SPECIALE L’ACCADEMIA MILITARE...della Patria e la grandezza del suo Tricolore. LA CAM,PANA DEL...

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L A C C A D E M I A M I L I T A R E SPECIALE Erede della storica Reale Accademia Sabauda, fondata in Torino il settembre 1677, è la più antica Istituzione militare destinata a preparare i Quadri dirigenti dell’Esercito Italiano. Da centocinquant’anni, l’Accademia Militare ha la sua sede nel Palazzo Ducale di Modena, luogo storico e prestigioso. Dell’antica Accademia Sabauda l’Istituto conserva le tradizioni di intenso impegno negli studi e di formazione militare d’eccellenza, internazionalmente riconosciute.

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L’ACCADEMIAMILITARE

SPECIALE

Erede della storica Reale Accademia Sabauda, fondata in Torinoil 1° settembre 1677, è la più antica Istituzione militare destinataa preparare i Quadri dirigenti dell’Esercito Italiano.Da centocinquant’anni, l’Accademia Militare ha la sua sede nelPalazzo Ducale di Modena, luogo storico e prestigioso.Dell’antica Accademia Sabauda l’Istituto conserva le tradizionidi intenso impegno negli studi e di formazione militare d’eccellenza,internazionalmente riconosciute.

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DOVERETRADIZIONI E SENTIMENTI

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LA STORIA

Storia illustre e antica quella del-l’Accademia di Modena.La storia di un’Istituzione Militareche affonda le sue radici in tempi re-moti.Primo tra tutti gli Istituti Militari diformazione del mondo intero. Unprestigio tutto italiano.L’Accademia ha le sue prime origininel Piemonte del XVII secolo. Inquegli anni il Ducato sabaudo, pervia della sua posizione strategica,iniziò a formare Comandanti di altoprofilo professionale da affiancare altradizionale Esercito mercenario,che giurassero fedeltà alla Casa Re-gnante. Fu la Duchessa Maria Gio-vanna Battista di Savoia Nemours,in qualità di reggente del figlio Vit-torio Amedeo ancora di minore età,a portare avanti l’idea del prematu-ramente defunto marito Duca CarloEmanuele II, di realizzare un Istitutodi formazione per la classe dirigentedello Stato e dell’Esercito. Così il 1°settembre 1677 fu divulgato un ban-do che preannunciava l’aperturadella Reale Accademia in data 1°gennaio 1678 a Torino. Un docu-mento di grande rilevanza storicaperché conferisce, come detto, al-l’Accademia Militare di fatto la fon-

dazione del primo Istituto di forma-zione militare del mondo, anticipan-do, rispetto alle altre Scuole di que-sto stampo, di quasi un cinquanten-nio, le prestigiose Accademie: laRussa di San Pietroburgo, istituitanel 1723, la britannica Royal Acade-my, del 1741; la francese École RoyaleMilitaire, creata nel 1751; la prussia-na Kriegsakademie di Potzdam, del1745; la statunitense West Point, chevide i suoi albori addirittura oltrecento anni dopo, nel 1802.La costruzione dell’edificio, il cuiprogetto fu affidato all’architetto di

All’inizio e al termine di ogni Anno Accademico echeggiano i rin-tocchi della «Campana del Dovere», antico simbolo in ricordo deldono fatto all’Accademia di Torino dalla sua fondatrice DuchessaMaria Giovanna di Savoia nel 1678, affinché - come si legge nel-l’iscrizione - «Dal battito delle ore, gli Accademisti» fossero «sollecitatiall’adempimento dei loro doveri come dalla voce stessa della loro Sovrana».Il 13 aprile scorso, il Presidente della Provincia di Latina ArmandoCusani e il Generale Giuseppenicola Tota, Comandante dell’Istituto,hanno inaugurato la nuova Campana del Dovere dell’Accademia Mi-litare di Modena, realizzata dalla Provincia di Latina presso la Fonde-ria Marinelli di Agnone.La bronzea campana è stata dedicata al Generale Enrico Cosenz, altoe nobile esempio di senso del dovere, lealtà e dedizione totale allaPatria. In bronzo pregiato di 2,20 quintali di peso, l’opera artistica diArmando e Pasquale Marinelli della Pontificia Fonderia di Agnone,azienda più longeva al mondo le cui origini risalgono intorno all’an-no Mille, ha sostituito quella esistente donata, nel 1967, all’Accade-mia di Modena dall’allora Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Ge-nerale di Corpo d’Armata Guido Vedovato. La nuova Campana, incontinuità storica, segnerà l’inizio e la fine di ogni Anno Accademico,ricordando a ciascun Cadetto, oltre all’esempio di un grande prota-gonista del Risorgimento italiano, i doveri da compiere per il benedella Patria e la grandezza del suo Tricolore.

LA CAMPANA DEL DOVERE,

Blasonatura dello stemma:• Stemma della Regia Accademia di Fanteria e Ca-valleria di Modena: fondo rosso con gladio e lanciadi Cavalleria.• Stemma della Regia Accademia di Artiglieria eGenio di Torino: fondo oro con aquila sabauda co-ronata.• Stemma araldico di Casa d’Este: aquila argenteain campo azzurro.• Stemma araldico della fondatrice della Reale Ac-cademia.• Nel primo e nel terzo quarto: croce azzurra sufondo dorato (Modena); nel secondo e quarto quar-to, croce d’argento in campo rosso (Piemonte).La corona turrita che sormonta lo stemma simbo-leggia la Repubblica.Sotto lo stemma il cartiglio col motto: «UNA ACIES».

LO STEMMA ARALDICO

La Duchessa Maria Giovanna Battista diSavoia Nemours in un ritratto d’epoca.

L’ISTITUTO

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corte Amedeo di Castellamonte, ini-ziò nel 1675. Durante la Secondaguerra mondiale il complesso archi-tettonico fu distrutto dai bombarda-menti aerei alleati, nella sua totalità.Si salvò solo una parte del colonnatoche, nel 1960, fu recuperata e rimon-tata nel cortile del Palazzo Ducale diModena. In virtù di ciò, esso da allo-ra assunse il nome di Cortile del-l’Accademia Militare di Torino.I rampolli delle più blasonate fami-glie d’Europa frequentarono neglianni l’Istituto avvalendosi dell’alta ericonosciuta qualità dei suoi docen-ti. Nel periodo napoleonico, sotto laRepubblica Cispadana di nuova co-stituzione, venne insediata nel Pa-lazzo Ducale di Modena, nel 1798,una Scuola Nazionale del Genio e

dell’Artiglieria che rimane in fun-zione fino al 1814. Una nuova Acca-demia Nobile Militare fu fondatanel periodo della Restaurazione dalDuca Francesco IV, erede dell’Acca-demia Ducale già voluta da France-sco III d’Este nel 1757. Contempora-neamente in Piemonte, mentre avve-niva il reinsediamento di VittorioEmanuele I, veniva istituita ancorauna volta nel 1815 la Regia Accade-mia Militare. Infine nel 1859 il Gene-rale modenese Manfredo Fanti, me-more dell’esperienza napoleonica,istituì a Modena una Scuola Militare

dell’Italia Centrale che con l’Unifica-zione divenne Scuola Militare diFanteria prima, poi Scuola Militaredi Fanteria e Cavalleria e, infine,semplicemente Scuola Militare, finoal 1922. Infatti, fu nel 1923 che gliIstituti assunsero le rispettive deno-minazioni di Accademia Militare diFanteria e Cavalleria a Modena eAccademia Militare di Artiglieria eGenio a Torino, per acquisire poi iltitolo di Regie Accademie nel 1928.Dal 1937 l’Accademia Militare diModena ospita anche i Corsi per laformazione degli Ufficiali dei Cara-

binieri; dal 1933 al 1936 furono ospi-tati anche il 37° e 38° Corso AllieviUfficiali della Regia Guardia di Fi-nanza. I noti eventi seguiti all’8 set-tembre 1943 condussero a una tem-poranea sospensione delle attivitàdegli Istituti che tornarono a esserein attività nel maggio del 1944 pres-so la Caserma Pico di Lecce, dove,già il 15 aprile 1944, era stato costi-tuito un Comando Speciale RegieAccademie Militari cui fu affidata laBandiera di Guerra del 26° reggi-mento fanteria «Bergamo». Dopo laguerra, proprio a Lecce, il 1° no-

A destra.L’ingresso principale del Palazzo Ducale.

Sotto.Il Generale Manfredo Fanti.

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vembre 1945, prese il via il 1° Cor-so postbellico, denominato CorsoSpeciale Combattenti, affiancatodal 10 febbraio 1946 dal 2° CorsoOrdinario. Con il cambiamentoistituzionale, l’Accademia Militare,nel 1947, divenuta intanto «unifica-ta» per volere dell’allora Capo diStato Maggiore dell’Esercito, Gene-rale Raffaele Cadorna, ritornò aModena dal 3° Corso Ordinario inpoi, mentre il 1° Corso SpecialeCombattenti e il 2° Corso Ordina-rio terminavano a Lecce il loro iterformativo.

IL PALAZZO E IL MUSEO

Imponente e magnifico, il PalazzoDucale di Modena è una strutturache, nella sua superba austerità, ècornice d’eccezione di un Istitutoche riporta con immediatezza l’im-maginario collettivo alla figura de-gli Ufficiali dell’Esercito Italiano edell’Arma dei Carabinieri. Illustreesempio di architettura Seicentesca,è uno dei più grandi palazzi baroc-chi d’Italia. Ubicato nel cuore della

città, la sua costruzione iniziò nel1634 su disegno di BartolomeoAvanzini, inglobando le preesistentistrutture dell’antico castello costrui-to nel 1291 e voluto dal MarcheseObizo d’Este. L’edificio presentaun’elegante e maestosa facciata, al-

Sopra.L’adunata degli Allievi per la libera uscita.

Sotto.L’atrio del Palazzo Ducale con il Sacrario.

A destra.Alzabandiera.

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leggerita dal gioco cromatico deimarmi, incorniciata da due torrionilaterali, scandita da una torre cen-trale e adornata da tre finestre af-fiancate e coronate da balaustre constatue. La parte centrale e quelle la-terali sono sopraelevate. Nelle nic-chie ai lati dell’ingresso vi sono ledue statue di Ercole e del ConsoleEmilio Lepido realizzate dallo scul-tore reggiano Prospero Sogari, dettoil Clemente, tra il 1565 e il 1568. Lestatue della balconata, alla sommitàdella facciata del Palazzo, rappre-sentano sul lato destro Ercole, Giu-none, Pallade e Mercurio, realizzateverso la fine del ‘600, mentre, sul la-to sinistro, Vulcano, Cerere, Bacco eVenere realizzate dal modeneseGiuseppe Graziosi in sostituzionedelle preesistenti e deteriorate sta-tue lignee. Coronano il torrione cen-trale le statue di Marte, della Virtù,della Fortezza e del Tempo. Ancora,sul lato Nord, sono rappresentatiGiove e Nettuno. Nell’atrio, il sugge-stivo Sacrario dell’Accademia custo-disce sulle pareti le lapidi indicanti inomi degli ex Allievi Caduti in tuttele guerre per l’unità, l’indipendenzae la liberazione d’Italia e i Cadutinell’Adempimento del Dovere inTempo di Pace. È lì che migliaia emigliaia di Allievi Ufficiali nei secolisono passati e passano ancora oggiportando la mano alla visiera per ilsaluto che ricorda l’Onore da tributa-re sempre a chi ha versato il sangueper la Patria.Superbe le ricche sale decorate deipiani superiori, ai quali si accede at-traverso lo Scalone d’Onore dopoaver attraversato il sontuoso e sugge-stivo Cortile d’Onore.Particolarmente degni di nota sonoil Salone d’Onore, con il bellissimosoffitto affrescato dal Franceschininel Settecento e lo studio di lavorodel Duca Francesco III, definito Sa-lottino d’Oro, che nel 1756 fu arre-dato con pannelli interamente rive-stiti di oro zecchino.Sontuoso il grande e nobile apparta-mento di Stato, oggi sede del Circo-lo Ufficiali, che rappresentava nellasua stessa realizzazione la grandio-sità e il desiderio di stupire tipico ditutte le Corti estensi dell’epoca.Il palazzo custodisce ancora oggi,nelle sale dell’appartamento privatoducale, il Museo storico. Inauguratoil 4 giugno 1905 con lo scopo dimantenere vivo il ricordo degli ex-Allievi Caduti per la Patria, conser-va cimeli raccolti sui campi di batta-glia e oggetti donati da ex Allievi edalle loro famiglie.

Lapidi con le testimonianze dei vec-chi Allievi, uniformi storiche indossa-te dagli Allievi a partire dal 1678, ca-rabine e fucili dell’800, mitragliatrici,uniformi, cimeli degli ex Allievi cadu-ti in guerra e ancora i doni e i ricordidelle personalità che hanno visitatol’Accademia. Conserva, inoltre, i ri-tratti di tutti i Comandanti dell’Acca-

demia dal 1859 a oggi. Tutto questo ècustodito, costruendo il filo dei ricor-di, nelle diverse sale di un museo cheracconta attraverso gli oggetti le me-morie di una storia illustre. Quelledell’Accademia Militare di Modena.

RM

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«Una Acies» è il motto che richiamaalle tradizioni: un’unica schieratutta tesa all’adempimento del do-vere. L’Accademia Militare di Mo-dena, attraverso la storia culturale,istituzionale e formativa della real-tà militare, all’interno dell’evolu-zione complessiva della società,rappresenta un’Istituzione di pre-stigio non solo per l’Esercito Italia-no. Signor Generale cosa si provanell’assolvere il suo prestigiosocompito?

Comandare l’Accademia Militare tra-smette davvero sensazioni particolari;io, come del resto i miei predecessori, so-no arrivato a Modena avendo già assol-to altri incarichi di comando sia in Pa-tria sia in Teatri Operativi e credevo,sottolineo «credevo», di avere un’ideadel compito che mi aspettava, anche allaluce delle mie esperienze precedenti nel-l’Istituto, dove avevo già fatto il Co-mandante di compagnia. Alla prova deifatti, la mia idea si è rivelata lontanadalla realtà; l’Accademia Militare di og-gi è molto diversa da quella del passato,e il Palazzo Ducale fa «sentire», anchefisicamente, tutto il prestigio dell’Istitu-zione che ospita e la responsabilità delleaspettative che l’Esercito e l’Arma deiCarabinieri ripongono nell’AccademiaMilitare. Prestigio del passato e aspetta-

tive per il futuro sono, per me, per i mieicollaboratori e per gli stessi Allievi Uffi-ciali, una spinta motivazionale davverostraordinaria.

Nel Cortile d’Onore del PalazzoDucale, sede storica dell’Istituto,una lapide recita «Versare lacrimein silenzio, donare sangue e vita,questa è la nostra legge e in questalegge Dio». I valori etici ch’essa tra-suda come vengono percepiti daigiovani Cadetti, espressione fervi-da della società dei nostri giorni?

La frase citata è forse quella che megliosintetizza l’etica alla quale l’Ufficiale,ma direi più in generale il soldato, deveispirare la propria azione: uno spirito diservizio assoluto nell’interesse della col-lettività nazionale e della Patria, nelquale le individualità si sommano perperseguire il successo della missione checi viene affidata. Dal mio punto di os-servazione, i principi etici che vengonocoltivati in Accademia, e che devono im-prontare l’agire degli Allievi fin dal-l’inizio del loro cammino, vengono com-presi e accolti con facilità, perché ricon-ducibili ai valori concreti di ogni uomo;d’altronde tutti questi ragazzi hannogià dimostrato, con la scelta che hannofatto, di voler vivere una vita particola-re. Il passo successivo, cioè l’interioriz-zare questi principi etici fino ad assu-merli a valori ispiratori dell’agire quoti-diano, è il risultato delle basi gettate ne-gli Istituti di formazione ma affinatedalla vita quotidiana ai Reparti. Credoche per l’Ufficiale si possa parlare diuna «formazione permanente» non soloprofessionale, ma anche etica.

Signor Generale, l’Accademia Mili-tare forma giovani Ufficiali cuicompete il futuro della Forza Ar-mata. Essere un Allievo dell’Acca-demia oggi, come nel passato, si-

INTERVISTA AL COMANDANTEDELL’ACCADEMIA MILITARE,GENERALE DI DIVISIONE GIUSEPPENICOLA TOTA

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gnifica appartenere a un’élite, cheimpronta il proprio stile di vita al-l’assolvimento del dovere sino al-l’estremo sacrificio. Qual è il pro-cesso etico-formativo che consente,al termine del biennio accademico,di trasformare la forte motivazioneindividuale degli Allievi nella con-sapevolezza del raggiungimentodello statusmilitare?

Come ho già accennato, noi lavoriamocon giovani che hanno chiara la visionedella loro vita futura, che sarà caratte-rizzata dall’anteporre sempre gli «al-tri», e le loro esigenze, a se stessi. UnComandante deve avere chiaro questoconcetto: «dovere» non è obbligo con-trattuale, ma consapevole, partecipeadesione all’assolvimento del compito, enon c’è, nella vita di un Ufficiale, unmomento in cui questo percorso possadirsi ultimato. In quest’ottica di conti-nuità educativa identificherei alcunimomenti del biennio accademico comeparticolarmente significativi, anche sulpiano simbolico: l’inaugurazione del-l’Anno Accademico, decretata dai rin-tocchi della «Campana del Dovere» e in-trodotta sempre dalla prolusione di Per-sonalità di particolare spessore, trasmet-te all’Allievo entrato da poco in Accade-mia il prestigio e l’autorevole dimensio-ne dell’Istituzione. La cerimonia delGiuramento, che sancisce la sacralitàdell’impegno assunto, richiama forte-mente i valori dell’onore, dello spirito diservizio, della lealtà, dell’amore di Pa-tria; il Mak π 100, che rafforza la conti-nuità tra i Corsi presenti in Accademiae, con il ballo delle debuttanti, evidenziaanche il ruolo di rilievo sociale che l’Uf-

ficiale deve avere. Momenti quindi par-ticolarmente significativi, mutati neltempo con l’evoluzione dei costumi, ep-pure sempre attuali nei princìpi ispira-tori. Ma il «filo rosso» del processo eti-co-formativo è l’alzabandiera del matti-no, immutabile: ogni giorno, quando isimboli dell’unità nazionale, il Tricoloree l’lnno nazionale, riempiono il cielo delCortile d’Onore, il percorso dell’AllievoUfficiale si arricchisce di un tassello,perché ogni giorno di più impara adidentificarsi con essi.

L’offerta formativa dell’AccademiaMilitare è vasta, articolata e coprediversificati settori scientifico-di-

sciplinari. Quali sono i pilastri del-la formazione accademica? Comesono articolate le giornate di studiodei Cadetti?

La formazione accademica si basa essen-zialmente su quattro aree - Etica, For-mazione Universitaria, FormazioneTecnico-militare e Sportiva. L’Accade-mia Militare ospita attualmente i Corsidi Laurea in Scienze Strategiche, Inge-gneria, Medicina e Chirurgia, MedicinaVeterinaria e Chimica e Tecnologia far-maceutiche per gli Ufficiali delle Armi eCorpi dell’Esercito, e Giurisprudenzaper gli Ufficiali dell’Arma dei Carabi-nieri; inoltre Medici, Veterinari, Far-macisti ed Ingegneri, divenuti Sottote-

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nenti, conseguono la laurea nella sede diModena. Sono tutte Lauree magistrali,alcune «interateneo», che ricomprendo-no diversi Settori Scientifico-Discipli-nari, dando vita a una realtà formativauniversitaria complessa, diversificata,che richiede un’interfaccia continua, eduna sinergia stretta, con gli Atenei e leFacoltà di riferimento; grazie a questasinergia è possibile articolare program-mi didattici che consentono di ottimiz-zare i tempi armonizzando formazioneuniversitaria e addestramento militare.Devo dire però che, nonostante tutte leottimizzazioni possibili, le giornate distudio dei Cadetti sono davvero moltointense; una giornata tipo prevede lezio-ni frontali, che occupano la mattina egran parte del pomeriggio, attività distudio individuale e attività ginnico-sportive. Non è raro che alcune attivitàvengano organizzate anche dopo il pastoserale. Nei periodi di esami, le lezionisono sospese e si implementa l’attivitàdi studio, perché il superamento delleprove è essenziale per mantenere integroil percorso formativo dell’Allievo. Aquesto si devono aggiungere i periodidedicati all’addestramento militare: set-timane tattiche, campagne tattiche, e al-tre attività. L’impegno è davvero note-vole, è un’autentica «full immersion»formativa, però i risultati ci confortano,perché conseguiamo, sia con gli Allieviche lasciano Modena dopo il biennio ac-

cademico sia con quelli che a Modenaconseguono la laurea, risultati di asso-luto prestigio; per fare l’esempio dellaFacoltà di Medicina, abbiamo oltre il95% di laureati contro il 56% della me-dia nazionale, e i nostri risultati contri-buiscono significativamente anche aquelli, eccellenti, dell’Ateneo modenese.

Per quanto attiene la formazionetecnico-professionale, quali sono leprincipali attività addestrative e inquale contesto vengono svolte?

L’illustrazione dell’addestramento mili-tare svolto in Accademia – core busi-ness dell’Istituto - richiederebbe da solaun colloquio ad hoc. Parlandone in li-nea di massima, il biennio accademicomira all’acquisizione della abilitazionedell’Allievo Ufficiale come Comandantedi Squadra al termine del 1° anno di cor-so e come Comandante di Team al termi-ne del 2°. Le attività addestrative sonofinalizzate a conferire all’Allievo la capa-cità di individuare e di utilizzare glistrumenti del combattimento individua-le e di comandare una squadra fucilieriin attacco e in difesa (obiettivo del 1° an-no) e la capacità nel comando della squa-dra fucilieri in ambienti operativi diversidalla guerra e di operare inserito nel-l’ambito di una pattuglia in ambientediurno e notturno (obiettivo del 2° an-

no). Gli Allievi del Corpo Ingegneri e delCorpo di Sanità svolgono le attività ad-destrative con differente cadenza tempo-rale a causa dei diversi impegni univer-sitari, ma perseguono gli stessi obiettiviformativi. Le attività addestrative si svi-luppano attraverso lo svolgimento disettimane tattiche, durante l’anno, e diModuli tecnico-professionali (campagnatattica) tra giugno, luglio e settembre.L’attività principale del 1° anno di cor-so, compendio delle settimane tattichesvolte durante l’anno, è costituita dallacampagna tattica estiva, volta al consoli-damento della formazione del combat-tente individuale e del Comandante disquadra, e culmina nell’abilitazione allancio con il paracadute. Il Modulo tec-nico-professionale del 2° anno di corsoprevede il corso intensivo di inglese tec-nico-militare, con relativa certificazionedel livello raggiunto, il corso di «Pattu-gliatore Scelto», l’esercitazione di pattu-glia a partiti contrapposti e l’addestra-mento al combattimento nei centri abita-ti. Le attività addestrative riguardantigli Allievi del Corpo Ingegneri e delCorpo di Sanità comprendono, oltre alleattività descritte, anche un addestra-mento più mirato alle diverse professio-nalità, come l’addestramento con esplo-sivi, mine e campi minati e con materialidel genio e delle trasmissioni per il Cor-po Ingegneri e soccorso immediato (Ba-sic Life Support/Defibrillation –

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BLS/D) e approntamento e funziona-mento di un ROLE 1 e di un ROLE 2per il Corpo Sanitario.Le attività tecnico-militari si svolgonoin ambienti diversificati; a parte la loca-tion «obbligata» del corso di paracadu-tismo – il C.A.Par. di Pisa – e del corsodi «Pattugliatore Scelto» – la Scuola diFanteria di Cesano (Roma)– le altre sisvolgono in aree addestrative, o in am-bienti particolari, meglio se caratteriz-zati anche da richiami storici. Lo scorsoanno siamo andati al Passo del Tonale,in ambiente montano, ripercorrendotappe della Grande Guerra, mentre perquest’anno è in programma l’area adde-strativa di Casarsa, tra Cellina-Medunae Tagliamento. Attività minori si svol-gono anche sull’Appennino Modenese,che offre ottime opportunità con «costi»decisamente contenuti.A questo mi riferivo quando, all’inizio,ho accennato ai mutamenti dell’Accade-mia: oggi l’Istituto è una realtà formati-va davvero completa, che in due annideve radicare le basi per uno sviluppoumano e professionale molto articolato.

Mens sana in corpore sano. Comel’attività ginnico-sportiva si inca-

stona nelle molteplici attività chescandiscono la vita accademica? Cisono delle eccellenze?

Le attività ginnico-sportive sono unacomponente fondamentale nella forma-zione dell’Allievo, costituendo una dellequattro aree su cui è incentrata. Esse sisviluppano con cadenza settimanale e af-feriscono a discipline quali l’atletica,l’attrezzistica, l’equitazione, il nuoto, ladifesa personale e il tiro sportivo. A que-ste, che sono svolte da tutti gli Allievi, si

aggiungono discipline quali scherma,pallavolo, basket e rugby svolte, a scel-ta, dagli Allievi che costituiscono ilGruppo Sportivo Accademia Militare; direcente è stata introdotta anche la boxe,per favorire gli sport «di contatto».Infine il running, praticato per ottimiz-zare la forma fisica, che vede l’Accade-mia protagonista delle principali mani-festazioni a carattere competitivo orga-nizzate nella provincia di Modena, nellequali ottiene brillanti risultati sia a li-vello individuale che di squadra.

Le occasioni per verificare i risultaticonseguiti, confrontandosi con atletiesterni all’Istituto, sono molteplici; spic-cano tra queste le competizioni organiz-zate con il Centro Sportivo Italiano el’Unione Italiana Sport. Per tutti (Tor-nei provinciali come pallavolo, basket,scherma e tiro sportivo) oltre che il«Torneo Interaccademie», che coinvolgetutte le Accademie Militari.I risultati sono certamente soddisfacentianche in relazione al tempo dedicato,spesso letteralmente «rubato», al pro-prio tempo libero.

Signor Generale, volendo affronta-re una questione molto dibattutain ambito sociale quale quella del-le «quote rosa», quante sono, adoggi, le donne che hanno varcato ilportone del Palazzo Ducale di Mo-dena? Cosa ha rappresentato l’in-gresso del mondo femminile anchenella prestigiosa Istituzione acca-demica?

L’Accademia Militare si è confrontatacon l’ingresso delle donne nelle Forze

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Armate dall’introduzione del recluta-mento femminile, a partire dal 181°Corso. Inizialmente esistevano le cosid-dette «quote rosa», successivamenteabolite; oggi si entra in Accademia perposizione in un’unica graduatoria, aprescindere dal sesso di appartenenza. Ilnumero complessivo delle Allieve entra-te a Modena non lo abbiamo mai calco-lato; sappiamo però che, dopo un’inizia-le «esplosione» di domande, c’è statauna normalizzazione delle richieste. At-tualmente sono presenti, su 505 fre-

quentatori totali, 62 donne, cioè circa il12%; questo dato si modifica se analiz-ziamo separatamente gli Allievi Ufficia-li e gli Ufficiali frequentatori; le AllieveUfficiali sono 39 su 400 Allievi, mentregli Ufficiali frequentatori di sesso fem-minile sono 23 su un totale di 105.Quindi, tra gli Ufficiali frequentatori,costituiti da personale del Corpo Sanita-rio e del Corpo Ingegneri, le donne rap-presentano una percentuale doppia, in-dicativa di un orientamento professio-nale definito delle donne nella professio-ne militare, almeno in questo momentostorico. La loro presenza rappresentacertamente un arricchimento per tutti,così come in qualsiasi altro contesto, maun arricchimento reciproco; non ragio-niamo, ripeto, in termini di «uomo» o«donna», ma di Allievo Ufficiale oggi efuturo Ufficiale domani. Nella fase ini-ziale, oltre dieci anni orsono, ci siamoorganizzati in modo da garantire l’inse-rimento delle donne in modo fluido; conil tempo, ci siamo resi conto che le di-verse attività venivano portate avantisenza difficoltà, con assoluta naturalez-za reciproca. Per questo credo che inAccademia non si possa neanche parlare

di «questione dibattuta»; l’inserimentodelle donne non è mai stato un proble-ma, non si è mai posto come tale, grazieall’azione di tutti, al grande senso di re-sponsabilità dei frequentatori – uominie donne - e alla chiarezza della politicadella Forza Armata al riguardo. Del re-sto una delle prime cose che insegniamoin Accademia, e che qui vengono appre-se, è il rispetto come valore fondantedella convivenza in tutti i contesti, pri-mo tra tutti quello militare. Desidero ri-badire un concetto: «Una Acies»,

un’unica schiera, non si forma per sot-trazione/annullamento di caratteristichedelle singole persone, ma per somma,per unione di tutte le sue componenti;ogni Allievo è un individuo che può ar-ricchire gli altri aggiungendo la sua in-dividualità e, in questa ottica, assumeparticolare valore educativo anche lapresenza di frequentatori di Paesi stra-nieri, con abitudini di vita differenti eanche religioni diverse.Ancora, sempre in termini di arricchi-mento, credo che sia positiva anche lacompresenza di Allievi Ufficiali e Uffi-ciali frequentatori, per il Corpo Sanita-rio e il Corpo Ingegneri, poiché i primisi giovano dell’esperienza dei secondiche, a loro volta, continuando a frequen-tare l’Istituto, non si distaccano troppodalla condizione di «studente», ancor-chè assurto al rango di Ufficiale.

L’epocale sospensione della levaobbligatoria e il crescente contribu-to dell’Esercito Italiano nelle ope-razioni internazionali hanno inge-nerato un accresciuto interesse del-l’opinione pubblica verso l’univer-so con le stellette. In tale contesto,può evidenziare gli aspetti salientie le tappe caratterizzanti il recluta-mento per l’Accademia Militare?

Il ruolo che l’Esercito è chiamato a svol-gere si ripercuote certamente in modopositivo anche sull’Accademia Militare,sia per l’«appeal» che esercita sui gio-vani, sia per il consenso che aiuta a co-struire attorno ad essa. Le Operazionidell’Esercito, tanto quelle in Teatroquanto quelle sul territorio nazionale,hanno però sancito un concetto fonda-mentale: l’Ufficiale è un professionistapreparato, competente, che deve essereall’altezza di operare e decidere in situa-zioni di grande difficoltà, alla cui capa-cità spesso sono affidate le vite di altrepersone. Questa consapevolezza ha pro-dotto diversi effetti: i giovani che guar-dano alla nostra professione sono piùconsapevoli del futuro che li attende e laForza Armata utilizza le «lezioni appre-se» per rimodellare costantemente sia laformazione, attagliandola sempre di piùalle esigenze di impiego, sia i criteri direclutamento. Al riguardo, proprio conil concorso in atto per il 195° Corso èstato reintrodotto il tema di italiano, enon potrebbe essere diversamente inun’epoca in cui la comunicazione scrittaè istantanea, spesso per e-mail, e richie-de la capacità di riprodurre i concetti,che diventeranno magari ordini di Ope-razioni, in modo sintetico ed esaustivo.Ancora, la parte fisica ed ancora di piùpsicoattitudinale della selezione non

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possono non tenere conto della partico-lare tipologia di «lavoro» per il qualequesti giovani sono selezionati; per que-sto sono aspetti curati con particolareattenzione, ed è una «selezione» che, at-traverso gli organi tecnici dell’Accade-mia Militare, in modo particolarel’Agenzia di Sociopsicologia e Comuni-cazione, viene proseguita anche nelbiennio accademico.

Da tradizione goliardica a ricorren-za istituzionale: il Mak π 100, retag-gio ottocentesco tramandato nei se-coli. Come è vissuto e organizzatotra le mura accademiche ai giorninostri?

Effettivamente, il Mak π 100 di oggi èeredità della Reale Accademia di Torino;ma non parlerei di retaggio, quanto piut-tosto di tradizione, come tradizione sonoaltre attività della vita dell’AccademiaMilitare. Ovviamente anche le tradizio-ni, pur conservando l’essenza del signifi-cato, si trasformano adattandosi ai tempie alle nuove, diverse, sensibilità. Ci sonostati anni recenti in cui il Mak π 100 si èlimitato alla sola cerimonia militare, per-ché gravi fatti concomitanti avevano im-posto il rinvio del ballo delle debuttantiche si tiene in contemporanea o, come loscorso anno, in cui ci si è limitati ad unacena con i genitori degli Allievi causa glieventi luttuosi che avevano colpito in po-chi giorni sia l’Accademia sia l’Italia tut-ta con le bombe di Brindisi, il giornostesso della serata danzante. Il Mak π100 è una festa in cui si fondono aspettimilitari, sociali e goliardici, ai quali sonodedicati momenti diversi che devono es-sere goduti appieno; è interamente paga-to dagli Allievi Ufficiali perché è la lorofesta, e ogni anno il Corso che organizzal’evento cerca di superare il Corso che loha preceduto. Abbiamo con soddisfazioneanche visto aumentare, nel tempo, l’ap-prezzamento della realtà modenese neiconfronti di questa festa, che coinvolgeanche le realtà più vicine all’Istituto. Inpoche parole, il Mak π 100 è ormai unodegli eventi con la «E» maiuscola dellacittà, atteso da tutti, e questo ne dimostral’attualità. Ma l’Accademia è una realtàvitale, pienamente consapevole del tempoche vive, capace di calibrare ogni circo-stanza in relazione al contesto in cui èinserita senza snaturarne il significato;per questo, in questi ultimi anni il Mak π100 è diventato anche festa di solidarietà,perché, anche grazie al contributo disponsor esterni, gli Allievi Ufficiali de-stinano parte della cifra raccolta ad Asso-ciazioni impegnate nel sociale. Questaattesa ed il nuovo, coinvolgente tagliodato alla ricorrenza hanno contribuito a

rendere il Mak π 100 momento istituzio-nale e apprezzato, con il ballo delle de-buttanti che vede in progressiva crescitail numero delle domande.Quest’anno il Mak π 100 coincide con ilprimo anniversario del terremoto che hacolpito la provincia di Modena, e i fondiraccolti saranno indirizzati a progetti diricostruzione in favore delle popolazionivittime del sisma; quindi festa sì, mapriva di snobismi fuori luogo e gestitacon l’attenzione, il garbo e l’equilibrioche devono improntare sempre il com-portamento di un Ufficiale.

Quali altre ricorrenze contraddi-stinguono l’amarcord dei momentivissuti in Accademia e di una vitacon le stellette? A tal riguardo, ven-gono svolte cerimonie ad hoc?

I «ritorni» programmati in Accademiasono disciplinati da Direttive dello Sta-to Maggiore dell’Esercito, e ventennali equarantennali rappresentano prezioseoccasioni di incontro tra i giovani Allie-vi e Ufficiali in diverse fasi della carrie-ra, in alcuni casi, nei quarantennali, aivertici delle Istituzioni militari. Gli«anziani» si rivedono nei giovani schie-rati di fronte a loro, e i giovani vedonola loro proiezione futura; sono «viagginel tempo» ricchi di significato, al di làdelle emozioni individuali, che sono cer-tamente molte e molto intense. Credoche il messaggio più forte che giungeagli Allievi è che gli Ufficiali che festeg-giano queste ricorrenze, pur nelle diver-sità della vita personale e professionale,hanno continuato a servire gli stessi

ideali che hanno appreso all’interno del-l’Accademia; i ragazzi «toccano con ma-no» che un Corso, pur a distanza ditanto tempo, si ritrova compatto, testi-mone entusiasta di una scelta fatta unavolta e confermata mille, a prescinderedai risultati individuali conseguiti. I ra-gazzi si confrontano con uomini che lihanno preceduti nel cammino, e netraggono positività ed entusiasmo; gliAllievi comprendono appieno il signifi-cato morale di «Una Acies» anche gra-zie a questi incontri.Oltre a questi momenti «istituzionali»,gli Ufficiali ritornano in Accademia inmolte circostanze - conferenze, esigenzedi servizio di diversa natura, visite pri-vate; ne ho visti tornare già diversi e,più o meno emozionati, più o meno desi-derosi di ricordare, negli occhi di tuttiuna cosa era evidente: erano consapevoli

di «essere in Accademia», di essere tor-nati alla Casa madre - che per due anniè stata «casa» - alle radici della vita pro-fessionale; erano tornati, almeno per po-chi istanti «Allievi Ufficiali», cioè gio-vani di vent’anni che andavano incon-tro alla vita tutti insieme, seguendo ilsolco di chi li aveva preceduti e rimar-candolo per chi li avrebbe seguiti. Perquesto l’Accademia è unica, perché soloin Accademia c’è il «genius loci» di«Una Acies».

Signor Generale, grazie per la di-sponibilità riservata alla RivistaMilitare e... semper ad maiora!.

A cura del Capo Redattore Ten. Col. f.(b.) SMGiuseppe Fernando Musillo

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IL RECLUTAMENTO

Gli Allievi vengono reclutati me-diante distinti concorsi stabiliti daappositi decreti pubblicati annual-mente.I concorrenti devono possedere undiploma di Scuola Media Superioreche consenta l’iscrizione all’Univer-sità e devono superare le seguentiprove di selezione a cui viene asse-gnato un punteggio:• test di cultura generale;• prova scritta di cultura generale;• accertamento sanitario;

• accertamento attitudinale;• prova orale di Matematica e dilingua straniera (facoltativa), in-tegrata da Educazione Civica,Storia e Geografia (per l’Armadei Carabinieri);

• tirocinio della durata massima di60 giorni.

UNA SCUOLA DI COMANDANTI

Tradizione, fedeltà, fierezza, forma-zione, abnegazione, stile, responsabi-lità, disciplina, Onore Militare, etica,Spirito di Corpo, entusiasmo, cultura,motivazione, coraggio, professionali-tà. In breve: Scuola di Comandanti.Il prestigio dell’Accademia di Mo-dena, nonché l’importanza di que-sto Istituto di Formazione militare

per gli Ufficiali dell’Esercito e del-l’Arma dei Carabinieri è ben visibilenelle sue fondamenta e nella storiache esso ha rappresentato e rappre-senta ancora oggi per la NazioneItalia. Moderna e complessa, nell’ac-cezione pura del termine, ovvero«un insieme costituito di più parti oelementi», ma saldamente ancorataalle tradizioni, è la figura del giova-ne Ufficiale che si forma all’Accade-mia Militare di Modena. Studi uni-versitari, preparazione atletica, ad-destramento militare. Marce tatti-che, disciplina e tanto studio. Il re-

sto lo fa l’Accademia. Quella stessaAccademia dalla quale escono gli«Ufficiali dell’Esercito Italiano».Principale obiettivo è infatti quellodi portare chi la frequenta a percor-rere una carriera prestigiosa. Vengo-no formati i Comandanti che gio-cheranno ruoli di primaria impor-tanza nello scenario internazionale.Gli Ufficiali saranno impegnati incompiti finalizzati alla sicurezza in-ternazionale e saranno i fautori diuna stabilità sociale sempre maggio-re nonché orgoglioso e fiero baluar-do della sovranità dello Stato. Colo-ro che escono dall’Accademia sonouomini preparati e specializzati adaltissimo livello. «Versare lacrime insilenzio, donare sangue e vita, questa èla nostra legge e in questa legge è Dio».Il filo rosso della passione; passioneper i sacri ideali di fedeltà alla Pa-tria, di servizio all’Italia si leggechiaramente in queste parole incisenella mente e nei cuori dei Cadetti

L’ACCADEMIA IN DETTAGLIO ...

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di tutti i Corsi Accademici. Quandosi entra bisogna anzitutto testare sela voglia di fare l’Ufficiale è reale esentita fin nel profondo del cuore,espressione pura dell’attaccamentoalla Patria e al Tricolore. E poi la for-mazione morale. Quella che mira agarantire una crescita interiore. I ritiche punteggiano la giornata degliAllievi, le usanze che si ripetono neltempo costituiscono uno stile di vitache si proietta nel futuro conservan-do la peculiare identità dell’Istitu-zione Militare. Da quando si varcala «fatidica soglia», l’Accademia en-tra nei cuori e vi rimane come casamadre per ogni Ufficiale. Si corre, cisi addestra, si studia. Di giorno e dinotte. Si forgia il fisico e la mente. Sistudia per acquisire competenzeidonee a svolgere le funzioni di fu-turi Comandanti.«L’abbicì» della vita militare entra afar parte dell’essere di ciascuno diquegli Allievi che hanno deciso conconvinzione di abbracciare quellache poi di fatto diventa una scelta divita. Ogni minuto della giornata èscandito e cadenzato dalle numero-se attività che servono alla forma-zione militare, culturale e moraledei Cadetti. Anche con il galateo bi-sogna confrontarsi quotidianamentea mensa.Precisione, costanza, perseveranza,rigore morale. Giorno dopo giornola dura disciplina cementa lo Spiritodi Corpo e in breve muta divenen-do autodisciplina. Uno stile di vitache si sceglie e si ama. Aspirante Al-lievo, Allievo Ufficiale, Sottotenen-te. Il tirocinio, gli esami, i campi. Le«consegne morali dell’anziano alcappellone» sintetizzano magistral-

mente lo Spirito di Corpo: «Ma se fuamor di Patria, di nostra continua lot-ta, del nostro popolo a cui tu darai il se-greto del vincere e la calma fierezza delmorire, se fu passione di mostrine, dialamari, di fiamme rosse, cremisi, verdio azzurre; se fu fremito naturale delsangue, antica promessa alla tua giovi-nezza nascente. Allora Giura! E poi lot-teremo insieme e sarai mio fratello». Epoi il giuramento di fedeltà alla Re-pubblica Italiana. Ed è in quel «logiuro» urlato a gran voce nel cortiledel Palazzo Ducale di Modena, quel«lo giuro» che fa vibrare insieme al-le colonne del Cortile d’Onore del-l’antico palazzo anche le più recon-dite corde dell’animo umano, il pri-mo e più significativo atto di un«Cadetto».

LA NUMERAZIONE DEI CORSI ACCADEMICI

La storia dell’Accademia è fatta an-che di numeri. Numeri che indicanoi Corsi. Corsi che negli anni hannofatto la storia. Fino al settembre del1943 gli anni accademici di Torino eModena ebbero numerazioni diver-se in funzione delle rispettive datedi fondazione, ossia 1815 per Torinoe 1860 per Modena. Fu con la riaper-tura dei Corsi a Lecce che si stabilìche con il 2° Corso Ordinario avreb-be avuto luogo l’unificazione delleAccademie Militari assegnando aiCorsi una nuova numerazione che simantenne fino al 24° Corso. Tuttavianel 1968 si tornò alla tradizionalenumerazione storica con riferimentoall’Accademia di Artiglieria e Geniodi Torino per giusto dovere di anzia-

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nità. Era lo storico 150° Corso. La di-suguaglianza nella numerazione èdovuta ai Corsi accelerati o addirit-tura alla sospensione di quelli Ordi-nari durante i due conflitti mondiali.

I CORSI ACCADEMICI

Per le finalità d’Istituto, l’AccademiaMilitare organizza e gestisce Corsispecifici e di durata diversa.• Corsi di durata biennale:•• Varie Armi dell’Esercito;•• Arma Trasporti e Materiali;•• Corpo di Amministrazione e

Commissariato;•• Arma dei Carabinieri.Gli studi proseguono fino al conse-guimento della laurea presso leScuole di Applicazione di Torino eRoma.

• Corsi di durata triennale: Corpodegli Ingegneri (con conseguimen-to della laurea di I livello in Inge-gneria e prosecuzione per un ulte-riore biennio, fino alla laurea spe-cialistica di II livello, presso laScuola di Applicazione e Istitutodi Studi Militari di Torino);

• Corsi di durata quinquennale:conseguimento della laurea in Ve-terinaria, Chimica e TecnologieFarmaceutiche;

• Corsi di durata sessennale: conse-guimento della laurea in Medicinae Chirurgia.

• Corsi per Ufficiali a nomina diretta:•• Corpo di Amministrazione e

Commissariato;•• Corpo Sanitario;•• Corpo degli Ingegneri.

«MAK π 100»

Il «Mak π 100», un evento che sim-boleggia quello che si potrebbe de-finire l’ultima tappa prima dellapromozione a Sottotenente. Tra gliappuntamenti che ricorrono ognianno in Accademia Militare è quel-lo che vanta le origini più antiche.In linea con quella tradizione checaratterizza l’essenza stessa del-l’Accademia, si tramanda di Corsoin Corso. Nata come espressioneestemporanea di un Allievo del-l’Accademia militare di Torino,«Mak π 100» indica che mancano

cento giorni alla promozione a Sot-totenente, una meta sognata da ge-nerazioni di Allievi ospitati nel Sei-centesco Palazzo Ducale. La tradi-zione fa risalire questo modo di di-re al 1840, quando un decreto stabi-lì in tre anni la durata dei Corsi.L’Allievo Emanuele Balbo Bertonedi Sambuy, venuto a conoscenzadel decreto, in modo alquanto iro-nico avrebbe esclamato in dialettotorinese: «Mac pi tre anni» ovvero«mancano appena tre anni». Gli annifurono convertiti in giorni e gli Al-lievi presero l’abitudine di fare ilconto a scalare, segnando, giornodopo giorno, il tempo che mancavaalla promozione. Da usanza goliar-dica a ricorrenza istituzionale ilpasso non fu breve. Trascorsero in-fatti una cinquantina d’anni di tol-leranze e divieti fino a quando ver-so la fine dell’Ottocento la data fudefinitivamente istituzionalizzata edenominata nella sua versione at-tuale. Il «pi» piemontese lasciò ilposto al «π» greco. Le celebrazionidel «Mak π 100» comprendono unacerimonia militare, un saggio ginni-co e un ballo di gala. Parte centraledel ricevimento di gala è il ballodelle debuttanti. Nell’ambito dei fe-steggiamenti, durante la cerimoniamilitare che si svolge al mattino, ilmomento più significativo per gliAllievi è certamente quello del«Passaggio della Stecca Accademi-ca». Questa è la riproduzione ingrande formato di un piccolo at-trezzo di legno, un tempo in dota-zione a ogni Allievo, che aveva unascanalatura centrale terminante conun occhiello e che serviva, ponen-dolo sotto i bottoni metallici dellagiubba, a lucidarli senza sporcarneil tessuto. Era usanza che ogni Al-lievo del secondo anno, al terminedel periodo trascorso in Accademia,lasciasse questo strumento a un Al-lievo del primo anno. Oggi i botto-ni utilizzati non necessitano più diuna periodica lucidatura, ma la«stecca» ha conservato il suo signi-ficato simbolico di ordine, di preci-sione e di disciplina e tale valoreviene tramandato da un Corso al-l’altro, di generazione in generazio-ne. La «stecca accademica» vieneconsegnata, in forma solenne, nelcorso della cerimonia militare dagliAllievi anziani a quelli più giovani,chiamati in gergo «cappelloni», la-sciando sulla stessa una targhettametallica con inciso numero e nomedel Corso, affinché resti traccia neltempo di questo passaggio genera-zionale. La cerimonia si conclude

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poi con il saggio ginnico, medianteil quale si mostrano i risultati rag-giunti dagli Allievi nell’istruzioneformale e nella preparazione ginni-co – sportiva. Durante il saggio sidà vita a una serie di esercizi e diprove di ardimento, sintesi dell’ad-destramento di due anni di corso. Il«Mak π 100» si conclude con un«Ballo di Gala», in onore degli Al-lievi del secondo anno, svolto neisaloni di rappresentanza del Palaz-zo Ducale, ballo che a metà deglianni ’60 si è trasformato nel «GranBallo delle Debuttanti». All’inizio ledebuttanti erano essenzialmente di-ciottenni modenesi, ma presto lapartecipazione si estese a signorineprovenienti da tutta Italia. Dal 1973il ballo viene svolto nel Cortiled’Onore, appositamente allestito.Suggestione, romanticismo, stile,eleganza e tanta emozione caratte-rizzano lo speciale evento. Circacinquanta ragazze, accompagnateda altrettanti Allievi, dopo esserestate presentate al Comandante del-l’Accademia Militare e alla sua gen-tile consorte, ogni anno fanno il lo-ro debutto in società, al ritmo divalzer viennesi, quadriglie e danze«d’altri tempi». Al termine della se-rata il suono del silenzio fuori ordi-nanza sancisce la fine della lunga especiale giornata.

IL RUGBY

Meta! È la parola urlata da Sir Wil-liam Webb Ellis quando, duranteuna partita di un gioco del tuttonuovo, il rugby, con regole non an-cora definite, raccolse la palla con lemani e iniziò a correre verso la lineadi fondo campo avversaria per poischiacciarla oltre il fondo campo.Meta è anche quella che i Cadettidella prestigiosa Accademia Militaredi Modena possono gridare al rag-giungimento del nuovo obiettivo oper meglio dire «sfida» lanciata dailoro formatori. Da qualche tempo ilrugby è entrato a far parte della rosadelle discipline sportive insegnatenel prestigioso Istituto che forma ifuturi Ufficiali dell’Esercito Italianoe dell’Arma dei Carabinieri. Grandeè l’importanza attribuita alla praticadella ginnastica, della difesa perso-nale, del nuoto, dell’equitazione edel tiro sportivo. Tutte attività, que-ste, pensate e strutturate per svilup-pare capacità, forma fisica e caratte-re dei Cadetti. Proprio l’accostamen-to dei valori instillati dal rugby aquelli della vita militare ha portatoalla creazione di una squadra acca-demica sperimentale. Le principaliregole di questo sport, infatti, hannoun’incredibile e naturale somiglian-sa con quanto insegnato tra le mura

dell’Accademia di Modena. Com-battimento, confronto fisico, pre-stanza atletica, capacità di compren-dere il momento tattico in cui ognifase della partita si sviluppa, defini-zione dei ruoli, adattamento a qual-siasi posizione in campo e a qualsia-si fase di gioco, fanno del rugby unosport di combattimento e situazionenel quale i giovani Allievi possonocimentarsi scoprendo le somiglianzedelle sue regole con i dettami milita-ri. Così l’«avanzamento» diviene si-nonimo della conquista di un obiet-tivo. La «meta» metafora della pres-sione contro l’avanzata dell’avversa-rio; il «sostegno» si fa regola per ilsupporto dell’azione dei propricompagni; la «tattica» si trasformanell’attitudine ad affrontare ognipossibile situazione di gioco. Qual-cuno degli Allievi ne aveva già espe-rienza, qualcun’altro ha sostenutouna sfida tutta nuova. Di certo nonha stupito la velocità con cui i Ca-detti hanno appreso e fatto propriela disciplina, il coraggio, lo spirito disacrificio e quello di squadra, il ri-spetto delle regole e degli avversaririchiesti ai giocatori. Niente di piùvicino alle qualità richieste ai futuriUfficiali.

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IL GIURAMENTOTRA LEGGE E OBBLIGO MORALE

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ETIMOLOGIA EDEFINIZIONE DELLA PAROLA

Giuramento ha la stessa radice eti-mologica di Giurisprudenza, cioè iltermine latino jus, a sua volta deri-vante dall’arcaico indoeuropeoyug; nel primo caso il termine «jus»(iurare, con il suffisso mentum, ilmezzo e l’atto) si intende come «di-ritto» nel senso di «ciò che è dovu-to», mentre «yug», radice anche deltermine «jugum», giogo, indica unqualcosa che lega, unisce, impegna.Entrambe queste radici etimologi-che riconducono ad analogo signi-ficato, ossia quello di un atto che,insieme, è dovuto e lega con vinco-lo indissolubile.Dall’Enciclopedia Treccani - Giura-mento: «Nella sua nozione fondamen-tale, invocazione della divinità cometestimone della verità di quanto si af-ferma o come mallevadrice e vindice diuna promessa o di un voto. In sensopiù generico, forma solenne di afferma-re e promettere, che impegna la pro-pria coscienza sia di fronte a un’auto-rità civile o ad altre persone sia anchesolo di fronte a se stessi».

BREVE STORIADEL GIURAMENTO

Occorre precisare che del tema «giu-ramento» si sono occupati, in epo-che diverse, storici, filosofi, teologi eantropologi; è un tema complessoche comprende aspetti rituali, sacra-li, etici e politici, e che riconduce, daqualunque parte lo si analizzi, airapporti sociali tra gli uomini e/otra essi e la divinità.Il rito del giuramento attraversa ol-tre tre millenni di storia dell’uomo,connotandosi dapprima per il suocarattere «religioso», in seguito co-me strumento di vincolo di potere«politico» in assenza di un corpo dileggi consolidato e, da ultimo, comeatto di impegno proprio di alcunecategorie di funzionari.Nell’antichità, il giuramento avevala funzione di prendere un impegnodavanti alle divinità, chiamate a te-stimoni dell’adempimento del do-vere, e delle quali si invocava il ca-

stigo in caso di trasgressione (Giu-ramento di Ippocrate, Giuramentodi Alessandro Magno). I Romanigiuravano tenendo in mano unframmento di silice, che scagliavanolontano a rappresentare il castigoche gli Dei avrebbero inflitto loroqualora avessero infranto la pro-messa, ma questa idea sacrale delgiuramento pervadeva già l’anticoEgitto e l’età ellenistica, e rimarràoltre l’Impero Romano.In questo solco si inserisce anche latradizione giudaica, con il «giura-mento assertorio», legato ai rapportitra uomini, che chiamano Dio a te-stimoniare circa una verità, e il «giu-ramento promissorio», inteso comeimpegno solenne davanti a Dio. Ilgiuramento è vincolo sociale e reli-gioso, e il «non spergiurare» risalealla legge di Mosè. L’esegesi rabbini-ca distingueva tre forme di giura-mento, a ognuna delle quali venivaattribuito un potere vincolante di-verso, con possibili «vie di fuga» ri-spetto all’obbligo sottoscritto.A fronte di questa pratica, nel «Di-scorso della montagna» Gesù si pro-nuncia contro il giuramento: «Ma io vidico, non giurate affatto, e sia il vostroparlare se sì, sì, se no, no». (Mt,5,33-37),e il «divieto di giuramento» viene ri-preso anche in altre scritture degliApostoli, in particolare Giacomo, seb-bene nell’epistolario di Paolo più vol-te ricorrono espressioni che, chiaman-do Dio a testimone, riportano alle for-

mule del «giuramento promissorio».Il tema della «proibizione del giura-mento» è oggetto di numerosi appro-fondimenti teologici che, con argo-mentazioni diverse e conclusioni nonsempre concordanti, convergono suun punto, contestualizzando il «Di-scorso della montagna»: il «divieto digiuramento» si intende come proibi-zione del «relativismo» dell’impegnoindividuale e del chiamare Dio a te-stimone di comportamenti umani,per giunta con formule «equivoche».In tutte queste tipologie di giuramen-to l’aspetto strettamente religioso siinterseca con l’aspetto «laico» del-l’impegno verso i propri doveri dicittadino: si concretizza il problemadell’etica, dei comportamenti ade-guati, e delle autorità rispetto allequali impegnarsi. È soprattutto ilcontributo della tradizione dell’Im-pero Romano e degli usi germanici,sintetizzati nella nascita del SacroRomano Impero, a consegnare al giu-ramento il valore di impegno politicodavanti a Dio. In questo contesto siinserisce il Giuramento di Strasburgo(Sacramenta Argentariae) firmato il 14febbraio del 842 d.C. e considerato ilprimo atto ufficiale redatto in duelingue, le future lingue nazionali didue tra i più grandi Paesi europei, ecioè in volgare francese e tedesco.Per questo motivo ha quindi enormevalenza storico-culturale sia per laFrancia sia per la Germania.Il testo contiene la formulazione degli

«Ciò con cui deve fare i conti ogni eti-ca laica non è la razionalità dei suoiprecetti, quanto la loro forza vinco-lante».

Norberto Bobbio

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accordi con cui i nipoti di Carlo Ma-gno si allearono contro le mire delfratello Lotario, giurando ciascunonella lingua dell’altro. Carlo il Calvo,Sovrano della porzione francese del-l’Impero carolingio, pronuncia in te-desco le formule di giuramento perfarsi intendere dalle truppe del fratel-lo Ludovico il Germanico, Sovranodella parte orientale e tedesca dei do-mini franchi; Ludovico giura invecein francese perché lo capiscano letruppe di Carlo. E, alleandosi conCarlo ai danni del terzo fratello Lota-rio, pronuncia il fatidico «Pro Deoamur et pro christian poblo et nostrocommun salvament, d’ ist dì in avant, inquant Deus savir et podir me dunat, sisalvarai eo cist meon fradre Karlo...».Piuttosto lontano dal francese attuale,il linguaggio di questa formula è co-munque il suo diretto antenato, unaforma arcaica, a sua volta nata dalleceneri del latino parlato in Gallia,quel latino rustico e provinciale allon-tanatosi sempre più, col tempo, dallalingua scritta dei dotti e della Chiesa. Strasburgo, ubicata sull’attuale con-fine franco-tedesco, ospita dunquela prima alleanza «europeista» e ilprimo atto redatto con intendimentidi reciproca comprensione, accredi-tandosi fin da allora come autorevo-le e legittima sede legale della futu-ra, oggi attuale, Unione Europea.Nei secoli successivi il giuramento sa-rà pressoché l’unico, e comunqueprincipale, strumento politico di eser-

cizio di potere, essendo imposto atutti i livelli di governo delle societàdell’epoca, incardinate sui rapportitra Sovrano, Nobili e Clero, nelle di-verse forme di giuramento-sottomis-sione (tipico delle monarchie assoluti-ste, ma anche del regime giacobinopost rivoluzionario, dove diventavaannullamento dei singoli nella volon-tà generale) e giuramento-contratto,forma di ratifica «notarile» di realtàquotidiana. Queste forme trovanoespressione anche nell’arte: nel «Giu-ramento dei tre confederati svizzeri»la rappresentazione del patto tra uo-mini trasmette la sostanza contrattua-listica, mentre nel «Giuramento deiCuriazi», di alcuni anni posteriore, lasimbologia sembra più chiaramenterichiamare a una forma di sottomis-sione.

IL TRIBUNALE DELLA CO-SCIENZA: IL CASO DI SIR THO-MAS MORE

Nella storia del giuramento la vicen-da personale e intellettuale di Tho-mas More assume un significatoparticolare, chiaro esempio di moltisnodi del giuramento come atto teo-logico-politico, snodi in qualche mo-do presenti nelle critiche al giura-mento già presenti nel «Discorsodella montagna», riassunti in ununico tema: giurare è prima di tuttoun impegno verso se stessi.

La vicenda storica è nota, e parla diun giuramento rifiutato: ThomasMore, Cancelliere del Regno, si rifiu-tò di obbedire al suo Sovrano EnricoVIII circa l’obbligo di giurare, secon-do la formula imposta, l’Atto di suc-cessione con cui il Parlamento ingle-se riconosceva come legittimi eredidella Corona i figli nati dal matrimo-nio tra il Sovrano e Anna Bolena, suaseconda moglie. Tale rifiuto venneimposto da More per «motivi di co-scienza» («to swere it was against myconscience») senza entrare in argo-mentazioni di dettaglio e chiudendo-si nel silenzio assoluto; per questomotivo More fu rinchiuso nella Torredi Londra, processato e condannatoa morte nel luglio 1535. Un giura-mento, un rifiuto, la coscienza cometribunale supremo dell’etica laica, ilsilenzio come scelta: intorno a questitemi si dipana una delle vicende piùinteressanti della storia d’Europa,che segnerà un passaggio senza ri-torno nei rapporti tra Regno d’In-ghilterra e Chiesa di Roma. Di parti-colare interesse è l’atteggiamento diThomas More, che si appella allapropria coscienza per non andare incontrasto, in sostanza, con una di-sposizione della Suprema Autoritàreligiosa; per fare questo, egli non in-voca, come pure avrebbe potuto,motivazioni di tipo confessionale,ma la coerenza, prima di tutto, con lapropria coscienza. Questa analisi ri-conduce al «Discorso della monta-gna» e alla presunta condanna delgiuramento: non si cerchi confermadel proprio agire in Dio, ma in sestessi, nella propria coscienza, primotribunale etico, civile e religioso.Negli anni, con l’evolversi dell’orga-nizzazione degli Stati e il conse-guente sviluppo di un corpo di Leg-gi sempre più condiviso, fino ad ar-rivare agli attuali ordinamenti de-mocratici, il «giuramento» comestrumento di Legge e di potere per-de progressivamente di forza: i com-portamenti sono dettati dalla nor-ma, che comprende anche le sanzio-ni in caso di violazione di essa. L’im-pegno formale, e sostanziale, dell’in-dividuo, è percepito come comple-mentare ai doveri che gli sonoascritti per Legge.

IL GIURAMENTO NELL’ITALIACONTEMPORANEA

«Giuro di essere fedele a Sua Maestà ilRe e ai suoi Reali Successori, di osserva-re lealmente lo Statuto e le altre leggidello Stato e di adempiere tutti i doveri

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del mio Stato, con il sol scopo del beneinseparabile del Re e della Patria».Questo il giuramento del Regnod’Italia. Re Umberto dichiarò scioltidallo stesso tutti coloro che lo ave-vano prestato, a seguito del referen-dum del 2 giugno, il 13 giugno 1946.Il giuramento, inteso come istitutoche fonde elementi religiosi (devozio-ne prima alle Divinità, poi al Dio-Im-peratore e al regnante per Grazia diDio) con finalità politiche, sembradunque, nel secolo XX, aver persogran parte del suo significato; in real-tà nel nostro ordinamento giuridico ilgiuramento è presente in manieramolteplice, poiché molteplici sono gliaspetti considerati vitali per la gestio-ne della «cosa pubblica». Il giuramen-to è prescritto dalla Costituzione perle più alte cariche dello Stato – Presi-dente della Repubblica, Presidentedel Consiglio dei Ministri e Ministri -oltre a quanto previsto per le Regioniautonome a statuto speciale.Inoltre, l’articolo 54 della Costituzionelo rende prescrivibile a presidio di tut-te le funzioni pubbliche da svolgere«con disciplina e onore, a rafforza-mento e/o garanzia di questi princi-pi» (giuramento rafforzativo). Perquesta norma, sono tenuti al giura-mento i Magistrati ma, curiosamente,non i membri del Consiglio Superioredella Magistratura; vi sono tenuti al-tresì i dipendenti civili dello Stato, gliappartenenti alle Forze Armate, i Sin-daci e i Presidenti di Provincia, manon gli assessori e i consiglieri comu-nali e provinciali. Molto frastagliata èanche la situazione a livello delle Re-gioni: giurano i consiglieri di quelle astatuto speciale, non giurano i Presi-denti delle Giunte regionali. Sono poitenuti al giuramento i giudici popola-ri, gli avvocati, i notai, mentre nongiurano i medici, pur essendo catego-ria afferente a uno dei più antichi e fa-mosi giuramenti della storia; a questisi aggiungono le figure che «giurano»per finalità di giustizia. Negli anni ’80si accese un dibattito circa l’obbligo digiuramento cui erano assoggettati gliinsegnanti di Scuola media superiore,mentre i docenti universitari ne eranoesentati; la discussione si chiuse rapi-damente con la soppressione del giu-ramento per gli insegnanti.Tanta difformità affonda le radici neilavori dell’Assemblea Costituente, do-ve il tema non ha trovato adeguatatrattazione, se non per sancire, ancorauna volta dopo un dibattito acceso,che non giurano i Deputati e i Senato-ri, tra le figure più importanti escluseda questo istituto; e non giurano per-ché la Costituente ha esplicitamente

respinto la norma che prevedeva il lo-ro giuramento, intendendo che i rap-presentanti della sovranità popolarenon dovessero giurare (mettere unvincolo ai rappresentanti del Popolo ècome mettere un vincolo al popolostesso). A fronte di queste controver-sie, si può comunque affermare cheper la nostra Costituzione il giura-mento ha un valore rappresentativonotevole, ma probabilmente «siamodi fronte a uno di quei casi in cui a unistituto che ha nel sistema una presen-za rilevante non corrisponde nellospirito pubblico e poi in quello ufficia-le una particolare sensibilità». D’altrocanto è pur vero che gli obblighi e lecariche hanno fondamento nella leg-ge, e sopra la legge nella Costituzione,e non hanno bisogno di trovarne altriper essere pienamente giustificati. Da

questo punto di vista il citato «decli-no» del giuramento dal piano del fon-damento degli obblighi pubblici ècoerente con l’evoluzione degli ordi-namenti costituzionali (Umberto Alle-gretti, «Il giuramento come problemacostituzionale»). Non è da escludereche l’articolo 54 fu inserito proprioper lasciare alle Leggi future il compi-to di disciplinare la materia.

ATTUALITÀ E NECESSARIETÀDEL GIURAMENTO

È opportuno addentrarsi nei motiviche rendono comunque il giuramentoattuale e necessario perché, come po-trebbero dire i giuristi, in esso c’èqualcosa che va oltre il diritto, qualco-sa di metagiuridico; nel giuramento ci

sono elementi che permangono anchenell’epoca dello Stato costituzionale elegislativo, e che sono fondanti rispet-to al diritto stesso, che non è autorefe-renziale, ma sottende ai valori moraliche al diritto danno spessore più diquanto non possa fare la legge (obbli-go) o la punizione per infrazione diessa. In sostanza il giuramento ci ri-chiama al fatto che gli attuali ordina-menti statali non sono fine a se stessi,ma tesi a qualcosa di ulteriore, di po-sitivo, che ne garantisce la vigenza ef-fettiva. In questa ottica, si percepiscecome certi princìpi sanciti nella nostraCostituzione, il principio di ugua-glianza, di dignità umana, di impar-zialità della funzione, di pace, di do-vere di fedeltà, assumono ben altropeso che non quello semplicemente«impositivo». Il giuramento si collocain questo contesto e diventa il richia-mo del titolare della carica all’osser-vanza piena, interiore ed esteriore, ditutti quei princìpi e valori afferenti auna concezione etica della vita e dellastoria dell’uomo sulla terra. Il Dirittonon è fine a se stesso, la regola ha unamotivazione e uno scopo; essi sarannoapplicati e rispettati concretamente epienamente solo se gli obiettivi a cuitendono saranno noti e condivisi, e sei princìpi etici e i valori che li ispirano«vissuti» intimamente dagli individui.Questa è forse la reale necessarietà delgiuramento: far transitare l’uomo chegiura dalla condizione di mero osser-vatore della regola alla condizione disuo testimone ed esempio concreto,perché «impegnato» e «fedele» aiprincìpi a essa sottesi, nella piena con-sapevolezza che alcuni problemi oggisul tappeto, dalla bioetica alla mani-polazione genetica, non possano esse-re risolti esclusivamente sul pianodella legislazione.A queste riflessioni sembrano ispirar-si le formulazioni riguardanti il giura-mento dei componenti delle ForzeArmate contenute nel Codice dell’Or-dinamento Militare e nel Testo Unicodelle Disposizioni Regolamentari inmateria di Ordinamento Militare. Nel Codice dell’Ordinamento Milita-re, articolo 621 para. 5, si cita «l’osser-vanza di doveri e obblighi della disciplinamilitare» connessa con lo stato di mi-litare: è l’obbligo al rispetto delle re-gole, dovuto ma asettico. Nel succes-sivo para. 6 si cita espressamente, malaconicamente, l’obbligo al giura-mento. Questo obbligo si comprendeperò appieno leggendo con attenzio-ne l’articolo 712 del Testo Unico; inesso sono ricompresi concetti come«assoluta fedeltà», «onore», «senso diresponsabilità e consapevole parteci-

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pazione», fino a giungere all’espres-sione conclusiva; «affrontando, se ne-cessario, anche il rischio di sacrificare lavita». Sono affermazioni di principi chevanno oltre il semplice, seppur neces-sario, rispetto della regola; quest’ulti-mo è dovuto, mentre è evidente co-me l’onore, la partecipazione consa-pevole, il darsi senza risparmio, ri-chiedano, come detto prima, la pienacondivisione, il «riconoscersi» inte-gralmente nei valori enunciati. Al mi-litare non si chiede semplicemente dirispettare le norme e gli obblighi,non si chiede «solo» di svolgere ilcompito; si chiede di testimoniarequotidianamente l’adesione parteci-pata e piena ai valori che il suo statocomporta, tanto piena e partecipatada poter richiedere «se necessario» ilsacrificio della vita. È difficile chiede-re a un cittadino sacrificio più alto;

ma qui lo strumento con il quale ilcittadino militare si impegna è il giu-ramento, massima - solenne - espres-sione di adesione ai principi connessicon il proprio stato. Questi concettisono chiaramente sintetizzati anchenella Pubblicazione «Etica Militare eArte del Comando» utilizzata dagliAllievi Ufficiali dell’Accademia Mili-tare; poche parole per affermare cheil «Giuramento è un atto solenne cheimpegna, soprattutto nei momenti incui maggiore diventa il contrasto trainteresse personale e interesse gene-rale», al quale ultimo tutti abbiamo ildovere di tendere.In conclusione, molte considerazio-ni, inerenti al mondo militare ma,come abbiamo visto, non solo, di-mostrano chiaramente come il giu-ramento non sia superato o irrile-vante ma, al contrario, adempia, at-traverso i suoi significati, a una fon-

damentale funzione aggregante so-prattutto nei momenti di crisi. Que-sto atto è dunque veramente fon-dante per ogni cittadino chiamato agiurare, perché ispirato «al benesse-re della Res Publica suprema lex».

Brigadier Generale (me)Antonio Battistini

Allievo Ufficiale Capo Scelto di rgt.Andrea Tognati

«Ci sono forse àmbiti che sono, perloro natura, preclusi alla normaesterna giuridica e necessariamenterimessi alla norma morale, che guar-da “all’uomo di dentro”. Forse le fonti della vita e della socie-tà sono tra questi».

Gustavo Zagrebelsky su «La Stam-pa», 30 aprile 1995.

Siamo figli di un’ unica schierauna schiera di mille soldati, sono nostri fratelli gli eroi checi guardano invitti dal ciel.All’Italia offriamo la vitase l ’Italia la vita ci chiede,per la Patria son morti gli Eroiper la Patria siam pronti a morir…

Una Acies

La Redazione si è avvalsa, per la stesu-ra del presente speciale, della preziosacollaborazione delle dottoresse Fran-cesca Cannataro e Valentina Cosco.