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STAGE, WORKSHOP E LABORATORI ESTERNI QUALI COMPLEMENTO EXTRADIDATTICO ALLA FORMAZIONE ISTITUZIONALE GIUSEPPE MENDOLIA CALELLA

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STAGE,WORKSHOPE LABORATORI ESTERNI QUALI COMPLEMENTOEXTRADIDATTICOALLA FORMAZIONEISTITUZIONALE

GIUSEPPE MENDOLIA CALELLA

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ABA – ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI CATANIAa.a. 2010/2011

Biennio specialistico di II livello in PROGETTAZIONE ARTISTICA PER L’IMPRESA

Corso diINSTALLAZIONI MULTIMEDIALIProf.ssa Anna Guillot

GIUSEPPE MENDOLIA CALELLATesi di Diploma di II livello

Relatore: Prof.ssa Anna Guillot

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INDICE

INTRODUZIONE

CAPITOLO 1 STAGE DIDATTICO PER LA PROMOZIONE DELL’ARTE CONTEMPORANEA IN SICILIA PRESSO LA FONDAZIONE BRODBECK COME OCCASIONE FORMATIVA

I. Stage semestrale presso la Fondazione Brodbeck arte contemporanea di Catania

CAPATOLO IIWORKSHOPS SULLA MULTIMEDIALITA’ NELLE ARTI VISIVE

I. Natura e funzione dei Workshop

II. Workshop con Paolo Parisi “Commonplace (unite d’habitation)”

III. Workshop con Domenico Sciajno “blitzlab”

IV. Workshop “ForME” sul cinema documentario

V. Workshop con Grzegorz Kowalski “Does the sculptor need a camera? Camera as a tool to study time-space”

VI. Workshop con Marinella Senatore “nui simu”

CONCLUSIONI

BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA

PORTFOLIO

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IntroduzioneLe esperienze che ho avuto modo di vivere in questi ultimi due anni della mia formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Catania rappresentano un aspetto assai importante per quanti come me concludono gli studi artistici, o meglio il percorso 3 + 2 della formazione istituzionale. La presente tesi di carattere sperimentale indaga la possibilità di potenziare il proprio baga-glio culturale, e dunque quanto si impara in accademia, con momenti formativi esterni che consentono allo studente di confrontarsi con artisti di chiara fama e professionisti di vario tipo nell’ambito delle arti contemporanee.Si tratta di esperienze altamente istruttive: concentrate in un breve tempo, orientano l’operare dello studente-artista verso una progettualità che avrà una applicazione reale.Attraverso alcuni workshop e stage svolti dal 2010 ad oggi, ho potuto constatare quanto fondamentali siano nel percorso accademico questi momenti, e come contribuiscano ad attenuare il divario tra la teoria dello studio accademico e la realtà del mondo professionale.

The experiences of the last two years of my training at the Academy of Fine Arts in Catania are very important for those like me conclude arts studies or rather the path 3+2 of institu-tional training.My thesis is experimental and investigates the possibility of enhancing your culture, that is what is learned in Academy, through external training that allow students to deal with fa-mous artists and professionals of many kinds in the contemporary arts.They are very constructive experiences: carried out in a short time, orient the work of the student-artist to a planning which will have a real application.Through several workshop carried out from 2010 until today, I could see their importance in academic training and their contribute to lessen the gap between theoryof the academic studies and reality of professional world.

Giuseppe Mendolia Calella

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CAPITOLO I

STAGE DIDATTICO PER LA PROMOZIONE DELL’ARTE CONTEMPORANEA IN SICILIA PRESSO LA FONDAZIONE BRODBECK COME OCCASIONE FORMATIVA

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La Fondazione Brodbeck

“La fondazione Brodbeck è stata costituita il 30 novembre del 2007 per volontà della famiglia Paolo Brodbeck, con il fine di produrre e presentare opere di artisti in grado di modificare i confini del fare arte. Essa si trova all’interno di un complesso postindustriale situato nel cuore della vecchia Catania, più precisamente nel quar-tiere storico di San Cristoforo, quindi in posizione strategica a pochi passi dal Museo Civico Castello Ursino, dalla ex Manifattura Tabacco (futura sede del Museo Archeo-logico), da Piazza Duomo e da Piazza Università.” 1

Nel centro storico di Catania, in una delle zone più fervide della città, dove si con-centrano stratificazioni culturali e storiche di ogni tipo, sorge la Fondazione Brod-beck Arte Contemporanea, giovane realtà nel panorama delle arti contemporanee siciliane. Nasce per volontà del collezionista italo - svizzero Paolo Brodbeck, che ha voluto creare attorno alla sua collezione privata un “luogo” di sperimentazione e di cultura contemporanea legato alle arti visive. La fondazione ha sede presso l’ex complesso industriale, denominato Fortino, che nel corso degli anni ha avuto svariati impieghi: da fabbrica di liquirizie a manifat-tura tabacchi, deposito, falegnameria e consorzio agrario. Si compone di quindici capannoni ed occupa una superficie di 6 mila metri quadri.La Fondazione attiva e produttiva già dal 2007 è in attesa del completamento del progetto che prevede la trasformazione dello spazio in una vera e propria cittadella dell’arte con servizi educativi e didattici, spazi per la sperimentazione, albergo/fore-steria, appartamenti per gli artisti in residenza, bookshop.

“Scopo della fondazione Brodbeck è trasformare l’intera cittadella in un polo di riferimento per l’arte contemporanea, innovativo nella modalità di produzione e

1 Da: www.fondazionebrodbeck.it

I. Stage semestrale presso la Fondazione Brodbeck Arte Contemporanea di Catania

Alcuni degli spazi esterni della Fondazione Brodbeck arte contemporanea

di Catania

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presentazione delle opere e nella capacità di attivare sinergie interne (connubio tra i percorsi artistici proposti, i programmi di residenza d’artista e l’offerta turistico culturale) indispensabili per la gestione economica della fondazione.” 2

Attualmente è diretta dal suo fondatore Paolo Brodbeck, coadiuvato da sua figlia Nadia Brodbeck (vice presidente della Fondazione); la direzione artistica è curata da Gianluca Collica, storico gallerista catanese. La curatela delle attività residenziali che la Fondazione realizza è curata dai critici e curatori indipendenti Giovanni Iova-ne e Helmut Friedel. La Fondazione ospita nei propri spazi anche la galleria S.A.C.S. (sportello per l’ar-te contemporanea della Sicilia di Palazzo Riso Museo d’arte contemporanea della Sicilia)3 a cura di Alessandra Ferlito, critica, giornalista e curatrice indipendente, che oltretutto lavora in Fondazione come curatrice.La Fondazione nel corso degli anni ha presentato svariati artisti di fama internazio-nale all’interno del progetto di residenze d’artista denominato “Fortino 1”: gli artisti invitati in residenza producono un lavoro site specific negli spazi espositivi della Fondazione stessa, lavorando il più possibile sul luogo che li accoglie, sfruttando ri-gorosamente manovalanze specializzate e acquistando materiali del luogo. Gli artisti ospitati in questi anni per il progetto di residenze “Fortino 1” sono: Michael Beutler, Seb Koberstädt, Christian Andersson, Diego Perrone e recentemente Paolo Parisi.Nel 2010, la Fondazione Brodbeck ha inoltre firmato un protocollo d’intesa con la locale Accademia di Belle Arti, che si concretizza mediante workshop-stage e attivi-tà didattiche al fine di realizzare momenti formativi e di incrementare la frequenta-zione degli spazi della Fondazione da parte degli studenti, dando loro la possibilità di visionare percorsi artistici consolidati e di conoscere più da vicino il sistema delle arti contemporanee.

Struttura e contenuti dello stage

“Bando per la partecipazione allo Stage di formazionepresso la Fondazione Brodbeck arte contemporanea

2 Da: www.fondazionebrodbeck.it3 Da: www.palazzoriso.it

Gli spazi interni della Fondazione Brodbeck.In alto, il grande capannone non ancora ristrutturato,

in basso, il white cube.

Nella pagina successiva il cortile interno con l’intervento dell’artista Seb Koberstädt.

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Come da Protocollo d’intesa n. 1091/V.03.AL del 27/04/2010,il presente bando promosso dalla Fondazione Brodbeck è finalizzato alla formazione di n. 1 allievo nei seguenti ambiti: Organizzazione, comunicazione e promozione di eventi d’arte contemporanea ed è rivolto a tutti gli studenti dell’Accademia di Belle arti di Catania, regolarmente iscritti all’A.A. 2010/2011.La durata complessiva dello stage sarà di 100 ore distribuite in 6 mesi (febbraio / luglio 2011), e si svolgerà presso la sede della Fondazione Brodbeck.Durante la prima fase allo stagista verrà presentata la Fondazione, le attività già svolte, gli obiettivi e iprogetti futuri. Successivamente, l’allievo affiancherà lo staff della Fondazione nelle seguenti attività:

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA E COMUNICAZIONE- comunicazione eventi/rapporti con la stampa- promozione eventi e attività- aggiornamento sito webACCOGLIENZA E MEDIAZIONE CULTURALE- servizio di visite guidate- accoglienza ospiti e pubblico

L’adesione allo stage comporta la partecipazione obbligatoria alle inaugurazioni previste dal calendario annuale, durante le quali sarà necessario svolgere servizio di accoglienza al pubblico e vigilanza degli spazi che ospitano le opere.La partecipazione ad almeno l’80% delle ore previste, attestata da appositi fogli firma recanti l’ora di entrata e di uscita dell’allievo e redatti dal tutor didattico, darà luogo all’attribuzione di 4 crediti formativi.” 4

Come si evince dal bando sopra riportato, la Fondazione Brodbeck arte contempo-ranea di Catania ha istituito con la locale Accademia di Belle Arti una convenzione al fine di dare la possibilità agli studenti regolarmente iscritti in Accademia di svolgere un periodo formativo lavorando a stretto contatto con gli artisti in residenza, colla-borando con loro nella realizzazione dei lavori e con l’amministrazione impegnata nella promozione e divulgazione della cultura delle arti visive contemporanee.

4 Bando pubblicato dalla Fondazione Brodbeck nel Dicembre 2010.

Il white cube della Fondazione allestito con le opere parte della collezione Paolo Brodbeck.

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Il bando in questione è il secondo proposto dalla Fondazione agli studenti dell’Acca-demia catanese; il primo periodo di stage si concluse nel novembre del 2010.La scelta dello stagista viene effettuata in base ad un colloquio conoscitivo, con pre-via presa visione del CV dello stesso. Lo stagista scelto dalla Fondazione ha in primis il compito ben preciso di seguire, insieme ai responsabili che gestiscono l’istituzione, la pianificazione degli even-ti ospitati in Fondazione e di curarne la comunicazione mediante il sito internet, i mezzi informatici, i media e la stampa, esplicando anche lavori di segreteria: rasse-gna stampa ed archivio. In secondo luogo, lo stagista si occuperà di supportare i tecnici nell’allestimento e nel disallestimento delle attività espositive della Fondazione sia di quelle legate alle residenze d’artista che di quelle del S.A.C.S., occupandosi anche di imballaggi, rispedizioni, nonché della manutenzione ordinaria degli spazi occupati dalle varie mostre. Altro ambito d’azione dello stagista è la mediazione con gli ospiti: consiste nell’ac-compagnamento degli stessi negli spazi espositivi, talvolta realizzando delle vere e proprie visite guidate in supporto alla responsabile della didattica. Lo stage si esplica nell’arco di 6 mesi continuativi per un totale di 100 ore con im-pegno costante che viene intensificato nei giorni degli opening e delle attività che prevedono la partecipazione di molti visitatori.Ovviamente nei giorni in cui l’artista invitato risiede in Fondazione, la figura dello stagista acquista un ruolo di supporto ed aiuto pratico: infatti, assisterà lo stesso nella realizzazione del progetto site specific, collaborando anche con le manovalan-ze specializzate, agendo così a più livelli nell’intervento dell’artista.Chi scrive è stato scelto dalla Fondazione per realizzare questo stage formativo e nella fattispecie il mio periodo di attività presso l’istituzione in questione ha avuto la struttura ed i contenuti di seguito riportati.Lo stage ha avuto inizio nel mese di Febbraio 2011; la prima fase è stata, come da bando, di presentazione delle attività passate e future della Fondazione e nello specifico mi è stata presentata da Alessandra Ferlito la mostra in corso di Urs Luthi5,

5 Da http://ead.nb.admin.ch/web/biennale/bi01/i/i_lue.htm: nato nel 1947 a Lucerna vive a Monaco di Baviera e a Kassel. Professore all’Accademia di belle arti dell’Università di Kassel, l’artista Urs Lüthi è noto al pubblico internazionale grazie innumerevoli mostre singole in musei d’arte, spazi d’arte con-temporanea e gallerie sia in Svizzera che all’estero. La sua attività artistica è documentata da numerosi

In alto l’installazione realizzata in Fondazione da Michael Beutler,

in basso il lavoro di Seb Koberstädt.

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“Art is the better life”. Da subito ho preso contatto con gli spazi espositivi e con gli uffici, lavorando all’ag-giornamento della rassegna stampa e dell’indirizzario/newsletter, accompagnando i visitatori negli spazi espositivi ed assistendo alle visite guidate curate da Lucia Cinà (esperta di didattica per le arti contemporanee). Sono stato presente in occasione dei tre momenti espositivi per il S.A.C.S.: le mo-stre di Federico Lupo, di Adalberto Abate e di Annamaria Di Giacomo, collaborando in parte nell’allestimento e nel disallestimento.Nel mese di Marzo sono stato impegnato nella promozione della Fondazione presso il centro fieristico le Ciminiere, in occasione della fiera d’arte Art-Factory.Nella seconda fase dello stage, ho avuto modo di collaborare con Nadia Brodbeck ed Alessandra Ferlito nella pianificazione della residenza “Fortino 1” di Paolo Parisi, che si sarebbe poi realizzata nel mese di Maggio, contattando i grossisti per pro-curare il materiale che l’artista avrebbe utilizzato per il suo progetto. Contestual-mente, mi sono occupato del disallestimento della mostra di Urs Luthi “Art is the better life” ed al rinvio del materiale esposto all’artista. Il percorso estetico di didattica (denominato “Esperienze estetiche”) per bambini ed adulti proposto dalla Fondazione a cura di Lucia Cinà, mi ha visto anche in que-sto caso coinvolto nella pianificazione ed organizzazione logistica degli spazi e del materiale da utilizzare durante i percorsi estetici. Infine, nel mese di Maggio ho intensificato il mio lavoro in Fondazione, collaboran-do con Paolo Parisi, artista in residenza, affiancato da altri due colleghi dell’Acca-demia (Laura Cantale, collega del mio corso di specializzazione in Progettazione Artistica per l’Impresa, e Giuseppe Scandurra, studente al II anno del triennio in Pittura) anche loro in supporto all’artista.In questa ultima fase, mi sono occupato della comunicazione ed in modo partico-lare dell’allestimento degli spazi, che ha avuto la durata di due intense settimane. Ho collaborato con i tecnici che hanno montato la complessa installazione site spe-cific, progettata dall’artista all’interno del withe cube.Il periodo di stage si è ufficialmente chiuso a Giugno con una visita guidata ad un gruppo di studenti dell’Accademia, in cui sia io che gli altri due colleghi abbiamo avuto modo di raccontare la nostra esperienza di lavoro con l’artista.

cataloghi e monografie. Nelle sue opere Urs Lüthi interroga la nostalgia e narra di un mondo ideale fatto di realizzazione, desiderio e raggiungimento della felicità, libertà, bellezza, amore, successo e sicurezza. Nella sua opera è difficile separare l’arte dalla vita stessa. In questo modo Urs Lüthi dirige lo sguardo del pubblico verso l’autocoscienza.

In alto il lavoro realizzato in Fondazione da Christian Andersson,

in basso l’installazione sonora di Diego Perrone.

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Obiettivi didattici e della Fondazione in merito allo stage

Si legge tra gli obiettivi sulla didattica e la formazione della Fondazione:

“Il programma didattico formativo sostenuto dalla Fondazione ha l’obiettivo di sen-sibilizzare il territorio a una riflessione consapevole sull’arte contemporanea, con la creazione di laboratori didattici rivolti ai giovanissimi ma anche con l’attivazione di corsi finalizzati alla formazione specialistica nel settore artistico contemporaneo.” 6

E’ dunque palese la propensione della Fondazione alla formazione ed alla didattica e nella fattispecie lo stage proposto ne è la prova concreta.Obiettivo primo della Fondazione in merito allo stage è senz’altro la sensibilizza-zione verso le pratiche dell’arte contemporanea, dando la possibilità agli studenti dell’Accademia (che saranno i futuri artisti, tecnici ed addetti ai lavori nel settore) di imparare un modus operandi. Naturalmente, sarà la sensibilità dello studente e la sua capacità di discernere su quale campo d’azione concentrare l’attenzione a far si che quanto imparerà nello stage possa essere spendibile nel suo personale lavoro.Infatti, lo studente interessato all’aspetto curatoriale del settore potrà imparare le pratiche della curatela ed il sistema economico - giuridico ad esso legato. Lo studente che invece desidera approfondire la disciplina degli allestimenti espo-sitivi nell’arte contemporanea, potrà avere l’opportunità pratica di capire il modo di installare e presentare dei lavori d’arte contemporanea all’interno di uno spazio fisico reale.Lo studente orientato alla ricerca artistica ha la possibilità di assistere alla creazione di un intervento da parte di un artista dalla carriera affermata e capire in che modo egli si pone nei confronti delle istituzioni, dei critici, dei curatori e soprattutto nei confronti del suo lavoro.Si ha la possibilità di avere un “modello” che potrà essere applicato nel lavoro indi-viduale dello studente e che accrescerà il suo bagaglio culturale, dando una forte svolta alla propria professionalità.Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca definisce lo stage come di seguito:

6 Da: www.fondazionebrodbeck.it

Per la galleria S.A.C.S del Museo Riso di Palermo le mostre di Federico Lupo (in alto) e di Adalberto Abbate (in basso).

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“Lo stage (o tirocinio di formazione ed orientamento) è un periodo di formazione previsto dal piano di studio (crediti formativi obbligatori) o volontario (crediti for-mativi aggiuntivi) presso enti pubblici, imprese e associazioni.Lo stage non costituisce un rapporto di lavoro ma è un’opportunità rivolta a stu-denti e neo-diplomati di Primo e di Secondo Livello dell’Accademia: alle attività svolte nel corso dello stage saranno attribuiti, e debitamente certificati dalle strut-ture promotrici, crediti formativi, unitamente alla certificazione delle competenze, che potranno essere utili per l’accensione di un rapporto di lavoro.Lo stage ha lo scopo “di realizzare momenti di alternanza fra studio e lavoro nell’ambito dei processi formativi e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro” (art.1 D.M. 142/’98).Dal punto di vista dello studente lo stage costituisce un’opportunità di conoscenza del mondo del lavoro tramite un contatto diretto; dal punto di vista del soggetto ospitante lo stage costituisce una vantaggiosa opportunità di scambio con giovani portatori di conoscenze scientifiche aggiornate e costituisce altresì un’opportunità di formare “giovani talenti” da inserire eventualmente in forma stabile nel proprio organico.” 7

Ecco che quanto appena affermato ha un suo fondamento oggettivo ed è assoluta-mente produttivo, tanto più lo è nell’ambito artistico in cui il divario tra ciò che si impara in Accademia e ciò che è oggi il sistema dell’arte (e spesso l’arte stessa) è ampio e profondo.Personalmente, posso sostenere che la proposta didattico-formativa della Fonda-zione è assolutamente idonea ed adeguata allo studente e deve poter rappresenta-re una tappa d’obbligo per chi come me si accinge a concludere gli studi artistici.L’ Alta Formazione Artistica deve poter realizzarsi a questi livelli, dando la possibili-tà agli studenti di confrontarsi con un’istituzione di rilievo nazionale e internaziona-le come la Fondazione Brodbeck. Le tante e altrettanto rilevanti istituzioni presenti sul territorio dovrebbero attivarsi in merito alla formazione, creando uno scambio di sicura convenienza tra formanti e formatori.

7 Da: www.accademiadicatania.com

In alto e nella pagina successiva, l’allestimento della mostra di Urs Luthi “Art is the better life”.

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CAPITOLO II

WORKSHOPSULLA MULTIMEDIALITA’ NELLE ARTI VISIVE

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“Il workshop consiste in un corso full immersion caratterizzato da una prevalente connotazione laboratoriale…” 1

Le istituzioni accademiche italiane definiscono come sopra riportato le esperienze laboratoriali che si concentrano in un breve periodo di tempo e hanno una formula immersiva che permette ai partecipanti di concentrarsi sul lavoro artistico, operan-do con professionisti dell’ambito d’azione del workshop ed in certi casi con artisti di riconosciuta fama, al fine di approfondire una pratica artistica e/o una specifica tematica.Potremmo dire che esistono due tipologie di workshop: quelli classificabili come “creativi” e quelli “d’ausilio”.Il workshop cosiddetto “creativo” si compone quasi sempre di due parti: una teo-rica, in cui l’artista o i professionisti chiamati a tenere il workshop realizzano una serie di incontri frontali, delle vere e proprie lezioni in cui vengono proposti dei con-tenuti e trasmesse delle conoscenze, seguendo una tematica che fa da filo condut-tore, che poi sfocia nella seconda parte, quella meramente creativa, in cui i parte-cipanti sono invitati a realizzare un loro lavoro (partendo dalla propria personale ricerca artistica) sul luogo in cui si svolge il workshop. Durante il percorso creativo si è ovviamente assistiti e guidati dai conduttori del workshop stesso.In alcuni casi, invece, l’artista o il conduttore del corso non tiene nessun tipo di formazione teorica e segue direttamente il lavoro di creazione, dando solo un input tematico. Alcuni workshop si presentano quasi come delle residenze d’artista: infatti, gli aspi-ranti partecipanti devono presentare preventivamente ai fini selettivi un proposer, ovvero una proposta di lavoro da realizzare nei giorni del workshop (anche in que-sto caso sotto la guida del conduttore, che ne valuta la valenza e l’adeguatezza). Esistono anche dei workshop in cui questi canoni sono mescolati: i partecipanti, ad esempio, seguono un percorso sensoriale più che semantico, dettato dall’artista conduttore ed il processo creativo è la risultante del percorso stesso.Una seconda tipologia di workshop è quella “d’ausilio” ad un’artista impegnato nella

1 Da: www.accademiadicatania.com

I. Natura e funzione dei workshop

Alcuni momenti formativi del workshop - Scuola Superiore di Arti Visive alla Fondazione Ratti di Como edizione 2009

tenuto da Walid Raad.

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realizzazione di un proprio lavoro, magari nell’ambito di una residenza artistica. I partecipanti supportano l’artista nel suo lavoro, imparando ed entrando a contatto con il processo creativo e con le metodologie progettuali dell’artista, facendosi così partecipi di un processo.Il partecipante in tal modo avrà di fronte un “parametro esemplare”2 , spendibile come modello.Generalmente, per essere ammessi a partecipare ad un workshop è necessario pre-sentare una lettera motivazionale in cui si spiegano i motivi che inducono il parteci-pante a prendere parte al corso in questione, allegando a tale lettera il CV, nonché il portfolio dei lavori già realizzati. Una commissione e/o l’artista conduttore del workshop selezionerà i candidati idonei. Come sopra detto, in alcuni casi è richiesto un proposer, ovvero una proposta progettuale di lavoro da realizzare nel corso del workshop selezionandola in base alla fattibilità ed all’adeguatezza tematica e tecni-ca.Un workshop per essere definito tale deve esplicarsi in un tempo non inferiore ai tre giorni ed avere una connotazione fortemente immersiva.In Italia, esistono diverse istituzioni oltre quelle accademiche che propongono wor-kshop, alcune molto importanti e prestigiose come la Fondazione Ratti di Como con la Scuola Superiore di Arti Visive3 o la Fondazione Bevilacqualamasa4 di Venezia e la Fondazione Spinola Banna5 per l’Arte di Torino.

2 Dalla Tesi di Diploma di Angelo Carmiciano: “Un workshop come parametro esemplare di proget-tualità”3 Da: www.fondazioneratti.org4 Da: www.bevilacqualamasa.it5 Da: www.fondazionespinola-bannaperlarte.org

Alcuni momenti formativi ed operativi del workshop - Scuola Superiore di Arti visive alla Fondazione Ratti di Como

edizione 2007, Visiting Professor Joan Jonas.

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L’artista conduttore del workshop in residenza alla Fondazio-ne Brodbeck di Catania

“Nato a Catania nel 1965. Vive a Firenze.La ricerca pittorica di Paolo Parisi prende avvio da un linguaggio di tipo astratto, scelta che delinea la volontà di riflettere sui meccanismi della visione e della fru-izione nel rapporto tra lo spettatore e l’opera. Partendo da immagini tratte dalla realtà - quali carte nautiche, profili costieri e vedute aeree - Parisi “nasconde” la rappresentazione dietro ad una o più mani di colore acrilico, rendendo la superficie monocroma e provocando un “riaffioramento” (processo di cui l’autore non ha il controllo) dell’immagine precedentemente realizzata con colori ad olio. L’interesse per la percezione soggettiva del fruitore si riflette anche nell’intervento da parte dell’artista sul contesto architettonico: una determinata colorazione delle vetrate può immergere la luce del giorno in un altro colore, mentre il suono può rendere udibile il movimento della materia registrato dalle sonde collocate sotto la crosta dei vulcani. La scultura, realizzata a strati di fogli di cartone ondulato, può essere praticata al suo interno, come in una cavità naturale, stabilendo nuove relazioni tra contenuto e contenitore (Observatorium, 2004). (A.T.)”1

“Paolo Parisi (Catania, 1965), vive e lavora a Firenze dove è tra i fondatori dello spazio Base / Progetti per l’arte. Sin dall’inizio della sua ricerca pratica l’astrazione pittorica per riflettere sui meccanismi della visione e rendere la fruizione del mo-nocromo un’esperienza fisica, intervenendo nella dimensione architettonica che lo contiene e stabilendo nuove relazioni tra contenuto e contenitore. Una determi-nata colorazione delle vetrate può immergere la luce del giorno in un altro colore, per cui ogni oggetto che si trova nell’ambiente sprofonda in questo colore nuovo e diverso. Il suono può rendere udibile il movimento della materia registrato dalle

1 Da: www.palazzoriso.it

II. Workshop con Paolo Parisi: “Commonplace (unite d’habitation)”

Alcuni momenti operativi del workshop con Paolo Parisi in residenza alla Fondazione Brodbeck.

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sonde collocate sotto la crosta dei vulcani. La scultura, realizzata a strati di fogli di cartone ondulato, può essere praticata al suo interno, come in una cavità naturale. La pittura, argomento ed elemento centrale del suo lavoro, diventa intermediaria tra pittura, scultura e fusione di entrambe nello spazio, attraverso le tracce pro-spettiche di una geografia collettiva ed elementare. Dal 1991 espone il suo lavoro in spazi pubblici e privati, in Italia e all’estero. Dal 1993 è docente all’Accademia di Belle arti di Bologna e attualmente di Firenze e dal 2001 al 2003 ha collaborato alla didattica del Laboratorio di Giulio Paolini presso la Facoltà di Design e Arti dello IUAV di Venezia.Tra le recenti mostre personali: “OBSERVATORIUM (MUSEUM), Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 2008; “OBSERVATORIUM - GEGEN DEN STROM”, Stadtische Galerie im Lenbachhaus, Munchen, 2006. Ha recentemente partecipato alle seguenti esposizioni collettive: BROKEN FALL (ORGANIC), Galleria Enrico Astu-ni, Bologna, 2011; “ARCHIVE FEVER SACS#1-MI/IT”, S.A.C.S. Milano, 2011; THE WALL (ARCHIVE) #2, Reload, Ex Officine Automobilistiche Rosati, Roma / Nosadella 2, Bologna, 2011; PPS, Riso, Museo d’Arte contemporanea della Sicilia, Palermo, 2010; SICILIA SOPRA TUTTI, Galleria Civica Montevergini, Siracusa, 2010; SENZA TITOLO #1. LANDSCAPES / (CONFINI IN DISORDINE), Magazzino d’arte moderna, Roma, 2010; NIENTE DA VEDERE TUTTO DA VIVERE, evento parallelo XIV Bienna-le Internazionale di scultura di Carrara, Istituto del marmo Pietro Tacca, Carrara, 2010; “COLLEZIONE PAOLO BRODBECK: PITTURA ITALIANA 1949/2010”, Fondazio-ne Brodbeck, Catania, 2010; “ALLA MANIERA D’OGGI. BASE A FIRENZE”, varie sedi del polo museale fiorentino, Firenze, 2010.” 2

Paolo Parisi3 è uno tra gli artisti siciliani più riconosciuti della sua generazione. Fiorentino d’adozione, ha iniziato i suoi studi accademici a Catania e li ha conclusi a Firenze, dove è attualmente docente, nonostante la sua attività di docenza si svol-ge prevalentemente presso l’Accademia di Bologna, dove è titolare della cattedra di Grafica. Nel 2008 è stato selezionato dal curatore Giovanni Iovane del Museo Riso di Paler-mo per lo sportello S.A.C.S..

2 Dal comunicato stampa trasmesso dalla Fondazione Brodbeck di Catania all’inizio della residen-za Fortino 1.3 Si veda : www.paoloparisi.net I partecipanti mentre aiutano l’artista nella realizzazione di uno dei

quattro quadri dei fiumi siciliani.

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La formazione pittorica è tuttora presente nel suo lavoro e si palesa, non solo at-traverso le tecniche classiche della pittura, ma anche attraverso mezzi inusuali di dichiarato pittoricismo.E’ tra i fondatori di “Base progetti per l’arte, un progetto di artisti per altri artisti”4 , insieme ad Andrea Marescalchi e Pedro Riz à Porta, con sede a Firenze: si tratta di uno spazio di promozione per artisti internazionali.Nell’ambito della sua residenza durante il mese di maggio presso la Fondazione Bro-dbeck - Arte Contemporanea di Catania, per il ciclo di residenze per artisti interna-zionali denominato “Fortino 1”, curato da Helmut Friedel e Giovanni Iovane, l’artista ha realizzato un intervento frutto di un’attenta analisi sullo spazio.Un’operazione che parte dalla visione soggettiva verso un’oggettività che si pale-sa mediante molteplici spunti di riflessione. Due dei capannoni della Fondazione, entrambi “riempiti”, hanno diverse peculiarità compositive e concettuali, ma tra loro assolutamente intrinseche. Nel white cube, spazio asettico e completamente ristrut-turato, una installazione, composta da lastre di plexiglass poste a filtrare la luce che colpisce i lucernai della copertura, colora con acuta sensibilità pittorica la sala, dando vita ad un luogo assolutamente sensoriale. I filtri in plexiglass dei tre colori primari compongono campiture di luce dalle cromature cangianti in base ai movi-menti del sole. ”Unité d’habitation” è il sottotitolo della mostra, che, partendo dal pensiero archi-tettonico di Le Corbusier, si fa ensemble contenutistico del concetto di visione: tre grandi pannelli realizzati con corpose strisciate di pittura ad olio nera (o varianti del nero) a formare più livelli, talvolta incrociati, non sono altro che vedute planimetri-che in scala dei progetti sul modulo abitativo dell’architetto francese. E’ ovvio che i lavori pittorici posti sotto i filtri colorati di plexiglass comunicano con la luce che si espande in sala, dando origine ad un rapporto cromatico fatto di satu-razioni e riempimenti. A completare il lavoro espositivo, sei fotografie di fiori di datura, particolare pianta floreale che cresce rivolta verso il terreno: ulteriore riflessione circa il punto di vista, questa volta dal basso verso l’alto. E’ lo stesso punto di vista con cui osserviamo il plexiglass. “Under the bridge” è il titolo dei tre quadri esposti nella sede amministrativa della Fondazione, che rappresentano scatti di tipo satellitare dei principali fiumi sicilia-

4 Da: www.baseitaly.org

In alto l’artista che discute con i tecnici circa l’allestimento,In basso l’artista assieme ad uno degli studenti mentre procede a

collocare il modellino del progetto espositivo.

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ni (Platani, Salso e Simeto), riportati manualmente mediante un segno grafico “ a riempire” su di una stampa lambda, che ritrae una porzione di cielo. Ancora una volta, pittura e spazio si fondono e si crea un imprescindibile legame che potenzia tra loro le opere, ma che a buon merito dà la possibilità ad ogni singolo lavoro di vivere di vita propria e produrre livelli di lettura altrettanto validi e corretti. Il secondo spazio della Fondazione ha ospitato nel corso dell’opening una perfor-mance live realizzata da Massimiliano Sapienza, noto sound designer catanese che ha saturato con violente cromie sonore quegli spazi già di per sé ricchi di segni e di storia legati alla vita passata della Fondazione. Una saturazione, un processo riempitivo e spaziale che vuole essere un “luogo comune”, dove prende forma un dichiarato pittoricismo che si palesa mediante una progettualità attenta e studiata. Trattandosi di un progetto cosiddetto “site specific”, sia l’artista che la Fondazione hanno voluto coinvolgere manovalanza specializzata e forniture di materiali che provenissero direttamente dal territorio catanese, facendo sì che il processo di mes-sa in atto del progetto abbia delle connotazioni fortemente territoriali (d’altronde anche lo stesso artista è catanese).

Natura e metodologia del workshop

In questo caso, si è trattato di un workshop come definito nel precedente paragrafo “di ausilio”: infatti, i partecipanti hanno supportato l’artista nel processo di allesti-mento delle opere.Ai due studenti scelti tra quelli che avevano presentato domanda provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Catania, si aggiungeva il sottoscritto già stagista in Fondazione. Si legge nel bando divulgato dalla Fondazione:

“Bando per la partecipazione al workshop con Paolo Parisi, artista ospite del proget-to di residenze internazionali Fortino 1, che esporrà presso gli spazi della Fondazio-ne Brodbeck dal 29 maggio 2011.

Tipologia e durata:Come da Protocollo d’intesa n. 1091/V.03.AL del 27/04/2010, il presente bando è rivolto a tutti gli studenti dell’Accademia di belle arti di Catania, regolarmente Si procede al taglio e alla foratura dei pannelli di plexiglass fluo, che

verranno installati sotto i lucernai del white cube.

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iscritti all’A.A. 2010/2011 ed è finalizzato alla selezione di n. 2 allievi che verranno coinvolti nell’ambito della “organizzazione e allestimento della mostra di Paolo Pari-si, per il progetto Fortino 1”.Il workshop avrà una durata di 60 ore complessive (10 ore di formazione teorica e 50 ore di attività pratiche) e si svolgerà presso la sede della Fondazione Brodbeck, dal 3 al 29 maggio 2011.Durante la prima fase, agli studenti partecipanti verrà presentata la poetica dell’ar-tista ospite e il suo progetto di mostra per la Fondazione. In seguito, i partecipanti verranno coinvolti in vari ambiti: dalla produzione delle opere all’allestimento della mostra; inoltre, affiancheranno lo staff della Fondazione nelle attività di organizza-zione, comunicazione e promozione dell’evento.L’adesione al workshop comporta la partecipazione obbligatoria al vernissage (29 maggio 2011), durante il quale sarà necessario svolgere servizio di accoglienza al pubblico e vigilanza degli spazi che ospitano le opere. Criteri di selezione:Lo stage è rivolto a n. 2 studenti regolarmente iscritti all’A.A. 2010/2011.Le domande di partecipazione verranno esaminate dallo staff della Fondazione Bro-dbeck, che seguirà i seguenti criteri di selezione:- capacità tecniche/pratiche- esperienza nell’allestimento- disponibilità in orari e giorni “extralavorativi”

Il PresidentePaolo Brodbeck”5

Non è la prima volta che la Fondazione Brodbeck in occasione di una residenza bandisce un workshop: già nel 2009 erano stati coinvolti alcuni studenti dell’Accade-mia catanese per la residenza di Christian Andersson, “Three Steps to Rockefeller”, sempre per il ciclo “Fortino 1”.

“Fortino 1 è il progetto curato da Helmut Friedel e Giovanni Iovane per la Fondazio-ne Brodbeck di Catania. Iniziato due anni fa, ha visto alternarsi artisti internazionali (Michael Beutler, Seb Koberstdt, Christian Andersson, Diego Perrone) che dopo un

5 Dal Bando divulgato agli studenti dell’ABA Catania dalla Fondazione Brodbeck (In alto) Vengono sistemati i cavi che serviranno a reggere il plexiglass sotto i lucernai.

(In basso) Viene sistemato l’impianto audio che servirà per la perfor-mance live di M. Sapienza.

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periodo di residenza a Catania progettavano e realizzavano una articolata e vasta mostra personale negli spazi espositivi della Fondazione.Paolo Parisi comincia il suo periodo di residenza a Catania, in vista del suo pro-getto espositivo che sarà presentato al pubblico il 29 maggio. Il progetto, frutto di una collaborazione avviata sin dallo scorso anno, prevede l’utilizzo di diversi spazi espositivi della Fondazione in cui l’artista presenterà opere e installazioni tutte ap-positamente concepite per la mostra. Il progetto espositivo e ovviamente la mostra saranno una occasione straordinaria per conoscere le opere di un artista che da tempo ha sviluppato una originale e complessa riflessione e, nello stesso tempo, esperienza sul linguaggio contemporaneo della pittura.” 6

In questo caso, il workshop ha avuto la durata di due intense settimane di lavoro e si è sviluppato secondo due fasi.Nella prima, come da bando, l’artista ha presentato il suo lavoro di ricerca e la sua poetica e nel dettaglio il lavoro che avrebbe svolto in Fondazione nei giorni di resi-denza, dando sin da subito ai partecipanti modo di comprendere le fasi preliminari di un lavoro site specific e di come un lavoro di arte contemporanea abbia delle forti connotazioni progettuali.Il secondo momento è stato operativo: qui i partecipanti hanno collaborato nell’alle-stimento del progetto precedentemente presentato.Durante l’opening, i tre studenti si sono occupati di accogliere i visitatori e di sorve-gliare gli spazi dell’evento espositivo.

Diario di bordo

Come già ricordato, i primi giorni di workshop sono serviti all’artista per presentare ai partecipanti la propria poetica e soprattutto il progetto da realizzare in Fondazio-ne.Il lavoro di progettazione dell’opera è stato preventivamente portato avanti da Parisi nella quiete del suo studio ed il procacciamento dei materiali era già stato svolto da me e dagli altri membri dello staff.Attraverso un modellino in scala ed alcune planimetrie, Parisi ha presentato ogni

6 Dal comunicato stampa divulgato dalla Fondazione Brodbeck all’inizio della residenzaConcluse le operazioni di allestimento del plexiglass (in alto), vengono

sistemate le fotografia dei fiori di Datura (in basso).

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dettaglio del lavoro che avremmo svolto e come in quei giorni ci saremmo mossi.I successivi quattro giorni hanno visto i due workshoppers Laura Cantale e Giuseppe Scandurra impegnati insieme all’artista nella realizzazione delle due opere “under the bridge”: si è trattato di realizzare sulle grandi fotografie attraverso un segno grafico “a riempire” le visioni satellitari dei fiumi siciliani, utilizzando un pennarello ad inchiostro argento.Contestualmente, mi occupavo di concludere dei lavori di segreteria, necessari per la comunicazione dell’evento.La seconda settimana è stata la più intensa e complessa: infatti, sono iniziati i lavori di allestimento e collocazione delle lastre di plexiglass sui lucernai del white cube (lavoro molto complicato, anche a livello progettuale che ha richiesto l’intervento di un ingegnere).Giuseppe Scandurra ed io, insieme ai tecnici, ci siamo occupati di confezionare i cavi d’acciaio, che sarebbero serviti da tiranti per reggere il plexiglass.Laura, invece, si è occupata dell’invio degli inviti e contestualmente documentava con fotografia e video il processo e le varie operazioni di montaggio.Mentre si attendeva che tutti i cavi venissero montati, si è allestita la sala espositiva della palazzina degli uffici amministrativi, dove sarebbero poi stati collocati i quadri dei fiumi, il modellino del progetto e le due sculture in ceramica.Dopo che tutti i cavi sono stati montati sulle putrelle sotto i lucernai, si è continua-to con la complicatissima fase di montaggio del plexiglass, che ci ha visti coinvolti coinvolti in toto: da ogni lastra doveva essere tolta la pellicola protettiva, andava pulita, forata e sollevata sul trabattello per essere agganciata ai cavi d’accaio posti nelle putrelle.Dopo il montaggio delle lastre di plexiglass, è stata la volta dell’allestimento delle tre superfici pittoriche denominate unite d’habitation, collocate nelle parei del white cube.Per concludere, è stato pulito e sistemato il tutto per l’opening.Il workshop si è concluso il giorno dell’inaugurazione (29 Maggio 2011), giorno in cui ci siamo occupati della documentazione fotografica, dell’accoglienza degli ospiti e della sorveglianza degli spazi espositivi.

Il white cube ad allestimento ultimato.

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Gli altri partecipanti

Giuseppe Scandurra e Laura Cantale sono i due colleghi selezionati dalla Fondazione per partecipare a questo workshop in supporto a Paolo Parisi. Provengono rispetti-vamente dal corso di Pittura (triennio di I livello) e dal corso di Progettazione Arti-stica per l’Impresa (biennio specialistico di II livello).Secondo Laura Cantale “avere la possibilità di lavorare per giorni con Paolo Parisi, artista di fama riconosciuta, è stata un esperienza formativa importante perché abbiamo avuto la possibilità di conoscere un metodo progettuale valido. Abbiamo assistito alla creazione di un intervento site specific, collaborando i tecnici: questo ci è servito per capire quanto sia importante il lavoro di equipè. Abbiamo imparato che ogni dettaglio è importante e va curato con grande attenzione, poiché potenzierà il lavoro finito.”Giuseppe Scandurra alla mia domanda “Cosa hai imparato grazie a questo wor-kshop?” risponde: “Si può dire che ho imparato un metodo; ho avuto un esempio, un modello che cercherò di imitare: dalla scelta dei materiali alla cura per i dettagli, dal modo di rapportarsi con gli addetti ai lavori, con i critici e con curatori.”

Risultati e obiettivi raggiunti

Sicuramente il punto di forza di questo workshop è stata la possibilità che ci è stata data di lavorare a stretto contatto e per un artista riconosciuto ed apprezzato al fine di avere un modello, un parametro sia in ambito progettuale che in quello produtti-vo dell’opera site specific stessa.Inoltre, il fatto che il progetto realizzato era il prodotto di una residenza d’artista, ci ha dato modo di entrare a conoscenza di certe dinamiche curatoriali ed installative, assistendo e partecipando alla produzione di un grande evento culturale e di promo-zione delle arti visive in Sicilia.

In alto un momento della performance di M. Sapienza.In basso la presentazione ufficiale durante l’opening, da destra

Paolo Brodbeck Presidente della Fondazione, l’artista Paolo Parisi e Giovanni Iovane il Curatore delle residenze Fortino 1.

Nella pagina succesiva l’allestimento ultimato.

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L’artista conduttore del workshop

Sperimentatore audiovisivo, Domenico Sciajno1 è tra i siciliani il più riconosciuto artista e sound design di formazione musicista, che ha avuto modo di orientare il suo lavoro verso le arti visive, creando una ricercatissima commistione tra immagi-ne e suono.Docente di musica elettronica per professione presso il Conservatorio di Palermo, negli ultimi anni Sciajno2 si occupa di formazione attraverso una serie di workshop da lui curati e denominati “Blitzlab” per approfondire il legame tra arte performativa ed audio video, operando scelte multimediali in base all’azione proposta.Ha realizzato svariate installazioni multimediali interattive presso spazi pubblici, privati e museali di rilievo internazionale.

Natura e metodologia del workshop

In questo caso, il workshop proposto da Domenico Sciajno è di tipo “creativo”: i partecipanti sono chiamati a realizzare dei propri interventi audiovisivi, che andran-

1 Da: www.palazzoriso.it: “Domenico Sciajno nato a Torino nel 1965. Vive a Palermo.Dopo essersi diplomato in contrabbasso e composizione al Conservatorio Reale de L’Aja, Domenico Sciajno comincia la sua carriera di compositore ed esecutore operando nel campo della musica elettroa-custica. Oltre alla sua attività di musicista realizza installazioni sonore interattive nelle quali coniuga l’uso di attrezzature audiovisive digitali con la componente performativa. Il concetto di improvvisazione caratte-rizza dunque tanto la fase compositiva in ambito musicale quanto gli eventi live cui il pubblico è chiamato a partecipare. Sciajno utilizza tecniche di sintesi sonora e suoni concreti o ambientali per creare tracce audio e per poi modificarle e organizzarle in tempo reale, sfruttando tecniche di spazializzazione del suo-no ed esplorando le possibilità di stimolare nuovi aspetti nella percezione acustica. L’artista-compositore utilizza inoltre il live-processing tramite computer per stabilire nuove forme di dialogo tra suono ed immagi-ne, passando da sequenze apparentemente astratte e visionarie ad incursioni metaforiche nella politica e nel sociale del nuovo mondo globalizzato e globalizzante (come nella recente serie dAtA). (A.T.)”

2 Si veda : www.sciajno.net

III. Workshop con Domenico Sciajno “blitzlab”

Sopra e a seguire alcuni momenti del workshop “Blitzlab” con Domenico Sciajno presso il Palab di Palermo.

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no a comporre la performance/installazione multimediale finale.Si legge nel bando proposto da Sciajno in collaborazione con l’Associazione Cultura-le “Antitesi”:

“Workshop Performative&Digital Arts: BliTzLaB 1

Workshop intensivo pratico [BliTzLaB] su Arte Performativa & Arte Digitale finaliz-zato all’allestimento di una performance interdisciplinare dal vivo.E’ rivolto a tutti coloro che a qualunque livello utilizzano il computer per fini creati-vi in una o più delle seguenti aree nella elaborazione/creazione di: suono, musica, audiovideo, video, immagine, grafica, testo, programmazione creativa, web art, architettura(CAD/3D modeling) e... interaction design.Lo scopo è quello di sviluppare strategie performative e di interazione creando una architettura complessa che integri i diversi contributi dei partecipanti al workshop.

Il risultato finale sarà l’allestimento di una performance dal vivo in cui il lavoro svi-luppato durante il workshop farà da struttura portante per la performance di artisti che operano nel campo delle arti performative tradizionali (danzatori, attori, sculto-ri, light designers, pittori e performers).

Il workshop è condotto da Domenico Sciajno (www.sciajno.net) musicista e compo-sitore attivo nel campo dei mixed media che ha sviluppato un metodo specifico per coordinare le diverse discipline coinvolte. Sono previsti 4 incontri (2 al mese) più la performance finale.

Audizione/Colloquio:Il metodo adottato è disegnato per un minimo di 6 ed un massimo di 10 parteci-panti.La selezione viene fatta in base ad una audizione/colloquio per assicurare:. motivazione. un livello omogeneo nella capacità di utilizzo del computer nella propria area/di-sciplina. eterogeneità tra le discipline all’interno del gruppo di lavoro.L’audizione/colloquio è gratuita e non prevede alcun versamento di quota di iscri-zione.

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Modalità svolgimento Audizione/colloquio:Durante il colloquio, l’interessato mostrerà, attraverso il proprio computer portatile, il proprio lavoro.Specificate se avrete bisogno di altoparlanti o videoproiettore o collegamento inter-net.Ci sarà anche un breve colloquio per comprendere competenze e motivazione e che terminerà con un ‘question time’ durante il quale l’interessato porrà le sue doman-de.

Durata del Workshop: Il workshop si articolerà in 5 incontri su tre mesi per un totale di almeno 20 ore.I primi quattro incontri (il BliTzLab vero e proprio) della durata di tre ore ciascuno, avverranno ogni 15 giorni e occuperanno due mesi consecutivi.Il quinto incontro sarà il giorno della performance finale e avverrà nel terzo mese. Tra allestimento, prova generale e performance durerà almeno 8 ore.

Luogo svolgimento workshop: La città di questo primo laboratorio è Palermo; il luogo è Palab in Piazzetta del Fon-daco a Palermo.Chi risiede in altre città ed è interessato a questo workshop in qualità di partecipan-te o come supporto organizzativo può contattarci su [email protected]. Sono infatti previste ed in fase di attuazione iniziative analoghe in altre città italiane ed è pos-sibile avviarne di nuove con associazioni ed istituzioni sull’intero territorio nazionale.

Periodo svolgimento workshop:I 4 BliTzLaB saranno a Gennaio e Febbraio 2011. Le 4 date ed i rispettivi orari ver-ranno definiti considerando diversi fattori e tra questi si terrà conto delle esigenze dei partecipanti.Il terzo mese, quello della performance finale, potrebbe essere Marzo 2011 ma si potrà definire solo nel corso dello svolgimento dei BliTzLaB. Tra i fattori che verran-no valutati per la definizione di tale data vi sono la scelta e la disponibilità dell’arti-sta ospite.3

3 Da: antitesi-associazione.blogspot.com

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Il workshop si presenta come una serie di incontri differiti nel tempo, che alternano momenti di formazione e messa a punto di gruppo con momenti di lavoro indivi-duale.Sciajno propone la realizzazione di una performance (installazione multimediale) di gruppo che si realizzerà attraverso un sistema di carte utilizzato tipicamente per performance live di musica elettronica, in cui ogni esecutore esegue in tempo reale una partitura composta da numeri e simboli in base a frequenza, velocità e durata dell’azione sonora. Lo stesso sistema viene traslato da Sciajno in versione audio-video: sei partecipanti lavoreranno con mixaggi video e due con musica elettronica sintetizzata in tempo reale.Come si legge nel bando, la funzione della performance è creare una sinergia tra l’azione digitale e quella analogica che in questo caso è sviluppata da una (o più) ballerine di danza contemporanea.Durante i quattro incontri preliminari e di preparazione della performance finale, i partecipanti hanno esposto il loro personale modo di rappresentare le partiture sotto la guida e la conduzione di Sciajno.Alcuni dei partecipanti hanno realizzato nei momenti di lavoro individuale alcune clip, che nel corso della performance sono state direttamente proiettate e mandate in loop. Personalmente ho realizzato una serie di proiezioni in tempo reale attraverso una tavoletta grafica. Ho prodotto segni grafici liberi proiettati senza l’ausilio di software di riproduzione e mixaggio.I due partecipanti, che invece hanno curato l’aspetto sonoro, hanno lavorato con un sintetizzatore di clip audio già precedentemente preparate e attraverso un compli-catissimo sistema di sensori luminosi che producono suoni campionati. Nel testo di presentazione del workshop si legge:

“- I Workshop:Articolati in diversi gruppi si sono svolti nell’arco di un anno: Strutturati in incontri collettivi ed in un intenso lavoro individuale si sono rivolti a danzatori e a tutti colo-ro che utilizzano creati¬vamente il computer per generare suono, video, immagine, grafica, testo, web art, architettura e interaction design. Attraverso audizioni sono stati creati i gruppi di lavoro che hanno preso parte ai workshop e che ora costitui-

Sopra e nelle successive la Performance finale .

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scono un vero e proprio ensemble interdisciplinare. Du¬rante ogni workshop, dopo una breve premessa teorica e concettuale, si è entrati nella parte pratica svilup-pando strategie e interazioni atte a creare un ambiente performativo ed immersi-vo. Una architettura complessa capace di integrare i diversi contributi creativi dei performers, svilup¬pati ed organizzati attraverso l’interpretazione della partitura interdisciplinare.

- La partitura interdisciplinare: I performers di BliTzLive eseguono una par¬titura grafica che si trova su un parti-colare maz¬zo di carte appositamente disegnato. La struttu¬ra e lo sviluppo della BliTzLive performance rappresentano, come nella quasi totalità delle composizioni affidate ad interpreti, un sistema (partitura) di sistemi (interpreti-performers). Lo scambio di informazioni e le sinergie messe in atto si basano su processi essen-ziali e flessi¬bili veicolati dai simboli presenti in partitura e la loro interdipendenza è frutto di combinazioni aleatorie. Tali processi, espressi dalla correlazi¬one di tre simboli su ogni carta, oltre a lasciare ampio margine di interpretazione e di sviluppo fanno sì che ogni sistema possa autonomamente esprimere risultati significativi in termini sia di forma sia di contenuto. Le carte del mazzo-par¬titura sono 48, suddivise in 12 processi base, che vengono caratteriz-zati da alcune grandezze ad essi associate. Su ogni carta ci sono tre simboli, uno al centro, uno in alto a sinistra ed uno in basso a destra, che vengono combinati insie-me: quello centrale definisce il processo creativo vero e proprio e gli altri due rap-presentano gli ordini di grandezza che lo caratterizzano. Men¬tre i processi creativi possono essere affrontati indipendentemente dalla disciplina adottata, le grandezze ad essi associate saranno caratteris¬tiche di ogni disciplina. Le carte sono distribuite ad ogni interprete prima dell’esecuzione. Ogni performer si trova quindi ad interpretare, simultaneamente agli al¬tri performers, una se-quenza in base alle carte ricevute. Ad ogni esecuzione quindi la sequen¬za che ogni performer andrà ad eseguire sarà nuova ed imprevedibile. La partitura prevede un direttore dell’esecuzione, che ne controlla in tempo reale alcuni aspetti e regola la diffu¬sione degli eventi sonori, visivi e di movimento, sviluppati dagli interpreti. Per fare questo il di¬rettore si avvale di un sistema di codici definiti a priori conosciuti e condivisi dagli interpreti.” 4

4 Dal testo di promozione della performance a cura di Domenico Sciajno

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La performance finale, svoltasi presso il Palab di Palermo il 17 Marzo 2011, ha avu-to una doppia valenza: una compositiva e performativa ed un’altra installativa. Ogni performer, infatti, è stato dotato di un videoproiettore collegato al suo PC dal qua-le proiettava le clip legate alla partitura da eseguire. La proiezione avveniva sulla ballerina che si muoveva nello spazio antistante, dove oltretutto erano collocati dei tulle (calati dal soffitto) che sfaldavano e moltiplicavano le varie proiezioni, creando così un ambiente immersivo.La stessa performance è stata presentata anche all’LPM (live performers meeting)5 di Roma presso il Nuovo Cinema Aquila: rilevante momento d’incontro e scambio tra artisti visivi e sound disigner che operano in ambito multimediale.

Diario di bordo

L’incontro preliminare è servito ai partecipanti come momento di scambio al fine di entrare a conoscenza di come gli altri lavorano ed operano in campo artistico. Ognuno ha mostrato i propri progetti ed i propri prodotti artistici legati al multime-diale, dal video alla produzione sonora alla grafica digitale, etc.Il primo incontro ufficiale è stato una lezione frontale tenuta dal conduttore del wor-kshop Domenico Sciajno sui principi della fisica quantistica in relazione al suono ed all’interazione tra più mezzi espressivi.A seguire è stato spiegato da Sciajno, il sistema delle partiture a carte composto da simboli e numeri al quale ogni partecipante doveva collocare il proprio parametro di rappresentazione in base al tipo di lavoro multimediale che intendeva compiere nel corso della performance finale.Il secondo e terzo incontro sono serviti da messa a punto dei vari progetti di rap-

5 Da http://www.liveperformersmeeting.net: LPM offre la possibilità irripetibile di vivere 4 giorni di performance av, vjing, workshop, panel discussion, product showcase che uniscono un’incredibile comu-nità di vjs, audiovisual artist, professionisti dei nuovi media e thinkers da tutto il mondo.L’edizione 2011 al Nuovo Cinema Aquila a Roma ha registrato 484 artisti da Francia, Ungheria, Italia, Germania, Stati Uniti, Spagna, Bielorussia, Olanda, Slovenia, Russia, Polonia, Inghilterra, Irlanda, Albania, Grecia, Svizzera, Messico, Brasile, Portogallo, Nuova Zelanda, Ucraina, Andorra, Argentina, Bulgaria, Belgium, Colombia, India, Danimarca, Turchia, Macedonia. Sono stati presentati 241 progetti, tra performance, workshop e showcase.

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presentazione delle carte che intendevamo compiere nel corso della performance finale.Nell’ultimo incontro abbiamo avuto modo di provare la performance con i videopro-iettori e negli spazi dove essa si sarebbe svolta alla presenza di Alessandra Luberti, ballerina di danza contemporanea, che iniziava a formulare una propria ipotesi core-ografica.Il giorno della performance è stato molto intenso: sin dal mattino abbiamo pianifi-cato e strutturato gli spazi luogo dell’azione montando l’amplificazione per l’audio ed i vari tulle che sarebbero serviti da scenografia, su cui le varie proiezioni prodot-te si sarebbero sfaldate e moltiplicate. La giornata si è conclusa con la presentazione della performance presso il PAlab6 (dove peraltro si è svolto tutto il workshop) che ha attirato un vasto pubblico di visi-tatori che ha assistito all’azione performativa.Lo spazio completamente ricoperto di proiezioni si presenta come un luogo immer-sivo completamente saturo di suono, luce ed immagine in movimento.

Gli altri partecipanti

Trattandosi di una performance collettiva, si è creata una equipè: il lavoro di ogni singolo partecipante rappresenta un contributo al lavoro di gruppo che sarà l’espressione dello stesso. I partecipanti al workshop erano 8 di diversa età e formazione artistica quasi tutti provenienti dal territorio palermitano.Mariapia Rizzo, una delle partecipanti che ha lavorato con il video afferma: “Di grande interesse è stato per me il poter confrontarmi con chi ha la mia stessa ten-denza artistica, ovvero orientata alla multimedialità ed al digitale. Mi ha particolar-mente colpito l’interdisciplinarità, che ha dato vita ad un unicum valido ed a stratifi-cazioni contenutistiche varie”.Annamaria Craparotta, che invece ha lavorato con il sonoro, afferma a proposito del workshop: ”Mi ha molto colpito l’interazione tra i vari partecipanti. Le proiezioni, nonostante fossero diverse tra loro, parevano legate da un filo conduttore unico e nei momenti di sovrapposizione si avvertiva un senso di analogia: una proiezione

6 Si veda: www.palab.it

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sembrava completare e potenziare l’altra. Per quel che concerne il sonoro, che è stato il mio campo d’azione, posso dire che il rapporto audio immagine è riuscito a creare quella giusta dimensione anche con le ballerine”.

Risultati e obiettivi raggiunti

Possiamo dunque affermare che il punto di forza del workshop in questione è l’eser-cizio del lavoro di gruppo, che si esplica attraverso la cura e l’attenzione del lavoro individuale ed ogni partecipante dà un personale contributo al lavoro finale, che sarà la rappresentazione dell’intero gruppo, alla maniera di una crew, nonostante le diversità metodologiche di approccio con i mezzi tecnologici al fine di creare opera-zioni ed interventi artistici.Inoltre, ci si è potuti soffermare sulla commistione tra performance digitale, danza e movimento corporeo in una dimensione multimediale che dialoga con lo spazio e con l’azione.Importante è stato il legame tra immagine e suono elettronico che per tanti artisti/compositori (da Brian Eno a Ryoji Ikeda) ha caratterizzato un nodo focale di studio e analisi dei due linguaggi.

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La ballerina esegue la coreografia di danza contemporaneamuovendosi nello spazio dell’installazione dove avvengono

le proiezioni video

Nella pagina successiva la performance all’LPM di Roma.

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L’artista conduttore del workshop

A differenza degli altri workshop finora presi in esame, in cui i conduttori sono operanti nelle arti visive, in questo sono invece professionisti dell’ambito cinema-tografico. In modo particolare (come si evince nelle note a piè di pagina riportate), Christian Bisceglia1 è uno sceneggiatore e Salvatore Presti2 un regista. Entrambi siciliani, di Messina, sono professionalmente inseriti in contesti extraterritoriali e

1 Da http://www.cinemaitaliano.info/pers/006864/christian-bisceglia.html : “Christian Bisceglia: (sceneggiatore, regista ed editor) è nato a Milano nel 1967 e si è laureato in giurisprudenza con una tesi sulla “Paternità dell’opera cinematografica”.Esordisce nel 1992 come autore e interprete della videoinstallazione “Via Crucis”, proditta dal Teatro di Messina, opera di taglio cinematografico visualizzata su quattordici schermi e ispirata all’iconografia sacra siciliana. L’opera viene esposta in basiliche e musei nell’ambito di esposizioni d’arte contemporanea a Milano, Roma, Catania, Sidney, Montreal. Nel 1994 realizza la videoinstallazione “Visioni”, opera ispirata alla liturgia spaziale. La documentazione di queste due opere è conservata presso il Museum of Moving Images di New York. Ha frequentato i corsi di regia e scheggiatura di Ron Richards e Robert McKee, realizza documentari e videoproiezioni per opere liriche. E’ stato assistente alla regia e alla produzione di Nanni Moretti, Francesco Calogero, Fabio Segatori, Don Ranvaud. Ha lavorato come sceneggiatore per la Pearson e ha ricoperto il ruolo di editor e supervisor per la Endemol Italia.Nel 2003 scrive, dirige e produce il cortometraggio “Il Regalo di Compleanno”, Menzione Speciale della Giuria Internazionale di Taormina Film Festival BNL 2004, Primo Premio Eolie in Corto con la giuria pre-sieduta da Ettore Scola, finalista ai Nastri d’Argento 2004 nella categoria Miglior Cortometraggio, Nastro d’Argento a Ninni Bruschetta per l’interpretazione, ed è distribuito nel circuito Blockbuster nella raccolta dei migliori corti italiani dell’anno.”

2 Da www.formeworkshop.it: “Salvatore Presti: Regista e Direttore Artistico del “Milazzo Film Fe-stival”. Dopo un periodo di esperienza giornalistica nella redazione centrale della Radio Vaticana inizia la sua collaborazione nel settore culturale della RAI (Dipartimento Scuola Educazione e Videosapere). Per circa dieci anni ricopre il ruolo di regista presso RAI EDUCATIONAL. Per sei anni cura la regia dei filmati per la trasmissione di filosofia “Il Grillo” (Enciclopedia Multimediale delle Scienze filosofiche) e per G.A.P (generazione alla prova) in onda su Raiuno. Ha diretto per la Rai oltre 300 filmati su vari temi culturali inerenti alla filosofia, alla Teologia, all’Estetica, alla Poesia, al Cinema.”

IV. Workshop “forME” sul cinema documentario

Un momento formativo del workshop con il regista siciliano Pasquale Scimeca.

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hanno lavorato per la televisione in RAI e Mediaset, nonchè per il cinema con lavori autonomi ed in certi casi autografi.

Natura e metodologia del workshop

“L’Ufficio Promozione Giovani Artisti - Dipartimento Cultura – Comune di Messina organizza “forME” nell’ambito di Italia Crativa – sostegno e promozione della giova-ne creatività italiana, progetto a cura del Dipartimento della Gioventù – Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con l’ANCI Associazione Nazionale Comu-ni Italiana e il GAI Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani.

Finalità:L’iniziativa, promossa dal Comune di Messina, finalizzata alla valorizzazione dei giovani talenti e allo sviluppo dell’arte giovanile, prevede la realizzazione di un workshop di specializzazione cinematografica dal titolo “forME”. Il laboratorio ha come obbiettivo un percorso guidato all’interno del cinema documentario. Partendo da una introduzione storico/culturale e da esperienze diverse verranno esaminate le fasi salienti della realizzazione di un film documentario (creazione, sceneggiatu-ra, ricerca dei soggetti, messa in scena, regia, montaggio) approfondendo aspetti appropriati di metodo e di ricerca indispensabili all’ideazione e realizzazione del re-ale, fino a realizzare un documentario breve che tratti tematiche legate al territorio messinese e in particolare della zona di Torre Faro, nel quale il laboratorio si svolge.

Bando di partecipazione:La partecipazione alla selezione è gratuita ed è riservata a ogni singolo giovane artista di età compresa tra i 18 e i 35 anni, di qualsiasi nazionalità esso sia, purchè viva e operi in Italia da almeno un anno.

Tema:Alla base di “forME” vi è il desiderio di riscoprire attraverso l’arte le trame della cultura e della memoria del territorio della città di Messina. Messina conosciuta geograficamente per la conformazione naturale del porto, si distingue da sempre tra le città affacciate al mediterraneo. Il porto, segnalato anticamente ai naviganti con grandi torce rudimentali, intorno alla metà del 1500 s’impreziosisce con una

L’incontro formativo con Giuseppe La Spada.

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lanterna progettata appositamente da Giovanni Angelo Montorsoli, allievo di Mi-chelangelo. Ma la luce della lanterna non è la sola a brillare dalla costa della città peloritana, poiché all’estrema punta Nord-Est dell’isola incontriamo un altro impor-tante Landmark per chi transita sullo stretto, il Faro di Capo Peloro. Da qui l’idea di scegliere il faro come protagonista principale del concorso “forME” e nel relativo workshop, in quanto la sua tipica “forma” si presta a molteplici letture grafiche e letterarie, idonee ad elaborare la persistenza del passato, comprendere il senso del tempo trascorso ed impedire la cancellazione della memoria storica della città.

Laboratorio e attività:Il workshop così come predisposto dai tutors coinvolgerà gli allievi dell’ideazione e nella realizzazione (max 3 minuti) di un documentario breve e/o di documentazione fotografica del territorio. Tutti i partecipanti interagiranno, all’interno di gruppi di lavoro con ruoli interscambiabili (fotografo, sceneggiatore, regista, operatore video, fonico, montatore). Il workshop prevede un laboratorio intensivo giornaliero per 10 giorni, dalla mattina del 22 ottobre sino al 30 ottobre 2010 (l’arrivo dei selezionati è previsto nell’arco della giornata del 21 ottobre e la partenza il 31 ottobre 2010) Il corso avrà inizio il 22 Ottobre 2010 alle ore 9,00” 3

Il Ministero della Gioventù, in collaborazione col GAI (giovani artisti italiani)4 , Italia Creativa ed ANCI (Associazione per i comuni d’Italia), ha organizzato per il biennio 2009/2010 una serie di workshop sul territorio italiano coperto dalla rete GAI. Si è trattato di una serie di attività laboratoriali rivolte a giovani che praticano tutte le discipline artistiche, dal teatro al cinema, alle arti visive.L’ufficio GAI di Messina, diretto da Enrica Carnazza, ha realizzato due workshop di formazione: uno nel 2009, che ha affrontato i linguaggi dell’incisione calcografica e dell’installazione; l’altro nel 2010, sul cinema documentario, a cui io ho partecipato.Come affermato in precedenza, i due conduttori del workshop sono professionisti del settore, che ci hanno guidati attraverso insegnamenti teorici e pratici alla produ-zione di un nostro lavoro, ovvero alla realizzazione di un breve filmato che avesse per tema i fari della città portuale di Messina, con una particolare attenzione per le

3 Dal bando di concorso del workshop forME pubblicato su www.giovaniartisti.it e su www.for-meworkshop.it4 Si veda: www.giovaniartisti.it

Sopra e a seguire prime riprese presso la lanterna del Montorsoli

sul porto di Messina.

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svariate tematiche legate ad essi dal mare alle leggende marinaie, alla storia passa-ta e futura.Nella prima fase del workshop, Christian Bisceglia ha realizzato per i partecipanti una serie di lezioni frontali, atte a illustrare le tecniche di scrittura di un testo cine-matografico ed alla sceneggiature di questo.In particolar modo, abbiamo avuto l’occasione di sperimentare attraverso brevi esercizi di scrittura il paradigma narrativo che ci sarebbe servito da modello non solo per il nostro lavoro personale da realizzare a Messina, ma anche per compren-dere ed osservare con occhio critico un testo scenico legato al cinema. Mediante la visione di alcuni celebri film della storia del cinema, ci siamo esercitati nella scansione delle parti salienti che costituiscono il paradigma di ogni testo cine-matografico.Inoltre, ci sono stati due interessantissimi incontri: il primo con Pasquale Scime-ca5 ,regista ed autore di svariati film dal filone neo-realista siciliano (come “Rosso Malpelo” e “I Malavoglia”), ed il secondo con Giuseppe La Spada6 ,video artista e docente all’Accademia di Brera, che collabora con Ryuichi Sakamoto7 per la parte visual dei suo concerti.Nella seconda fase, ci è stato presentato da Salvatore Presti il territorio messinese, oggetto del nostro progetto. Ci è stato presentato da ogni punto di vista: da quello storico ed antropologico a quello letterario e politico.Questa fase è stata utile per ipotizzare un intervento artistico che sarebbe risultato site specific, in quanto realizzato a partire dal luogo.Infatti, abbiamo avuto modo, visitando i vari fari e la zona portuale di abbozzare uno storybooard ed un concept di base.Personalmente, ho realizzato un filmato (animazione) in stop motion di 3 minuti dal titolo “ventisettetrentasei” attraverso 1500 fotografie trattate con un segno grafico libero in cui il faro viene rappresentato come un individuo vivo che scruta il mare.Nei giorni successivi, abbiamo realizzato le riprese con gli interventi scenici di fic-tion, che alcuni hanno pensato di inserire nei loro video: momento di collaborazione tra partecipanti e di confronto nelle dinamiche progettuali.

5 Da http://it.wikipedia.org/wiki/Pasquale_Scimeca: Pasquale Scimeca (Aliminusa, 1 febbraio 1956) è un regista italiano.6 Si veda: www.glsdesign.it7 Si veda: http://www.sitesakamoto.com/

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Dopo avere scaricato sui nostri PC il materiale raccolto, è iniziata la lunga fase del montaggio, che si è conclusa poco prima della proiezione ufficiale presso la sala Laudamo nel centro storico di Messina.

Diario di bordo

Il giorno 21 ottobre, i partecipanti sono stati accolti da Enrica Carnazza (responsa-bile del GAI di Messina) presso l’Ufficio del GAI di Messina e trasferiti nella residen-za Villa Morgana, dove si è svolta la cena di benvenuto con i tutors e l’organizzazio-ne.Il mattino seguente, sono iniziati i lavori con il primo incontro di “forME special” con il regista siciliano Pasquale Scimeca: attraverso la visione di uno dei suoi film, “Rosso Malpelo”, ci siamo confrontati con il regista in merito alla sua poetica e al suo linguaggio filmico. Nel pomeriggio, abbiamo iniziato il ciclo di lezioni frontali sulla sceneggiatura con Christian Bisceglia, lezioni che ci hanno visti impegnati per circa tre giorni, intervallati dal secondo incontro di “forME special” con Giuseppe La Spada, video artista originario di Milazzo, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Milano Brera, nonché visual maker di Ryuichi Sakamoto. A seguire, Presti ha pre-sentato sotto più livelli di lettura il territorio messinese: dalla questione del ponte sullo stretto alle leggende marinaie, dalla narrazione omerica di Scilla e Cariddi alla conformazione del territorio e della costa messinese. Attraverso la letteratura, la poesia ed il cinema, abbiamo avuto modo di conoscere le stratificazioni culturali del luogo di svolgimento del workshop, che ci sarebbero poi servite per la realizzazione del nostro lavoro.Infine, accompagnati da tutor e organizzazione abbiamo visitato l’antica lanterna del Montorsoli, dove abbiamo avuto l’opportunità di iniziare le riprese e fotografare il monumento. Abbiamo incontrato il guardiano del faro ed il Capitano della Marina Messinese della Capitaneria di Porto. In seguito, abbiamo visitato, sempre grazie alla Capitaneria di Porto, il secondo faro oggetto della nostra riflessione, ovvero la lanterna di Capo Peloro, ed anche in que-sto caso abbiamo avuto modo di realizzare delle riprese dal e sul faro.Avendo concluso le riprese e la fotografia, è iniziata la lunga ed autonoma fase di montaggio dei nostri lavori, che si è conclusa poco prima della presentazione uffi-ciale presso la sala Laudamo di Messina, dove sono stati proiettati i lavori video con

Continuano le riprese a Capo Peloro, nei pressi del traliccio dove verrà costruito il ponte sullo stretto.

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le relative sinossi degli autori.Il mattino seguente i partecipanti sono ripartiti per le loro destinazioni.

Gli altri partecipanti

I dieci partecipanti provenivano da tutta Italia, con formazioni diverse e di età com-presa tra i 22 e 35 anni.Alla mia consueta domanda su come hanno vissuto il workshop e quali per loro sono stati i punti di forza, hanno risposto:“Esperienze come il workshop ‘forMe’ dovrebbero essere più numerose e diffuse: sono possibilità di confronto, arricchimento e scambio. Ho apprezzato molto l’idea di lavorare sul territorio: questo ha permesso di calarsi in una realtà differente, creando spunti nuovi di ricerca e di approfondimento. Sono convinta che un artista oggi più che mai debba essere aperto al confronto ed alla condivisione dei processi creativi”. Ecco quanto asserito da Natalia Saurin, artista Milanese già affermata. Chiara Balsano, neodiplomata alla NABA di Milano, scrive: ”Sembrerebbe quasi superfluo ribadire l’importanza per un giovane artista di incontrare e rapportarsi a persone che condividano le stesse passioni. Credo sia fondamentale riscoprire la volontà di lavorare per un gruppo, mettendo a disposizione le proprie conoscenze per un lucido e reciproco scambio. Una tendenza che, dalla mia esperienza per-sonale, prende le distanze dall’inutile competitività e individualismo che spesso si respira negli ambienti dell’arte “più istituzionali” fino alle Accademie di Belle Arti. Un atteggiamento del genere è assolutamente controproducente, soprattutto in Ita-lia, un Paese in cui il sostegno per l’arte e per la cultura in generale è scarsissimo o addirittura inesistente. Una spiccata tendenza all’individualismo non fa altro che fomentare un’inutile “guerra fra poveri” nel contesto di una triste realtà nazionale in cui le opportunità sono riservate a pochi fortunati (forse i soliti fortunati). Sa-rebbe molto più intelligente collaborare e creare delle opportunità dove ancora non esistono. Un’ottima opportunità di scambio ad esempio è la dimensione del wor-kshop. Personalmente ricordo tutti i workshop a cui ho partecipato come splendide esperienze. L’ultimo a cui ho partecipato si è svolto nel mese di ottobre del 2010 a Messina. L’organizzazione curata dell’Ufficio Promozione Giovani Artisti del Comune di Messina è stata impeccabile. I laboratori proposti toccavano il territorio del cine-ma documentario: abbiamo avuto la possibilità di lavorare e conoscere professioni-

Vengono realizzate delle riprese dal faro di Capo Peloro.

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sti del cinema e della videoarte lavorando per la realizzazione di un documentario ambientato a Messina. Rapportarsi con ragazzi provenienti da differenti formazioni scolastiche, professionali e soprattutto territoriali è stato ovviamente l’aspetto più interessante (e soprattutto ho instaurato ottime amicizie con persone per cui nutro un’immensa stima). Anche lavorare sul luogo è stato molto stimolante. Messina è una città ricca di storia e cultura che nel presente vive molte contraddizione a causa di ottuse scelte politiche (in primis l’assurdo piano della costruzione del ponte sullo Stretto). Concluderei dicendo che il partecipare a più workshop potrebbe essere un’ottima alternativa a lasciare il nostro Paese. Soprattutto per conoscere persone che amano l’arte in quanto ricerca, lavorando insieme allo scopo di rigenerare un tessuto cultu-rale collettivo.

Risultati e obiettivi raggiunti

In questo caso, il workshop sul cinema documentario ha dato la possibilità ai par-tecipanti in primo luogo di affrontare un analisi sul territorio, realizzando un lavoro site specific, entrando a contatto con l’antropologia del posto e dialogando con il paesaggio e con i luoghi simbolo di Messina.Inoltre, la possibilità di confrontarsi con chi proviene da formazioni e contesti diver-si accresce il bagaglio culturale e favorisce lo scambio esperienziale.Del gruppo di partecipanti, la metà erano siciliani; il resto, invece, provenienti da altre regioni d’italia: è stato dunque interessante poter vedere giovani non siciliani impegnati nella produzione di un lavoro che prende in esame il territorio siculo.Personalmente, mi sono reso conto di come la Sicilia sia una terra favorevole, grazie alle sue numerose stratificazioni culturali, alla realizzazione di interventi di questo genere, favorendo lo scambio tra giovani accomunati dalla stessa passione ed intensificando la promozione del territorio.

In alto e nella pagina a seguire still dal video realizzato.

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L’artista conduttore del workshop

Nell’ambito della XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara, è stato invitato l’artista polacco Grzegorz Kowalski1 a realizzare un workshop tra le attività collate-rali dell’evento espositivo, curato da Fabio Cavallucci.Artista e docente all’Accademia di Belle Arti di Varsavia2 , nonché esperto in didat-tica, ha realizzato diversi workshop in tutto il mondo ed ha lavorato alla formazione di riconosciuti artisti del panorama contemporaneo.

Natura e metodologia del workshop

Il workshop destinato agli studenti delle Accademie e delle università con pertinen-za artistica è stato bandito nel seguente modo:

“La XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara insieme all’Istituto del mar-mo “Pietro Tacca” organizza grazie alla collaborazione di Statuaria Arte un Semi-nario/workshop diretto da Grzegorz Kowalski, docente dell’Accademia di Belle Arti di Varsavia. Ad assistere il professor Kowalski nella conduzione del laboratorio sarà inoltre lo scultore e filmmaker Lukasz Kosela3 .

1 Da www.2010.labiennaledicarrara.it: “Grzegorz Kowalski: Poliedrico artista polacco: scultore, per-former, creatore di installazioni, scrittore di saggi, critico e grande educatore e infine protagonista di una ricca attività espositiva sia in Europa che in America. Dal 1991 è professore all’Accademia di Belle Arti di Varsavia, ha formato artisti della levatura di Pawel Althamer, Katarzyna Kozyra, Artur Zmijewski, affermati-si rapidamente nel panorama internazionale.”2 Si veda: www.asp.waw.pl3 Si veda: http://kosela.art.pl

V. Workshop con Grzegorz Kowalski “Does the sculptor need a camera? Camera as a tool to study time-space”

Sopra e a seguire alcuni spazi espositivi della XIV Biennale internazionale di scultura di Carrara edizione 2010.

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FINALITA’Il corso, tenuto in lingua inglese, avrà il seguente titolo: “Does the sculptor need a camera? Camera as a tool to study time-space” ovvero “Lo scultore ha bisogno della telecamera? La telecamera come strumento di indagine del tempo e dello spa-zio.”Saranno affrontate principalmente le problematiche relative a un possibile uso del video nell’ambito della scultura: il video può infatti supportare lo scultore nel pro-cesso conoscitivo dello spazio grazie alla possibilità di indagare quest’ultimo attra-verso il tempo e attraverso il movimento di oggetti e persone.

DESTINATARILa proposta è rivolta agli studenti iscritti al triennio e al biennio di specializzazione ed ai laureati da non oltre un anno dell’Accademia di Belle Arti o agli iscritti a corsi di laurea preferibilmente dell’area artistica, architettonica, della grafica pubblicita-ria, provenienti dagli Istituti di Alta Formazione (Università, Accademie, ISIA, IED) italiani o stranieri, dei quali sia riconosciuto un titolo di studio corrispondente.È prevista la riserva di n. 12 posti per gli studenti iscritti al triennio o al biennio di Specializzazione o laureati da non oltre un anno provenienti dalle Accademie di Bel-le Arti, Università e Istituti professionali del territorio regionale toscano.

STRUTTURA Il percorso seminariale prevede un solo modulo estivo con un impegno giornaliero di 8 ore (9-13/14,30-18,30) sviluppato su sei giorni continuativi (da lunedì 13 a sa-bato 18 settembre 2010). Il seminario è gratuito e l’Ostello Apuano A.I.G. di Marina di Massa, partner della Biennale, ospiterà gli studenti. Tutte le altre spese di viag-gio, vitto e materiali personali sono invece a carico dei partecipanti.Importante: i partecipanti dovranno provvedere di dotarsi di una propria videoca-mera digitale e di computer portatile. Per il montaggio video, l’organizzazione consi-glia l’uso dei software Adobe Premiere Pro e Apple Final Cut.È indispensabile una conoscenza di base della lingua inglese.” 4

“CONCEPTA cosa serve una video camera ad uno scultore?

4 Da: www.2010.labiennaledicarrara.it

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La camera è uno strumento per catturare ed imprimere la realtà.Quando si guarda attraverso la lente della camera, si eliminano gli elementi mar-ginali, concentrando l’attenzione solo sugli aspetti della realtà che sono veramente importanti per noi.Il video riflette le caratteristiche spazio-temporali della realtà, che, attraverso l’uso della camera da parte di un individuo, risponde alle intenzioni di quest’ultimo.La camera che non si muove può osservare i movimenti nello spazio; la camera che si muove può percepire il minor movimento dello spazio.Vogliamo esplorare 2 aspetti dell’utilizzo della camera come strumento adottato per percepire la dimensione spazio-tempo:1) quando la camera si muove poco e l’oggetto ruota a 360 gradi, le variabili spazio-tempo si realizzano nel movimento rotante;2) quando la camera effettua un movimento lineare, spazio-tempo è il risultato del movimento della camera stessa.In entrambi i casi, potremmo osservare spazio-tempo con differenti scopi: potrem-mo vedere ad esempio la figura registrata con la camera dall’alto.

Introduzione all’esercizio di gruppo sul movimento lineareL’individualità esaltata nel primo esercizio e la convivenza in ostello tra i partecipan-ti fa sì che si formino dei gruppi di lavoro per affinità artistiche e personali. Secondo esercizio: sarà eseguito un movimento lineare da piccoli gruppi di 5 perso-ne, che realizzeranno una composizione lineare. Si creano due possibili risultati:1) il primo risalta in un display in parti separate, come un display a forma di finestra: ogni parte è differente, ma sono anche tra loro connesse;2) il secondo risultato è come un paesaggio, formato in modo naturale; imma-ginate questo paesaggio come visto dal finestrino di un treno: possiamo percepire le varie parti, ma anche la sua integrale armonia. Per concludere…“Grazie a tutti per avere partecipato a questo workshop! Sono rimasto molto con-tento delle attività da voi svolte e dalla vostra collaborazione. Come sapete, venite da differenti scuole e da differenti studi artistici.In questi ultimi giorni, vi ho introdotto nell’universo delle forme e come comunicare

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con queste.Avete realizzato speciali composizioni attraverso i materiali e gli oggetti trovati, combinandoli in nuovi modi. Il livello di immaginazione nei vostri lavori è venuto fuori in modo eccezionale.Non era nostra intenzione produrre lavori d’arte; il nostro scopo era quello di ana-lizzare il fenomeno spazio-tempo in movimento.Con l’utilizzo della camera, potrete osservare i vostri lavori in un’ottica diversa: po-trete vedere i vari profili della composizione e la sua continuità.Il secondo esercizio aveva un aspetto sociale: volevamo introdurvi ai lavori di gruppo. Per alcuni di voi è stato difficoltoso limitare il proprio ego e realizzare lavori insieme ad altre persone.Vi ho dato un aiuto in modo da arrivare a dei risultati, che son poi effettivamente venuti fuori da questa esperienza. E’ stato interessante osservare discussioni, trat-tative e costruzioni per realizzare i progetti.” 5

La metodologia che è stata applicata dal conduttore per questo workshop è stata piuttosto insolita, in quanto la didattica propostaci veniva fuori dall’utilizzo di un mezzo nuovo come la telecamera al fine di esplorare spazio e tempo in relazione ad un oggetto scultoreo.L’analisi delle due varianti è avvenuta attraverso due esercizi in cui la camera re-gistrava una composizione di forme geometriche semplici in movimento circolare e con camera ferma ed un secondo esercizio in cui veniva registrata un’altra composi-zione lineare con camera in movimento rettilineo. Infatti, come preannunciato dallo stesso titolo del workshop, la funzione del corso era quella di rendere consapevole l’artista (che lavora con qualsiasi mezzo espressi-vo) di come influiscano sul suo operato spazio e tempo: ciò è stato fatto con occhio scientifico e con una metodologia di sperimentazione. Non sono, infatti, stati realiz-zati lavori artistici, ma veri e propri esperimenti visivi, comprendendo il valore che le due varianti hanno anche in termini di comunicazione visiva.Da come possiamo leggere sopra, ogni aspetto della messa in atto dei due esercizi ha un effetto ben preciso sui partecipanti (in termini di approccio al lavoro): attra-verso il loro scambio culturale e la conoscenza sia artistica che personale, si sono creati dei gruppi di lavoro in cui i vari membri hanno dato il loro apporto, scambian-

5 Dal testo di presentazione dei lavori del workshop presente nel CD rom con video documentativo pei progetti realizzati durante il suo laboratorio.

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do informazioni ed idee, favorendo il dialogo e dando origine ad una progettualità condivisa che quasi sempre prevede un’omogeneità espressiva ed operativa.

Diario di bordo

Nei giorni precedenti il workshop, è stato presentato via mail il programma del se-minario, che si è svolto come sotto riportato:

PROGRAMMA:- Domenica 12 Settembre 2010 Arrivo e sistemazione degli studenti presso l’Ostello Apuano

-Lunedi 13 h 11.30, Ostello Apuano Conferenza stampa coni rappresentanti delle istituzioni coinvolte, Grzegorz Kowalski e Lukasz Kosela che presenternno il programma del seminario per la stampa locale (saranno presenti anche gli studenti).

h 14.30, Istituto Tacca Grzegorz Kowalski e Lukasz Kosela mostrerà agli studenti un breve filmato che spiega i loro metodi di insegnamento. Kowalski darà anche ulteriori spiegazioni circa le tematiche che verranno trattate durante il workshop.

-Martedì 14 e Mercoledì 15 Lavoro individuale sul primo esercizio: “tempo-spazio: composizione in movimento rotatorio a 360°”.

-Giovedi 16 e Venerdì 17 Lavoro individuale sul secondo esercizio: “tempo-spazio: composizione in movimen-to lineare”.

-Sabato 18 Lavoro individuale di montaggio materiali prodotto. Sopra alcuni momenti formativi

con l’artista conduttore del workshop.

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Discussione dei partecipanti sul lavoro svolto durante il workshop.6

Gli altri partecipanti

Univoco è il pensiero dei partecipanti che a proposito del workshop affermano: “Il mio primo workshop; già! - afferma Silvia Camagni di Bologna - Quando mi chiesero di addurre l’intento motivazionale che mi spingeva alla partecipazione non esitai neppu-re un attimo a scrivere ‘ho bisogno di confrontarmi con l’altro, con chi fa qualcosa di diverso da me’. Durante questa esperienza maturata nel corso dell’estate 2010, mi sono insultata molte volte per aver deciso di “gettarmi in pasto” al giudizio diverso e parallelo delle persone che erano lì con me in quel momento. Avevo paura: lavorare in gruppo ed accordare la mia sensibilità, il mio gusto estetico e la mia variopinta verve con quella di estranei ha fatto emergere un’insicurezza che non credevo possibile. Mi sono accor-ta di non essere competente in pratiche organizzative che credevo ormai consolidate. Partecipare a questo workshop è stato meraviglioso, perché ha esattamente esaudito quella voglia di confronto che mi ero preposta come motivazione di crescita interiore. Il prof. Kowalski, l’artista Kowalski, guardava tutto come un esperto biologo guarda le teche dove si conservano gli insetti e li si osserva costruire le loro architetture in miniatura e contrattare silenziosamente su impegni da prendere, spazi da gestire, polemiche da archiviare.Questo workshop è stata un’esperienza di crescita umana fra le tante e artisticamente è riuscita a indirizzarmi sulla strada della sintesi dei concetti e dei propositi poetici.”Ilaria Biotti, diplomata all’Accademia di Firenze, scrive: ” Di Kowalski che dire, come non innamorarsi…? L’aspetto che ho apprezzato di più è stato come sia riuscito con 4 parole (3 in realtà: two much material!) a gestire un gruppo di venti persone. In una settimana è riuscito a trasmettermi di più lui che il mio professore in quattro anni, “semplicemente” facendo vedere le cose esattamente come stanno. Esperienze simili sono secondo me fondamentali sia dal punto di vista formativo che da quello della rete che si crea fra i giovani artisti. A quando il prossimo?”. Tomaso Trenaghi di Lucca studente all’Accademia di Firenze afferma: ”L’esperienza vissuta con Kowalskij a Carrara è stata estremamente formativa e importante dal mio

6 Programma e concept inviato agli studenti dalla segreteria della BiennaleI partecipanti impegnati nella realizzazione delle composizioni che

serviranno ad analizzare spazio e tempo.

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punto di vista. Non solo sotto il profilo didattico e personale del lavoro che abbia-mo sviluppato, ma anche e soprattutto per lo scambio di idee che è stato possibile affrontare in quel periodo...potersi confrontare fra studenti di tutta Italia, potersi confrontare con un artista polacco e riuscire a prendere ciò che la sua esperienza poteva dare mi è stato di grande aiuto, soprattutto se relazionato all’esperienza vissuta in quattro anni di Accademia. Mi è sembrato che l’esperienza di una setti-mana di workshop sia stata un concentrato di idee, di buone idee. Un’esperienza molto più forte di quella della normale Accademia, che spero di poter rifare al più presto…”. Francesca Corchia, laureata in Cinema all’Università di Pisa e giovane gallerista, scrive: “Il workshop con il Prof. Kowalski e l’artista Lukasz Kosela è stata un’espe-rienza unica ed irripetibile. Professore e assistente mi hanno dato l’opportunità di sperimentare una parte della mia creatività, in soli 7 giorni; la temporalità, breve, e lo spazio, ristretto, sono stati essenziali a farmi capire come una sana interazione di gruppo, con i compagni e con i docenti, sia portatrice di molteplici spunti creativi, nonché di crescita personale. Il workshop mi ha dato la possibilità di confrontarmi con artisti e persone diverse e provenienti da tutta Italia, un’esperienza meraviglio-sa, che mi ha fatto crescere umanamente e professionalmente. L’ultima frase che mi ha detto il professore è stata “Non c’è solo la video arte, esplora te stessa”, e così ho fatto, mi sono iscritta alla scuola del marmo e ho cominciato a esplorare la terza dimensione, sconosciuta per me, venendo dalla video arte. Non ho solo avuto una grande possibilità di crescita, ho trovato degli amici. Cosa dire? Crescita, amicizia, arte=vita.”

Risultati e obiettivi raggiunti

“Prende avvio venerdì 29 ottobre 2010, presso gli spazi del Liceo Artistico Artemi-sia Gentileschi di Carrara, un nuovo ciclo di proiezioni che accompagna la chiusura della XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara, il 31 ottobre 2010.Si tratta dei video che documentano gli eventi della sezione workshop & perfor-mance che ha arricchito il programma della manifestazione nei mesi di settembre e ottobre. Si va dal lavoro prodotto da Grzegorz Kowalski sul workshop da lui diretto, alla riproposizione filmica della performance sonora ideata da Zorka Wollny, fino alla visione straniante del passaggio di automobili da corsa nel centro storico di

Sulle composizioni vengono realizzate le riprese.

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Carrara guidata da Nevin Aladag.Grzegorz Kowalski ha infatti realizzato un video-documentario su Does the sculptor need a camera? Camera as a tool to study time-space (Lo scultore ha bisogno della telecamera? La telecamera come strumento di indagine del tempo e dello spazio) il seminario/workshop che lui stesso ha diretto, dal 13 al 18 settembre a Carrara nell’ambito della Biennale.Il corso è il frutto della felice sinergia tra la Biennale, l’Associazione Italiana Ostelli della Gioventù e Statuaria Arte, e si è reso possibile grazie al sostegno del DSU e alla collaborazione con l’Istituto del Marmo Pietro Tacca, che ha messo a disposizio-ne le proprie aule e la propria strumentazione. Al seminario hanno preso parte 23 studenti tra italiani e stranieri di livello universitario che, grazie all’accordo tra AIG e Biennale, sono stati ospitati gratuitamente dall’Ostello Apuano di Marina di Massa. L’idea di trarre un video dal workshop è scaturita in Kowalski dalla soddisfazione per l’esperienza vissuta a Carrara insieme agli studenti. Il documentario è un picco-lo concentrato del lavoro svolto durante il seminario alla ricerca del possibile dialogo tra arte plastica e linguaggio filmico. Ognuno dei ragazzi ha dunque contribuito in maniera personale al tema del corso realizzando originali clip. E sono proprio queste clip, miscelate sapientemente insieme da Kowalski, a costituire il video.” 7

Come si legge nel precedente paragrafo, notiamo il pensiero collettivo dei parteci-panti sulla possibilità che abbiamo avuto di relazionarci in primis con un artista, che oltretutto spende gran parte della sua attività nella didattica; in secondo luogo, con giovani studenti che provenendo da altri contesti e con diversi modi di affrontare il lavoro creativo danno origine ad una contaminazione nei linguaggi e nell’approc-cio al lavoro, operando a più livelli secondo le potenzialità di ciascuno. Tutto ciò nell’ambito delle arti visive risulta fondamentale. Il conduttore Kowalski, esperto in ambito formativo, ha saputo altresì creare un luo-go di mera sperimentazione scientifica con una metodologia che è partita dalla base dell’azione artistica, facendoci entrare a contatto con l’essenza più profonda del fare arte, oltretutto con un mezzo contemporaneo come la telecamera digitale.

7 Da: www.2010.labiennaledicarrara.it

still dai video realizzati dagli studenti sulle composizioni utilizzate per analizzare spazio e tempo.

Nella pagina successiva l’artista conduttore del workshop mentre analizza la composizione lineare con gli studenti partecipanti.

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L’artista conduttore del workshop

Tra i giovani artisti del panorama nazionale e internazionale, Marinella Senatore1 ri-sulta essere tra le più promettenti. Si è diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli prima e presso la Scuola Nazionale di Cinema dopo, sotto la guida del noto, a livello internazionale, direttore della fotografia Giuseppe Rotunno. E’ attualmente docente presso l’Università Complutense di Madrid e all’Università di Castilla - La Mancha. Già vincitrice di importanti contest internazionali, come il Premio Furla ed il premio New York 2010, espone alla 54a Biennale di Venezia in corso nella mostra curata da Bice Curiger2 “ILLUMInazioni”, presso i Giardini dell’Arsenale, presentando il suo vi-deo “Nui simu”, realizzato ad Enna nel Luglio 2010, che mi ha visto coinvolto insie-me ad altri 7 colleghi dell’Accademia di Belle Arti di Catania nel workshop svoltosi contestualmente.Per quel che concerne la sua ricerca artistica si legge nel suo artist statement:

“I suoi personaggi sono figure marginali, che sono apparse anche solo per qualche istante sulle pagine della cronaca e che diventano pretesto per parlare della realtà in senso più ampio. L’indagine di Senatore ha come centro la narrazione e l’uso che ne risulta è libero, aperto e lascia allo spettatore la possibilità di sviluppare autono-mamente quei frammenti narrativi che l’artista gli propone. Pertanto i soggetti che Senatore ricerca sono occasioni narrative per costruire complesse macchine audio-

1 Da www.marinella-senatore.com: “Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni, 1977) ha studiato direzione della fotografia alla Scuola Nazionale di cinema di Roma e arte presso l’Accademia BB. AA. di Napoli; dal 2003 si dedica pienamente all’attività artistica e didatti-ca. Lavora con la fotografia, il video, oltre che con il disegno, la pittura e l’installazione.”2 Bice Curiger è un Curatrice internazionale e storica dell’arte svizzera è stata curatore del Kun-sthaus di Zurigo.

VI. Workshop con Marinella Senatore “Nui simu”

Da una camionetta vengono banditi con dei megafoni i casting popolari che si terranno presso il teatro comunale (sopra).

L’artista da un auto realizza delle riprese in cameracar (sotto).

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visive e non solo, dove la luce (verbale, con una spiccata funzione narrativa) ha il ruolo di generare ambienti (o atmosfere) nei quali persiste una sensazione d’attesa e di sospesa tensione; nei suoi lavori si ritrovano di frequente luoghi solitari, anima-ti solo da un taglio di luce, che inquadra un enigma, molto spesso senza risolverlo.Nei video e nelle video-installazioni, la partecipazione del pubblico come attori non professionisti, scenografi, tecnici, sceneggiatori, produttori, è una costante del-la sua maniera di operare, dove il valore del coinvolgimento e della condivisone dell’esperienza creativa, sono sempre presenti. L’obiettivo fondamentale è costruire un processo di partecipazione reale, fondato su una proposta chiara e sviluppata attraverso un’attenta e continua comunicazione fra i partecipanti ai diversi progetti e l’artista. Un gruppo di rappers di Harlem - NYC, diventano così gli sceneggiatori di How do u kill the chemist, 2009; un intero quartiere madrileño scrive con gli stu-denti dell’ Universitá Complutense di Madrid, la sceneggiatura originale del musi-cal Speak Easy, 2009, prodotto da oltre 1200 cittadini, attraverso la campagna di fundraising “1 euro to be a producer”; un sistema di microcredito, proposto come alternativa economica socialmente responsabile, per la produzione culturale.Per la video-installazione Manuale per viaggiatori, 2007, nelle sale del museo Madre di Napoli, viene organizzato un laboratorio aperto, una piattaforma dove oltre 60 volontari apprendono i diversi ruoli della realizzazione cinematografica lavorando per un mese con 300 attori non professionisti.La piccola cittá spagnola di Cuenca e 90 studenti dell’Universitá di Castilla-La Man-cha, partecipano alla realizzazione del lungometraggio Horizontes de Sucesos, 2007, prodotto da 900 cittadini che seguono le fasi di lavoro fino alla scelta del titolo del film.La gerarchia di artista come autore e di pubblico come destinatario, viene messa in dubbio e riscritta: l’artista lavora come mediatrice. Il filo conduttore è la memoria, che collega episodi personali a processi collettivi; fatti e finzione, storia e cronaca, creano un senso di comunità con l’intento di costruire un archivio di narrazioni con-divise.L’idea di “laboratorio aperto e continuato” è dunque alla base di una ricerca che interroga il mondo attraverso le persone, trasformando un semplice processo di realizzazione di un audiovisivo (ma anche di un lavoro fotografico o di una installa-zione site specific) in un prodotto corale.” 3

3 Da: http://www.marinella-senatore.com

sopra e a seguire le riprese realizzate presso il teatro comunale di Enna durante il casting popolare, parte del corto.

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I suoi lavori video sono dei veri e propri interventi di matrice antropologica, che vedono protagonista la popolazione di un dato territorio attraverso la sua storia, le sue tradizione, il suo passato ed il suo futuro, indagando a più livelli ed esaltando figure marginali.Nella realizzazione dei suoi video, Marinella Senatore coinvolge sempre gruppi di studenti, non professionisti, aggregazioni di ogni tipo, trasformandoli in aiuto regi-sta, scenografi, costumisti, truccatori, fotografi, etc. Il processo di creazione è sempre parte integrante che rientra nel lavoro finito non come documentazione del processo ma come mero intervento sociale.

Natura e metodologia del workshop

Il Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia Palazzo Riso con sede a Palermo ha realizzato nell’estate 2010 un progetto di museo diffuso curato da Daniela Bigi4 , denominato ETICO-F5 : si tratta di cinque residenze d’artista sparse sul territorio siciliano. Tra gli artisti invitati6 anche Marinella Senatore, che ha realizzato un video (fusione tra videoarte, documentario ed intervento popolare) sulle miniere dell’en-nese.Questo workshop, classificabile come “d’ausilio”, ha avuto una metodologia molto efficace in quanto fin da subito siamo stati inseriti nell’organico della troupe di pro-fessionisti dell’artista.Gli otto partecipanti sono stati scelti dalla tutor del workshop, nonché nostra docen-te presso l’Accademia di Belle arti di Catania, Anna Guillot, che ha effettuato una

4 Daniela Bigi è Curatrice, Docente di storia dell’Arte contemporanea presso l’Accademia BB.AA. di Palermo nonché direttrice della rivista Arte e Critica.5 Si legge nel comunicato stampa a proposito del progetto ETICO-F: “Residenze d’artista in quattro località siciliane. E’ il nuovo progetto di Riso, Museo d’arte contemporanea della Sicilia che ha scelto Capo d’Orlando, Enna, Ficarra e Termini Imerese, scelte come location per ospitare cinque artisti di fama inter-nazionale invitati a realizzare un lavoro site specific secondo un approccio di ricerca incentrato sull’ascolto del territorio e la lettura del paesaggio. Nasce così ETICO_F – Enna/Termini Imerese/Capo d‘Orlan¬do/Ficarra – progetto curato da Daniela Bigi che prenderà vita nel mese di luglio 2010.”6 Gli altri artisti invitati per la residenza Etico-f sono: Hans Schabus (che ha risieduto a Capo d’Or-lando), Zafos Xagoraris (Termini Imerese), Flavio Favelli (Termini Imerese), Massimo Bartolini (Ficarra).

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selezione tra i suoi studenti.Siamo stati suddivisi dall’artista secondo i comparti tipici della produzione cinema-tografica: fotografia, aiuto regia, produzione, trucco/parrucco, scenografia e audio. Naturalmente, ciascun partecipante è stato affidato ad uno dei professionisti della troupe dell’artista.Attraverso questa impostazione del lavoro, ci siamo concentrati su un ruolo ben preciso da rispettare che si è rivelato un tassello fondamentale e parte integrante dell’intero processo creativo.Ciascuno di noi ha cercato di confrontarsi con un ruolo del tutto nuovo, ma capace di aprire orizzonti inesplorati sul piano metodologico e su ciascuna delle azioni o incarichi che ci venivano chiesti di svolgere.Naturalmente, avendo come punto di riferimento uno dei professionisti, abbiamo avuto la consapevolezza della naturale gerarchia che nell’ambito cinematografico si rende indispensabile al fine dalla buona riuscita del prodotto finito. Contestualmente, abbiamo appreso un modello, in quanto abbiamo assistito e par-tecipato in prima persona al processo produttivo.

Diario di bordo

Il primo giorno del workshop è stato destinato alle presentazioni ufficiali: nella mattinata, il sindaco di Enna e le autorità cittadine si sono incontrate con la curatri-ce del progetto ETICO-F Daniela Bigi e del workshop in questione Anna Guillot alla presenza degli otto partecipanti; nel pomeriggio, la Senatore ha voluto presentare a noi studenti il suo modo di operare a livello artistico, la sua poetica ed il lavoro video da realizzare a Enna.Il giorno seguente siamo stati impegnati a caricare e scaricare presso il Teatro Co-munale Garibaldi la strumentazione service audio e luci, montate nel Teatro stesso per le audizioni popolari del giorno seguente: quattro di noi caricati su un furgonci-no da venditore ambulate abbiamo bandito, attraverso dei megafoni, l’invito aperto a tutti i cittadini ennesi di partecipare al casting per trovare comparse e figuranti per le scene di fiction del corto. In serata, sono state realizzate le prime riprese approfittando della festa patronale, registrando immagini di gruppi di persone che si muovono lungo le strade: queste riprese saranno poi utilizzate come eventuale materiale utile da inserire in fase di montaggio.

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Il terzo giorno, la troupe e noi allievi siamo impegnati nel casting popolare, che hanno visto la partecipazione di circa 300 persone.Il quarto giorno, invece, è la volta delle riprese di fiction presso il Parco Minerario Floristella7 , riprese che per ragioni sceniche si sono prolungate fino alle tarde ore della notte.Il giorno seguente, si continua con le riprese esterne, questa volta però presso il Parco della Ronza: anche in questo caso ,abbiamo lavorato fino a tarda notte, poi-ché le due scene girate dovevano svolgersi in notturna.L’ultimo giorno siamo tornati al Teatro Comunale Garibaldi, dove abbiamo girato una scena, concludendo le riprese e il workshop. Ognuno di noi è stato inserito, come detto precedentemente, in uno dei comparti produttivi tipici dell’ambito cinematografico: Angelo Carmisciano - suono, assistente del mixer di produzione; Alessandra Fazio, Giuseppe Mendolia Calella - segretari di produzione; Cristina Tappeti - aiutante costumista, trucco e parrucco; Laura Can-tale, Carmela Genovese, Valentina Cannone - assistenti alla fotografia; Valentina Furia - assistente alla regia.Questa nostra distribuzione è ovviamente stata decisa dall’artista che, scrutando-ci fin da subito, ha ben saputo valorizzare ciascuno di noi con incarichi adeguati e pertinenti alle nostre persone.Nella fattispecie, sono stato inserito nel sistema di produzione dell’opera video, mi sono occupato della logistica e della preparazione organizzativa delle riprese; inol-tre, essendo della zona (Caltanissetta, città mineraria come Enna) ho potuto dare delle informazioni di carattere storico circa le tradizioni e gli usi legati alle miniere. In alcuni casi, mi sono anche interfacciato con i cittadini ennesi, ad esempio, per chiedere il permesso di realizzare delle riprese sulla strada dalle loro case.

7 Da http://it.wikipedia.org/wiki/Parco_minerario_di_Floristella-Grottacalda: Il parco minerario Flo-ristella-Grottacalda si estende su una vasta area situata sulla confluenza delle superstrade che collegano Enna, Piazza Armerina, Valguarnera Caropepe e Aidone. Le grandi miniere di zolfo di Floristella e Grotta-calda, insieme alle altre più piccole della Provincia di Enna, a partire dal 1700 sono state fonte di ricchezza economica di rilevanzaeuropea, anche se spesso di disumano sfruttamento degli operai. Fino alla prima metà dell’Ottocento l’attività estrattiva era basata sul duro lavoro manuale di migliaia di scavatori, anche bambini di 6 anni, che sopportavano le tremende condizioni di lavoro in cambio di una misera paga.

sopra e a seguire le riprese realizzate presso la miniera Floristella per le scene di fiction.

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Questo genere di incarichi all’interno della segreteria di produzione mi ha reso più veloce e meno impacciato nella risoluzione dei problemi e nella resa immediata di questi.

Gli altri partecipanti

Come precedentemente detto, gli otto partecipanti sono tutti studenti del Biennio Specialistico di II livello in Progettazione Artistica per l’Impresa dell’Accademia di BB.AA. di Catania per cui si trattava di un gruppo già più o meno formato e che nei giorni del workshop si è maggiormente amalgamato.Provenendo dallo stesso contesto formativo, lo scambio è avvenuto in maniera diversa rispetto agli altri workshop trattati in questo lavoro, i cui partecipanti prove-nivano talvolta da altre città e da differenti formazioni artistiche.In questo caso, il lavoro dell’altro è stato il mezzo di confronto, poiché, attraverso lo sforzo e l’impegno ciascuno di noi, ha raggiunto ottimi risultati e questo ci ha resi consapevoli dell’importanza del lavoro di squadra; il feeling che si è creato tra noi ci ha permesso di risolvere con più velocità le varie problematiche che via via si presentavano.Afferma Carmela Genovese a tal proposito: “Insieme alle colleghe, Laura Cantale e Valentina Cannone, ho dovuto affrontare forse il ruolo più pesante, quello di foto-grafia. Richiedeva forza e resistenza fisica. Dovevamo occuparci di tutte le attrez-zature del set, luci, supporti, collegamenti, macchinari, montaggio e smontaggio del set. Ma le difficoltà servono per mettersi in discussione e cercare di superare i propri limiti. La mia difficoltà più che fisica credo fosse caratteriale, vista la mia timidezza e riservatezza, ma alla fine grazie alla mia caparbietà, alle parole inco-raggianti di Marinella e al supporto della nostra docente, Anna Guillot ho affrontato tutto con grande coraggio e forza, forza che non immaginavo di possedere”.“ L’umiltà – aggiunge Angelo Carmisciano – non è stata solo una dote richiesta, ma anche una caratteristica che l’artista Senatore ha mostrato sia sul set che fuori. Dedicava ogni momento libero a noi studenti per darci approfondimenti sul lavoro svolto, ci ha considerato parte integrante dello staff”.Risoluzioni su ciascuno di noi! Non solo professionali, ma anche e soprattutto carat-teriali: questo workshop ha rappresentato per molti (per me in primis) un punto di rottura, una svolta alla nostra formazione.

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Citando il grande Bruno Munari, posso riassumere ciò che profondamente mi ha colpito di quest’esperienza e ciò che di più ho capito: “Osservare a lungo, capire profondamente, fare in un attimo” 8.

Risultati e obiettivi raggiunti

“La metodologia di conduzione generale del lavoro da parte di Senatore soprinten-de all’idea di un’opera aperta, corale. Nel lavoro di Marinella sono spesso incluse anche attività didattiche laboratoriali. L’opera è dunque la risultante di un’azione interdisciplinare estremamente dinamica, costituita da momenti diversi di proget-tazione e realizzazione collettiva, passando attraverso il colloquio e la condivisione di esperienza umana, la presa d’atto delle specificità locali, delle tipicità dei gruppi ma anche del vissuto del singolo. È stato così, su tali principi e metodologie, che il workshop di sette giorni con Angelo Carmisciano, Valentina Cannone, Laura Canta-le, Alessandra Fazio, Valentina Furia, Carmela Genovese, Giuseppe Mendolia Calel-la, Cristina Tappeti, ha aperto uno spaccato pragmatico estremamente efficace del loro percorso formativo. Chiamandoli a operare sul campo con l’artista e la troupe, rendendoli attivamente partecipi di ogni fase e responsabili dei vari ruoli del lavo-ro registico – da quello di aiuto regia a quello di produzione, dalla fotografia alle scene, costume e trucco – il workshop ha fornito modelli di operatività esemplari sul piano professionale, inediti e molto variegati sul piano esperienziale. Modelli, conte-nuti, esperienza, induzione all’auto-responsabilizzazione, rispetto dei ruoli: quando una sperimentazione laboratoriale intensiva – come nel caso di un workshop inteso e vissuto come campionatura esperienziale tipo – risponde a quelli che sono i punti centrali del processo formativo, è sicuramente possibile sancirne il successo” 9.

A livello formativo, questo workshop è stato per tutti i partecipanti molto importan-te ed in certi casi illuminante.Personalmente, grazie a questa esperienza ho avuto modo di allargare i miei oriz-zonti artistici e ho potuto comprendere l’importanza che hanno le esperienze extra-

8 Bruno Munari, Design e comunicazione visiva, Editori Laterza.9 Anna Guillot, Cronaca partecipata di un workshop, in ETICO_F. 5 Movimenti sul paesaggio, Riso/Annex, I Quaderni di Riso, Electa Mondadori, 2010.

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curriculari (non a caso ho deciso di redigere questa tesi di diploma).La grande professionalità e la didattica della Senatore mi hanno (e ci hanno) dato la possibilità di orientare il nostro percorso di studi alla praticità e alla concreta messa in atto di certe nozioni che fino a quel momento erano per noi solo teoriche.Inoltre, Marinella Senatore nei momenti di pausa ci teneva delle vere e proprie lezioni di vita, su come affrontare il sistema dell’arte, su come muoverci nell’ambito delle arti visive a cominciare dal nostro lavoro: dalla formazione fino alla promozio-ne di noi stessi e del nostro lavoro artistico.Conclusa questa esperienza per me così importante, ho cercato con tutto me stesso di applicare quanto appreso, poiché al di là della creazione di un opera d’arte con-temporanea, abbiamo compreso e visto come lavora un vero artista oggi. Un mo-dello dunque che da quell’esperienza ciascuno di noi ha cercato di far proprio.

Ultime riprese presso il teatro Garibaldi.

Nelle pagine successive l’artista mentre dirige i lavori di ripresa delle scene assistita dalla sua troupè e dagli

studenti dell’Accademia BB. AA. di Catania.

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“Nelle vecchie accademie l’insegnamento è ancora spesso basato sulle antiche tecniche, e mentre gli studenti faticano attorno ad una tecnica superata, il loro cervello è già nel prossimo futuro. Anche nelle cosiddette «scuole d’arte» sarebbe necessario sveltire l’insegnamento, abbandonare i preconcetti che legano l’arte solo a certe tecniche, fare la conoscenza delle nuove tecniche, considerare che non tutta l’arte è destinata all’eternità, abolire l’idea di fare una scuola per la produzione di opere da élite, soprattutto non parlare più di arte ma di comunicazione visiva. Se ci sarà arte sarà un fatto assolutamente indipendente dalla scuola. Noi possiamo educare a capire l’arte (la comunicazione visiva) ma non possiamo formare artisti e tanto meno geni. Se si ammette che da quando l’uomo delle caverne dipingeva con le dita a oggi, tempo in cui l’artista non solo non si fa più i pennelli da sé ma nemmeno macina più i colori, che gli scultori usano il martello pneumatico come quello degli operai stradali, c’è stata una evoluzione della tecnica, perché non ammettere questa evo-luzione continua?”... 1

Ponendo in primo piano le illuminanti parole di Bruno Munari (del 1967) è possibile tentare una conclusione dimostrativa del senso del presente lavoro.Dalla mera narrazione dei fatti che ho personalmente avuto modo di vivere, ed attraverso un’analisi postuma di tali momenti formativi, emerge una sintesi ed un concetto ben preciso, che dal valore complessivo di ogni attività formativa perviene al naturale contributo in forma di background che andrà ad arricchire l’individuo che la compie.

Riprendendo la citazione di Munari in relazione a questa tesi, si può certamente affermare che la formazione accademica, che solo negli ultimi anni si è aperta a nuove forme di insegnamento e a una didattica appropriata ai tempi, può essere potenziata da laboratori esterni, quali workshop e stage in grado di colmare il diva-rio tra studio, analisi, teoria e realtà.

1 Citazione da: Bruno Munari, Design e comunicazione visiva, Editori Laterza.1967.

Conclusioni

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Schematizzando il concetto di formazione extra-curriculare, osserviamo tre varianti che consolidano quanto affermato:

III. l’artista come modello (acquisizione di un metodo operativo);IV. la progettualità come propedeuticità alla realizzazione di opere reali;V. scambio esperienziale.

Il risultato di quei workshop definiti “d’ausilio”, se apparentemente non danno spa-zio allo studente di realizzare attraverso la sua creatività un progetto, ma di farsi altresì ausilio ad un artista affermato che invece crea il suo lavoro, è un’efficace for-ma di acquisizione di un modello operativo. Sappiamo, infatti, che oggi l’artista per la realizzazione dei suoi lavori ha bisogno di confrontarsi con le più svariate profes-sionalità: dai programmatori informatici, agli artigiani, dagli scienziati agli addetti ai trasporti: tutte figure queste che lo supporteranno nel processo creativo.Inoltre, il sistema attuale delle arti visive prevede il rapporto continuo dell’artista con critici, curatori, galleristi e collezionisti che hanno il preciso scopo di promuove-re, produrre, vendere e comprare i lavori dell’artista. Dovrà altresì confrontarsi con istituzioni che promuovono l’arte, come fondazioni e gallerie, centri d’arte e musei, che invece si fanno promotori culturali dell’operato dell’artista.E’ il caso, ad esempio, della residenza di Marinella Senatore ad Enna per il progetto ETICO-F per il Museo Riso o di quella di Paolo Parisi a Catania presso la Fondazione Brodbeck: gli studenti hanno preso parte all’azione creativa dando il loro apporto. Stando a strettissimo contatto con l’artista, hanno constatato un modus operandi ed acquisito un modello operativo.Ecco che lo studente ha modo di osservare come l’artista si confronta con tutti que-sti addetti ai lavori e come alla fine il suo progetto si realizza grazie.In termini di progettualità, invece, potrà cogliere gli aspetti logistici e strutturali di un’ opera e vederla crescere anche grazie al suo contributo.

Ad esempio, un progetto site specific viene interamente realizzato sul luogo o co-munque viene pensato per quel luogo: lo studente sarà testimone di tutta l’azione progettuale che l’artista andrà a compiere e ne coglierà la sua reale risoluzione.

Nel caso dei workshop creativi, invece, si avrà la possibilità di operare (seppur in

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un breve tempo) realmente e di realizzare un prodotto sotto la guida di un artista o tutor che appongano allo studente nuovi modi di operare, andando a completare il lavoro formativo che svolgono i docenti dell’Accademia.E’ il caso del workshop con Kowalski a Carrara, in cui con occhio scientifico abbiamo analizzato spazio e tempo applicati alla forma ed alla composizione, o il workshop con Domenico Sciajno, in cui dal nostro personale modo di operare in campo arti-stico è venuto fuori un lavoro collettivo che nasce proprio dalla contaminazione dei linguaggi.Valido anche il workshop sul cinema documentario a Messina, che ha favorito la multidisciplinarità tra arte e cinema, tra creazione artistica e produzione cinemato-grafica.

Tutto ciò diviene propedeutico alla realizzazione dei lavori dello studente, che se-guiranno una linea progettuale e contenutistica propria, ma avendo sempre come metro di paragone l’esperienza acquisita lavorando con un professionista.Lo studente sarà quindi capace di operare scelte sia nell’ambito del proprio lavoro che in quello del sistema dell’arte.

Fondamentale è lo scambio di esperienze che attraverso i workshop si viene a crea-re.Dovendo convivere per alcuni giorni con dei giovani che come te si confrontano con il lavoro artistico, ma che hanno bagagli culturali diversi e che magari hanno svolto altre attività, si viene a creare uno scambio che è sempre crescita. Ed è proprio at-traverso questo scambio che si ha non solo la possibilità di vedere il proprio lavoro in un’ ottica nuova e dinamica, ma anche di conoscere e comprendere a fondo i propri limiti, le proprie necessità ed urgenze.

E’ tuttavia fondamentale capire in che dimensione porsi per vivere queste esperien-ze. Credo che il modo migliore è quello di divenire una ‘spugna’, che vuole assorbi-re il più possibile, come chi vuole confrontarsi con l’altro attraverso un’apertura e senza pregiudizi di ogni tipo.La stessa Marinella Senatore alla richiesta su quali dovessero essere le caratteristi-che dei partecipanti da selezionare per il suo workshop rispose immediatamente: ”L’unica caratteristica che desidero è l’umiltà”, ovvero voglia di apprendere, disponi-bilità al sacrificio e al duro lavoro purché si acquisiscano nuove capacità e si cresca

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sia professionalmente che come individui aldilà di ogni retorica.

Questa tesi, dunque, vuole sottolineare che l’istruzione accademica curriculare va potenziata con esperienze di questo genere. Lo scopo è di formare artisti o opera-tori del settore artistico che si sappiano muovere autonomamente e nel modo più professionale possibile.

Ovviamente tali esperienze non possono sostituire la naturale formazione accade-mica che risulta indispensabile, ma portare lo studente a comprendere, colmare e velocizzare il divario tra teoria e realtà.

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Bibliografia/Sitografia

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• Laura Bonasera, Enna set di cinema e laboratorio per ragazzi, Giornale di Sicilia, 29 luglio 2010.

• Laura Bonasera, Aspiranti attori in fila per un ruolo nel film sulla miniera, Giornale di Sicilia, 20 luglio 2010.

• Laura Bonasera, Al Carmine ultimo ciak sulle miniere, Giornale di Sicilia, 24 Luglio 2010.

• Laura Bonasera, Come sono tutti ospitali nella città dei minatori, Giornale di Sicilia, 1 agosto 2010.

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• Bruno Munari, Design e comunicazione visiva, Editori Laterza, 1967.

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• Andrea Ruggeri, ETICO_F, Cinque residenze d’artista nel paesaggio siciliano, Arte e Critica n. 65, 2010.

• Maria Giovanna Virga, intervista a Marinella Senatore, in ETICO_F. 5 Movimenti sul paesaggio, Riso/Annex, I Quaderni di Riso, Electa Mondadori, 2010.

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www.sitesakamoto.comwww.glsdesign.ithttp://natalia.saurin.it/www.formeworkshop.itwww.giovaniartisti.itwww.asp.waw.plwww.2010.labiennaledicarrara.ithttp://kosela.art.plwww.gioventu.gov.itwww.anci.itwww.marinella-senatore.comhttp://it.wikipedia.org/wiki/Parco_minerario_di_Floristella-Grottacalda

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PortfolioLIBRI D’ARTISTA

2009/2011Giuseppe Mendolia Calella

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Emoticon_family Libro d’artista | 6 lementi, stampa laser su carta di quadreno d’epoca | 30x29 cm | 2011

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emoticonSTORYLibro d’artista | stampa laser su carta | 10x10cm | 2011

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ScripturesLibro d’artista | stampa laser su carta | 15x15cm | 2011

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QRLibro d’artista | stampa laser su cartoncino | 10x10 cm | 2011

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GIMECA un artistaLibro d’artista | stampa laser su carta | 30x14,5 cm | 2010

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SIGNLibro d’artista | stampa laser su cartoncino | 31x21 cm | 2011

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LAPIOGGI@SULLAWIFIZONELibro d’artista | stampa labda carta fotografica| 20x20 cm | 2010

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hortus sconclususLibro d’artista | stampa laser carta| 15x10 cm | 2010

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Grazie di cuore a Mamma, Papà, Simona, Totò, Giuseppe, Antonio, Michele, Adriano, Marcella, Carlo, Rita ed Ettore.

Un grazie speciale a: Anna Guillot, Marinella Senatore, Nadia Brodbeck, Alessandra Ferlito, Enrica Carnazza, Domenico Scajno.

E poi ai cari colleghi… Laura, Emina, Angelo, Daniela, Valentina F., Valentina D., Anna, Elisabetta, Giusy, Federica C., Egle, Mariarosaria.

e ai carissimi … Luigi, Roberta D., Rosanna, Barbara, Francesca, Irene, Miriam, Dario, Elisa, Giuliana, Floriana, Simona, Davide, Diego, Marco, Monica, Ilaria, Serena, Roberta R.,Veronica, Paolino.

E per l’aiuto: Irene Catania, Ilaria, Mapi, Annamaria, Francesca, Tommaso, Chiara, Natalia, Silvia, Giuseppe.

Caltanissetta 29 Settembre 2011