SPECIALE Struttura della vite un ponte tra radici...

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Struttura della vite : un ponte tra radici e chioma Il deperimento precoce delle viti e le malattie del legno sono un importante problema che limita la qualità delle uve e, di conseguenza, la redditività nei vigneti nazionali, e non solo. Per far fronte all’annosa questione è fondamentale conoscere le tecniche di potatura rispettose del flusso linfatico e rispettare semplici regole per mantenere una crescita costante della struttura della vite. PAG. 36 DARE UNA FORMA RICONOSCIBILE ALLA PIANTA DI VITE PAG. 33 POTATURA DELLA VITE: EVOLUZIONE DELLE CONOSCENZE PAG. 38 CONDIZIONI PER ACQUISIRE IL METODO DI POTATURA PAG. 39 POTARE NEL RISPETTO DELLA CONTINUITÀ LINFATICA Coordinato da Clementina Palese [email protected] SPECIALE AGGIORNAMENTO TECNICO 31 37/2015 • L’Informatore Agrario © 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.

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Struttura della vite: un ponte tra radicie chioma

Il deperimento

precoce delle viti

e le malattie del legno

sono un importante

problema che limita

la qualità delle uve

e, di conseguenza,

la redditività

nei vigneti nazionali,

e non solo. Per far

fronte all’annosa

questione

è fondamentale

conoscere le tecniche

di potatura rispettose

del fl usso linfatico

e rispettare semplici

regole per mantenere

una crescita costante

della struttura

della vite.

PAG.

36 DARE UNA FORMA RICONOSCIBILE ALLA PIANTA DI VITE

PAG.

33 POTATURA DELLA VITE:EVOLUZIONEDELLE CONOSCENZE

PAG.

38 CONDIZIONI PER ACQUISIREIL METODO DI POTATURA

PAG.

39 POTARE NEL RISPETTODELLA CONTINUITÀ LINFATICA

Coordinato da

Clementina Palese

[email protected]

SPECIALE

AGGIORNAMENTO TECNICO

3137/2015 • L’Informatore Agrario

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In onore del viticoltore, l’autore chia-ma quel nuovo metodo di potatura «Guyot-Poussard».

Le opinioni tecniche

Continuando a leggere questo ma-nuale si scoprono due opinioni tecni-che largamente condivise nella regio-ne viticola dove operava Lafon:

● le consegne di potatura devono es-sere semplici, di qui la promozione e la diffusione della potatura a Guyot semplice o doppio per tutti i vitigni a bacca bianca perché di facile ese-cuzione e che permetteva di ottene-re una produzione elevata e regolare;

● la vigna andava sostituita ogni 20-25 anni perché a quell’età troppe era-no le fallanze e le piante vive diventa-vano deboli e deperite con conseguen-te riduzione delle produzioni.

Quello che ci ha sorpreso è che an-cora oggi le due opinioni guidano le scelte in vigna e sono ancora molto diffuse e attuali, nonostante tutto quello che sappiamo circa la potatu-ra e la sua responsabilità nel deperi-mento precoce delle viti.

Ferite di potatura e reinnesto

Tornando al testo francese, riportia-mo di seguito due importanti osser-vazioni raccolte da alcuni viticoltori che Lafon ha poi utilizzato per intro-durre la soluzione proposta dal me-todo Guyot-Poussard.

● La potatura era responsabile del de-perimento poiché provocava piaghe di potatura che generavano un dis-seccamento interno del ceppo di vi-te. Quando le piaghe erano di grandi dimensioni, inevitabilmente, la pian-ta deperiva progressivamente i no a morire.

● Il portinnesto di piante deperite spesso continuava a dare polloni e succhioni, segno di vitalità: questo dava la possibilità di reinnestare.

È proprio questa osservazione che gli fa capire la responsabilità diretta della potatura sul deperimento che allora si considerava essere dovuto esclusivamente a patogeni.

Ne risulta che, spiega Lafon, se il portinnesto rimaneva sano, le muti-lazioni delle branche del fusto ope-

Potatura della vite:evoluzione delle conoscenze

di M. Simonit, R. Turata, M. Giudici, M. Ostan, A. Zanutta

«Ogni periodo pone dei problemi nuovi per gli agricoltori. Prolun-gare la longevità delle

nostre vigne infondendo nuova vita ai ceppi che deperiscono, arrestare la devastazione dovuta al mal dell’e-sca, studiare nel dettaglio gli effetti dei sistemi di potatura in uso al i ne di conoscerne i vantaggi e gli svan-taggi, e di valutare le loro ripercus-sioni sul rendimento e sulla vitalità delle vigne.

Queste sono alcune delle domande tra le più importanti sulle quali voi ci donate uno studio notevole e oppor-tuno. Senza attardarvi nella ricerca delle ragioni scientii che, che avreb-be potuto tentarvi, voi avete da buon pragmatico constatato, criticato e pro-posto delle soluzioni.

Altri riprenderanno i vostri studi e potranno migliorarli: l’essenziale è che siano stati fatti adesso».

Così scriveva nel 1921 un senatore della Charente (Francia) nella lettera di prefazione al libro di Renè Lafon dal titolo «Modii che da portare alla potatura della vite della Charente».

Con la sua preziosa brochure (come la chiama Lafon) ha documentato in maniera semplice ed efi cace il lavoro di un viticoltore «monsieur Poussard», che potava in modo diverso dal con-venzionale per far fronte ai problemi del deperimento.

Lafon scrive un libro per spiegare il perché fosse necessario e urgente un cambio di opinione e di metodo di potatura nonostante quello che an-che lui, da tecnico, aveva consigliato e appoggiato.

Il cambio, scrive Lafon, era urgente e nel libro è supportato da osservazio-ni che Poussard aveva raccolto lavo-rando la sua vigna per più di 20 anni.

Attuare un cambiamento deciso di-ventava più urgente che continuare a fare le stesse cose di sempre no-nostante le convinzioni del tempo.

● IL METODO GUYOT-POUSSARD E IL METODO SIMONIT&SIRCH SI INCONTRANO

Le malattie del legno, come il mal dell’esca, e il deperimento anticipato delle viti possono essere limitati utilizzando tecniche di potatura rispettose del fl usso linfatico, che si possono adottate su tutte le forme di allevamento

FIGURA 1 - Fusto di vite Guyot e sezione

Fusto di vite Guyot (a sinistra) e analisi sezione tronco (a destra), in evidenzale zone di fusto interessate dai tagli di potatura e conseguenti conidi disseccamento (da Lafon, 1921).

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rate in potatura provocavano i danni maggiori alla vitalità della porzione di Vitis vinifera.

Il libro prosegue poi con la descri-zione del disseccamento interno, Poussard aveva fatto delle sezioni dei tronchi di vite che lui stesso potava per vedere e comprendere meglio i motivi del problema (i gura 1).

Le sezioni dei fusti convincono La-fon a tal punto che le ripresenta nel

libro con disegni accurati e precisi. Le osservazioni di Poussard e di al-cuni altri viticoltori, supportate dalla presa visione del reale disseccamen-to interno dei ceppi non lasciano spa-zio a dubbi.

La potatura è responsabile del de-perimento e della mortalità dei cep-pi. Se a questo si aggiunge l’azione distruttiva dei patogeni, il problema era gravissimo.

Poi succede qualcosa: l’introduzio-ne in agricoltura di un nuovo prodot-to chimico, l’arsenito di sodio, che ha degli effetti miracolosi nel contenere i fenomeni di apoplessia.

Il lavoro di Poussard e il libro di La-fon sembrano dimenticati e l’appli-cazione della potatura Guyot-Pous-sard rimane localizzata nella regione del Charente, limitata alla potatura a Guyot e in sordina arriva ai giorni nostri (o forse non arriva per niente).

Conoscenzeche si uniscono

Il lavoro di Poussard, raccontato da Lafon nel 1921, mostra che la longe-vità della vite non è frutto del caso, bensì il risultato di precise scelte ope-rate dal viticoltore-potatore.

È proprio su quest’ultima consape-volezza che si basa anche il successi-vo «Metodo di potatura Simonit&Sir-ch», che ha avuto un’origine simile e all’oscuro del lavoro di Poussard. So-lamente nel 2010 abbiamo scoperto il libro di Lafon, che ci ha permesso di unire quelle preziose osservazioni alle nostre per migliorare ulteriormente.

Unendo le due esperienze, entrambe con osservazioni raccolte in 20 anni di lavoro, si deduce che una corretta potatura rispettosa del l usso linfa-tico inl uenza positivamente l’equi-librio della pianta, aumentandone la prospettiva di vita con ragione-voli ripercussioni sulla qualità della sua produzione (M. Simonit e P. Sirch, Speciale potatura, L’Informatore Agrarion. 36/2009).

FIGURA 2 - Cordone speronato - Architettura della vite (fusto, chioma)

FIGURA 3 - Guyot e Sylvoz - Architettura della vite (fusto, chioma)

FIGURA 4 - Pergola - Architettura della vite (fusto, chioma)

Fusti di cordone speronato bilaterale e monolaterale che non crescono nello spazio; in nero la zona di concentrazione dei tagli di potatura (da Simonit&Sirch)

Fusti di Guyot e Sylvoz che non crescono nello spazio; in nero la zonadi concentrazione dei tagli di potatura (da Simonit&Sirch)

Fusti di pergola bilaterale e monolaterale che non crescono nello spazio; in nero la zona di concentrazione dei tagli di potatura (da Simonit&Sirch)

L’appuntamento con il Vigna Day sarà a Fieragricola 2016, che si ter-rà dal 3 al 6 febbraio nei padiglioni della Fiera di Verona.

L’incontro, organizzato da L’In-formatore Agrario e dai Preparatori d’uva Simonit&Sirch, prevede una serie di workshop pratici di pota-tura della vite, tenuti dagli esperti potatori che illustreranno il me-todo Simonit&Sirch focalizzando l’attenzione sulla forma di alleva-mento del cordone speronato.

Gli incontri daranno la possi-bilità di confrontarsi e di toccare con mano la potatura ramii cata, conoscerne i principi e i metodi pratici per ottenere viti equilibra-te, sane e longeve. •

VIGNA DAY 2016VIGNA DAY 2016A FIERAGRICOLAA FIERAGRICOLA

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Le cause del deperimento

Entrambi i due lavori di analisi dei fusti di vite, quello di Poussard del No-vecento e quello di Simonit del 2009, mostrano in che modo le ferite di po-tatura, con il tempo, portino il fusto a un progressivo deperimento che i -nisce inevitabilmente con la morte precoce del ceppo. Entrambi rilevano come ci siano due cause principali di deperimento dei ceppi di vite ed en-trambe incidenti con pari gravità sul-la longevità della pianta:● potature malfatte o mutilanti;● funghi patogeni.

Quello che possiamo rilevare fa-cilmente durante un sopralluogo in campo, e che l’analisi delle sezioni dei fusti di vite ci conferma, è che, normalmente, durante i primi anni di impianto i fusti di vite sono lasciati crescere i no a un punto limite, oltre il quale sembra impossibile andare (li-mite spesso imposto dalla struttura

struttura della pianta nello spazio in-sieme all’età della pianta, laddove, si obbliga il potatore a continui tagli di ri-torno (di grandi o piccole dimensioni). Una pianta che non ramii ca è costretta a subire tagli che si concentrano tutti nelle sue parti terminali (i gure 2, 3, e 4).

Invecchiamento precoce

La principale conseguenza per la pianta è l’invecchiamento precoce del-le porzioni di legno che non crescono. Dalle nostre osservazioni ripetute negli anni, lo stadio illustrato nelle i gure 3, 4, 5 a pagina 34 è raggiunto su piante che hanno mediamente tra i 15 e i 20 anni di età. A quest’età, infatti, cominciamo ad accorgerci di un disequilibrio generale della pianta e spesso siamo costretti alla sostituzione di alcune piante del vigneto perché non più produttive o perché ormai prossime alla morte.

Se il fusto non cresce nello spazio con il tempo, le potature si concentra-no inevitabilmente in un’unica zona del tronco e di conseguenza in quel-la zona si concentra la maggior parte del legno secco e morto, non più atti-vo. Il l usso linfatico della porzione di fusto continuamente colpita dai tagli appare discontinuo i no, nei casi più gravi, a interrompersi del tutto con conseguente morte. Si origina quindi una zona di interruzione tra il l usso linfatico delle radici e la chioma.

La struttura perenne non è più un ponte tra i due organi, bensì un difi ci-le percorso ad ostacoli. Le ripercussio-ni sull’equilibrio vegeto-produttivo e quali-quantitativo dei vigneti deperiti è di logica comprensione, il loro futuro è l’espianto con i conseguenti costi. •

A febbraio 2016 uscirà il «Manuale di potatura della vite - Cordone spe-ronato» secondo libro di Marco Simo-nit (Edizioni L’Informatore Agrario).

Il manuale proporrà testi di faci-le accesso, immagini dettagliate e sarà arricchito da contenuti video disponibili grazie a QRcode per le principali fasi di potatura invernale.

In questi anni di attività i Prepara-tori d’uva hanno collaborato con mol-te aziende in diverse regioni dell’Eu-ropa e del mondo ad alta diffusione

di cordone speronato o altre forme a potatura corta: Priorat e Penedès in Spagna; Toscana, Umbria, Puglia e Sicilia in Italia; Sauternes, Graves, Champagne e Provenza in Francia; Anderson Valley in California; Stel-lembosch in Sud Africa; Mendoza in Argentina; Vale do Douro in Porto-gallo; Valais in Svizzera.

Questo libro offrirà una sintesi delle conoscenze ad oggi sulla po-tatura del cordone speronato: bila-terale o monolaterale. •

IL MANUALE DEL CORDONE SPERONATOIL MANUALE DEL CORDONE SPERONATO

Foto 1 Sezioni di strutture non ramifi cate di cordone speronato monolaterale a confronto: evidente l’evoluzione del legno secco negli anni, dalla pianta più giovane, in basso, alla pianta più vecchia, in alto (foto Simonit&Sirch)

Foto 2 Sezioni di strutture non ramifi cate di Guyot a confronto: evidente l’evoluzione del legno secco negli anni, dalla pianta più giovane, a sinistra, alla pianta più vecchia, a destra (foto Simonit&Sirch)

del vigneto: i li, sesto d’impianto) e il metodo di potatura asseconda la cre-scita della pianta. Una volta raggiun-to il limite e la pianta entra in pro-duzione, il metodo di potatura cam-bia drasticamente: non si asseconda più la crescita, ma si inizia a riporta-re indietro le branche cresciute o si prova a mantenere per un po’ di tem-po i tralci nello stesso posto. Questo modo di operare purtroppo ha delle conseguenze devastanti sulla strut-tura perenne della pianta (il fusto), che indebolisce e inizia un processo d’invecchiamento precoce.

Grazie alle sezioni dei fusti di vite di età diversa si può notare come po-tature eseguite in modo poco accorto che non prevedono la continua cresci-ta della struttura nello spazio durante gli anni, siano responsabili dell’evo-luzione del legno secco (morto) all’in-terno del fusto ( foto 1 e 2).

Il deperimento purtroppo avviene in tutti i sistemi di allevamento della vi-te che non prevedono la crescita della

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Dare una forma riconoscibile

alla pianta di vite

● SCELTA DELLA STRUTTURA

Avere un obiettivo, vale a dire la ramifi cazione della pianta, guidagli operatoricon coerenzanel corso degli anni

La tutela del patrimonio vitico-lo passa attraverso un lavoro di squadra che coinvolge: l’a-zienda, i collaboratori inter-

ni ed eventuali lavoratori stagionali esterni.

Adottare un metodo di lavoro ben codii cato permette agli operatori di lavorare congiuntamente per il rag-giungimento dello stesso obiettivo nel rispetto del proprio stile.

Se tutti i potatori eseguono le me-desime istruzioni operative, le pian-te assumono con il passare degli an-ni una forma facilmente riconosci-bile.

Questo fatto ha un effetto diretto sulla velocità di esecuzione dei lavori manuali, quali la potatura invernale e la potatura verde in primavera, quindi sul contenimento dei costi.

Un vigneto potato da mani esper-te, inoltre, ha una prospettiva di vita concretamente più lunga.

Tutto ciò si traduce in una riduzione dei costi di ammortamento e d’impian-to, e in produzioni più costanti.

Senza contare il miglioramento qua-litativo dei vini ottenuti da vecchi vi-gneti (Simonit et al. Speciale potatura, L’Informatore Agrario n. 37/2012).

Poiché la vite è una liana e ha un accrescimento continuo e casuale dei tralci e delle branche, è la potatura che l’uomo esegue ogni anno a dare una forma alle piante in un vigneto.

A differenza degli alberi, che han-no una tipica «architettura» in termi-ni di sviluppo delle radici, forma del fusto e aspetto della chioma ricono-scibile in funzione della specie (i gura 1) e che l’uomo modii ca di poco con la potatura, per la vite l’intervento dell’uomo modii ca fortemente (con la potatura si asporta dall’80 al 90% del legno prodotto nell’anno) l’archi-tettura della pianta e soprattutto l’a-spetto che i suoi organi assumono, in particolare la forma.

FIGURA 1 - Architetture e forme di fusti e chiome

FIGURA 2 - Cordone speronato - Architettura della vite (fusto, chioma)

Fusti di cordone speronato monolaterale che crescono nello spazio; in nerola zona interessata dai tagli di potatura (da Simonit&Sirch)

Forma della vite

Quando la struttura perenne della vite cresce nel tempo assume una for-ma tipica e diversa per ogni sistema di allevamento. Come mostrano i disegni, i tagli non si concentrano in un unico punto o in porzioni di fusto, ma sono distribuiti lungo la struttura, di piccole dimensioni e soprattutto sono separati da legno vivo e attivo (i gure 2, 3 e 4).

Far crescere, attraverso una corret-ta potatura, la struttura della vite e

assecondarne lo sviluppo nello spa-zio con l’età è l’evoluzione del mes-saggio di Poussard dal lontano 1900 che proponiamo con il Metodo Simo-nit&Sirch.

Oggi quei concetti si sono evoluti e trovano un’applicazione possibile per tutti i sistemi di allevamento.

La ramii cazione è una tecnica che ottimizza la longevità e il benessere per la pianta che, se in salute, può rag-giungere al meglio gli obiettivi vege-to-produttivi aziendali.

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Foto 1 Sezioni di struttura ramifi cate di cordone speronato monolaterale a confronto: evidente l’evoluzione del legno vivo negli anni, dalla pianta più giovane, in basso, alla pianta più vecchia, in alto (foto Simonit&Sirch)

Foto 2 Sezioni di struttura ramifi cata di Guyot a confronto: evidente l’evoluzione del legno vivo negli anni, dalla pianta più giovane, a sinistra, alla pianta più vecchia, a destra (foto Simonit&Sirch)

FIGURA 3 - Guyot e Sylvoz - Architettura della vite (fusto, chioma)

FIGURA 4 - Pergola - Architettura della vite (fusto, chioma)

Fusti di Guyot e Sylvoz che crescono nello spazio; in nero la zona interessatadai tagli di potatura (da Simonit&Sirch)

Fusti di pergola bilaterale e monolaterale che crescono nello spazio; in nerola zona interessata dai tagli di potatura (da Simonit&Sirch)

Lo sviluppo della struttura negli an-ni deve necessariamente essere con-tinuo e controllato dal potatore, che

dovrebbe conoscere la tecnica cor-retta per separare la zona dei tagli da quella del l usso linfatico.

Quando il metodo di potatura pre-vede la crescita della struttura della pianta, continua nello spazio e con-trollata nel tempo, si ottiene di ril es-so un miglioramento della circolazio-ne linfatica e si ritrova la continuità di l usso tra radici e chioma, con ra-gionevoli ripercussioni su equilibrio vegetativo e qualità delle produzioni (quantità e qualità).

Una pianta ramii cata, che può cre-scere, svolge appieno le sue funzioni strutturali, di trasporto e di magazzi-no di riserve, cosa che non accade per le strutture legnose deperite.

Analisi delle sezioni

Le sezioni delle strutture ramii cate di cordoni speronati e Guyot nelle foto 1e 2 mostrano i vantaggi della ramii -cazione rispetto alla sua assenza (con-fronta con foto 1 e 2 pag. 35).

Come si può facilmente notare dall’analisi delle sezioni fatte su di-verse piante ( foto 1 e 2), la quantità di legno vivo aumenta con l’età della pianta e va a colmare gli spazi tra un taglio e l’altro bilanciando gli effetti del disseccamento causato dalle potature.

Questi risultati sono raggiungibili attraverso un aggiornamento della tecnica di potatura.

Abbandonare in modo deciso le «vecchie» abitudini aiuta sicuramente a contrastare il gravissimo problema di mortalità precoce a cui le vigne og-gi stanno andando incontro. •

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● L’IMPORTANZA DEL TUTOR

Condizioni per acquisire il metodo di potatura

Una potatura che si basasu poche regole semplici,rispettare la fi siologia della pianta, eseguire corrette potature primaverili, seguirele indicazionidi un esperto, sonole chiavi del successo per la formazione dei nuovi potatori

Che requisiti deve avere il po-tatore per riuscire a limitare i danni descritti nell’articolo a pag. 33? Deve conoscere alcune

informazioni fondamentali, che costitu-iranno parte del suo bagaglio professio-nale: le conseguenze dei tagli; le basi di i siologia e biologia della vite; che forma dovrà assumere la struttura perenne del-la vite negli anni in funzione del sistema di allevamento; e dedicarsi al suo lavoro con passione, sensibilità e attenzione.

Oltre a queste nozioni di base, il po-tatore deve essere in grado di leggere la morfologia e la forma delle piante. So-prattutto, se vuole iniziare un restau-ro di una vigna adulta, deve essere in grado di stimare a occhio quali sono le parti della pianta rimaste vitali.

Allenare un potatore a questo tipo di sensibilità e convincerlo a cambiare me-todo non è cosa da poco. Intendiamoci: la logica del cambiamento e il perché sia indispensabile sono intuitivi e di facile accesso (a volte è sufi ciente mostrare le sezioni di vite perché tutti ammetta-no che così non si può andare avanti); mettere in pratica in modo corretto le nuove consegne di taglio è più difi cile.

Capire il cambiamento

È normale che quando siamo di fron-te a un cambiamento, che comporta un modo di agire diverso dal solito, lo ac-cettiamo se ne comprendiamo il perché. E, se siamo già «esperti» in materia, d’i-stinto affermiamo: «Sì, lo so fare!». Nella pratica però le cose funzionano in modo diverso, quindi spesso non riusciamo a eseguire correttamente quello che il nostro cervello ha capito.

Sapere e capire non vanno di pari passo. Il sapere viaggia insieme al no-stro cervello, il capire invece è legato all’esperienza e richiede un impegno costante e pratico che si misura nel tempo. Un po’ come saper andare in bicicletta e andare in bicicletta: cam-biare metodo di potatura è come im-parare ad andare in bicicletta un’altra volta. Il tempo che dedichiamo al nuo-vo metodo è la chiave per il successo.

Potatura primaverile

Altra leva di apprendimento impor-tante è legare al lavoro invernale anche quello primaverile. Far seguire alla pota-

tura ramii cata invernale anche un nuo-vo modo di esecuzione della potatura verde in primavera è essenziale per da-re continuità a quello che abbiamo cre-ato in inverno e garantire la durata del lavoro tra le diverse stagioni dell’anno.

Il ruolo del tutor

Da ultimo, non meno importante, avere a disposizione un tutor che ci aiu-ti a interpretare in modo corretto le va-riabili e che ci guidi nelle scelte è sicu-ramente una forte garanzia di risultato.

Quando un potatore, oltre a sapere il perché sia importante la ramii cazione, ne abbia compreso la tecnica e la appli-chi correttamente, comprenderà anche che il metodo si può applicare con suc-cesso su tutti i sistemi di allevamento della vite ( foto 1). Come scrivevamo an-ni fa (Simonit et al. Speciale potatura, L’Informatore Agrario n. 36/2013) le regole della ramii cazione sono indipendenti dal sistema di allevamento e il risulta-to pratico e visibile nelle diverse forme diventa riconoscibile.

Potature e obiettivi

Se si è potatori esperti, non esistono sistemi di allevamento migliori di altri, ma esistono solo potature ben fatte. Le mani abili di un potatore possono rea-lizzare qualsiasi tipo di architettura della pianta funzionale agli obiettivi produttivo-enologici, al tipo di clima e di suolo della zona viticola nella qua-le ci si trova. Sapere e capire il valo-re di un mestiere apre la mente verso scenari viticoli nuovi, dove non esiste più l’applicazione di un unico modello viticolo ritenuto perfetto e applicabile per tutte le zone viticole del mondo e per tutti i vitigni, ma si realizza un’e-voluzione. Si sviluppano diversi modi di fare in accordo con la tradizione, l’ambiente, il vitigno, lo stile per valo-rizzare la propria identità. •

Foto 1 Vallese, Svizzera. La potatura, grazie alla maestria di chi la esegue, diventa «arte della potatura». I viticoltori si defi niscono con orgoglio «scultori della vite»

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Radici, struttura e chioma costituiscono l’architettura della pianta. Negli articoli di questo Speciale abbiamo de-

scritto come attraverso la potatura sia importante far crescere la struttura della vite negli anni e controllarne lo sviluppo. Vorremmo fare ora un focus su due zone «critiche» della struttu-ra per le quali è essenziale garantire, con una corretta potatura, la conti-nuità linfatica:

● punto d’innesto, in basso, in pros-simità delle radici;

● zona di ramii cazione, in alto, in prossimità della chioma.

In queste due zone si concentrano, negli anni, i tagli di potatura nelle di-verse fasi di crescita e sviluppo della pianta di vite.

Potatura di allevamento

Durante la potatura di allevamento, nei primi anni di vita della barbatella

● PUNTO D’INNESTO E ZONA DI RAMIFICAZIONE

Potare nel rispettodella continuità

linfaticaLe tecniche di potatura che garantiscano la continuità linfatica dalle radici alla chioma devono coinvolgere già da vivaio tutte le operazoni di potatura

in campo (sia in vivaio, sia in vigneto) è importante rispettare il l usso lin-fatico principale che unisce il portin-nesto (e quindi le radici) alla marza (da cui originerà la futura struttura della pianta).

L’innesto, di per sé, costituisce una zona critica per la continuità linfati-ca. L’unione tra la marza e il portin-nesto deve essere ben realizzata se si vogliono garantire alte percentuali di attecchimento e le diverse tipologie di innesto esistenti testimoniano l’enor-me ricerca fatta nell’ottenere barba-telle di buona fattura con portinnesti e marze ben saldati tra loro.

Un obiettivo, nella ricerca dell’inne-sto migliore, è stato quello di garanti-re la migliore continuità linfatica pos-sibile tra i due elementi dell’innesto.

Ma la continuità linfatica è rispetta-ta anche nelle successive lavorazioni di potatura invernale?

Ci è capitato spesso di sezionare barbatelle al primo o secondo anno

di potatura, per scopo didattico e per verii carne lo stato di salute interno: il l usso linfatico era ostruito da dis-seccamenti.

Poca era la quantità di legno vivo che separava i tagli di potatura, che si concentravano tutti sul punto d’in-nesto. Dall’analisi delle sezioni si può notare come si realizzi una condizione simile al disseccamento di una testa di salice descritta per le piante adul-te ( foto 1).

Una corretta potatura dovrebbe prevedere il massimo rispetto del l usso già dalla prima potatura in-vernale della barbatella. Nei primi anni di sviluppo, infatti, l’obiettivo è consolidare il piede della pianta e ga-rantire lo sviluppo di tralci utili per la formazione della futura struttura. Importante è separare la zona dei ta-gli da quella del l usso linfatico prin-cipale ( foto 2).

Potatura di produzione

Lo stesso principio di separazione sarà poi applicato anche nelle fasi suc-cessive di sviluppo della pianta, per

Foto 1 Sezione del punto d’innesto di una barbatella. In evidenza il disseccamento interno provocato dai tagli di potatura concentrati in un’unica zonaFoto 2 Sezione del punto d’innesto di una barbatella. In evidenza la separazione tra la zona dei tagli morta e il fl usso linfatico vivo

Foto 3 Struttura di vite ramifi cata, sopra, e sua sezione, sotto. La sezione mostra come la separazione dei tagli sia netta per il canale di sinistra e non sia stata rispettata nel canale di destra

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esempio quando si imposta la ramii -cazione della struttura una volta for-mato il fusto.

Come per il punto d’innesto, impo-stare e potare correttamente le ra-

Foto 4 Particolare dei canali sinistro e destro. Orientare i tagli permette di salvaguardare il fl usso linfatico della pianta (sopra). Tagli troppo ravvicinati e posizionati su entrambi i lati della ramifi cazione possono avere conseguenze disastrose per la sopravvivenza della ramifi cazione stessa (sotto)

Foto 5 Due piante allevate a Guyot a confronto. Sono due individui dello stesso vitigno, con lo stesso portinnesto e coetanee. L’individuo di sinistra è potato con un metodo che non prevede lo sviluppo di ramifi cazioni; l’individuo di destra è potato con il Metodo Simonit&Sirch che prevede la ramifi cazionedella struttura e la sua continua crescita insieme all’età della pianta

mii cazioni della struttura principa-le della pianta separando la zona dei tagli dal l usso linfatico assicura l’ac-cumulo del legno negli anni che, ol-tre a crescere in lunghezza, aumen-ta il suo diametro e separa con legno vivo i coni di disseccamento causati dai tagli ( foto 3 e 4).

Dare una forma alla struttura della vite e allo stesso tempo controllare la crescita delle ramii cazioni nello spa-zio attraverso una corretta potatura permette di realizzare la continuità linfatica anche in prossimità della chioma, migliorando il percorso lin-fatico che procede senza interruzio-ni dalle radici alle foglie e viceversa.

L’assenza di una forma riconoscibile e la mancanza di ramii cazioni della struttura, invece, conducono la pianta di vite a un lento e inesorabile decli-no che culmina, nei casi peggiori, con la morte del ceppo ( foto 5). Recente-mente, eseguendo le «autopsie» della struttura di viti che mostrano sintomi fogliari tipici delle malattie del legno,

ci siamo resi conto di quanta carie sia accumulata pure nella zona del punto d’innesto ( foto 6 e 7). Come mostrano le foto, il punto d’innesto di piante adulte, anche se non più interessato da tagli di potatura frequenti, è spesso colpito dalle macchine operatrici che, un colpo dopo l’altro (più o meno dol-ce), feriscono il ritidoma provocando delle vere e proprie piaghe da sfrega-mento. In corrispondenza di tali pia-ghe troviamo spesso accumuli consi-stenti di carie del legno.

Marco Simonit

Riccardo Turata

Massimo Giudici

Marco Ostan

Alessandro Zanutta

Preparatori d’uva - Simonit&Sirch

Foto 6 Particolare del punto d’innesto di una pianta di vite. In evidenzala piaga di legno secco e morto

Foto 7 Punto d’innesto di una pianta di vite sezionato. In evidenzail disseccamento interno e le striature chiare tipiche della carie

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SPECIALE POTATURA VITE

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