Sopra(v)vivere dell’arte
-
Upload
alexander-rios -
Category
Documents
-
view
219 -
download
1
description
Transcript of Sopra(v)vivere dell’arte
Sopra(v)vivere dell’arte
Alexander Ríos
Tradotto dallo spagnolo da Francesca Fornari
STORIA
Arrivai a Madrid da Bogotà nell’ottobre del 2011 con in tasca circa 8000 euro grazie ad una borsa di studio del governo colombiano. Frequentai così il primo
anno del Master in “Ricerca su Arte e Creazione” dell’UCM senza preoccuparmi per il denaro. Decisi quindi di restare un secondo anno per scrivere il mio Proge-
tto di Fine Master senza avere le idee chiare su come mi sarei mantenuto.
Devo ammettere che non sono mai stato molto bravo né a procurarmi del dena-ro né a lavorare per conto di altri. Durante questi ultimi anni mi sono mantenuto
grazie ad alcuni lavori brevi e ben pagati, alla borsa di studio, all’aiuto di mio pa-dre e di mia madre e, soprattutto, alle mie poche spese. Questa volta, però, no-
nostante la mia famiglia continuasse ad appoggiarmi sapevo che se non avessi trovato una maniera per mantenermi non sarei potuto rimanere in Spagna.
Appena agli inizi, un giorno dissi ad un’amica che stavo cercando lavoro. Mi
chiese che cosa sapessi fare. Rimasi in silenzio per un momento, e fi nii col dare una risposta imprecisa. Mentre me ne andavo, continuai a pensare alla sua do-
manda, e mi vidi come qualcuno che non ha nulla da off rire come lavoratore. Dopo aver studiato Letteratura e frequentando un Master in Arte, sembrava
che non potessi off rire nulla se non qualche servizio di redazione o correzio-ne dello stile. Non potevo off rirmi nemmeno come disegnatore grafi co, perché
non me la cavo molto bene con i programmi. Quindi come artista o scrittore non sono utile per nessuno? Nessuno vuole o ha bisogno dei miei servizi? Mi ritrovai
sempre più pieno di domande, soprattutto relative all’utilità e al riconoscimento del valore dell’arte e del lavoro degli e delle artistx. Tutte queste domande ed i
miei propri bisogni mi portarono a propormi come una sfi da personale provare a vivere dell’arte, convertendola poi nel mio Progetto di Fine Master, sotto la
supervisione di Selina Blasco.
E’ possibile vivere dell’arte? Questa è una domanda con cui gli e le artistx ci con-frontiamo costantemente. Lontano dal credere che avrei potuto rispondere a
questo enorme interrogativo, e sapendo che il cammino di ogni artista è distin-to, decisi di immergermi in una esplorazione personale e pratica di vari mesi,
durante i quali mi sarei dedicato a vivere dell’arte, con la volontà di continuare in maniera più consapevole con un processo che, desidero, mi permetta vivere
del mio lavoro come artista un domani.
La mia storia è quindi quella di uno scrittore colombiano che, dopo aver studiato
Letteratura a Bogotà, arriva a Madrid per frequentare per la prima volta degli studi in Arte, che fa installazioni e performance con materiali riutilizzati, usando
il linguaggio, il corpo e la voce, e che tenta di vivere dell’arte in un momento in cui la città sembra essere in grande agitazione culturale mentre attraversa un
momento storico defi nito “critico”. Bene, iniziai così con questo progetto ne-ll’ottobre del 2012, prendendo come centro Madrid e viaggiando in altre città
come conseguenza di questo stesso progetto. La strategia è stata puntare in diverse direzioni, tanto in progetti che ho ideato per conto mio e che realizzo
quotidianamente , come pure partecipando a concorsi e bandi.
Dall’inizio decisi anche di cercare non solamente di scambiare la mia arte con denaro, ma anche cercare forme e maniere in cui potessi scambiarla con altre
necessità e bisogni. Cercai di vivere dell’arte sia attraverso il baratto, cercando anche forme alternative nelle quali si apprezzasse il mio lavoro artistico al di là
dello scambio monetario.
Così, questa esperienza fi n ora ha ruotato principalmente intorno a tre progetti:
101 soluzioni per uscire dalla crisi
Come primo tentativo, e con l’esperienza di aver autopubblicato altri libri a Bo-
gotà, pensai di pubblicare un libro che potesse vendere bene. Per questo scrissi in particolare a proposito della situazione attuale della Spagna, rispetto al tema
di cui tutti parliamo: la crisi.
Usai un linguaggio molto chiaro e diretto, e presi in prestito il formato del mar-
keting che off re 101 soluzioni per qualcosa, giocando con diversi stili discorsivi tra l’assurdo e il sensato, con diff erenti voci in tono di autoaiuto, usando principi
dello stesso marketing e della fi nzione letteraria. Così, grazie al design di Andrés Fresneda, uno dei direttori della casa editrice colombiana La Silueta, la mia idea
divenne un libro accattivante, che cominciai a vendere a 3,99 euro e poi a 5 euro.
Da allora ho venduto i libri in tutti i modi possibili: portandoli con me ed off ren-doli alla gente, lasciandoli in alcune librerie di Madrid, ma dove vendo di più è
nelle fi ere di autopubblicazione. A Madrid ho partecipato a Valientes Inversos,
2012 e 2013 Poetas por km2, Papel+, SeAlquila Mercado, a Barcelona nella Feria de Saint Jordi e nel Gutter Fest, a Salamanca a Editores inclasifi cables e a Valen-
cia nel Tenderete #7.
Al tempo stesso, ho fatto anche presentazioni in varie città: a Madrid (Embaja-dores con Provisiones), Barcellona (La Lleonera), Valencia (Librería Dadá), San-
ta Cruz de Tenerife (Equipo Para y El Solar) e Las Palmas (Fluxart).
Nel giugno del 2014, per partecipare al Crack!, festival di autoproduzione e gra-
fi ca nel Forte Prenestino (Roma), ho pubblicato la prima edizione del libro in italiano, tradotta da Laura Monastier. Intanto, nelle prossime settimane mi av-
venturerò in un viaggio in Italia per presentarlo in varie città.
Fin ora ho pubblicato 5 edizioni. Le prime due le feci a Madrid da Rampa, di 75 esemplari ognuna, la 3ª e la 4ª di 400, che mandai a fare in Colombia grazie
all’aiuto di amicx che mi portano i libri quando vengono in Spagna, e la 5ª in italiano di 90 esemplari.
Ho venduto circa 500 libri, il che rappresenta più o meno 2100 euro, con un cos-
to di produzione di circa 580 euro. Ne ho anche regalati più di 250 alle persone che mi aiutano lungo il cammino, usandoli anche come moneta di scambio, ba-
rattandoli con ospitalità, come a Lisbona e a Roma, o per un taglio di capelli o un cellulare.
Nomade
Questo progetto nacque dalla necessità di avere un posto dove vivere e dall’im-possibilità di continuare a pagarlo. L’affi tto era la mia spesa più grande e per
questo mi venne in mente di vivere di casa in casa, proponendo alle persone che mi ospitassero per una settimana in cambio di intervenire nei loro spazi.
Nel novembre del 2012 lasciai la mia stanza e, portando con me due valigie, ho alloggiato in diverse case, in diverse città e luoghi. Nei giorni prima di lasciare
il mio appartamento fui preso da una forte angoscia per consegnarmi all’incer-tezza e dover portare con me le mie cose da un posto all’altro, nonostante mi
sentissi piuttosto stanco della mia routine e della ripetizione delle mie abitudini.
Appena arrivai alla prima casa e mi aff acciai da un balcone al tredicesimo piano di Nuevos Ministerios mi resi conto che era stata una buona idea. La routine era
scomparsa. E’ come essere costantemente in viaggio. Tutti i giorni sono diversi,
sebbene più diffi cili da controllare. Andare al supermercato vuol dire addentrar-mi in un mondo nuovo. Tutto mi richiede più tempo del normale perché devo
impararlo per la prima volta. E’ vero che può risultare scomodo dover portare le mie cose in giro e dividerne altre nelle case degli amici, ma è poco in confronto
a quello che sto guadagnando dall’esperienza.
All’inizio centrai il mio lavoro facendo delle micro installazioni usando messaggi scritti a macchina, pupazzi di plastica o materiali che trovavo nelle stesse case o
per strada. Piccoli gesti, piccole favole rappresentate in spazi reali e quotidiani che cambiavano la forma di vedere gli spazi di sempre, intervenendo quando mi
trovavo solo in casa, con l’intenzione di sorprendere.
Sebbene la proposta era intervenire sugli spazi delle persone, man mano mi
resi conto che questa proposta derivava da qualcosa di più grande e completo, che coinvolgeva anche l’intervento nel tempo e nella routine della gente, in un
determinato momento delle nostre vite.
La mia presenza nelle loro case era un cambiamento che generava nuove si-
tuazioni di incontro, nuove dinamiche, pratiche che confi guravamo insieme di volta in volta, secondo il tempo che potevamo condividere, molte volte cele-
brando la situazione con piccoli rituali che nascevano dalla stessa quotidianità.
Dopo il primo anno, hanno iniziato ad avvenire incontri nelle case con più gente, organizzati congiuntamente in base ad un’idea specifi ca, inventandoci eventi
ed azioni come: La cena della prima volta, Campio , La notte autobiografi ca, gli incontri del Centro di Rifl essione Contemporanea e la Paella autoprodotta.
E’ passato così più di un anno da quando iniziai ad andare di casa in casa. La vici-
nanza con le persone è stata la cosa più preziosa , il condividere ad un tale livello off rendoci reciprocamente la nostra compagnia, conversare, mangiare insieme
o andare a fare la spesa. Nomade si sta convertendo in un processo di apprendi-mento personale e artistico molto intenso che mi sta facendo sperimentare ed
assumere un’altra forma di vivere.
Quello che ebbe inizio come un piano temporaneo per non pagare l’affi tto si è convertito in un’avventura di costante scoperta, tanto propria come nei rapporti
con gli altri. Un’altra conseguenza molto positiva è stata che questo progetto mi ha spinto a viaggiare in altre città e Paesi come l’Italia e la Francia, ed anche a
presentare in alcuni di questi luoghi i miei libri.
Allora, qual è l’opera? L’opera è l’esperienza nel suo insieme, gli interventi, la
quotidianità, la rifl essione, tutto insieme, partendo da un’idea, da una proposta iniziale che ha generato una serie di avvenimenti e di situazioni tra di noi. L’arte
si converte quindi in un mezzo di constante trasformazione e ri-valorazione co-llettiva della nostra quotidianità.
Per comunicare tutta questa esperienza e, allo stesso tempo, trovare persone
che vogliano ospitarmi utilizzo Facebook e un blog in cui scrivo una breve cro-naca riguardo ogni casa in cui vengo ospitato:
www.proyectonomada.wordpress.com
Se vuoi partecipare a questo progetto ospitandomi per qualche giorno, non ha importanza in che città tu viva, scrivimi a: [email protected]
Personajes
Margarita García y Andrés Fresneda. Nuevos
Ministerios, Madrid. Novembre 2012.
Andrea Díaz y sus padres. Pozuelo, Madrid.
Dicembre 2012.
Garazi Valmaseda y Alejandro Simón. Ópera,
Madrid. Dicembre 2012.
George Hutton, Giusepe Filocomo y Robert
Hanson. Malasaña, Madrid. Dicembre 2012.
Aarón Zea. Centro, Medellín. Febbraio 2013. Maria Niki NIraki y Hanne Bleichert. Puente
de Vallecas, Madrid. Marzo 2013.
Jacquie Ordóñez. Malasaña, Madrid. Marzo y
Settembre 2013.
Verónica Adame. Saint Andreu, Barcelona.
Aprile 2013.
Elisa Fuenzalida y Manu Erzgraber. Urgel, Ma-
drid. Giugnio 2013.
Diego Abín. Lavapiés, Madrid. Luglio 2013.
Damián Vásquez. Fondo, Barcelona. Luglio
2013.
Laura Rodríguez. Raval, Barcelona. Agosto
2013.
Ana Hernández. Ciudad Lineal, Madrid.
Settembre 2013.
Andrea Ríos. Mohammedia, Argel. Agosto
2013.
Francisco Martínez y sus padres. Palomas,
Madrid. Septiembre 2013.
Eloy Cruz, Rocío Arjona y Héctor Martín. Ba-
tán, Madrid. Ottobre 2013.
Pilar Barrios y Rubén Silva. Bilbao, Madrid.
Ottobre 2013.Eva Parra. Chueca. Madrid. Ottobre 2013.
Isabel Gómez y Seamus. Cercedilla. Novem-
bre 2013.
Emilia Garcia-Romeu y Agapi Fasoula. Lava-
pies, Madrid. Ottobre y Dicembre 2013.
Trovador de Alvernia y Txis. Salamanca. No-
vembre 2013.
Claudia Albuquerque. Huerta Otea, Salaman-
ca. Novembre 2013.
Elias Taño y Carla Chillida. Patraix, Valencia.
Gennaio 2014.Carla Pereira. Benicalap, Valencia. Gennaio
2014.
Messaggero
Questo progetto nacque dalla necessità di pagarmi i trasporti. Da qualche anno off ro messaggi e, per questo, mi venne in mente che mentre usavo la metro a
Madrid, ogni giorno, avrei potuto off rire messaggi ai passeggerx e scambiarli con monete per pagarla. Salivo sulla metro e raccontavo proprio questo, che sta-
vo facendo una ricerca su come vivere dell’arte e che mi era venuto in mente…
Scrivevo messaggi a macchina in un foglio, li tagliavo e li mettevo in una vecchia
lampada. Così, quando dovevo utilizzare i mezzi pubblici off rivo i messaggi ai passeggeri in cambio della moneta che desideravano darmi. Le persone estrae-
vano il proprio messaggio e io parlavo loro delle possibili interpretazioni. Con queste azioni mi pagai una buona parte delle mie spese di trasporto.
I messaggi erano frasi o parole, generalmente imperativi che parlavano di azioni
specifi che o dei modi in cui potevano essere realizzate. Altre volte erano inve-ce domande o aff ermazioni. Ad esempio: aspetta tre giorni/ ripeti/ ancora no/
sorprendilo/ mettiti in gioco/ parla chiaro/ è un processo/ perché vuoi questo?
L’idea di questo progetto era mettere i messaggi in relazione con la vita delle persone, generando in esse domande o rifl essioni. Cercavo di essere un mezzo
tra la parola e la sua lettura, applicata all’esperienza quotidiana dei passeggerx, come un messaggero che unisce i messaggi con i loro destinatari con l’idea che,
per qualche motivo, i messaggi appaiono in un momento preciso e dipende da noi imparare ad interpretarli.
Cominciai con queste azioni timidamente nel novembre del 2012 a Madrid, e
la gente reagì, come anche a dicembre, meglio di quanto aspettassi. In seguito viaggiai in Colombia, modifi cai il mio discorso e iniziai a off rire messaggi nel
Transmillenio, il sistema di trasporti di massa di Bogotà. Andai poi a Medellin, e continuai con queste azioni negli autobus, sorprendendomi per l’interesse delle
persone, giacché a volte erano più i passeggerx che mi chiedevano messaggo che quellx che no. A marzo rientrai a Madrid ma cominciai a sentire che le per-
sone erano annoiate e di malumore e che non mi prestavano più attenzione. Un giorno salii in un vagone e dissi semplicemente che avrei regalato messaggi a
chi li volesse. Il cambiamento fu totale, riuscii a far sorridere la gente, e mi resi conto che invece di chiedere soldi alle persone dovevo che regalare messaggi,
per cui inziai a immaginare forme in cui qualcuno paghi per me il trasporto con l’accordo di regalare messaggi nel metro.
Questo progetto continua, dò ancora messaggi alla gente, ma al momento non nei mezzi pubblici , che ultimamente uso poco, e senza che ci sia scambio di
denaro.
MESE REDDITO
Noviembre 40,96 €
Diciembre 25,22 €
Febrero 33850 pesos
14,10 €
Marzo 23,9 €
TOTAL 104,98 €
[In Youtube: Mensajero, Alexander Ríos + Metro Madrid / Transmilenio Bogotá / Bus Medellín.]
VIVO DELL’ARTE?
Da quando ho iniziato con questo progetto, sono riuscito a coprire due terzi di
quello di cui ho bisogno per vivere. Conduco una vita a basso costo, spendendo solo il necessario, e con la difficoltà di non poter assumere spese extra. L’aiuto
della mia famiglia mi da un margine di manovra per non dover concentrarmi nell’ottenere più denaro, ma so che sta per arrivare il momento di mettere
in campo nuove idee che mi permettano di avere maggiore indipendenza e stabilità.
MONEY MONEY
Dall’ottobre del 2012, quello che ho ottenuto con i libri ed i messaggi, più quello che ho risparmiato in affitto attraverso Nomade, somma approssimativamente
7200 euro. Ho bisogno di circa 300 euro al mese per vivere, a seconda della città e del luogo in cui viva, senza contare i trasporti per spostarmi.
TENTATIVI
Durante il 2013, mentre sviluppavo i miei progetti mi sono anche presentato a vari bandi di concorso, la maggior parte dei quali riguardava il tentativo di vivere
dell’arte, venendo selezionato in: Acciones Complementarias BBAA UCM. Visionado de Portafolios. Acciones Complementarias BBAA UCM. SeAlquila
Mercado. Queerartlab Space /ID Madrid. QueerartlabSpace Bologna, Intransit y Salón de Verano. Y no siendo seleccionado en: Becas de Residencia Casa de
Velázquez. Bienal Mediterránea 16. Caffe Dosier. Libros Mutantes. Entreacto. Circuitos de Artes Pláticas. Comunidad de Madrid. Injuve. Can Felipa.
DOPO I DUBBI
Il bilancio dei concorsi? All’inizio, regolare. Dopo aver insistito per un anno, di fare
portfolio, scrivere proposte, curriculum, statements, mi sono rimasti: 80 euro, una settimana gratis in un hotel di Madrid che non ho utilizzato, vari contatti e
l’opportunità di vendere libri in un paio di buoni eventi. Buone esperienze, ma pensando a vivere dell’arte il bilancio è povero. I giurati e la commissione non
premiano le mie idee. Non sono così bravo come credo? Scoraggiamento. Dubbi. Ma negli ultimi mesi hanno iniziato a prestarmi più attenzione, sicuramente
per la mia perseveranza come nomade e alla mia costante ricerca. Sono stato selezionato anche in un paio di concorsi a Madrid, il che mi ha dato maggiore
visibilità. Ma questa è una conseguenza del mio lavoro diretto con le persone, che per fortuna potrebbe continuare, indipendentemente dal riconoscimento
da parte delle piattaforme del mondo dell’arte.
SUPPORTO?
La maggioranza dei sistemi di supporto istituzionali per artisti si basano sulla
competizione, sul premiare pochi, sul celebrare la genialità del “migliore”. La società ha bisogno del lavoro di molti artisti, o solo di pochi, “i migliori”?
GENERAZIONI PERDENTI
Esempio: come appoggiare artisti giovani con 144.000 euro? Premiando a 12 stelle? Bilancio del 2013 della convocatoria Generazioni della Banca Caja
Madrid: 12 artisti con carriere promettenti. 824 artisti giovani senza appoggio. Appoggio al 1’5% degli artisti giovani residenti in Spagna.
AUTO
Va bene, quindi, che ogni istituzione spenda il denaro come meglio creda,
forse continueremo a chiedere il loro appoggio, continueremo a partecipare a concorsi, ma intanto ci conviene mantenere i nostri progetti, cercando
nuove forme di finanziamento e circolazione per le opere, altrimenti il nostro continuare o mano con la pratica artistica potrebbe dipendere dal piacere o
meno ai giuratx del momento. Parole chiave: fiera, collettivo, crowfounding e molte delle parole che cominciano per auto-.
CONSEGUENZA
E se non necessitassi che qualcuno apprezzi il mio lavoro artistico per poterne vivere? E se non ho bisogno di una istituzione che faccia da intermediaria tra
la mia opera e la gente? Mi sento più leggero ogni volta che rinuncio all’ideale di esporre in gallerie, anche nei musei. La differenza sta nel fatto che essere
riconosciuto sia una conseguenza e non un obiettivo.
ITALIA
La vita mi sta portando in Italia. Venni selezionato per partecipare al Queer Art
Lab a Bologna ad aprile, e due mesi più tardi tornai per Crack!, il grande festival di autoproduzione di Roma che mi motivò a tradurre il libro sulla crisi in Italiano.
Appaiono persone che si offrono per tradurre i miei libri facilmente, come Francesca con questo stesso scritto. Adesso ho molti libri con me, e contatti
per viaggiare e cercare case e fare presentazioni in Italia quest’estate. Il sud mi chiama.
arte e denaro
arte per denaro
arte senza denaro
arte di denaro
arte più denaro
arte o denaro
arte con denaro
arte è denaro
arte __denaro
PREMESSE
La cosa più interessante di tutta questa esperienza è lavorare così vicino alla
gente, tanto negli spazi privati quanto in luoghi pubblici. Quello che iniziò come una ricerca economica si sta convertendo in una filosofia di vita che coinvolge
la mia quotidianità e la mia pratica artistica, dove il denaro passa in secondo piano, poiché continua ad essere necessario ma non è l’obiettivo principale.
INTERESSE
Si dice che la gente non si interessa all’arte ma sarebbe meglio chiedere: quanto interessati siamo gli e le artistx ad offrire il nostro lavoro alla gente?
VUOI ESSERE FAMOSO?
Tanto preoccupati ad essere riconosciuti, essere presi in considerazione
dalle giurie, le commissioni, le gallerie, tanto preoccupati noi giovani artistx nell’affannosa corsa a che tutti si rendano conto di quanto siamo geniali. L’ego
dell’artista annoia. Annoia l’ambiente artistico di per sé. Tanto potere e tanto addomesticato.
PER CHI?
La differenza tra il fare un’opera che costi 2000 e che venga comprata da una
sola persona, o fare 10 opere che costino 200 e che vengano comprate da 10 persone o farne 100 che costino 20, o farne 1000 che costino 2 o addirittura fare
un’opera che non costi niente a nessuno. Infinite possibilità.
DARE
“Quello che ti mostreremo non è solo per te: il seme si da al seminatore affinché
faccia germogliare la terra. Quello che ti verrà dato, sarà anche per gli altri. Se lo conservi lo perdi. Se lo dai, alla fine riuscirai ad averlo”. Il maestro e le maghe,
Alejandro Jodorowski
PUBLICO
Avvicinare l’arte alla gente, e in quanto possibile a quellx che non hanno contatto con l’arte, cercando nuove forme di relazione, e invitando anche a
creare. Artistx siamo tuttx. Irrompere. Offrire. Interrogare. Regalare.
DESTINAZIONE
La differenza tra andare verso un luogo scelto e credendo che sia la cosa
migliore per te ed affidarti alla vita lasciando che ti porti dove sia, confidando che sia questo quello che devi vivere.
PRINCIPIO
Dedicarmi a dare il mio lavoro artistico alle persone, e in questo modo riceverò da loro il necessario per vivere