - il giornale sa ben interpretare, anzi si preoccupa di riba-dire senza mezzi termini, la posizione di “centro” della Democrazia Cristiana.

E relativamente alla questione meridionale, in aperta polemica con i comu-nisti “collettivisti” e con il partito liberale “vecchio” e incapace di “guadagnare letappe e il tempo perduti”, il settimanale ritiene che solo la DC essendo nel Mezzo-giorno «[...] un partito ‘nuovo’, e non compromesso con il passato [...] con le suegrandi masse rurali, l’artigianato e la piccola borghesia intellettuale e commerciale,può organizzarsi per il Mezzogiorno nell’interesse e per gli interessi del Mezzo-giorno» (N°3 del 17.1.48).

RIGENERAZIONE ITALICAVoce patriottica del Mezzogiorno

Direttore: Pompilio De SantisInizio e luogo di pubblicazione: 6 marzo 1948, FoggiaPeriodicità: prima settimanale, poi quindicinaleBiblioteca prov.le di Foggia: Annate 1948-’49-’50 (lacunose)

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NOTE: è possibile ricavare un profilo politico del giornale dalle affer-mazioni fatte nel N°3 del 20 marzo 1948: come l’Italia risorgimentale seppetrovare nel regno dei Savoia la propria strada, così l’Italia d’oggi «solo nel me-desimo segno ritroverà sè stessa».

Con l’anno 1949, oltre a variare la periodicità da settimanale in quin-dicinale, viene modificata la testata sia nella struttura dei caratteri sia nel sottoti-tolo che diventa “Voce libera di Capitanata”. Il giornale fa annotazioni molto se-vere sul fenomeno delle cooperative contadine.

DAUNIA AGRICOLAPeriodico dei rurali di Capitanata

Direttore: Candido d’AmelioInizio e luogo di pubblicazione: 28 febbraio 1949, FoggiaPeriodicità: quindicinaleBiblioteca prov.le di Foggia: Annate 1949-1950.

NOTE: Esprime le posizioni dell’Associazione degli agricoltori dellaprovincia di Foggia.

Nasce con il sottotitolo “quindicinale di propaganda agricola”, successiva-mente modifica il sottotitolo in “periodico dei rurali di Capitanata” ed esce con ca-denza decadale, poi ritorna a cadenze quindicinali. Il programma del giornale sipuò condensare in questa frase: «Ci ripromettiamo di offrire all’agricoltoretutto ciò che in qualunque modo possa interessare la sua azienda» (N°1 del 28febbraio 1949).

Offre, infatti, informazioni di natura tecnica, si sofferma sulle questionisindacali concernenti la categoria. Inoltre riserva spazi alla pubblicità di prodottie attrezzi per l’agricoltura.

Ma offre anche indicazioni politiche; sul primo numero del periodico siafferma la necessità dell’unità organica dei ceti agricoli: «Si assiste [...] che i colti-vatori diretti, gli affittuari battono strade diverse dai proprietari conduttori e daquelli con beni affittati, quando i loro problemi vitali si identificano e richiede-rebbero difesa comune».

E, a proposito della riforma agraria, così si esprime: «Riforma agraria?Non è il pezzo di terra, trasferito dall’uno all’altro, che risolve o riduce la nostravecchia e onorata povertà [...] Qui, la poca terra, rimanga nel pieno diritto dichi la possiede, questi sia incoraggiato a farla rispondere a fini sociali» (IB.).

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IL GAZZETTINO DAUNOIndipendente d’informazioni

Direttore: Maurizio MazzaInizio e luogo di pubblicazione: 14 novembre 1949, FoggiaPeriodicità: settimanaleBiblioteca prov.le di Foggia: Annate 1949-1950. (complete)

NOTE: Sul 2° numero il sottotitolo è “Indipendente d’informazioni del Lune-dì”, dal terzo numero scompare la specifica del giorno d’uscita. Come cornicedella testata figurano due scritte, una a destra: «Che il mare tenga in basso laperla e in alto l’alga, è colpa del mare: la perla resta perla e l’alga, alga», mentre asinistra l’altra “manchette” dice: «Cadendo goccia a goccia, l’acqua riempie apoco a poco una brocca; tale è la legge per tutte le scienze, e per la virtù, e perla ricchezza».

L’esordio delle pubblicazioni è sottolineato da un articolo di Carlo Pal-mieri nel quale ci si impegna «avendo iniziato una partita [a] condurla nel mi-gliore dei modi, anche con qualche energia, allo scopo di protrarne la durata».Nonchè da un altro articolo, non firmato, nel quale, constatato che «insolutipremono ancora sul quadrante della nostra storia tanti problemi sociali ed eco-nomici che assillano la nostra gente», “Il Gazzettino” dichiara che «a quest’operadi valorizzazione e riedificazione dedicherà la sua esistenza».

Il giornale è nettamente schierato su posizioni anti-riforma.Le pagine de “Il Gazzettino” sono il podio da cui l’esponente monarchico

Vittorio Colabella lancia ampie requisitorie contro la legge “stralcio”. È pre-sente talora con una intervista tal’altra con uno scritto, ospite illustre agli ap-puntamenti anti-riforma, anche il parlamentare democristiano De Caro.

IL FOGLIETTO - nuova serieGiornale della Daunia

Direttore: Vincenzo CiampiInizio e luogo di pubblicazione: 5 ottobre 1950, FoggiaPeriodicità: settimanaleBiblioteca prov.le di Foggia: Annata 1950 (completa)

NOTE: “Il Foglietto” vanta un’antica e ricca tradizione. Esce la prima

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volta, a Lucera, il 19 dicembre 1897: il suo fondatore è il lucerino GaetanoPitta, nato il 18 marzo 1857 e morto a Roma il 21 gennaio 1950, definito «unautentico maestro di giornalismo e di vita» (cfr. “Il Foglietto” - nuova serie - N°1del 5 ottobre 1950). Il giornale diretto dal prof. Pitta si ispira agli ideali delsocialismo riformista. A distanza di anni lo stesso Pitta ci tiene a sottolineare inun lettera (cfr. “Rigenerazione Italica”, N°9 del 30 aprile 1948) che egli è unsocialista “non nenniano” più vicino agli insegnamenti di Turati e di GiacomoMatteotti.

Gaetano Pitta dirige il giornale fino al 1913. Ne lascia la direzione inseguito all’esito delle elezioni che lo vedono perdente, come candidatosocialista, nello scontro con Antonio Salandra, candidato conservatore nelcollegio di Lucera.

Rimasta vacante, la poltrona della direzione del periodico viene di lì apoco, nel gennaio 1914, occupata dall’avv. Massimo Frattarolo che la detieneper l’intero anno.

Dal 1915 al 1917 la direzione del giornale passa nella mani del dr. CiroAngelillis, medico e studioso di storia, assistito da un comitato di redazioneformato dagli avvocati Gabriele Canelli, Vincenzo Ciampi, Michele De Meo, eAlfonso de Peppo. L’orientamento politico del giornale, in questo periodo,viene modificato in senso liberale. Tale indirizzo politico viene conservatoanche con Vincenzo Ciampi che assume la direzione de “Il Foglietto” nel gennaio1918.

Negli anni del 1° dopoguerra il giornale, da posizioni vicine all’on.Salandra, passa gradualmente al fascismo. Nel 1926 si trasferisce da Lucera aFoggia e, a seguito del fallimento di un progetto che doveva trasformarlo inquotidiano, unito al periodico “Il Popolo nuovo”, cessa le pubblicazioni colnumero del 22 dicembre 1932.

Il 5 ottobre 1950 il giornale riprende le pubblicazioni con questoprogramma: «valorizzazione delle energie della nostra terra in funzione degliideali e degli interessi supremi della Patria».

Ne è direttore, ancora una volta, Vincenzo Ciampi. L’indirizzo politicoseguito dal periodico è quello liberale.

IL MEZZOGIORNO D’ITALIABisettimanale indipendente

Direttore: Renato VernolaInizio e luogo di pubblicazione: 11 maggio 1950, Foggia

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Periodicità: bisettimanale, il lunedì e il giovedìBiblioteca prov.le di Foggia: Annata 1950 (dal N°1 al N°28 del 25 settembre 1950)

NOTE: Toni enfatici annunciano la nascita del giornale: «Mezzogiornod’Italia, terra nostra, passione nostra, destiniamo a te questo foglio con dedizionefiliale [...] nell’iniziare la nostra fatica noi ci proponiamo di contribuire allaconoscenza ed alla soluzione di problemi che ti interessano, e che interessano noicome uomini, come padri, come meridionali, come italiani, [...]. Il nome dato aquesto foglio è insieme una bandiera, una fede, un simbolo».

Ampio spazio è riservato alle attività del parlamentare DC che domina lascena politica locale: Raffaele Pio Petrilli. Il giornale simpatizza per la DemocraziaCristiana alla quale assegna una funzione centrale. Questo è dato leggere nell’edito-riale dell’11 settembre 1950: «La DC [...] rappresenta pur sempre nella vitanazionale e provinciale, una corrente politica di notevolissima importanza, intornoalla quale gira tutto il nostro mondo politico e la stessa vita nazionale». Però in paritempo si dichiara in disaccordo con la linea riformatrice perseguita dalla DC inquanto «[...] nella fretta di varare queste leggi [che] potranno mutare la strutturadegli attuali ordinamenti economici e giuridici, si è incorsi in errori madornali che senon verranno eliminati […] potranno mostrarsi contro producenti».

Ne deriva, quindi, un atteggiamento di non benevolenza nei confronti dellalegge “stralcio” di riforma agraria.

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