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3SOMMARIO Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

EDITORIALE

Il prezzo dell’austerità 4Piano di rientro: la stretta sanitaria costacara ma stempera le apprensioni losblocco del tesoretto con 2 miliardi inarrivo in tempi stretti. Trasmissibilitàdella professione: non è corporativismoma una risorsa in più. Forum dell’Ordinesul parto cesareo.

PRIMO PIANO

La stagione del dibattito 6OMCeO Napoli scende in campo conun’intensa stagione di forum dedicati ainodi della sanità. Ha inaugurato la serieil focus di ottobre sull’emergenza cesa-reo. Sette specialisti al lavoro sul con-troverso fenomeno: gli Atti in questonumero insieme ad un piano d’azione.

L’INIZIATIVAIppocrate al tempo di Internet 17Sulle autostrade on line una grandebiblioteca globale: è l’informazione pla-netaria targata Internet, destinataa ridi-segnare anche il mondo della medicina.L’Ordine dei Medici napoletani avvia tragli iscritti un’approfondita riflessione sultema con un questionario ed un conve-gno.

OPINIONINumero chiuso, equivoco cronico 21La Facoltà di Medicina ai tempi del libe-ro accesso. Rivisitazione, sul filo dellamemoria, di un passato irripetibile nelbene e nel male. Consuntivo di un pre-sente sul crinale scivoloso del NumeroChiuso. Tra eccessi e voglie di ripro-

grammazione lo spettro dello spopola-mento dei camici bianchi e dell’Europadei “medici di ventura”.

RIFLETTORIQuestione di cuore 22Lions International e Dipartimento diScienze Cardiovascolari della FedericoII: patto a due per la promozione dellaCarta del Rischio Cardiovascolare, stru-mento primario per prevenire infarto eictus.

HPV, sorvegliato speciale 24Papillomavirus umano: la vaccinoprofi-lassi come arma vincente. La scarsaadesione delle dodicenni alle campagnevaccinali gratuite.

CULTURA

Il mito dell’isola deserta 25Robinson Crusoe o il fascino eternodella solitudine costruttiva. Un eroe inbilico tra ragione e mistero.

Le risposte dei sapienti 26“Aforà. Le emozioni della ragione”: unlibro per capire la vita attraverso le sen-tenze degli uomini illustri.

NEWSPresepe e centenario: doppia festa 27Gran novità nella sede dell’Ordine: ilpresepe “colto” firmato dal gastroen-terologo Alessandro Sergio. E il 17dicembre un evento per celebrare ilcentesimo anniversario degli OrdiniMedici e brindare al Natale.

Deficit uditivo: l’ANSOA fa il punto 28Un convegno per l’adozione di lineeguida, finalizzate all’uniformità prescritti-va delle protesi acustiche per bambini eadulti.

Allarme smog: specialisti a confronto 30A S. Sebastiano al Vesuvio tavola roton-da sulla relazione tra inquinamneto epatologie tumorali e respiratorie.

ADDIS, nuovi modelli di assistenza 32L'Associazione Dirigenti DirettoriSanitari si riunirà in congresso il 15 e 16dicembre sul tema delle cure domiciliariin Campania.

Al centro del giornale il sondaggiodell’Ordine su medici e web con ilquestionario staccabile da compilaree spedire via fax a OMCeO Napoli.

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Ho colpevolmente trascurato inquesti ultimi editoriali il temadel deficit sanitario regionale e

tutte le conseguenze che ciò stacomportando nei riguardi dellaqualità e dell’intensitàdell’assistenza. Il problemacoinvolge tutti, indistintamente,coloro che lavorano nell’articolatomondo della sanità campana:palpabili sono le preoccupazionidegli operatori sanitari,cominciando da quelle dei medici edegli odontoiatri, ma non si devonotrascurare le apprensioni di coloroche vedono ridurre, nonostante ildiritto costituzionalmente previsto,l’assistenza sanitaria: i cittadini. Itagli nonostante tutto appaionoinevitabili: alcuni ospedali hannocominciato la dismissione dei postiletto, totale o parziale, secondoquanto previsto dal Piano Sanitarioregionale; alcuni laboratorispariranno o saranno accorpati; icontratti di molti specialisti nonsono stati rinnovati; i precariospedalieri entro fine annorischiano il licenziamento. Leproteste delle popolazioni localisono tante, forse qualcunaimmotivata; il rischio di speculazionipolitiche, da qualunque partevengano, anche dall’interno dellastessa maggioranza che governa laregione, sono quotidiane; i mediageneralisti amplificano il tuttocreando una cassa di risonanza chenon sempre aiuta a prenderedecisioni serene. Al momento diandare in stampa ho dovutovelocemente modificare l’editoriale

poiché è arrivata la notizia che iltavolo tecnico tra commissioneinterministeriale e regione, dopo duerinvii, ha concordato lo sblocco diparte dei due miliardi che ilGovernatore della Regionerivendicava. Il problemadell’approvvigionamento dellerisorse, insieme allarazionalizzazione delle uscite, restatuttavia, in prospettiva, il più serioda affrontare. Da anni i cittadinicampani pagano le tasseautomobilistiche e i carburanti piùcostosi del Paese, l’irpef è giàaumentata ai livelli massimi, qualeulteriore possibilità di rivitalizzare leesangui risorse finanziarie? Il 4ottobre sono stati pubblicati sulBURC una serie di Decreticommissariali, dal 50 al 53, tutti conoggetto la compartecipazione degliassistiti alla spesa: farmaceutica,termale, specialistica e di prontosoccorso (codici bianchi). Già con lariforma del titolo V della Costituzionee la conseguente regionalizzazionedella sanità è scemataquell’universalità che aveva vistoprimeggiare il nostro SSN rispettoalle sanità di altre nazioni, la

sussidiarietà inoltreè oramai un lontanoricordo, per questoritengo chel’introduzione dei ticket siadecisamente iniquo,sfavorendo le categorie più deboli(cronici, anziani, disabili) einterrompendo quella catena disolidarietà trasversale anch’essafondamentale per il funzionamento delsistema pubblico. A questo punto undubbio si insinua: ma il sistemapubblico riuscirà a essere mantenutoin Campania? A breve analizzeremoanche il tema dei costi standard e laricaduta che questi avranno nellanostra regione e cercheremo dicapire come verranno impiegati ifondi sbloccati.

Anche in questo numero siriparla dei test di accesso allefacoltà mediche. Pensavo di

aver già espresso il mio pensiero inmaniera compiuta, tuttavia qualchecollega mi ha sollecitato ad unaulteriore riflessione, che non avreimai espresso ad un giornalista, ondeevitare virulenti attacchi contro ilcorporativismo della categoria,relativamente alla possibilità diimmaginare per i figli dei medici edodontoiatri maggiori opportunità.Ebbene ritengo che dovrebbe essercimaggior spazio per i nostri ragazzi,non perché creda nella trasmissionedelle capacità mediche attraverso ilDNA, ma perché un ragazzo che vivein ambito familiare l’esperienza, siaessa deludente o esaltante, dellaprofessione di uno o entrambi igenitori, avrà la giusta consapevole

Tagli e ticket

4EDITORIALE Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

Gabriele PeperoniPresidente OMCeO - Napoli[

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maturità perscegliere se

fare o meno ilmedico o

l’odontoiatra. Nelcaso dell’odontoiatria,

poi, bisogna tener contoche vi sono alle spalle una serie

di notevoli investimenti, non soloprofessionali ma anche economici,che andrebbero irrimediabilmenteperduti. Voglio sgombrare il campoda ogni possibile riferimentopersonale non avendo figli chevogliono fare medicina oodontoiatria (essendo già daqualche hanno iscritti adingegneria e all’Orientale) e inoltrela mia affermazione non vuoleessere una facile captatiobenevolentiae per qualche medicodi mezza età, la mia è solo unavalutazione serena di ciò che hovisto in questi ultimi anni: colleghidelusi dai risultati dei figli,combattuti nella difficilevalutazione per l’iscrizione a facoltàestere, in qualche modoeconomicamente colpiti. Mirafforza in questa idea la statisticadei professionisti che svolgono lastessa attività del genitore in Italia,

suddivisi per settori di laurea: 43,9%Architettura, 42% Giuridico, 40,8%Farmaceutico, 39,2% Ingegneria,38,6% Medico. Quale possa esserela soluzione è difficile daindividuare ma almenocominciamone a parlare.

In questo numero ci occupiamo diun altro tema spinoso che emergein Campania e nella provincia

napoletana: l’alto numero dei particesarei! Abbiamo ritenuto comeConsiglieri dell’Ordine capire ilfenomeno al fine di porre deicorrettivi che vengano dalla stessaprofessione. Per l’attuazione di taleprocesso abbiamo utilizzato unametodica che penso possa esserela più condivisa possibile, anche seper il nostro Ordine innovativa,abbiamo cioè utilizzato ilmeccanismo del forum, condotto daun giornalista e coordinato dalcollega Bruno Zuccarelli. Sel’esperimento sarà apprezzato dagliiscritti potrebbe essere ripetuto peraltri grandi temi che riguardano laprofessione. Speriamo comunqueche il forum sia da stimolo affinchéqualcosa cambi nell’approccio alparto da parte dei colleghiginecologi. Altre iniziative sarannoprese a breve. Continuate a seguircie buona lettura.

Bollettino Ordine dei Medici

Chirurghi e degli Odontoiatri

di Napoli e Provincia

Fondato nel 1913 - Anno 80 - n. 7Ottobre/Novembre 2010

Direttore

Gabriele Peperoni

Direttore Responsabile

Antonio Di Bellucci

Coordinamento redazionale

Umberto Zito

Comitato di Redazione

Silvestro CanonicoAngelo CastaldoFrancesco Saverio D’AscoliAntonio De RosaOttavio DelfinoGiuseppe GalanoGregorio LainoFabio LucchettiRoberto MartinaSanto MonastraAndrea MontellaMauro MutoGaetano PiccinocchiVincenzo SchiavoSilvestro ScottiLuigi SodanoGiuseppe TortorielloFulvio TurràGiannamaria VallefuocoFrancesco VerdeGennaro VolpeBruno Zuccarelli

Segreteria di redazione

Raffaele Di Lorenzo

Responsabile comunicazione

e relazioni esterne

Antonio Chiacchio

Progetto grafico

e consulenza editoriale

AlbatrosNews - Iuppiter Group

Stampa

Litografia Buonaurio SrlVia IV Novembre, 6 - Casoria (Na)

Amministrazione

Piazza Torretta,9 - Napolitel. 081/660517 - 660544 - 660707

Pubblicazione autorizzata dalla Cancelleriadel Tribunale di Napoli n°99/1948

5EDITORIALE Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

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L’allarme ministeriale, firmato da Ferruccio Fazio,sull’eccessivo ricorso al bisturi in sala parto ha rilancia-to l’inquietante paesaggio di numeri che scortano la pra-tica del taglio cesareo in Italia. Un altolà che ricalca la re-primenda rivolta dall’OMS nei confronti del Belpaese:ad onta, infatti, del tetto del 16% imposto dall’Organiz-zazione Mondiale della Sanità come limite tassativo allaquota annuale di parti non naturali, la penisola veleggiaintorno al 38%. E se l’Italia finisce in castigo, al suo internola Campania finisce in cima alla lista delle regioni dal ta-glio facile con il poco invidiabile dato di un 62% che, ul-teriormente scomposto, rivela a sua volta il 78% da recordregistrato nelle strutture private. Cifre crude che circo-scrivono nitidamente il perimetro del fenomeno e che ri-accendono il dibattito tra le parti in causa: autorità sa-nitarie, classe medica e, inevitabilmente, parti sociali. Loscenario è tentacolare e mal si presta ad interpretazioniunivoche e strategicamente risolutive. Una certezza tut-tavia esiste e mette tutti d’accordo sullo spunto di par-

tenza, che è poi quello profeticamente indicato da "Lan-cet" nel 1999: "Quando il taglio cesareo in una popola-zione aumenta oltre i livelli clinici necessari, i rischi pos-sono superare i benefìci". Su questo sfondo, allora, si in-serisce l’iniziativa di OMCeO Napoli che, in linea con lapolitica di partecipazione dinamica agli scenari socialiinaugurata dalla presidenza Peperoni, ha raccolto, loscorso 4 ottobre, sette specialisti intorno ad un tavolo, in-vitandoli ad un serrato confronto sul tema "Emergenzacesareo: criticità e proposte". In sintesi un summit, arti-colatosi poi nei fatti con modalità ibride decisamentesingolari: certamente un forum, infatti, declinato peròcon la dialettica di un dibattito operativo. L’esito è statoquello di una corposa panoramica sullo stato dell’arte icui atti sono fedelmente riportati in questo numero delBollettino. Contributi che, lungi dall’essere uno sconta-to esercizio di calligrafia sanitaria, vanno invece prag-maticamente al sodo, condensandosi infine in un com-battivo manifesto strategico.

PRIMO PIANO Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

PARTO CESAREO,DIAMOCI UN TAGLIOBisturi oltre ogni limite, il Forum dell’Ordine

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7PRIMO PIANO

Italia maglia nera e Campania record: il parto cesareo è ormai no limits.Malcostume o fatale trend economico-culturale? Anatomia di un fenomeno. Spunti e risposte nel Forum “Emergenza cesareo: criticità e proposte”, tenutosi lo scorso 4 ottobre presso la sededell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Napoli

Partecipanti: Nicola Colacurci (responsabile Dipartimento AssistenzialeIntegrato Funzionale di Ginecologia eostetricia P.O. Incurabili), Mariano Iaccarino(primario ostetrico-ginecologo emerito Asl Na1), Ciro Guarino (direttore Struttura Complessa U.O. di Ostetricia e Ginecologia Osp. S. Leonardo di Castellammare di Stabia), Piero Iacobelli (direttore II Livello U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia Osp. Buonconsiglio-Fatebenefratelli), Riccardo Arienzo(primario Div. Ostetricia e Ginecologia Osp.SS. Annunziata - segr. AOGOI Campania), Francesco Buoninconti (specialista ambulatoriale), Paolo Puggina (direttore U.O.C. Osp. Evangelico “Villa Betania”)

Moderatore: Bruno Zuccarelli (segr. Consiglio Direttivo OMCeO Napoli)

Zuccarelli: Essere messi all’indice come re-gione record di uno Stato che è maglia nera perla percentuale di cesarei, non è certamente lu-singhiero. Con questa premessa tutti, a comin-ciare da noi medici, devono fare la propria par-te. Nella classifica nazionale dei cesarei in Cam-pania si registra il 62% con un picco del 78% nel-le cliniche private. Si tratta di un fenomeno pa-tologico o ci sono motivazioni esterne che ge-nerano questa tendenza?

Colacurci: L’attuale incidenza di cesarei haorigine multifattoriale di carattere organizza-tivo e sanitario. Ad esempio l’ estrema polve-rizzazione dei punti nascita a Napoli e pro-vincia (42 punti in tutto di cui 21 privati ac-creditati, 2 totalmente privati, 17 pubblici da riferire adAsl e Università, e 2 istituti religiosi pubblici convenzio-nati): in Campania, insomma, si partorisce nelle strutture

private accreditate (46% dei parti totali). Si con-sideri che il 16% dei ginecologi lavora nei cen-tri pubblici e l’84% fa libera professione. È, per-tanto, preminente il rapporto fiduciario don-na-ginecologo mentre scarsa è la fidelizzazio-ne verso strutture sanitarie pubbliche con il ri-corso alla struttura pubblica solo in caso digravidanza pericolosa. Per gravidanze a bassorischio si va in centri privati. Poi vi è il fattoredegli organici sperequati: nel pubblico, strut-turato, il personale è in continua diminuzionein quanto non sostituito in caso di pensiona-mento, nel privato prevalgono professionisticon rapporto di libera professione. Dunque:carenze strutturali in quanto a dotazioni ed or-ganico, negli ospedali pubblici, carenze regio-nali di TIN e di terapie sub-intensive, di tera-pie pubbliche, cattiva integrazione territo-rio/ospedale, mancata realizzazione del per-corso nascita, infine le responsabilità del per-sonale sanitario con comportamenti difensivie accondiscendenza a richieste materne nonsempre motivate.

Zuccarelli: Quali le differenze più significa-tive tra pubblico e privato?

Iaccarino: Ci sono ed è innegabile. Il partovaginale è un evento che richiede assistenzacon personale specializzato e necessita di tem-po e molto lavoro. Il cesareo è più comodo: farisparmiare tempo ed energie. Ecco perchémolti medici, che frequentano le cliniche pri-vate oltre l’ospedale, propendono per il cesa-reo, anche considerando che la soluzione del-le problematiche è ottimale: tre giorni di de-genza e una buona ripresa, minimi danni bio-logici. Tra i fattori culturali c’è la propensionefemminile a non voler soffrire. Rispetto al pas-sato c’è un’aspettativa diversa nei confrontidella gravidanza e del parto che devono esse-re protetti al massimo per tutta la loro durata:i molteplici controlli durante la gravidanzahanno generato maggiore aspettativa nella par-

toriente. Le garanzie tecniche hanno ridimensionato ilmedico, non più santone come una volta. Il dato di fat-to incontrovertibile è che tutto il mondo evolve verso il

Riccardo Arienzo

Francesco Buoninconti

Ciro Guarino

Mariano Iaccarino

Piero Iacobelli Nicola Colacurci Paolo Puggina

Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

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8PRIMO PIANO Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

cesareo: negli Stati Uniti, ad esempio, l’incidenza è circadel 38%.

Zuccarelli: Se negli USA la quota di cesarei è del 38%,ciò vuol dire che le linee guide Oms con la quota del 16%non sono più adeguate?

Iaccarino: Le linee Oms non saranno mai più rispet-tate. L’incidenza del cesareo andrà inesorabilmente avan-ti, eccezion fatta per i paesi sottosviluppati. Si tratta di unadinamica mondiale ma ciò non esclude ovviamente le ne-cessarie regolamentazioni.

Zuccarelli: Se la premessa per la paziente è la fuga daldolore, quali rassicurazioni e quali garanzie assistenzia-li possono essere fornite alla donna in caso di parto spon-taneo?

Iacobelli: La premessa in questione non è valida pertutte le donne. Il condizionamento si avverte soprattut-to tra le fasce popolari. Tra le fasce medio-alte, invece, cre-sce l’opzione del parto normale. In questo caso la par-toanalgesia può aiutare: abbiamo risolto casi di donne an-siose, allentando i dolori e quindi evitando il cesareo. I co-sti, però, sono alti e in generale il parto spontaneo nonripaga lo sforzo compiuto da medici e personale sanita-rio. Una cosa, in ogni caso, è certa: l’organizzazione del-la sala parto gioca un ruolo importante. A livello pubbli-co, poi, fidelizzazione e organizzazione sono fattori cru-ciali.

Arienzo: Senza dubbio talvolta è la paura del doloreuna delle componenti della richiesta di parto per via chi-rurgica. La possibilità di offrire alle gestanti l’anestesia pe-ridurale in travaglio viene a rivestire un ruolo centrale neldiscorso tendente alla riduzione del numero dei tagli ce-

sarei. Più raramente agisce la preoccupazione di un dan-no alle vie genitali. Spesso, però, l’innesco è l’errata con-vinzione che il T.C. garantisca un miglior esito neonata-le, evitando i rischi del travaglio e del parto. Si tratta di unatteggiamento sbagliato che spesso si accompagna allacattiva valutazione dei rischi che inevitabilmente si ac-compagnano all’atto operatorio: atteggiamento che tal-volta non è contrastato adeguatamente dal ginecologoche ha seguito la donna dall’inizio della gravidanza ed èfavorito dai mass media che tendono a banalizzare l’in-tervento.

Zuccarelli: Partoanalgesia. Focalizziamone aspetti efunzione.

Iacobelli: Innanzitutto non è la bacchetta magica. Dicerto aiuta ma rappresenta un problema per le strutturesanitarie visto che non sono previsti rimborsi aggiuntivioltre quello del normale DRG. Al Buonconsiglio-Fatebe-nefratelli, in ogni caso, la partonalgesia si esegue su tut-te le pazienti che ne facciano richiesta.

Iaccarino: La promozione e la divulgazione della par-toanalgesia è strumento idoneo a ridurre l’incidenza delT.C. Le donne del Duemila, infatti, non accettano la sof-ferenza da travaglio. Si tratta comunque di una tecnica in-vasiva che esige personale specializzato in anestesia e ri-animazione che abbia esperienza di tale pratica. Inoltrenon è sempre disponibile nei punti nascita l’attuazionedella partoanalgesia, e ad ogni modo va fatta al momen-to giusto: ciò per evitare danni al feto.

Zuccarelli: Riflettori puntati sulle Linee Guida regio-nali sul cesareo. Sono seguite, sono obsolete, vanno rivi-ste? O esiste un problema nel monitoraggio?

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9Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010PRIMO PIANO

Arienzo: Le linee guida sono il frutto di un grosso la-voro, compiuto da un’apposita commissione nel 2005. In-negabile che parte delle scelte sia frutto di compromes-si che hanno finito col non accontentare nessuno. In unquadro campano decisamente deteriorato, probabil-mente una redazione accettabile di linee guida compor-terebbe la rinuncia a molte prerogative. I punti nascita,poi: non sono sempre rispondenti ai requisiti minimi or-ganizzativi previsti per legge. Le piante organiche non so-no adeguate per travagli difficili e spesso si devono farei conti con la reperibilità dell’anestesista e con la caren-za di personale addetto. Problematiche che gli ospedalipubblici conoscono bene e che rappresentano anch’es-se importanti cause di eccessivo ricorso al parto cesareo,fatta eccezione per alcune isole felici dove è più fortel’impegno e il carisma del primario che dà il buon esem-pio.

Iaccarino: Le linee guida funzionano solo se il perso-nale medico e paramedico, addetto alla sala parto di cia-scun punto nascita, si riunisce di frequente e stabilisceun protocollo clinico di sorveglianza fetale al travaglio eal parto. Tuttavia la valutazione su un punto nascita nondeve prendere in esame solo l’incidenza del T.C. ma de-ve valutare anche l’incidenza dei danni da parto a madree feto, nonché dei contenziosi medico-legali che si veri-ficano in ragione della condotta adottata.

Zuccarelli: Lei, dottor Guarino, viene da una situa-zione, quella del San Leonardo di Castellammare di Sta-bia, dove con la sua équipe ottiene basse percentuali dicesarei. Quali modalità vengono adottate?

Guarino: Non è certo il frutto di un caso. Le linee gui-da che abbiamo elaborato in un libro pubblicato dal-l’AOGOI nel 2008 (“Indicazioni al taglio cesareo tra falsimiti e nuove evidenze scientifiche”), sono un buon pun-to di partenza per un’assistenza ostetrica adeguata. Mala nostra esperienza va inquadrata nell’ottica più ampiadi un modello di organizzazione di unità operativa in cuicentralità della persona assistita, condivisione del pro-getto da parte di tutta l’èquipe e formazione continua so-no elementi irrinunciabili. La necessità di coniugare lamedicina basata sull’evidenza (EBM) con la centralitàdella donna si è sviluppata lungo un percorso articolatoche, utilizzando uno strumento manageriale di gestionedella qualità, ha condotto ad un approfondimento scien-tifico collettivo che ha consentito di sfatare falsi miti chealbergano nella pratica quotidiana e di elaborare proto-colli di comportamento condivisi. Tutto ciò, ovviamen-te, non può prescindere dall’impegno specifico del di-rettore dell’unità operativa: un impegno anche cultura-le che è stato in grado di modificare in positivo l’atteg-giamento culturale dell’utenza locale. Al San Leonardo,infatti, i tagli cesarei su richiesta materna vengono effet-tuati dietro richiesta, hanno bassa incidenza e avvengo-no solo con precesarizzate e solo dopo che la paziente haaffrontato un colloquio di circa un’ora, arricchito da fil-mati e diapositive, con il direttore di reparto: e dopo, disolito, la paziente è più disponibile al parto naturale.

Zuccarelli: Un processo culturale virtuoso che indu-ca al parto naturale è praticabile in un ospedale classifi-cato? Nella fattispecie, dottor Puggina, è operazione ipo-tizzabile in un territorio, come quello in cui si trova Vil-la Betania e cioè Ponticelli. Insomma: come si inverte iltrend del T.C. in tali realtà?

Puggina: Villa Betania insiste su un territorio molto va-sto che abbraccia Napoli e i Comuni vesuviani, con un’u-tenza assai composita di diversa estrazione. La nostraesperienza, che è sempre stata virtuosa nei confronti delparto spontaneo, è cominciata a fine anni Settanta: ab-biamo iniziato 30 anni fa come casa di cura privata e sia-mo ospedale religioso dal 1993. Fin dall’inizio abbiamopuntato all’organizzazione, adottando protocolli inter-nazionali e riducendo l’intramoenia. Tutto è stato fina-lizzato a sostituire il rapporto medico-paziente con quel-lo paziente-struttura: il travaglio, ad esempio, è preva-lentemente seguito da ostetriche che certamente offro-no una risposta più adeguata alle necessità di una par-toriente. Malgrado le difficoltà economiche, poi, abbia-mo perseguito e ottenuto chances importanti come i cor-si di preparazione al parto, la partoanalgesia, il parto inacqua e così via, proprio per dare una risposta adeguatae personalizzata alle diverse richieste delle donne. L’in-versione del trend dei T.C., pertanto, prescinde dal tipodi struttura ma dipende dalla messa in atto dei giusticomportamenti.

Zuccarelli: In che modo lo specialista ambulatoriale,impegnato elettivamente sul territorio, può perorare lacausa del parto naturale presso le pazienti che a lui si ri-volgono?

Buoninconti: Occorre premettere che, a monte, nu-

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10PRIMO PIANO Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

merose pazienti hanno un rapporto profondo col gine-cologo che le ha seguite durante la gravidanza e auto-maticamente preferirebbero affidare allo stesso anchelo step finale del parto. Se ciò non accade, e non accadesoprattutto per motivi normativi, diventa poi arduo co-struire un rapporto di fiducia con la donna. Vorrei, però,dire in premessa che non è, comunque, il caso di demo-nizzare il cesareo che anzi è in aumento negli USA e ne-gli altri Paesi avanzati. È incontestabile, infatti, che ledonne di oggi non accettino l’alea di un eventuale im-previsto e rifiutino, come d’altronde la società nel suocomplesso, di accettare anche solo l’idea della meno-mazione. Non voglio con questo giustificare la deriva pa-tologica della Campania: quel 62% ci dice in realtà chesulla tradizione, su una cultura locale, è calata la scure diuna normativa estranea. Come uscirne? L’impegno delprimario verso la buona pratica deve essere costante.Una condizione che esige professionisti eroici, dispostiad immolare alla statistica la professione privata. Ma unaregione può vivere di eroismi? È stato scritto “Beato ilPaese che non ha bisogno di eroi”. Certo, servirebbero an-che leggi più adeguate. Si devono chiudere i conti con unpassato fatto di piccole strutture private in cui operava-no professori di chiara fama cui tutto era permesso. Oratutto è cambiato e in queste strutture operano in condi-zioni talvolta precarie colleghi che non godono di tuttele garanzie e dei diritti che loro competono. Si devonochiedere per loro condizioni di lavoro davvero uguali aquelle dei colleghi del settore pubblico. il settore pub-blico, a sua volta, oltre alle carenze che lo condizionano,si trova ad affrontare problemi organizzativi enormi.

Zuccarelli: Cesareo e medicina difensiva. Non tutte lestrutture offrono adeguata sicurezza e non tutte poi tu-telano il medico in caso di complicazioni. Qualcuno az-zarda l’ipotesi che si potrebbe cominciare col chiudere

le strutture con meno di 1000 parti all’anno. Opzionepercorribile?

Culacurci: Non è la scelta ideale. A Napoli resterebberoaperti solo Policlinico II e un altro paio di strutture ac-creditate. Ma il discorso sulla medicina difensiva richie-de alcune considerazioni di fondo: essa non va giustifi-cata ma dovrebbero essere risolte le dinamiche che pro-ducono tale atteggiamento.

Se l’approccio guardingo nasce dalla paura del con-tenzioso medico-legale e delle sue ripercussioni sulla vi-ta privata del medico e dei suoi familiari, allora va ga-rantita all’operatore sanitario quella tranquillità lavora-tiva che è prerequisito per un rapporto positivo di fidu-cia tra operatore e luogo di lavoro. Se, invece, nasce dal-la paura di essere inadeguati ad effettuare determinateprestazioni, allora la strategia è implementare la forma-zione tecnico-pratica delle giovani generazioni di medi-ci ed ostetriche. E da tempo, in tal senso, vi è l’impegnomassimo della SUN. Perché la parola chiave è proprioquesta: formazione. E se il bilancio del versante forma-tivo in Campania è fallimentare, la colpa è di tutti, nonsolo a livello universitario.

Zuccarelli: Strutture al di sotto dei 500 parti annuali.Sono ancora una soluzione proponibile? O avere unastruttura più sicura e con medici più formati incide sul-la percentuale dei cesarei?

Colacurci: Il punto con 500 parti può funzionare be-ne e con ricadute virtuose sulle scelte delle partorienti so-lo se a livello regionale diviene struttura privilegiata conorganico qualificato dove chi lavora partecipa ad un per-corso comune di protocolli assistenziali.

Iaccarino: La struttura che ha meno di 500 parti al-l’anno è inadeguata per formare medici. Chi vi operanon può fare carriera. In tali strutture il parto è spessoproblematico e disumanizzato. Nel mio caso, sono an-dato via dal Loreto Mare nel 1996 perché la struttura nonera idonea all’assistenza intramoenia. Ecco perché hooptato per l’attività privata e ho abbandonato il pubbli-co. A proposito di formazione, premesso che il ruolo del-l’ostetrica è centrale, credo che anche i medici debbanoavere adeguata preparazione su questo delicatissimofronte: si tratta, infatti, di un atto molto complesso, tal-volta anche più del cesareo. Si dovrebbe quindi puntaread un sanitario della clinica dedicato a gestire la sala tra-vaglio e la sala parto: le attuali cliniche, invece, vanno be-ne per il cesareo ma non per l’assistenza al parto.

Iacobelli: Organizzazione è tutto. E chi fa mille parti,è più organizzato di chi ne fa 300-400. Al Fatebenefratel-li la struttura è dotata di rianimazione materna e terapiaintensiva neonatale 24 ore su 24 con anestesista, ostetri-ca e neonatologo. La sala operatoria è vicina alla sala tra-vaglio. Con meno di 1.000 parti all’anno mantenere un’or-ganizazione adeguata è antieconomico.

Puggina: È ovvio che punti nascita in cui anestesistae neonatologo non sono in turno ma solo reperibili, of-

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11PRIMO PIANO Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

frono meno sicurezza al ginecologo che vi lavora, il qua-le, per timore di non poter gestire con tranquillità l’ur-genza, preferisce programmare un cesareo. A Villa Beta-nia, nel 2009, abbiamo assistito 1.700 parti con una per-centuale di cesarei del 35%, nonostante la presenza di uncentro per la gravidanza a rischio e una terapia intensi-va neonatale che lavora su grandi numeri. E questi datisono più o meno costanti negli anni.

Zuccarelli: Sulla chiusura delle strutture al di sottodei 500 parti il piano ospedaliero spende tante belle pa-role. La chiusura è realmente la scelta migliore?

Puggina: Sì. Non hanno infatti nessuna funzione for-mativa. Solo chi ha i grandi numeri dalla sua, consentela crescita in esperienza e, quindi, in qualità assistenzia-le del personale medico e ostetrico, e offre anche un’op-portunità formativa per figure esterne quali gli specia-lizzandi e le studentesse ostetriche.

Guarino: Concordo. La Regione doveva agire anni fa.Altre Regioni hanno già provveduto da tempo. Ma l’entelocale è condizionato da motivi politici che hanno sem-pre bloccato questa scelta. Oggi, però, in presenza del pia-no di rientro, è l’unica cosa da fare. Del resto è in giocoanche la sicurezza delle pazienti, oltre che l’appropria-tezza dei tagli cesarei. Inoltre l’enorme numero di clini-che private e convenzionate in cui l’assistenza ostetricaesce troppo spesso fuori dai comuni criteri di compor-tamento, riportando percentuali elevatissime di tagli ce-sarei, esaspera di certo il trend regionale. Quello che oc-corre, allora, sono provvedimenti precisi e non sterili la-mentele.

Arienzo: Il provvedimento di chiusura al di sotto diquota 500 è una misura utile. Ma non l’unica se non la si

accompagna alla riorganizzazione dei punti nascita e aduna saggia gestione del personale che andrà spostato. Ilrischio, però, è che la Regione sbandieri proclami mache poi lasci tutto com’è.

Zuccarelli: DRG e nodo tariffe. Giusto procedere al-l’equiparazione fra parto normale e parto cesareo?

Buoninconti: Sì, potrebbe essere una soluzione. Ma,al di là del problema DRG, punterei piuttosto sul rap-porto medico-paziente, da sostenere con logica premia-le. Mi spiego: noi medici italiani siamo i peggio pagatid’Europa. Se la Regione istituisse incentivazioni specia-li per i ginecologi che, all’interno di un rapporto di fidu-cia con la paziente, si adoperano per il parto vaginale,questo certamente andrebbe salutato come un segnaleconcreto.

Arienzo: Sì, anche se non credo risolva gli eccessi le-gati ai cesarei.

Guarino: La misura più idonea è addirittura l’inver-sione della retribuzione.

Puggina: Anche a me l’inversione dei costi sembraun’opzione appropriata, naturalmente nel contesto an-che di vari altri provvedimenti.

Iacobelli: L’inversione della retribuzione del DRG è in-dubbiamente la strada da seguire.

Iaccarino: Equiparazione o inversione? Non è questoil punto. Di sicuro il taglio cesareo si è autovalorizzato eora va valorizzato il parto vaginale rispetto al cesareo.

Colacurci: Lasciando invariato il DRG del cesareo, au-

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12PRIMO PIANO Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

menterei certamente quello del parto vaginale perchéspesso travaglio e parto richiedono sforzi di gran lungamaggiori.

Zuccarelli: Torniamo sul problema della medicina di-fensiva ma in relazione ai riflessi assicurativi. Di certo lascarsa o inesistente copertura innesca certamente com-portamenti preventivi e deresponsabilizzanti.

Puggina: Una garanzia assicurativa è fondamentaleper lavorare più serenamente.

Arienzo: Uno scudo assicurativo è una tutela impor-tante: in ospedale cambia davvero tutto. Ottenere chesia garantita una adeguata copertura assicurativa a chiopera specificamente in sala parto rappresenta un note-vole passo avanti sulla via della soluzione del problema.Le polizze devono essere controllate e aggiornate ancheconsiderando i livelli dei rimborsi determinati dalla ma-gistratura. Solo così si può dare al personale sufficientetranquillità nell’operare: gli Uffici Legali delle Asl do-vrebbero, di concerto con le compagnie assicurative, stu-diare le varie possibilità di copertura. Bisogna anche te-ner presente il problema delle amministrazioni pubbli-che, o più spesso private, completamente prive, tempo-raneamente o stabilmente, di copertura assicurativa pergli operatori. Ad esempio, lo scorso anno la Asl Napoli 1è stata 6 mesi senza assicurazione ed è facile immagina-re le conseguenze sul piano psicologico e comporta-mentale di medici e ostetriche.

Buoninconti: Un aspetto che mi sembra cruciale èche la copertura assicurativa debba essere estesa ancheai casi di colpa grave. E sull’argomento purtroppo c’èdavvero cattiva informazione. Quindi è il caso di sgom-brare il campo dagli equivoci e adoperarsi per rimedia-

re a questa lacuna.

Guarino: Indubbiamente i contenziosi medico-lega-li ricoprono una parte importante nelle dinamiche pro-fessionali. In particolare, in campo ostetrico-ginecologi-co, l’adozione della medicina cosiddetta difensiva si tra-duce in una maggiore propensione al cesareo, anchequando non strettamente necessario. Tuttavia è impor-tante sottolineare che a monte di questa esasperazioneovviamente ci sono le carenze strutturali ed organizzati-ve del percorso nascite della Regione Campania. In ognicaso, però, è un fatto che il trend nazionale e mondialericonosca i contenziosi medico-legali come ragione prin-cipale degli atteggiamenti difensivi, come del resto haconfermato l’indagine SIGO al riguardo, presentata nel2009.

Zuccarelli: Accoglienza confortevole, umanizzazionedelle strutture. Quanto appeal esercitano questi fattorinei confronti della paziente? E su questo sfondo, qual èil ruolo dell’ostetrico nel parto?

Iacobelli: Al Fatebenefratelli non ci sono grandi con-fort ma la struttura della sala parto è inappuntabile. Il giu-dizio delle donne ovviamente investe l’accoglienza ma èil rapporto con una struttura funzionante che ai loro oc-chi acquista maggiore importanza. L’ostetrica? Il ruolodelle operatrici è essenziale: proprio il contributo di oste-triche di qualità mi ha spinto alla crescita del numero deiparti. Anche in questo caso però una buona organizza-zione è indispensabile.

Iaccarino: Umanizzazione del parto significa per ladonna anche il diritto a scegliersi il personale che deveassisterla durante il parto. Considerazione che automa-ticamente si aggancia alla necessità di corsi di formazio-

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13Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010PRIMO PIANO

ne appropriati. Una valida presenza ostetrica, poi, è no-toriamente un pilastro del percorso di nascita. Le oste-triche devono essere, dunque, valorizzate e ad esse si ri-chiede anche di lavorare in maniera condivisa con il me-dico: in questo contesto svolgono un ruolo primario nelrispetto dei protocolli dell’ospedale o della casa di cura.

Colacurci: Personalmente, presso gli Incurabili, vivouna realtà problematica: realtà che la dice lunga sulladifferenza tra pubblico e semipubblico. Comfort? Certovorremmo, ad esempio, l’aria condizionata ma poi spes-so non abbiamo lenzuola o carta igienica: ad essere di-versi sono i livelli minimi.

Zuccarelli: Le vostre strutture seguono le Linee Gui-da regionali?

Colacurci: Nel caso degli Incurabili, sicuramente ab-biamo fatto protocolli condivisi che tengono conto ingran parte delle Linee Guida del 2005. Linee splendide matroppo teoriche. Per cambiare ci vuole la condivisione delpersonale: solo questo consentirebbe una totale appli-cazione dei criteri indicati.

Iaccarino: A mio avviso le Linee non vanno riviste masolo perfezionate. Nei fatti solo qualche casa di cura con-venzionata le applica.

Iacobelli: Le linee Guida vanno osservate perché so-no una buona base per organizzare il lavoro. Al Fatebe-nefratelli, comunque, abbiamo linee personalizzate chesono rispettate dai medici. E se non lo fanno, questo vasegnalato nelle cartelle cliniche.

Guarino: Al San Leonardo, dopo un’attenta e scrupo-losa revisione della letteratura internazionale, abbiamoelaborato alcune linee guida che abbiamo poi pubblica-to in un libro. Precetti che, però, da soli non bastano.Fondamentale, infatti, è una adeguata revisione del mo-dello organizzativo del reparto.

Buoninconti: Non sono certo le Linee Guida, e la lo-ro maggiore o minore osservanza, la causa scatenantedell’aumento dei parti cesarei.

Zuccarelli: Il ruolo delle istituzioni all’interno del pro-blema. E’ chiaro che la politica da sola non basta. Qualepuò essere il contributo operativo della classe medica edelle sue organizzazioni alla realizzazione della buonapratica nel riequilibrare le diverse tecniche in sala par-to?

Colacurci: Il contributo della classe medica, e anchequello delle ostetriche spesso dimenticato, è fondamen-tale. Dobbiamo puntare ai seguenti punti strategici perla riduzione del cesareo: definizione e condivisione del-le indicazioni al T. C. elettivo e delle procedure di indu-zione al travaglio, implementazione all’impiego del car-togramma, revisione delle procedure assistenziali e del-le posizioni della gestante attualmente in uso nella 2° fa-

se del travaglio, maggiore attinenza in sala travaglio/par-to alle procedure condivise, migliore conoscenza del riskmanagement, maggiore integrazione tra operatori, par-tecipazione motivata agli ambulatori di gravidanza a bas-so rischio e di gravidanza a termine, attenzione al rap-porto umano, presenza attiva del partner della gestante,realizzazione di brochure sui vantaggi del parto sponta-neo, programmazione della riduzione di T.C. sulla basedi aree reali di intervento e relative epidemiologie.

Iaccarino: Il punto di partenza è il controllo quanti-tà/qualità. I punti nascita, inoltre, devono essere effi-cienti e in grado di evitare e/o riparare eventuali com-plicanze e danni da parto vaginale o taglio cesareo. Ciòsi realizza preparando una classe medica e di ostetriche,addetta alla sala parto e alla sala travaglio. In questi ulti-mi mesi abbiamo avuto notizie di un numero eccessivodi morti materne, conseguenti a T.C. ripetuti. Il punto na-scita, dunque, deve garantire alle operande di T.C. itera-tivo la presenza ininterrotta di un’équipe operatoria, pre-parata ad intervenire anche con l’isterectomia.

Iacobelli: Senz’altro condivisibile il controllo qualità-quantità sulle strutture. Ma la classe politica deve esse-re disponibile ad ascoltare le indicazioni della classe me-dica.

Puggina: Nessun dubbio che vi debba essere un im-pegno delle istituzioni nel perseguire gli obiettivi, ma ri-tengo che non si debba unicamente riversare il proble-ma sulle donne o sulla politica. Ribadisco, quindi, i com-portamenti che deve mettere in atto la classe medica:dobbiamo puntare ad una preparazione maggiore. Il re-parto da me diretto, intanto, si attiene ad alcuni princì-pi: spersonalizzazione del reparto rispetto al medico cheha seguito la gravidanza e valorizzazione della risorsa

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ostetrica. In tal modo viene meno la tentazione di “pro-grammare” la nascita e, laddove il parto si presenta co-me fisiologico, le ostetriche, in base al ruolo che compe-te loro, tendono a ridurre il ricorso alla medicalizzazio-ne. Esistono, poi, diverse possibilità di parto. Oltre allapartoanalgesia, dal 2009 si può scegliere il travaglio/par-to in acqua. Le donne, inoltre, guidate dalle ostetriche,possono partorire in posizioni libere, in maniera da ri-durre anche il ricorso all’episiotomia. Importante, poi, èil corso di preparazione al parto, gestito dalle ostetriche.Infine occorre promuovere il parto vaginale dopo un ce-sareo in quanto un ulteriore problema è il numero cre-scente di cesarei pregressi.

Guarino: La classe medica è protagonista nella sani-tà e, dunque, come tale, ha l’obbligo di adoperarsi in mo-do concreto al cambiamento attraverso un processo cul-turale e scientifico di responsabilizzazione. Servono, al-lora, aggiornamento continuo e condivisione delle in-formazioni al fine di una maggiore omogeneità dei com-portamenti e delle procedure, senza mai dimenticare ilnobile precetto della tutela del benessere materno e fe-tale secondo “scienza e coscienza”. In questo percorso èfondamentale il ruolo delle organizzazioni sanitarie edelle società scientifiche che hanno il compito di affian-care gli specialisti nel programma di promozione del par-to spontaneo, oltre che di curare gli aspetti preponderantidell’attività professionale, quale, ad esempio, l’aspettomedico-legale.

Arienzo: Dobbiamo darci da fare noi medici: orga-nizzare, ad esempio, incontri monotematici su tutto ciòche riguarda il tragitto che conduce al parto. Un punto,però, mi sembra cruciale: occorre uscire dall’equivocodell’autodeterminazione delle donne. Tecnicamente, in-fatti, nessuno nega il sacrosanto diritto delle donne a de-cidere di sé e delle modalità di parto. Ma in pratica lo di-menticano in molti: la Regione Campania non riconoscela libera scelta della donna come causa giustificativa delcesareo. Urgono, quindi, norme chiare, univoche e ugua-li per tutte le Regioni.

Buoninconti: Ai medici tocca una funzione di spinta.Ma se la politica non assolve il suo ruolo, gli scenari ope-rativi saranno sempre assai problematici.

ConclusioniZuccarelli: Mi sembra che il Forum si sia dimostrato

un’efficace occasione per raccogliere spunti propositivie operativi. Sicuramente avere la maglia nera trova mo-tivazioni di tipo organizzativo, culturale ed economico.Proviamo a sintetizzare in dieci punti la nostra fotogra-fia

1) È opportuno che la Regione proceda alla chiusura distrutture al di sotto dei 500 parti annuali per una mag-giore sicurezza delle prestazioni per il paziente e peril medico con la garanzia dei requisiti minimi.

2) Da più parti si auspica l’inversione DRG sulle tariffe

fra parto normale e cesareo o, quantomeno, l’equi-parazione delle stesse così come è stato fatto già in al-tre Regioni.

3) Diverse strutture sono senza assicurazione per i me-dici: questo è un “vulnus” che va assolutamente eli-minato. Va garantita anche la colpa grave.

4) Ci vuole un maggiore coinvolgimento della ostetricaper seguire il parto normale.

5) È ineludibile riaprire il turn over del personale perdare la possibilità ai giovani di inserirsi dopo adeguataformazione sul campo.

6) Revisione degli organici delle strutture pubbliche eprivate per garantire la sicurezza delle prestazioni.

7) Accelerazione del processo di umanizzazione dellestrutture e dell’ambiente.

8) Revisione delle linee guida regionali con impegno del-la classe medica a seguirle ed eventualmente ad inte-grarle con delle guide della propria unità operativa.Ogni unità operativa, poi, si impegna a consegnare leproprie linee guida al proprio Ordine provinciale.

9) È urgente una normativa sull’autodeterminazionedella donna.

10) È opportuna una sensibilizzazione da parte dellastruttura al parto spontaneo nelle primigravide.

L’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, inol-tre, deve avviare un’azione concertata con la Regioneper:- La promozione della partoanalgesia- La redazione di un documento pratico sul percorso-

nascite- Lo sviluppo del rapporto donna-struttura rispetto a

quello donna-medico- Lo sviluppo della formazione specifica e l’organizza-

zione di nuovi corsi di preparazione al parto- La ricerca di nuove strategie per la diminuzione dei

contenziosi medico-legali.

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15Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010PRIMO PIANO

Allarme malasanità, cresce la voglia di partorire in casa

Cesareo, tutti i dati dell’emergenza

Il ricorso al parto cesareo in Italia è cresciuto,dall'11% del 1980 al 38% del 2008, ben al di sopra dei va-lori riscontrati negli altri paesi europei, con punte massi-me registrate al sud (Campania in testa con il 62%). E pro-prio chi si sottopone a cesareo è più a rischio di incorrerein problemi legati al parto, che in alcuni casi possono por-tare alla morte. L'indice di mortalità materna in Italia si at-testa a 11,9 ogni 100mila nati vivi, come ha rilevato lo stes-so Istituto in un rapporto del 2010 in cui viene sottolinea-to come il dato ufficiale, basato solo sui certificati di mor-te, sia "sottostimato del 75%". Anche per questo dato, c'éuna differenza tra il Nord e il Sud del Paese, con i valori piùbassi registrati al Nord e in Toscana (8 morti per 100.000 na-ti vivi) e quelli più elevati nel Lazio (13 morti per 100.000nati vivi) e in Sicilia (22 morti per 100.000 nati vivi).

I media hanno dato grande risonanza a quella che può es-sere definita “emergenza cesareo” che ha contato ben cin-que casi shock di malasanità in sala parto nel solo mese disettembre. Diversi articoli giornalistici e trasmissioni tele-visive hanno trattato la delicata tematica, fornendo nuovispunti di riflessione.

Settembre nero in sala parto. L'opportunità di prati-care il taglio cesareo o meno sulle partorienti è stata cau-sa di lite in due diversi ospedali di Messina, il Papardo eil Policlinico, con un bilancio gravissimo che fa ormai tre-mare addetti ai lavori, opinione pubblica e rappresen-tanti delle istituzioni. Esattamente negli stessi giorni incui scoppia la bufera sul policlinico messinese, l'ospedaleCasilino di Roma finisce nei guai per la morte del picco-lo Jacopo, deceduto a due giorni dalla nascita. I genito-ri sospettano che dietro al decesso ci siano negligenze delpersonale medico e sporgono denuncia alla Procura diRoma segnalando, tra l'altro, che poco prima del partoc'era stato un diverbio tra due ostetriche e un medico sul-le modalità dell'intervento da eseguire. Segue il caso diMatera, con un nuovo episodio drammatico seguito a unparto. Una donna di 32 anni è morta il 9 settembre scor-so nell'ospedale Giovanni Paolo II di Policoro. La pa-ziente era ricoverata nel reparto di Ostetricia e Gineco-logia dove nella notte aveva dato alla luce due gemelli,dopo il parto con taglio cesareo. A distanza di appena tregiorni, il 12 settembre scoppia il caso che ha indotto laProcura di Padova ad aprire un'inchiesta. Una donna di

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16PRIMO PIANO Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

27 anni di Campagna Lupia, in provincia di Venezia, è en-trata in coma farmacologico dopo aver perso il bimboche aveva in grembo. Alla puerpera, al settimo mese digravidanza, è stato praticato un parto cesareo d'urgen-za, dopo una drammatica corsa fra due ospedali fattasenza l'ambulanza. (fonte Adnkronos Salute)

L'intervento di Fazio. Dopo gli episodi di malasanitàe le polemiche sull'uso eccessivo del taglio cesareo daparte dei ginecologi italiani, il ministro della Salute Fer-ruccio Fazio ha deciso di intervenire aprendo un tavolodi discussione con le Regioni sulla sicurezza dei centrinascita e maternità sul territorio e per creare strutturepiù efficienti ed avanzate. Ma questo è solo uno degli in-terventi che il ministero ha predisposto per rendere an-cora più sicuro il parto in Italia e limitare l'uso del cesa-reo. Durante l'incontro con le Regioni, infatti, si è dis-cusso anche della Commissione parto, che sarà com-posta da membri ministeriali e regionali, e del piano perridurre il cesareo e promuovere il parto naturale. Intan-to entro dicembre dovrebbero essere pronte le linee gui-da sul cesareo che sta elaborando l'Istituto Superiore diSanità. (fonte Ansa)

L'emergenza vista dai media. Sui drammi in sala par-to che si sono susseguiti nelle ultime settimane "è statafatta una buona informazione di cronaca, abbastanzaequilibrata". Promozione piena per i mezzi di informa-zione da parte del ministro della Salute. Fazio, infatti, hasottolineato che l'informazione sui presunti casi di ma-lasanità nei punti nascita italiani "non ha generato pa-nico tra cittadini", e non ha fatto passare il messaggio diuna sanità di serie B, poiché quella italiana "è buona -ha assicurato il ministro - e su molti standard vanta va-

lutazioni più alte che nel resto d'Europa, basata com'èsu medici straordinari". Una prova, quella sulle tragediein sala parto, che dunque i media superano, a detta delministro, mentre qualche dubbio c'e' sulla gestione, dalpunto di vista informativo, della "pandemia influenza-le" legata al "virus A/H1N1". (fonte Adnkronos)

Cresce la voglia di parto in casa. In controtendenzacon gli ultimi dati sul cesareo, si fa largo tra le donne ita-liane la voglia di partorire tra le mura domestiche. Cir-ca due donne su cento, infatti, si dicono favorevoli al par-to in casa ma alla fine, a partorire a domicilio sono in po-che, circa una donna su mille. Marta Campiotti, presi-dente dell'Associazione nazionale culturale ostetricheparto a domicilio, rivela: "Sempre più donne si rivolgo-no alla nostra associazione chiedendo informazioni a ri-guardo. Soprattutto dopo gli ultimi casi di presunta ma-lasanità in sala parto. Dare alla luce il proprio figlio trale mura di casa è sicuramente il modo più naturale di vi-vere il momento del parto, che avviene nella più totalespontaneità e libertà di scelta. La donna - aggiunge l'e-sperta - si sente più sicura, ha il controllo della situa-zione. Inoltre ha la possibilità, una volta partorito, dinon staccarsi mai dal proprio bimbo" Ma il desiderio dipartorire in casa il più delle volte si va a infrangere con-tro un muro di difficoltà, tanto da convincere la parto-riente a far nascere il proprio piccolo in ospedale. "È unproblema di cattiva informazione”, spiega l'esperta.“Spesso la donna che ha questo profondo desiderio nonsi rivolge a noi per avere informazioni corrette e quelleche riceve dal ginecologo o dal medico di famiglia la in-dirizzano verso il parto in ospedale. Che certamente, èbene precisarlo, rimane il punto di riferimento princi-pale". Ma non l'unico. (fonte Adnkronos Salute)

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A cura di Walter Gatti Direttore del portale www.fnomceo.it

Analizzando il mondo web con atteggiamento realista, si pongono- più che mai in ambito salute e sanità - anche domande di infor-mazione verificata oltre che di coerenza ed indipendenza dei con-tenuti, tutti temi non eludibili se si cerca di rendere effettivamenteutili le risorse presenti in rete. Per cercare di comprendere qualesia l'atteggiamento effettivo dei medici nei confronti del web, l'Or-dine dei Medici di Napoli ha voluto dar vita a un sondaggio tra i suoiiscritti, attraverso un QUESTIONARIO-RICERCA che punta ad ana-lizzare l'uso di Internet e a valutarne l'utilità in ordine alla profes-sione. Le domande del questionario (che è pubblicato nelle pagi-ne successive del Bollettino e che è già disponibile sul sito web del-l'Ordine www.ordinemedicinapoli.it) sono divise in tre differentiaree: domande di profilo, domande di inquadramento informaticoe on-line, domande di giudizio qualitativo sull'uso del web. Si tratta in tutto di ventisette quesiti che aiuteranno l'OMCeO a com-prendere il rapporto esistente tra medici e informazione on-line, conl'intenzione di analizzare anche il gradimento che i singoli opera-

tori danno dei vari strumenti. L’appello agli iscritti è quello di par-tecipare: si può compilare il questionario direttamente sul sito or-dinistico oppure staccarlo e compilarlo per poi spedirlo via fax(081-7614387) a OMCeO Napoli. I dati del sondaggio, curato da OM-CeO Napoli e dalla società Merqurio, non sono destinati a rimanerelettera morta, ma saranno presentati in un convegno promosso dal-l'Ordine dei Medici: “ESSERE MEDICO NEL TEMPO DEL WEB” (18gennaio 2011, Ore 10.00-13.00, Sala Convegni, Ordine Medici Na-poli), una mattinata di lavori coordinata dal presidente OMCeO, Ga-briele Peperoni, al quale parteciperanno l'assessore regionale al-l'Università e Ricerca Scientifica, il presidente dell'Ordine dei gior-nalisti della Campania, docenti universitari, ricercatori del CNR, rap-presentanti del mondo professionale medico e dell'informazione.Obiettivo del convegno? Certamente presentare i dati emersi dalsondaggio, ma soprattutto offrire alla comunità medica napoleta-na come alla società civile, alle istituzioni e al mondo della comu-nicazione, un proprio punto di vista sull'uso e sulla necessità di in-formazione autorevole anche nei canali informativi on line. Affin-ché internet diventi effettivamente una risorsa e non un canale cheil medico accetti “suo malgrado”.

Medici emondo web, il sondaggiodell’Ordine

L’INIZIATIVAS O N D A G G I O A C U R A D E L L ’ O M C E O N A P O L I E D E L L A S O C I E T A ’ M E R Q U R I O

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DOMANDE DI PROFILO

1. La sua professione- Medico- Odontoiatra

2. La fascia anagrafica di sua appartenenza- Meno di 35- 36/55- 55/65- Oltre 65

3. Dove svolge la sua attività?- Struttura ospedaliera- Ambulatorio Distretto- Ambulatorio MMG/PLS- Continuità Assistenziale- Clinica privata- Studio associato- Altro

DOMANDE DI INQUADRAMENTO INFORMATICO E WEB

4. Come valuta la sua conoscenza dell'informatica?- Ottima- Buona- Sufficiente- Insufficiente- Pessima

5. Dove usa il PC?- A casa- Nella struttura in cui opero

6. Per cosa utilizza il PC in maniera più rilevante?- Strumento professionale

(cartelle cliniche, gestione amministrativa…)- Formazione e informazione scientifica

via Cd e Dvd- Altro

7. Uso di Internet: lei si ritiene- Navigatore abituale- Utilizzatore saltuario- Non lo utilizzo

8. Lei utilizza internet- Più di 1 ora al giorno- Entro 1 ora quotidiana- o 3 ore settimanali- 2 o 3 ore al mese- Non lo utilizzo

9. Lei utilizza internet soprattutto nel seguentemomento della giornata

- Mattina- Pomeriggio- Sera- Notte- Non ho un momento specifico

10. Lei utilizza internet per: (È possibile selezionarepiù di una risposta)

- Ricevere e inviare mail- Informazione scientifica- Formazione professionale (Corsi Fad)- News e divertimento

11. Lei è abituale frequentatore di siti web di ambitomedico?

- Si- No

12. A quali web-newsletter di ambito medico èiscritto? (È possibile selezionare più di una risposta)

- Quotivadis- Doctornews- EDott- DVANet- Altre

13. Le capita di leggere articoli scientifici prima on-line che su riviste cartacee?

- Si- No

QUESTIONARIO

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14. Lei è abbonato a servizi a pagamento per medicion-line?

- Si- No

15. Lei utilizza internet anche dal suo dispositivotelefonico mobile?

- Si- No

16. I pazienti che le si presentano avendo già ottenuto informazioni via internet sono:

- Molto numerosi- Numerosi- Sporadici- Assenti

17. I pazienti che ritornano avendo approfonditoinformazioni via internet sono:

- Molto numerosi- Numerosi- Sporadici- Assenti

18. Lei dialoga via mail con i suoi pazienti su temati-che di cura?

- Si, spesso- Si, a volte- No

19. Lei dialoga via mail con i suoi colleghi medici?- Si, spesso- Si, a volte- No

20. Se lei dialoga con i suoi colleghi via mail, letematiche sono: (È possibile selezionare più di una risposta)

- Scambio di opinioni professionali

- Confronto terapeutico- Condivisione di documenti

o di studi scientifici- Altro

DOMANDE DI GIUDIZIO QUALITATIVO

21. Internet come strumento di formazione è:- Utilissimo- Uno strumento come gli altri- Inutile- Dannoso

22. Lei ritiene che siti e portali internet sovvenzionati dalle case farmaceutiche siano:

- Uno strumento utile- Non attendibili per la non

indipendenza delle notizie- Dannosi per l'influenza economica

degli sponsor

23. Ritiene che le istituzioni della sanità italianacomunichino in modo corretto su Internet verso i cittadini?

- Si- No- Non so

24. Ritiene che le strutture del SSN comunichino in modo corretto su Internet verso i cittadini?

- Si- No- Non so

25. Come ritiene sia trattato l'operato professionaledei medici nell'informazione su Web:

- In modo estremamente negativo- Sostanzialmente in modo corretto

26. L'informazione sanitaria si sta spostando dallacarta stampata a internet. È un processo:

- Dannoso- Utile- Inevitabile

27. Ritiene che l'affermazione "il web sostituirà inte-ramente l'informazione cartacea" sia:

- Corretta e da accogliere con serenità- Corretta, ma da accogliere

con preoccupazione- Completamente infondata- Non l'avevo mai sentita prima

QUESTIONARIO

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Grazie all'enorme sviluppo tecnologico e di produzione e con-divisione di contenuti avvenuto dall'inizio degli anni Novanta adoggi, la rete comunemente chiamata Internet è diventata una ba-silare biblioteca di contenuti e servizi a disposizione di tutti,mondo medico compreso. La nascita del World Wide Web (dacui l'acronimo www, utilizzato per primo da un fisico inglese delCern di Ginevra, Tim Berners Lee), ha portato una vera rivolu-zione comunicativa e oggi anche in Italia tutte le Istituzioni delSSN, le Pubbliche amministrazioni, le Università, gli Ordini pro-fessionali, le Associazioni mediche e le Società scientifichehanno un proprio sito web attraverso il quale comunicano coni propri associati o iscritti o comunque con i propri utenti di ri-ferimento. Nel nostro presente, il medico e l'odontoiatra italia-ni (come nel resto del mondo) utilizzano abitualmente le risorsedi Internet per ottenere informazioni medico-scientifiche e perdialogare via mail con i colleghi, si tengono aggiornati sulle at-tività del proprio Ordine e del proprio sindacato o delle propriasocietà scientifica, vanno a consultare la propria posizione pre-videnziale e si costruiscono sulla base delle notizie trovate on-line, l'agenda degli eventi di formazione accreditata. Di certo perchi cerca informazioni i siti di riferimento sono quelli di ricono-sciuta rilevanza scientifica internazionale (Lancet, British Me-dical Journal, New England Medical Journal), ma anche quellistrettamente istituzionali - dal Ministero della Salute all'AIFA,dall'Enpam all'Agenas, dalla FNOMCeO alla Commissione na-

zionale ECM. Occorre ricordare poi che per il medico e per l'o-dontoiatra il riferimento prioritario - soprattutto sui temi deon-tologici, professionali e formativi - è il proprio Ordine provinciale(l'OMCeO di Napoli: www.ordinemedicinapoli.it), all'interno delquale si ritrovano (al di là delle ovvie informazioni di servizio: se-de, orari di segreteria, contatto con il Presidente e con i varimembri del Consiglio) documenti, pareri legali, risposte su pro-blematiche di pubblicità sanitaria e agenda degli eventi ECM pro-posti sul territorio. A questo mondo “istituzionale” si aggiungel'universo infinito di siti di testate giornalistiche, di portali infor-mativi e di società editrici di ambito medico-scientifico - dal So-le24Ore a Pensiero scientifico, da Doctornews a Yahoo.salute -che informano e generano newsletter settimanali con il soste-gno di meccanismi (evidentemente dichiarati) di pubblicità osponsorizzazione farmaceutica o medicale. L'accesso ai con-tenuti di questi canali di informazione digitale è regolato dall'i-scrizione: generalmente gli articoli (in quanto contenenti indi-cazioni farmaceutiche) non possono essere rivolti al cittadino.Per avere una completa visione del “sistema web” occorre an-che tener conto di ciò che viene definito come “web 2.0”, rife-rendosi a quel vasto mondo di opportunità interattive esploso suweb a partire dal 2005 e che comprende i social network, le piat-taforme di conoscenza condivisa (come Wikipedia e Youtube)e il sistema dei blog. Anche in questo senso il mondo medico (eanche quello del paziente: e qui sta un evidente elemento deli-cato) può trovare risorse per le proprie necessità, come può pur-troppo trovare elementi di forte criticità, con la diffusione dicontenuti negativi e spesso aggressivi (è dato riconosciuto chegran parte della diffusa “cultura della malasanità” e degli “at-tacchi al medico” attecchisce e cresce proprio in ambito-blog).Proprio grazie al mondo dei social network e della cosiddettacomunicazione “virale” (l'informazione che passa di bocca inbocca, o meglio: di blog in blog...) durante il 2009 è esplosa granparte della querelle sulla comunicazione incontrollabile che hariguardato la pandemia H1N1 e che ha confermato ancora unavolta un dato ormai acquisito: non tutto quello che si trova suInternet è corretto, affidabile, autorevole, scientificamente so-stenuto. La qualità e la validazione dei contenuti che medici, pa-zienti e cittadini trovano on line sono tra punti caldi (o dolenti)di tutto il sistema. (w.g.)

Salute on-line,quando ilmedico viaggiasul web

MINISTERO DELLA SALUTE(www.salute.gov.it) AIFA (www.agenziafarmaco.it)AGENZIA REGIONALE SERVIZI (www.agenas.it ) LEGGGI E NORME SANITARIE a cura del Ministero dellaSalute (www.normativasanitaria.it) FEDERAZIONE DEGLI ORDINI (www.fnomceo.it),ORDINE DI NAPOLI (www.ordinemedicinapoli.it ) ENPAM (www.enpam.it) ONAOSI (www.onaosi.it) SOLE24ORE SANITA'(www.sanita.ilsole24ore.com) REPUBBLICA SALUTE (www.repubblica.it/salute)CORRIERE DELLA SERA SALUTE(www.corriere.it/salute) YAHOO SALUTE (www.it.health.yahoo.net ) QUOTIDIANO SANITA' (www.quotidianosanità.it) DOCTOR NEWS (www.doctonews.it)EDOTT (www.edott.it)UNIVADIS (www.univadis.it) PAGINEMEDICHE (www.paginemediche.it)

Web e medici: i link utili

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È da anni che, come un rito, sui quotidiani nazionali elocali in occasione dei test di ingresso alla Facoltà di Medi-cina si scatena la querelle sul numero chiuso: è positivo, ènegativo, è giusto, è ingiusto? Anche l’Ordine, che non puòrimanere indifferente di fronte al futuro della nostra pro-fessione, dice la sua attraverso i suoi esponenti e dedica ognianno un numero o parte di un numero del suo Bollettinoa questo tema. Io stesso, ancora prima di essere eletto Con-sigliere, ho scritto più volte in merito, ma a costo di ripe-termi, voglio comunque tornare sulla tematica. Quando,anni fa, si parlava della pletora medica, e non era vigente ilnumero chiuso, mi esprimevo a favore della sua introdu-zione, un’opinione che nasceva dall’esperienza maturatadurante gli studi universitari e i primi impegni lavorativi. An-ni che, in tanti della mia generazione oggi intorno ai 50 an-ni, abbiamo vissuto in modo sofferto.Parlo prima di tuttodelle esperienze universitarie vissute insieme a circa 2000matricole, ricordo le lezioni dei primi 2 anni del Corso ingrandi aule con più di 400 studenti, molti seduti per terra.Le sessioni di esami, all’epoca quasi mensili e frequenta-tissime, duravano diversi giorni in piccoli ambienti, con ilfiato sul collo dei colleghi in attesa del loro turno. I rapporticon i docenti erano inesistenti, il più delle volte non si ri-usciva neanche a fare gli esami con i titolari ma con qual-che stanco assistente. Pochi riuscivano ad assistere ad unadissezione di cadavere e, ancora meno sono entrati neglianni di Corso successivi in una sala operatoria. Per le sta-tistiche si laureava solo il 30% degli iscritti, ma comunquein molti, con sacrificio e volontà, sono riusciti a coronare ilsogno della laurea medica. Dopo la laurea le cose andava-no meglio quando si riusciva ad entrare in una scuola di spe-cializzazione, non retribuita malgrado le direttive Comu-nitarie, ma là già vigeva il numero chiuso e quindi si avevapiù possibilità di frequentare la clinica, il reparto o l’am-bulatorio per le discipline mediche, anche la sala operato-ria per le specialità chirurgiche, infine si riusciva a stabili-re un rapporto con i Professori, alcuni dei quali diventava-no i tuoi “maestri”. Drammatico è stato l’impatto con ilmondo del lavoro, i miei coetanei ricordano le difficoltà pre-senti alla fine degli anni ‘80 ed i primi anni ‘90. Oggi si par-la di manovre finanziarie con blocco del turn-over e dellemodalità di accesso al lavoro, ma all’epoca, in cui i concorsisi facevano, comunque i posti messi a concorso erano po-chi rispetto alle centinaia di partecipanti per cui, senza vo-ler entrare nei metodi di giudizio e scelta utilizzati in queitempi, le procedure concorsuali stesse duravano anni, du-rante i quali i neomedici vagavano da una USL all’altra, eanche da una segreteria politica all’altra, per presentare

domande, informarsi, chiedere consiglio e aiuto, si era for-tunati se si veniva chiamati per una sostituzione o per unaguardia in una clinica. Con l’avvento del numero chiuso che,non va dimenticato, è previsto dalle normative comunita-rie, le cose sono cambiate e mentre da un lato la possibili-tà di prepararsi alla professione è migliorata, dall’altro c’èstato un calo progressivo del numero di nuovi medici, percui le prospettive lavorative si sono modificate. Chiaria-moci, il concetto di posto fisso è altrettanto radicalmentecambiato, la certezza del lavoro stabile in alcune aree delPaese non te la dà più nessuno, vedi in Campania le ultimevicende che hanno riguardato e riguardano il precariatomedico ma, lo confermano le statistiche nazionali che pe-riodicamente escono sulla stampa economica, il laureatoin medicina, rispetto ad altri laureati, oggi trova lavoro piùrapidamente dopo la laurea, soprattutto se è disposto aduna mobilità almeno su base nazionale. Così tanti giovanihanno ricominciato a vedere la professione medica non so-lo come missione Ippocratica, ma anche come professio-ne dalle prospettive lavorative soddisfacenti, e tanti, annodopo anno, in numero crescente partecipano alle selezio-ni per entrare a Medicina o Odontoiatria al punto che, se-condo i dati per la conferenza dei corsi di laurea delle pro-fessioni sanitarie, dal 1997-1998 ad oggi le domande per Me-dicina sono aumentate del 209% e del 107% per Odon-toiatria. Si rischia però di passare da un eccesso all’altro per-ché, come al solito, manca una programmazione seria, edecco che, mentre il numero di posti a disposizione nelle Fa-coltà si è più o meno stabilizzato, solo di recente c’è statoun leggero aumento, nella realtà, intesa come SSN o co-munque Professione medica, gli spazi lavorativi comin-ciano a non essere più coperti dai nuovi laureati. Già negliultimi 14 anni la differenza tra posti messi al bando negliatenei per i futuri medici e odontoiatri e turn-over ha rag-giunto la cifra di più di 40.000 unità, ma dal 2015, quandol’attuale generazione di cinquantenni e sessantenni smet-terà gradualmente la professione, si ipotizza una riduzio-ne del numero di medici da 350 mila a 250 mila in soli die-ci anni. Se non si interviene presto con una rivalutazionenumerica del fabbisogno di medici, e quindi del numerodi posti a disposizione soprattutto per Medicina, nei pros-simi anni rischiamo di fare la fine dell’Inghilterra e di altriPaesi Europei che già da anni reclutano camici bianchi datutto il mondo. Sorvolando sul paradosso che gli stranieripossono venire ad esercitare senza limiti reali, o che altreprofessionalità stanno erodendo il ruolo e le funzioni delmedico senza grosse restrizioni, mi chiedo se sia ancora giu-sto l’attuale sistema di reclutamento degli studenti in Me-dicina. In attesa di alternative, comunque, si devono asso-lutamente aumentare le disponibilità tenendo conto del-la evoluzione della popolazione medica ma anche dei tan-ti giovani che ogni anno mostrano passione per una pro-fessione che, malgrado le difficoltà, resta la più bella.

La lezione del passato. Luci e ombre in prospettiva

Numero chiuso, amarcord e futuro

Luigi SodanoConsigliere OMCeO Napoli[

OPINIONI Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010 21

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In occasione dell’Incontro dei Lions Internatio-nal si è svolta a Pompei il 17 luglio, nel Centro BartoloLongo, una iniziativa cardiologica collegata alla Giorna-ta Mondiale del cuore 2010 e patrocinata dalla WorldHeart Federation. In occasione dell’incontro è stato al-lestito un ambulatorio cardiologico dove sono state ero-gate visite cardiologiche, elettrocardiogrammi, misura-zioni della pressione arteriosa, esami del colesterolo.L’ingresso aperto al pubblico è stato realizzato grazie al-la cooperazione del Dipartimento di Scienze Cardiova-scolari dell’Università Federico II di Napoli (Diretto dalProf. F. Rengo), della Associazione Italiana per l’Inter-vento nelle Emergenze Cardiologiche (Presidente Dott.M. Santomauro), del Comando Nato di Bagnoli (Gen. A.Angellotti), della Associazione CuorePiù dei cardiopati-ci in Campania (Presidente R. Greco), e della Farmaciadel Dott M. Barone di Pozzuoli. Le indagini cardiologi-che sono state rese possibili dal gruppo di medici vo-lontari della Scuola di Specializzazione in Cardiologiadella Federico II che ha visitato oltre 90 persone a cui èstata poi consegnata la carta del rischio cardiovascola-re. Lo scopo principale dell’iniziativa è stato quello disensibilizzare i cittadini della nostra Regione a sotto-porsi preventivamente a screening di tipo cardiologicoutilizzando la carta del rischio individuale per evitare lapossibilità di andare incontro ad un infarto miocardicoo ad un ictus cerebrale. Già da alcuni anni è disponibileda parte dell’European Society of Cardiology questa car-ta che serve a misurare con precisione il rischio indivi-duale. Tuttavia in Italia è stata utilizzata poco con la ne-gativa constatazione che le patologie cardiovascolari ri-mangono ancora oggi al primo posto delle cause di mor-te e di morbilità sia tra i maschi che tra le femmine. Dal-l’indagine effettuata è emerso che il 2% dei soggetti chesi ritenevano normali hanno totalizzato un valore supe-riore al 30% del livello di rischio a 10 anni e avevano piùdi un fattore di rischio passato del tutto misconosciuto.Inoltre il 4% nella V fascia di rischio tra il 20% e 30%. Ciòdimostra l’importanza degli screening preventivi so-prattutto nella fascia di popolazione ritenuta normale eandrebbero maggiormente utilizzati soprattutto nellepersone che hanno superato i 40 anni. La carta del rischio cardiovascolare serve a stimare laprobabilità di andare incontro a un primo evento car-diovascolare maggiore (infarto del miocardio o ictus) nei10 anni successivi, conoscendo il valore di sei fattori dirischio: sesso, diabete, abitudine al fumo, età, pressionearteriosa sistolica e colesterolemia. La carta del rischio:

- deve essere usata dal medico

- è valida se i fattori di rischio vengono misurati se-guendo la metodologia standardizzata

- è utilizzabile su donne e uomini di età compresa fra40 e 69 anni che non hanno avuto precedenti eventicardiovascolari

- non è utilizzabile nelle donne in gravidanza

- non può essere applicata per valori estremi dei fattoridi rischio: pressione arteriosa sistolica superiore a200 mmHg o inferiore a 90 mmHg e colesterolemiatotale superiore a 320 mg/dl o inferiore a 130 mg/dl.

Al fine della valutazione del rischio cardiovascolare, i va-lori degli esami clinici di glicemia e colesterolemia sonoutilizzabili se eseguiti da non più di tre mesi.Si consiglia di eseguire la valutazione del rischio cardio-vascolare attraverso la carta almeno:

- ogni sei mesi per persone a elevato rischio cardiova-scolare (rischio superiore o uguale al 20%)

- ogni anno per persone a rischio da tenere sotto con-

22RIFLETTORI Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

Obiettivo salute. La carta del rischio cardiovascolare

Lions International, missione cuore

Maurizio SantomauroPresidente GIEC[

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23RIFLETTORI Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

trollo attraverso l'adozione di uno stile di vita sano (ri-schio superiore o uguale al 5% e inferiore al 20%)

- ogni 5 anni per persone a basso rischio cardiovasco-lare (rischio inferiore al 5%).

La carta corrisponde al genere e allo stato di diabete:uomo diabetico, uomo non diabetico, donna diabetica,donna non diabetica. Per ognuna di queste quattro ca-tegorie le carte sono suddivise per fumatori e non fu-matori. Quindi si deve identificare il decennio di età e po-sizionarsi nella casella in cui ricadono i valori di cole-sterolemia e pressione arteriosa. Il rischio cardiovasco-lare è espresso in sei categorie di rischio cardiovascola-re (da I a VI): la categoria di rischio MCV indica quantepersone su 100 con quelle stesse caratteristiche sono at-tese ammalarsi nei 10 anni successivi. Le categorie di rischio sono espresse attraverso la CAR-TA DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE PER I SOGGET-TI CHE NON HANNO AVUTO UN EVENTO CARDIOVA-SCOLARE.All’interno di ciascuna tabella bisogna individuare la ca-sellina che corrisponde alla combinazione di:decennio d’età, esposizione al fumo (fumatore/non fu-matore), livello di colesterolemia (in mg/dL o inmmol/L), valore della pressione arteriosa sistolica(mmHg). Vengono considerati a rischio elevato i soggetti che han-no un rischio maggiore del 20% di incorrere in un even-to cardiovascolare nei successivi 10 anni (livelli I, II eIII). In base al testo della nota 13, sono rimborsabili i far-maci ipocolesterolemizzanti per quei pazienti che han-no un valore di colestero-lemia totale 190 mg/dLe/o di colesterolemia LDL 115 mg/dL e un rischiomaggiore del 20% di svi-luppare un evento cardio-vascolare nei successivi 10anni. La colesterolemiadeve essere valutata dopoun adeguato interventodietetico. Il rischio di unevento cardiovascolarepuò essere maggiore neisoggetti con iperlipidemiafamiliare, con familiaritàper malattia cardiovasco-lare, con bassi livelli di co-lesterolemia HDL, conipertrigliceridemia, o che hanno un’età vicina al decen-nio successivo. La carta può essere anche utilizzata pervalutare l’effetto della combinazione dei fattori di ri-schio nel corso della vita. Una volta individuata la ca-sellina corrispondente alla combinazione dei fattori dirischio di un certo individuo, si può valutare come simodifica il livello del rischio nei decenni successivi, serimane costante l’esposizione ai fattori di rischio. L’ef-fetto indotto dai cambiamenti della colesterolemia, deivalori della pressione arteriosa e della condizione di fu-

matore sulla modifica del rischio può essere valutatoconfrontando le caselline che corrispondono a diversi va-lori di ciascun fattore di rischio.

I fattori di rischio considerati sono:

1) genere espresso in due categorie, uomini e donne

2) diabete espresso in due categorie, diabetico e nondiabetico; viene definita diabetica la persona che pre-senta, in almeno 2 misurazioni successive nell’arco diuna settimana, la glicemia a digiuno uguale o supe-riore a 126 mg/dl oppure è sottoposta a trattamentocon ipoglicemizzanti orali o insulina oppure presen-ta storia clinica personale di diabete

3) età espressa in anni e considerata in decenni, 40-49,50-59, 60-69

4) abitudine al fumo di sigaretta espressa in due cate-gorie, fumatori e non fumatori; si definisce fumato-re chi fuma regolarmente ogni giorno (anche una so-la sigaretta) oppure ha smesso da meno di 12 mesi.Si considera non fumatore chi non ha mai fumato oha smesso da più di 12 mesi

5) pressione arteriosa sistolica espressa in mmHg; rap-presenta la pressione sistolica come media di duemisurazioni consecutive eseguite secondo la meto-dologia standardizzata. È suddivisa in quattro cate-gorie:- uguale o superiore a 90 mmHg e inferiore a 130

mmHg - uguale o superiore a 130 mmHg e inferiore a 150

mmHg - uguale o superiore a 150 mmHg e inferiore a 170

mmHg - uguale o superiore a 170 mmHg e inferiore o ugua-

le a 200 mmHg. Per persone che hanno il valore della pressione arte-riosa sistolica superiore a 200 mmHg o inferiore a 90mmHg non è possibile utilizzare la carta per la valu-tazione del rischio

6) colesterolemia espressa in mg/dl; è suddivisa in cin-que intervalli: - uguale o superiore a 130 mg/dl e inferiore a 174

mg/dl - uguale o superiore a 174 mg/dl e inferiore a 213

mg/dl - guale o superiore a 213 mg/dl e inferiore a 252

mg/dl - uguale o superiore a 252 mg/dl e inferiore a 291

mg/dl - uguale o superiore a 291 mg/dl e inferiore o ugua-

le a 320 mg/dl. Per persone che hanno il valore della colesterolemiatotale superiore a 320 mg/dl o inferiore a 130 mg/dlnon è possibile utilizzare la carta per la valutazionedel rischio.

La carta del rischio

cardiovascolare valuta

le probabilità di

incorrere in un infarto

del miocardio o ictus

nei dieci anni

successivi sulla base di

sei elementi: sesso,

diabete, fumo, età,

pressione arteriosa

sistolica e

colesterolemia

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24RIFLETTORI Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

Il Papillomavirus umano (HPV) è la causa di nu-merose patologie infettive, genitali e non, che colpisco-no donne e uomini; provoca i condilomi genitali, il tu-more della vulva e della vagina, ma soprattutto è la cau-sa principale del tumore del collo dell’utero, malattiamolto diffusa e considerata il secondo ‘big killer’ delledonne, dopo il tumore mammario. La famiglia dei virus HPV conta più di 100 ceppi che, condiversa aggressività, colpiscono donne e uomini. L’HPVè un virus molto comune. La sua trasmissione avvieneper contatto sessuale: si stima che nel corso della lorovita lo incontreranno 7 persone su 10 sessualmente at-tive. L’utilizzo del preservativo, che continua ad esserefondamentale per la prevenzione delle malattie ses-sualmente trasmesse (MST), non è risolutivo perchèusato in modo saltuario e spesso utilizzato solo verso lafine del rapporto. La vaccinazione anti HPV rappresen-ta l’unica forma di prevenzione primaria che consentedi prevenire l’insorgere di queste malattie attraverso laproduzione di anticorpi che neutralizzano il virus in ca-so di contatto con l’organismo.Dal 2007, sono in commercio due vaccini anti HPV: il bi-valente (Cervarix®) che protegge da due tipi di HPV - 16e 18 - ed è indicato per la vaccinazione dai 9 ai 25 anni,e il quadrivalente (Gardasil®) che protegge dai tipi 6, 11,16 e 18 ed è indicato per tutte le donne dai 9 ai 45 annid’età. Entrambi sono risultati altamente efficaci e sicu-ri, garantendo una protezione da circa il 70% dei casi dicancro del collo dell’utero. Il quadrivalente offre altresìuna protezione dal 90% dei condilomi genitali. Uno studio, pubblicato sulla rivista Vaccine lo scorsoanno, ha dimostrato l’efficacia del vaccino quadriva-lente nel prevenire il 90% delle infezioni persistenti e del-le lesioni HPV correlate nelle donne fino a 45 anni d’e-tà. In donne che avevano già avuto una precedente ma-lattia da HPV, è stata dimostrata l’efficacia del vaccinoquadrivalente nel ridurre del 40% le recidive di lesioniprecancerose del collo dell’utero, della vulva e della va-gina. Il Ministero della Salute ha avviato dal 2007 una cam-pagna di vaccinazione gratuita per le ragazze nel dodi-cesimo anno di vita (ovvero dal compimento degli un-dici anni). A loro è data la possibilità di vaccinarsi gra-tuitamente presso le ASL. Ma come sempre si presentauna diffusione “a macchia di leopardo”. Il Centro nazio-nale di epidemiologia, sorveglianza e promozione del-la salute dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha fatto ilpunto sui dati di copertura vaccinale dei vari program-

mi che, seppur buoni, non fanno che sottolineare la dis-omogeneità tra quelle che sono state le scelte operate alivello regionale e l’obiettivo nazionale di sanità pub-blica. Per cercare di sanare questa situazione, compatibil-mente con la scarsità di risorse economiche, in molte Re-gioni è stato avviato il ‘social price’ o co-pagamento,una misura economica consistente nell’offerta presso leASL della vaccinazione anti HPV ad un prezzo sostan-zialmente ridotto rispetto a quello praticato in farmacia(circa un terzo del prezzo al pubblico). Possono usufruire del social price e quindi assicurarsi adun prezzo agevolato la protezione dalle principali ma-lattie da HPV, tutte le donne verso cui la vaccinazione èindicata, ma che non rientrano nell’offerta gratuita. A se-conda della regione di appartenenza, il social price èofferto alle ragazze fino a 18 o fino ai 26 anni di età.

In nessun modo deve pe-rò passare il messaggioche il diffondersi di talevaccinazione possa farvenir meno la grande ef-ficacia in termini di pre-venzione del Pap Test equindi dello screeningper il ca. della cerviceuterina.Senza dubbio alla libertàdi scelta devono accom-pagnarsi anche un’ade-guata informazione sullapatologia, sulle opzionidi prevenzione primariae secondaria e sui tratta-menti disponibili. Anchei non esaltanti risultati

ottenuti nella nostra provincia sulla adesione delle do-dicenni alla campagna vaccinale gratuita deve essereoggetto di attenta riflessione, al fine di elaborare unastrategia di offerta ad impatto più consistente. Il mode-sto coinvolgimento dei medici di famiglia e dei pediatridi libera scelta è probabilmente una delle cause deter-minanti questa condizione di parziale successo; se ve-nissero forniti ai medici curanti gli elenchi delle dodi-cenni che per ogni anno rappresentano la classe inte-ressata dalla campagna vaccinale probabilmente glistessi genitori potrebbero ricevere una maggiore spin-ta informativa verso il rispetto dell’offerta vaccinale. Inattesa che le AA SS LL si convincano della necessità ditali coinvolgimenti, per ora possiamo invitare i colleghicon maggiore dimestichezza nella ICT a operare da sédelle estrazioni di tali fasce di popolazione dai proprielenchi.

Contro il Papillomavirus due vaccini e tanta prevenzione

La vaccinoprofilassi anti HPV

Angelo CastaldoVice Presidente OMCeO di Napoli[

Deludenti i risultati

sull’adesione delle

dodicenni alla

campagna vaccinale

gratuita. All’origine lo

scarso coinvolgimento

dei medici di famiglia e

dei pediatri di libera

scelta nelle strategie di

offerta. Per tutti un

obiettivo primario: la

redazione degli elenchi

per classe interessata

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Una bancarotta di Stato ogni secoloimpedisce ai privati di essere troppo ricchi

ed allo Stato di essere troppo povero.Un abate francese nel 1707

Il mito del naufragio su un’isola deserta è ampiamenterappresentato nella migliore tradizione letteraria britan-nica e non, da Shakespeare (La tempesta) a Verne (L’isolamisteriosa), da Stevenson (L’isola del tesoro) a De foe (Ro-binson Crusoe). Il primo problema da affrontare è semprelo stesso: quello della lotta per la sopravvivenza, ma la fi-gura di Robinson predomina sulle altre ed esercita su di noiun fascino particolare: è l’uomo settecentesco che, solo difronte ad una natura selvaggia, riesce grazie alla propriaoperosità e a ingegnosi espedienti a strapparle quel tantoche gli basta per sopravvivere. L’epopea del naufragio non nasce nell’isola narrata da De-foe, ma nell’arcipelago di Juan Fernandez, in mezzo al Pa-cifico, dove il 2 febbraio 1709 Alexander Selkirk, un corsa-

ro scozzese che batteva i mari del Sud, rimase per quattroanni e quattro mesi. Rimasto solo, soffrì di una profon-dissima depressione e si nutrì di piccoli pesci e molluschifino a quando un’altra nave corsara arrivò sull’isola e lo ri-portò in patria. Il vero Crusoe sarebbe sopravvissuto sul-l’isola riparandosi in due capanne situate nei pressi di unruscello; era una posizione strategica, da qui il marinaiopoteva scrutare costantemente la spiaggia e il mare con lasperanza di avvistare qualche nave, come di fatto avven-ne. Lo scrittore rimase talmente affascinato dalla storia diSelkirk che a lui dedicò il suo capolavoro, il libro di av-venture per eccellenza, uno di quei grandissimi libri di cuiogni riga è insostituibile, ma la cui grandezza è tale da po-ter essere colta perfino attraverso le riduzioni e i rifacimentiriassuntivi della nostra infanzia ed il cui senso balenava an-che in quei sempliciotti adattamenti. In molte storie pre-cedenti di mare e di naufragio, l’isola cui approdavanotanti fuggiaschi, ammutinati e ribelli, era un asilo, un luo-go di purezza e libertà in cui sfuggire ai mali della storia edella società. Per Robinson invece essa è dapprima patitacome esilio dalla civiltà e poi goduta quasi come colonia.Come si conviene al capolavoro di un autore spesso squat-trinato ma consapevole del nuovo ruolo del denaro e delmercato, “Robinson Crusoe” fu il primo bestseller dellaletteratura mondiale: 196 edizioni, 110 traduzioni (anche

CULTURA Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010 25

Robinson Crusoe, analisi di un’icona in bilico tra ragione e mistero,tra materialismo e religione. Il tormento dell’uomo moderno

Francesco IodiceGià direttore U.O. sc di Pneumologia, Cardarelli[

IL MITO DELL’ISOLA DESERTA

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in gaelico, in bengali e in turco) e innumerevoli rifaci-menti ed imitazioni. “Robinson Crusoe” non è solo la sto-ria romanzata di un naufragio, ma ha anche a che farecon un naufragio economico. Il libro fu pubblicato nel1719 in coincidenza con la crisi che si sarebbe dimostra-ta una catastrofica tragedia per la Compagnia dei Maridel Sud di cui lo scrittore era un dipendente (si guadagnavada vivere facendo il giornalista, era pagato tanto a cartel-la e questo forse spiega perché anche nei romanzi tendesempre a tirarla lunga). Quando nel 1714 le amministra-zioni coloniali locali respinsero l’autorizzazione al traffi-co di schiavi, la diminuzione dei profitti generò una seriedi scandali per corruzione che fecero fallire la Compagnianel 1720 e l’avvenimento passò alla storia come la “GranBolla dei Mari del Sud”.Defoe aveva ben presente tutto questo, era cronaca deisuoi giorni. A rileggere il suo romanzo intero, colpisce l’ab-bondanza di inventari minuziosi, conti, partite di dare eavere. Il naufrago sembra quasi un risparmiatore alle pre-se con gli estratti conto dei Mutual Funds. C’è chi ha para-gonato gli sforzi della Compagnia dei Mari del Sud per te-nersi a galla agli sforzi da parte di Robinson di costruirsiuna canoa scavando un albero: venti giorni per tagliarlo,quattordici per liberalo dalla scorza e dai rami, un meseper scolpire lo scafo, tre mesi per scavare l’interno. Per va-rarlo decide addirittura di creare un canale ma, dopo avercalcolato che gli occorrerebbero dodici anni, alla fine ri-nuncia. Robinson annota: “Ero così concentrato sul viag-gio in mare che avevo preso in considerazione come far-gli lasciare la terra”. Speriamo che gli ingegneri preposti alsalvataggio della nostra economia siano più preveggenti!Sulla fatidica isola Robinson era naufragato dopo essersiimbarcato con un preciso obiettivo: procurarsi schiavi inAfrica. È quindi uno schiavista di buon cuore, dal ragaz-zino assieme a cui scappa dai pirati islamici e che si af-fretterà a cedere al capitano suo salvatore il buon Vener-dì, eternamente riconoscente per essere stato salvato dai“cannibali terroristi”. È un uomo timorato di Dio che si dàda fare per salvargli l’anima, oltre che per civilizzarlo. Nonè un crociato, non si sente affatto investito della missionedi combattere il Male: per quanto inorridito dai canniba-li non se la sente di giustificare la condotta degli spagno-li che hanno sterminato milioni di persone in America. Ar-riva così alla conclusione che “né in principio, né comescelta politica, è affar suo intervenire da giustiziere in que-ste faccende, a meno che non sia lui stesso ad essere mi-nacciato”. Insomma, imperialista, ma moderato. Defoe era giornalista e da giovane aveva parteggiato per iliberali contro i conservatori, era finito per questo in ga-lera, ma era stato salvato proprio da Lord Harley il fonda-tore della Compagnia dei Mari del Sud, quindi era nato co-me pezzo di propaganda a favore del suo protettore e, bar-camenandosi fra un partito e l’altro, riusciva spesso a scon-tentare entrambi. Tra nascita e morte fu un perfetto figliodella modernità già cominciata: perennemente oscillan-te fra peccato e redenzione, tra slancio e ambiguità, fra fi-ni nobili e mezzi ignobili. Celebre la risposta data dalloscrittore a chi gli chiedeva se la stampa giornalistica po-tesse essere libera e indipendente: “Certo. Guardate me:a volte mi faccio pagare dai whigs (liberaldemocratici), a

volte dai tories (conservatori), e così sono sempre indi-pendente”; insomma, un perenne acrobata con finali ver-tiginosi che ci ricordano molto il nostro: “Franza o Spagnapurchè se magna!”. Robinson semplifica e riflette i tormenti dell’uomo mo-derno sospeso fra due culture incapaci di coesistere: cul-tura della Ragione e cultura del Mistero. Quante tragediesono state vissute per effetto di questo conflitto, quantimassacri sono stati commessi pregando Dio o la Ragione!Ma Robinson è soprattutto metafora dell’uomo econo-mico moderno e della dialettica materialismo-religioneche lo tormenta. Quest’uomo economico ha tre volti. È uncristiano che rischia e intraprende perché crede libera-mente in Dio; inoltre, rappresenta l’uomo del mercantili-smo evoluto dilaniato fra due dimensioni: il Nuovo Mon-do e il Vecchio, la conquista planetaria e la vita elementa-re; infine, c’è l’uomo economico che oscilla fra due tenta-zioni: religione della tecnica contro religione della prov-videnza. Questo non gli impedì di essere ricercato dai cre-ditori e, alla fine, senza alternativa fra il carcere e la tom-ba, è ragionevole pensare che il desiderio segreto di De-foe fosse proprio quello di starsene, come il suo Robinson,per conto suo, un po’ fuori dal mondo e - perché no? - suun’isola deserta.

CULTURA Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010 26

Il collega Gennaro D’Amato, a poca distanza dal suo volumesull’asma, fa venire alla luce ora questo libretto - “Aforà. Leemozioni della ragione”, Rogiosi edizioni, Napoli, 2010 - in cui haraccolto scritti, massime, pensieri, riflessioni di personaggi chesono stati protagonisti del progresso umano. Ne è venuto fuoriun manuale dove ciascun lettore potrà trovare la risposta diuomini illustri, anche latini, alle problematiche di fondo dellanostra vita tra cui la libertà, l’amicizia , l’amore, la giovinezza, lavecchiaia, la saggezza , la follia. Aristotele, Eraclito, Cartesio ,Voltaire, Platone, Leopardi, Bacone,Gramsci , Neruda, Seneca, e tanti altri - compresi il D’Amatostesso ed alcuni anonimi - rivivono in questo booklet con i loroepigrammi e riflessioni, divertendo ed appassionando il lettore.Infine, concordiamo con l’autore che “per rilassarsi, non c’èniente di meglio che leggere di tutto ed assemblare creazionidell’intelletto ed aforismi che stimolano riflessioni”. (F.I.)

“Aforà” risponde ai perchè della vita

Gennaro D’Amato

Aforà - Le emozionidella ragioneEd. RogiosiPagine 69euro 10,00

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Natale batte alle porte: durante questi freddi po-meriggi chissà quanti ragazzini e quanti nonni starannopreparando tutti insieme il presepe. Un rituale familiareche si svolge da tempo immemorabile, in un’atmosferaallegra e suggestiva; man mano che i personaggi del pre-sepe escono dall’imballo che li ha custoditi per tutto l’an-no, il nonno racconta una nuova, incredibile e magica sto-ria. Il presepe costituisce - per i meridionali in genere, ei napoletani in particolare - la rappresentazione più po-polare della Natività di Gesù dal Medioevo ad oggi, e - seè certo che la sua prima raffigurazione con il divino Bam-bino deposto in una mangiatoia (praesepium) dentrouna grotta, sullo sfondo di un paesaggio naturale, è da at-tribuire a San Francesco d'Assisi - è vero anche che sce-ne della Natività furono rappresentate sin dai primi se-coli cristiani, nella notte di Natale, festa istituita nel IV se-colo da Papa Liberio e, da allora, formalmente separatanel calendario liturgico dall'Epifania. Sul numero di giugno del Bollettino n. 4/2010, scriven-do del dottor Alessandro Sergio, ci augurammo che intempi stretti andasse in porto la volontà del collega di do-nare un presepe al nostro Ordine. Ebbene l’iniziativa è an-data a buon fine e in sede si respira il caratteristico cli-ma natalizio: volendo partecipare attivamente alla festi-vità - alla stregua dei ricchi e dei nobili di un tempo (maanche di oggi) che allestivano nelle loro dimore sontuo-si e costosissimi presepi - ora anche nella nostra sede or-dinistica fa bella mostra di sé, in pianta stabile nella stan-za del presidente, un’importante, bellissima e suggesti-

va scenografia presepiale - con tanto di grotta, asinello,mucca, bambinello, Madonna, San Giuseppe e popola-ni vari - opera appunto del collega Alessandro Sergio,noto gastroenterologo (già responsabile del relativo set-tore presso l’ospedale A. Cardarelli di Napoli) e Maestropresepista che, assieme alla Original Marines di Napoli -

un’azienda che conta inItalia 500 negozi e cheproduce abbigliamentoper la famiglia giovane -ha voluto fare dono alnostro Ordine che, a co-sto zero, è stato impre-ziosito da una straordi-naria opera d’arte. Dob-biamo sottolineare cheil presepe è stato forte-mente voluto dal presi-dente Gabriele Peperonicon il Consiglio Diretti-vo, dal direttore Um-berto Zito con tutti i di-pendenti dell’Ordine edallo staff redazionale

del BollettinoIl collega e amico Sergio nasce artisticamente quale sce-nografo per plastici ferroviari, ed ha raccolto lusinghierisuccessi per circa trent’anni. Temperamento irrequieto e poliedrico, è rimasto da qual-che anno affascinato dal mondo del presepe e, con gran-de passione e tenacia, va elaborando complesse sceno-grafie di ispirazione sette-ottocentesca, felici riprodu-zioni di immagini di scene di presepe riportate in libri

L’opera di Alessandro Sergio nella sede dell’OrdineIl presepe del gastroenterologo

Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010 27NEWS

Francesco IodiceGià direttore U.O. sc di Pneumologia, Cardarelli[

L’allestimento

presepiale, firmato dal

medico-artista, si rifà

all’iconografia delle

“Adorazioni”

settecentesche e alle

suggestioni della

tradizione romantica.

Alla splendida

scenografia ha concorso

anche il maestro

Michele Meluzio

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Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010 28NEWS

d’arte che, pur essendo copie, testimoniano acuta os-servazione, rispetto scrupoloso per le proporzioni, osti-nata ricerca del particolare. L’artista ha partecipato, epartecipa tuttora, a mostre in tutta Italia e sue opere so-no presenti nel Duomo di Caserta Vecchia, a Firenze, nel-la Cattedrale di Casella (CE), presso il Museo della Civil-tà contadina, a Roma presso il Papa Benedetto XVI. Ol-tre alla presenza a Napoli, il dottor Sandro espone a Reg-gio Emilia, a Minturno, e alla Galleria Colonna di Roma.Per l’opera donata a tutta la famiglia dei medici napole-tani, Sergio si è ispirato all’acquaforte-bulino di Chri-

stian Wilhelm Ernst Dietrich “Adorazione dei pastori” del1740. Dietrich, epigono di Rembrandt e di Salvator Rosae artista tedesco di buona fama, che nell’Adorazione ri-spetta fedelmente i canoni stilistici introdotti da Rem-brandt con la scena completamente interna, dove l’a-spetto familiare e contadinesco prende il sopravventosu quello prettamente sacro. L’uomo con la lanterna ri-corda molto alcuni personaggi incisi dal Maestro olan-dese. La composizione generale è molto bella, piena dipopolani ben caratterizzati, organicamente inseriti inun ambiente chiuso, ma ampiamente arioso.La bravura di Sergio è consistita nel fatto che, rispettan-do la costruzione dell’immagine scenografica, ne ha in-terpretato i contenuti e – pur avendo a disposizione so-lo una monocromia bidimensionale – l’ha trasformata inuna policromia tridimensionale. Lo stesso dicasi dei pa-stori, che sono stati riprodotti con caratteristiche similiai protagonisti dell’incisione su rame, e della vestizionecon tessuti umili. La grandezza della scena presepiale èimponente: 90 cm x 75 x 1 metro e trenta di altezza; il tut-to presentato in un mobile-scarabattola dall’aspetto sem-plice ma decorato di motivi “romantici”, come è possibileosservare da alcuni particolari architettonici: vero pro-digio del maestro falegname signor Michele Meluzio,esperto costruttore di presepi, anche molto più impo-nenti. L’opera è stata presentata nel 2008 e nel 2009 allaMostra di Arte Presepiale (56 espositori componenti del-la “Associazione Italiana Amici del Presepio”, sez. di Na-poli) che viene allestita ogni anno presso il complessomonumentale di San Severo al Pendino, in via Duomo aNapoli. Ci auguriamo, e ne siamo certi, che questa splen-dida scultura artigianale - vero e proprio esempio di ar-tistico modellismo d’epoca – avrà un forte impatto su tut-ti i nostri colleghi che vorranno ammirarla e apprezzar-la; è sperabile pertanto che vengano numerosi a visitareil presepio (giorni feriali dalle ore 9 alle 13), assieme ai lo-ro familiari.

17 dicembre 2010 ore 17,30

CERIMONIA-INCONTROPER LA RICORRENZA DEL CENTENARIO

Auditorium dell’OMCeO Napoli

Via Riviera di Chiaia, 9/C - Napoli

Il Consiglio dell’OMCeO di Napoli e Provincia, in occasione del Centenario della costituzione degliOO.MM, invita tutti i medici iscritti a partecipare alla cerimonia-incontro che si articolerà comesegue: proiezione del filmato della FNOMCeO “Professione medica - Cento anni di storia degli Ordinidei medici”; intervento del Dr. Gennaro Rispoli sullo “spettacolo della notomia”, con immagini esuoni; esibizione dell'Accademia neapolitana degli otiosi (Enza Caiazzo al clavicembalo con il sopra-no Cristina Florio): canzoni e musiche del ‘700 napoletano. Nell'occasione sarà anche distribuito illibro realizzato per il Centenario e sarà presentato il presepe realizzato dal collega Alessandro Sergio.Per finire si brinderà alle prossime festività natalizie. I Colleghi interessati possono prenotarsi, con-tattando telefonicamente (081/660544) la segreteria (Sig.ra De Gregorio).

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Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010 29NEWS

Il giorno 26 maggio 2010 si è svolto presso la Salaconferenze “Giovanni Sodano” del SUMAI-ASSOPROF diNapoli, in via G. Silvati,32 il CORSO BASE SULLE PROTESIUDITIVE organizzato dall’ANSOA – Associazione Nazio-nale Specialisti Otorinolaringoiatri Ambulatoriali. Questoprimo incontro, diretto ad otorinolaringoiatri ed audio-logi e accreditato ECM, ha ricevuto vari patrocini mora-li tra cui quello dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri del-la provincia di Napoli e della SIFOP (Società Italiana di for-mazione permanente), si è prefisso come obiettivo quel-lo di chiarire alcune problematiche inerenti sia le carat-teristiche specifiche delle varie tipologie delle protesiacustiche, anche e soprattutto alla luce della tecnologiadigitale applicata alle stesse e universalmente ricono-sciuta nella sua validità, che gli specialisti e le strutturesanitarie idonee alla prescrizione delle protesi acustiche,secondo le ultime disposizioni nazionali e regionali intema di cure e riabilitazione del cittadino. I lavori sono stati organizzati in tre sessioni, dopo i salu-ti del Presidente dell’Ordine dei Medici Gabriele Pepero-ni, che ha sottolineato la vicinanza dell’Ordine ad inizia-tive come questa che affrontano problematiche sociali co-me l’ipoacusia che colpisce circa l’8% della popolazioneitaliana, con picchi del 50% per la classe di età compre-sa tra 75 e 79 anni, oltre ad essere ovviamente momentidi aggiornamento e formazione ECM. Moderata dal dr. Luigi Sodano, tesoriere ANSOA, la pri-ma sessione: SCIENZE DI BASE E CLINICA è stata aper-ta dal prof. G. Auletta, seguito dai dottori R. Izzo, A. Bo-jano e dal prof. V. Marcelli, che hanno descritto con pre-cisione che l’intervento terapeutico nei bambini non po-trà iniziare oltre i 6-8 mesi di vita del soggetto, per poteravere una completa restitutio ad integrum. Inoltre si èspecificato che i test indispensabili per una diagnosi pre-coce di ipoacusia in un bambino, sono sicuramente l’ABR,l’ECoGE e lo Steady-State. Mentre nell’adulto gli esamistrumentali sono: esame audiometrico tonale, esame au-diometrico vocale, esame impedenzometrico e in deter-minati casi l’ABR. Nella seconda sessione, moderata dal dr. Andrea MontellaPresidente ANSOA, su TECNOLOGIE E TECNICHE CHI-RURGICHE, ha iniziato i lavori il dr. N. Mansi seguito daidottori A. Della Volpe e G. Malafronte, i quali hanno illu-strato ai tanti ed interessati colleghi presenti le ultimetecniche di chirurgia protesica, e della grande diffusionedelle protesi BAHA nelle ipoacusie trasmissive, e del-l’Impianto Cocleare Bilaterale (I.C.), che attualmente rap-presenta il golden standard nel trattamento dell’ipoacu-sia neurosensoriale grave e profonda nel bambino e nel-l’adulto; la discussione è stata particolarmente vivace an-che con qualche distinguo sulla possibilità che in tempidi crisi della sanità campana potrebbe anche andar be-ne un I.C. Monolaterale, dando la possibilità a più soggetti

di usufruirne; la interessante discussione continuerà si-curamente in altre occasioni.La terza sessione è stata una vera e propria tavola roton-da moderata dal dr A. Montella con i colleghi V. Marcellie G. Auletta che interloquendo con tutti i partecipanticon un vivo ed ampio dibattito hanno cercato di chiari-re quali sono i centri di prescrizioni delle protesi uditivedifferenziandoli in centri di I° livello Distrettuali dotati diaudiometro tonale e uno specialista ORL- Audio-fonia-tra per il filtro della domanda; e di un centro di II° livelloAziendale con U.O. ORL, Audio-foniatria ospedaliera e/oterritoriale, dotata di Audiometro Tonale, Audiometro Vo-cale, Impedenzometro, Orecchio Elettronico, e speciali-sti Otorinolaringoiatri, Audio-foniatri nonché tecnici Au-diometristi. Questi centri di II° livello sono deputati alla prescrizionee collaudo delle protesi uditive le quali devono rientrare

nel PROGETTO RIABILI-TATIVO che comprendela presa in carico globaledel soggetto cosi comenormato dalle “Linee gui-da per la riabilitazione inRegione Campania”(BURC n° 22 del 3 Maggio2004). Infine il Dr. Dome-nico Porpora ha illustratotutto il percorso e gli esa-mi che l’avente diritto de-ve seguire per la prescri-zione ed il collaudo delleprotesi uditive, eviden-ziando le criticità rispettoalla responsabilità delmedico prescrittore. In-

fatti la protesizzazione acustica è un intervento terapeu-tico particolarmente delicato; esso si propone di ripristi-nare, una funzione molto complessa qual è quella uditi-va nessun apparecchio elettronico per quanto sofistica-to, è attualmente in grado di sostituirsi all’apparato udi-tivo e di compensare integralmente il danno funzionaleche caratterizza le varie sordità. Nonostante queste limitazioni la protesi acustica è oggiil mezzo più impiegato per la correzione di deficit uditi-vi, che non hanno solo un interesse medico ma anche psi-co-sociale. Questo corso da ripetere sicuramente, ha cercato di sta-bilire, dopo un proficuo confronto e scambio di espe-rienze tra chi opera in questo settore, delle linee guida daseguire per la corretta ed uniforme prescrizione di pro-tesi uditive sia nei bambini che negli adulti. Augurando-ci di esserci riusciti, nell’immediato futuro si organizze-ranno analoghe iniziative.

Focus dell’ANSOA sull’uniformità prescrittivaDibattito sulle protesi uditive

Nonostante alcune

limitazioni, la protesi

acustica è oggi il mezzo

più impiegato per la

correzione di deficit

uditivi che non hanno

solo un interesse

medico ma anche

risvolti psico-sociali.

L’importanza

dell’adozione di linee

guida omogenee

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Tra le tante iniziative che stanno vedendo prota-gonisti i medici specialisti ambulatoriali della Provin-cia di Napoli, vi è da segnalare quella del giorno 8 giu-gno 2010, avvenuta nella Sala Consiliare del Comune diSan Sebastiano al Vesuvio (NA), alla presenza del Sin-daco e del Presidente del Consiglio Comunale. San Sebastiano al Vesuvio è un comune di circa 10.000abitanti della provincia di Napoli, sorto a 14 chilometrida Napoli, alle pendici del Vesuvio in panoramico af-faccio sul golfo di Napoli (da qui la specifica geograficariferita proprio al vulcano). Oggi fa parte dell'area metropolitana di Napoli.L’evento, organizzato da “Il Melograno”, associazioneculturale e di solidarietà sociale, nell’ambito della XXXIRassegna Annuale del Verde, sul tema: ”GIORNATA DEL-LA PREVENZIONE, AMBIENTE E SALUTE”, ha ricevu-to il patrocino della ASL NA3 SUD.La manifestazione ha avuto grande riscontro di pub-blico, e gli argomenti trattati hanno suscitato enorme in-teresse tra gli intervenuti, come testimoniato dal gran-de numero di domande rivolte, nell’ambito della Tavo-la Rotonda seguente, agli specialisti presenti.

Dopo una breve intro-duzione del Sindaco diSan Sebastiano al Vesu-vio, dr. Giuseppe Capas-so, il quale ha illustratole finalità del convegno,è passata la parola alPresidente del ConsiglioComunale di San Seba-stiano al Vesuvio, il qua-le ha tenuto a puntualiz-zare l’interesse del Co-mune vesuviano verso laproblematica dell’am-biente e la sensibilitàverso quella dell’inqui-namento.

Al Convegno hanno preso parte vari professionisti, pro-venienti dalle più svariate aree della società; infatti han-no preso la parola in un primo tempo figure del mon-do imprenditoriale che hanno focalizzato la loro atten-zioni sulle problematiche inerenti la rilevanza dei pro-cessi produttivi realizzabili in armonia con una sanatutela dell’ambiente.Hanno poi preso la parola numerosi Medici SpecialistiAmbulatoriali invitati a relazionare su tematiche clini-che relative ai rapporti tra l’inquinamento e la salute, eper la precisione il Dr. M. Libutti, oncologo, con una re-lazione dal titolo “Ambiente e tumori”, il Dr. G. Puorto,oculista, il quale ha illustrato le problematiche riguar-danti l’influenza dell’inquinamento (atmosferico e lu-minoso) sull’occhio, ed il Dr. T. Cautiero, pneumologo,il quale ha precisato le conseguenze dell’inquinamen-to sull’albero respiratorio nella relazione dal titolo “In-quinamento e patologie respiratorie correlate”.Alla tavola rotonda seguente, che si è protratta per ol-tre un’ora e mezza, hanno partecipato, oltre i relatori,anche i colleghi P. Busiello, ortopedico, S. Camardella,ginecologa, F. Coppola, geriatra, G. De Simone, diabe-tologa, e D. Iannascoli, neurologo, tutti specialisti am-bulatoriali in servizio presso il Distretto Sanitario sededel Convegno. Gli interventi dei relatori e degli altri colleghi presentihanno suscitato un vivo interesse tra gli intervenuti, eda tutte le domande sono state fornite risposte puntua-li e precise.Alla fine dell’incontro, il Sindaco di San Sebastiano al Ve-suvio ha inteso ringraziare, oltre che il pubblico inter-venuto, anche tutti i relatori ed i partecipanti alla TavolaRotonda, auspicando che tali incontri possano avereluogo ancora, in un clima di piena e fattiva collabora-zione tra Istituzioni, Medici operanti nella ASL e pub-blico.

Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010 30NEWS

In un convegno le relazioni tra inquinamento e saluteAmbiente, specialisti in prima linea

Gennaro PuortoSpecialista Ambulatoriale Oculista ASL NA 3 Sud[

A San Sebastiano al

Vesuvio tavola rotonda

tra medici, imprenditori

e politici sull’emergenza

ecologica e sui processi

produttivi realizzabili in

armonia con una sana

tutela dell’ambiente.

Sotto i riflettori la

relazione tra tossine,

tumori e patologie

respiratorie

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NEWS Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010 31

Il 10 dicembre si svolgerà la terza edizione degli in-contri scientifici dedicati a S. Giuseppe Moscati. Il corso diquest'anno promosso da “Medicina e Persona Campania”insieme all'Arciconfraternita dei Pellegrini ed all'Ordine deiMedici di Napoli, avrà per titolo: ”Professionisti e istituzio-ni: fondamenti di un equilibrio difficile. La sfida dell'orga-nizzazione della cura”. Nelle aziende sanitarie le professio-ni sembrano sempre emarginate rispetto ad un ambientedi lavoro di cui stentano a riconoscere struttura e funzio-namento. Attitudini e cultura sviluppate nel corso di seco-li di esercizio della medicina, sembrano oggi estranee allarealtà dell'ospedale, tanto che la pur necessaria organizza-zione tende a diventare il fattore esauriente la qualità dellecure. L'attuale orientamento (vedi Il Sole 24 Ore Sanità delmarzo di quest'anno), vorrebbe che tutte le organizzazionisanitarie, in particolare quelle caratterizzate da una eleva-ta complessità gestionale (Aziende sanitarie e Ospedaliere,Policlinici, IRCSS), debbano dotarsi di tecniche e strumen-ti in grado di supportare i singoli operatori ad utilizzare almeglio le risorse disponibili, garantendo allo stesso tempoun elevato livello qualitativo delle prestazioni. Nelle strut-ture sanitarie viene richiesta una nuova cultura aziendalefondata sul risultato più che sul ruolo, ove ruoli/responsa-bilità non siano benefici certi separati dai risultati. In que-sto trionfo della cultura aziendalista, che tenta di piegare leorganizzazioni sanitarie che non hanno una dinamica esclu-sivamente meccanicistica, a criteri di efficienza (aumentodi produttività con contenimento dei costi) e di efficacia (ilgradimento dell'utente di fatto più che la qualità delle cu-re), si pone il corso :” Professionisti ed istituzioni: fondamentidi un equilibrio difficile. La sfida dell'organizzazione dellacura”. Nella situazione descritta emerge dagli operatori unaforte domanda di condivisione del "senso" dell'attività svol-ta, e di reale corresponsabilità nella conduzione della strut-tura sanitaria. Nel corso, l'approccio all'organizzazione del-la cura si sviluppa a partire dalla cultura originale che ha da-to vita agli ospedali, nel tentativo di rendere permanente,strutturale, l'accoglienza del paziente, fino alla sua evolu-zione nel Servizio Sanitario. Vengono quindi approfonditi ipresupposti del management e dell'economia aziendaleapplicati all'ambito sanitario per analizzare, infine, il rap-porto fra professioni e organizzazione secondo diverse pro-spettive: dal diritto, allo sviluppo della risorsa umana.Di seguito alcuni degli spunti che saranno approfonditi nelcorso: 1)L'applicazione di modelli manageriali alle organizzazio-ni sanitarie ha prodotto interessanti risultati soprattutto inalcune strutture ospedaliere complesse coniugando effica-

cia/efficienza nelle prestazioni sanitarie che vertono sullacura/assistenza dei pazienti acuti.La difficile sfida del futuro è quella che questo modello pos-sa rispondere alle nuove esigenze sanitarie, che necessita-no di un approccio più incentrato sulla continuità di curadella persona (malato cronico, cure intermedie, cure do-miciliari).2)Il paziente è al centro se è al centro il professionista chelo cura, cioè se a chi lo cura vengono dati gli strumenti perfarlo (questo è il compito della struttura e del suo livello or-ganizzativo) e soprattutto se è trattato e rispettato come unprofessionista autonomo e responsabile.3)Il sistema deve essere premiante per chi raggiunge gliobiettivi. L'uniformismo livellante come tutela di diritto dichiunque lavori non è più accettabile. 4)Si deve capire dove vanno le risorse pur limitate. Non sipossono più creare strutture ad personam, o che nascanoda accordi politici, più che da un reale bisogno del terri-torio.5)Il momento storico di crisi economica costringe tutti adavere il coraggio di cambiare direzione: è necessaria una me-dicina reale che risponda al bisogno, per rimettere al cen-tro il paziente con il professionista che lo assiste. Solo ri-spondendo ad un bisogno reale, cioè non reso ipertroficoda interessi estranei al reale bisogno di salute, chi opera insanità può trovare soddisfacente ed utile il proprio lavoro. Ivari modelli manageriali possono essere utili nelle organiz-zazioni se servono questo scopo.

Il corso è dedicato al rapporto tra professionisti e istituzioniIII edizione degli «Incontri moscatiani»

10 dicembre 2010 ore 9,00 - Ospedale dei Pellegrini 1) Il management in medicina tra arte e scienza: basiantropologiche del management sanitarioDott. Giorgio Bordin2) Organizzare: un principio culturale che sfida i professionistiDott. Marco Bregni3)Dalle istituzioni caritatevoli alla sanità pubblica: è (davvero)rimasto qualcosa in comune?Prof. Antonio Puca4) Diritto-diritti: come realizzare in sanità l'equilibrio tra lanatura professionale del lavoro e l'appartenenza all'istituzioneProf. Daniele Marrama5) Pane amore e... trent'anni di Servizio Sanitario Nazionale:non solo propagandaProf. Raffaele Rossiello6) Azienda, professionista e paziente: storia di un rapporto daapprofondireDott. Antonio Del PuenteE' in corso l'accreditamento ECM per 100 partecipanti.Iscrizione gratuita. Per informazioni e iscrizione tel.081-5408255/75

IL PROGRAMMA

Vinicio LombardiPresidente Medicina e Persona Campania[

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NEWS Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010 32

Nel III Congresso ADDIS il punto sulle cure a domicilioNuovi modelli di assistenza

Nella sala conferenze dell'hotel RA-MADA in via Galileo Ferraris, a Napoli, si terrà merco-ledì 15 e giovedì 16 dicembre 2010, il III Congresso Re-gionale, organizzato dall'ADDIS - Associazione Diri-genti Direttori Sanitari -, sul tema “Le cure domiciliarie il Distretto sanitario in Regione Campania”. La manifestazione si aprirà alle ore 9.15: interverranno,oltre ad esperti della materia, il consulente alla Sanitàdel Presidente della Regione Campania, il Direttore del-l'ARSAN Campania, il Presidente dell'Ordine dei Medi-ci di Napoli , il Commissario Straordinario dell'ASL Na-poli 1 Centro, il Presidente Nazionale della CARD (Con-federazione delle Associazioni Regionali dei Distretti).L'evento ha tra i suoi principali obiettivi quello di sen-sibilizzare la Sanità Pubblica sui risvolti sociali e sul-l'abbattimento dei costi derivanti da una nuova orga-nizzazione assistenziale, a diretto supporto del cittadi-no, tesa ad evitare inutili ricoveri. Una sfida raccolta dal sistema dell'assistenza territo-riale, grazie al quale è possibile assistere i pazienti di-rettamente presso il loro domicilio. Saranno illustrati imodelli di cura centrati sul paziente e sulla qualità del-la vita degli assistiti che permetteranno di rendere ope-rativo anche in ambito sanitario il paradigma di effi-cienza, efficacia ed economicità dei servizi. Un rispar-mio, quello dovuto alla deospedalizzazione dell'assi-stenza, che potrebbe incidere significativamente suglielevati costi dell'assistenza ospedaliera con il fine ulte-riore di trarne il maggiore beneficio per i pazienti. I modelli assistenziali delineati dalle recenti normativeregionali permettono di sostenere infatti l'ulteriore qua-lificazione delle cure domiciliari per rafforzare la tute-la dei soggetti deboli, ed in particolare degli anziani edelle persone nella fase terminale della vita che costi-tuiscono e costituiranno ancor di più in futuro, il targetassistenziale prioritario nella domanda di cura. È stato rilevato che l'87% dei cittadini italiani desiderale cure a casa, ma quale è il livello possibile di sicurez-za e qualità delle terapie in un luogo differente dall'o-spedale? Il Convegno è organizzato in cinque sessioni. La prima, introduttiva, dedicata alla realtà attuale del-le cure domiciliari in Regione Campania; la seconda ri-servata alla presentazione di esperienze regionali si-gnificative dal punto di vista dei professionisti; la terzasessione è dedicata alla conoscenza di modelli signifi-cativi nella Regione Veneto e nella Regione Lombardiaaffrontando anche gli aspetti economici ed organizza-tivi; la quarta sessione riguarderà il ruolo dei diversi li-

velli aziendali coinvoltinella programmazionedelle cure domiciliari e laquinta ed ultima sessio-ne è riservata alla presain carico ed al contribu-to dei diversi “attori” del-la scena territoriale:MMG, Specialisti ambu-latoriali, Infermieri ecc... L'insieme delle relazionipuò costituire un patri-monio scientifico condi-viso sul quale fondare unnuovo patto per la salu-te di tutti, a partire dallapopolazione fragile e

vuole essere anche un momento di riflessione nonchél'occasione per aprire la discussione tra i professionisti,mettendo a confronto le diverse esperienze, sia locali sianazionali con il proposito di promuovere un forte im-pegno per migliorare l'accessibilità delle cure domiciliaria partire dai più deboli. Un impegno sia per le Istituzioni sia per gli operatori asperimentarsi con la sfida di una cura a misura del pa-ziente e di comunità con tecniche mini-invasive ed eco-nomiche, che permettano di raggiungere, con buonepratiche, la semplificazione delle procedure, l'assegna-zione delle corrette priorità, ma, innanzitutto, la quali-tà economicamente sostenibile onorando anche i prin-cipi di appropriatezza ed equità.

Gennaro VolpePresidente Addis Regione Campania[

L’Associazione Dirigenti

Direttori Sanitari si

riunirà in congresso il

15 e 16 dicembre sul

tema delle cure

domiciliari in Campania.

Un sistema di assistenza

territoriale basato su

nuovi modelli di cura

del paziente a domicilio

riduce i costi e aumenta

l’efficienza dei servizi

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NEWS Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010 33

Regione Campania: arriva lasuperstrenna destinata a rivitalizzarela disastrata contabilità della sanitàregionale. Roma sdogana 1 miliardo e21 milioni di euro dal Fondo Nazionaledella Campania, finora congelati acausa del crac, per trasferirli entronovembre nella disponibilità dellagiunta Caldoro: cifra sontuosa quellain arrivo che rappresenta il 60% delFondo. E non basta perché entrodicembre, se le manovre dirifondazione del sistema-salute messein campo dal numero uno di PalazzoSanta Lucia e dal suo staffcontinueranno a convincerel’esecutivo nazionale, arriveranno altri340 milioni (pari al 20% del tesoretto).Entro aprile, infine, un’ultima,poderosa tranche di altri 340 milioni.Una beneficiata che non è frutto delcaso ma del supervertice romano del26 ottobre tra il presidente StefanoCaldoro, il sub-commissario GiuseppeZuccatelli, il senatore RaffaeleCalabrò in qualità di consigliere allasanità, e i ministri Giulio Tremonti eFerruccio Fazio. L’ok allo sblocco dei fondi, rilasciatodai 2 titolari ai dicasteri dell’Economiae della Salute, coincide infatti conl’approvazione del piano di rientro daldeficit sanitario, tracciato dallastruttura commissariale e dalgovernatore campano. Il tavolo diverifica tenuto nella Capitale ha,dunque, giudicato attendibili i progettiattuativi per la riorganizzazione e gliaccorpamenti dei nosocomi dellaregione. Ossigeno puro che ripianeràinnanzitutto i debiti del settoresanitario campano, innescando anchelo smobilizzo dei crediti di PalazzoSanta Lucia, a cominciare dal miliardoe mezzo di euro pignorati dai creditoridelle Asl.

Ecco, in dettaglio, i dati emersi dal lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori medici. Su 242 casi «attenzionati»,163 hanno avuto esito mortale: in margine a quest'ultimo dato occorre aggiungere che delle 163 «vittime» 88 si sono concentrate inCalabria (50) e in Sicilia (38). Dei 242 casi presi complessivamente in esame, intanto, 64 si sono verificati in Calabria, 52 in Sicilia, 24nel Lazio, 15 in Campania/Puglia/Lombardia, 14 in Veneto, 12 in Toscana, 9 in Emilia-Romagna, 8 in Liguria, 6 in Piemonte, 2 in FriuliVenezia-Giulia/Abruzzo, 1 solamente in Trentino/Umbria/Marche e Basilicata. Riguardo ai 163 decessi, dopo le primatiste Calabria (50)e Sicilia (38), seguono Lazio (14), Campania (12), Puglia (9), Liguria (8), Emilia-Romagna e Toscana (7), Veneto (6), Lombardia (4),Piemonte (2), infine Trentino/Friuli Venezia-Giulia/Umbria e Basilicata (1). Circa le cause, 186 dei 242 casi «attenzionati» vengono fattirisalire a presunti errori del personale medico o sanitario: sbagli che potrebbero aver provocato 123 decessi. Non tutti gli episodi,però, sono presuntivamente ascrivibili a colpe dei camici bianchi. A disservizi, carenze e strutture inadeguate si riferiscono 56 casi (dicui 40 con esito mortale), registrati in tutto il Paese: 16 riguardano nosocomi siciliani, 9 quelli laziali, 8 quelli calabresi, infine 23distribuiti in altre regioni. L'unica nota lieta è che in 5 regioni non si sono verificati casi di malasanità «strutturale»: si tratta di Umbria,Marche, Liguria, Friuli Venezia-Giulia e Trentino-Alto Adige.

I NUMERI NERI DELLA COMMISSIONE INQUIRENTE

Sanità, ecco i fondi

Il siluro ai fianchi della sanità na-zionale è arrivato il 26 ottobre e l'im-patto è stato esplosivo: in una news,diffusa da una nota agenzia di stam-pa, tutti i dati della malapratica tar-gata Ssn, emersi dai lavori dellaCommissione parlamentare d'in-chiesta sugli errori in campo sanita-rio. Un'aritmetica dai contenutidrammatici quella evidenziata daiCommissari che ha messo a nudo ilventre molle della sanità nazionale. Un bollettino di guerra che quanti-fica, tanto per cominciare, in unaquindicina i presunti casi di mala-sanità che mensilmente finisconosul tavolo della Commissione: allamedia, in pratica, di uno ogni duegiorni su territorio nazionale. Unquadro fosco che nemmeno esauri-sce l'intera casistica degli eventi ne-fasti ma che comprende solo quellifiniti sotto i riflettori degli inquiren-ti parlamentari. In soldoni: al setaccio degli onore-voli, da aprile 2009 a settembre 1010,sono passati ben 242 eventi in odo-re di colpa e 163 di essi hanno ri-guardato la morte di altrettanti pa-zienti. 163 eventi luttuosi che il qua-dro indiziario fa risalire, almeno infase istruttoria, a errori diretti delmedico e dell'infermiere o a disser-vizi e carenze strutturali. Materialed'indagine che spaventa per qualitàe quantità e che ovviamente com-porta ancora l'uso del condizionalefino ad esito giudiziario definitivo

ma che è già sufficiente, sul pianodel senso comune, ad offuscare il Di-ritto alla Salute, garantito dall'art. 32della Costituzione. Ecco, allora, per-ché Leoluca Orlando, presidentedella Commissione, intende agirecol bisturi su ogni singolo episodio. In sintonia con Orlando, del resto,anche lo stesso Ferruccio Fazio, an-ch'egli attestato sul versante dell'in-transigenza: il titolare al dicasterodella Salute, infatti, ha già prean-nunciato di voler procedere ad unrestyling delle regole degli Ordini deimedici per consentire risposte piùrapide e sanzioni più rigide in casodi errori medici accertati. A riequilibrare immediatamente ri-schiose derive giustizialiste è, tutta-via, intervenuto Amedeo Bianco,presidente FNOMCeO, che, il giornodopo la diffusione dei dati, ha con-densato efficacemente la posizionedella classe medica: «Non siamo ras-segnati agli errori medici - ha di-chiarato - ma da questi si può impa-rare per costruire un sistema più si-curo. In ogni caso - ha aggiunto - ènecessario tenere alta la guardia suefficacia, sicurezza e qualità dell'as-sistenza. Sistemi perfetti non ne esi-stono ma certamente si può punta-re a gestioni che rilevino e preven-gano gli sbagli legati alla pratica me-dica o alla disorganizzazione. Ed èvero: il nostro Ssn ha aree di soffe-renza ma resta tra i più sicuri deiPaesi avanzati».

Errori in corsia, dibattito sull’Sos

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34ULTIMA Bollettino OMCeO Napoli - Ottobre / Novembre 2010

Ricordiamoli insiemeL’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Napoli partecipa commosso al dolore

delle famiglie per la scomparsa dei colleghi

LORENZO CASERTANO MARIO DEL VECCHIO ANTONIO IMPERATO

PASQUALE ANTONIO ORIENTEGIUSEPPE SCALA

ANTONIO SICA

Il loro ricordo resterà nella memoria dei tanti che hanno avuto il privilegio di conoscerli.

Giovanni Di Palma, medico internista e cardiologo, si èspento a Napoli il 15 giugno scorso. Entrato, giovanissi-mo, nell’Istituto di Clinica medica dell’Università direttodal prof. Guido Bossa, era stato specialista ambulatorialein diverse Asl della città e della provincia, socio fondatoredel’A.R.C.A. (Assoc. Cardiologi Ambulatoriali) e capore-dattore della rivista di cultura e vita associativa Cardio-logia ambulatoriale. Nell’altra metà non medica, era sta-to scrittore, poeta, opinionista, politico, dirigente di Azio-ne Cattolica. Originario di Mariglianella era sempre ri-masto affettivamente legato alla sua terra e, in manieraparticolare,al periodico della Chiesa nolana In dialogo alquale, per tantissimi anni, aveva assicurato la sua pun-tuale e appassionata collaborazione su temi di bioetica,co-stume e società.Gennaro Caprioli,medico di famiglia a Po-migliano d’Arco,cugino di Giovanni Di Palma,ha fatto per-venire alla nostra redazione questo suo personale, affet-tuoso ricordo.

* * *

…le mie mani / appassionate e impotenti / hanno palpa-to/ un corpo moribondo./ La mia pietà / non ha speranzeormai./ Si perdono con vertigini / i pensieri / nel volo digabbiani / nell’aria ambrata e quieta del tramonto; / s’a-vanza lentamente / sulle isole lontane / una carovana di nu-bi incandescenti… Rendimi ancora una volta questi tuoi pensieri… rendimeli,

carissimo Giovanni, nell’ora del ricordo della nostra lunga,naturale, tacita, spesso silenziosa consuetudine d’affetto.Ora, più che mai, essi mi rivelano la cifra della tua esisten-za, il senso vero del tuo itinerario di medico e di uomo.

Provo, allora, a parlare di te: della tua sapienza operosa,della tua dignità, e…ancora, della tua umanità, della tuabontà, della tua disarmante tenerezza. Non una comme-morazione, né la salmodìa di circostanza, e neppure, al-meno per ora, la nostalgia disperante di una presenza cheha dovuto lasciarmi per farsi assenza e rimpianto. Sola-mente un approccio, uno sguardo sul tuo mondo, appena

accennato e, tuttavia, già suggestivo del tuo fascino e del-la tua ricchezza interiore. A cominciare dalle tue parole: cal-colo di scienza e spasimo d’amore… Sono state le essenzeche hanno nutrito i tuoi interessi, che hanno dato spesso-re e prestigio alla tua vasta produzione letteraria e alone disacralità alla tua professione di medico. L’umanità, al paridella solida fede cristiana, ti ha permesso di vivere la tuamissione come dimensione dell’anima, prima ancora checome segmento della storia, radicata nel quotidiano, con isuoi problemi, le sue speranze, le sue delusioni, il suo far-si fratellanza con il sofferente, milizia di solidarietà, rifiu-to di ogni effimero paradigma di questa nostra dissacran-te società. Tu hai amato il tuo paese che ora ha suggellato con te il pat-to di un rapporto più forte e ti ha accolto per sempre dalgiorno in cui tu, uomo buono e giusto, sei stato chiamatoalla destra del Padre. L’hai amato nei suoni, nei colori, ne-gli umori nativi, nei volti della gente scavati nella pietra, ma-schere surreali, ombre lunghe nei tuoi versi senza tempo.L’hai amato per la chiesa di San Giovanni, il tuo San Gio-vanni - come amavi ribadire ad ogni circostanza - nell’an-sia di un rapporto privilegiato, quasi familiare - confiden-te presenza alle tue veglie di ricerca e di meditazione.Parlare dei tuoi scritti? Perché, invece, non andare a rileg-gerne qualcuno? Che siano i versi rapinosi della tua poesia/ luce - come qualcuno, giustamente, ha voluto definirla –o qualche significativo approdo del tuo percorso di stu-dioso, di opinionista, di scrittore… per il Signore, semprevero e autentico, mai aduggiato da suggestioni di ipocrisiao di santimonia. Pagine limpide, di solare bellezza in cui ilrigore scientifico o lo spessore concettuale mai rendono pe-sante l’approccio vaporoso, quasi dialogante, al mondo va-riegato dei tuoi interessi.Ora, davvero te ne sei andato… la vela bianca è salpata perl’ultimo viaggio!Io sono rimasto ancora a riva, spaurito,sconcertato… ma profondamente stupefatto a guardartirifondere con l’infinito mare di Dio.

Gennaro Caprioli

In ricordo di Giovanni Di Palma

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