SPECIALE ORDINAZIONI

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Ne New oratorio news N. 13 anno 4 maggio 2014 Ciclostilato in pro- prio S P E C I A L E O R D I N A Z I O N I

Transcript of SPECIALE ORDINAZIONI

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NeNew ooratorio nnews N. 13 anno 4 maggio 2014

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La redazione Alessandro Granata

Andrea Carenzi

Andrea Cuppone

Carlo Maestroni (Coach)

Cristian Di Cosimo

Don Paolo

Edoardo Bramini

Elena Malaraggia

Giada Mainardi

Giovanni Pasquali

Gruppo „98

Jessica Maiocchi

Hefrem Gioia

Laura Bosoni

Luca Fontana

Matteo Micheli

Mattia Maniezzo

Paola Fulghieri

Sara Pasetti

Sonia Polvara

Stefano Poggi

In questo numero…

Pag. 3 - La vocazione: dono per

tutti

Pag. 5 - Don Simone: una

testimonianza d‟eccellenza

Pag. 6 - Biografia: Fra Raffaele

Pag. 8 - Dicono di loro… Fra

Raffaele

Pag. 9 - Dicono di loro… Don

Simone

Pag. 10 - Intervista: Don Simone

Pag. 12 - Intervista: Fra

Raffaele

Pag. 14 - La vocazione del

pellicano

ne

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C’È POSTO PER TUTTI...ANCHE PER TE ! Se leggendo il nostro giornale ti sono venute in mente nuove idee o desideri far parte della redazione manda una mail all‟indirizzo:

[email protected]

ospitiamo volentieri anche manifesti e pubblicità di iniziative proposte dalle asso-

ciazioni di volontariato della nostra comunità.

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Con “vocazione” siamo soliti indicare la chiamata del Signore a consacra-

re la propria vita con il sacramento dell‟ordine o con i voti religiosi, viven-

do così la propria vita al modo di sacerdoti, frati, suore o monaci.

Questo è il senso comune del termine, ma sappiamo che non è solo que-

sto: la “vocazione” riguarda ogni cristiano perché ciascuno deve scegliere

il proprio modo di incarnare il Vangelo rendendosi strumento del Regno di

Dio per edificare la civiltà dell‟amore testimoniando e annunciando la

gioia di essere cristiani nell‟unità, nel servizio, nella preghiera.

Ognuno di noi deve mettersi in ascolto dello Spirito che parla ai nostri

cuori e ci indica una strada per realizzare pienamente la nostra vita, que-

sta è la vocazione: il Signore ha un progetto speciale per ciascuno di noi!

Più scopriamo il disegno di Dio, più la nostra vita si compie, si illumina e

trova il suo senso profondo. Rispondere alla propria vocazione significa

scegliere il modo particolare e speciale con cui vivere partendo dal fatto

che ognuno di noi, in forza del battesimo, è “unto” dal Signore (con l‟olio

del Crisma che ci rende come Cristo), è figlio prediletto di Dio, è inviato

dal Padre nel mondo per annunciare il suo amore.

Molti sono i modi per vivere pienamente da cristiani: il matrimonio e la

famiglia, consacrazioni speciali (sacerdoti e religiosi), missionari laici,

terziari religiosi (laici che vivono secondo una spiritualità particolare) e

molti altri. Molti sono i carismi così come molti sono i doni che lo Spirito

suscita negli uomini perché la Chiesa di Dio possa stare con gli uomini per

amarli come li ama il Signore.

Ogni vocazione ha le sue responsabilità, non basta dire una volta “sì”, ma

lo si deve confermare quotidianamente nelle piccole e grandi scelte di

vita. I coniugi devono ribadire il loro “sì” al Signore nel dono di sé reci-

proco impegnandosi ad essere l‟uno per l‟altra come Cristo per la Chiesa e

costruendo tra le mura di casa una piccola Chiesa domestica dove ci sia la

testimonianza di fede con l‟educazione cristiana dei figli, con la carità,

con il rispetto e con l‟accoglienza. I missionari del Vangelo e della carità

devono continuamente ribadire il proprio “sì” a Cristo che servono nel

La vocazione: dono per tutti

di Don Paolo

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! fratello sulla loro strada.

La vocazione non si presenta improvvisamente e in modo stravolgente, ma

ci accompagna piano piano seminando nei nostri cuori delle “tessere”: in

alcune persone che incontriamo, in alcune esperienze, a volte nelle diffi-

coltà. Certo non è facile mettere insieme questo mosaico, ma quando ci si

riesce ecco apparire l'immagine della nostra vita, non ancora completa, ma

con un senso che ci indica la via per realizzare l'opera. La via della voca-

zione passa dalla ricerca del senso della propria vita, del proprio "posto

nel mondo", della propria felicità profonda e questo porta l'inevitabile ne-

cessità di fare una scelta grande e definitiva.

La vocazione viene dal Signore e quindi a Lui dobbiamo rivolgerci per avere

un aiuto nella nostra ricerca e il coraggio di compiere la scelta fondamen-

tale della nostra vita: sposarsi, partire per un paese lontano, diventare sa-

cerdote, suora o altro. Oggi si sente parlare di crisi delle vocazioni che

nasce da alcune difficoltà “moderne”: mancanza di un senso religioso della

propria vita, mancanza di una vita spirituale e della preghiera, ma soprat-

tutto dalla paura di scegliere e di impegnarsi in modo definitivo. Ricordia-

moci però che, fidandoci di Gesù, la vocazione è anzitutto un dono per

ognuno di noi, dono da scoprire e da compiere, per sé, per la Chiesa, per

tutti. Fidarsi del Signore, guidati dallo Spirito e aiutati dalla Chiesa, porta

a condividere i doni di Dio e quindi anche la vocazione non può essere solo

personale perché trasforma la nostra stessa vita in dono per gli altri. È

questo donarsi che rende fecondo il nostro amore rendendolo capace di

creare gioia, luce, fraternità e calore nel cuore dei fratelli. Così è l‟amore

di Dio dal quale il nostro proviene e si nutre. La vocazione è un dono per

tutti, ci spinge a guardare in alto e a sradicare dal nostro cuore l‟egoismo,

la paura, la ricerca del proprio interesse a tutti i costi; ci aiuta a scioglie-

re gli ormeggi che ci tengono legati e immobili: la vocazione, ogni vocazio-

ne, ci rende liberi e si pone in comunione e fraternità con tutti gli uomini

in un unico grande progetto di Dio. Il grande evento che stiamo per vivere,

l‟ordinazione di Raffaele e Simone, è una forte testimonianza la quale di-

mostra che compiere grandi scelte è possibile. Condividere la loro gioia sia

per noi un‟iniezione di fiducia in Dio e ci aiuti a compiere la nostra vocazio-

ne, in particolare ai giovani. Grazie Don Simone e Fra Raffaele!

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Don Simone: una testimonianza

d’eccellenza

Chi conosce una persona me-

glio della propria madre? Ab-

biamo chiesto alla mamma di

Simone di raccontarci qualco-

sa della sua gioventù per que-

sto numero speciale di NEON:

queste sono le sue parole.

Simone è nato a Sant‟Angelo

Lodigiano il 22/8/1975 alle

7,30 del mattino ed era bellis-

simo. E' stato un neonato bra-

vo e crescendo si è mantenuto

tale. Da bambino, poiché io lavoravo, stava con i nonni alla

frazione Mostiola e lì ha trascorso la sua adolescenza. Dopo

le scuole medie ha frequentato il liceo classico a Lodi ed è

sempre stato molto studioso: ha sempre avuto ottimi voti ed

i colloqui con i professori mi davano molta soddisfazione

perché lo elogiavano molto.

Le sue attività preferite da ragazzo erano frequentare l'o-

ratorio e organizzare giochi con i suoi coetanei. Aveva una

grande passione per la lettura a cui si dedicava nei momenti

liberi. Finite le superiori ha frequentato l'università di Pavia

iscrivendosi al corso di lingue. Terminata l'università ha la-

vorato nella segreteria della scuola di San Colombano al

Lambro e di Borghetto Lodigiano. Ha sempre avuto un otti-

mo rapporto con i giovani che seguiva con grande pazienza

dedicando loro molto del suo tempo, a cominciare dai suoi

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Biografia: Fra Raffaele

Raffaele è nato a San Colom-

bano il 16 giugno 1985.

Ha sempre vissuto a San Co-

lombano, dove ha frequentato

elementari (la sua maestra

era Anna Rinaldi) e medie.

Quando si è trattato invece di

scegliere la scuola superiore

da frequentare, ha optato, da-

ta la sua passione per la cuci-

na, per la scuola alberghiera a

Milano. Nel suo tempo libero

fratellini che sempre accompagnava all'asilo ed aiutava nei

compiti a casa.

Ha sempre insegnato il catechismo all'oratorio, durante l'e-

state era impegnato nel Grest e si è sempre dimostrato dispo-

nibile e attento ai problemi dei ragazzi soprattutto quelli in

difficoltà. Si è sempre dedicato più agli altri che a se stesso e

questo inconsciamente era probabilmente l'inizio del percorso

che avrebbe intrapreso; così che quando mi ha comunicato la

sua decisione su quanto voleva fare non mi sono stupita: era

ciò che sapeva fare meglio. Non so che altro aggiungere: è

sempre stato un figlio "perfetto" e non mi ha mai creato pro-

blemi di nessun genere. A volte mi rendo conto che forse non

gli ho dimostrato a sufficienza quanto lo stimassi e fossi fiera

di lui: davo per scontato che fosse sempre presente in tutto.

Ora sono immensamente felice che stia per concludere il suo

importante cammino e sarò sempre vicina a lui in ogni momen-

to.

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invece praticava pallavolo e

suonava la chitarra nel coro

della chiesa, passione che con-

tinua a coltivare.

Proprio durante gli anni di

scuola superiore ha iniziato a

frequentare i percorsi dei fra-

ti cappuccini a Casale, andando

a messa là quasi tutte le dome-

niche. Rimase affascinato da

questi e, anche per questo mo-

tivo, i viaggi ad Assisi diventa-

vano sempre più frequenti e

affascinanti.

Dopo Casale, ha deciso di co-

minciare a frequentare gli

“incontri vocazionali”, che si

svolgevano ad Albino, per al-

meno un weekend al mese; in-

torno ai 17 anni, durante le va-

canze estive, ha passato circa

un mese in Albania presso un

campo per bambini disagiati,

sempre tramite i Francescani.

Già dalla terza superiore aveva

fatto la sua scelta: voleva di-

ventare frate. però fino ai

vent‟anni non gli è stato con-

cesso.

Dal settembre del 2005 ha in-

trapreso ufficialmente il suo

cammino per diventare frate.

Tutto iniziò a Varese, dove ha

passato un anno come

“postulante” (non indossava l‟a-

bito), insieme ad altri due gio-

vani: Samuele e Fabio. Alla fi-

ne di questo anno è stato tra-

sferito a Lovere come novizio,

quindi gli è stato consegnato il

saio; questo passaggio è detto

professione semplice. Il per-

corso è continuato a Cremona,

dove ha studiato teologia per

tre anni (dal 2007 al 2010),

per ottenere la “professione

perpetua”

Le “province dei frati cappuc-

cini”, essendoci pochi studenti,

hanno deciso di riunire Lom-

bardia e Veneto, di conseguen-

za è stato trasferito in Vene-

to, dove, nell‟ ottobre 2013 è

diventato Diacono e dove ha

appena finito il percorso per

diventare ufficialmente sacer-

dote; infatti il 16 maggio ha

terminato gli studi conseguen-

do il “Baccalaureato”( che cor-

risponde alla laurea per gli

studenti dell‟università) con un

punteggio 110 e lode.

Finalmente, dopo oltre 10 anni

di studio, il 7 giugno, verrà or-

dinato sacerdote nella chiesa

di Caravaggio, con l‟altro giova-

ne che in tutti questi anni ha

studiato con lui, Fra Nicola.

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Sorrido e rivedo quel ragazzino che veniva a imparare a suonare la chitarra con Giulia, gli esercizi, le prove insieme..e le torte! Si, per-ché Raf aveva scelto un‟arte e come tale la praticava…e con successo anche: si capiva da subito che le cose che affronta le apprende bene e le pratica con cura e dedizione. E sorrido, e penso (con il senno di poi) ai piccoli, ma significativi, segni di un altro grande disegno che si stava formando nella riservatezza dell‟animo di Raf: ricordo qual-che domenica che “bigiava” nel coro per impegni diciamo pure più grandi, si capisce! Lui aveva intrapreso un cam-mino, con i sandali e la barba, e poi una sera, quella sera di condivisione gioiosa la porto nel cuore per sempre, quando guardandomi negli occhi mi ha detto che Raf stava cammi-nando per diventare “fratello con i fratelli per i fratelli” e che era felice! Che bella condivisione e che orgoglio quando lo penso uomo che si dedica agli altri nella povertà. Chissà Raf se qualche volta hai ancora tempo di strimpellare? E quando impugni il plettro e canti e preghi due volte, ti ricordi di farlo una volta anche per me? Avanti tutta, Raf, fra Raf!”

Dicono di loro...Fra Raffaele

“Sapevo già che un giorno mi avrebbe rivelato questa decisione. All‟i-nizio soffrivo il distacco e avevo le normali preoccupazioni di una mamma. Ora so che è la sua vita e che sta bene così e sono tranquilla. Per i genitori vedere il proprio figlio felice è il massimo.” “Quando l‟ho saputo ero contenta. Tuttavia lui è il mio fratello più piccolo e l‟idea di non poterlo proteggere non mi piaceva. Già il primo mese di scuola superiore lo accompagnavo a Milano. Nel momento in cui ho visto il clima in cui avrebbe vissuto mi sono tranquillizzata.”

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Dicono di loro...Don Simone

Pensare a Simone per me è come pensare ad un figlio maggiore ma anche ad un carissimo amico. Insieme abbiamo percorso alcuni tratti di strada: il corso SDOP in seminario a Lodi, un corso in seminario a Pavia per un anno intero, in-sieme siamo andati dal vescovo di Lodi per chiedere che non venisse tolta la messa domenicale alla Mostiola. E che dire del viaggio a Ro-ma con lui e Giulia (mia figlia é sua amica sin dall'infanzia) alla ricer-ca dei dipinti di Caravaggio nelle varie chiese ma anche alla scoperta degli “straccetti con la rughetta” che gli piacciono tanto! Lui mi ha coinvolta nella bellissima esperienza del doposcuola e, sem-pre lui mi ha chiesto di entrare a far parte del Consiglio dell‟Orato-rio. Come Simone, anche mia figlia è cresciuta a Mostiola dalla nonna e quindi ha passato tanto tempo con Andrea, fratello di Simone e coetaneo di Giulia e con tutti i bambini che allora vi abitavano. Simo-ne era il più grandicello ma fin da allora è sempre stato attento a tutti loro. Li faceva giocare, li aiutava a fare i compiti, si potrebbe dire che li accudiva. Credo che già da allora si sarebbe potuto intui-re quale sarebbe stata la sua scelta di vita. Non mi sono meravigliata quando mi ha confidato la sua intenzione di entrare in seminario. Sono stata contenta per lui anche se devo confessare che allora mi era un po‟ dispiaciuto perché in un certo senso sapevo che lo avrei perso. Ora sono molto felice che stia per tagliare il suo traguardo e gli au-guro ogni bene anche se farò un po‟ fatica ad abituarmi a chiamarlo don Simone ma gli prometto che ci proverò. Dimenticavo. Simone è dotato di una memoria formidabile: non ha mai dimenticato un compleanno, un anniversario, una ricorrenza, an-che quando non esistevano le agende elettroniche. Se non ci credete mettetelo alla prova!

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! Vorremmo conoscerti un po' me-

glio...Qual è il tuo “motto”?

Non ho un motto in particolare in

cui mi riconosco. Però ho sempre

pensato che nulla avvenga per caso

perché il Signore ci raggiunge sem-

pre attraverso le persone, le situa-

zioni e gli avvenimenti della nostra

vita. È la sua provvidenza a parlar-

ci: il Signore è “pro-vidente”, cioè

vede prima di noi e in nostro favo-

re, per il nostro bene. Pertanto an-

che quando non ce lo aspettiamo, ci

sorprende.

Hai una figura di riferimento

particolare?

Avendo vissuto tanto in oratorio,

la figura di san Giovanni Bosco mi

ha sempre colpito e attirato. Ci ab-

biamo riflettuto anche preparando

lo spettacolo insieme all‟oratorio di

Borghetto: è un santo che per il

suo stile ha molto da dire anche

per noi oggi.

Come ti sei accorto che il sacer-

dozio era la tua strada?

Mi sono accorto che il sacerdozio

era la mia strada, perché quello

che stavo vivendo, pur essendo

bello, non mi realizzava del tutto e

mi lasciava un po‟ di insoddisfazio-

ne. Pur con qualche timore iniziale,

ora so che quello che è giusto e

buono per me è portare il Signore

a quanti lui stesso mi farà incon-

trare. Nella vocazione, di tutti, non

solo sacerdotale o di consacrazio-

ne religiosa, a volte, ragioniamo co-

me se fossimo da soli a scegliere o

a muoverci. Certo la libertà ci por-

ta ad essere noi a scegliere, ma

anche il Signore cammina con noi,

al nostro fianco e ci sostiene quan-

do facciamo nostro il suo progetto

su di noi, che corrisponde al nostro

bene

E' da un po' di tempo che la tua

residenza non è più S.Colombano

al Lambro....Potresti dirci che

cosa significa per te aver ab-

bandonato la tua comunità?

È vero che ormai da diversi anni

sono in seminario a Lodi e, conside-

rando anche il tempo trascorso

nelle parrocchie di esperienza, a

San Colombano non riesco ad esse-

re molto presente. Non ho però

abbandonato la comunità di San

Colombano, che sento ancora mia e

nei confronti della quale nutro un

forte attaccamento. Certo i primi

tempi ho sentito un po‟ di nostal-

gia, ma credo che sia normale. Ora

guardo a San Colombano con affet-

to, sapendo che ne conserverò la

memoria e l‟affetto.

Chi ti ha sostenuto maggiormente

nel tuo cammino?

Sono stati per me importanti la

mia famiglia, la comunità del semi-

nario, la comunità di San Colomba-

no e dei paesi dove sono stato, ma

anche diversi amici sacerdoti che

hanno condiviso con me questo per-

Intervista: Don Simone

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corso.

Il ricordo più bello che hai del se-

minario? E quello invece meno pia-

cevole?

Molti sono i momenti di questi anni

che ho trascorso in seminario e che

ricordo con piacere, dall‟amicizia

condivisa con gli altri seminaristi, ai

vari momenti della nostra formazio-

ne. La memoria e il fatto di guardare

il seminario con gli occhi di chi se ne

sta andando, stemperano tutto e lo

addolciscono. Quindi faccio fatica

davvero a trovare dei momenti spia-

cevoli, che non facciano parte della

fatica a volte necessaria di una con-

vivenza e della preparazione al sa-

cerdozio.

Ora passiamo a una domanda che

può sembrare un po' strana:

Perché hai scelto di diventare pre-

te e non frate?

Essenzialmente per il rapporto con le

persone e la possibilità di vivere in

una parrocchia, in mezzo agli altri.

Se non fossi entrato in seminario,

che cosa avresti fatto?

Mi sarebbe piaciuto insegnare, occu-

pazione che per molto tempo sentivo

come mia e desideravo compiere.

Per concludere l'intervista, che

cosa consiglieresti ai lettori di

Neon come film/canzone/libro...di

ispirazione?

Un film: “Vai e vivrai”. La storia del

protagonista mostra come per vivere

sia necessario un “andare”, anche se

talvolta può sembrare faticoso o ad-

dirittura doloroso, ma necessario

per mettersi in gioco.

Un libro: mi piacciono molto le bio-

grafie dei santi, anche recenti o po-

co conosciute, suggeriscono le stra-

de per incontrare il Signore e la-

sciarsi guidare da lui, rimanendo pro-

tagonisti della propria vita.

Una canzone: ce ne sono molte che

mi piacciono. In questo periodo mi

ritorna in mente una canzone un po‟

datata “metti in circolo il tuo amore”

di Ligabue. Ognuno veda in che ter-

mini l‟amore possa fare della propria

vita una continua novità.

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Vorremmo conoscerti un po' me-

glio...Qual è il tuo “motto”?

Il Mio motto? Non ne ho uno in

particolare. Se proprio dovessi

averne uno, credo che per noi

francescani sia: "Il Signore ti dia

pace!" E' il saluto che Francesco

di Assisi porgeva a chi incontrava

lungo la strada o nelle case in cui

entrava.

Hai una figura di riferimento

particolare?

Beh credo che San Francesco sia

per me, un modello straordinario

di vita e di umanità donata tutta

per il Signore e per i più poveri.

Non di meno, per noi Francescani

è Santa Chiara, anche lei esempio

di vita semplice dedicata alla pre-

ghiera e al servizio delle piccole

cose di ogni giorno.

Come ti sei accorto che questa

era la tua strada?

Come mi sono accorto che era la

mia strada? Da un sorriso di un

frate! Semplice?! Banale!? Forse

sì, ma il buon Dio si serve di cose

umili per attirarci. Io cercavo un

senso; cercavo la felicità e l‟ho

trovata nel sorriso di un frate.

Così ho iniziato con i francescani

un cammino fatto di tante espe-

rienze e pian piano mi accorgevo

che più stavo con i frati, più mi

sentivo "a casa"; mi accorgevo di

aver trovato la mia perla preziosa,

per cui valeva la pena vendere tut-

to!

E' da un po' di tempo che la tua

residenza non è più S.Colombano

al Lambro....Potresti dirci che

cosa significa per te aver ab-

bandonato la tua comunità?

Non credo di aver abbandonato la

mia comunità. Credo di averla por-

tata sempre con me. Certo,

"fisicamente" parlando, molti lega-

mi si sono attenuati, ma la distan-

za aiuta a crescere e maturare la

propria scelta di vita. Se io osser-

vo un quadro a distanza, lo vedo in

tutta la sua bellezza. Il Signore ci

invita ad "andare" ad essere suoi

discepoli nel mondo, portando nel-

la "valigia del cuore" tutte le per-

sone che, in qualche modo, hai la-

sciato.

Chi ti ha sostenuto maggiormen-

te nel tuo cammino?

Prima di tutto il Signore e poi tan-

te, tante persone. Non faccio nomi

per non escludere nessuno! Sicu-

ramente la mia famiglia a cui devo

moltissimo! Voi, che siete la mia

comunità di origine, e poi tutti i

miei confratelli. Tutti, dunque, in

modo diverso, ma unico e speciale,

mi hanno aiutato.

Il ricordo più bello che hai della

tua formazione? E quello invece

meno piacevole?

Non ho particolari ricordi brutti

della mia formazione francescana.

Certo ho avuto tante difficoltà (lo

studio, gli spostamenti, lasciare

alcuni frati a cui mi ero affeziona-

Intervista: Fra Raffaele N

ew

s!

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to), ma anche queste sono state

occasioni per riflettere e ripren-

dere il cammino. Le cose belle so-

no tante non basterebbe un'inter-

vista! Le voglio raccogliere in un

evento: la mai professione solenne.

Questo giorno ha raccolto ogni

mio "sì" detto al Signore, ai fra-

telli e alla chiesa di Gesù.

Ora passiamo a una domanda

che può sembrare un po' strana:

Perché hai scelto di diventare

frate e non prete?

Beh io ho la fortuna di essere pri-

ma di tutto un frate! E ne sono or-

goglioso! Perché non prete? Que-

sto lo sa solo il buon Dio!! Sicura-

mente il carisma francescano si

addice di più alla mia personalità e

alla mia ricerca di Dio. Il dono di

vivere con altri frati che ti aiuta-

no e sostengono, di servire gli ulti-

mi, di portare la gioia, di poter

continuare a lavorare e servire il

buon Dio girando per tanti posti

meravigliosi... Come vedi tanti so-

no i motivi, ma credo che per me il

valore più bello che ho scoperto è

quello della fraternità.

Se non avessi deciso di diventa-

re frate, che cosa avresti fat-

to?

Se non fossi frate? Non lo so...

non riesco ad immaginarmi, la mia

vita sarebbe "spenta" e senza

grandi motivazioni.

Per concludere l'intervista, che

cosa consiglieresti ai lettori di

Neon come film/canzone/

libro...di ispirazione?

Libro: Beh, amo molto leggere e

sono tanti i libri che mi hanno ispi-

rato: sicuramente i fioretti di San

Francesco di Assisi, le confessioni

di Sant'Agostino, ma anche libri

comuni che come "La gabbianella e

il gatto" di Luis Sepulveda.

Film? Mamma, cosa dire? ne ho

visti molti! ti direi: "Fratello sole

e sorella luna" di Zeffirelli.

Canzone? ancora più difficile..ne

ho tantissime! Forse, "Dopo dome-

nica è lunedì" di Angelo Branduar-

di.

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Cari ragazzi e giovani, nessuno mai vi ha raccontato la storia del pellica-

no? Se la vostra curiosità vi porterà ad osservare le porticine dei

tabernacoli, troverete che su alcune è incisa la figura del pellicano.

Questo animale, secondo una tradizione antica, vedendo i suoi piccoli

mancanti di nutrimento, con il becco si è lacerato il petto e con il suo

sangue li ha nutriti. La tradizione cristiana ha preso questo animale

come simbolo di Cristo che ha dato il suo sangue per noi.

La vocazione sacerdotale è la risposta

di un giovane a Gesù che gli chiede di

essere il pio pellicano oggi: dare ogni

giorno la propria vita per aiutare tutti

a ritrovare la speranza.

Per questo presso il popolo cristiano la

vocazione sacerdotale assume impor-

tanza ed è circondata da profondo ri-

spetto.

Noi quest'anno siamo in festa perché

due nostri giovani, fra Raffaele e don

Simone, donano la loro vita per la chie-

sa .

Vivere nell'imitazione di Cristo, ma at-

tingendo da Lui la forza.

Qual è il segreto d'una vita spesa così? Che cosa vuol dire essere

chiamato da Cristo?

Fondamentalmente un giovane capisce che riempire la propria esi-

stenza di tante cose non rende felici, mentre la sequela di Gesù ti

conduce all'essenziale, spogliandoti di tante cose inutili ed obiettivi li-

mitati. Gesù t'insegna l'amore più forte della morte.

Ma è ancora interessante questo tipo di vita?

San Giovanni Bosco diceva che l'80°/o dei ragazzi ha le qualità ne-cessarie per diventare sacerdote, il resto dipende dalla sua volontà.

lo sono convinto che anche oggi a tanti ragazzi passa nella mente e

nel cuore di diventare sacerdoti, ma poi c'è la paura di dover rinun-

ciare a tante cose e soprattutto la precarietà dei sentimenti inocula

il dubbio che sarà difficile restare fedeli a questa vocazione.

La vocazione del pellicano di Don Mario

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La paura diventa più forte dell'ideale, perché nel ragazzo non c'è anco-

ra stata una formazione umana e spirituale per affrontare le difficol-

tà e per misurarsi con obiettivi molto realistici.

Per questo è importante la vita d'oratorio e la fedeltà nell'ac-

costarsi ai sacramenti. lo sono ancor più certo che i "nativi digitali"

hanno davanti a sé uno stile di approccio e di messaggio da poter

rinnovare tutto lo stile di evangelizzazione nella Chiesa, ed essere

chiamati a rinnovare mediante una rivoluzione culturale è un appunta-

mento che può solo affascinare i giovani.

Il rischio fa parte della loro vita.

don Mario

PRIME SANTE MESSE

Fra Raffaele Orlando

Domenica 8 giugno ore 10.30

Chiesa Parrocchiale di San Colombano Abate in San

Colombano al Lambro

Don Simone Ben Zahra

Domenica 15 giugno ore 10.30

Chiesa Parrocchiale di San Colombano Abate in San

Colombano al Lambro

Domenica 22 giugno ore 10.00

Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe Sposo di Maria

Santissima in Casoni di Borghetto Lodigiano

Domenica 22 giugno ore 20.30

Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo in

Borghetto Lodigiano

Page 16: SPECIALE ORDINAZIONI

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! “Alto e glorioso Dio, illumina

le tenebre del cuore mio, e

dammi fede diritta,

speranza certa, carità

perfetta, senno e

intelligenza, perché io serva

i tuoi santi comandamenti"

Francesco d‟Assisi

“Emmaus” Sieger Köder,

Rosemberg Altar

(Ausschnitt)

“Ho fatto conoscere loro il tuo

nome e lo farò conoscere,

perché l‟amore con il quale mi

hai amato sia in essi e io in

loro”

Gv 17, 26

“Il salvatore” -

Juan de Juanes,

Museo del Prado (Madrid)