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Il tassello eolico Poco sopra l’area recupe- rata per i pannelli trove- ranno sistemazione, collo- cate in crinale per ottimiz- zarne il rendimento, tre pale eoliche per lo sfrutta- mento del vento. Saranno tre micropale di diversa geometria ma di uguale potenza (20kW) con le quali si prevede di produr- re circa 100MWH/anno di energia, che in termini di minor impatto glo- bale equivalgono al risparmio di circa 46 tonnellate di CO 2 /anno (l’im- pianto entrerà in esercizio operativo nel 2012). L’installazione di tre pale di diversa geometria consentirà anche di valutarne il rendimento reale su un arco di tempo significativo e quindi di installare in seguito, ove si decidesse di ampliare il parco eolico, quelle a minor impatto e massima resa energetica. Il tassello mini-idro Il fianco orografico sinistro (che nel disegno di progetto si vede a destra) sta diventando a tutti gli effetti il fianco della sostenibilità e delle rinnovabili. A valle degli impianti precedenti si sta infatti stu- diando la possibilità di inserire una piccola centralina per sfruttare l’energia dell’acqua. A Scarpino piove molto, circa un quarto in più che su Genova, che già non scherza in materia. Come già accennato, la presenza dell’acqua in discarica è anche un problema, in quanto una quota parte dell’acqua che cade come pioggia, filtra attraverso il corpo poroso e permeabile della discarica fino al fondo impermeabile. Durante questo percorso attraver- sa i rifiuti esercitando una vera e propria azione di lavaggio degli stessi; in tal modo, si carica di elementi organici e inorganici in soluzione e in sospensione, trasformandosi in quello che in gergo si chiama percolato. Questo liquido viene raccolto al piede nelle vasche di decantazione, per eliminare il materiale in sospensione e per essere quindi inviato al depu- ratore comprensoriale per la depurazione. Ridurre il percolato significa ridurre le ester- nalità della discarica. In futuro, tendere a elimi- nare totalmente o quasi il percolato vorrà dire chiudere integralmente il ciclo, ma di questo si parlerà dopo. In questo punto preme sottolinea- re che la riduzione del percolato passa, in primis, per una migliore regi- mazione delle acque superficiali, in grado di ridurre il più possibile la per- centuale di acqua piovana che si infiltra nel corpo della discarica. Con questo obiettivo si è lavorato in questi anni con alcuni dei massimi esperti italiani a livello internazionale 5 ; una serie di opere idrauliche sono già state costruite, in particolare nella parte perimetrale della disca- rica, altri lavori sono programmati negli anni a venire. Come primo effetto accessorio si è ottenuta una significativa quantità di acque bianche raccolte in quota che convogliate in sponda sinistra disponendo di un salto utile valutabile intorno ai cento metri rappre- sentano una fonte di energia idroelettrica il cui sfruttamento è in fase di studio e valutazione. Andrà infatti monitorata per un tempo sufficiente la portata di tale condotta in modo da ottenere l’ottimale dimensiona- mento della miniturbina da installare poco sopra le vasche del percola- to. Inoltre, effetto non secondario ma anzi cercato e voluto di questi interventi preventivi, è anche quello di aumentare ulteriormente la sicurezza statica del corpo della discarica già peraltro garantita dalla pro- filatura del corpo stesso oltreché dai lavori di stabilizzazione del piede che negli ultimi anni si sono conclusi sotto l’attenta regia dei migliori esperti del settore. 5 Si ringraziano al riguardo il Prof. Sergio Fattorelli dell’Università di Padova ed il Prof. Ing. Renzo Rosso del Politecnico di Milano. Migliorata l’accessibilità, vero e unico tallone d’Achille del sito, tornia- mo alla progettazione della Scarpino degli anni duemila nella quale i concetti espressi in precedenza stanno trovando e troveranno sempre più la loro naturale rappresentazione. Quel modo di vedere il futuro rappresentava in qualche modo una visio- ne del futuro stesso. Il modo migliore per rappresentare quella visione non era né un progetto né un programma di attività, quelli verranno dopo. Non poteva che essere un disegno, la rappresentazione grafica e sintetica della visione della nuova Scarpino. Un disegno che va preso come tale, con le proporzioni che non sono ovviamente quelle reali ma che ci aiutano a comunicare e a compren- dere il grande sforzo concettuale e progettuale che c’è dietro. Un dise- gno che non vuole edulcorare una realtà che, non può essere altrimen- ti, è e resta quella di un sito industriale; ma esplicitare in maniera com- prensibile la realizzazione concreta di un progetto di sostenibilità. Un disegno che deve aiutare a far comprendere a tutti che l’inferno di Scarpino non esiste più, che il gigantesco athanor dei primordi ha lascia- to lo spazio alle attività pianificate, regolate e controllate. Da quel disegno poi sono scaturite le azioni progettuali che porteranno alla realizzazione della visione, tassello dopo tassello, andando a com- porre un puzzle che può sembrare complicato ma che è chiarissimo nelle intenzioni di chi l’ha elaborato. Vediamo quindi quali sono questi tasselli e a che punto è la loro proget- tazione e realizzazione pratica. Il tassello fotovoltaico Il riuso del suolo è senza dubbio uno degli aspetti più importanti tenuti in considerazione. Sopra la vecchia “Scarpino 1” stanno per essere installati pannelli per la produzione di energia elettrica rinnovabile da fonte solare con tecnologia fotovoltaica. Si procederà per gradi inizian- do con una potenza installata intorno ai 150 kW con un’ottima esposi- zione a sud e quindi una probabilità di produzione che arriverà a sfiora- re le 1800 ore l’anno ponendosi ai limiti superiori nazionali nella capa- cità di sfruttamento. L’energia utilizzata in loco e/o messa in rete (l’im- pianto entrerà in esercizio operativo nella prima metà del 2012) contri- buirà al conto economico dell’azienda e contemporaneamente a ridurre le emissioni di CO 2 . Ma l’elemento più significativo in questo caso è ancora un altro, è quel- lo della reale chiusura di un ciclo, laddove cinquanta anni fa venivano scaricati senza criterio rifiuti si produrrà energia rinnovabile. Il trend è virtuoso: sui fianchi di quella collina, come il libro riporta in totale trasparenza e senza censure, per decenni sono stati scaricati ed ammassati rifiuti, in seguito sono stati bonificati e stabilizzati, quindi a chiusura di tutte le attività di naturale digestione del rifiuto si è inerbito e oggi quella stessa porzione di suolo diventa produttiva di energia com- pletamente rinnovabile. SOSTENIBILITÀ: IL GRANDE MOSAICO DI SCARPINO DOMANI 82 83

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Il tassello eolico

Poco sopra l’area recupe-rata per i pannelli trove-ranno sistemazione, collo-cate in crinale per ottimiz-zarne il rendimento, trepale eoliche per lo sfrutta-mento del vento. Sarannotre micropale di diversageometria ma di ugualepotenza (20kW) con lequali si prevede di produr-re circa 100MWH/anno di energia, che in termini di minor impatto glo-bale equivalgono al risparmio di circa 46 tonnellate di CO2/anno (l’im-pianto entrerà in esercizio operativo nel 2012). L’installazione di tre paledi diversa geometria consentirà anche di valutarne il rendimento realesu un arco di tempo significativo e quindi di installare in seguito, ove sidecidesse di ampliare il parco eolico, quelle a minor impatto e massimaresa energetica.

Il tassello mini-idro

Il fianco orografico sinistro (che nel disegno di progetto si vede adestra) sta diventando a tutti gli effetti il fianco della sostenibilità edelle rinnovabili. A valle degli impianti precedenti si sta infatti stu-diando la possibilità di inserire una piccola centralina per sfruttarel’energia dell’acqua. A Scarpino piove molto, circa un quarto in più che su Genova, che giànon scherza in materia. Come già accennato, la presenza dell’acqua indiscarica è anche un problema, in quanto una quota parte dell’acqua checade come pioggia, filtra attraverso il corpo poroso e permeabile delladiscarica fino al fondo impermeabile. Durante questo percorso attraver-sa i rifiuti esercitando una vera e propria azione di lavaggio degli stessi;in tal modo, si carica di elementi organici e inorganici in soluzione e insospensione, trasformandosi in quello che in gergo si chiama percolato.Questo liquido viene raccolto al piede nelle vasche di decantazione, pereliminare il materiale in sospensione e per essere quindi inviato al depu-

ratore comprensorialeper la depurazione. Ridurre il percolatosignifica ridurre le ester-nalità della discarica. Infuturo, tendere a elimi-nare totalmente o quasiil percolato vorrà direchiudere integralmenteil ciclo, ma di questo siparlerà dopo. In questopunto preme sottolinea-re che la riduzione del percolato passa, in primis, per una migliore regi-mazione delle acque superficiali, in grado di ridurre il più possibile la per-centuale di acqua piovana che si infiltra nel corpo della discarica. Conquesto obiettivo si è lavorato in questi anni con alcuni dei massimiesperti italiani a livello internazionale5; una serie di opere idraulichesono già state costruite, in particolare nella parte perimetrale della disca-rica, altri lavori sono programmati negli anni a venire.Come primo effetto accessorio si è ottenuta una significativa quantità diacque bianche raccolte in quota che convogliate in sponda sinistradisponendo di un salto utile valutabile intorno ai cento metri rappre-sentano una fonte di energia idroelettrica il cui sfruttamento è in fase distudio e valutazione. Andrà infatti monitorata per un tempo sufficientela portata di tale condotta in modo da ottenere l’ottimale dimensiona-mento della miniturbina da installare poco sopra le vasche del percola-to. Inoltre, effetto non secondario ma anzi cercato e voluto di questiinterventi preventivi, è anche quello di aumentare ulteriormente lasicurezza statica del corpo della discarica già peraltro garantita dalla pro-filatura del corpo stesso oltreché dai lavori di stabilizzazione del piedeche negli ultimi anni si sono conclusi sotto l’attenta regia dei miglioriesperti del settore.

5 Si ringraziano al riguardo il Prof. Sergio Fattorelli dell’Università di Padova ed il Prof. Ing. RenzoRosso del Politecnico di Milano.

Migliorata l’accessibilità, vero e unico tallone d’Achille del sito, tornia-mo alla progettazione della Scarpino degli anni duemila nella quale iconcetti espressi in precedenza stanno trovando e troveranno semprepiù la loro naturale rappresentazione.Quel modo di vedere il futuro rappresentava in qualche modo una visio-ne del futuro stesso. Il modo migliore per rappresentare quella visionenon era né un progetto né un programma di attività, quelli verrannodopo. Non poteva che essere un disegno, la rappresentazione grafica esintetica della visione della nuova Scarpino. Un disegno che va preso come tale, con le proporzioni che non sonoovviamente quelle reali ma che ci aiutano a comunicare e a compren-dere il grande sforzo concettuale e progettuale che c’è dietro. Un dise-gno che non vuole edulcorare una realtà che, non può essere altrimen-ti, è e resta quella di un sito industriale; ma esplicitare in maniera com-prensibile la realizzazione concreta di un progetto di sostenibilità.Un disegno che deve aiutare a far comprendere a tutti che l’inferno diScarpino non esiste più, che il gigantesco athanor dei primordi ha lascia-to lo spazio alle attività pianificate, regolate e controllate.Da quel disegno poi sono scaturite le azioni progettuali che porterannoalla realizzazione della visione, tassello dopo tassello, andando a com-porre un puzzle che può sembrare complicato ma che è chiarissimo nelleintenzioni di chi l’ha elaborato.Vediamo quindi quali sono questi tasselli e a che punto è la loro proget-tazione e realizzazione pratica.

Il tassello fotovoltaico

Il riuso del suolo è senza dubbio uno degli aspetti più importanti tenutiin considerazione. Sopra la vecchia “Scarpino 1” stanno per essereinstallati pannelli per la produzione di energia elettrica rinnovabile dafonte solare con tecnologia fotovoltaica. Si procederà per gradi inizian-do con una potenza installata intorno ai 150 kW con un’ottima esposi-zione a sud e quindi una probabilità di produzione che arriverà a sfiora-re le 1800 ore l’anno ponendosi ai limiti superiori nazionali nella capa-cità di sfruttamento. L’energia utilizzata in loco e/o messa in rete (l’im-pianto entrerà in esercizio operativo nella prima metà del 2012) contri-buirà al conto economico dell’azienda e contemporaneamente a ridurrele emissioni di CO2.Ma l’elemento più significativo in questo caso è ancora un altro, è quel-lo della reale chiusura di un ciclo, laddove cinquanta anni fa venivanoscaricati senza criterio rifiuti si produrrà energia rinnovabile.Il trend è virtuoso: sui fianchi di quella collina, come il libro riporta intotale trasparenza e senza censure, per decenni sono stati scaricati edammassati rifiuti, in seguito sono stati bonificati e stabilizzati, quindi achiusura di tutte le attività di naturale digestione del rifiuto si è inerbitoe oggi quella stessa porzione di suolo diventa produttiva di energia com-pletamente rinnovabile.

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La distribuzione interna del riscaldamento avviene mediante impianto abassa temperatura a pavimento, fatta eccezione per la zona laboratoridove è previsto un impianto a tutt’aria, vista la necessità di consistentiricambi d’aria per la presenza di cappe di aspirazione dei vapori da rea-zioni chimiche.Il raffrescamento meccanico (tramite pannelli radianti a pavimento edaria primaria) viene attivato per coprire punte eccezionali del fabbiso-gno comunque contenuto grazie alla ventilazione naturale, all’esposizio-ne dell’edificio nonché alla sua collocazione geografica. Il microclimadella zona viene regolato mediante la realizzazione di un tetto pensile deltipo a verde estensivo sulla copertura dell’edificio; tale predisposizioneoltre ad avere un ruolo estetico e di miglioramento nell’inserimento pae-saggistico, svolge l’importante funzione di migliorare l’isolamento termi-co-acustico della copertura, oltre a limitare i carichi termici estivi perassorbimento da parte delle superfici a verde. L’irrigazione delle areeverdi di pertinenza della palazzina viene compensata in parte da acquarecuperata durante gli eventi meteorici.Al fine di minimizzare i consumi energetici sono state adottate una seriedi strategie progettuali: orientamento ottimale dell’edificio per massi-mizzare lo sfruttamento dell’energia termica solare nel periodo inverna-le e il controllo della radiazione termica in quello estivo, grazie anchealle schermature prevalentemente fisse a protezione delle superfici vetra-te con esposizione Est-Sud-Ovest; forma compatta della struttura checonsente il contenimento delle dispersioni termiche verso l’esterno; ele-vata coibentazione termica dell’involucro ai fini del contenimento delledispersioni termiche invernali e riduzione dei ponti termici; adozione dimurature a elevata inerzia termica al fine di sfasare e attenuare l’ondatermica nel periodo estivo; sfruttamento della luce naturale per mini-mizzare l’impiego di quella artificiale che prevede comunque lampade arisparmio energetico; controllo della ventilazione naturale sfruttandol’effetto camino delle aperture sfalsate tra i piani; riduzione dei consumienergetici nell’utilizzo dell’acqua calda sanitaria mediante l’installazionedi docce temporizzate ed aeratori rompigetto in tutti i miscelatori ter-mostatici dei sanitari; riduzione dei consumi di acqua potabile a fini irri-gui attraverso l’utilizzo di vasche di raccolta dell’acqua piovana; impian-to di domotica di tipo centralizzato per la regolazione dell’impiantisticatermica ed elettrica: per quest’ultima è previsto un dispositivo di accen-sione automatico mediante crepuscolare esterno e attenuazione della

Il tassello efficienza energetica

Il riuso del suolo sarà completa-to nella parte centrale in altocon la costruzione della nuovapalazzina che appoggerà inparte su terreno naturale e inparte su vecchi rifiuti ormai sta-bilizzati. Questa palazzina riassume in sé tutti i concetti espressi, conparticolare riferimento all’efficienza energetica. Prima di spiegare neldettaglio gli aspetti innovativi dal punto di vista tecnologico è dove-roso spiegare le funzioni che questo nuovo edificio andrà a svolgere,esso infatti risponderà ancor prima che alle esigenze ambientali aquelle dei lavoratori e della collettività. Nella palazzina troveranno alloggio i locali spogliatoio, progettati con lamassima attenzione per rispondere alle nuove normative, anche di igie-ne e sicurezza sul lavoro, e alle esigenze dei lavoratori che da quasi mezzosecolo operano con grande spirito di sacrificio in locali vetusti e pococonfortevoli. Al primo piano troveranno collocazione laboratori di ana-lisi ed uffici oggi dispersi in edifici vecchi ed inefficienti quando non“temporaneamente” locati in container da vari decenni. Infine, fioreall’occhiello di tutto il sito, all’ultimo piano ci saranno i locali dedicatial centro di educazione ambientale che a tendere sarà aperto a corsi diformazione per il personale aziendale, a workshop e incontri scientificisettoriali da tenersi in quello che sta diventando un sito modello digestione ambientale integrata dei rifiuti e delle energie rinnovabili. Unanotorietà cha sta valicando addirittura i confini nazionali, con frequen-ti richieste di visite guidate per tecnici ed operatori del settore. Il centrosarà aperto anche alla cittadinanza ed alle associazioni culturali eambientali interessate a conoscere davvero il ciclo lavorativo dei rifiuti.Una corretta educazione ambientale è infatti il presupposto per l’attua-zione delle politiche di tutela dell’ambiente e delle risorse naturali. La trasparenza dell’informazione è ormai da anni patrimonio dell’a-zienda e vuole esserlo sempre più, in modo da fare crescere ancora lafiducia attorno a un ciclo di lavorazioni complesse che tuttavia, nelrispetto di un quadro normativo altrettanto complesso, assicura allacollettività condizioni di vita sicure. La nuova palazzina quindi rap-presenta davvero la svolta: è il simbolo della nuova sostenibilità

sociale e ambientale, le sue caratteristiche tecniche rispondono, nelrispetto di un budget adeguato a un’azienda pubblica, a quanto di piùinnovativo si possa trovare oggi6.L’obiettivo principale è quello di realizzare un edificio che, oltre a garan-tire in modo ottimale l’esercizio delle funzioni caratteristiche della desti-nazione d’uso, rappresenti un modello di sostenibilità ambientale e diqualità di fruizione. Nella progettazione infatti si è tenuto conto dei cri-teri e degli accorgimenti tecnologici utili a ridurre le dispersioni termi-che e le conseguenti necessità di apporti di energia. Gli elementi presiin considerazione in fase progettuale hanno riguardato l’esposizione, lecaratteristiche della radiazione solare, il comportamento termico del fab-bricato, i materiali da costruzione e il tema dell’illuminazione e dellaventilazione naturale.L’acqua calda sanitaria e il riscaldamento provengono da uno scambia-tore termico dell’acqua di raffreddamento dei motori che bruciano il bio-gas. A integrare i picchi di fabbisogno termico entra in funzione unapompa di calore reversibile aria-acqua alimentata in parte da fonte ener-getica rinnovabile (nella fattispecie gli impianti fotovoltaici ed eolico).

6 A seguito di una gara internazionale il progetto definitivo è stato sviluppato dallo Studio “IngegneriRiuniti” di Modena. Al momento della stampa del libro il progetto è stato consegnato e sono stateavviate le procedure per l’autorizzazione edilizia.

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luminosità/spegnimento in funzione dell’affollamento dei locali e dell’o-ra del giorno; vetri fotovoltaici integrati architettonicamente e struttu-ralmente con i vani scali di accesso ai piani in elevazione. Tutti questi accorgimenti hanno portato a prevedere apparecchiatureper la climatizzazione invernale ed estiva con potenze contenute tali daridurre notevolmente i picchi di domanda rispetto a un edificio conce-pito con tecnologia tradizionale. Il risparmio che si otterrà grazie a tuttequeste misure di efficienza energetica è stimabile intorno ai 110.000kWh/anno che equivale a decine di tonnellate di CO2 in meno emessein atmosfera ed anche, perché no, a un risparmio economico di svariatemigliaia di euro.

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Il tassello biogas

Del recupero del biogas, trattandosi di un’attività già pienamente operativa,si è già parlato, quello che qui preme richiamare solamente è l’importanzadi tale recupero ai fini della sostenibilità e del contributo alla riduzione del-l’effetto serra.Come è noto per effetto serra si intende tutta una serie di complesse intera-zioni chimico-fisiche che avvengono nell’atmosfera determinandone latemperatura e senza le quali la vita sul pianeta non sarebbe possibile inquanto le temperature al suolo sarebbero altissime durante il periodo diinsolazione e bassissime nella fase d’ombra. È altresì noto al grande pubbli-co che gli attori principali di questo fenomeno sono i gas a effetto serra(anche noti con l’acronimo GHG derivato dalla definizione internazionale).Tra questi conosciamo soprattutto l’anidride carbonica, o biossido di carbo-nio (CO2). Tuttavia per molti esperti l’effetto della CO2 è già prossimo allasaturazione, mentre altri gas possono giocare un ruolo anche maggiore delleCO2. Tra questi, il gas metano (CH4), che secondo gli scienziati dell’IPCC(Intergovernmental Panel for Climate Change) e del WMO (WorldMeteorological Organisation) avrebbe un effetto da 20 a 30 volte maggiore

di quello della CO2. Sebbene il metano presente in atmosfera ha concen-trazioni molto più basse rispetto alla CO2, l’incremento percentuale sareb-be molto più alto rispetto ai valori pre-industriali rispetto a quello dellaCO2. Queste considerazioni hanno portato gli scienziati a concludere chesenza importanti azioni per ridurre le emissioni di CH4, limitandosi a com-battere le sole emissioni di CO2, la lotta ai cambiamenti climatici sarebbeinefficace.Neanche a dirlo, anche se i maggiori rilasci potrebbero provenire dallo scio-glimento del permafrost (un effetto collaterale perverso del riscaldamento glo-bale che in certo senso alimenterebbe se stesso), le attività umane giocano unruolo importante nel ciclo del metano. Queste comprendono molti settoriindustriali, ma il contributo maggiore viene soprattutto dall’agricoltura, dagliallevamenti e dallo smaltimento dei rifiuti. Vari studi stimano che in Italiacirca il 30% delle emissioni di metano siano dovute alle discariche.Il metano nelle discariche viene generato dalle reazioni di decomposizionedel materiale organico, con reazioni che si sviluppano su tempi lunghi,anche decine di anni. Captarlo integralmente, come avviene a Scarpino(per i dati relativi alla produzione si rimanda a pagina 66), significa appun-to contribuire al contrasto dell’effetto serra.

Il tassello inerti

Una vera e propria attività di recupero è anche quella legata al ciclodegli inerti. Come è noto la città di Genova ha un cronico problema dismaltimento di questi materiali, che provengono in larghissima partedalle demolizioni (detriti di calcestruzzi, mattoni, piastrelle, ceramiche,ecc.) dei cantieri edili di piccola e grande dimensione e nella restanteparte da terre provenienti sempre dai cantieri di scavo.A Scarpino arrivano ogni anno circa 180 mila metri cubi di inerti chevengono vagliati e all’occorrenza ulteriormente frantumati in modo daottenere pezzature granulometricamente omogenee e idonee al lororeimpiego in discarica. Tali materiali – terre e detriti – sono infatti fon-damentali per la corretta gestione della discarica nel rispetto delle normedi legge che prevedono che le aree in lavorazione siano le più ridottepossibile, che i rifiuti siano ricoperti tutti i giorni alla fine delle lavora-zioni e che agli strati di rifiuti (dallo spessore di circa due metri) si alter-nino strati di inerti di circa trenta centimetri. Gli inerti da detriti sono inoltre utilizzati per le strade e le piste tempo-ranee di cantiere interne alla discarica.

All’interno del polo di Scarpino, in un’area limitrofa a quella rappresen-tata nel disegno, è allo studio la possibilità di realizzare una discaricadestinata solo agli inerti. La mancanza in città di un’area capace di sod-disfare le necessità del mondo produttivo e industriale provoca per ilsistema delle imprese oneri aggiuntivi, per il trasporto di questi materia-li in altre province e regioni del paese, e potenzialmente alimenta il mer-cato illegale di questi materiali di scarto.

Esempi di provenienza degli inerti:I lavori della metropolitana a Brignole.

Il cantiere del Bisagno nei pressi della Fiera.

Schema delle fasi di estrazione e trasformazione del biogas in energia elettrica.

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riore per evitare gli sprechi e sensibilizzare le giovani generazioni suitemi cruciali dei rifiuti, del risparmio energetico e dell’uso sostenibi-le delle risorse.Obiettivi perseguiti anche da un’altra importante iniziativa chiama-ta Palazzo Verde, centro di informazione ed educazione all’ambiente.Si tratta di un nuovo spazio, inaugurato a ottobre 2011 dal SindacoMarta Vincenzi ai Magazzini dell’Abbondanza in via del Molo 65.

Il centro – che nasce dalla collaborazione tra Comune di Genova,Regione Liguria, Provincia di Genova, AMIU e Università – è co-stituito da tre percorsi con supporti multimediali all’avanguardia(grandi schermi colorati, tavoli touchscreen interattivi, filmati) pertradurre tematiche complesse in modo facile, comprensibile e intui-tivo. Palazzo Verde, in stretto collegamento col territorio, diventeràuno spazio intelligente in cui organizzare laboratori per gruppi, scuo-le e famiglie su questioni fondamentali come la prevenzione, la ridu-zione e il riciclo dei rifiuti.Tra via del Molo e l’ingresso delPorto Antico è collocato il simbo-lo di Palazzo Verde: il Rumento-sauro, un mostro interamente rea-lizzato dall’artista belga Serge Vande Put, utilizzando pneumaticiusati e altro materiale di riciclo.

Vicino a Palazzo Tursi, in vico An-geli 2, AMIU ha aperto una sedeoperativa di Palazzo Verde destina-ta ai laboratori creativi: realizzareopere artistiche con rifiuti, mobilie arredi provenienti dalla Fabbricadel Riciclo. L’apertura dei laboratori è avvenu-ta in occasione della ConferenzaInternazionale ACR+ (l’associa-zione dei comuni e delle regionisostenibili) svolta a Genova il 26e 27 ottobre 2011.

Un dato è significativo della efficacia delle attività svolte: il legno re-cuperato (12% della raccolta differenziata), pone Genova all’avan-guardia rispetto alla media nazionale (ferma al 4%).

Ma la valorizzazione del legno non si ferma qui. Negli ultimi anni ècresciuta la capacità di riduzione dei rifiuti, anche per questo com-parto di materiali. Proprio quattro anni fa, AMIU e Comune di Ge-nova in un ex capannone industriale di Campi hanno avviato un’i-niziativa originale e innovativa, destinata proprio al riutilizzo degliarredi e dei mobili dismessi: la Fabbrica del Riciclo.Armadi, letti, comò e comodini, credenze, librerie, tavoli, sedie, pol-trone e divani, raccolti durante i servizi quotidiani di AMIU (isoleecologiche, furgoni, ritiro a domicilio), sono restaurati e messi a po-sto da incaricati AMIU in modo che possano essere ancora utili efunzionali.Alla Fabbrica del Riciclo i cittadini acquistano gli oggetti e i mobiliusati tramite un’offerta libera. E’ una possibilità importante, soprattutto per le famiglie e per i gio-vani che hanno in questo modo la possibilità di arredare casa conuna piccola spesa.La struttura creata risponde ai criteri di allestimento ecologico: perla realizzazione sono stati utilizzati materiali riciclati provenienti dal-le filiere del cartone, vetro, alluminio, plastica e gomma. Le pedane,il bancone della reception, le panchine, i cestini e le fioriere sonoanch’esse in materiale riciclato.Ma c’è un motivo in più che qualifica l’iniziativa: quanto AMIU ri-cava dalla cessione dei mobili presenti alla Fabbrica del Riciclo, è in-teramente devoluto a iniziative di carattere umanitario. Nel corsodel 2010 circa ventimila euro sono stati destinati all’Unicef per unprogetto di beneficenza legato alla costruzione di una scuola in unpaese africano.

Grazie a un accordo con la cooperativa Coopsse, alla Fabbrica delRiciclo AMIU ospita Remida, un corner con le rimanenze e gli scar-ti di produzione. Questi materiali (carta, cartoncino, ceramica, colori,cordame, cuoio, gomma, legno, tessuti) sono ritirati gratuitamentedagli insegnanti delle scuole e dagli operatori delle associazioni edu-cative e culturali, per attività ludiche e didattiche. Un modo ulte-

Il tassello ricicloLa gestione del ciclo dei rifiuti a Genova è orientata sempre più allaraccolta differenziata e al riciclo, in linea con le indicazioni date dalComune nella sua veste di azionista, al fine di attuare politiche so-stenibili nel settore ambientale. Del resto gli agglomerati urbani so-no responsabili del 50% delle emissioni e agendo sulle politiche delcomuni si può dare un reale contributo alla loro reale diminuzione.Solo nel 2010 grazie alla raccolta differenziata, a Genova si è avutaun’importante riduzione di emissioni di CO2 per oltre 130 milioni ditonnellate.Anche Scarpino, anello conclusivo della filiera del rifiuto, è coinvoltanei programmi che mirano a incrementare il recupero dei materiali, perintercettare tutto quanto possibile prima del conferimento in discarica.In particolare per i residui ingombranti che ancora restano dalle diverseattività di riciclo, è svolta una selezione che riguarda il legno e il ferro.

Fabbrica del Riciclo, il centro AMIU per il recupero dei mobili e arredi usati.Il Logo di Palazzo Verde, nuovo spazio di informazione ed educazione all’ambiente al Porto Antico.

Selezione di rifiuti ingombranti e legno a Scarpino.

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7 Composto da:Facoltà d i Architettura: Dipartimento di Storia e Progetto dell’Architettura, del Territorio e del Paesag-gio (POLIS) Prof. Gerardo Brancucci, coordinatore e responsabile della ricerca, Arch. AnnachiaraVinci, Dott.ssa Valentina Marin; Facoltà di Ingegneria: Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Telematica (DIST) Prof. Ing.Ombretta Paladino, Prof. Carla Falugi, Ing. Marco Massabò; Studio Associato Bellini: Prof. Dott. Geol. Alfonso Bellini, Ing. Guido Sirolli;Studio Progetto Natura: Dott. Agr. Francesca Neonato, Dott. Agr. Enrico Poiasina, Dott. FrancescoTomasinelli, Arch. Francesca Fornasari.

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Il tassello recuperoenergetico

Questo tassello è a suavolta composto da tas-selli diversi che tuttaviaverranno trattati unita-mente in questo sottoin-sieme in quanto a lorovolta figli di un nuovomodo di intendere ilrecupero del contenutoenergetico residuale deirifiuti.Come è noto in tutti i paesi europei più avanzati dal punto di vista eco-nomico ed ambientale, i paesi scandinavi innanzi tutto, circa il 50% deirifiuti solidi urbani vengono inviati al termotrattamento per recuperareappunto l’energia che essi ancora contengono e produrre calore ed ener-gia elettrica. Le tecnologie che supportano tale ciclo di lavorazioni sonostate sviluppate in tutta Europa negli anno ’70 ed ’80 e gli impianti indu-striali che le eseguono vanno tipicamente sotto il nome di inceneritoriin quanto banalmente sono impianti che con sistemi diversi bruciano ilrifiuto producendo ceneri, inceneriscono appunto il rifiuto producendoda un lato energia termica che poi può essere anche convertita in elet-trica e dall’altro un volume di ceneri che può andare dal 20 al 30% deivolumi inviati a trattamento.La soluzione integrata adottata per Scarpino vuole invece essere piùinnovativa e meno impattante. Al PIT (Polo Integrato di Termovalo-rizzazione) si è arrivati con un percorso molto partecipato avviato dal-l’Amministrazione del Comune di Genova nel 2007 con l’istituzionedi una Commissione che nella sua relazione conclusiva alla Giunta edal Consiglio Comunale sosteneva che “l’impianto finale debba corrispon-dere allo scenario che prevede la selezione ed il trattamento separato dellafrazione secca dalla frazione umida dei Rifiuti Urbani residui”.In estrema sintesi secondo le prescrizioni di quella Commissione ilPIT sarà composto da:a) sezione di separazione secco-umido dei rifiuti solidi da raccoltanon differenziata;

b) sezione trattamento a freddo mediante digestione anaerobica dellafrazione umida con produzione biogas;c) sezione di termotrattamento della frazione secca e sottosezionedepurazione fumi;d) sezione per la produzione di Energia mediante ciclo;e) utilizzo del calore residuo per depurazione percolato e produzionedi acqua industriale.

I risultati della Commissione fatti propri dall’Amministrazione furonotrasmessi dalla stessa nelle sue funzioni di azionista all’azienda con l’in-dicazione di porle in essere al fine di chiudere il ciclo dei rifiuti.Ricevuta tale indicazione la prima cosa da fare da parte di AMIU eraverificarne la fattibilità tecnica insieme all’idoneità del sito di Scarpino.AMIU si affidò quindi all’Università di Genova per ottenere uno“Studio di prefattibilità ambientale” in previsione della possibile rea-lizzazione di un nuovo impianto di trattamento dei rifiuti urbani inlocalità Scarpino.Sotto il coordinamento del Prof. G. Brancucci del Dipartimento diStoria e progetto dell’Architettura del Territorio e del Paesaggio(POLIS) della facoltà di Architettura, oggi Dipartimento Scienzeper l’Architettura, venne costituito un gruppo di lavoro7 che intempi brevi elaborò lo studio richiesto.Lo studio, presentato congiuntamente alla città nei saloni i PalazzoTursi nella primavera del 2010, era diviso in sei capitoli che analiz-zavano le caratteristiche geologiche e geomorfologiche del sito;descrivevano le caratteristiche climatiche; delineavano le peculiaritànaturalistiche, cioè della flora e della fauna della zona, sulla base dirilevamenti e osservazioni in loco. Lo studio infine, ma soprattutto, calcolava l’ingombro di massimadegli edifici e degli impianti prevedendo l’occupazione complessi-va di un’area di circa 40.000 m², concludeva infine con un giudizio

Il Rumentosauro, simbolo di Palazzo Verde, accoglie i visitatori all’ingresso del Porto Antico.Realizzato dall’artista Serge Van De Put utilizzando pneumatici usati e altro materiale di riciclo.

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re in grado di ottimizzare la separazione secco-umido, garantire unpretrattamento della frazione umida tale da ottenere un’alta produ-zione di biogas, omogeneizzare la frazione secca per migliorarne lacombustione, occupare una superficie ridotta e garantire la conti-nuità d’esercizio.Questa sezione sarà realizzata all’interno di capannoni industrialidell’altezza di 15 metri che andranno ad occupare un’area totale dicirca 5.000 m3.

b) Sezione di Digestione anaerobicaLa Digestione anaerobica, cioè la decomposizione della sostanzaorganica da parte di microrganismi in condizioni di anaerobiosi (ilcui metabolismo non richiede la presenza di ossigeno), permetteuna utilizzazione della frazione umida dei rifiuti solidi urbani. Iprincipali sottoprodotti della digestione anaerobica sono sostan-zialmente due: il biogas e il digestato. L’impianto futuro prevedeappunto anche lo stoccaggio del biogas, la filtropressa/essiccazionedel digestato oltre a una eventuale purificazione del biogas conrecupero energetico mediante motori a combustione internadurante la prima fase di realizzazione del polo impiantistico.La sezione di digestione anaerobica verrà pertanto dimensionataper un processo continuo, singolo stadio, con un’area occupata dicirca 7.000 m².

c) Sezione di termotrattamento La Sezione di termotrattamento opererà mediante processo di gas-sificazione. In generale si ricorda che tali processi prevedono l’e-strazione delle frazioni combustibili del rifiuto mediante produzio-ne di gas di sintesi e l’utilizzo successivo del gas in un sistema dicombustione per la generazione di vapore e quindi di produzioneelettrica. Tali processi adattano sistemi già utilizzati, trasformandoil combustibile allo stato solido in combustibile gassoso da inviarea recupero permettendo rendimenti di combustione più elevati,uniformità di combustione, minor quantità di incombusti e inqui-nanti nei fumi. Questi vantaggi sono di sicuro interesse anche se adiscapito di un leggero minor rendimento energetico rispetto aisistemi che comportano la combustione del rifiuto direttamente infase solida.

Il processo di gassificazione mediante fusione diretta (individuato eproposto rispetto ad altri sistemi da parte della Commissione) pre-vede l’utilizzo di reattori a letto mobile/fluido in cui non sono pre-senti parti meccaniche in movimento. In uscita si ottiene il syngase il residuo solido che può presentarsi in forme differenti a secondadella tecnologia adottata, in generale tuttavia l’impatto ambienta-le sembrerebbe essere minore rispetto a processi che operanomediante combustione completa in fase solida in quanto la quan-tità di incombusti in fase gas è minore e i residui solidi sono mino-ri e praticamente inerti.La soluzione proposta dallo Studio prevede la realizzazione di piùlinee con un’unica sezione di recupero energetico e un’unica turbi-na a vapore. La superficie occupata sarà di circa 17.000 m².Siccome nella progettazione sostenibile non si butta via niente, ilcascame di calore residuo sarà infine utilizzato per la depurazionedelle acque provenienti dalla disidratazione dei fanghi (e noninviate a ricircolo nei biodigestori) e di parte del percolato prove-niente dalla discarica mediante sistemi ad evaporazione /distillazio-ne a bassa pressione.

susseguiti negli anni avrebbero potuto essere domati con maggiorfacilità se fosse esistita una maggior disponibilità idrica in quota.

Confortati dalla prefattibilità positiva ottenuta l’azienda ha quindimesso a gara nell’estate del 2010 la progettazione del PIT. Senzaentrare in dettagli burocratico-procedurali che poco appassionano ilettori va detto che la gara è stata vinta da un raggruppamento inter-nazionale di imprese guidato dagli svizzeri di TBF. Al momento del-l’invio alle stampe del volume i progettisti, in cooperazione con l’a-zienda, stanno elaborando il progetto preliminare.

Concludendo, sebbene i progettisti siano al lavoro e quindi sia deltutto prematuro fornire cifre precise e sistemazioni definitive, vistal’attenzione che il tema solleva in città, non è possibile non antici-pare alcuni punti sostanziali con il beneficio delle verifiche proget-tuali che non potranno che avvenire nel corso dei prossimi mesi.

Tornando al disegno quindi è facile capire come il flusso dei rifiuti inentrata proceda da Est verso Ovest attraverso tre sezioni distinte:

a) Sezione di ricevimento e Separazione a FreddoQuesto impianto che lavorerà su più linee indipendenti dovrà esse-

di prefattibilità positivo, con delle prescrizioni da fornire ai proget-tisti e con tre ipotesi di inserimento dei vari manufatti nella partealta della sponda orografica destra cosi come rappresentato dal dise-gno e da alcune delle simulazioni prodotte che vengono qui ripor-tate a piccola scala.Molti sono stati gli elementi significativi messi in evidenza dell’im-ponente studio che per ovvie ragioni viene qui estremamente sinte-tizzato. Ne viene riportato soltanto uno, relativo alle risorse idriche,a titolo di esempio e a testimonianza dell’attenzione dedicata a tuttele differenti sfaccettature dell’analisi ambientale. Il polo impiantisti-co infatti avrà bisogno di quantità di acqua importanti. In altre epo-che, anche vicine a noi, si sarebbe semplicemente pensato ad unallacciamento alla rete utilizzando cosi acqua potabile per scopi indu-striali. Non è questo il caso, ci si è fatti carico di questa preoccupa-zione affidando all’Università anche la ricerca di possibili soluzionialternative; lo studio ne ha identificata una molto significative: inuna galleria in zona esiste un importante flusso di acque di buonaqualità che permetteranno di soddisfare le esigenze del nuovoimpianto e che potranno anche alimentare una rete antincendio chesi sta pensando di realizzare come onere compensativo a beneficio ditutta la dorsale che da Borzoli risale fino a Scarpino.Pare superfluo al riguardo ricordare che i ripetuti incendi che si sono

Dallo studio dell’Università due ipotesi per la localizzazione del nuovo impianto nell’area di Scarpino.Una terza ipotesi nella pagina seguente.