Square 15 2014

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Quadrimestrale Università della Svizzera italiana numero 15 2014 www.square.usi.ch SQUARE USI – MAGAZINE All’interno, in evidenza: Etica e finanza, la scelta del marshmallow L’arte come storia (e pratica) della cultura: a Salvatore Settis la Cattedra Borromini Vittorio Dan Segre, l’eroe mediterraneo Un Cantone poco competitivo?

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Dagli algoritmi alla base dei fiori frattali (come quelli nell’immagine di sfondo) alle simulazioni computazionali dell’attività cardiaca, dall’affidabilità dei software alle frontiere della crittografia. Sono tanti, poco conosciuti e molto rilevanti i campi di ricerca all’interno dell’informatica. Su molti di essi la Facoltà di scienze informatiche dell’USI si concentra – con successo – da ormai 10 anni. Questa storia di copertina prova a metterli in scena, cogliendo l’occasione del primo decennio della Facoltà per ripercorrerne la nascita e l’evoluzione. Uno spunto per riflettere su una disciplina silenziosamente al centro della nostra vita, un modo per raccontare la forza di una Facoltà centrale per lo sviluppo della Svizzera italiana e della sua università.

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  • Quadrimestrale Universit della Svizzera italiana numero 152014www.square.usi.ch

    SQUAREUSI MAGAZINE

    Allinterno, in evidenza:

    Etica e finanza,la scelta del marshmallow

    Larte come storia (e pratica) della cultura: a Salvatore Settis la Cattedra Borromini

    Vittorio Dan Segre,leroe mediterraneo

    Un Cantone

    poco competitivo?

  • Square, una piazza internazionale dove si danno appuntamento professori, ricercatori, studenti, laureati e aziende.

    Square, ovvero al quadrato: moltiplicatore di conoscenze e competenze tra accademia e societ.

    Condividiamo le vostre passioni,ovunque vi portino.

    Per tradizione.

    Jacques Henri LartigueGrand Prix of the automobile club of France,1912Collezione PKB

    Consulenza finanziariaGestione di patrimoniIpoteche

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  • COVER STORY Dagli algoritmi alla base dei fiori frattali (come quelli nellimmagine di sfondo) alle simulazioni computazionali dellattivit cardiaca, dallaffidabilit dei software alle frontiere della crittografia. Sono tanti, poco conosciuti e molto rilevanti i campi di ricerca allinterno dellinformatica. Su molti di essi la Facolt di scienze informatiche dellUSI si concentra con successo da ormai 10 anni. Questa storia di copertina prova a metterli in scena, cogliendo loccasione del primo decennio della Facolt per ripercorrerne la nascita e levo-luzione. Uno spunto per riflettere su una disciplina silenziosamente al centro della nostra vita, un modo per raccontare la forza di una Facolt centrale per lo sviluppo della Svizzera italiana e della sua universit.

    Molto pi che computer

  • IMPRESSUM

    Magazine quadrimestrale dellUniversit della Svizzera italiana

    ISSN 1664-3321

    RESPONSABILE DELLA PUBBLICAZIONEServizio comunicazione e media

    PROGETTO E COORDINAZIONE Giovanni Zavaritt

    HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERORobin CretiDiana DAndreaMarco Della Torre Cristina Elia OttDimitri LoringettKatya Taddei

    PROGETTO GRAFICO Alessia PadovanTania Vanetti

    CARTACondat Silk FSC

    FONTFrutiger LTSimoncini Garamond

    STAMPATipografia Poncioni SA, Losone

    TIRATURA ANNUA 19.000 Copie

    USCITEInverno, estate, autunno PER ABBONARSI GRATUITAMENTE [email protected] Servizio comunicazione e media dellUniversit della Svizzera italiana, via Lambertenghi 10A, Lugano, Ticino, CH

    Universitdella Svizzeraitaliana

    Tipografia partner Sponsor principalePartner di distribuzione

    CAMERA DI COMMERCIO CANTONE TICINO

  • 3IDEE DI PROFILO FATTI LA STORIACOVER STORY

    INDICESQUARE

    numero 152014

    1SQUARE USI MAGAZINE I Quadrimestrale I Universit della Svizzera italiana I numero 15 2014 I www.square.usi.ch

    1682 2410

    Franois Degeorge

    Michael Bronstein

    Alessandra Zamparini

    Bruno Pedretti

    Discorsi machiavelliani su politica e societ.Al via il primo ciclo di conferenze del Laboratorio di studi civili

    Molto pi che computer

    Dagli algoritmi che sono alla base dei fiori frattali alle simulazioni computazionali dellattivit cardiaca, dallaffidabilit dei software alle frontiere della crittografia. Sono tanti, poco conosciuti e molto rilevanti i campi di ricerca allinterno delle scienze informatiche.

    Accademia: cinque nuovi incontri Tornano le letture della Commedia

    Sportivi dlite allUSI, la squadra singrandisce

    Il Transatlantic Dialogue approdato a Lugano

    Un convegno per ridisegnare lo stato sociale

    Qualit delle cure sotto la lente della ricerca USI

    Lanticorpo contro i virus influenzali

    Vittorio Dan Segre, leroe mediterraneo

  • IDEE

  • niversit di Stanford. A cavallo degli anni 60 e 70 del secolo scorso Mischel studi il comportamento dei bambini, chieden-do loro di decidere se ricevere subito un marshmallow (un dolce gommoso-spu-gnoso) oppure se resistere alla tentazione e riceverne due in un secondo momento. Lo studio si basa sul concetto della gra-tificazione differita (delayed gratification) e Mischel scopr che i bambini che erano stati capaci di resistere alla tentazione eb-bero pi successo nella vita.

    Cosa succede quando ci si trova a decidere tra unazione giusta e una non giusta?

    Studi pi recenti sono andati oltre. I ricer-catori hanno chiesto ai bambini di riflette-re sui vantaggi del cedere alla tentazione (quindi ricevere subito un marshmallow): come i ricercatori avevano previsto, i bambini sono stati pi propensi a cedere. Hanno poi chiesto ai bambini di riflettere sui vantaggi di resistere: contrariamente alle aspettative dei ricercatori, anche in questo caso i bambini sono stati pi pro-pensi a cedere. Come spiegare questo ri-sultato paradossale? Sembra che quando i bambini fanno unanalisi costo-beneficio della loro decisione rivalutino al ribasso i vantaggi dellopzione giusta (resistere) al fine di cercare la giustificazione per cedere alla tentazione. Da questo deriva quindi che il metodo pi sicuro per non cedere alla tentazione quello di avere una regola, senza pensare affatto ai van-taggi dellopzione giusta rispetto a quella

    3SQUARE USI MAGAZINE I Quadrimestrale I Universit della Svizzera italiana I numero 15, 2014 I www.square.usi.ch

    Lo scorso agosto lIstituto di finanza dellUSI ha ospitato il convegno annua-le dellEuropean Finance Association (EFA), lassociazione che riunisce il me-glio della comunit accademica nellam-bito della finanza a livello internazionale. Ottocento esperti, il premio Nobel 2013 Robert J. Shiller, il CEO di UBS Sergio Ermotti e diversi operatori della piazza ticinese si sono dati appuntamento per riflettere sulle molte sfide vissute dal set-tore e sugli ultimi spunti provenienti dal mondo della ricerca. Come organizzatore del convegno, ho voluto inserire nel pro-gramma una sessione dedicata ad un tema che mi sta particolarmente a cuore, ovve-ro quello delletica nella finanza. Per la discussione su questo tema ho invi-tato due filosofi: Boudewijn de Bruin, pro-fessore di etica finanziaria alluniversit di Groningen, e Richard Holton, professore di filosofia alluniversit di Cambridge, e ho chiesto a due economisti di rispon-dere loro il professor Peter Seele della Facolt di scienze della comunicazione dellUSI (il quale ha anche un dottorato in filosofia) e il professor Alexander Wagner delluniversit di Zurigo.Unidea interessante emersa durante la presentazione del professor Holton ri-guarda lo studio che i filosofi morali con-ducono sulla psicologia della tentazione. Lidea di fondo quella di stabilire che cosa succede quando ci si trova a decide-re fra unazione giusta e una non giusta, e se la presenza o no di una regola possa influenzare tale decisione. Per capire il problema, il professor Holton ha citato lesempio del noto marshmallow experi-ment del professor Walter Mischel, dellu-

    Etica e finanza, la scelta del marshmallowFranois Degeorge, Decano della Facolt di scienze economiche

    sbagliata. In questa prospettiva, rinuncia-re allanalisi costi-benefici, cio al classico metodo dellanalisi economica, permette di prendere la decisione giusta non solo giusta dal punto di vista della collettivit, o secondo un principio morale, ma anche dal punto di vista dellindividuo stesso. Questanalisi un esempio di riflessione analitica nel campo delletica comporta-mentale (behavioral ethics). Durante la sessione si discusso sulle implicazioni che queste riflessioni hanno sulla regola-mentazione in campo economico e finan-ziario. Prossimamente avr loccasione di presentare questa problematica durante la lezione che tengo ogni anno nel corso Eti-ca e diritto del sistema bancario e finanzia-rio del mio collega della Facolt di scienze economiche, il professor Marco Borghi.

    Il prof. Degeorge mentre presenta il premio Nobel per leconomia Robert J. Shiller, nel corso del con-vegno annuale dellEuropean Finance Association (EFA), lo scorso agosto a Lugano.

  • Nel settembre 2014 ho avuto lonore di partecipare allAnnual Meeting of the New Champions organizzato dal World Economic Forum. Il convegno, detto il Davos estivo, si tenuto a Tianjin in Cina e ha riunito protagonisti dellinno-vazione tecnologica provenienti da tutto il globo. Sono stato invitato nel gruppo dei gio-vani scienziati, privilegio riservato ai 40 ricercatori di massimo 40 anni consi-derati i pi promettenti al mondo. Mi aspettavo un evento formale e noioso (cos mi immaginavo Davos), invece ho trovato un ambiente aperto e illumi-nante, che mi ha dato lopportunit di parlare faccia a faccia con persone ecce-zionali e variegate, dal CEO del gigante delle comunicazioni Qualcomm, Paul Jacobs, al fondatore del pi innovati-vo ristorante al mondo, Ren Redzepi.

    Siamo al lavoro su tecnologie che Intel chiama RealSense, la prima generazione di sensori 3D integrati nei nostri computer, che faranno presto la loro apparizione su PC e portatili, permettendo il dialogo con i nostri dispositivi in modalit touchless

    Durante il convegno grande attenzione stata riservata alla realt virtuale. Ab-biamo potuto, tra laltro, provare gli oc-chiali VR della Oculus, la societ oggetto di unacquisizione multi-miliardaria da parte di Facebook. Nonostante ne avessi

    IDEE

    gi visto un prototipo, questa volta lespe-rienza stata davvero impressionante. Mi stato chiesto di camminare su un ponte alto e stretto e di guardare in basso: sape-vo che era una simulazione, ma ho avuto comunque le vertigini. Lunico neo che per ora rende un po meno eclatante lesperienza simulata che non si riesce, almeno non ancora, a vedere il proprio corpo proiettato nel mondo virtuale; unillusione che potrebbe essere facilmen-te creata con strumenti di grafica compu-terizzata e luso di un sensore 3D montato sullocchiale. A differenza di una semplice videocamera, un sensore 3D fornisce in-fatti anche informazioni sulla distanza o sulla profondit, producendo cos un modello geometrico preciso della scena. Molti avranno gi visto o sentito parlare di Kinect, il primo prodotto di massa ba-sato proprio su un sensore 3D lanciato da Microsoft nel 2010. Io stesso ho lavorato su tecnologie simili con una start-up, li-sraeliana Invision, che Intel ha rilevato nel 2012 e che ora fa parte del gruppo Per-ceptual Computing, responsabile di ci che Intel chiama tecnologia RealSense la prima generazione di sensori 3D integrati nei nostri computer, che faranno presto la loro apparizione su PC e portatili, per-mettendo un dialogo con i nostri dispo-sitivi in modalit touchless. Integrando queste tecnologie di rilevazione 3D con la realt virtuale, si aprirebbero interessanti opportunit tecniche e commerciali; oggi, invece, la maggior parte delle applica-zioni di sensori 3D ruota principalmente attorno allo scan in alta risoluzione degli oggetti tridimensionali (permettendo, per esempio, di usare una stampante 3D per

    Se la realt virtuale intreccia il 3DMichael Bronstein, Facolt di scienze informatiche

    un selfie 3D) oppure al controllo di di-spositivi attraverso i gesti.La partecipazione al Davos estivo sta-ta d ispirazione e una menzione speciale va agli organizzatori cinesi, grazie ai quali ho avuto la fortuna di dare uno sguardo anche ad aziende di punta dellindustria aerospaziale e del settore dei semicondut-tori. Ci che ho visto mi ha convinto che nei prossimi decenni la Cina diventer un leader in ambito tecnologico e avremo molto da imparare da loro.

    Il prof. Bronstein stato invitato allAnnual Meeting of the New Champions organizzato dal World Economic Forum. Il convegno, detto il Davos estivo, si tenuto a Tianjin in Cina e ha riunito protagonisti dellinnova-zione tecnologica provenienti da tutto il globo.

  • SQUARE USI MAGAZINE I Quadrimestrale I Universit della Svizzera italiana I numero 15, 2014 I www.square.usi.ch 5

    Competere comunicando lidentit collettiva del territorioAlessandra Zamparini, Istituto di Marketing e Comunicazione Aziendale (IMCA)

    Il settore agroalimentare tornato ad occupare una posizione di rilievo nella-genda economica e politica mondiale. Lo stesso tema di Expo 2015, Nutrire il pianeta, energia per la vita, pone il cibo e la diversit territoriale in primo piano, stimolando una riflessione sulla tutela del-le identit locali con le proprie tradizioni e unicit, da tramandare alle generazioni future.In paesi come lItalia con una forte tra-dizione di distretti produttivi locali, le filiere agroalimentari localizzate hanno dimostrato una migliore tenuta alla crisi rispetto ad altri settori (cf. www.osser-vatoriodistretti.org). Inoltre spesso sono parte attiva nelle dinamiche territoriali per quanto riguarda la tutela del paesag-gio, il turismo rurale ed enogastronomico, e non ultimo la definizione di una precisa e unica identit territoriale. Casi come il Sdtirol rendono evidente il ruolo che la filiera agroalimentare ha nel sostenere e comunicare una brand identity locale, ma anche di come molte aziende beneficino dellidentit territoriale in quanto risorsa strategica per distinguersi nel mercato globale.Le dinamiche identitarie e comunica-tive tra aziende e territori, con un focus specifico sui territori vitivinicoli, hanno costituito il tema principale della mia ri-cerca di dottorato in Scienze della comu-nicazione allUSI, sotto la supervisione del prof. Francesco Lurati. Tutto ebbe inizio con uno studio commissionato dallassociazione dei produttori vinicoli ticinesi, sulla comunicazione identitaria delle aziende produttrici di Merlot Ticino DOC. Fui coinvolta come ricercatrice e fu

    cos che inizi la mia avventura nel mon-do del vino. Sei mesi di lavoro sul campo mi spinsero a voler approfondire la rela-zione tra lidentit delle aziende vinicole e quelle dei loro territori, cos come le interessanti dinamiche comunicative che caratterizzano cluster vitivinicoli. Da l la decisione di iniziare una tesi sotto la dire-zione del prof. Lurati e del prof. Roberto Grandinetti dellUniversit degli Studi di Padova, rilevante figura di riferimento della tradizione economica italiana per lo studio dei distretti produttivi locali.

    Le filiere agroalimentari localizzate hanno dimostrato una migliore tenuta alla crisi rispetto ad altri settori Ho studiato in profondit le dinamiche comunicative e identitarie delle aziende vitivinicole della Franciacorta in Italia, territorio estremamente interessante per la capacit che ha dimostrato di saper convertire in poco pi di cinquantanni la propria reputazione da territorio indu-striale a perla della produzione di metodo classico italiano. Nella tesi di dottorato, difesa lo scorso autunno, ho analizzato una serie di strategie attraverso le quali le aziende combinano aspetti dellidentit collettiva di un distretto locale con aspetti identitari organizzativi nella propria co-municazione esterna. Inoltre, ho iniziato a esplorare le dinamiche comunicative tra diversi attori sul territorio, per spiegare come queste influenzino la formazione e lo sviluppo dellidentit collettiva di un

    distretto produttivo territoriale. I primi risultati di questa analisi sono stati pre-sentati nel luglio 2013 a Montral, alla conferenza EGOS (European Group for Organizational Studies www.egosnet.org), e il lavoro stato successivamente premiato con il Best Egos Student Paper Award. Questo premio conferma la rilevanza di studiare il ruolo della comunicazio-ne inter-organizzativa per le dinamiche identitarie territoriali. Sfide future, su cui stiamo gi lavorando allIMCA, insieme al prof. Lurati e la prof.ssa Jeanne Men-gis, saranno quelle di allargare il focus da distretti vitivinicoli a interi sistemi locali, per approfondire ulteriormente il lavoro comunicativo e identitario che supporta la definizione di identit territoriali, an-dando oltre la comune appartenenza a un singolo settore produttivo.

    Una veduta del distretto della Franciacorta, in provincia di Brescia.

  • Dopo la prima edizione del 2012-2013, assegnata al filosofo Giorgio Agamben, a ricoprire la Cattedra Borromini 2014-2015 dellAccademia di architettura stato invitato Salvatore Settis, storico dellarte, antichista, archeologo e filolo-go di notoriet internazionale, ma anche intellettuale da sempre impegnato in im-portanti ruoli istituzionali e figura di rife-rimento nel dibattito pubblico sulle poli-tiche culturali.Questa apertura interdisciplinare e critica di Settis, che ne rende il profilo particolar-mente adatto per arricchire con le sue ri-flessioni sui beni culturali e il paesaggio le conoscenze di una scuola di architettura a indirizzo umanistico quale lAccademia dellUSI, lha imposto come uno degli stu-diosi che pi hanno saputo sviluppare nei nostri anni una visione della storia dellar-te come storia della cultura. Labbinamen-to di arte e storia della cultura non sembri scontato. Tra i maggiori contributi che Settis ha portato nel pensiero disciplinare come nella sensibilit pubblica, vi infatti proprio il costante lavoro svolto per libe-rare la storiografia e la critica darte sia dalle angustie del formalismo estetizzante sia dalle scorciatoie idealistiche e ideolo-giche che troppo spesso fanno da rifugio a stereotipi e anacronismi.A tale proposito va ricordato che il secon-do Novecento stato attraversato da una lunga contesa circa lopportunit di aprire linterpretazione del sistema delle arti ai concetti storici e antropologici di cultura, alla storia delle idee e alle tematiche della memoria culturale. In questo agone Settis si cimentato sin dai suoi precoci esor-di, per diventarne poi un protagonista

    quando verso la fine degli anni Settanta scompagin le convenzioni di certe scuole storiografiche pubblicando La Tempesta interpretata. Giorgione, i committenti, il soggetto, libro di serrata indagine icono-logica di ascendenza warburghiana (il for-midabile antropologo delle immagini Aby Warburg, e con lui laltrettanto illustre storico e antichista Arnaldo Momigliano, sono di frequente evocati nelle sue inter-viste e dichiarazioni pubbliche).

    Il secondo Novecento stato attraversato da una lunga contesa circa lopportunit di aprire linterpretazione del sistema delle arti ai concetti storici e an-tropologici di cultura, alla storia delle idee e alle tematiche della memoria culturale. Settis ne stato un protagonista

    Le procedure di quel saggio diventato presto famoso proponevano di intrecciare giudiziosamente storia sociale, filologia, ermeneutica dellopera e analisi del gusto, sottoponendo larte alle prove di una al-largata disamina storica, senza sentinelle messe di volta in volta a proteggere una presunta autonomia artistica o, alloppo-sto, a vigilare sulla purezza ideologica di sistemi filosofici pregiudiziali. Ecco cos che il filologo e archeologo clas-sico Settis, che intanto era andato in cat-tedra nella stessa Scuola Normale di Pisa dove si era formato, varer come curato-re presso leditore Einaudi, tra gli anni

    Ottanta e Novanta del secolo da poco trascorso, due grandi opere che mette-ranno a frutto con un allargato lavoro di squadra la sua visione di unarte chiamata a recitare sullimpegnativa scena dei pro-cessi di civilizzazione. I volumi Memoria dellantico nellarte ita-liana e I Greci. Storia, cultura, arte, societ fortificano il disegno intellettuale che egli andava via via costruendo con grande dispiego di energie lavorative e capacit organizzative. Se i volumi sui Greci of-frono una lettura storico-antropologica che, anche grazie allepoca indagata, invi-ta a rivedere i molti equivoci moderni sullautonomia dellarte, i volumi sulla memoria dellantico annunciano quella che da l a qualche anno diventer per Set-tis la nuova strada da percorrere allinter-no della sua visione di unarte come storia (e ora anche come pratica) della cultura.

    IDEE

    Larte come storia (e pratica) della culturaA Salvatore Settis la Cattedra Borromini Bruno Pedretti, Accademia di architettura

  • 7SQUARE USI MAGAZINE I Quadrimestrale I Universit della Svizzera italiana I numero 15, 2014 I www.square.usi.ch

    Nella pagina accanto un particolare de La Tempesta, del Giorgione, oggetto della riflessione del prof. Settis alla fine degli anni Settanta. Qui sotto, uno scorcio del Getty Research Center a Los Angeles, di cui lo stesso Settis (ritratto nella foto a sinistra) stato direttore.

    In questopera collettanea le diverse arti, pittura e scultura, poesia e architettura, sono difatti trattate quali costruttrici di civilt e, di riflesso, come capitoli in cui si dispiegano modelli, aporie e dinamiche della trasmissione culturale.

    Pittura e scultura, poesia e architettura, sono trattate quali costruttrici di civilt e, di riflesso, come capitoli in cui si dispiegano modelli, aporie e dinamiche della trasmissione culturale

    Dopo le magistrali lezioni che ci han-no trasmesso Jacob Burckhardt e Edgar Wind, sappiamo che rischioso, e talvolta addirittura sbagliato, identificare arte e processo di civilizzazione, due poli tra cui sempre pronta a riaccendersi unantica inimicizia che gi Platone prov a diagno-

    sticare. E precisamente per esplorare que-sti difficili scenari teorici, a partire dai pri-mi anni Duemila Settis sposter ancor pi il suo baricentro concettuale sul comples-so, controverso ma ineludibile rapporto tra culture artistiche e sistemi di civilt. Nei suoi testi diventano pertanto centra-li i temi dei beni culturali e in particolare del paesaggio, cui egli chiede di guardare come a unopera darte totale e collettiva su cui commisurare il concorso delle arti visive, progettuali e letterarie nella defini-zione dei nostri orizzonti di civilt.

    Per esplorare questi difficili scenari teorici, a partire dai primi anni Duemila Settis ha spostato ancor pi il suo baricentro concettuale sul complesso, controverso ma ineludibile rap-porto tra culture artistiche e sistemi di civilt

    Tra gli esiti di queste ricerche troviamo saggi che si caricano di esplicita valenza politica, quali Paesaggio Costituzione ce-mento. La battaglia per lambiente contro il degrado civile e Azione Popolare. Cit-tadini per il bene comune, insieme a un saggio di densa meditazione disciplinare quale Futuro del classico: libri differen-ti uno dallaltro ma che, accomunati da una stessa tensione etica, iscrivono Set-tis nelle migliori tradizioni dellimpegno dellintellettuale sviluppatesi a partire dallIlluminismo. Data la vocazione civi-le che contraddistingue queste sue pub-

    blicazioni, si capisce allora perch Settis abbia costantemente ricoperto importanti ruoli e cariche in organismi pubblici e ac-cademici ( stato tra laltro direttore del Getty Research Center di Los Angeles e della Scuola Normale di Pisa). E si capisce infine anche perch abbia tenuto cicli di conferenze tra i pi prestigiosi del circu-ito internazionale, come le Isaiah Berlin Lectures a Oxford e le Mellon Lectures a Washington, cui ora sta per aggiungersi il ciclo delle Conferenze Borromini a Men-drisio e Lugano.

  • DI PROFILO: il Laboratorio di studi civili

  • SQUARE USI MAGAZINE I Quadrimestrale I Universit della Svizzera italiana I numero 15, 2014 I www.square.usi.ch

    Il Laboratorio di studi civili della Facolt di scienze della comunicazione dellUSI, diretto dal prof. Maurizio Viroli, presen-ta il suo primo ciclo di incontri pubblici intitolato Discorsi machiavelliani su po-litica e societ. Le conferenze sono state e saranno tenute da studiose e studiosi di fama internazionale, sia svizzeri che italiani, i quali hanno concentrato e con-centreranno la propria attenzione su temi e problematiche rilevanti per la moderna coscienza civile.

    Le lezioni sono espressamente rivolte anche ai docenti delle scuole ticinesi. Lobiettivo del Laboratorio infatti quello di promuovere lapplicazione dei metodi e delle tecniche della comunicazione ai temi delleducazione civica

    A inaugurare il ciclo, il 7 ottobre, stato Alberto Melloni dellUniversit degli Stu-di di Modena e Reggio Emilia, con un in-tervento dal titolo Il desiderio di unit dei cristiani nel Novecento. Il 30 ottobre Ro-berta de Monticelli dellUniversit Vita-Salute San Raffaele (Milano) ha proposto una riflessione sul tema Husserl e lidea di Europa. Il 18 novembre sar la volta di Denis Fachard, professore emerito dellUniversit della Lorena, il cui inter-vento sar dedicato a Niccol Machiavel-li e Nicomaco tra nuova coscienza civile e vecchio ordine domestico. Il 27 novembre, lo stesso direttore del Laboratorio di studi

    civili dellUSI Maurizio Viroli e Tommaso Greco dellUniversit di Pisa intesseran-no un Dialogo intorno a Norberto Bobbio. A conclusione del ciclo, il 18 dicembre Jean-Jacques Marchand dellUniversit di Losanna condivider le sue considera-zioni sul tema La funzione del Modello svizzero nellelaborazione del pensiero politico machiavelliano. Tutte le lezioni avranno luogo alle ore 17:30, presso lauditorio del campus di Lugano, e sono espressamente rivolte anche ai docenti delle scuole ticinesi. Lo-biettivo del Laboratorio infatti quello di promuovere lapplicazione dei metodi e delle tecniche della comunicazione ai temi delleducazione civica; in questo senso il Laboratorio mira a coniugare la ricerca scientifica, la formazione (universitaria e scolastica) e la divulgazione pubblica. Secondo il prof. Maurizio Viroli, la co-scienza civile fondamentale per il buon funzionamento delle istituzioni, per la qualit della vita politica e per lordinato svolgimento delle attivit imprenditoriali e finanziarie. Nel caso della Svizzera, la lunga e peculiare tradizione di autogover-no rende ancora pi evidente limportan-za delleducazione civica.

    La consapevolezza dellessere cittadino conquista della ragione, ma vissuta attraverso le passioni e le esperienze

    Essendo parte integrante del proces-so decisionale, infatti, i cittadini svizzeri sono continuamente chiamati a parteci-

    pare attivamente alla vita pubblica della comunit e a dimostrare dunque il loro livello di conoscenza delle istituzioni e del dibattito politico. Eppure, nonostante la sua importanza, leducazione civica un terreno di ricerca largamente inesplorato. In particolare, nellambito della comu-nicazione politica mancano contributi scientifici che si siano prefissi lobiettivo di coniugare gli aspetti teorici e storici con la dimensione pratica. La consapevolezza dellessere cittadino infatti conquista della ragione, ma vissuta attraverso le passioni e le esperienze.

    Discorsi machiavelliani su politica e societAl via il primo ciclo di conferenze del Laboratorio di studi civili

    9

    Qui a fianco, la Landsgemeinde del semicantone Appenzello Interno. La Landsgemeinde (in tedesco comunit rurale) spesso eletta a simbolo del modello civico svizzero, basato sulla partecipazione. Nella foto sotto, il prof. Viroli.

  • Dagli algoritmi che sono alla base dei fiori frattali (come quelli nellimmagine di sfondo) alle simulazioni computazionali dellat-tivit cardiaca, dallaffidabilit dei software alle frontiere della crittografia. Sono tanti, poco conosciuti e molto rilevanti i campi di ricerca allinterno dellinformatica. Su molti di essi la Facolt di scienze informatiche dellUSI si concentra con successo da ormai 10 anni. Questa storia di copertina prova a metterli in scena, cogliendo loccasione del primo decennio della Facolt per ripercorrerne la nascita e levoluzione. Uno spunto per riflettere su una disciplina silenziosamente al centro della nostra vita, un modo per raccontare la forza di una Facolt centrale per lo sviluppo della Svizzera italiana e della sua universit.

    Molto pi che computer

    COVER STORY

  • SQUARE USI MAGAZINE I Quadrimestrale I Universit della Svizzera italiana I numero 15, 2014 I www.square.usi.ch 13

    Quattro princpi alla base di un modello formativo davanguardia

    La Facolt di scienze informatiche dellU-SI nasce da una scommessa: lobiettivo un po visionario del piccolo gruppo di colleghi che mi ha accompagnato nella sua fondazione era infatti quello di dare un autentico scossone alla tradizione. Avevamo in mente di innovare dalle radici il modo stesso di insegnare la disciplina. Sentivamo il bisogno di rispondere in modo nuovo e migliore alle esigenze del mercato del lavoro. Avevamo chiara la ne-cessit di portare alla luce la bellezza e le-leganza della disciplina, in modo da coin-volgere nuove generazioni di studenti. cos che nata lidea in controten-denza rispetto al mercato svizzero ed eu-ropeo di creare un nuovo percorso di studi, capace di superare un modello che ormai stava perdendo colpi, e soprattut-to studenti. Abbiamo quindi allestito un programma ispirato a un approccio inge-gneristico, fondato su quattro pilastri ai quali tengo molto. Il primo la teoria: le fondamenta teori-che della disciplina sono state gettate nel corso del ventesimo secolo (se non prima) e ci permettono tuttoggi di migliorare le capacit di calcolo e allo stesso tempo di vederne i limiti. Il fatto che gli studen-ti conoscano bene queste basi per noi essenziale. Il secondo la tecnologia: linformatica un settore in perpetua evoluzione, caratterizzato da rapidi e pro-fondi cambiamenti a livello tecnologico. quindi importante che gli studenti siano allenati a questo esercizio di dinamismo, acquisendo una totale famigliarit con gli ultimi ritrovati della tecnologia, imparan-do ad analizzarne i difetti e afferrando le esigenze alla base del cambiamento stes-

    so. Questi due principi sono strettamente legati, la teoria aiuta infatti a inventare nuove tecnologie, mentre le nuove tecno-logie generano la necessit di elaborare nuove teorie.

    Avevamo in mente di innovare dalle radici il modo stesso di insegnare la disciplina. Sentivamo il bisogno di rispondere in modo nuovo e migliore alle esigenze del mercato del lavoro. Avevamo chiara la necessit di portare alla luce la bellezza e leleganza della disciplina

    Il terzo pilastro del nostro sistema forma-tivo il cosiddetto Systems thinking ovve-ro il pensiero sistemico: linformatica per-mea oggi molti sistemi sociali, economici e persino politici, essendone diventata una componente essenziale. Gli studenti de-vono quindi sviluppare la capacit non solo di costruire un artefatto tecnologico intelligente e affidabile, ma anche quel-la di comprenderne la ragion dessere nellinsieme delle attivit del sistema. Il quarto e ultimo pilastro quello della comunicazione e del lavoro di squadra: i progetti nel campo tecnologico sono in-fatti interdisciplinari in modo intrinseco, richiedendo un grande lavoro di relazio-ne e di scambio tra i diversi membri della squadra, spesso provenienti da discipline piuttosto diverse. Il successo dei progetti

    dipende spesso proprio dalle capacit di comunicazione dei singoli e per questo fondamentale che i nostri studenti sappia-no farlo nel modo pi efficace possibile. Al fine di mettere in pratica concretamen-te questi quattro principi abbiamo ideato il concetto di atelier: ogni semestre, tutti gli studenti sono tenuti ad affrontare un progetto reale, gestito in team, con un ap-proccio sistemico e una messa in discus-sione delle tecnologie pi allavanguardia. Listituzione di un atelier impostato in questo modo costituisce la vera innova-zione apportata dal nostro progetto for-mativo allinsegnamento dellinformatica; uninnovazione amata dagli studenti e apprezzata dalla comunit scientifica in-ternazionale, che lha premiata con due tra i pi importanti riconoscimenti nel settore: lACM SIGSOFT Influential Edu-cator Award nel 2012 e lIEEE CS TCSE Distinguished Education Award nel 2013.

    Mehdi Jazayeri, Decano fondatore della Facolt di scienze informatiche

  • Da Lugano a Cupertino Marco Primi, laureato dellUSI rubato da Apple

    Facebook, Google, IBM, Microsoft: sono alcune fra le aziende di punta del settore informatico internazionale alla ricerca di giovani talenti che hanno visitato la Fa-colt di scienze informatiche dellUSI, un ateneo a cui si riconoscono sempre pi i meriti dellapproccio formativo incentra-to sullo studente e sulla portata interna-zionale delle competenze che si acquisi-scono nei suoi programmi di studio. Ora la volta di Apple, dove Marco Primi ha trovato una prestigiosa collocazione al termine del suo percorso di formazione accademica allUSI.

    Marco, partiamo dal presente. Quale ruolo occupi nellazienda fondata da Steve Jobs e come sei arrivato negli Stati Uniti? Lavoro nel settore delle mappe in-terattive, dove dirigo un piccolo gruppo di ingegneri e sviluppatori che si occupa di infrastruttura del sistema, con partico-lare attenzione a prestazioni e affidabilit. Il mio gruppo interagisce molto con la di-visione che sviluppa il sistema operativo mobile iOS. Tutto iniziato durante i miei studi allUSI: Apple si interessata ad al-cuni progetti a cui avevo lavorato come parte del mio programma di Master e mi ha offerto uno stage estivo di tre mesi; alla fine dello stage, nel gennaio 2011, la socie-t mi ha proposto una posizione a tempo pieno: ho interrotto il dottorato che ave-vo iniziato, sempre allUSI, e sono partito per Cupertino, in California.

    Perch hai scelto di intraprendere gli studi accademici in informatica, e perch proprio allUSI? Sono sempre stato affa-scinato dai computer, hanno qualcosa che

    mi ricorda la magia, perch puoi insegna-re a un oggetto inanimato a fare qualcosa che rende la vita pi semplice, ad esempio comunicare con qualcuno dallaltra parte del globo come se fosse qui con te. Inol-tre, linformatica permette di esprimere la propria creativit, aspetto non trascu-rabile, specie nellambito lavorativo in cui opero.

    Apple si interessata ad alcuni progetti a cui avevo lavorato come parte del mio programma di Master e mi ha offerto uno stage estivo di tre mesi; alla fine dello stage, nel gennaio 2011, la societ mi ha proposto una posizione a tempo pieno

    Ho scelto lUSI gi a partire dal Bachelor perch ha un approccio molto moderno nei suoi percorsi formativi, molto orien-tato anche alla pratica grazie alla buona consuetudine di far realizzare e presenta-re progetti di gruppo. Oltre alle compe-tenze informatiche, questa impostazio-ne permette di sviluppare le cosiddette soft skills, capacit fondamentali per un professionista. Infine, mi piaceva lo-rientamento internazionale dellateneo e il fatto che i corsi fossero tutti impartiti in inglese, lingua assolutamente indispensa-bile per poter operare nel mondo dellin-formatica.

    Quali qualit servono per lavorare nel mondo dellinformatica?

    Oltre alle competenze tecniche penso che sia molto importante saper comunicare, parlare e lavorare in squadra con altre persone, ovvero possedere quelle soft skills di cui parlavo. Unaltra qualit che secondo me serve la passione per linfor-matica, per voler fare le cose bene e cu-rare i dettagli, senza accontentarsi sempli-cemente di mettere qualcosa insieme e poi dimenticarsene. Credo sia bello voler costruire qualcosa di stabile, di solido, che nel futuro pu essere esteso, pu essere cambiato, pu essere riconfigurato.

    Lintervista integrale a Marco Primi scaricabile al seguente link: http://ten.inf.usi.ch/info/careers; o sul profilo YouTube dellUSI: http://www.youtube.com/user/USIUniversity

  • SQUARE USI MAGAZINE I Quadrimestrale I Universit della Svizzera italiana I numero 15, 2014 I www.square.usi.ch

    A 10 anni esatti dallinizio dei corsi del-la nostra Facolt, tengo a condividere un episodio accaduto lanno scorso, a mio parere significativo di quello che siamo e di quello che stiamo facendo. Si tratta di una cena in un piccolo ristorante di San Francisco, a due passi dalla Silicon Val-ley, alla quale hanno preso parte diverse persone le cui storie sono intrecciate al Ticino e alla nostra universit. A parte il sottoscritto, erano presenti i professori Carzaniga e Jazayeri (tutti e due co-fon-datori della Facolt) e diversi alumni che hanno trovato posizioni professionali di prestigio: Marco Primi alla Apple, Cyrus Hall in una start-up della Silicon Valley chiamata Twitch (recentemente acquista-ta da Amazon per un miliardo di dollari), Lile Hattori alla Microsoft a Redmond, Romain Robbes e Alberto Bacchelli, pro-fessori il primo a Santiago in Cile, laltro a Delft in Olanda. Oltre a loro erano con noi anche altri commensali che, dopo aver studiato allUSI, sono ora diventati ricer-catori attivi a livello internazionale: Mir-cea Lungu allUniversit di Berna, Ales-sandra Gorla allUniversit del Saarland, Anja Guzzi allUniversit di Delft, Alessio Gambi allUniversit di Vienna, Domeni-co Bianculli allUniversit del Lussembur-go e Jochen Wuttke, dopo un paio di anni allUniversit di Washington (a Seattle), si adesso spostato a Google. Non secondario fare i nomi, perch lo spirito di fondo che ha animato la Facol-t fin dal suo inizio stato proprio quello di una condivisione personale e autentica della nostra passione per linformatica. Quella cena in California con i nostri di-plomati provenienti da e attivi in diversi

    paesi racconta proprio di questa forza dinamica e internazionale, che ci ha gui-dato fino a traguardi difficilmente imma-ginabili 10 anni fa.La nostra Facolt infatti ormai diventata una realt importante, allinterno dellU-SI, della vita economica della Svizzera italiana e del panorama scientifico inter-nazionale. I fondi di ricerca competitiva che la Facolt riesce ad attrarre ogni anno (47 milioni di CHF in 10 anni) sono in continua crescita e rappresentano nel loro insieme la colonna portante di tutta la ri-cerca competitiva prodotta allUSI. Lim-patto scientifico in alcuni campi tangi-bile a livello internazionale: per esempio, secondo il ranking della Microsoft Acade-mic Alliance la nostra Facolt, nel campo dellingegneria del software, figura tra le prime 20 al mondo e tra le prime 10 in Europa.

    Lo spirito di fondo che anima la Facolt quello di una condivi-sione personale e autentica della nostra passione, improntata alla qualit, con al centro lo studente e unottica internazionale

    Per quanto riguarda linsegnamento, fac-ciamo dei nostri studenti (che vengono da molte parti nel mondo) dei professionisti qualificati, la cui maggioranza purtrop-po trova lavoro allestero o nella Sviz-zera interna. La nostra speranza quella di creare nel tempo i presupposti per un nuovo tessuto professionale anche nella Svizzera italiana, fondato sullinnovazione

    e le start-up. Ci vuole tempo, ma vediamo gi adesso i primi risultati e in questo sen-so lapertura dellUSI alle scienze esatte stata saggia e visionaria.Il mio sogno pi grande, tuttavia, con-fidato gi agli inizi al primo presidente dellUSI Marco Baggiolini, quello di far diventare la nostra facolt una vera e pro-pria accademia dellinformatica, un posto unico e con un forte spirito di collegialit, dove tutto ruoti intorno al principio di qualit, per quel che riguarda sia la ricerca sia la didattica. LUSI fornisce un ambien-te ideale per raggiungere questobiettivo: ununiversit di dimensioni contenute, agile nelle scelte e popolata da persone che condividono questo spirito. Siamo de-terminati affinch questo spirito continui a guidarci.

    Unaccademia dellinformaticaMichele Lanza, Decano della Facolt di scienze informatiche

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    Qui sotto, il prof. Michele Lanza. Nella pagina a lato e in copertina al numero, unillustrazione di fiori frattali, creati grazie a specifici algoritmi matematici da Sara Ambrosini.

  • Nei suoi primi 10 anni di vita la Facolt di scienze informatiche dellUSI ha puntato fortemente sul settore della ricerca scien-tifica. Questa scelta, dettata dalla natura intrinseca della disciplina e dallintenzio-ne dellUniversit di aprirsi alle scienze dure, stata lungimirante e ha portato in poco tempo i suoi frutti. Con oltre una ventina di professori, la Facolt attual-mente il terzo polo svizzero nellinforma-tica dopo i due Politecnici federali, con una dimensione simile alle universit di Zurigo e Ginevra.

    Sono 70 mila le citazioni raggiunte (solo dal 2008) dai professori della Facolt allinterno della letteratura accademica scandagliata da googlescholar

    Indicativo del grande lavoro svolto in questo settore sono le 70mila citazioni raggiunte (solo dal 2008) dai professori della Facolt allinterno della letteratura accademica scandagliata da Google Scho-lar (http://scholar.google.ch/), un dato che esprime bene linfluenza e il ricono-scimento da parte della comunit scienti-fica internazionale. Un altro dato, meno considerato ma certamente utile a sottoli-neare lenergia scientifica della Facolt, quello dei circa 50 premi scientifici attri-buiti a ricercatori della Facolt dal 2004, o quello degli almeno 100 inviti a parte-cipare come relatori principali (keynote speaker) a conferenze scientifiche interna-zionali.

    Il fatto che la Facolt si sia saputa im-porre come polo accademico di primo piano si capisce bene anche guardando alla composizione stessa della Facolt: tra le universit di provenienza dei suoi 25 professori (10 ordinari, 10 associati, 4 assistenti e 1 aggregato) si contano alcu-ni tra i pi importanti centri di ricerca in informatica del mondo, che spaziano dai due politecnici federali di Losanna e Zuri-go ad alcune tre le pi rinomate universit americane tra le quali MIT, Stanford, Ber-keley, CMU, Brown, Colorado, California Institute of Technology, diverse in Europa come Glasgow, Bonn e Berlino, lIsra-el Institute of Technology e grandi certi di ricerca industriale come gli Hewlett-Packard Laboratories a Palo Alto e lIBM Research center di New York. La stessa ampia componente internazionale si pu riscontrare di riflesso nei quasi 100 dotto-randi che ogni anno sostengono le attivit di ricerca della Facolt e provengono da quasi 30 paesi nel mondo. Insieme, pro-fessori e ricercatori dal 2004 hanno lavo-

    Una Facolt fondata sulla ricerca:ecco tutti i numeri che ne spiegano il successo

    rato a pi di 200 progetti di ricerca finan-ziati su base competitiva, di cui 80 sono ancora in corso. La maggioranza di questi dottorandi, una volta conclusa la tesi, ha continuato la propria carriera in univer-sit di tutto il mondo, a testimonianza dellelevata qualit della formazione dot-torale offerta dallUSI in questo settore.Infine, un indicatore sostanziale di succes-so quello dei finanziamenti competitivi che i nostri professori e i ricercatori hanno saputo portare a casa, concorrendo con i propri colleghi sul piano nazionale e in-ternazionale per avere accesso alle risorse messe a disposizione dal Fondo nazionale e dallUnione Europea. Dal 2004, anno della fondazione, ai diversi istituti della Facolt sono stati assegnati quasi 50 mi-lioni di CHF, circa un quarto di quanto si sia assicurata complessivamente lUSI in-sieme allistituto affiliato IRB. Fra questi, si contano anche due prestigiosi grant del Consiglio europeo delle ricerche, desti-nati a ricercatori di punta che sviluppano progetti particolarmente innovativi.

    Benedetto Lepori, responsabile del Servizio ricerca USI e SUPSI

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    Levoluzione dei finanziamenti competitivi della Facolt di scienze informatiche negli ultimi 10 anni (in giallo, comprensivo dellIDSIA, in migliaia di CHF), in rapporto a quello delle altre Facolt e istituti.

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    Gli otto settori di ricerca della Facolt

    A sostegno delle informazioni nel mon-do.Si dice che nel XXI secolo linformazione sia il nuovo petrolio e la fiducia il nuovo oro. Effettivamente Google, Yahoo e Face-book sono diventate alcune delle aziende pi importanti al mondo, che con lacqui-sto di piccole start-up come Instagram o WhatsApp hanno potuto generare miliardi di dollari. Il loro valore si basa soprattutto sulle informazioni che queste aziende rie-scono a raccogliere, organizzare ed elabo-rare rispetto a milioni di persone in tutto il mondo: messaggi di chat, foto delle va-canze, interessi di ricerca o luoghi preferiti. Il trattamento delle informazioni su questa

    I corsi della Facolt di scienze informatiche iniziarono il 18 ottobre 2004 con 6 professori e 41 studenti. Da quel giorno stata fatta molta strada: 25 professori, 150 ricercatori, pi di 200 studenti da oltre 50 paesi animano giorno e notte il campus di Lugano, studian-do e lavorando a progetti di ricerca competitivi, finanziati a livello nazionale ed europeo dai complessivi 47 milioni di franchi ottenuti fino ad oggi. Ecco le otto aree nelle quali la Facolt si specializzata in questi anni, presentate durante la mostra interattiva allestita allUSI dal 16 al 18 ottobre 2014 per festeggiare insieme alla comunit i primi 10 anni della Facolt: coordinato dal prof. Matthias Hauswirth, levento ha richiamato quasi 1100 persone tra famiglie, studenti delle scuole superiori, rappresentanti delle autorit e delleconomia e semplici curiosi.

    INFORMATION SYSTEMSscala una sfida enorme: ogni minuto Go-ogle riceve oltre 4 milioni di query di ricer-ca e per ciascuna di queste ricerche trova una risposta tra miliardi di pagine Web in millisecondi; ogni ora, gli utenti di You-Tube caricano pi di 8 mesi di video; ogni giorno gli utenti di Facebook caricano oltre 350 milioni di foto. La ricerca nel campo dellInformation Systems si occupa di tutto questo, aiutando le aziende a gestire enor-mi database in modo efficiente, efficace e sicuro. Sfide al centro del dibattito pubblico e non solo di quello tra gli addetti ai lavori.

    Usare i computer per simulare il mon-do, domandandosi cosa succederebbe se...?Le scienze computazionali, affiancando la teoria e la sperimentazione pratica, sono diventate oggigiorno il terzo pilastro della ricerca scientifica. Esse sono protagoniste in una grande variet di discipline, tra cui fisica, medicina, chimica, biologia, finanza, meteorologia, ingegneria e scienze sociali. I modelli matematici, combinati con algo-ritmi numerici e con la potenza di calcolo dei supercomputer di nuova generazione, offrono la possibilit di studiare problemi

    COMPUTATIONAL SCIENCEcomplessi di grande interesse scientifico. Problematiche reali difficilmente replica-bili in laboratorio e difficilmente risolvi-bili altrimenti vengono trasportate sullo schermo dei computer per essere imple-mentate e risolte dai calcolatori, offrendo nuove e interessanti prospettive. Le scienze computazionali forniscono cos, in sostan-za, un immenso laboratorio virtuale che ci permette di studiare ci che ci circonda co-gliendo le infinite sfaccettature del mondo: qui a lato, per esempio, una simulazione delle fasi del battito cardiaco.

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    Aiutare i computer a pensare come esseri umani. Questo campo di studi cambier il mondo pi radicalmente di ogni altra cosa. La ricerca nel campo degli Intelligent Sy-stems, ovvero dellintelligenza artificiale, un settore a fortissimo tasso di innova-zione, basti pensare al fatto che i migliori scienziati del futuro potrebbero essere pro-prio delle macchine. Presto infatti un har-dware potr elaborare dati e informazioni pi velocemente del nostro cervello, e non solo: potr risolvere problemi complessi, imparare dalla propria esperienza, supera-re lefficienza dellessere umano in diverse attivit e raggiungere anche un discreto livello di creativit. In parte questo avvie-ne gi, grazie alle ricerche condotte presso lIDSIA: dal 1989 lavoriamo a reti neu-rali artificiali, ispirate al cervello umano,

    INTELLIGENT SYSTEMSin grado di imparare in modo adattativo compiti complessi. Gli attuali sviluppi po-trebbero presto portare alla fine della storia come noi la conosciamo e non un caso che tutte le maggiori aziende IT del mondo (da Apple a Google) siano costantemente alla ricerca di esperti e di talenti in Intelligenza artificiale e Machine Learning: i motori di ricerca utilizzano le competenze in questi settori per migliorare la pertinenza delle risposte, i programmi di posta elettronica le usano per filtrare lo spam, le banche per prevedere tassi di cambio e tenere monito-rati i mercati azionari, i medici se ne servo-no per riconoscere i tumori, i robot li usano per localizzare se stessi e gli ostacoli sul loro cammino. E sono solo alcuni esempi. Qui a lato, liCub Robot, uno dei protagonisti delle ricerche dellIDSIA.

    Creare linguaggi per gli uomini, per rac-contare ai computer che cosa fare e come.Esattamente come un linguaggio naturale, per esempio litaliano o linglese, un lin-guaggio di programmazione tipo C o Java permette a un essere umano di esprimere i propri desideri. A differenza di un linguag-gio naturale, un linguaggio di program-mazione tuttavia completamente privo di ambiguit, consentendo a un computer stupido di capire inequivocabilmente la situazione e soddisfare in questo modo i desideri dellutente.I programmi per computer sono grandi: mentre per un libro di Harry Potter posso-no bastare circa 9500 righe di testo, il siste-

    PROGRAMMING LANGUAGESma operativo del vostro computer portatile pu consistere di 80000000 di righe di te-sto. Se per scrivere Harry Potter e il prigio-niero di Azkaban ci sono voluti 12 mesi, scrivere un sistema operativo pu occupa-re la vita di un ingegnere del software per 10000 anni, oppure 10 anni di quella di 1000 ingegneri del software. La ricerca nel settore del Programming Languages studia come creare questo genere di linguaggi nel modo migliore, consentendo a chi conosce la lingua (cio i programmatori) di scrivere limmensa mole di codice necessario senza fare troppi errori, facendo in modo che il ri-sultato finale (cio il programma) funzioni in modo efficiente.

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    Creare metodi e strumenti per la costru-zione di grandi sistemi informatici.Il software ovunque: consente, supporta e gestisce quasi tutto quello che facciamo. La produzione di energia e la sua consegna si basano su questo genere di programmi; i trasporti, il turismo e la logistica sono guidati da software di varia natura; le tele-comunicazioni e il settore finanziario cesse-rebbero di operare se i molteplici program-mi informatici che li regolano dovessero fermarsi.Date le dimensioni e la complessit dei si-stemi software moderni, il modo migliore per garantirne qualit e affidabilit di progettare software estremamente affidabi-li, privi di difetti. Per farlo lingegneria del software offre un approccio rigoroso e si-stematico per lanalisi, la progettazione, la

    SOFTWARE ENGINEERINGvalutazione, limplementazione, il testing, la gestione e la manutenzione del software. A differenza di altre discipline ingegneristi-che, quella del software si caratterizza per il costo nullo della sua produzione: una volta che il software pronto, pu essere copiato e consegnato ai propri utenti gratuitamen-te. In questo modo la maggior parte dello sforzo di ingegneria pu essere dedicato a migliorare la qualit del software stesso, attraverso il controllo e la gestione di pro-getti di sviluppo, per assicurarsi che esso sia costruito in tempo, entro il budget e con le specifiche previste.

    Creare i presupposti per far funzionare unapplicazione.Limmagine comune dellinformatica quella del personal computer e magari del-lo smartphone. unimmagine un po ri-duttiva, dato che i sistemi informatici sono ovunque e hanno forme e ruoli diversissi-mi. Ci sono decine di calcolatori in unau-tomobile (centinaia nei modelli di punta) che eseguono programmi di centinaia di migliaia di linee di codice. Aziende piccole e grandi si reggono su centri di elaborazio-ne dati e software di enorme complessit. Alcuni di questi centri di elaborazione han-no potenze di calcolo e di memorizzazione tali da richiedere decine di megawatt di

    COMPUTER SYSTEMSelettricit, pi della met dellenergia pro-dotta dalla maggiore centrale idroelettrica in Ticino. Si pu quindi affermare come linformatica sia fatta da sistemi. Sistemi di calcolo, di controllo, di gestione. Sistemi che integrano hardware, software e reti di comunicazione allinterno di altri sistemi complessi, dai controlli di una lavatrice al software in una televisione, dallavionica al software di produzione industriale. Un esempio chiaro richiamato qui a fianco: il sistema alla base del corretto funzionamen-to degli ABS.

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    Alla ricerca di quello che pu essere calcolato e di come calcolarlo.In che modo i computer o gli esseri umani risolvono i problemi? Come possono far-lo velocemente, nonostante il numero di dati sempre crescente? Una sequenza ben definita di passi che mirano a risolvere un problema chiamata algoritmo e lo studio sistematico degli algoritmi uno dei temi principali dellinformatica. Immaginiamo di avere un terrazzo rettangolare e di esse-re alla ricerca della piastrella quadrata pi grande che ti permetta di ricoprire esatta-mente la superficie disponibile con il mino-re scarto: qual il modo migliore e pi velo-ce per farlo? La risposta la diede Euclide (a lato raffigurato in un affresco di Raffaello) pi di 2000 anni fa e il suo metodo per tro-vare il massimo comun divisore uno dei

    THEORY AND ALGORITHMSpi antichi algoritmi conosciuti. Nella vita di tutti i giorni, come pu il nostro GPS calcolare il percorso migliore per portarci a destinazione? Un moderno algoritmo chia-mato cammino minimo potrebbe essere silenziosamente al lavoro. In poche parole un algoritmo ci che si trova dietro a tut-to ci che un computer pu fare. La ricerca nel campo degli algoritmi cerca di trovare il modo migliore e pi veloce per risolvere un problema. Pu occuparsi anche della ri-cerca di problemi per i quali non esiste un metodo veloce di risoluzione. Questultimi ci permettono di elaborare schemi di cifra-tura difficili da decifrare, consentendone la crittografia. La suddivisione dei problemi in categorie a seconda della loro difficolt computazionale (durezza) un argomento centrale nella teoria della computazione.

    Aiutare i computer a guardare e capire la realt, creando mondi virtuali.Film di animazione fatti al computer, gio-chi interattivi e i Google Glasses sarebbero tutti impensabili se non esistessero gli algo-ritmi e i concetti sviluppati nel campo del Geometric and Visual Computing.La vista il senso pi importante per gli es-seri umani, specialmente quando si tratta di navigare e interagire nel mondo reale. Con i nostri occhi osserviamo ci che ci circonda in una qualit superiore allHD e il nostro cervello filtra e interpreta i dati che riceve allo scopo di riconoscere oggetti, visi e mo-vimenti. La ricerca del Visual Computing aiuta i computer a vedere e capire il mondo

    GEOMETRIC AND VISUAL COMPUTINGin un modo simile, tramite la costruzione di avanzati occhi sintetici e lo sviluppo di menti artificiali. Lalta qualit della nostra vista anche la ragione per la quale gli es-seri umani sono molto bravi a individuare lievi imperfezioni nelle immagini generate dai computer. Qualcosa di cos piccolo come la mancanza di un riflesso su di un dente potrebbe essere sufficiente per capire che limmagine in realt stata creata artificial-mente. La ricerca nel campo del Geometric Computing motivata dallobiettivo di cre-are e gestire mondi virtuali e trasformare questultimi in immagini pi realistiche possibile, vincendo cos la distinzione tra il mondo virtuale e quello reale.

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    La centralit delluomo nellingegneria del softwareAlberto Bacchelli, PhD allUSI e ora professore a Delft

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    LUniversit Tecnica di Delft (TU Delft) la pi grande e antica universit tecnica pubblica dei Paesi Bassi. Conta otto Fa-colt, pi di 19000 studenti e 3300 ricer-catori e annovera tra le sue fila tre premi Nobel. Alberto Bacchelli, dopo una lau-rea a Bologna e un dottorato allUSI, stato nominato professore assistente in Software Engineering presso questa pre-stigiosa realt. Gli abbiamo chiesto cosa lo affascini nei linguaggi di programma-zione e cosa abbia rappresentato lUSI per la sua carriera.

    Prof. Bacchelli, come arrivato allUSI? Durante il Master in Computer Science allUniversit di Bologna ho svolto nove mesi in Erasmus allUniversit libre de Bruxelles, dove ho seguito, tra gli altri, il corso di Software Engineering. Questo corso mi ha portato a scoprire il linguag-gio di programmazione Smalltalk. In se-guito ho deciso di partecipare alla 15th International Smalltalk Joint Conference 2007, organizzata proprio a Lugano da ESUG (European Smalltalk User Group). In tale occasione ho conosciuto il profes-sor Michele Lanza e anche il suo gruppo di ricerca REVEAL, rimanendo affascina-to dalla loro ricerca e dal loro approccio al lavoro di gruppo. Terminato il Master ho accettato unofferta di lavoro a CINE-CA, il centro di calcolo pi grande dI-talia, come programmatore. allora che ho realizzato quanto il lavoro quotidiano dei programmatori sia difficile a causa di strumenti e metodologie di sviluppo sof-tware che non sono perfettamente in gra-do di gestire sistemi software sempre pi complessi. Ho capito quindi limportanza

    della ricerca condotta dal prof. Lanza e ho deciso di iniziare il dottorato allUSI.

    Che cos Miler? Una delle prime cose che ho imparato facendo ricerca allUSI sotto la supervisione del prof. Lanza stata che la maggior parte dei problemi di ingegneria del software non sono di na-tura tecnica, ma di natura umana. Se un progetto software fallisce non per colpa della scelta del linguaggio di programma-zione, bens spesso per problemi di comu-nicazione, organizzazione e visione delle persone coinvolte sul progetto. La mia tesi di dottorato basata proprio sulla-spetto umano della programmazione. Per la mia ricerca ho sviluppato un set di stru-menti, chiamato Miler, che permette di analizzare la comunicazione in linguaggio naturale che avviene tra gli sviluppatori (per esempio, tramite lo scambio di email) e di utilizzarlo per guidare gli sforzi nello sviluppo di software. Ad esempio, Miler in grado di aiutare un nuovo sviluppa-tore a capire perch una certa parte di un programma stata costruita in un certo modo, o a essere informarlo su quali parti del sistema potrebbero essere pi fragili, in modo che vengano analizzate pi accu-ratamente.

    Come vede lUSI come trampolino di lancio, e pi in generale le scienze in-formatiche come settore, per la carriera accademica? LUSI stata fondamentale nella mia carriera accademica. Le ridot-te dimensioni delluniversit non hanno impedito di formare un eccezionale grup-po di professori che sono tra i maggiori esperti mondiali nei rispettivi settori.

    Avere la possibilit di lavorare con esper-ti di questo livello una caratteristica essenziale per la carriera accademica. I professori hanno un carico ragionevole di insegnamento e lorganizzazione logistica dellUSI funziona molto bene, per cui gli studenti di dottorato hanno la possibilit di concentrarsi sulla propria ricerca e di essere seguiti adeguatamente, una ric-chezza che lUSI offre e che trovo inesti-mabile. In generale, credo che le scienze informatiche siano un ottimo settore per gli studi superiori. Infatti, un dottorato in informatica offre ottimi sbocchi non solo accademici, ma anche nellindustria e in centri di ricerca privati. Per esempio, tutti gli altri membri del gruppo REVEAL del prof. Lanza sono attualmente impiegati in importanti posizioni in ditte internaziona-li o hanno continuato con successo nella carriera accademica.

    Il prof. Alberto Bacchelli, alumno dellUSI

  • FATTI

  • Accademia: cinque nuovi incontri tra Cile, Svizzera e Cina

    Il dialogo pubblico sul dibattito architet-tonico contemporaneo prosegue allAcca-demia di architettura anche per tutto la.a. 2014/15. Cinque incontri con architetti militanti che, con la loro ricerca, indaga-no differenti modalit di interpretazione delle condizioni odierne dellabitare. Larchitetto basilese Roger Diener (Basi-lea, 1950), a Mendrisio il 9 ottobre 2014, con il suo studio sviluppa sistematicamen-te importanti progetti a scala urbana, di riuso del patrimonio edilizio e architet-tonico e di ampliamento di edifici storici, come il notevole esempio della ristrut-turazione del Museo di Storia Naturale dellHumboldt Universitt di Berlino. Alla base dellapproccio progettuale di Diener la radicata consapevolezza dei valori che nei secoli hanno sorretto la costruzione della citt europea, della sua continuit morfologica e della sua com-plessit in termini di stratificazione cul-turale.Pia Durisch (Lugano, 1964) e Aldo Nolli (Milano, 1959) parleranno dei loro pro-getti la sera del 23 ottobre 2014. Con un approccio indipendente da certo regiona-lismo, si sono fatti interpreti, negli anni, di un costante confronto con larchitettura contemporanea svizzera ed europea; basti ricordare alcuni interventi sul territorio ticinese come il m.a.x.Museo e lo Spazio Officina a Chiasso e il Centro di Forma-zione Professionale SSIC a Gordola. Lo studio Made in stato fondato a Gi-nevra nel 2003 da Franois Charbonnet (Ginevra, 1972) insieme a Patrick Heiz (Nyon, 1973) e della loro esperienza ci racconteranno il 12 marzo 2015. Abili interpreti dei processi di comprensione

    della condizione contemporanea, il loro lavoro si pone in maniera critica rispetto ai processi di normalizzazione che rego-lano le consuetudini nella costruzione dellambiente per luomo. Questo atteg-giamento neo-radicale si inscrive a pieno titolo nella ricerca per lindividuazione di nuovi valori su cui fondare le premesse al progetto di architettura in un mondo globalizzante.

    Limportante architetto cinese Li Xiaodong dimostra con il suo operato che ogni progetto pu aggiungere in maniera edificante carattere di spiritualit al proprio contesto e che il processo ideativo in architettura deve essere teso a catturare lessenza spirituale dei luoghi

    La coppia di architetti cileni Mauricio Pezo (Angol, 1973) e Sofia von Ellri-chshausen (Bariloche, 1976) raggiunge-ranno Mendrisio il 23 aprile 2015. Hanno lavorato prevalentemente a progetti di abitazioni unifamiliari, costruzioni com-patte e monolitiche con inedite rifles-sioni su consuete tipologie, con patio o articolate attorno a cortili. Le loro opere esplorano configurazioni geometriche di base e di immagini archetipiche, introdu-cendo nel rapporto tra interno ed esterno elementi di imprevedibilit e di mistero e rivelando interessi la cui portata supera

    larchitettura, spingendoli ad esplorare gli ambiti pi effimeri dellinstallazione arti-stica.Con Li Xiaodong (Pechino, 1963) il 7 maggio 2015 si chiude la rassegna. Lim-portante architetto cinese dimostra con il suo operato che ogni progetto pu ag-giungere in maniera edificante carattere di spiritualit al proprio contesto e che il processo ideativo in architettura deve essere teso a catturare lessenza spirituale dei luoghi, deve riflettere ed esprimere in modo olistico un equilibrio generale tra programma, qualit estetiche, questioni di ordine tettonico e precisione nella defini-zione dei dettagli costruttivi.

    17SQUARE USI MAGAZINE I Quadrimestrale I Universit della Svizzera italiana I numero 15, 2014 I www.square.usi.ch

    Nella pagina accanto, la Liyuan Library, nel distretto di Pechino in Cina, architetto Li Xiaodong. Qui sotto, il Mine Pavillion a Denver negli USA, architetti Mauri-cio Pezo e Sofia von Herrlichshausen. Per altre informazioni sul ciclo Lezioni di architettura: www.arc.usi.ch

    Marco Della Torre, Accademia di architettura

  • A lato, unillustrazione del canto XXXI del Paradiso, a opera di Gustave Dor (1832-1883). Come tutti gli appuntamenti precedenti (Inferno e Purgatorio), anche quelli di questa stagione sono stati registrati e sono disponibili sulla piattaforma iTunes U.Per accedere alla collezione da dispositivo mobileoccorre prima scaricare lapplicazione iTunes U (periPhone e iPad lapplicazione disponibile gratuita-mente sullAppStore); su computer (Mac e Windows) occorre disporre del programma iTunes(http://www.apple.com/it/itunes/). Una volta che siha iTunes U o iTunes, basta cercare Lecturae Dantisnel catalogo e scaricare i video firmati USI.

    Nel secondo canto del Paradiso Dante avverte i lettori che non sar affatto fa-cile seguire la sua poesia che cantando varca per entrare nei pi alti misteri di-vini, come un legno (una nave) che si avventura in unacqua che gi mai non si corse. Dopo la discesa aglinferi e la-scesa del monte di salvezza, la terza can-tica si presenta in effetti come il percorso pi difficile, pi astratto rispetto alle pene infernali e agli affetti che animano il Pur-gatorio. La sfida del nuovo ciclo di letture dante-sche a cura dellIstituto di studi italiani dellUSI mostrare allora che anche il Paradiso una cantica affascinante, anzi la pi affascinante, perch in essa Dan-te propone lelevazione della propria e di tutte le vicende umane verso il pieno compimento, verso il significato ultimo che, come un nodo, stringe e ricapitola il cammin di nostra vita, costituendo di

    tutti i nostri prima unico poi, come ha scritto Giovanni Giudici in un bellissimo verso del suo Paradiso.Lappuntamento ogni mercoled alle 18.00 presso lauditorio del campus di Lugano, fino al 17 dicembre: docen-ti dellIstituto di studi italiani e relatori ospiti approfondiranno alcuni canti fon-damentali del Paradiso dantesco, sulle tracce del pellegrino che giunto allet-terno dal tempo, accolto da immagini di luce sempre pi pure e trasparenti e dalla gloria delle anime beate. I temi portanti seguiranno la manife-stazione dei doni di Paradiso: la luce, larmonia, la beatitudine, lanelito di co-noscenza della mente umana che, avvici-nandosi al mistero divino, incontra anche il proprio limite.

    La sfida dellISI mostrare che anche il Paradiso una cantica affascinante, anzi la pi affascinante

    La musica, che il 17 settembre ha aper-to gli incontri grazie al musicologo Pedro Memelsdorff (direttore della Schola Can-torum Basiliensis e dei Seminari di musica antica della Fondazione Cini di Venezia), sar protagonista anche della chiusura della serie: la lectura conclusiva consister infatti nellesecuzione polifonica dellulti-mo canto della Commedia, in prima mon-diale, ad opera del gruppo A Ricuccata di Cervioni (Corsica).Ha scritto Osip Mandeltam che per ap-profondire la conoscenza del testo dan-

    Ali e scarponi per ascendere al Paradiso Tornano le letture pubbliche della Commedia di Dante Alighieri

    FATTI

    tesco occorre munirsi dun paio di indi-struttibili scarponi bene chiodati.

    Lappuntamento ogni mercoled alle 18.00 presso lauditorio del campus di Lugano, fino al 17 dicembre

    Accompagnandoci in Paradiso, lIstituto di studi italiani ci far dono anche di un paio di solide ali, affinch il nostro volo verso la conclusione del poema non sia folle come quello di Ulisse, ma consa-pevole e pronto ad ascendere fino a in-contrare lamor che move il sole e laltre stelle.

  • Seppure le attivit agonistiche, similmen-te a quelle artistiche, siano sempre pi riconosciute quali attivit professionali a pieno titolo, nello sport di competizione, al contrario delle arti, il fattore anagrafico gioca un ruolo significante. In altre paro-le, il dopo va tutelato per tempo e in modo mirato.

    Un binomio con origini antiche: il filosofo Platone era anche un pugile di tutto rispetto

    Gi prima dellintroduzione del program-ma il nostro ateneo aveva visto passare sui propri banchi alcuni sportivi in carriera, fra cui due personaggi molto popolari a sud delle Alpi e in Svizzera: il calciatore Mauro Lustrinelli, gi attaccante della Nazionale svizzera, il gi nazionale sviz-zero di hockey Andreas Hnni (HCL e SC Bern) e lattaccante dellAmbr Piotta Paolo Duca, che ha testimoniato in pri-ma persona durante la presentazione del programma SPORT dlite dellUSI della difficolt nel conciliare i due percorsi. Per lanno accademico in corso, sui 15 stu-denti-atleti ammessi al programma, nove sono iscritti a scienze economiche, cinque a Scienze della comunicazione e uno a Scienze informatiche. Si tratta di atleti di diverse discipline: quattro nuotatori del Centro nazionale di Tenero, tre giocato-ri di hockey, due calciatori, due studenti attivi nei concorsi di equitazione, un gol-fista, una professionista di mountain bike, una giocatrice di hockey su prato e una cestista.

    19SQUARE USI MAGAZINE I Quadrimestrale I Universit della Svizzera italiana I numero 15, 2014 I www.square.usi.ch

    Lanno scorso erano in 6, mentre questan-no sono ben 15. Stiamo parlando del nu-mero di studenti ammessi al programma SPORT dlite dellUSI. Lanciato a inizio 2013, il programma permette agli studenti che ottengono lo statuto di sportivo dli-te di pianificare i propri studi in manie-ra flessibile, per riuscire a coniugare gli obiettivi accademici e quelli sportivi, po-nendo cos le migliori basi per il proprio avvenire post-carriera agonistica. LUSI stata la prima universit in Svizzera a co-struire un tale programma in modo cos strutturato, con un responsabile, un coor-dinatore e figure specifiche di riferimento in seno alle Facolt. In Svizzera, rispetto ad altri paesi euro-pei, i programmi volti ad agevolare le at-tivit sportive dei giovani studenti sono relativamente nuovi. Pensiamo soltanto che sul piano legislativo la relativa nor-mativa (Legge federale sulla promozione dello sport e dellattivit fisica) risale al 17 giugno 2011, allorch in Germania, per fare un esempio a noi vicino, simili programmi furono introdotti gi a partire dalla fine degli anni 90 del secolo scorso. Sebbene la Confederazione non sia stata pioniera, oggi le istituzioni hanno capito che lo sport non pi un settore dattivit riservato agli amatori oppure ai pochi pri-vilegiati che se lo possono permettere. Ne riprova una recente decisione del Consi-glio nazionale, che ha incaricato il Gover-no di preparare un rapporto su possibili provvedimenti per aiutare maggiormente gli atleti di punta svizzeri. Si sta infatti capendo che per ottenere risultati a livello internazionale necessa-rio investire in modo concreto sui talenti.

    Sportivi dlite allUSI, la squadra singrandisce

    Sport ad alto livello e carriera accademi-ca sono un binomio con radici antiche: gi il filosofo Platone, il fondatore stesso dellAccademia, era un pugile di tutto ri-spetto. Sembra che con il tempo questo le-game si sia purtroppo allentato, portando molti giovani alla scelta dolorosa di dover abbandonare lo sport in nome degli studi. Il costo delloptare per una carriera spor-tiva diventa infatti troppo alto se, in nome delle competizioni, si costretti a rinun-ciare a carriere di qualit. Strumenti che permettono di coltivare entrambi i fronti sono quindi preziosi, nonch una vera e propria assicurazione sul futuro dei giova-ni sportivi dlite svizzeri.

    Le regole per aderire al programma sono severe: lo studente-atleta di uno sport di squadra deve essere at-tivo nella rosa principale e a livello nazionale; per le di-scipline individuali deve rientrare nei quadri nazionali. Le agevolazioni concesse, come il dilazionamento dei corsi su pi semestri, rientrano in un programma di studio individuale che va rispettato, pena lesclusione.Qui sotto, Paolo Duca (foto: Massimo Pedrazzini).

  • Essere in rete, essere connessi, sta-bilire contatti sono espressioni ormai entrate nel vocabolario comune nelle-ra dei cosiddetti social network. In rete e connessi lo siamo, per, sempre stati: nodi di reti familiari, di amicizia, di af-fari, ecc. Basti pensare, al riguardo, che uno dei pi famosi studi di social network analysis spiega la nascita dello Stato dei Medici nella Firenze rinascimentale sulla base delle relazioni matrimoniali, econo-miche, di amicizia e politiche esistenti tra le principali famiglie dellepoca.

    Allacciare relazioni con organiz-zazioni simili per il perseguimen-to di obiettivi comuni (che singolarmente non si sarebbe in grado di raggiungere) si rivelato di cruciale importanza per il successo di organizzazioni sia pubbliche sia private

    Da tempo, poi, in rete sono anche le orga-nizzazioni di cui siamo parte, tanto nella vita privata quanto in quella professiona-le. Allacciare relazioni con organizzazioni simili per il perseguimento di obiettivi comuni (che singolarmente non si sareb-be in grado di raggiungere) si , infatti, rivelato di cruciale importanza per il suc-cesso di organizzazioni sia pubbliche sia private.Proprio il tema delle reti e forme di col-laborazione tra organizzazioni pubbliche e private stato al centro dellultimo Transatlantic Dialogue (10TAD), ospitato

    dallUniversit della Svizzera italiana dal 5 al 7 giugno scorsi. Promosso congiun-tamente dallo European Group of Public Administration (EGPA) e dallAmerican Society of Public Administration (ASPA) con lobiettivo di favorire il confronto tra studiosi europei e americani, il 10TAD stato per tre giorni loccasione per riflet-tere tanto sullimportanza dei network pubblico-privato-no profit quanto e so-prattutto sulla necessit di sviluppare strumenti gestionali e manageriali per ga-rantirne il corretto funzionamento.

    Limportanza del cosiddetto manager delle reti, capace di gestire tanto strumenti e relazioni formali tra le organizzazioni della rete, quanto strumenti e relazioni informali tra le persone che costituiscono la rete

    In linea con gli obiettivi dellArea di ma-nagement pubblico e sanitario del Centre for Organisational Research (CorE) e dellIstituto di economia politica (IdEP) dellUSI, il convegno si infatti concen-trato su come gestire e governare reti nel settore pubblico, sanitario, sociale e cul-turale. Uno degli aspetti cruciali emersi stata limportanza del cosiddetto manager delle reti, capace di gestire tanto strumen-ti e relazioni formali tra le organizzazioni della rete quanto strumenti e relazioni in-formali tra le persone che costituiscono la rete. Gli studi indicano infatti che proprio gli aspetti soft del management delle

    Gestire e governare reti nel settore pubblicoIl Transatlantic Dialogue approdato a LuganoDaniela Cristofoli, Istituto di economia politica

    reti, come la gestione del linguaggio, delle similitudini e differenze culturali e cogni-tive tra i membri delle reti, risultano mol-to importanti per garantirne il successo. Il 10TAD ha portato allUSI e a Lugano circa 130 partecipanti provenienti da 20 diversi paesi, quasi la met dei quali dagli Stati Uniti dAmerica. Professori di alcu-ne delle principali universit europee quali la Erasmus University di Rotterdam, lUniversit di Leuven, lUniversit Boc-coni di Milano, la Said Business School in Oxford e americane tra cui Princeton, The City University of New York, il Vir-ginia Tech, la Stanford University, lUni-versit dellIndiana e quella del Texas hanno animato le aule dellUSI e per tre giorni hanno fatto della nostra Universit il cuore del dialogo transatlantico.

    FATTI

  • Dal 20 al 23 agosto 2014, il Prof. Mario Jametti e suoi colleghi dellIstituto di Economia Politica (IdEP) dellUSI hanno ospitato il 70 Congresso annuale dellIn-ternational Institute of Public Finance (IIPF). LIIPF lorganizzazione mondia-le degli economisti e ricercatori nel cam-po della finanza pubblica, con quasi 800 membri provenienti da 60 paesi. Il tema del congresso era Ridisegnare lo stato socia-le nel contesto di una societ che invecchia.

    Jrg Brechbhl (direttore dellUfficio federale delle assicurazioni sociali) ha illustrato la debolezza dei fondi pensione in Svizzera, alla luce della volatilit dei mercati e dei bassi tassi dinteresse. Per Brechbhl gli equilibri finanziari attuali posso-no tenere fino al 2030

    Levento, in termini prettamente quanti-tativi, stato il pi imponente congresso dellIIPF organizzato finora. Dal profilo del programma scientifico, coordinato dalla prof.ssa Kerstin Schneider (Univer-sit di Wuppertal) e dalla prof.ssa Moni-ka Btler (Universit di San Gallo), sono stati presentati e discussi 348 articoli di ricerca che hanno coperto tutti i campi di studio nella finanza pubblica. Il tutto stato coadiuvato da quattro sessioni ple-narie e da una tavola rotonda di discussio-ne che ha chiuso il convegno. Le sessioni plenarie sono state tenute dai professori Axel Brsch-Supan (Munich Centre for

    the Economics of Aging), Mariacristina De Nardi (University College London), Brigitte Madrian (Harvard University) e James Smith (Rand Corporation). La ta-vola rotonda conclusiva ha visto la par-tecipazione, tra gli altri, della prof.ssa Elsa Fornero (Universit di Torino ed ex ministro del lavoro in Italia) e di Jrg Brechbhl (direttore dellUfficio federale delle assicurazioni sociali). Questultimo, in particolare, ha illustrato la debolezza dei fondi pensione in Svizzera, alla luce della volatilit dei mercati e dei bassi tas-si dinteresse. Per Brechbhl gli equilibri finanziari attuali possono tenere fino al 2030, ma si impongono adeguamenti su cui in futuro dovranno pronunciarsi il Parlamento e il popolo svizzero. Il di-rettore dellUFAS ha citato, fra gli altri elementi di possibile riforma del sistema pensionistico svizzero, lequiparazione dellet pensionabile a 65 anni fra uomini e donne e la flessibilit nellintervallo 62-70 anni con adeguamento delle rendite.

    Secondo il prof. Jametti, rispetto allet di pensionabile, pi che un innalzamento, sarebbe auspicabile lintroduzione di norme volte alla flessibil

    Su questi temi si espresso anche il pro-fessor Jametti, spiegando che le finanze pubbliche dei paesi sviluppati preannun-ciano ristrettezze future che porteranno inevitabilmente a decisioni anche eco-nomiche: questo non significher tagli indiscriminati, bens misure puntuali o

    Un convegno internazionale allUSIper ridisegnare lo stato sociale

    una migliore distribuzione delle risorse a disposizione. Inoltre, sullet di pensiona-mento, pi che allinnalzamento dellet di pensionamento sarebbe auspicabile lintroduzione di unet flessibile. Infine, oltre allinterscambio accademico, i partecipanti hanno potuto approfitta-re di una serie di eventi sociali atti a far scoprire loro la nostra regione, fra i quali lescursione organizzata in collaborazione con AET La Via dellEnergia, che ha portato un centinaio di partecipanti in Valle Leventina per visitarne gli impianti idroelettrici. Il congresso non sarebbe stato possibile senza il sostegno della stessa AET, della Banca nazionale svizzera e del Fondo na-zionale svizzero per la ricerca scientifica.

    Jrg Brechbhl, direttore dellUfficio federale delle assicurazioni sociali.

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  • FATTI

    Ospedali: pi collaborazione anzich concorrenzaRicerca dellUSI sulla qualit delle cure premiata negli Stati Uniti

    Rapporti di collaborazione stretti tra di-versi enti ospedalieri possono produrre risultati molto positivi, tanto per i singo-li pazienti quanto per i sistemi sanitari nel loro complesso. quanto emerge da una ricerca condotta dal prof. Alessan-dro Lomi direttore del Social Network Analysis Center della Facolt di scienze economiche, premiata a Philadelphia nellambito dellultimo Acedemy of Ma-nagement Meeting. Co-autori della ri-cerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Medical Care, sono stati cinque giovani studiosi: Francesca Pallotti (USI), Daniele Mascia (Ospedale Gemelli, Roma), Duy Vu (Universit di Melbourne), Guido Co-naldi (University of Greenwich), e Theo-dore Iwashyna (Universit del Michigan, Department of internal medicine).Il team di ricerca esaminato le dinamiche di condivisione dei pazienti allinterno di una comunit di 35 ospedali italiani, al servizio di una popolazione di circa un milione e trecentomila persone. Lobietti-vo stato quello di testare se le relazio-ni tre le diverse organizzazioni coinvolte implicassero un maggiore o un minore livello qualitativo delle cure per i pazienti individuali. Per questo sono state rico-struite le sequenze temporali di 3461 casi di condivisione di un paziente da parte due o pi strutture ospedaliere, tra il 2005 e il 2008. I risultati sono stati chiari: grazie agli accordi esistenti tra le strutture coin-volte, grazie quindi ad un sistema collabo-rativo di gestione del paziente, si permette al paziente di accedere a prestazioni di cura migliori. In sostanza, un meccanismo decentra-lizzato di gestione delle cure da parte di

    pi organizzazioni sanitarie messe in rete, permette ai pazienti di accedere ad un trattamento progressivamente migliore e pi adatto alle proprie specifiche esigen-ze. Questi risultati indicano come la quali-t delle cure non derivi esclusivamente da un regime di concorrenza tra le strutture, bens anche dallesistenza di reti istituzio-nali grazie alle quali gli ospedali invece di contendersi il malato lo sappiano in-dirizzare verso le strutture realmente pi idonee alla gestione del singolo caso.

    Questi risultati indicano come la qualit delle cure non derivi esclusivamente da un regime di concorrenza tra le strutture, bens anche dallesistenza di reti istituzionali grazie alle quali gli ospedali invece di contendersi il malato lo sappiano indirizzare verso le strutture realmente pi idonee alla gestione del singolo caso

    Si tratta di conclusioni molto rilevanti per quanto concerne le decisioni di politica sanitaria. Secondo il prof. Lomi Nel cor-so degli ultimi anni i diversi servizi sani-tari nazionali sono stati caratterizzati da una profonda evoluzione normativa che ha mutato lambiente istituzionale in cui le aziende sanitarie svolgono le attivit di assistenza, favorendo comportamenti tesi sia alla collaborazione che alla com-petizione inter-organizzativa. I risultati del nostro studio mostrano come in que-

    sto equilibrio di co-opetizione, ovvero la simultanea cooperazione e rivalit tra strutture ospedaliere, sia molto importate sostenere i meccanismi volti alla coope-razione. In generale risultati empirci del nostro studio dimostrano infatti come il coordinamento relazionale tra gli ospeda-li possa essere associato a vantaggi tanto da parte dei pazienti quanto delle finanze pubbliche chiamate a sostenere i sistemi sanitari. Il lavoro stato recentemente pubblicato su Medical Care, la rivista uf-ficiale della divisione Medical Care della American Public Health Association.

  • SQUARE USI MAGAZINE I Quadrimestrale I Universit della Svizzera italiana I numero 15, 2014 I www.square.usi.ch

    Lanticorpo che neutralizzer i virus influenzali La scoperta dellIRB pubblicata su Nature

    Il nostro corpo potr generare rapida-mente anticorpi in grado di neutralizzare i virus influenzali. quanto emerge da uno studio pubblicato oggi su Nature, una delle pi importanti riviste scientifiche al mondo, e frutto di una collaborazione tra lIstituto di Ricerca in Biomedicina (IRB), affiliato allUniversit della Svizzera italia-na (USI), Humabs BioMed (Bellinzona), MedImmune (Gaithenburg, USA), che si occupa della ricerca nellambito dei farmaci biologici e fa parte della multina-zionale Astrazeneca e lIRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, con il sostegno del Consiglio Europeo della Ricerca, il Fondo nazionale svizzero, il National Institute of Health, lo Science Program Human Fron-tiers e la Fondazione Cariplo.Gli anticorpi sono il meccanismo di difesa primaria contro ogni tipo di infezione. La produzione di un anticorpo il risultato di un iniziale assemblaggio di pi segmen-ti di DNA presenti nel nostro genoma, se-guito da un complesso processo di matu-razione che basato sullintroduzione di mutazioni e sulla seguente selezione del-le migliori varianti anticorpali a pi alta affinit. Questi ultimi contengono fino a 20-40 mutazioni che si ritiene siano neces-sarie per il legame e leliminazione degli agenti patogeni.Il team di ricercatori, guidato dal prof. Lanzavecchia e da Davide Corti con lim-portante collaborazione della dottores-sa Elisa Vicenzi (IRCCS Ospedale San Raffaele), ha ricostruito lalbero genea-logico di un particolare tipo di anticorpi (solitamente definiti anticorpi neutra-lizzanti ad ampio spettro), in grado di neutralizzare diverse tipologie di virus

    influenzali. Questi anticorpi riconoscono sullemagglutinina un sito molto conser-vato, che si ritiene rappresenti il tallone di Achille del virus. Lo sviluppo di un vaccino influenzale universale in grado di indurre questa tipologia di anticorpi ad ampio spettro sarebbe naturalmente di rilevante interesse scientifico, oltre che di grande beneficio per la popolazione. Infine questi anticorpi possono essi stessi essere sviluppati come nuovi farmaci per la prevenzione o la cura dellinfluenza. Secondo Antonio Lanzavecchia, la sco-perta, nuova e inaspettata, che una singola mutazione somatica iniziale sufficiente per sviluppare un anticorpo in grado di legare con alta affinit e di con-seguenza di neutralizzare molto efficace-mente il virus, mentre le numerose ulte-riori mutazioni che vengono introdotte successivamente risultano essenzialmente essere ridondanti. Questi risultati ci fanno oggi capire che questi anticorpi possono essere generati in maniera estremamente rapida.

    Un vaccino influenzale universale in grado di indurre questa tipolo-gia di anticorpi ad ampio spettro sarebbe di rilevante interesse scientifico, oltre che di grande beneficio per la popolazione

    Abbiamo anche scoperto che ci sono numerosi precursori nel nostro corpo in grado di generare, con lintroduzione di una sola mutazione, potenti anticorpi

    neutralizzanti ad ampio spettro, ha conti-nuato il professore: con il giusto vaccino si potrebbero quindi generare alti livelli di anticorpi in grado di proteggerci da tutti i virus influenzali.Dallo studio emerso che questi anticor-pi richiedono un particolare segmento di DNA, chiamato VH1-69. Il VH1-69 esiste nella popolazione in due diverse varianti e solo una di esse pu dar luogo ad an-ticorpi neutralizzanti ad ampio spettro. Abbiamo scoperto che una minoranza di individui priva della giusta variante di VH1-69 non in grado di generare questi anticorpi, ha commentato Davide Corti. Ma abbiamo anche scoperto che questi soggetti sono in grado di sviluppare que-sti anticorpi utilizzando altri segmenti di DNA con propriet simili.

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    Un modello strutturale di anticorpo con la caratte-ristica forma a Y, in cui la singola mutazione chiave evidenziata in rosso, mentre le ulteriori mutazioni introdotte durante la sua maturazione sono evidenzia-te in giallo.

  • LA STORIA: Vittorio Dan Segre

    Pour le noy la mort cest la mer, et pour la mer le noy cest peut-tre un peu de sa vie. (J. Prvert)

  • 25SQUARE USI MAGAZINE I Quadrimestrale I Universit della Svizzera italiana I numero 15, 2014 I www.square.usi.ch

    Vittorio Dan Segre, leroe mediterraneoFederica Frediani, Laboratorio di studi mediterranei

    Compito arduo ricordare Vittorio Dan Segre, anche dopo lunghi anni di assidua frequentazione. Se fosse riuscito a essere eroe, parafrasando il titolo del suo ultimo libro, sarebbe stato certamente un eroe multiforme (polytropos), alla maniera di Ulisse. La sua lunga vita stata unodissea esteriore e interiore durante la quale ha incontrato sovrani, maestri, sirene, ciclopi reali e immaginati, alla ricerca della terra promessa. Sempre in viaggio materiale o simbolico, dalla personalit composita, era intelli-gente e acuto. Era capace di trovare una soluzione alle situazioni pi complicate. Una soluzione sempre innovativa, mai scontata e spesso disorientante.

    La mobilit, linquietudine, limprevedibilit del mare erano affini al suo carattere e allidea a lui cara che nulla su questa terra permanente

    Proprio come Ulisse, aveva tratto ispira-zione dal mare Mediterraneo per dare vita a un progetto lungimirante come lIstituto di studi mediterranei, rivolto a indagare la complessit del mondo mediterraneo dove si confrontano, sovente anche in modo violento, culture, religioni, societ eterogenee. Al professore era chiaro che a perdere di vista il mare, si perde il tre-molar della marina: si perde lintelligen-za (Alberto Savinio). Non si fermava mai alla superficialit delle cose, ma amava immergersi nelle profondit e sfidare gli

    abissi. Pi gli abissi erano profondi, pi cresceva la sua impazienza a suo dire uno dei suoi peccati pi radicati che si portava addosso dal tempo della gioven-t rubata di prendere la via per trova-re nuovi approdi e altre verit convinto comera che non esistesse ununica verit.

    La sua lunga vita stata unodissea esteriore e interiore durante la quale ha incontrato sovrani, sirene, ciclopi reali e immaginati, alla ricerca della terra promessa

    La mobilit, linquietudine, limprevedi-bilit del mare erano affini al suo carattere e allidea a lui cara che nulla su questa ter-ra permanente. Amava ripeterlo, come un mantra, per convincere se stesso e i suoi interlocutori. Non ha mai smesso di fare progetti, di immaginare nuovi mondi e nuovi libri, fino allultimo giorno, fino allultimo respiro.

    Proprio come Ulisse, aveva tratto ispirazione dal Mediterraneo per dare vita a un progetto lungimirante come lIstituto studi mediterranei, rivolto a indagare la complessit di quel mondo

    Ha davvero vissuto come se fosse stato immortale, consape