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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 14-15 gennaio 2021) L ’O SSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt Anno CLXI n. 10 (48.633) giovedì 14 gennaio 2021 Città del Vaticano y(7HA3J1*QSSKKM( +=!z!#!#!, Dall’interno della specie Eppure nel frammento di ogni memoria, nella natura di un sorriso che supera a volte il nostro sguardo accarezziamo la vertigine con una mano nello scandalo innaturale che ci trattiene, eppure, dall’interno della specie, ognuno tenta di lenire il proprio male con una scheggia, con le prove concepite fuori da ogni possibile orizzonte di stupore. La poesia di Andrea De Alberti ha nello sguardo l’umano, la sua postura nell’esistente. Ma nella caducità del vivere non c’è sgomento, anzi accoglie sempre un orizzonte che è già mistero. Il testo qui proposto è tratto dal volume «Dall’interno della specie» (Einaudi, 2017). A cura di NICOLA BU LT R I N I LE D OMANDE DELLA POESIA Nell’isteria dei giorni, dove sono le prove della nostra salvezza? Cordoglio del Pontefice per la morte del cardinale Scheid Nel motto episcopale «Dio è buono» Papa Francesco ha in- dividuato la sintesi del mini- stero del cardinale brasiliano Eusébio Oscar Scheid, all’in- domani della morte per covid- 19 avvenuta all’età di 88 anni nel primo pomeriggio di mer- coledì 13 gennaio. In un tele- gramma il Pontefice ha ricor- dato il porporato dehoniano «che con tanto coraggio ha servito il popolo di Dio» come primo vescovo di São José dos Campos e come arcivescovo di Florianópolis e poi di São Se- bastião do Rio de Janeiro. PAGINA 8 Il voto della Camera dei rappresentanti Tru m p in stato d’accusa WASHINGTON, 14. Donald Trump è da mercoledì il primo presidente degli Stati Uniti ad essere messo in stato d’accusa per due volte. A sei giorni dallo spirare del suo mandato che cesserà con il giuramento di Joe Biden il 20 gennaio, i deputati hanno vo- tato l’impeachment per incita- mento all’insurrezione. Il pro- cedimento avrà luogo al Sena- to. Sembra da escludere tutta- via che l’aula sia convocata in tempi strettissimi, appena un giorno prima del giuramento di Biden. PAGINA 4 Governo in crisi Italia viva ritira i ministri ROMA, 14. Come annunciato il leader di Italia viva (Iv), Mat- teo Renzi, ha ritirato dal go- verno i due ministri Teresa Bellanova e Elena Bonetti. Il presidente del Consiglio, Giu- seppe Conte, aprendo in sera- ta la riunione dei ministri ha riferito: «Le dimissioni mi so- no state comunicate attraverso una comunicazione via mail che accetto. Naturalmente questa sera ho informato della situazione il presidente Matta- rella». Il presidente del Consi- glio e il capo dello Stato ave- vano già avuto un altro collo- quio in giornata. PAGINA 4 ALLINTERNO Oggi in primo piano Alla ricerca del padre: il mito di Telemaco DANIEL MENDELSOHN, MASSIMO RE C A L C AT I E LUIGI MARIA EPICO CO NELLE PA G I N E 2 E 3 Nell’inserto «La settimana del Papa» Quando la malattia diventa esperienza di fraternità DI BRUNO MARIE DUFFÉ di GA E TA N O VALLINI «C hi vuole en- trare a Ban- gui deve passare da qui, dal “chilometro 12”. È uno dei tre ingressi alla capi- tale. Da qui sono entrati in passato i seleka e i loro rivali anti-balaka. Da qui ieri matti- na sono entrati i ribelli che vogliono conquistare la città. E noi ce li siamo trovati di fronte all’improvviso. E han- no iniziato a sparare». Suor Elvira Tutolo ha trascorso quasi venti dei suoi sett’an- tanni nella Repubblica Cen- trafricana dopo gli otto in Ciad e due in Camerun. Di conflitti ne ha vissuti tanti, così come situazioni difficili e pericolose. Ma ieri, a Bangui, ha avuto davvero paura. Come ogni mattina, con cinque consorelle è uscita dalla casa delle suore della carità di santa Giovanna An- tida Thouret, alla periferia della città, per andare a messa in parrocchia. In macchina ha superato il posto di con- trollo, anche se alle 5 del mat- tino c’era ancora il coprifuo- co, e ha raggiunto la chiesa. «Verso la fine della pre- ghiera che precede la messa abbiamo sentito un botto for- tissimo — racconta al telefono la missionaria di origini moli- sane — e poi tanti colpi di ar- ma da fuoco. La sparatoria è continuata per oltre due ore. Quando i colpi si sono dira- dati abbiamo deciso di prova- re a tornare a casa. Però non abbiamo usato l’auto, ma sia- mo andate a piedi; non lungo la strada principale, ma tra le vie del quartiere». La situazione sembrava più tranquilla, ma a metà strada le suore hanno incro- ciato due veicoli con a bordo ribelli armati che, appena le hanno viste, hanno invertito la marcia, iniziando a sparare. «Ci siamo messe a correre — racconta suor Elvira — e una famiglia ci ha detto di entrare nella loro casa. Quando sono arrivati, i ribelli hanno ripre- so a sparare, non verso di noi, ma verso una casa accanto. Forse volevano solo spaven- Bangui, il silenzio dopo la battaglia Bangui, il silenzio dopo la battaglia SEGUE A PA G I N A 5 Gli spari durante la messa, la fuga, la paura nel racconto di suor Elvira Tutolo, missionaria nella Repubblica Centrafricana Gli spari durante la messa, la fuga, la paura nel racconto di suor Elvira Tutolo, missionaria nella Repubblica Centrafricana

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

Unicuique suum Non praevalebunt

Anno CLXI n. 10 (48.633) giovedì 14 gennaio 2021Città del Vaticano

y(7HA

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SKKM(

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!,

D all’interno della specie

Eppure nel frammento di ogni memoria,nella natura di un sorriso che supera a volte il nostro

s g u a rd oaccarezziamo la vertigine con una manonello scandalo innaturale che ci trattiene,eppure, dall’interno della specie,ognuno tenta di lenire il proprio male con una scheggia,con le prove concepite fuori da ogni possibileorizzonte di stupore.

La poesia di Andrea De Alberti ha nello sguardo l’umano, la suapostura nell’esistente. Ma nella caducità del vivere non c’è sgomento,anzi accoglie sempre un orizzonte che è già mistero. Il testo quiproposto è tratto dal volume «Dall’interno della specie» (Einaudi,2017).

A cura di NICOLA BU LT R I N I

LE D OMANDE DELLA POESIA

Nell’isteria dei giorni, dove sonole prove della nostra salvezza?

C o rd o g l i odel Ponteficeper la mortedel cardinale

ScheidNel motto episcopale «Dio èbuono» Papa Francesco ha in-dividuato la sintesi del mini-stero del cardinale brasilianoEusébio Oscar Scheid, all’in-domani della morte per covid-19 avvenuta all’età di 88 anninel primo pomeriggio di mer-coledì 13 gennaio. In un tele-gramma il Pontefice ha ricor-dato il porporato dehoniano«che con tanto coraggio haservito il popolo di Dio» comeprimo vescovo di São José dosCampos e come arcivescovo diFlorianópolis e poi di São Se-bastião do Rio de Janeiro.

PAGINA 8

Il voto della Cameradei rappresentanti

Tru m pin statod’accusa

WASHINGTON, 14. DonaldTrump è da mercoledì il primopresidente degli Stati Uniti adessere messo in stato d’accusaper due volte.

A sei giorni dallo spirare delsuo mandato che cesserà con ilgiuramento di Joe Biden il 20gennaio, i deputati hanno vo-tato l’impeachment per incita-mento all’insurrezione. Il pro-cedimento avrà luogo al Sena-to. Sembra da escludere tutta-via che l’aula sia convocata intempi strettissimi, appena ungiorno prima del giuramentodi Biden.

PAGINA 4

Governo in crisi

Italia vivaritira i ministri

ROMA, 14. Come annunciato illeader di Italia viva (Iv), Mat-teo Renzi, ha ritirato dal go-verno i due ministri TeresaBellanova e Elena Bonetti. Ilpresidente del Consiglio, Giu-seppe Conte, aprendo in sera-ta la riunione dei ministri hariferito: «Le dimissioni mi so-no state comunicate attraversouna comunicazione via mailche accetto. Naturalmentequesta sera ho informato dellasituazione il presidente Matta-rella». Il presidente del Consi-glio e il capo dello Stato ave-vano già avuto un altro collo-quio in giornata.

PAGINA 4

ALL’INTERNO

Oggi in primo piano

Alla ricerca del padre: il mito di Telemaco

DANIEL MENDELSOHN, MASSIMO RE C A L C AT I

E LUIGI MARIA EPICO CO NELLE PA G I N E 2 E 3

Nell’inserto «La settimana del Papa»

Quando la malattiadiventa esperienza di fraternità

DI BRUNO MARIE DUFFÉ

di GA E TA N O VALLINI

«C hi vuole en-trare a Ban-gui devepassare da

qui, dal “chilometro 12”. Èuno dei tre ingressi alla capi-tale. Da qui sono entrati inpassato i seleka e i loro rivalianti-balaka. Da qui ieri matti-na sono entrati i ribelli chevogliono conquistare la città.E noi ce li siamo trovati difronte all’improvviso. E han-no iniziato a sparare». Suor

Elvira Tutolo ha trascorsoquasi venti dei suoi sett’an-tanni nella Repubblica Cen-trafricana dopo gli otto inCiad e due in Camerun. Diconflitti ne ha vissuti tanti,così come situazioni difficili epericolose. Ma ieri, a Bangui,ha avuto davvero paura.

Come ogni mattina, concinque consorelle è uscitadalla casa delle suore dellacarità di santa Giovanna An-tida Thouret, alla periferiadella città, per andare a messain parrocchia. In macchina

ha superato il posto di con-trollo, anche se alle 5 del mat-tino c’era ancora il coprifuo-co, e ha raggiunto la chiesa.

«Verso la fine della pre-ghiera che precede la messaabbiamo sentito un botto for-tissimo — racconta al telefonola missionaria di origini moli-sane — e poi tanti colpi di ar-ma da fuoco. La sparatoria ècontinuata per oltre due ore.Quando i colpi si sono dira-dati abbiamo deciso di prova-re a tornare a casa. Però nonabbiamo usato l’auto, ma sia-mo andate a piedi; non lungola strada principale, ma tra levie del quartiere».

La situazione sembravapiù tranquilla, ma a metàstrada le suore hanno incro-ciato due veicoli con a bordoribelli armati che, appena lehanno viste, hanno invertitola marcia, iniziando a sparare.«Ci siamo messe a correre —racconta suor Elvira — e unafamiglia ci ha detto di entrarenella loro casa. Quando sonoarrivati, i ribelli hanno ripre-so a sparare, non verso di noi,ma verso una casa accanto.Forse volevano solo spaven-

Bangui, il silenziodopo la battagliaBangui, il silenziodopo la battaglia

SEGUE A PA G I N A 5

Gli spari durante la messa, la fuga, la paura nel raccontodi suor Elvira Tutolo, missionaria nella Repubblica CentrafricanaGli spari durante la messa, la fuga, la paura nel raccontodi suor Elvira Tutolo, missionaria nella Repubblica Centrafricana

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 14 gennaio 2021

Oggi in primo piano - Alla ricerca del padre: il mito di Telemaco

di DANIEL MENDELSOHN

Nel violento momento clou del-l’Odissea di Omero — la scenanel libro ventiduesimo in cuiUlisse uccide spietatamentel’orda di pretendenti che da an-ni assediano sua moglie — c’èuno straordinario momento diquiete e di perdono; perfino digrazia, si potrebbe dire. La vio-lenza è una conferma potente,se non addirittura brutale, delvincolo coniugale: dopo annidi sofferenza, un uomo puniscegli empi invasori della sua casae salva la donna che ama, riaf-fermando il suo status di mari-to. Ma il momento di grazia alquale sto pensando — che è, amodo suo, un momento clouproprio come lo spargimentodi sangue che si svolge attornoa esso — è la testimonianza diun’altra importante storia d’a-more che attraversa tutta lagrande epica omerica: quelladel rapporto tra Ulisse e Tele-maco, tra un padre e suo figlio.

Gran parte dell’epopea ri-guarda infatti Telemaco, ri-guarda l’arco della sua matura-

I m p a r a rea crescere

Allenati a leggere il dolore

LO SCRITTORE

Daniel Mendelsohn, scrittore con basea New York e professore di lettere clas-siche, è autore di numerosi libri. Tra gliultimi apparsi in una traduzione italia-na, ricordiamo Un’Odissea. Un padre, un fi-glio e un’epopea (Einaudi, 2018).

zione: egli è caratterizzato, piùdi ogni altro personaggio delpoema, da una evoluzionedrammatica. Di fatto, dei ven-tiquattro libri dell’epopea i pri-mi quattro sono dedicati quasiinteramente a Telemaco; Ulissenon viene quasi menzionato(questi quattro libri sono dettiTelemachia: il canto su Tele-maco).

Qui, all’inizio del poema,Ulisse è partito ormai da ven-t’anni e nessuno sa se è vivo omorto, se Penelope è moglie ovedova, se Itaca ha un re o habisogno di uno re nuovo. Tele-maco — che Ulisse ha lasciatoneonato quando è partito percombattere a Troia e ora è ungiovane ventenne, allevato (co-me diremmo noi) da una ma-dre sola — deve in qualche mo-do imparare come essere anchelui un eroe, come assumere ilcontrollo della situazione cao-tica a Itaca, come strapparel’autorità ai pretendenti dellamadre, come affermarsi qualeleader, principe, futuro re.

Deve, in altre parole, impa-rare a crescere: a diventare quel

tipo d’uomo che era stato il pa-dre scomparso. Il processo diapprendimento iniziato in que-sti quattro libri culmina, di fat-to, nel momento di grazia dame menzionato.

Sotto molti aspetti il percor-so di Telemaco è difficile quan-to quello di suo padre. Se Ulis-se è famoso per la sua notevoleabilità intellettuale, con i suoitrucchi e le sue astuzie, i trave-stimenti e i giochi di parola, vadetto che suo figlio, quandol’incontriamo per la prima vol-ta, è incline, in modo imbaraz-zante, agli errori e alle cantona-te. All’inizio del poema lo tro-viamo di malumore, sedutonella sala dei banchetti del pa-lazzo reale a lamentarsi senzafare niente mentre i pretenden-ti lo umiliano e lo mettono inimbarazzo. A un certo puntocerca di parlare a propria dife-sa, ma essi non fanno altro chetrattarlo con sufficienza. Nel li-bro secondo il giovane princi-pe convoca un’assemblea deicittadini itacesi per convincerliad aiutarlo nella sua crisi fami-liare. Ma dopo aver tenuto unbreve discorso e denunciato ipretendenti, scoppia in lacrimee si siede indignato.

Questo giovane sfortunato èil personaggio di cui il poemaha bisogno per “e d u c a re ” — unprocesso che inizia nella secon-

da metà della Telemachia. Difatto, nei libri terzo e quartoTelemaco, ispirato dalla deaAtena, per la prima volta lasciala propria casa al fine di imbar-carsi alla ricerca di notizie sulpadre. Recandosi prima a Pilonel Peloponneso e poi a Spar-ta, interroga gli ormai anzianicompagni di guerra del padre,cercando di sapere da loro checosa potrebbe essergli succes-so. In questi libri vediamo ilgiovane imparare, per la primavolta, come presentarsi agliestranei, come essere ospite acasa della gente, come suscitaresimpatie, come ottenere infor-mazioni — in breve, come trat-tare con le persone. In altre pa-role, lo vediamo imparare a cre-s c e re .

Il momento più importantenell’educazione di Telemacogiunge però nell’ultima partedell’Odissea: la parte della “ven-detta”. Ritornato finalmente a

Itaca (libro tredicesimo), Ulis-se — che continua a nasconder-si perché ancora non sa chi gli èrimasto fedele e chi no — rivelala sua identità a un figlio stupi-to. Dando prova di uno straor-dinario acume psicologico,Omero rende questo incontrostranamente, intensamente de-ludente: un Telemaco incredu-lo all’inizio rifiuta di accettare

Una scena del film«Million Dollar Baby»di Clint Eastwood

Pubblichiamo uno stralcio del libro «Il com-plesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tra-monto del padre» (Feltrinelli, 2013).

di MASSIMO RE C A L C AT I

Da bambino avevo due eroi:Gesù e Telemaco. Era ilmio modo di meditare sullegame con mio padre e

sulla sua assenza. Sono cresciuto inuna famiglia troppo occupata a lavo-rare per prendersi cura dei propri fi-gli. La mia analisi mi ha liberato daltormento rivendicativo facendomiscoprire in questa assenza un fatto distruttura: l’essere del padre è semprel’essere di un’assenza. Non è forsequello che hanno sperimentato trau-maticamente sia Gesù che Telemaco?Non sono forse due figli che hannoconosciuto profondamente l’abban-dono del padre, la sua assenza più ra-dicale?

Se il padre è un’assenza, o, meglio,se la sua è un’assenza sempre presen-te, egli non può che renderci orfani.Essere figli, essere eredi, è sempre es-sere anche orfani. Il giusto erede nontampona la verità della struttura, noncancella il fatto che nessun padre cipotrà salvare. Ma se il Nome del Pa-dre è questa assenza — questo vuotoimpossibile da colmare — l’atto di unpadre reale (di un genitore) rendepossibile una trasmissione e fondaquella filiazione simbolica che può

umanizzare la vita. Questo atto è l’in-contro contingente con una testimo-nianza, con una incarnazione singola-re della Legge del desiderio. C’è, in-fatti, padre solo dove c’è testimonian-za singolare di come sia possibile te-nere insieme, e non opporre, Legge edesiderio. Solo dove il nome dellaLegge non è il nome di un’o p p re s s i o -ne, ma di una liberazione. Qualunquecosa può essere un padre; qualunquecosa può rendere possibile l’i n c o n t rocon la nuova alleanza tra Legge e de-siderio. Qualunque cosa può tornaredal mare. Un allenatore di pugilatolettore della Bibbia — come Frankie diMillion Dollar Baby di Eastwood — unvecchio pensionato, un maestro dellascuola elementare, una madre, la let-tura di un classico, un’opera d’arte,un sindaco, un appassionato di cine-ma... L’eredità non è mai eredità disangue, non è consolidamento di un’i-dentità solida: ciò che si eredita è sem-pre una testimonianza. In questo sen-so ogni paternità, come spiega Fran-çoise Dolto, è radicalmente adottiva.Tutto l’ultimo cinema di Clint East-wood esalta la possibilità di trasmis-sione del desiderio al di là del sanguee della natura. Qual è il punto chedobbiamo ancora sottolineare conforza? È che qualunque cosa, qualun-que incontro contingente, può porta-re con sé il dono della testimonianzapossibile dell’alleanza tra Legge e de-siderio. Non esistono testimoni di

professione come non esiste una pe-dagogia della testimonianza. La testi-monianza può essere riconosciuta so-lo in una ricostruzione retroattiva. Vi-ve nel tempo della pura contingenza.Non risponde a un piano, non si puòassicurare, non dipende da una tecni-ca. La forza della testimonianza è nelsuo accadere là dove non l’avresti maiasp ettata.

(...) Negli anni più infuocati dellamia giovinezza ruppiviolentemente il rap-porto con la scuola perdedicarmi anima e cor-po alla militanza politi-ca. Eravamo alla finedegli anni Settanta.Andare a scuola appari-va a me e a molti mieicompagni una perditadi tempo. Avevamo ilmovimento e il mondoda cambiare. Tutto quello che ci veni-va detto ci sembrava nato già morto.La politica era invece gioia, spinta allavita, esperienza di risurrezione del de-siderio. Di fronte all’ennesima boc-ciatura non ebbi più tentennamenti.Giudicai il mio rapporto con l'istitu-zione-scuola chiuso. Ma avevo trascu-rato il mio essere figlio, avevo trascu-rato la parola di mia madre. Dopo al-cuni mesi dalla mia scelta, mi attesesulla porta di casa. Lei non aveva maipotuto studiare per miseria e avevadifficoltà a scrivere correttamente initaliano per le incidenze profonde chesulla lingua esercitava ancora il dialet-to friulano delle sue origini.

Sulla porta mi disse semplicementeche avrei dovuto continuare i miei stu-di. «Per quale ragione?» le chiesi amuso duro. «Quella scuola non èniente per me!» dissi pensando dichiudere così quella breve conversa-zione (...) «Non fare come me, tu chepuoi. Se studi non te ne pentirai».Concluse infine senza originalità. Co-sa mi stava dicendo se non che se aves-si continuato a studiare avrei visto più

cose, più vite, più mondi di quelli chelei aveva potuto incontrare senza maiaver studiato? (...) La sua è stata perme, retroattivamente, una testimo-nianza nel senso più forte del termine.Mio padre (...) lo ricordo camminaredavanti a me con il passo di un gigan-te le domeniche mattina quando an-davamo insieme a visitare i bancalidella serra dove giacevano dolorantile sue piante malate. Il suo italiano in-certo e dialettale lasciava allora miste-riosamente il posto al latino. In quellalingua antica e sconosciuta pronun-ciava i nomi delle malattie e quellodelle sue piante. Leggeva sulle foglie(morsicate da insetti invisibili dai no-

mi più misteriosi o invase da muffe eda maculature spettrali) il loro doloreper poi preparare le pozioni magicheper il trattamento che le avrebbe gua-rite. Aveva fatto tutto questo dal nul-la. Aveva accettato la scarna ereditàmateriale del padre — che aveva unacerta passione per il lavoro della terra,ma preferiva gozzovigliare tra pezziumili di antiquariato — per farla ger-minare in modo imprevedibile. Avevainventato una professione come quel-la di floricoltore senza che vi fosse sta-ta alcuna cultura familiare.

Nel mio lavoro clinico ho sempreavuto una passione per la dimensio-ne della diagnosi differenziale, perindividuare la struttura soggettivaparticolare che orienta il discorso delsoggetto. Da dove veniva questa pas-sione? Il ricordo infantile di mio pa-dre dedicato al dolore delle fogliecontiene il nocciolo della mia eredità.Cosa ho ereditato? Non un regno,non una discendenza illustre, non ge-ni, né beni, ma una testimonianza si-lenziosa del desiderio. Osservavomio padre chino sulle sue piante. Esapevo che quella era la sua vita,quello il suo lavoro, quella la suasoddisfazione, quello il suo mondo.Togliere il dolore delle piante, resti-tuire loro la vita, farle crescere forti.Salvarle dalle muffe, dal male, dallecolonie extra terrestri di insetti invisi-bili. Dedicarsi a leggere e a curare lefoglie. E cosa sono diventato io? Nonsono forse uno che legge il doloredelle foglie? Che legge gli uomini co-me se fossero foglie?

Chiunque può rendere possibileuna nuova alleanza tra Legge e desiderioAnche un allenatore di boxecome in «Million Dollar Baby» di Eastwood

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 14 gennaio 2021 pagina 3

Oggi in primo piano - Alla ricerca del padre: il mito di Telemaco

Henri-LucienDoucet, «Ulysseet Télémaque»(1880)

La speranza che qualcosa torni dal mare

la rivelazione (dopotutto, nonriescono a “riconoscersi”, per-ché non si sono mai davveroconosciuti; a ogni modo, rara-mente la realtà è perfetta comela nostra immaginazione). Unavolta che Telemaco ha assimi-lato il colpo, i due iniziano atramare contro i Proci, un pia-no che prende forma lentamen-te e che mostra quanto il giova-ne uomo sia diventato respon-sabile e maturo.

Questo Telemaco maturo edotato di autocontrollo, però,compie un errore quasi fataledurante la battaglia centralenel libro ventiduesimo: ed èquesto errore a portare al mo-mento di tranquilla grazia, ilbel momento che ci dice moltosu quanto questo figlio e que-sto padre sono cresciuti.

Nel libro ventiduesimo,quando finalmente si prendeforma il complotto contro ipretendenti, ci sono 108 Procicontro i soli Ulisse, Telemaco,due servitori fedeli e una anzia-

na schiava che li aiuta con il lo-ro piano. Ma le probabilità diriuscita sono meno terribili diquanto possono apparire all’i-nizio. Infatti, l’eroe e i suoicompagni sono armati, mentrei Proci non lo sono; Ulisse si èassicurato che la stanza in cuivengono conservate tutte le ar-mi del palazzo sia chiusa con ilchiavistello. E quindi, quandoinizia lo scontro, Ulisse e i suoiprevalgono. Ma a un certopunto, dopo che Telemaco ètornato al deposito per prende-re altre armi, appaiono alcunipretendenti con indosso arma-ture e armi: è evidente chequalcuno deve aver lasciatoaperta la porta del deposito.

Quel “qualcuno” è Telema-co. Quando vede i suoi nemiciarmati, Ulisse subito pensa cheil suo piano sia stato rivelato dauno dei servitori; ma in unascena straordinaria Telemacofreddamente si assume la re-sponsabilità: «“Pa d re ”, rispo-se, / “Io sol peccai, non altri, io,che la salda / Porta lasciai mez-zo tra chiusa e aperta; Ed unesplorator di me più astuto / Sigiovò intanto del mio fallo”».

Ora, sono due le cose straor-dinarie che avvengono in que-sta scena: anzitutto va notata lafacilità, la sicurezza e l’onestàcon cui Telemaco riconosce ilsuo errore — in modo chiaro,senza scuse; è molto lontanodal ragazzino lamentoso chenel libro secondo ha sfidato inotabili durante l’assemblea e

si è messo a piangere perchénon sapeva come affrontare lasituazione. La seconda cosastraordinaria che accade è, eb-bene: niente. Sorprendente-mente, sebbene l’inesperto Te-lemaco — che, è bene ricordare,non ha mai assistito a un com-battimento prima di allora —abbia fatto un errore che scon-volge la vita non solo di Ulisse,ma anche dei suoi pochi com-pagni fidati, Ulisse, il padre, ilcomandante, in risposta al-l’ammissione di colpa di Tele-maco non dice nulla su quantoè accaduto. E in quello cheavrebbe potuto essere un mo-mento di recriminazione, il pa-dre semplicemente perdonasuo figlio e continua a combat-t e re .

Questo sarebbe già di per séstraordinario, ma è tanto piùsorprendente in quanto tutto ilresto di questa scena dell’Odis-sea, che è una delle più cruentee spietate della letteraturamondiale, riguarda il non per-donare. Durante la carneficinaripetutamente c’è chi chiede aUlisse di risparmiargli la vita elui continua a rispondere«No». Di fatto, il libro non ter-mina solo con il massacro deiProci, ma anche con l’esecuzio-ne, da parte di Ulisse, di tuttele giovani ancelle infedeli delpalazzo, che avevano dormitocon i pretendenti e tradito la fa-miglia reale. Nel libro venti-duesimo la vendetta è ovunque— tranne che nel cuore di Ulis-

se, che ha trovato grazia per ilproprio figlio.

Perché? Vorrei dire che ciòche questa intensa scena delpoema epico ci mostra sonodue persone che hanno impa-rato dai propri errori. Anzitut-to Telemaco, ovviamente, che èalquanto cresciuto, che ha im-parato che rimanendo seduto apiangere e a sperare che qual-cuno arrivi a salvarlo nonavrebbe risolto nulla; che inol-tre riconosce come assumersi laresponsabilità delle proprieazioni. Ma è possibile che l’al-tro a “i m p a r a re ” in questa sce-na sia lo stesso Ulisse, l’uomobrillante, astuto, saggio? Pos-siamo leggere il silenzio diUlisse nel libro ventiduesimo—– quel “momento di grazia” —come la sua impresa più gran-de? Non possiamo forse direche la sua genialità sta nel sape-re non solo che cosa dire o fare— quali menzogne raccontare,quali astuzie compiere, qualetravestimento adottare — maanche che cosa non dire?

C’è un’antica tradizione ri-salente al filosofo del III secoloPorfirio — uno dei primi stu-diosi a scrivere saggi interpre-tativi sull’Odissea — secondo cuiil tema dei primi quattro Libridell’Odissea, la Telemachia, èpaideusis, «educazione».

La parola greca sostanzial-mente deriva da pais, «un bam-bino»: educare è qualcosa chesi fa con e per i bambini. Ma èanche possibile che l’Odissea sia

un poema su due educazioni.Anzitutto l’educazione di unragazzino che, nel corso delpoema, cresce, impara a essereuomo; ma anche l’educazionedi un uomo già adulto che rite-neva, come di tanto in tantofacciamo tutti, di essere quellofurbo, quello intelligente — ma

che ha mostrato il meglio di sésolo quando ha compreso diavere ancora tanto da impara-re, anche da qualcuno più gio-vane di lui.

Vale a dire da una personagiovane: qualcuno che esem-plifica la speciale dignità cheaccompagna la disponibilitàad ammettere che ancora nonsi sa tutto. L’Odissea contienemolte storie, molti temi, moltielementi, alcuni dei quali, og-gi, ci possono sembrare irrime-diabilmente oscuri e arcaici.Ma il momento tranquillo diclemente grazia con cui si con-clude, rappresentato dall’amo-re di un padre per un figlio, èun momento dal quale tuttipossiamo ancora imparare.

Secondo il filosofo Porfirio— tra i primi a scrivere sull’«O dissea» —il tema dei primi quattro libriè l’educazione reciprocatra padre e figlio

Pubblichiamo un brano del libro «Telemaconon si sbagliava. O del perché la giovinezza nonè una malattia» (San Paolo, 2018).

di LUIGI MARIA EPICO CO

T elemaco rappresenta il figlio,anzi, è il figlio per eccellenza,nel senso che la sua storia sioffre proprio come storia di

un figlio, che concepisce se stesso apartire dall’assenza di un padre, dallaricerca della relazione con un padreche non ha mai conosciuto.

La differenza fondamentale che c’ètra Telemaco e tutti gli altri figli pre-senti nella mitologia, o nelle narrazio-ni delle culture del passato, sta nel fat-to che Telemaco non è un figlio arrab-biato o, perlomeno, non è arrabbiato

con il padre. È un figlio cheattende il padre, che vive lapropria crisi come quella diun figlio che sta attendendoun ritorno, che sta cercandoun significato alla propriaesistenza.

Ecco, dunque, che l’im-magine che ci viene allamente quando pensiamo aTelemaco, non è quella di unuomo ripiegato su se stesso.

La figura più significativadi Telemaco è quella di coluiche, sulla spiaggia, attende ilritorno del padre, così comeOmero nell’Odissea ci rac-conta. Egli scruta l’orizzontedel mare, in attesa di scor-gervi il ritorno vittorioso eglorioso di Ulisse.

Prima di soffermarci sul-l’immaginario di Telemaco,è importante che sostiamosulla posizione che egli hanei confronti della vita, laposizione antropologica edesistenziale che egli rappre-senta con la sua esperienza e

con la sua storia. Telemaco non è rivol-to al passato. In un certo senso potre-mo dire che non è ossessionato dal per-ché il padre è dovuto andare via. Cer-to, nella vita di una persona conoscerei perché è sempre qualcosa di moltoimportante, ma la ricerca dei perchépuò anche trasformarsi in ossessione.Telemaco ci dimostra che il non essereossessionati dal perché del passato cirimette esistenzialmente davanti al fu-turo, quasi a voler significare che la co-sa più interessante della vita è quelloche deve ancora accadere, nonsemplicemente il già accaduto.

In questo senso, riprenden-do qui l’immagine del com-plesso d’Egitto, dovremmo di-re che il punto di vantaggio diTelemaco sta nel fatto che è ungiovane guarito; guarito dalcomplesso d’Egitto. Telemaconon è ostaggio del passato.Forse non è una persona anco-ra pienamente libera, ma è inuno stato di liberazione. In luici sono tutti i presupposti af-finché la libertà possa esserepossibile. In Telemaco troviamo tutti ipresupposti veri di ogni liberazionedegna di questo nome.

È importante però precisare che seda una parte diciamo che Telemaco èguarito dal complesso d’Egitto o, per-lomeno, non è segnato dalla morsadella sua ferita, dobbiamo però anchedire che la sua “posizione giusta” nongli risparmia la crisi. Telemaco è, infat-ti, una persona in crisi. È l’immaginedel figlio della crisi, l’immagine dellagiovinezza, di ciò che noi abbiamo de-finito prima come la crisi simbolicache rende la vita veramente vita. E lacrisi è tale proprio perché ci toglie ilcontrollo, perché a volte ci convince diaver capito ciò che, invece, abbiamosemplicemente frainteso. Anche perTelemaco accadrà questo: ad esempio,penserà che liberarsi dai Proci che ten-

gono in ostaggio la madre e il regno,sia la cosa più decisiva per la sua liber-tà. Da una parte vuole difendere la ma-dre, ma dall’altra difende se stesso, lapropria esistenza, da coloro che rap-presentano tutto ciò che assedia la feli-cità e la realizzazione vera. È precisa-mente il fraintendimento che la crisigli suggerisce. In un certo senso dovre-mo dire che non basta liberarsi da unnemico per dire di avere veramentevinto. Non basta liberarsi da un osta-colo per dire che alla fine siamo davve-

ro felici. Ci sono momenti della nostravita in cui inconsciamente persino spe-riamo di avere un nemico, perché è lasua presenza ad allontanarci dalla per-cezione che la nostra vita è vuota di si-gnificato.

È quando scompaiono dal nostroorizzonte i nemici, che molte volte fac-ciamo l’esperienza del vuoto. Ci sve-gliavamo al mattino, con la motivazio-ne di combattere qualcuno, ma quan-do non abbiamo più quel qualcuno dacombattere ci accorgiamo che non c’ènient’altro di interessante. Ecco perchéTelemaco dovrà imparare che la cosapiù importante non è eliminare i Proci,non è semplicemente togliere di mezzol’avversario ma attendere un padre,cioè attendere un significato nella pro-pria esistenza. Attendere un significatoche, in realtà, si offrirà a lui come la

possibilità vera di vivere.E qui giungiamo finalmente all’im-

maginario di Telemaco. Quando eglipensa al futuro, non riesce a non rap-presentarsi la propria stessa attesa.Quando pensa al ritorno del padre, lovede sempre glorioso, in grande stile.Il padre, da grande guerriero, tornerà emetterà in ginocchio i nemici. In veri-tà, Ulisse tornerà, ma travestito damendicante. La sua entrata in scenanella vita di Telemaco sarà tale che il fi-glio non si accorgerà, inizialmente,nemmeno di lui. Solo con il tempo im-parerà a conoscere di chi si tratta,quando farà discernimento su quel-l’uomo, sul condottiero travestito damendicante. Sarà inizialmente trau-matico per lui incontrare il padre nellapovera casa del servo Eumeo. Telema-co stenta a crederci. Omero usa parolebellissime per descrivere la scena in cuiUlisse si rivela per chi è veramente:«Non sono un dio. Perché mi paragonia un immortale? Sono tuo padre, quel-lo per cui tu piangi e soffri tanto dolo-re, subendo le violenze dei Proci».Disse così, e baciò suo figlio, mentredalle guance gli cadevano a terra le la-crime che prima aveva sempre frenato.E ancora gli disse Telemaco, non cre-dendo che fosse suo padre: «No, tunon sei Odisseo, non sei mio padre, èun dio che mi illude perché io soffra epianga ancora di più. Non può farequesti prodigi un uomo mortale, dasolo, se non interviene un dio che puòrenderlo facilmente giovane o vecchio,se vuole. Tu poco fa eri un vecchio evestivi miseri cenci: e ora assomigli aglidei che il vasto cielo possiedono». Alui rispose l’accorto Odisseo: «Non èbello, Telemaco, che ti stupisca e ti me-ravigli a tal punto perché tuo padre ètornato. Qui non giungerà mai più unaltro Odisseo: sono io che, dopo avertanto errato e tanto sofferto, sonogiunto dopo vent’anni alla terra deipadri».Marc Chagall, «Athéna et Télémaque» (1975)

Il figlio di Odisseonon è rivolto al passatonon è ossessionato dal perchéil padre è dovuto andare viaLa cosa più interessante della vitaè quello che deve ancora accadere

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 giovedì 14 gennaio 2021

La barriera corallina, un ecosistema da difendere

Il voto della Camera dei rappresentanti

Trump in stato d’accusa

Governo in crisi

Italia vivaritira i ministri

ROMA, 14. Come annunciato il lea-der di Italia viva (Iv), Matteo Ren-zi, ha ritirato dal governo i due mi-nistri Teresa Bellanova e Elena Bo-netti. Il presidente del Consiglio,Giuseppe Conte, aprendo in seratala riunione dei ministri ha riferito:«Le dimissioni mi sono state comu-nicate attraverso una comunicazio-ne via mail che accetto. Natural-mente questa sera ho informato del-la situazione il presidente Mattarel-la». Il presidente del Consiglio ed ilcapo dello Stato avevano già avutoun altro colloquio in giornata.

«Sono sinceramente rammarica-to, e credo di potere interpretare an-che i vostri pensieri — ha detto Con-te — per il notevole danno che si staproducendo per una crisi di gover-no nel pieno di una pandemia e diuna prova durissima che il Paese staattraversando».

Uno dei due ministri di Iv, TeresaBellanova, ha replicato: «La crisi bi-sogna chiuderla. Ora è nelle mani diConte la scelta della direzione daprendere. Se riconosce che la mag-gioranza può andare avanti, devedarsi una base programmatica, co-struire misure non eclatanti ma con-crete su investimenti, lavoro, soste-gno alle imprese».

Il centrodestra ha diramato unanota congiunta: «Il centrodestra —prima forza politica del Paese —chiede che il presidente del Consi-glio si dimetta immediatamente o,diversamente, si presenti domani inParlamento per chiedere un voto difiducia. Se non ci sarà la fiducia, lavia maestra per riportare al governouna maggioranza coesa ed omoge-nea resta quella delle elezioni».

Per il vicesegretario del Partito

democratico (Pd), Andrea Orlan-do, «non abbiamo nessuna contra-rietà a che il Parlamento sia imme-diatamente messo al corrente. Pen-so sia una richiesta giusta che vienedall’opposizione e che non può es-sere respinta». Da parte sua il segre-tario del Pd, Nicola Zingaretti, hadetto che «quello di Italia viva è unerrore gravissimo contro l’Italia».L’altro partito di governo, il Movi-mento 5 stelle con il capo politico,Vito Crimi, ha detto su Twitter:«Non può esserci altro pensiero checontinuare a lavorare per il bene delPaese e dei cittadini. Andiamoavanti con Conte».

Il presidente della Camera, Ro-berto Fico, ha affermato: «Que-st’aula non è e non può essere indif-ferente a quanto sta succedendo».Ha sospeso i lavori, accogliendo larichiesta di maggioranza e opposi-zione convocando i capigruppo«per un percorso ordinato e respon-sabile». La presidenza della Came-ra — ha aggiunto — contatterà il pre-sidente del Consiglio per comuni-cargli la richiesta di riferire in aula.

WASHINGTON, 14. Donald Trump è damercoledì il primo presidente degliStati Uniti ad essere messo in statod’accusa per due volte. A sei giornidallo spirare del suo mandato che ces-serà — in una Washington blindatadalla Guardia Nazionale — con il giu-ramento di Joe Biden il 20 gennaio, ideputati hanno votato l’imp eachmentper incitamento all’insurrezione. AllaCamera, dove la maggioranza è salda-mente in mano ai democratici, 232 de-putati hanno raccolto l’accorato appel-lo della speaker Nancy Pelosi all’iniziodel dibattito: «Il presidente degli StatiUniti — ha detto — ha incitato questainsurrezione, questa ribellione armatacontro il nostro Paese. Deve andarse-ne. È un pericolo chiaro e presente perla Nazione che noi tutti amiamo». Ilprocedimento avrà dunque luogo alSenato. Sembra da escludere tuttaviache l’aula sia convocata in tempi stret-tissimi, appena un giorno prima delgiuramento di Biden e prima di quellodei due neoeletti che hanno equilibra-

to i rapporti di forza. Un’ipotesi accre-ditata è che il procedimento, che po-trebbe escludere Trump da future ri-candidature con una condanna post-mandato, slitti a dopo i primi centogiorni dell’amministrazione entrante.Per condannare Trump, ammesso chevengano superati i dubbi costituziona-li sull’impeachment di un presidenteche ha già lasciato la Casa Bianca, oc-corre una maggioranza di due terzi alSenato: i democratici avranno quindibisogno dell’appoggio di 17 Senatorire p u b b l i c a n i .

Il presidente eletto, Joe Biden, hainvitato «la leadership del Senato» atrovare un modo «per affrontare leproprie responsabilità costituzionalisull’impeachment» continuando a la-vorare «anche ad altre questioni ur-genti per il Paese». Il presidente eletto,infatti, fa sapere che illustrerà nei pros-simi giorni un «Coronavirus ActionPlan» per contrastare l’ondata letaledei contagi (4.400 morti registrati nellagiornata di martedì), portare il vaccino

ad ogni cittadino e finanziare gli Statinel loro sforzo per salvare vite. Secon-do l’esperta di salute pubblica LeanaWen si tratta di un tentativo di conqui-stare «il cuore e la mente del popoloamericano» ancora in parte convintoche la narrazione di gravissimi broglielettorali, sostenuta da Trump, sia ve-ra. Una Nazione che, dunque, ha biso-gno di essere curata anche in questo.

Le prime parole del presidenteTrump, appena messo in stato d’accu-sa sembrano concilianti: «Voglio esseremolto chiaro: condanno inequivocabil-mente la violenza che abbiamo visto lascorsa settimana. Come tutti voi — hadetto — sono stato colpito e profonda-mente rattristato da questa sciagura».Nessuno dei suoi sostenitori, ha termi-nato dovrebbe mai accettare l’uso dellaviolenza politica. Sembra già rivolgersial Senato dove il leader dei repubblica-ni Mitch McConnell ha scritto ai suoiche valuterà il caso nella sede istituzio-nale e di non aver deciso come voterà.L’esito non è scontato.

di ANNA LISA ANTONUCCI

Difendere la sopravvivenzadelle barriere coralline nonè salvaguardare il diverti-mento dei fortunati turisti

che si immergono nei mari tropicalima proteggere l’ecosistema marino, lemigliaia di specie acquatiche cui i co-ralli forniscono cibo, preservare le co-ste dall’erosione causata da onde etempeste, e garantire i mezzi di sussi-stenza ad oltre un miliardo di personeche, in tutto il mondo, ne beneficianodirettamente o indirettamente.

La barriera corallina inoltre assorbeazoto e carbonio è dunque estrema-mente importante e non solo per la vi-ta marina. Ma l’inquinamento, la pe-sca eccessiva e le ondate di calore do-vute al cambiamento climatico ne mi-nacciano l’esistenza: la sua scomparsaè un rischio reale. Il Programma delleNazioni Unite per l’ambiente ha valu-tato che se le emissioni di gas a effettoserra non verranno drasticamente ri-dotte, le barriere coralline potrebberoscomparire in tutto il mondo entro lafine del secolo. Secondo gli esperti delProgramma Onu, dunque, «l’umanitàdeve agire con urgenza, ambizione einnovazione, per cambiare la traietto-ria che minaccia questo ecosistema,che rappresenta il canarino nella mi-niera di carbone dell’impatto climati-co sugli oceani». Finora «abbiamo

abusato del nostro pianeta come se neavessimo uno di ricambio. Il nostroattuale utilizzo delle risorse richiedequasi due pianeti, ma ne abbiamo solouno» ha avvertito il segretario genera-le delle Nazioni Unite, António Gu-terres al recente One Planet Summitche si è tenuto in Francia. «Il 2021 de-ve essere l’anno della riconciliazionedell’umanità con la natura» ha insisti-to Guterres. E per quanto riguarda lasalvaguardia della barriera corallinaqualcosa si è mosso. È stato infatti av-viato uno sforzo coordinato per stu-diare meglio questo sistema marino,mapparlo e difenderlo dal pericolososbiancamento, un fenomeno che puòportare alla distruzione delle barrierecoralline e dei loro ecosistemi e che sisviluppa quando viene a mancare lasimbiosi tra i polipi del corallo e alcu-ne alghe unicellulari foto sintetizzantinote come zooxanthellae. Il colore carat-teristico di ogni specie di corallo è da-to dall’alga che vive sotto i polipi ed ètanto più vivido quanto più alta è laconcentrazione di questo microorga-nismo; la funzione dell’alga è quelladi eseguire la fotosintesi e produrrenutrimento per i polipi. Quando latemperatura dell’acqua si alza, anchedi solo 2 gradi Celsius, l’intera struttu-ra entra in una sorta di “f e b b re ” e i mi-croorganismi non sono più in gradodi produrre nutrimento, pertanto do-po pochi giorni i polipi del corallo

espellono l’alga simbiotica, facendoassumere alla struttura calcarea unacolorazione più pallida o lasciandolacompletamente bianca. In assenzadell’unica fonte di nutrimento, i poli-pi sono destinati a morire.

L’ultimo evento globale di sbianca-mento, iniziato nel 2014 e durato finoal 2017, ha interessato gli oceani Paci-fico, Indiano e Atlantico, ed è statol’evento di sbiancamento dei corallipiù lungo e distruttivo mai registrato,segno tangibile di quali sono gli effettidisastrosi dell’aumento della tempera-tura dell’acqua. Dunque, per conosce-re meglio e monitorare la biodiversitàdi questi mondi sottomarini, proteg-

gerli e ripristinarli, un team di scien-ziati ha pensato di utilizzare le imma-gini satellitari che andranno a costitui-re un atlante delle barriere corallinenel mondo. La maggior parte dellebarriere coralline non sono infatti an-cora mappate. I ricercatori fanno par-te del progetto “Allen Coral Atlas”,guidato da Vulcan, un’o rg a n i z z a z i o n efilantropica che collabora con il Pro-gramma delle Nazioni Unite per l’am-biente per realizzare l’atlante che ser-virà a migliorare la comprensione deisistemi di barriera corallina e intro-durre le misure più adatte a protegge-re i coralli. L’atlante utilizza la tecno-logia satellitare per creare immaginiad alta risoluzione che elaborate costi-tuiranno mappe dettagliate utili agliscienziati e alla comunità di conserva-zione per confrontare la salute dellebarriere coralline nel tempo e com-prendere le pressioni cui sono sogget-te. A fornire le immagini sarà PlanetLabs, che gestisce la più grande flottaal mondo di satelliti per l’osservazionedella Terra.

Gli altri partner del progetto, che siinserisce nell’ambito di due campagneambientali lanciate dall’Onu, sonol’Università del Queensland, PlanetInc, 201 Arizona State University e laNational Geographic Society. L’atlan-te mira a mappare il 100 per cento del-le barriere coralline del mondo entrol’estate del 2021.

Oms: comitatod’u rg e n z a

sulle variantidel virus

GINEVRA, 14. Con due setti-mane di anticipo sul calenda-rio previsto, il direttore gene-rale dell’Organizzazione mon-diale della sanità (Oms), Te-dros Adhanom Ghebreyesusha convocato la riunione delcomitato d’urgenza per discu-tere e affrontare prontamentela tematica relativa alla diffu-sione di nuove forme mutatedel covid-19 che risultano alta-mente contagiose e che dun-que richiedono un dibattitourgente. La diffusione di que-ste forme più facilmente tra-smissibili può portare a un’on-data di casi e ricoveri per co-vid, che è altamente problema-tico per gli operatori e le strut-ture sanitarie già fortementesotto pressione in molti Paesi.

Le varianti inglese e sud-africana, in particolare, si sonodiffuse ormai in almeno unacinquantina di Paesi la prima ein una ventina la seconda. Ne-gli ultimi giorni, inoltre, è sta-ta scoperta in Giappone unaterza mutazione del virus cheavrebbe avuto origine nelloStato brasiliano di Amazonas.Questa variante, al momentoin fase di studio, potrebbe ave-re un impatto definito “preo c-cupante” sulla risposta immu-nitaria, secondo l’O ms.

Partita da Singapore, è in-tanto atterrata nella megalo-poli cinese di Wuhan la dele-gazione di scienziati dell’O ms,incaricata di studiare le originidella pandemia. Due compo-nenti del team sono dovuti ri-manere a Singapore in quantorisultati positivi al covid-19.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 14 gennaio 2021 pagina I

L A S E T T I M A N A D I P A P A F R A N C E S C O

Quando la malattiadiventa esperienzadi fraternità

Verso la XXIXGiornata mondiale del malatoche si celebrail prossimo 11 febbraio

La malattia ha sempre un volto, e non uno solo: ha il volto di ogni malato e malata,

anche di quelli che si sentono ignorati, esclusi, vittime di ingiustizie sociali

che negano loro diritti essenziali (Messaggio per la XXIX Giornata mondiale del malato, 3)

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di BRUNO MARIE DUFFÉ*

La terribile esperienza della pande-mia dovuta al covid-19 ci fa ricon-siderare la fragilità del nostro cor-po e la responsabilità di prendercicura degli altri come il cuore dellanostra vita personale e sociale. Di-ventiamo consapevoli, in modonuovo, della nostra umanità, vul-nerabilità e solidarietà (in tal sen-so si veda il paragrafo 2 del mes-saggio del Santo Padre per laXXIX Giornata mondiale del mala-to, che verrà celebrata il prossimo11 febbraio).

La delicata e costante cura diCristo per i malati è un elementodeterminante nelle narrazionievangeliche. Tutto inizia con lo

sguardo di Gesù e la compassioneche Egli offre a chi soffre, nell’ani-ma e nel corpo. Si rende vicino acoloro che sono esclusi dalla co-munità a causa della loro malat-tia.

Fermandoci, in questa Giornatamondiale del malato, per portarenel nostro affetto e nella nostrapreghiera coloro che sono statitoccati, indeboliti o feriti dallamalattia, riscopriamo il carattereprezioso di tutta la vita, dalla na-scita alla morte, e la bellezza dicoloro che guariscono.

«La malattia ha sempre un vol-to», scrive il Santo Padre al n. 3del messaggio. È il volto di ognipersona che soffre. È anche il vol-to di chi si fa «vicino» ai sofferen-

ti: medici, operatori sanitari, vo-lontari, accompagnatori, religiosi.Tutti ci ricordano l’umiltà e lagrandezza del servizio e della fra-ternità umana (cfr. n. 3 e 4). Inuno scambio misterioso, ci pren-diamo cura l’uno dell’altro equando offriamo il «balsamo pre-zioso» della vicinanza, riceviamola gioia intima della fiducia condi-visa (Ibid. n. 4). Perché la cura tro-va il suo significato e la sua pienamisura nell’approccio “olistico” aogni malato, considerato in tuttele sue dimensioni: corpo, vita inte-riore, relazioni, convinzioni e desi-deri.

Il riferimento alla figura evan-gelica del «buon samaritano», cheè il cuore dell’enciclica Fratelli tutti

di Papa Francesco (3 ottobre2020), ci chiama a «fare la devia-zione» per avvicinarci al «ferito»(cfr. Messaggio per la XXIX Gior-nata mondiale del malato, n. 3).Questa esperienza di com-passio-ne (ovvero di passione condivisa)ci fa crescere in umanità e ci portaal cuore di Dio, il Padre di ognimisericordia. È un viaggio di in-contro con l’altro che rinnova an-che la nostra comunità umana.Chi si prende cura di un fratello odi una sorella si prende cura del-l’intera umanità.

L’esperienza della malattia, nel-le sue forme più dolorose e insi-diose, ci introduce anche alla di-

SEGUE A PA G I N A IV

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina II giovedì 14 gennaio 2021 giovedì 14 gennaio 2021 pagina III

La settimana di Papa Francesco La settimana di Papa Francesco

DOMENICA 10 GENNAIO

Battesimodel Signore

Oggi festeggiamo il Battesi-mo del Signore. Abbiamo la-sciato, pochi giorni fa, Gesùbambino visitato dai Magi; og-gi lo ritroviamo adulto sulle ri-ve del Giordano.

La Liturgia ci fa compiereun salto di circa trent’anni,t re n t ’anni di cui sappiamo unacosa: furono anni di vita nasco-sta, che Gesù trascorse in fami-glia — alcuni, prima, in Egitto,come migrante per fuggire dal-la persecuzione di Erode — glialtri a Nazaret, imparando ilmestiere di Giuseppe, obbe-dendo ai genitori, studiando elavorando.

Colpisce che la maggior par-te del tempo sulla Terra il Si-gnore lo abbia passato vivendola vita di tutti i giorni, senzaa p p a r i re .

Sono stati tre gli anni di pre-diche, di miracoli... E tutti glialtri, di vita nascosta in fami-glia. È un bel messaggio: svelala grandezza del quotidiano,l’importanza agli occhi di Diodi ogni gesto e momento dellavita, anche il più semplice, ilpiù nascosto.

Gesùsi immerge

nella nostrastessa

condizione

La vita pubblica di Gesù co-mincia con il battesimo al fiu-me Giordano.

Ma Gesù è Dio, perché si fabattezzare? Il battesimo diGiovanni consisteva in un ritopenitenziale, era segno dellavolontà di convertirsi, di esseremigliori, chiedendo perdonodei peccati.

Gesù non ne aveva bisogno.Infatti Giovanni Battista cercadi opporsi, ma Gesù insisteperché vuole stare con i pecca-tori: per questo si mette in co-da con loro.

Lo fa con l’atteggiamentodel popolo, con l’atteggiamen-to loro [della gente] che, comedice un inno liturgico, si avvi-cinava “nuda l’anima e nudi ipiedi”... cioè senza coprireniente, così, peccatore.

Gesù scende nel fiume perimmergersi nella nostra stessacondizione. Battesimo, infatti,significa “immersione”.

Nel primo giorno del suoministero, Gesù offre il suo“manifesto programmatico”.

Dice che Lui non salva dal-l’alto, con una decisione sovra-na o un atto di forza, un decre-to. Salva venendoci incontro eprendendo su di sé i nostripeccati. Ecco come Dio vince ilmale: abbassandosi, facendose-ne carico.

È anche il modo in cui noipossiamo risollevare gli altri:non giudicando, non intiman-do che cosa fare, ma facendocivicini, con-patendo, condivi-dendo l’amore di Dio.

Stiledi vicinanza

La vicinanza è lo stile diDio; Lui stesso lo disse a Mo-sè: «quale popolo ha i suoi dèicosì vicini come voi aveteme?».

Dopo questo gesto di com-passione di Gesù, accade unacosa straordinaria: i cieli siaprono e si svela finalmente laTr i n i t à .

Lo Spirito Santo scende in

forma di colomba e il Padre di-ce a Gesù: «Tu sei il Figliomio, l’amato».

Dio si manifesta quando ap-pare la misericordia. Perchéquello è il suo volto.

Gesù si fa servo dei peccato-ri e viene proclamato Figlio; siabbassa su di noi e lo Spiritoscende su di Lui.

Amore chiama amore. Valeanche per noi: in ogni gesto diservizio, in ogni opera di mise-ricordia che compiamo Dio simanifesta, pone il suo sguardosul mondo.

Ancora prima che facciamoqualsiasi cosa, la nostra vita èsegnata della misericordia chesi è posata su di noi.

Siamo stati salvati gratuita-mente. La salvezza è gratis. È ilgesto di misericordia di Dionei nostri confronti.

Sacramentalmente questo sifa il giorno del Battesimo; maanche coloro che non sono bat-tezzati ricevono la misericordiadi Dio sempre, perché Dio è lì,aspetta che si aprano le portedei cuori. Si avvicina, ci carez-za con la sua misericordia.

La Madonna ci aiuti a cu-stodire la nostra identità, di es-sere “m i s e r i c o rd i a t i ”, che staalla base della fede e della vi-ta.

Tu t e l adei valori

demo craticinegli Usa

Rivolgo un affettuoso salutoal popolo degli Stati Unitid’America, scosso dal recenteassedio al Congresso.

Prego per coloro che hanno

perso la vita.Ribadisco che la violenza è

autodistruttiva sempre. Nullasi guadagna con la violenza etanto si perde.

Esorto le Autorità e l’interapopolazione a mantenere unalto senso di responsabilità, alfine di rasserenare gli animi,

promuovere la riconciliazionenazionale e tutelare i valori de-mocratici radicati nella societàamericana.

La Vergine Immacolata, Pa-trona degli Stati Uniti d’Ame-rica, aiuti a tenere viva la cultu-ra dell’incontro, la cultura del-la cura, come via maestra percostruire insieme il bene comu-ne; e lo faccia con tutti coloroche abitano in quella terra.

Benedizioneper i bambini

A causa della pandemia, og-gi non ho potuto celebrare iBattesimi nella Cappella sisti-na, come di solito.

Tuttavia, desidero ugual-mente assicurare la mia pre-ghiera per i bambini che eranoiscritti e per i loro genitori, pa-drini e madrine; e la estendo atutti i bambini che in questoperiodo ricevono il Battesimo,ricevono l’identità cristiana, ri-cevono la grazia del perdono,della redenzione.

Vi v e recon amorel’o rd i n a r i o

per renderlos t r a o rd i n a r i o

Domani, concluso il Tempodi Natale, riprenderemo con laliturgia il cammino del TempoOrdinario. Non stanchiamocidi invocare la luce e la forzadello Spirito, affinché ci aiuti avivere con amore le cose ordi-narie e a renderle straordinarie.È l’amore che cambia: le coseordinarie sembrano continuarea essere ordinarie, ma quandosi fanno con amore diventanos t r a o rd i n a r i e .

Se rimaniamo aperti, docili,allo Spirito, Egli ispira i nostripensieri e le nostre azioni diogni giorno.

(Angelus dalla Biblioteca privata)

Il mondoha bisogno

di unità

Da una crisi mai si esce co-me prima, mai. Usciamo mi-gliori o usciamo peggiori.

I grandi valori ci sono sem-pre nella vita, ma i grandi valo-ri vanno tradotti nella vita delmomento.

Guardiamo solo questi dueproblemi: i bambini e le guer-re. Le statistiche delle Nazioni

Unite sono spaventose su que-sto. Se usciremo dalla crisi sen-za vedere queste cose, l’uscitasarà un’altra sconfitta. E saràp eggiore.

Io credo che eticamente tuttidevono prendere il vaccino.Non è una opzione, è un’azio-ne etica. Perché ti giochi tu lasalute, ti giochi la vita, ma an-che giochi la vita degli altri.

Sì, si deve fare. Se i medicilo presentano come una cosache può andare bene e che nonha dei pericoli speciali, perchénon prenderlo?

C’è un negazionismo suici-da, in questo, che io non sapreis p i e g a re .

Pensare al noi e cancellareper un periodo di tempo l’io,metterlo tra parentesi. O ci sal-viamo tutti con il noi o non sisalva nessuno.

Questa è la sfida: farmi vici-no all’altro, vicino alla situa-zione, vicino ai problemi, farmivicino alle persone.

L’i n d i f f e re n z auccide

Il menefreghismo non è sa-no. La cultura dell’i n d i f f e re n z adistrugge, perché mi allontana.L’indifferenza ci uccide, per-ché ci allontana.

Invece la parola chiave perpensare le vie di uscita dallacrisi è la parola vicinanza.

Tutta la classe dirigenzialenon ha diritto di dire io... devedire noi e cercare una unità difronte alla crisi.

Un politico, un pastore uncristiano, un cattolico anche unvescovo, un sacerdote, che nonha la capacità di dire noi invecedi io non è all’altezza della si-tuazione.

I conflitti nella vita sono ne-cessari, ma in questo momentodevono fare vacanza.

Il problema dell’aborto nonè un problema religioso, è unproblema umano, pre-religio-so, di etica umana.

È un problema che anche unateo deve risolvere. È giustocancellare una vita umana per

@PontifexIl Bambino di Betlemme ci aiuti a esseredisponibili, generosi e solidali, specialmenteverso le persone più fragili, i malati e quantiin questo tempo si sono trovati senza lavoroo sono in gravi difficoltà

(8 gennaio)

Il Natale passa. Ma dobbiamo tornare alla vitain famiglia, al lavoro, trasformati, dobbiamotornare glorificando e lodando Dio per tuttoquello che abbiamo udito e visto. Dobbiamoportare il lieto annunzio al mondo:Gesù è il nostro salvatore.

(9 gennaio)

Questo è il grande significato del #Natale:Dio si fa uomo perché noipossiamo diventare figli di Dio

(10 gennaio)

Il m

agis

tero

Perugino, «Battesimo di Cristo» (1482)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina II giovedì 14 gennaio 2021 giovedì 14 gennaio 2021 pagina III

La settimana di Papa Francesco La settimana di Papa Francesco

risolvere qualsiasi problema? Ègiusto affittare un sicario perrisolvere un problema?

Per me la fede è un dono, nétu né io né nessuno può averefede con le proprie forze: è undono che ti dà il Signore.

(Intervista al Tg5)

LUNEDÌ 11

Ap ertialle donnei ministeri

istituitidel Lettorato edell’Accolitato

Si è giunti in questi ultimianni ad uno sviluppo dottrina-le che ha messo in luce comedeterminati ministeri istituitidalla Chiesa hanno per fonda-mento la comune condizionedi battezzato e il sacerdozio re-gale ricevuto nel Sacramentodel Battesimo.

Essi sono essenzialmente di-stinti dal ministero ordinatoche si riceve con il Sacramentodell’O rdine.

Anche una consolidata pras-si nella Chiesa latina ha confer-mato come tali ministeri laicali,essendo basati sul sacramentodel Battesimo, possono essereaffidati a tutti i fedeli, che ri-sultino idonei, di sesso maschi-le o femminile, secondo quan-to già implicitamente previstodal can. 230 § 2.

Dopo aver sentito il pareredei Dicasteri competenti, ho ri-tenuto di provvedere alla mo-difica del can. 230 § 1 del Co-dice di Diritto Canonico.

Pertanto, dispongo che [es-so] abbia in avvenire la seguen-te redazione: «I laici che ab-biano l’età e le doti determina-te con decreto dalla Conferen-za Episcopale, possono essereassunti stabilmente, medianteil rito liturgico stabilito, ai mi-nisteri di lettori e di accoliti;tuttavia tale conferimento nonattribuisce loro il diritto al so-stentamento o alla rimunera-zione da parte della Chiesa».

Dispongo altresì la modificadegli altri provvedimenti,

aventi forza di legge, che si ri-feriscono a tale canone.

(Lettera Apostolica in formadi motu proprio «Spiritus Domini»)

Pa r t e c i p a z i o n efemminile

più effettiva

La scelta di conferire anchealle donne questi uffici, checomportano una stabilità, unriconoscimento pubblico e ilmandato da parte del vescovo,rende più effettiva nella Chiesala partecipazione di tutti all’o-pera dell’evangelizzazione.

In questo modo, oltre a ri-spondere a quanto è chiestoper la missione nel tempo pre-sente e ad accogliere la testi-monianza data da moltissimedonne che hanno curato e cu-rano il servizio alla Parola e al-l’Altare, apparirà con maggioreevidenza — anche per coloroche si orientano al ministeroordinato — che i ministeri delLettorato e dell’Accolitato siradicano nel Battesimo e nellaConfermazione.

Sarà compito delle Confe-renze Episcopali stabilire ade-guati criteri per il discernimen-to e la preparazione dei candi-dati e delle candidate ai mini-steri del Lettorato o dell’Acco-litato, o di altri ministeri che ri-terranno istituire, secondoquanto già disposto nel MotuProprio Ministeria quaedam, pre-via approvazione della SantaSede e secondo le necessitàdell’evangelizzazione nel loroterritorio.

La Congregazione per ilCulto Divino e la Disciplinadei Sacramenti provvederà al-l’attuazione della suddetta ri-forma con la modifica dell’Edi-tio typica del Pontificale romanumovvero del «De InstitutioneLectorum et Acolythorum».

(Lettera al Prefettodella Congregazione

per la dottrina della fedecirca la modifica del can. 230 § 1del Codice di Diritto Canonico )

MERCOLDEDÌ 13

Lodare anchenei momenti

bui

Proseguiamo la catechesisulla preghiera, e oggi diamospazio alla dimensione dellalo de.

Prendiamo spunto da unpassaggio critico della vita diGesù.

Dopo i primi miracoli e ilcoinvolgimento dei discepolinell’annuncio del Regno diDio, la missione del Messia at-traversa una crisi.

Giovanni Battista dubita egli fa arrivare questo messag-gio [dal] carcere: «Sei tu coluiche deve venire o dobbiamoaspettare un altro?».

Lui sente questa angoscia dinon sapere se ha sbagliato nel-l’annuncio.

Sempre ci sono nella vitamomenti di notte spirituale.

Gesù non eleva al Padre unlamento, ma un inno di giubi-lo: «Ti rendo lode, Padre, Si-gnore del cielo e della terraperché hai nascosto queste co-se ai sapienti e ai dotti e le hairivelate ai piccoli».

Cioè, in piena crisi, in pienobuio nell’anima di tanta gente,come Giovanni il Battista, Ge-sù benedice... loda il Padre.Anzitutto lo loda per quelloche è: «Padre».

Gesù gioisce perché sa esente che suo Padre è il Diodell’universo.

Da questa esperienza di sen-tirsi “il figlio dell’Altissimo”scaturisce la lode.

Poi Gesù loda il Padre per-ché predilige i piccoli.

È quello che Lui stesso spe-rimenta, predicando nei villag-gi: i “dotti” e i “sapienti” ri-mangono sospettosi e chiusi,fanno calcoli; mentre i “picco-li” si aprono e accolgono ilmessaggio.

Gesù se ne rallegra. Anchenoi dobbiamo gioire e lodareDio perché le persone umili esemplici accolgono il Vangelo.

Io gioisco quando vedo que-sta gente semplice, umile cheva in pellegrinaggio, che va apregare, che canta, che loda,gente alla quale forse mancanotante cose ma [non] l’umiltà.

Nel futuro del mondo e nel-le speranze della Chiesa ci so-no sempre i “piccoli”: coloroche non si reputano miglioridegli altri, consapevoli dei pro-pri limiti e dei propri peccati,che non vogliono dominare...[e] che, in Dio Padre, si rico-noscono tutti fratelli.

In quel momento di appa-rente fallimento, Gesù pregalodando il Padre.

G i u d i c a rele sconfitte

in mododiverso

E la sua preghiera conduceanche noi, a giudicare in ma-niera diversa le nostre sconfit-te, le situazioni in cui non ve-diamo la presenza e l’azione diDio, quando sembra che il ma-le prevalga e non ci sia mododi arrestarlo.

Gesù, che pure ha tanto rac-comandato la preghiera di do-manda, proprio nel momentoin cui avrebbe avuto motivo dichiedere spiegazioni al Padre,invece si mette a lodarlo.

Sembra una contraddizione,

ma... a chi serve la lode? A noio a Dio?

Un testo della liturgia euca-ristica ci invita a pregare Diocosì: «Tu non hai bisogno dellanostra lode, ma per un donodel tuo amore ci chiami a ren-derti grazie; i nostri inni di be-nedizione non accrescono latua grandezza, ma ci ottengo-no la grazia che ci salva» (Me s -sale Romano, Prefazio comuneIV).

Una preghierache serve a noi

Lodando siamo salvati. Lapreghiera di lode serve a noi. IlCatechismo la definisce «unapartecipazione alla beatitudinedei cuori puri, che amano Dionella fede prima di vederlo nel-la Gloria».

Paradossalmente deve esserepraticata non solo quando lavita ci ricolma di felicità, masoprattutto nei momenti diffi-cili, nei momenti bui quando ilcammino si inerpica in salita.

È anche quello il tempo del-la lode.

Perché attraverso quella sali-ta, quel sentiero difficile, fati-coso, quei passaggi impegnati-vi si arriva a vedere un panora-ma nuovo, un orizzonte piùap erto.

Per respirareossigeno puro

Lodare è come respirare os-sigeno puro: ti purifica l’ani-ma, ti fa guardare lontano, nonti lascia imprigionato nel mo-mento difficile e buio.

C’è un grande insegnamen-to in quella preghiera che daotto secoli non ha mai smessodi palpitare, che San Francescocompose sul finire della sua vi-ta: il “Cantico di frate sole” o“delle creature”.

Il Poverello non lo composein un momento di gioia, di be-nessere, ma al contrario inmezzo agli stenti.

Francesco è ormai quasi cie-co, e avverte nel suo animo ilpeso di una solitudine che maiprima aveva provato: il mondonon è cambiato dall’inizio del-la sua predicazione, c’è ancorachi si lascia dilaniare da liti.

Potrebbe essere il momentodella delusione estrema e dellapercezione del fallimento.

Ma Francesco in quell’istan-te di tristezza, buio, prega.

Come? Prega lodando.Loda Dio per tutto, per tutti

i doni del creato, e anche per lamorte, che con coraggio chia-ma “s o re l l a ”.

Questi esempi dei Santi, deicristiani, anche di Gesù, di lo-dare Dio nei momenti difficili,ci aprono le porte di una stradamolto grande verso il Signore eci purificano.

I Santi e le Sante dimostra-no che si può lodare sempre,nella buona e nella cattiva sor-te, perché Dio è l’Amico fede-le... e il suo amore non vienemai meno.

Qualcuno diceva: “È la sen-tinella che è vicino a te e ti faandare avanti con sicurezza”.

Nei momenti difficili e bui,troviamo il coraggio di dire:“Benedetto sei tu, o Signore”...ci farà tanto bene.

(Udienza generalenella Bilioteca privata)

Colpisce che la maggior parte del temposulla Terra il Signore lo abbia passato vivendola vita di tutti i giorni, senza apparire.È un bel messaggio: ci svela la grandezzadel quotidiano, l’importanza agli occhi di Diodi ogni gesto e momento della vita,anche il più semplice

(11 gennaio)

Una società è tanto più umana quanto piùsa prendersi cura dei suoi membri fragilie sofferenti, e sa farlo con efficienza animata

da amore fraterno

Siamo portatori di una grande ricchezza, chedipende da quello che siamo: dalla vitaricevuta, dal bene che c’è in noi, dalla bellezzainsopprimibile di cui Dio ci ha dotati, perchésiamo a sua immagine, ognuno di noi preziosoai suoi occhi, unico e insostituibile nella storia

(12 gennaio)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina IV giovedì 14 gennaio 2021

La settimana di Papa Francesco

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I Papi e le carceri

Quello specchio rovesciatodella società

di GIANLUCA BICCINI

I penitenziari sono «lo specchiorovesciato di una società, lospazio in cui emergono le con-traddizioni e le sofferenze» di

una realtà «malata»: basterebbe que-st’intuizione del cardinale Carlo Ma-ria Martini a spiegare l’imp ortanzadella pastorale carceraria, che negliultimi anni ha assunto un ruolo sem-pre maggiore tra le priorità dei Papi.Un rapporto, quello tra i vescovi diRoma e i detenuti, che si è fatto sem-pre più prossimità, ascolto e attenzio-ne reciproci, in un crescendo culmi-nato con il pontificato di Francesco,durante il quale solo per elencare levisite ai reclusi e gli appelli per la lo-ro dignità e per un segno di clemen-za nei loro confronti servirebbero di-verse pagine del nostro giornale. Li-mitandosi al 2020 che si è appenaconcluso, con un’attività pubblicafortemente ridotta a causa del covid-19, si potrebbe ricordare che PapaBergoglio ha dedicato al mondo dei“r i s t re t t i ” più di una delle messe ce-lebrate in diretta streaming a SantaMarta ogni mattina durante il loc-kdown e che ha deciso di affidare lemeditazioni per la Via crucis del ve-nerdì santo — tenutasi in piazza SanPietro e non come da tradizione alColosseo — alla comunità del DuePonti di Padova; fino a giungere allarecente udienza generale di un mesee mezzo fa, era il 2 dicembre, quan-do ha confidato commosso che glitornano spesso in «mente quelle tan-te volte» in cui in Argentina vedeva«mamme in fila per entrare e vedereil loro figlio carcerato».

Un’attenzione privilegiata la sua,fatta anche di gesti concreti, come ildono di termoscanner per i detenutidi Panamá, inviati nell’agosto scorsoin piena pandemia, e che ha trovatoespressione magisteriale anche nell’e n-ciclica Fratelli tutti, in cui Francescoesorta a non vedere la pena come unavendetta, ma come parte di un proces-so di guarigione e di reinserimento so-ciale, e a migliorare le condizioni dellecarceri, nel rispetto della dignità uma-na di chi le abita, anche con il fermoconvincimento che l’ergastolo sia «unapena di morte nascosta» (263-269).

Questa predilezione risale all’e p i-scopato a Buenos Aires ed è statamantenuta viva dopo l’elezione allasede di Pietro, manifestandosi contanti gesti di prossimità: dalle telefo-nate domenicali ai detenuti argentinicon cui è rimasto in contatto, alle so-ste nei penitenziari durante i viaggiinternazionali (soprattutto quelli nellasua America latina) e in Italia; o neltradizionale rito della lavanda dei pie-di del Giovedì santo, quasi sempre ri-servato proprio ai carcerati: a comin-ciare dai minori dell’Istituto penale ro-mano di Casal del Marmo, passandopoi per Rebibbia (2015), Paliano(2017), Regina Coeli (2018) e Velletri(2019).

«Perché loro e non io?»: l’i n t e r ro g a-tivo che Francesco ripete spesso quan-do parla di questo tema è risuonatoanche durante l’udienza del 7 febbraio

2019, in quel caso riservata al persona-le della storica casa circondariale diTrastevere. Ed è proprio a ReginaCoeli, con i famosi “tre scalini” cari alfolklore popolare romano, che è inqualche modo iniziata la tradizione“contemp oranea” delle visite dei Papia quei luoghi di sofferenza in cui don-ne e uomini pagano i conti in sospesocon la giustizia. Da Giovanni XXIII aPaolo VI, da Giovanni Paolo II a Be-nedetto XVI, tutti hanno voluto testi-moniare la loro prossimità a quellaporzione di umanità che vive dietro lesbarre, in obbedienza al comandoevangelico «ero in carcere e mi avetevisitato».

Erano le 8.05 del 26 dicembre 1958,festa di santo Stefano, quando Ron-calli, eletto appena due mesi prima,attraversò l’ingresso di via della Lun-gara, inaugurando di fatto il Pontifica-to con un’opera di misericordia. An-che il suo successore, Montini, ne var-cò la soglia il 9 aprile 1964 per cele-brare la messa al centro della rotondae invitare i presenti a non cedere alladisperazione. Da parte sua Wojtyła.che nel 1980 si era recato a Casal delMarmo e nel 1983 a Rebibbia per in-contrare Alì Agca, andò a ReginaCoeli durante il grande giubileo del2000, così come fece in varie carcerid’Italia e del mondo. Infine Ratzingernon mancò di incontrare i detenuti diCasal del Marmo (il 18 marzo 2007) edi Rebibbia (il 18 dicembre 2011).

Nei secoli passati le cronache ricor-dano altri simili gesti di attenzione daparte dei Pontefici: sia Innocenzo X(nel 1650) sia Clemente XI (nel 1704)visitarono i cantieri per la costruzionedelle carceri di via Giulia e di PortaPortese, preoccupandosi di far garan-tire condizioni più umane agli ospiti.E a inizio Ottocento (nel 1824 e nel1827) Leone XII si recò sia a via Giuliasia nel carcere minorile di via delGonfalone. E Pio IX, prima dell’a n-nessione di Roma al regno d’Italia, vi-sitò i reclusi del bagno penale di Ci-vitavecchia e i detenuti politici nelleprigioni cittadine. Dopo Mastai Fer-retti, però, questa pia pratica si era in-terrotta a motivo della “questione ro-mana” con i Papi che si consideravanoa loro volta “prigionieri” e non usciva-no mai dal Vaticano.

Nelle immagini: (in alto) Papa Roncallia Regina Coeli (26 dicembre 1958);

(in basso) un detenuto del penitenziario bolivianodi Palmasola durante la visita

di Papa Francesco (11 luglio 2015)

Quando la finalità di un effettivo reinserimento nella società viene

trascurata, l’esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola

punizione e ritorsione... E Dio non fa questo, con noi.

Dio, quando ci perdona, ci accompagna e ci aiuta nella strada.

(Visita alla Casa Circondariale di Castrovillari, 21 giugno 2014)

Il momentop re s e n t e

di LEONARD O SAPIENZA

La Parola di Dio che abbiamo ascoltata è uninvito a vivere con attenzione ogni momentodella nostra esistenza. Perché «il tempo ormaisi è fatto breve» (seconda lettura); convieneconvertirci a una vita buona (prima lettura) ; eseguire Gesù che passa e ci chiama (Vangelo).È un invito a vivere bene il nostro tempopresente, invece di sciuparlo nelladisattenzione e nella confusione. Una poetessafiorentina così racconta la sua esperienza:«Mentre guardavo alternamente dalle duegrandi finestre affacciate sul passato esull’avvenire, i ladri entrarono indisturbatinella stanza e mi derubarono di tutto ilpresente» (Margherita Guidacci).Vedete: sono tanti i ladri del presente cheapprofittano delle nostre distrazioni perrubarci l’attimo in cui viviamo. C’è lanostalgia del passato, che ci fa guardareindietro con malinconia, e ci fa ricordare diquando si stava meglio...Quanti uomini diventano conservatori, silamentano, si sentono depressi, pensando alpassato... E ci sono anche quelli che vivonofreneticamente, attirati dal futuro che rendeesaltati, esagitati...Ma la nostra vita cristiana ci insegna a viverein pienezza il nostro presente, seguendo Gesùche ci chiama a seguirlo, per diventare autoridel nostro futuro: «Vi farò diventare pescatoridi uomini» (Vangelo).La vita cristiana ci insegna a capire ilmomento presente, ad amare il posto in cui ciha messi a vivere; a impegnarci per renderepiù bella la società in cui viviamo.Non perdiamo tempo a pensare al passato e alfuturo; pensiamo al presente, per renderloricco ed esaltante, per noi e per gli altri.

IL VANGELO IN TA S C A

Domenica 24 gennaio, III del Tempo ordinarioPrima lettura: Gio 3, 1-5. 10Salmo: 24Seconda lettura: 1 Cor 7, 29-31Vangelo: Mc 1, 14-20

mensione sociale del dolore e dellasofferenza: violenza, ingiustizia,maltrattamenti, disprezzo. La pre-dilezione di Cristo — la carità —per i più poveri ci ricorda che esi-ste anche una malattia sociale: l’ab-bandono e la solitudine. Di frontealla domanda del “p erché”, cheperseguita coloro che la vita hacrocifisso, raggiungiamo i limitidel nostro discorso e delle nostregiustificazioni. Noi percepiamoche l’unico atteggiamento appro-

priato è la presenza fraterna, checompie la Parola: «Io sono qui»;«Gesù ci salva»; «Cristo è connoi».

Il grido della sofferenza rag-giunge il cuore paterno di Dio e cichiama alla parte più intima dellanostra fede. Nel viaggio attraversola malattia, la parola di Giobbe sa-le alle nostre labbra, più forte dellanostra conoscenza. Ci purifica datutte le nostre ipocrisie, quando di-stogliamo lo sguardo e continuia-mo il nostro cammino, affermando,senza soddisfarlo veramente, il re-

quisito dell’amore offerto. Lascian-doci guarire dalla presenza di Cri-sto, data nel gesto sincero del“p ro s s i m o ” e del fratello, sperimen-tiamo (Ibid. n. 2) la malattia comeuna nuova conoscenza di Dio stes-so: «Io ti conoscevo solo per senti-to dire, ma ora i miei occhi ti han-no veduto» (Giovanni 42, 5).

Così comprendiamo che la no-stra unica forza è la fede ispirata innoi dallo Spirito di Cristo-Fratelloe Custode... e che la chiamata, inmezzo all’angoscia, ci fa vivere pie-namente ciò in cui crediamo, senza

timore o «ipocrisia» (n. 1).Il messaggio del Santo Padre,

quindi, in questi giorni di ansia peril nostro futuro, ci chiama a consi-derare la fragilità umana, non inmodo disperato, ma a lasciarci ri-sollevare da un Dio che si preoccu-pa incessantemente della nostraumanità e non abbandona mai, co-me dice il profeta, coloro il cui no-me è «scritto nel palmo della suamano».

*Segretario del Dicastero per il serviziodello sviluppo umano integrale

CO N T I N UA DA PA G I N A I

Quando la malattia diventa esperienza di fraternità

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 14 gennaio 2021 pagina 5

CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI

Estratto del bando di gara n. L057/2020

È indetta procedura telematica aperta per l’affidamento dell’Accordo quadro per l’e-secuzione dei Lavori ed interventi di ripa-razione, messa in sicurezza, ripristini edilizi e strutturali e di supporto alle indagini in accompagnamento e/o conseguenti ai SIA di Verifica della vulnerabilità sismica degli Edifici Scolastici di competenza della Città Metropolitana di Napoli CIG: 8562382D24. Importo a base di gara Euro 2.350.000,00. oltre Iva. L’aggiudicazione avverrà con il cri-terio del prezzo più basso. Il bando integra-le, completo degli atti di gara, è disponibile sul sito internet della Città Metropolitana di Napoli http://www.cittametropolitana.na.it e sul Portale Gare Telematiche https://pgt.cittametropolitana.na.it/portale. Le offerte, redatte in conformità ai sopra indicati atti, devono pervenire al Portale Gare Tele-matiche entro e non oltre le ore 08.00 del 18/02/2021. IL DIRIGENTE Ing. Maria Teresa Celano

CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLIProcedura telematica aperta per affidamen-to dei “Lavori di Riqualificazione ambientale e funzionale del Liceo ‘G. Bruno’ - Sede centrale Via Volpicelli, Arzano” CUPH76E18000160001 - CUI: L01263370635201900032 - CIG 8538160885, dell’importo complessivo di € 673.461,52 - scadenza ore 8.00 del giorno 11/02/2021. Il bando di gara è reperibile, in uno alla documentazione tecnica, sul Portale Gare https://pgt.cittametropolitana.na.it/portale.

IL DIRIGENTE (Ing. Maria Teresa Celano)

CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLIBando L052-2020

Procedura telematica aperta per affidamento dei “Lavori di Riqualificazione ed adeguamento della sede del ‘Vittorio Veneto’ di via Labrio-la lotto 11k Napoli” CUPH66E18000050001 - CUI: L01263370635201900029 - CIG 8538797631, dell’importo complessivo di € 998.000,00, scadenza ore 8.00 del giorno 09/02/2021. Il bando di gara è reperibile, in uno alla documentazione tecnica, sul Portale Gare https://pgt.cittametropolitana.na.it/portale.

IL DIRIGENTE (Ing. Maria Teresa Celano)

COMUNE DI CICCIANO (NA)Bando di gara - CUP D24H16001170001 -

CIG 857830620EÈ indetta procedura aperta con il criterio di aggiudi-cazione o.e.p.v. per l’affidamento dei lavori di com-pletamento - interventi per l’eliminazione del dissestoidrogeologico nel territorio comunale. Importo:2.793.299,64 IVA esclusa. Termine ricezione offerte:12/02/2021 ore 12:00. Documentazione su: www.co-mune.cicciano.na.it e www.asmecomm.it.Il responsabile della stazione appaltante e R.U.P.

arch. Ottello Giuseppe

COMUNE DI SAN GIORGIO LA MOLARA (BN)Bando di gara - CUP I52D18000010002 -

CIG 8587905366È indetta procedura aperta con O.E.P.V. per l'affida-mento dell’appalto integrato dei lavori di ristruttura-zione, di adeguamento sismico, impiantistico eigienico funzionale della scuola materna ed elemen-tare in Via "Piano dello Stallone". Importo: €2.029.373,13 IVA esclusa.Termine ricezione offerte: 15/02/2021 ore 12:00.Documentazione su: www.comune.sangiorgiolamo-lara.bn.it e www.asmecomm.it.

Il R.U.P. e responsabile del settore IIIarch. Luigi Castiello

C O M U N E D I M O N Z AAvviso di aggiudicazione di appalto

Affidamento del servizio di recupero dei rifiuti urbani di natura organica (FORSU) provenien-ti da raccolta differenziata – Gennaio 2021/Dicembre 2023 - Procedura aperta - Criterio di aggiudicazione: minor prezzo – Offerte ricevute: 1 Aggiudicatario: Montello S.p.A. Corrispetti-vo unitario offerto: € 64,90/ton I.V.A. esclusa. Valore finale € 2.063.820,00 I.V.A. esclusa.L’avviso è stato inviato per la pubblica-zione sulla GUUE in data 07/01/2021 ed è pubblicato sulla GURI n. 3 dell’11/01/2021. Il Dirigente: arch. Carlo Maria Nizzola

COMUNE DI SOLOPACA (BN)Esito di gara - CIG 806712849F

La procedura per l’affidamento dei “Lavori di di ade-guamento statico e risanamento igienico funzionaledella Sede Comunale” è stata aggiudicata a favoredell’impresa “CONSORZIO STABILE ENERGOS”con sede legale in Biella - Via Mazzini, 3 - P.IVA11569400010 per un prezzo complessivo offerto pariad euro 711.180,50 oltre oneri della sicurezza pari adeuro 15.497,33 ed I.V.A.

Il R.U.P.geom. Lonardo Silvano

Almeno sessanta le vittime

Israele intensificagli attacchi in Siria

Centinaia di morti in scontri di matrice etnica

Massacro di civili in Etiopia

DAL MOND O

Bosnia ed Erzegovina: diplomatici dell’Uenel campo profughi di Lipa

Diplomatici dell’Ue si sono recati in visita nel campo profughidi Lipa, nel nordovest della Bosnia ed Erzegovina, dove dagiorni circa 2.500 persone vivono in condizioni estremamenteprecarie, vagando all’aperto al gelo e nella neve. Nonostantela neve e le temperature sotto zero, a Lipa — distrutto da un in-cendio il 23 dicembre — sono in corso i preparativi in vista del-l’inizio dei lavori di ristrutturazione del campo, che diventeràa breve un centro di accoglienza stabile e adatto all’inverno.

Caso Caruana: il Governo maltese respingela grazia per un pentito

Il Governo di Malta ha respinto la richiesta di condono tom-bale in cambio delle sue rivelazioni, presentata dal pregiudica-to Vince Muscat, uno dei tre esecutori materiali dell’assassiniodella giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia. Lacronista venne assassinata il 16 ottobre del 2017 nell'esplosionedi un’autobomba presso la sua residenza di Bidnija, vicino al-la città di Mosta.

DA M A S C O, 14. Sono almeno 60i militari governativi siriani emiliziani filo-iraniani uccisinelle ultime 48 ore in raid ae-rei sul territorio della Siria. Sitratta, afferma l’O sservatorionazionale per i diritti umani inSiria, dei più sanguinosi attac-chi aerei israeliani contro po-stazioni di forze filo-iranianedall’inizio della guerra, 10 an-ni fa.

Fonti di stampa statuniten-se e israeliane affermano che ilsegretario di Stato americano,Mike Pompeo, ha discusso de-gli ultimi attacchi in Siria conil capo del Mossad israeliano,Yossi Cohen. E che il sistemadi difesa anti-aereo israelianoè in allerta su tutti i fronti.

I raid aerei hanno colpito 18siti, tra depositi di armi e mu-nizioni e postazioni militaridelle forze di Damasco, deimiliziani del movimento sciitalibanese Hezbollah e di altricombattenti nell’est della pro-vincia di Deir Ezzor, dove so-

no concentrate forze russe, go-vernative siriane, iraniane e fi-lo-iraniane.

Tra le vittime ci sono 43 mi-liziani filo-iraniani, tra cui 16iracheni. A questi si aggiungo-no 14 membri delle forze go-vernative e milizie ausiliarie si-riane. L’Osservatorio affermache tra gli uccisi ci sono mem-bri dei pasdaran iraniani.

L’agenzia di stampa gover-nativa siriana, la Sana, si è li-mitata a riferire di non meglioprecisati bombardamenti aereinella regione di Dayr az Zorattribuendoli al «nemico israe-liano». Le località colpite daibombardamenti sono la peri-feria della città di Dair Ezzor,Albukamal e la periferia diMayadin, tre città lungo labassa valle del fiume Eufrate.

Nei giorni scorsi si erano re-gistrati analoghi bombarda-menti di non meglio precisateaviazioni militari contro po-stazioni filo-iraniane al confi-ne tra Siria e Iraq.

ADDIS ABEBA, 14. Non si pla-ca la spirale di violenze inEtiopia. Secondo un bilancioancora provvisorio, almeno80 civili sono stati massacratiin nuovi attacchi di matriceetnica nella regione occiden-tale di Benishangul-Gumuz,dove già il mese scorso più di200 persone avevano perso lavita. Lo riporta Esat Tv, cana-le satellitare dell’opp osizione.Tra le vittime ci sono anchedonne e bambini. I responsa-bili del massacro, tuttavia,non sono ancora noti.

Il brutale attacco, ha riferi-to ieri la Commissione etiopeper i diritti umani (Ehrc) ge-stita dal governo, è avvenutodurante le prime ore di mar-tedì scorso. «Queste strazian-ti uccisioni devono finire»,ha dichiarato il consiglierepresso l’Ehrc Aaron Maasho,chiedendo «per l’ennesimavolta che le autorità a livellofederale e regionale migliori-no il coordinamento tra diloro, rafforzando la presenza

di sicurezza nell’area per evi-tare che tali incidenti si veri-fichino».

Al momento sono disponi-bili pochi dettagli sull’atten-tato. Né le autorità regionaliné quelle federali hanno rila-sciato dichiarazioni al riguar-do. In base alle informazionirese note dal sito Voa Amha-ric, che riporta le testimo-nianze di alcuni sopravvissu-ti, il bilancio delle vittime po-trebbe essere più grave. Siparla di oltre 100 morti. Lastrage è avvenuta nel “w o re -da” (i distretti dell’Etiopia) diDibate, nella zona di Mete-kel, nella regione di Beni-shangul-Gumuz, dove negliultimi mesi si sono verificateviolenze ricorrenti che hannoprovocato la morte di centi-naia di persone.

La regione, che confinacon il Sudan, ospita moltiesponenti di minoranze etni-che che in passato sono stateripetutamente vittime di at-tacchi. Negli ultimi anni, i re-

sidenti del vicino Stato regio-nale di Amhara hanno co-minciato a trasferirsi nell’a-rea, portando i membri del-l’etnia Gumuz a temere chepotessero essere espropriatidelle loro terre fertili.

L’ultimo attacco è avvenu-to il mese scorso nell’area diMetekel, sotto il controllodell’esercito etiope e delleforze regionali, proprio dopola visita del primo ministroAbiy Ahmed per valutare la

situazione della sicurezza. Il28 dicembre il premier haistituito una task force com-posta da membri delle Forzedi difesa federali e da autori-tà locali e federali di alto li-vello, con l’incarico di ripor-tare la sicurezza nella zona diMetekel. La task force ha av-viato le sue operazioni il 10gennaio in collaborazionecon le comunità locali e leistituzioni di sicurezza dellare g i o n e .

Uganda al vototra forti tensioni

KA M PA L A , 14. Dopo una cam-pagna elettorale caratterizzatada forti tensioni, con arresti, ri-volte e scontri che hanno pro-vocato decine di morti, si sonoaperti questa mattina i seggielettorali in Uganda per eleg-gere un nuovo presidente e iparlamentari. Per le presiden-ziali, Yoweri Museveni, inin-terrottamente al potere dal1986, è in corsa per un nuovomandato — il sesto — contro al-tri 10 candidati, tra cui il piùpopolare, l’ex cantante rapBobbi Wine. Il musicista è sta-to più volte vittima di arrestinegli ultimi mesi. Episodi checertamente non hanno favori-to uno svolgimento pacificodella campagna elettorale eche sono stati all’origine di di-sordini e violente proteste.

A novembre sono morte al-meno 54 persone nelle manife-stazioni a Kampala control’ennesimo arresto di Wine. Latensione non ha accennato adiminuire neanche alla vigiliadel voto, con il presidente Mu-seveni che ha deciso di schiera-re l’esercito nella capitale, e lacommissione elettorale che harespinto il 75% delle richiestedegli osservatori Usa.

Sono circa 18 milioni gliugandesi aventi diritto al voto.I 34.600 seggi allestiti resteran-no aperti fino alle ore 16 diquesto pomeriggio.

Bangui, il silenziodopo la battaglia

tarci, ma abbiamo avuto pau-ra. Ormai conosciamo anchele armi che usano. Quelle era-no “p esanti” e le case qui sonodi paglia e qualche mattone.Le mie consorelle africane tre-mavano. Ho cercato di tran-quillizzarle. Stavolta i ribellidicono di non avercela con lapopolazione, ma con le autori-tà e che quindi non farannodel male ai civili. In ogni casohanno continuato a sparareper un’ora. Poi via via si sonoallontanati. A quel punto sia-mo uscite e abbiamo finalmen-te raggiunto la nostra casa».

Tanta paura dunque, mafortunatamente le suore sonorimaste illese. Nel resto dellagiornata i conflitti a fuoco traribelli, esercito e caschi bludella Minusca, la missionedell’Onu in Centrafrica, sonoproseguiti fino alle 18, quandoè iniziato il coprifuoco. «Sisentiva solo il rumore assor-dante degli elicotteri che pat-tugliavano l’area. La notte — cidice ancora suor Elvira — è tra-scorsa in un silenzio irreale. Eanche questa mattina il quar-tiere è avvolto nel silenzio. Lagente è fuggita. Le strade do-no deserte. Chiunque in passa-to è transitato da qui, seleka,anti-balaka, ha ucciso. La ra-dio di Stato invita alla calma edice che gli attacchi dei ribellisaranno respinti definitiva-

mente. Ma Bangui oggi sem-bra una città morta. Circolanosolo militari. La gente si chie-de quando i ribelli ritenteran-no di prendere la capitale. Per-ché se non oggi, sarà domani,o dopodomani. Non è finita».

La sensazione, dunque, èche l’assalto a Bangui sia soloall’inizio, in quello che le auto-rità governative hanno defini-to un tentativo di colpo di Sta-to da parte dell’ex presidenteBozize, escluso dalle elezionidel 27 dicembre vinte da Toua-dera, e avviato prima del voto.Ieri i ribelli — la “coalizione dipatrioti per il cambiamento”che secondo le autorità com-batte per conto di Bozize — so-no stati respinti dall’esercito edai caschi blu. Uno di questi,un soldato ruandese, è rimastoucciso.

Su quanto accaduto è inter-venuto il segretario generaledell’Onu, Antonio Guterres,condannando con forza l’of-fensiva dei ribelli e ribadendoche gli attacchi contro i caschiblu «possono costituire crimi-ne di guerra». Guterres ha fat-to quindi appello alle autoritàcentrafricane perché prendanotutte le misure necessarie perpunire i responsabili dei raid.E oggi a New York si terrà unariunione straordinaria del con-siglio di sicurezza per parlaredi questa crisi di cui nessuno oquasi parla e dei 30.000 profu-ghi in fuga dal Paese.

CO N T I N UA DA PAGINA 1

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 14 gennaio 2021

Dopo san FrancescoIn un libro di Paolo Evangelisti

Il 14 gennaio 1841 nasceva Berthe Morisot

Quello sguardooltre la tela

Frati minoria Gerusalemme

di GABRIELE NICOLÒ

L’ elogio più lusinghiero, epiù rivelatore, di BertheMorisot l’ha tessuto Geor-ge Moore. «Soltanto una

donna ebbe la capacità di creare unostile, e quella donna fu Berthe Morisot.I suoi quadri sono le uniche opere chenon potrebbero essere distrutte senzadeterminare un vuoto, uno iato nellastoria dell’arte», scrisse il critico d’arteirlandese assegnando così alla pittricefrancese (nata il 14 gennaio 1841) unoscranno nell’empireo degli artisti più il-lustri. Furono due i maestri che su di leiesercitarono una robusta influenza.Prima Corot, poiManet. Il primol’avviò alla pitturaall’aria aperta, fa-cendole apprezza-re il galvanizzantecontatto con la na-tura e, di conse-guenza, sottraen-dola alla praticadella composizio-ne all’interno diuno studio, utileper assimilare i ru-dimenti essenzialima poi penaliz-zante nell’ottica di un’arte aperta al fe-condo dialogo con il mondo esterno.Del resto la stessa Morisot si dichiaravainsofferente di regole stantie e di proto-colli accademici, sentiti come lesivi del-la sua capacità creativa, impaziente dispiccare il volo.

Tale volo fu accompagnato e ali-mentato dall’incontro con Ma-net il quale contribuì a suggel-lare l’approdo della pittrice allapittura impressionista. Rom-pendo dunque definitivamentecon schemi troppo rigidi, laMorisot cominciò a realizzare,con metodica costanza, teleispirate a una pittura sbrigliata,ricca di flagranza e levità, nelsegno di una privilegiata atten-zione alla luce e ai complessigiochi di prospettiva a essa sot-tesi. Se agli inizi della carriera ilsuo pennello poteva manifesta-re ancora qualche impaccio e ti-midezza, ora lo scenario cam-bia, e in meglio: quel tratto, in-fatti, risulta essere più sciolto,meno marcato e più sfumato.La tela ne beneficia in termini di im-mediatezza e spontaneità. Un altroelogio, assai eloquente, che Morisotriscosse fu formulato dal critico d’artefrancese Gustave Geoffrey, che di leiscrisse: «Nessuno rappresenta l’im -pressionismo con un talento più raffi-nato e con maggiore autorità».

Il quadro che le valse il convintoplauso di Manet e che in seguito l’a-vrebbe consacrata agli onori della sto-ria dell’arte è La Culla, dipinto a Pariginel 1872. L’artista raffigura Edma,una delle sue sorelle, mentre guardadormire la figlioletta. È la prima voltache la figura materna appare nellaproduzione della Morisot e il sogget-to ritratto in questa tela diventerà unodei suoi temi preferiti. Lo sguardodella madre, la linea che disegna ilsuo braccio sinistro piegato al quale

corrisponde il braccio, anch’esso pie-gato, della neonata, tracciano, in mo-do sapiente, una diagonale che mettein evidenza il movimento della tendasullo sfondo. Questa diagonale, dal-l’alto valore simbolico, stabilisce l’u-nione tra la madre e la sua bambina. Ilgesto di Edma, che frappone il velodella culla tra lo spettatore e la neona-ta, contribuisce a rafforzare il senti-mento di intimità e di amore protetti-vo espresso nel quadro. Con La Cullala Morisot partecipò alla mostra im-pressionista del 1874, diventando laprima donna a esporre le sue operecon il gruppo. Il quadro venne a ma-lapena notato. Dopo aver cercato in-

vano di venderlo,la Morisot non lomostrerà più inpubblico. L’op e-ra sarà conservatadalla famiglia diEdma fino allasua acquisizione,nel 1930, da partedel Louvre, doveverrà adeguata-mente compresa eammirata (ora latela è al museod’O rsay).

L’artista si ci-mentò in marine e in paesaggi, svilup-pando al contempo una predilezioneper il mondo femminile visto, in par-ticolare, nella sua dimensione dome-stica. Si compiacque così di rappre-sentare i dettagli di vesti eleganti, dibiancheria finemente ricamata, distoffe morbide. I soggetti delle sue te-

le, in questo scenario, sono le donnedella media e alta borghesia, ritrattein casa o in giardino, in varie ore dellagiornata, così da riprodurre i conse-guenti riflessi di luce, al cui magisterol’artista non cessò mai di ispirarsi.Questo genere di pittura rischiava ditradursi in una rappresentazione dimaniera, anteponendo la forma allasostanza e poegandosi al dato mera-mente esornativo. Al contrario, laMorisot seppe conferire a queste teleun’acuta profondità applicando aisoggetti ritratti una rigorosa analisipsicologica, evidente anzitutto nell’e-spressione degli occhi. Significativo,al riguardo, è il quadro Giovane donnain tenuta da ballo (1879). Rifuggendodai canoni della ritrattistica ufficiale,la cui missione si esauriva nel valoriz-zare lo status sociale della persona ef-figiata, la Morisot si concentra sullosguardo, vivo e curioso, della balleri-na. Lo sguardo è rivolto verso qualco-sa che si svolge, alla sua destra, al di làdello spazio pittorico. Il movimento,tanto impercettibile quanto deciso,degli occhi sta a suggerire l’invito allospettatore a non focalizzarsi sulle suevesti, per quanto di pregevole fattura,ma di farsi complice della ricerca —appunto indicata da quello sguardoeloquente — di un qualcosa di serio eprofondo, refrattario dunque a farsiidentificare e cristallizzare in uno spa-zio meramente calligrafico.

«La Culla» (1872)

Applicando ai soggettiuna profonda analisipsicologicala pittrice francesesottrasse la sua artedalla dimensione esornativae calligrafica

«Giovane donna in tenuta da ballo» (1879)

Il movimento francescano

finì per essere promotore diretto

di una trasformazione

D ell’idea di crociata

della sua ideologia

e della sua prassi

di FELICE ACCRO CCA

C’ è, indubbiamente, unFrancesco d’Assisi delmito che in molti casiha finito per mettere in

ombra il Francesco della storia,quell’uomo, cioè, in carne ed ossache, prima ancora di superarlo inforza del suo genio, fu uomo piena-mente del suo tempo, dal quale ri-cevette anche — né poteva essere al-trimenti — stimoli e suggestioni cheispirarono il suo agire e lo condizio-narono in molte delle sue scelte.Tuttavia, in non poche occasioni,proprio il mito ha finito per sedi-mentarsi non solo nel pensiero co-mune, ma nella stessa storiografia,che alla fine ne ha pure ripetuti glis t e re o t i p i .

È a questa immagine dell’Assisia-te che Paolo Evangelisti cerca direagire in un libro che, sin dal tito-lo, si propone di andare oltre il mi-to nell’indagare — su un ampiospettro cronologico — il rapportonon tanto di Francesco, quantopiuttosto dei suoi frati, con la TerraSanta e il panorama europeo (DopoFrancesco, oltre il mito. I frati Minori fraTerra Santa ed Europa [XIII-XV secolo]Roma, Viella, 2020, euro 29, pagine296). Una costruzione mitica cheprende le mosse dal confronto conil sultano al-Malik al-Kāmil, un sin-golare episodio da intendersi comeun incontro piuttosto che uno scon-tro, e questo in un tempo di riarmodella cristianità.

Nel tentativo di andare oltre ilmito, Evangelisti si colloca oltrequello stesso avvenimento, sul qualenon si sofferma se non per eviden-ziarne alcune derive storiografiche(si veda, ad esempio, la sua discus-sione con John Tolan) che egli con-sidera capaci di portare fuori strada.Perché, sottolinea l’autore, lungidall’estraniarsene, il movimentofrancescano finì per essere piena-mente partecipe e promotore direttodi una trasformazione dell’idea dicrociata, della sua ideologia e dellasua prassi, anche in forme del tuttodifferenti rispetto a quelle in cui simanifestarono nei secoli precedenti.

Esemplare, a tale riguardo, è lafigura di Fidenzio da Padova, ilquale nella seconda metà del Due-cento elaborò un vero e propriopiano, con tanto di strategie milita-ri, per la riconquista della TerraSanta, appunto quel Liber recuperatio-nis Terrae Sanctae che il frate, a lungodimorante nelle terre d’O ltremare,scrisse a seguito di una richiestagiuntagli nell’ambito del II conciliodi Lione (1274).

Fidenzio, al quale fu riconosciutaun’indubbia competenza in materia,

avrebbe dovuto quindi scrivere unarelazione per illustrare attraversoquali vie si sarebbe potuta consoli-dare la presenza cristiana nei luoghidel Vicino Oriente. Il risultato fuun’opera davvero originale: il Liberdel frate padovano si distanzia, in-fatti, da tante altre opere sull’a rg o -mento perché opera di vera teoriapolitica; lungi dal far leva sul soste-gno militare ed economico prove-niente dall’Occidente, egli elaboròun progetto di governo attraverso ilquale i cristiani stanziati in Orienteavrebbero potuto autosostenersi eche includeva la gestione della fi-scalità, l’amministrazione della giu-stizia, il controllo della forza arma-

ta, ma che richiedeva la fine dell’a-narchia in cui versavano i Regnid’Oltremare: «In Terra Santa —scriveva, infatti, Fidenzio da Padova— fu grande, e lo è tuttora, la man-canza di un unico capo responsabi-le del governo. In effetti gli abitantidella Terra Santa non hanno un ca-po unico al quale obbedire e alquale fare riferimento. Ed in veritàal re di Gerusalemme non obbedi-scono, né vogliono obbedirgli, i Ve-neziani, i Genovesi, i Pisani, i Tem-plari, gli Ospitalieri, i Teutonici enemmeno i baroni che vivono inquei territori».

Lo sguardo dell’autore si allargapoi ad altre fonti, di diverso generee di altre epoche, mostrando comeinsigni maestri e predicatori riservi-no una particolare attenzione allacrociata nelle loro opere, che si trat-ti di Gilberto di Tournai o dell’an-cor più belligerante Bertrand de LaTour, il quale arriverà ad ottenere ilcappello cardinalizio. Un’attenzioneche, secondo l’autore, non vienemeno neppure in opere dirette ailaici, qual è appunto l’opuscolo Mi-les armatus di Pietro di GiovanniOlivi, nel quale Evangelisti rintrac-cia «una pedagogia dell’agire socia-le della quale l’omiletica crociatisti-ca è parte integrante e non separa-bile». Interessante si rivela anchel’analisi dei documenti papali: ilbollario francescano, ad esempio,

mostra che i frati divennero benpresto gli «operai di Gesù Cristo» eche ad essi furono in molti casi de-mandati — intorno alla metà del XIIIsecolo — aspetti concreti della ge-stione della crociata: dalla comples-sa operazione della commutazione equantificazione del valore del votoemesso (molti che in un primo mo-mento s’erano impegnati a prenderela croce, in realtà cercarono poi dicommutare questo voto nell’offertadi propri beni) alla tutela fiscale deipatrimoni di coloro che invece era-no effettivamente partiti per la cro-ciata. In alcuni casi, come rivelanouna serie di bolle indirizzate allaprovincia di Aquitania, fu di lorocompetenza anche la diretta gestio-ne delle risorse pecuniarie e la lorotenuta contabile. L’Ordine dei Mi-nori, in definitiva, partecipò in mo-do «determinante alla realizzazionedi un complesso sistema di welfarecrociato che sviluppa i suoi effettiall’interno dei confini della cristiani-tà».

L’esperienza francescana, tutta-via, non fu monocorde, ma piutto-sto sinfonica. Non mancano, perciò,neppure autori — si veda, ad esem-pio, Bacone, che registra su taliaspetti sensibili punti di contattocon Raimondo Lullo — i quali insi-stono sulla necessità d’i n t r a p re n d e reun’azione persuasiva tra gli islamici,per la quale riveste fondamentaleimportanza la conoscenza delle lin-gue. Ed è vero pure che se si giun-se, nella prima metà del XIV secolo,all’instaurazione della Custodia diTerra Santa, un tale risultato si ot-tenne non in forza di un’azione mi-litare, quanto piuttosto di una pa-ziente azione diplomatica. Arte del-la diplomazia — mi sento di aggiun-gere — nella quale i frati si speri-mentarono sempre più, a partiredalla grande campagna di pacifica-zione messa in campo nel 1233, det-ta dell’Al l e l u j a , e poi dall’azione svol-ta nelle città dell’Italia centro-set-tentrionale testimoniata con doviziadi particolari da Salimbene da Par-ma nella sua C ro n i c a , fino all’op era-zione che portò, per l’appunto, allanascita della Custodia nel 1333, an-no che forse lascia supporre ancheun forte incentivo escatologico.

Come si vede, il libro di Evange-listi offre dunque molti spunti di ri-flessione, lasciando spazio a unadomanda: l’uomo Francesco, dalquale comunque tutto ha avuto ini-zio, quanto ha inciso su questa sto-ria, quanto ha finito per condizio-narla, in un modo o nell’altro, inqual modo l’ha ancor più complica-ta? L’auspicio è di avere una rispo-sta in un prossimo volume dell’au-t o re .

Sviluppandosisu un ampio spettroc ro n o l o g i c oil volume si concentrasul rapportotra i frati del Poverellola Terra Santa e l’E u ro p a

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 14 gennaio 2021 pagina 7

Una riflessione del cardinale Czerny

Solo la cultura che accoglieha futuro

di DAV I D E DIONISI

«L a nuova encicli-ca di PapaFrancesco, Fra -telli tutti, si rivol-

ge direttamente alle gioie e allesperanze, alle tristezze e alle an-gosce di migranti, rifugiati e ditutte le persone sfollate edemarginate. Il cuore dell’enci-clica è un appello a una maggio-re fratellanza e amicizia socialetra tutti i popoli e le nazioni». Èquanto scrive il cardinale Mi-chael Czerny, sotto-segretariodella Sezione migranti del Dica-stero per il servizio dello svilup-po umano integrale, sul neonatoblog dell'International CatholicMigration Commission (ICMC).La riflessione del porporato, in-titolata «Fratelli tutti e la piagadegli sfollati», riprende i pas-saggi chiave del documento ri-chiamando a «una fraternitàaperta, che permette di ricono-scere, apprezzare e amare ognipersona al di là della vicinanzafisica, al di là del luogo del mon-do dove è nata o dove abita».

Diritto a una vita dignitosaSecondo il cardinale Czerny

«ogni persona ha diritto a unavita dignitosa e a uno sviluppointegrale presso il proprio paesedi origine. Ciò chiama in causala responsabilità del mondo in-tero, dal momento che gli Statipiù poveri devono essere aiutatia svilupparsi. Gli investimentidi cui questi ultimi hanno biso-gno — continua — non risiedonounicamente nello sviluppo eco-nomico sostenibile, ma ancheed essenzialmente nella lotta al-la povertà, alla fame, alla malat-tia, al degrado ambientale e alcambiamento climatico».

Accogliere, proteggerepromuovere e integrare

Il sotto-segretario della Se-zione migranti del Dicasteroper il servizio dello sviluppoumano integrale indica poi la«risposta morale» appropriataa tutti coloro che sono costrettia fuggire: «Può essere riassuntain quattro verbi attivi: accoglie-re, proteggere, promuovere eintegrare». Ma sono numerosigli ostacoli che si presentanolungo il cammino di migranti erifugiati. Ostacoli figli di «unamentalità xenofoba non com-patibile con il cristianesimo».

Tanti modiper aprire le porte

Seguendo le linee guidadell’enciclica, il cardinaleCzerny indica diversi modiper aprire le porte a coloroche sono scappati da crisiumanitarie e sono diventati ilnostro nuovo prossimo. Traquesti, incrementare e sempli-ficare la concessione di visti,adottare programmi di patro-cinio privato e comunitario,aprire corridoi umanitari peri rifugiati più vulnerabili eoffrire un alloggio adeguatoe decoroso. È anche fonda-mentale «garantire la sicurez-za personale, l’accesso ai ser-vizi essenziali e alla giustizia.Così come dare loro libertàdi movimento e possibilità dilavorare; proteggere i mino-renni e assicurare a essi l’ac-cesso regolare all’educazio-ne».

Sforzo comuneFratelli tutti, evidenzia il por-

porato, afferma chiaramenteche i singoli Stati, agendo perconto proprio, non possonoadottare soluzioni adeguate.«È necessario uno sforzo con-certato a livello globale, come ilGlobal Compact per una migra-zione sicura, ordinata e regolaretenutosi nel 2018, perché le ri-sposte potranno essere fruttosolo di un lavoro comune, dan-do vita a una legislazione (go-vernance) globale per le migra-zioni.

Il donodell’incontro tra culture

Il cardinale gesuita rilevanella sua riflessione che è lostesso Papa Francesco a defi-nire «un dono» l’i n c o n t rotra diverse culture, comequello scaturito dalla migra-

zione. «Un incontro che puòcondurre a un arricchimentoreciproco e come esempiconcreti, il Papa menzional’arricchimento culturale por-tato dalla migrazione dei la-tini negli Stati Uniti e dallamigrazione italiana nel suopaese di origine, l’A rg e n t i-na».

G e n e ro s i t àe gratuità

«Ma tale reciprocità di be-nefici — riprende — non rap-presenta tutta la realtà, nétantomeno quella fondamen-tale. Dobbiamo sforzarci diessere aperti agli altri in unospirito di gratuità e generosi-tà, che Papa Francesco defi-nisce la capacità di fare alcu-ne cose per il solo fatto chedi per sé sono buone, senzasperare di ricavarne alcun ri-sultato, senza aspettarsi im-

mediatamente qualcosa incambio».

Una culturache ha futuro

«Solo una cultura che ac-coglie gratuitamente gli altriha un futuro» conclude ilcardinale Czerny. «Questo èil nostro futuro e deve esserecondiviso con i bisognosi,compresi i migranti e i rifu-giati. Diamo ascolto all’ap-pello di Papa Francesco perun mondo più giusto, uma-no e fraterno, fondato suamore e arricchimento reci-proco, piuttosto che su so-spetto e fredda indifferen-za».

Nel blog dell’ICMC vengonopubblicate analisi, commenti,opinioni e riflessioni a tema.Per approfondire e leggere glii n t e r v e n t i , h t t p s : / / w w w. i c -mc.net/newsro om/blog.

Nella memoria liturgica del beato Pietro Donders

Un missionario per il Suriname

†Appresa la notizia della scom-parsa di Sua Ecc.za Rev.ma

Monsignor

OSCAR RI Z Z AT OElemosiniere Emerito

di Sua Santitài Superiori della Segreteria diStato unitamente a tutto il per-sonale, ricordandone l’e s e m p l a refigura sacerdotale, prima comeOfficiale e poi come Assessoreagli Affari Generali, lo affidanoal Signore, Sommo ed EternoSacerdote. Egli lo unisca a sé,nella intercessione presso il Pa-dre, perché la Chiesa possa ve-dere maturare i frutti del semeevangelico da lui generosamenteseminato.

†S.E. Monsignor Emil PaulTscherrig, Nunzio Apostolico inItalia, Monsignor Roman Walc-zak e Mons. Giuseppe Trenta-due, Consiglieri, insieme ai Col-laboratori della Nunziatura Apo-stolica, si uniscono in affettuosapreghiera al dolore di Monsi-gnor Giorgio Chezza, Consiglie-re della medesima Rappresentan-za Pontificia, per la morte dellam a d re

Signora

CARMELINAINGUSCIO

vedova ChezzaI funerali saranno celebrati

giovedì 14 gennaio alle ore 15presso la Parrocchia di San Gior-gio in Matino (Lecce).

Lutti nell’episcopato

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina inudienza:

gli Eminentissimi Cardinali:— Luis Francisco Ladaria Ferrer, Prefetto del-

la Congregazione per la Dottrina della Fede;— Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bolo-

gna (Italia);Sua Eccellenza Monsignor Vittorio France-

sco Viola, Vescovo di Tortona (Italia).

Il Santo Padre ha nominato Nunzio Aposto-lico in Uzbekistan Sua Eccellenza MonsignorGiovanni d’Aniello, Arcivescovo titolare di Pae-stum, Nunzio Apostolico nella FederazioneRussa.

NOSTREINFORMAZIONI

Covid-19: prima dose del vaccinoa Francesco e a Benedetto XVI

«Posso confermare che nell’ambito del programma di vacci-nazione dello Stato della Città del Vaticano ad oggi è statasomministrata la prima dose del vaccino per il covid-19 a Pa-pa Francesco e al Papa emerito». Lo ha affermato giovedì 14gennaio, il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Mat-teo Bruni, rispondendo alle domande dei giornalisti.

Monsignor Philip Tartaglia, arcivescovo diGlasgow, è morto, mercoledì 13 gennaio, in Sco-zia (Gran Bretagna), due giorni dopo aver com-piuto di 70 anni, a causa di un infarto. Il com-pianto presule era nato a Govan, in arcidiocesidi Glasgow, l’11 gennaio 1951 ed era stato ordina-to sacerdote il 30 giugno 1975. Eletto alla Chiesaresidenziale di Paisley il 13 settembre 2005, ave-va ricevuto l’ordinazione episcopale il 20 no-vembre successivo. Il 24 luglio 2012 era statopromosso alla Sede arcivescovile di Glasgow.Dal 27 febbraio al 21 settembre 2013 era stato an-che amministratore apostolico della Sede me-tropolitana di Saint Andrews and Edinburgh.

Monsignor Moses Hamungole, vescovo diMonze, in Zambia, è morto, mercoledì 13 gen-naio, nell’ospedale di Lusaka, all’età di 53 anni,a causa di complicazioni dovute al covid-19. Ilcompianto presule era nato a Kafue, arcidiocesidi Lusaka, il 1° maggio 1967 ed era stato ordina-

to sacerdote il 6 agosto 1994. Eletto alla Chiesaresidenziale di Monze il 10 febbraio 2014 avevaricevuto l’ordinazione episcopale il 3 maggiosuccessivo.

Monsignor Mario Cecchini, vescovo emeritodi Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, è morto,mercoledì 13 gennaio presso l’Opera Pia MastaiFerretti di Senigallia. Il compianto presule, cheavrebbe compiuto 88 anni il prossimo 25 gen-naio, era nato a Piticchio di Arcevia, diocesi diSenigallia, nel 1933 ed era stato ordinato sacer-dote il 16 marzo 1958. Eletto alla Chiesa residen-ziale di Fano, di Fossombrone e di Cagli-Pergo-la l’11 febbraio 1986 aveva ricevuto l’o rd i n a z i o -ne episcopale il 16 marzo successivo. Il 30 set-tembre dello stesso anno con l’accorpamentodelle suddette diocesi era divenuto vescovo diFano-Fossombrone-Cagli-Pergola. L’8 settem-bre 1998 aveva rinunciato al governo pastoraledella diocesi.

Musei Vaticaniverso la riapertura

a febbraio«L’intenzione di riaprire iMusei vaticani il prossimo 1febbraio» è stata annunciatadal direttore Barbara Jatta inun colloquio con VaticanNews. «Non ne abbiamo lacertezza», ma «se le condi-zioni lo permetteranno cipiacerebbe riaprire i batten-ti», ha spiegato Jatta, cheoggi, giovedì 14 gennaio,prende parte a un convegnoonline sul «futuro dei museitra crisi e rinascita, cambia-menti e nuovi scenari».«Avevamo detto — ha ricor-dato — che avremmo tenutochiuso fino al 16 gennaio»,però oggi viene comunicata«l’intenzione di prolungarela chiusura di altri 15 giorni.È una decisione, presa daisuperiori del Governatora-to. I sette chilometri di per-corso dei Musei vaticani noncostituiscono un problemasanitario o di veicolo di infe-zioni. Quindi sarebbe moltobello il messaggio di poterriaprire al pubblico», haconcluso.

di GIANLUCA GIORGIO

I l 14 gennaio 1887 morivanel lebbrosario di Batavia,padre Pietro Donders. Lasituazione sociale e sanita-

ria di un lebbrosario della finedell'Ottocento non era certo del-le migliori: la sofferenza e il dolo-re regnavano indisturbati e spes-so l’angoscia batteva il corso del-le ore. Ma quando arrivò il picco-lo prete olandese tutto rifiorì, e lasperanza sembrò scrivere il nuo-vo corso del tempo.

Pietro Donders nasce a Til-burg, in Olanda, il 27 ottobre1809. Adolescente, viste le ne-cessità familiari, è mandato a la-vorare come tessitore. Sono an-ni duri, segnati dal lavoro e dal-la fatica, ma Dio non abbando-na mai suoi figli.

Sentendo sempre viva lachiamata al sacerdozio, chiededi essere ammesso nel semina-rio minore della diocesi. Vieneaccolto e per mantenersi aglistudi, vista la scarsità dei mezzieconomici, dà una mano nellevarie necessità e contempora-neamente si impegna per col-mare le lacune, rimaste fermeall’istruzione elementare.

La vita non è tenera con Pie-

tro Donders, ma alle tribolazio-ni e alle prove oppone la fede equella speranza che in lui è te-nacia.

Ammesso nel seminariomaggiore di Herlaar, si appas-siona agli studi e alla vita dellaChiesa È innamorato dei rac-conti dei missionari, tanto dafare domanda per entrare fra igesuiti, i francescani e i redento-risti, ma la richiesta cade nelnulla. Il 5 giugno 1841 è ordina-to sacerdote.

Animato dall’ideale missio-nario entra nella congregazionedi Propaganda fide. È il 14 apri-le 1842. Partire in missione nonè un gioco da ragazzi, ma signi-fica lasciare tutto. Famiglia,amici, ambizioni e un minimodi sicurezze non esistono più.C’è solo Dio come meta e comepremio dell’a n d a re .

La destinazione è il Surina-me, dove le diocesi olandesihanno aperto diverse stazioni.

Salpato da Den Helder il 1°agosto 1842, giunge nella capi-tale Paramaibo, nella quale ini-zia il proprio apostolato, e pocodopo fa il suo ingresso nel leb-brosario di Batavia.

La scena è tristissima: molti imalati, alle volte, mutilati dalla

lebbra, in una situazione igieni-ca compromessa. A questo statodi cose, si aggiunge la cura deglischiavi, nelle piantagioni circo-stanti.

Al rammarico e al male, l’e-roico sacerdote risponde con lacarità, solo con la carità. Più diseicento persone vivono in pic-cole baracche e don Pietro c’èsempre. C’è per tutti. Disponi-bile a ogni necessità e a tutte leore, la sua attività non conoscesosta. Si prende cura dei malati,fascia le loro piaghe e organizzala vita spirituale della comunità.Processioni, messa e liturgia so-no al centro della sua azione pa-storale.

Medico, infermiere, confes-sore o altro sono i servizi che,per quarantaquattro anni, as-sorbiranno la vita del preteolandese. Mai un motivo di ir-requietezza, né un momento diansia: sempre allegro e sereno,guardando, unicamente, alCrocifisso ed ai fratelli.

Uomo di intensa preghiera,vede tutto nella bontà del Pa-d re .

Un apostolato duro e diffici-le, come le piaghe da curare, chenon impedirono tuttavia di vali-care i confini dell’umano perentrare in quel divino che si faservizio e accoglienza.

Il 17 luglio 1865 la congrega-zione apostolica di Propagandafide affida al provinciale dei re-dentoristi olandesi il vicariatodel Suriname.

Il momento è particolare,dovunque c’è incertezza. DonDonders legge in questo il se-gno della volontà di Dio che glipermette di realizzare il sognodi entrare a far parte di una fa-miglia religiosa.

Ammesso fra i redentoristi,dopo un breve periodo di novi-ziato, il 24 giugno 1867, emettela professione religiosa. Da que-sto momento diventa padre Pie-tro Donders.

Innamorato del carisma mis-sionario di sant'Alfonso Mariade Liguori, ne vive l'ascetica im-mergendosi nella lettura delleopere del grande teologo: LaPratica di amar Gesù Cristo, Le Glo-rie di Maria e la Regola sono le sue

letture. Per la disponibilità è in-viato, per un breve periodo, apredicare la buona novella adalcune popolazioni locali. È uncompito arduo, segnato dalledifficoltà del clima e da altreperplessità, ma nulla ferma ilsuo amore per il prossimo.

Poco dopo, tornerà a Bata-via, spendendo gli ultimi giornidella vita, con i suoi malati, vi-vendo quel quotidiano fatto didonazione.

San Giovanni Paolo II, il 23maggio 1982, proclamò beatopadre Pietro Donders. Quel-l’anno brillava il duecento cin-quantesimo anniversario dellanascita della congregazione delSantissimo Redentore, a cui ap-parteneva l’esile missionario dalcuore di Dio.

Page 12: Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale …€¦ · Alla ricerca del padre: il mito di Telemaco DANIEL MENDELSOHN, MASSIMO RE C A L C AT I E LUIGI MARIA EPICO

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 14 gennaio 2021

La scomparsa dell’arcivescovo Rizzato

E l e m o s i n i e redi due Pontefici

Dehoniano, era stato arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro

È morto il cardinale brasilianoEusébio Oscar Scheid

Il cordoglio del PapaAppresa la notizia della morte del cardinale Scheid, il Papa ha inviato al suosuccessore nell’arcidiocesi di Rio de Janeiro, il cardinale cistercense Orani JoãoTempesta, il telegramma di cordoglio che pubblichiamo di seguito in una nost ratraduzione dal portoghese.

Ho appreso con profondo dolore la notizia della morte del car-dinale Eusébio Oscar Scheid e desidero assicurarla in questomomento di lutto della mia solidarietà orante con tutti i fedeliche in lui hanno trovato un Pastore zelante. Il suo motto episco-pale «Dio è buono» ci ricordava la bontà di Dio verso la suaChiesa, essendo questa rimembranza veramente consolatricequando facciamo memoria dell’amato Dom Eusebio che contanto coraggio ha servito il popolo di Dio, essendo stato il primoVescovo di São José dos Campos e avendo guidato con ugualecura l’Arcidiocesi di Florianópolis e la sede metropolitana di SãoSebastião do Rio de Janeiro. Mentre ringrazio l’Altissimo peraver dato alla Chiesa in Brasile un Pastore tanto generoso, elevoferventi preghiere affinché lo accolga nella sua felicità eterna econsoli con la speranza nella risurrezione tutti coloro che pian-gono la perdita del loro amato Pastore, inviando loro, come pe-gno dei confortanti favori celesti, la Benedizione Apostolica.

FRANCESCO

Tra poco meno di un mese avrebbe compiutonovantadue anni e finché le condizioni fisiche glielohanno permesso aveva continuato a servire tra gliassistenti spirituali del Vicariato della Città delVaticano, l’arcivescovo Oscar Rizzato, giàelemosiniere di Sua Santità, morto lunedì 11gennaio nell’ospedale di Padova a causa dicomplicanze dovute al covid-19.Per motivi di salute era giunto all’Opera dellaProvvidenza di Sarmeola di Rubano il 9 febbraio2019, ma di recente si era reso necessario iltrasferimento nel nosocomio padovano. E propriola diocesi veneta e la Santa Sede, in particolare laSegreteria di Stato e l’Elemosineria apostolica, sonoi due poli lungo i quali si è dipanato il filo del suoministero presbiterale ed episcopale.Era nato l’8 febbraio 1929 ad Arsego di San Giorgiodelle Pertiche, nel territorio della Chiesa patavina, eaveva compiuto gli studi classici di formazione alsacerdozio nel seminario locale. Ordinatopresbitero il 4 luglio 1954 dal vescovo GirolamoBartolomeo Bortignon, don Oscar era statovicerettore e insegnante nel seminario minore per ilginnasio, presso il collegio vescovile di Thiene. Dal1957 al 1961 aveva frequentato la facoltà di Lettere efilosofia presso l’Università degli studi della città diSant’Antonio, conseguendo la laurea inArcheologia cristiana. Contemporaneamente avevaprestato servizio religioso e insegnato religioneall’Istituto per non vedenti Luigi Configliachi.

Il 1° dicembre 1961, durante il pontificato diGiovanni XXIII, era stato chiamato a Roma,iniziando il servizio in Segreteria di Stato comeaddetto d’Archivio e aiutante di Studio dellaSegreteria delle Lettere latine. Nel 1973, sotto PaoloVI, era stato promosso minutante e nel 1976 avevaassunto anche l’assistenza spirituale del personaledell’Autoparco dello Stato della Città del Vaticano.Nel 1983, con Giovanni Paolo II, era divenuto capoufficio della Segreteria di Stato, per poi esseredestinato all’alto incarico di assessore per gli affarigenerali, insieme con monsignor Crescenzio Sepe,il 9 ottobre 1987.Due anni dopo, il 23 dicembre 1989 Papa Wojtyłaaveva scelto monsignor Rizzato come suoelemosiniere — successore di Antonio Maria Travia— elevandolo alla dignità arcivescovile eassegnandogli la sede titolare di Viruno. Lo stessoPontefice polacco gli aveva conferito l’o rd i n a z i o n eepiscopale il successivo 6 gennaio 1990, nellabasilica vaticana, co-consacranti gli arcivescoviGiovanni Battista Re e Miroslav Marusyn. Perdiciassette anni aveva guidato l’Ufficio della SantaSede che ha il compito di esercitare la carità verso ipoveri a nome del Sommo Pontefice. E poichél’elemosiniere di Sua Santità fa parte dellaFamiglia pontificia e come tale prende parte allecelebrazioni liturgiche e alle udienze ufficiali delSanto Padre, il volto dell’arcivescovo Rizzato eradivenuto noto soprattutto accanto a GiovanniPaolo II quando amministrava i battesimi ai neonatinel suggestivo scenario della Cappella Sistina. Erestano nella memoria anche le toccanti immaginiche lo immortalano al seguito del feretro delPontefice santo durante i funerali dell’8 aprile 2005.Il 28 luglio 2007, Benedetto XVI aveva accolto la suarinuncia per raggiunti limiti d’età all’incarico dielemosiniere, chiamando a succedergli il nunzioapostolico spagnolo Félix del Blanco Prieto.L’arcivescovo Rizzato aveva comunque continuatoa risiedere in Vaticano e a collaborare comeassistente spirituale del Vicariato e con laparrocchia agostiniana di Sant’Anna, presiedendocelebrazioni liturgiche e amministrando isacramenti, in particolare le cresime. E nel 2015aveva chiesto e ottenuto l’affiliazione nell’ordine diSant’Agostino.

L’arcivescovo Rizzato (il primo dei presuli da destra)ai funerali di Giovanni Paolo II (8 aprile 2005)

Il cardinale brasiliano Eusébio Oscar Scheid, dehoniano,arcivescovo emerito di São Sebastião do Rio de Janeiro, èmorto nel primo pomeriggio di mercoledì 13 gennaio aSão José dos Campos per complicazioni polmonari dopoaver contratto il covid-19 ed essere stato ricoverato nell’o-spedale São Francisco a Jacareí. Era nato l’8 dicembre1932 a Bom Retiro, nella diocesi di Joaçaba. Era statoordinato presbitero il 3 luglio 1960 tra i sacerdoti del Sa-

cro Cuore di Gesù (Dehoniani). Nominato primo vesco-vo di São José dos Campos l’11 febbraio 1981, aveva ri-cevuto l’ordinazione episcopale il successivo 1° maggio.Quindi il 23 gennaio 1991 era stato promosso arcivesco-vo di Florianópolis e il 25 luglio 2001 trasferito alla sedemetropolitana di São Sebastião do Rio de Janeiro, conl’incarico anche di ordinario per i fedeli orientali residen-ti in Brasile e sprovvisti della Gerarchia della propria

Chiesa «sui iuris». Nel concistoro del 21 ottobre 2003era stato creato e pubblicato cardinale del titolo dei SantiBonifacio e Alessio. Il 27 febbraio 2009 aveva rinunciatoal governo pastorale dell’arcidiocesi carioca e il 28 luglio2010 all’ordinariato per i fedeli di rito orientale. Le ese-quie si sono celebrate senza presenza di fedeli nel pome-riggio dello stesso 13 gennaio nella cattedrale di São Josédos Campos.

Rilanciare l’evangelizzazione for-mando sacerdoti santi, che colla-borino veramente con i laici, egiovani con una coscienza forte:ecco gli obiettivi di tutta una vitadel cardinale Scheid, fino al 2009arcivescovo a Rio de Janeiro, per-seguiti nei suoi sessant’anni di sa-cerdozio (compiuti lo scorso 3 lu-glio) e quasi quaranta di episco-pato. Fedele al suo motto Deus ébom, ha testimoniato che proprio«la bontà è un segno efficace econtrocorrente per essere testi-moni di Cristo nella società at-tuale». Un atteggiamento sempli-ce di fede che aveva appreso incasa, fin da bambino.

Era nato nel 1932, figlio di Al-berto Reinaldo Scheid e RosáliaJoana. Aveva frequentato le scuo-le elementari e medie a Corupáed era entrato nel seminariodehoniano dove aveva fatto glistudi superiori. «I dehoniani —ebbe a dire Scheid parlando dellapropria spiritualità — si dedicanoal ministero sacerdotale, alla for-mazione del clero e a diverse ope-re di apostolato sociale. Ma sem-pre, di fondo, c’è lo spirito di ri-parazione delle offese dell'umani-tà al Cuore di Gesù».

Aveva emesso la professionereligiosa il 2 febbraio 1954. E nel-lo stesso anno, a Brusque, avevainiziato gli studi di filosofia, com-pletati a Roma, alla PontificiaUniversità Gregoriana e a Propa-ganda Fide (1955-1957), insiemecon gli studi di teologia (1957-1964). Aveva conseguito la spe-cializzazione in cristologia (conuno studio su Ubertino da Casa-le) e il dottorato con una tesi sul-l’«Interiorità di Cristo».

Nel 1960 era stato ordinato sa-cerdote a Roma da monsignorInácio João Dal Monte, vescovodi Guaxupé. Tornato in Brasile,nel biennio 1964-1965 era statoprofessore nel seminario di CristoRei e nel seminario regionale delNord-est. Dal 1966 al 1981 era sta-to professore di teologia dogma-tica e di liturgia nell’Istituto teo-logico di Taubaté.

Tra i suoi incarichi: coordina-tore della catechesi a Taubaté(1970-1974); direttore della Facol-tà di teologia (1966-1968); profes-sore esterno di cultura religiosa,invitato dalla Pontificia universi-tà cattolica di São Paulo (1966-1968).

Nel 1981 il Papa lo aveva nomi-nato primo vescovo di São Josédos Campos, una piccola diocesinon lontana da Aparecida. Mon-signor Scheid aveva ricevuto l’or-dinazione episcopale il 1° maggio1981 dall’arcivescovo CarmineRocco, nunzio apostolico in Bra-sile. Durante il ministero a SãoJosé dos Campos aveva fondatol’Istituto di filosofia Santa Teresi-nha, realizzato la residenza teolo-gica Padre Rodolfo, avviato lapastorale presbiterale, istituito lascuola diaconale ed eretto varieparro cchie.

Promosso alla sede arcivescovi-le di Florianópolis il 23 gennaio1991, ne aveva preso possesso il 16marzo. In quell’arcidiocesi, concirca un milione di cattolici, ave-

va istituito il seminario di teolo-gia Convivio di Emaús e il semi-nario di filosofia Edith Stein.Aveva costruito la sede ammini-strativa della curia diocesana,provveduto alla ristrutturazionedel centro diocesano di pastoralee alla fondazione di varie parroc-chie come Nossa Senhora daConceição da Lagoa, Nossa Se-nhora do Bom Socorro a NovaTrento, Nossa Senhora dos Nave-gantes. E aveva anche inauguratol’Istituto sociale Giovanni PaoloII e la scuola dei ministérios.

A Florianópolis era rimastodieci anni, come nella diocesiprecedente, sentendosi “a casa”.Aveva confessato che, al momen-to di lasciarla, era «stata moltodura: avevo trovato un ambienteper me ottimo. Ma essere missio-nari significa andare a lavoraredove ti mandano».

Il 25 luglio 2001 il Papa lo ave-

va nominato arcivescovo di SãoSebastião do Rio de Janeiro e alcontempo ordinario per i fedelidi rito orientale residenti in Brasi-le. Aveva fatto l’ingresso nellametropoli carioca il successivo 22settembre, quasi settantenne, convent’anni di episcopato alle spal-le. Aveva subito istituito il vica-riato dell’amministrazione dei be-ni temporali dell’arcidiocesi (26marzo 2002), il vicariato della ca-rità sociale (30 aprile), l’ufficio dipastorale presbiterale (27 feb-braio), il coordinamento arcidio-cesano della pastorale (23 ago-sto), promuovendo una nuovapastorale universitaria nell’ateneocattolico di Rio e l’Istituto di filo-sofia Giovanni Paolo II”. Inoltre,nel 2003, aveva aperto il semina-rio propedeutico Regina degliApostoli e la scuola diaconaleSanto Efrem.

Nella Conferenza episcopale

brasiliana era stato presidentedella regione Sud 4; membro del-la commissione nazionale delladottrina; responsabile della pa-storale familiare nella regioneSud 1. Le problematiche legatealla famiglia lo avevano sempreappassionato: aveva pubblicativari scritti su tale materia, tra cui«Preparazione al matrimonio ealla vita familiare», «Introduzio-ne alla pastorale familiare», «Mi-nistero dell’accoglienza». A livel-lo nazionale era stato anchemembro del Consiglio perma-nente e della Commissione per ilsantuario di Aparecida.

Giovanni Paolo II lo avevacreato e pubblicato cardinale, nelconcistoro del 21 ottobre 2003, as-segnandogli il titolo dei SantiBonifacio e Alessio. Nella Curiaromana era stato membro delPontificio Consiglio delle comu-nicazioni sociali e della PontificiaCommissione per l’America Lati-na. Il 17 gennaio 2007 era statoanche nominato membro delConsiglio cardinalizio per lo stu-dio dei problemi organizzativi edeconomici della Santa Sede.

È certo che il cardinale Scheidnon è mai stato il tipo da evitareil confronto sui temi più scottantiper la società brasiliana. E il suostile episcopale lo aveva illustratointervenendo nel 2001 all’assem-blea del Sinodo dei vescovi, par-lando della missione del vescovocome uomo aperto all’accoglien-za, alla comprensione e sacra-mento della bontà di Dio.

Nel 2005 aveva preso parte alconclave che aveva eletto Bene-detto XVI.

Il 27 febbraio 2009 lo stessoPapa aveva accolto la sua rinun-cia al governo pastorale dell’a rc i -diocesi a motivo dell’età, nomi-nando suo successore Orani JoãoTempesta che, con una letterapubblica, gli aveva chiesto di re-stare nella residenza episcopale edi continuare a collaborare nellamissione a Rio de Janeiro. «Nonchiedo di più — era stata la rispo-sta di Scheid — che fare il sacer-dote in mezzo alla mia gente.Continuerò a rivolgermi soprat-tutto ai preti e ai giovani e conti-nuerò a esortare il laicato a esserep ro t a g o n i s t a » .

E da prete aveva dedicato pro-prio ai laici la celebrazione per isuoi venticinque anni di episco-pato, nel maggio 2006. Quasi uncompendio di tutto il suo mini-stero. In quell’occasione chiese aisacerdoti di non sottrarsi alla pie-na collaborazione con il laicato,che «vede le cose in una prospet-tiva diversa e forse migliore». Efacendo presente che il segretodel successo del sacerdozio con-siste «nel saper accogliere bene ilpopolo di Dio». E con i giovani,in particolare, Scheid aveva volu-to sempre dialogare a viso aper-to. Appassionato di pallavolo,aveva cercato di entrare nel lin-guaggio e negli stili della culturagiovanile per un dialogo vero. Il28 luglio 2010 aveva rinunciatoanche all’ufficio di ordinario peri fedeli di rito orientale residentiin Brasile.