SOMMARIO N. 1: TUTTO INTORNO ALLA TERRA - Scuola … · 2017-06-17 · Il lavoro con la maestra di...

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IL MALINCONICO TEMPERAMENTO DI TERRA ‖ Piccolo omaggio LA TERRA È TUTTA UOMO ‖ Un testo di Dafne Zaffuto POESIE ALL’ASILO+LA PRIMA VOLTA Dora Caputo e Marisa Scaringella MON GRAND-PÈRE JARDINIER ‖ Canzone in francese per le elementari IL CILIEGIO NEL PRATO ‖ Bambini fratelli degli alberi - Ilaria Galvan PIGIATURA IN III CLASSE ‖ Immagini EURITMIA E TERRA M. E. Torcianti ETERI ELEMENTI E FORZE SUBNATURALI ‖ Cenni LA TERRA SOTTO I PIEDI ‖ Uno sguardo al nostro pianeta - Alessandra Melucci IL PARCO DELLA SCUOLA Qual è la sua storia? Il racconto di Marc Sauter ALLA SOGLIA DELLA PUBERTÀ ‖ Ri-scoprire a 13 anni... - Pierpaolo Cogno GEOMETRIA: IL CUBO, SOLIDO SIMBOLO DELLA TERRA Alice Azzini BIOTOPO ‖ Un habitat può essere una sorta di recinto sacro per lo sviluppo di vita da proteggere e studiare MINERALOGIA IN VI ‖ Come iniziare i ragazzi alla geologia? Estratti dal libro di Charles Kovacs ORTO COLLETTIVO E CONVIVIALE DI ORIGLIO ‖ Sapevate che a Origlio ce n’è uno? Ce lo racconta - Daniela Gattoni I NOMI DELLA TERRA parole + poesia IL VENTO MUOVE LA TERRA ‖ Uscita umanitaria in South Dakota - Mosè Nodari e Silvia Zaffino EARTH UPON EARTH ‖ Celebrare la TERRA con la voce di antichi popoli. Il lavoro con la maestra di inglese - Silvia Zaffino TERRE, RACINES, IDENTITÉ ‖ Due allieve di XI classe, un’immagine e un breve testo in lingua francese UNA TERRA CHE PORTA IMPRESSA LA STORIA La Grecia. Riflessioni sull’uscita di XII di Marco Mari Grego TORNIO, ARGILLA, MANO ‖ Un'attività antichissima. Ce la racconta Sabina Vallerani CHE COS’È L’AGRICOLTURA BIODINAMICA? ‖ Estratti da una dispensa di Michele Baio PICCOLI CONSIGLI ‖ Quali libri, articoli, film, siti possiamo consultare per esplorare la Terra? CITTADINANZA TERRESTRE ‖ Azione cosciente dell’uomo per la Terra = Sostenibilità. Cenni da Alessandra Melucci CALCOLO EMISSIONI ‖ Ricerca di due allievi: Myrto Vandersee e Richard Benaglia - introduzione di S. Zaffino e M. Nodari SOMMARIO N. 1: TUTTO INTORNO ALLA TERRA pag. 02 pag. 03 pag. 10 pag. 12 pag. 12 pag. 14 pag. 16 pag. 18 pag. 20 pag. 22 pag. 26 pag. 28 pag. 30 pag. 32 pag. 36 pag. 39 pag. 40 pag. 42 pag. 45 pag. 46 pag. 48 pag. 51 pag. 55 pag. 56 pag. 58 Ci accompagnano lungo le pagine di questo numero due libri, una sorta di filigrana tra i vari contenuti: uno è il grande lavoro di Kees Zoeteman, Gaiasofia (Filadelfia edizioni) che aggiunge un’approfondita visione antroposofica alla concezione di J. Lovelock del nostro pianeta quale organismo vivente; l’altro è il romanzo Rapporto al Greco di Nikos Kazantzakis (Crocetti editore), nel quale vibrano descrizioni indimenticabili della scoperta della Terra nell’animo del bambino e dell’uomo. Li troverete citati qua e là, in box separati su fondo grigio. Di quante altre cose avremmo voluto parlare: ad esempio del fatto che anche in MUSICA la terra è protagonista, come nel Canto della Terra di Mahler, con un testo orientale antico. E la Terra come MATERNITÀ, che tema enorme! E quanti sono i SIMBOLI della Terra... Poi, abbiamo sparso qua e là qualche immagine degli ANIMALI DI TERRA, che sono così tanti, variegati, abilissimi... E le TERRE INCOGNITE, oggi, esistono ancora? Chi sono oggi i SENZA-TERRA? E i NOMADI: cosa chiamano e riconoscono con il nome di terra? Come era la Terra nelle MAPPE ANTICHE? Ancora: cosa avviene nella SEPOLTURA? Qual è il suo legame con la DECOMPOSIZIONE e la PUTREFAZIONE? E la fase della “NIGREDO” in alchimia? E che cos’è la GEOMANZIA? ... Avremmo dovuto raddoppiare il Numero e il tempo per poter anche solo accennare a tutti questi meravigliosi argomenti che grazie a Steiner ricorrono nel nostro piano di studi intrecciati l’uno all’altro: abbiamo però privilegiato ciò che è giunto spontaneamente, ciò che sta vivendo nella scuola, fra allievi, maestri e genitori, e che ci sembra foriero di speranze, azioni e cambiamenti per la Terra. Buona lettura!

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IL MALINCONICO TEMPERAMENTO DI TERRA ‖ Piccolo omaggioLA TERRA È TUTTA UOMO ‖ Un testo di Dafne ZaffutoPOESIE ALL’ASILO+LA PRIMA VOLTA ‖ Dora Caputo e Marisa ScaringellaMON GRAND-PÈRE JARDINIER ‖ Canzone in francese per le elementariIL CILIEGIO NEL PRATO ‖ Bambini fratelli degli alberi - Ilaria GalvanPIGIATURA IN III CLASSE ‖ ImmaginiEURITMIA E TERRA ‖ M. E. TorciantiETERI ELEMENTI E FORZE SUBNATURALI ‖ CenniLA TERRA SOTTO I PIEDI ‖ Uno sguardo al nostro pianeta - Alessandra MelucciIL PARCO DELLA SCUOLA ‖ Qual è la sua storia? Il racconto di Marc SauterALLA SOGLIA DELLA PUBERTÀ ‖ Ri-scoprire a 13 anni... - Pierpaolo CognoGEOMETRIA: IL CUBO, SOLIDO SIMBOLO DELLA TERRA ‖ Alice AzziniBIOTOPO ‖ Un habitat può essere una sorta di recinto sacro per lo sviluppo di vita da proteggere e studiare MINERALOGIA IN VI ‖ Come iniziare i ragazzi alla geologia? Estratti dal libro di Charles KovacsORTO COLLETTIVO E CONVIVIALE DI ORIGLIO ‖ Sapevate che a Origlio ce n’è uno? Ce lo racconta - Daniela GattoniI NOMI DELLA TERRA ‖ parole + poesia IL VENTO MUOVE LA TERRA ‖ Uscita umanitaria in South Dakota - Mosè Nodari e Silvia ZaffinoEARTH UPON EARTH ‖ Celebrare la TERRA con la voce di antichi popoli. Il lavoro con la maestra di inglese - Silvia ZaffinoTERRE, RACINES, IDENTITÉ ‖ Due allieve di XI classe, un’immagine e un breve testo in lingua francese UNA TERRA CHE PORTA IMPRESSA LA STORIA ‖ La Grecia. Riflessioni sull’uscita di XII di Marco Mari GregoTORNIO, ARGILLA, MANO ‖ Un'attività antichissima. Ce la racconta Sabina Vallerani CHE COS’È L’AGRICOLTURA BIODINAMICA? ‖ Estratti da una dispensa di Michele BaioPICCOLI CONSIGLI ‖ Quali libri, articoli, film, siti possiamo consultare per esplorare la Terra?CITTADINANZA TERRESTRE ‖ Azione cosciente dell’uomo per la Terra = Sostenibilità. Cenni da Alessandra MelucciCALCOLO EMISSIONI ‖ Ricerca di due allievi: Myrto Vandersee e Richard Benaglia - introduzione di S. Zaffino e M. Nodari

SOMMARIO N. 1: TUTTO INTORNO ALLA TERRApag. 02pag. 03pag. 10pag. 12pag. 12pag. 14pag. 16pag. 18pag. 20pag. 22pag. 26pag. 28pag. 30pag. 32pag. 36pag. 39pag. 40pag. 42pag. 45pag. 46pag. 48pag. 51 pag. 55pag. 56pag. 58Ci accompagnano lungo le pagine di questo numero due libri, una sorta di filigrana tra i vari contenuti: uno è il grande lavoro di Kees Zoeteman, Gaiasofia (Filadelfia edizioni) che aggiunge un’approfondita visione antroposofica alla concezione di J. Lovelock del nostro pianeta quale organismo vivente; l’altro è il romanzo Rapporto al Greco di Nikos Kazantzakis (Crocetti editore), nel quale vibrano descrizioni indimenticabili della scoperta della Terra nell’animo del bambino e dell’uomo. Li troverete citati qua e là, in box separati su fondo grigio. Di quante altre cose avremmo voluto parlare: ad esempio del fatto che anche in MUSICA la terra è protagonista, come nel Canto della Terra di Mahler, con un testo orientale antico. E la Terra come MATERNITÀ, che tema enorme! E quanti sono i SIMBOLI della Terra... Poi, abbiamo sparso qua e là qualche immagine degli ANIMALI DI TERRA, che sono così tanti, variegati, abilissimi... E le TERRE INCOGNITE, oggi, esistono ancora? Chi sono oggi i SENZA-TERRA? E i NOMADI: cosa chiamano e riconoscono con il nome di terra? Come era la Terra nelle MAPPE ANTICHE? Ancora: cosa avviene nella SEPOLTURA? Qual è il suo legame con la DECOMPOSIZIONE e la PUTREFAZIONE? E la fase della “NIGREDO” in alchimia? E che cos’è la GEOMANZIA? ... Avremmo dovuto raddoppiare il Numero e il tempo per poter anche solo accennare a tutti questi meravigliosi argomenti che grazie a Steiner ricorrono nel nostro piano di studi intrecciati l’uno all’altro: abbiamo però privilegiato ciò che è giunto spontaneamente, ciò che sta vivendo nella scuola, fra allievi, maestri e genitori, e che ci sembra foriero di speranze, azioni e cambiamenti per la Terra. Buona lettura!

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LA TERRA È TUTTA UOMO

Che cos’è la primavera? Che cosa sono le stagioni, e che funzione hanno? E come mutano le percezioni dell’uomo da una stagione all’altra? Perché l’uomo deve soggiornare in una coscienza planetaria primaverile, estiva, autunnale e invernale?

La coscienza della Terra conosce un’alternanza che si gioca su una ciclicità annuale: le quattro stagioni, che non sono solo il fenomeno geografico, esteriore, che siamo abituati a considerare, limitato ad alcune fasce climatiche e ignorato da altre zone della terra; ma il fenomeno diciamo spirituale, che riguarda un’alternanza più profonda e cioè l’oscillazione dei corpi sottili della Terra, il loro rapporto che varia nel corso dell’anno, segno di una mutazione della coscienza, esperienza questa che coinvolge l’intero pianeta (ogni fenomeno materiale lo si può considerare anche come manifestazione di una coscienza spirituale, quindi anche le stagioni hanno una loro ragione spirituale d’essere). La coscienza della Terra è quindi scandita su un ciclo annuale, a differenza della coscienza dell’uomo che si muove su un ritmo giornaliero. Il problema della funzione delle stagioni si spiega comprendendo proprio il rapporto che intercorre tra questa

ciclicità annuale della Terra e il ritmo giornaliero dell’uomo, si potrebbe anche dire tra l’alternanza sonno-veglia dell’uomo e l’alternanza quadripartita nelle stagioni della Terra.

È dunque indagando il rapporto Terra-Uomo, che si può comprendere l’essenza delle stagioni, e il variare delle percezioni sensoriali dell’uomo in relazione a queste.

L’attualità della Terra è l’uomo, cioè nell’uomo, la Terra -questa incarnazione planetaria- ha esperienza dell’Io. La Terra è una sorta di scoria, è il passato dell’uomo, la sua memoria, contiene tutto quello che non ha potuto evolversi al livello di coscienza dell’uomo ed è rimasto indietro come in un sonno in attesa di un risveglio. Quindi potremmo anche dire che la Terra è stata espulsa dall’uomo perché questi potesse alleggerirsi dell’elemento materiale; in un certo senso è creata dall’uomo a immagine di ciò che egli è stato in un altro tempo: ricapitola in forme simboliche l’evoluzione della sua coscienza nelle precedenti incarnazioni planetarie; così che ciò che in passato era stato esperienza vivente di un particolare livello di coscienza, è adesso trasformato in conoscenza, cioè in immagine morta,

simbolica dell’essere. I tre regni che si manifestano sulla superficie della Terra cioè minerale, vegetale, animale, non sono altro che scorie, memoria cristallizzata, lasciata indietro dall’uomo perché potesse mantenere in sé l’elemento spirituale fluido e vivo, in grado quindi di continuare ad immettersi nelle regioni spirituali da cui trarre l’energia per poter ancora evolvere, depositando come semi spirituali dentro la Terra la conoscenza dei mondi superiori. D’altra parte i tre regni partoriti dall’uomo hanno anche la funzione di ricordargli il suo percorso evolutivo, come fossero uno specchio in cui può vedere se stesso a ritroso nel tempo, una superficie specchiante che non capovolge solo lo spazio, ma anche il tempo. Pertanto il pianeta terra è il corpo dell’uomo, e l’uomo è l’io della terra. In un certo senso l’uomo è l’unico essere vivente, in quanto nella sua piena attualità, presente sulla superficie della Terra, è l’unico essere che possa ancora evolvere e che deve svilupparsi per poter sollevare insieme a se stesso l’intero pianeta terra, fino a condurlo alla sua prossima incarnazione planetaria.

IL MALINCONICOTEMPERAMENTO DI TERRA

«Nel linguaggio moderno la parola "malinconia" o "melanconia" si usa per indicare indifferentemente cose alquanto diverse tra di loro. [...] Può (anche) indicare un tipo di carattere (in genere associato a un certo tipo di fisico) che insieme con il caratte-re sanguigno, collerico e flemmatico, costituiva il sistema dei "quattro umori", o delle "quattro complessioni", come si diceva anticamente. Può indicare un temporaneo stato d'animo, talvolta penoso e deprimente, talaltra solo dolcemente pensoso o nostalgico. In questo caso si tratta di un'inclinazione puramente soggettiva, che per traslato può essere attribuita al mondo oggettivo, per cui a buon diritto è possibile parlare della "malinconia della sera", della "malinconia dell'autunno", o anche, come fa il principe Hal di Shakespeare, della "malinconia di Moor-ditch".» (da: “Saturno e la melanconia” - Raymond Klibansky, Erwin Panofsky, Fritz Saxl, Einaudi).

“Esistono infatti quattro umori nell'uomo, che imitano i diversi elementi; aumentano ognuno in stagioni diverse, predominano ognuno in una diversa età. Il sangue imita l'aria, aumenta in primavera, domina nell'infanzia. La bile gialla imita il fuoco, aumenta in estate, domina nell'adolescenza. La bile nera, ovvero la melanconia imita la terra, aumenta in autunno, domina nella maturità. Il flegma imita l'acqua, aumenta in inverno, domina nella vecchiaia. Quando questi umori affluiscono in misura non superiore né inferiore al giusto, l'uomo prospera.

La dottrina dei quattro umori, gradualmente si modificò in quella dei quattro temperamenti. I termini sanguigno, flemmatico, billioso, malinconico finirono per caratterizzare aspetti peculiari non necessariamente morbosi della natura umana. Tali caratteri per quanto predisposti a malattie ben definite, normalmente, erano del tutto sani.

Il Typus Melancholicus ha come caratteristica costituzionale e permanente, una prevalente quantità della bile nera rispetto agli altri umori. La disposizione naturale del melanconico, anche se non si manifesta, tuttavia caratterizza l’individuo in una singolarità spirituale permanente. Se la bile nera è prevalentemente fredda si hanno tipi deboli e letargici, se è invece calda si hanno persone vivaci e facilmente eccitabili. La dottrina aristotelica parla di individui le cui passioni sono più violente degli uomini comuni, ma che riescono tuttavia a ricavare un equilibrio dall’eccesso. Questi che si distinguono per le loro doti artistiche ed intellettuali, sono i mesotipi (melanconici moderati) nei quali esiste un mescolamento ottimale tra bile calda e bile fredda.”

L’uomo contemplativo di Michelangelo - Tomba di Lorenzo de’ Medici - Cappelle Medicee (photo: Aurelio Amendola)

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Quindi l’uomo si deve sviluppare, cioè deve immettere nella Terra l’elemento spirituale, fecondarla. Nell’uomo la Terra riposa, solo nel sonno dell’uomo avviene un vero ricongiungimento con la sfera spirituale. Il sonno di tutti gli altri regni terrestri è una sorta di sonno perenne, non ha mai un vero risveglio, quindi non prevede una vera alternanza dal mondo materiale a quello spirituale; poiché tutti gli esseri che appaiono sulla superficie della Terra non sono che ombre di entità spirituali, nella loro realtà, in un altro spazio e che proiettano sulla Terra solo un’immagine.

la terra è tutta uomo; nel momento in cui l’uomo esce dal sonno e riapre gli occhi è come se ricreasse nell’immaginazione ogni volta il proprio corpo e l’intero mondo: ricorda le realtà spirituali in cui è tornato a fondersi durante il sonno, e proietta questa sua esperienza vivente su una superficie opaca e “morta” dotata però di una capacità riflettente: la materia, in modo da poter vedere fuori di sé ciò che ha vissuto dentro il suo spirito, e da avere quindi un’esperienza cognitiva di quelle realtà spirituali in cui è stato in un rapporto di fusione, di identificazione. Infatti ogni atto percettivo è un atto creativo: si potrebbe dire che la luce esiste perché è emanata dagli occhi affinché questi la vedano e possano riconoscersi, cioè divenire coscienti del loro essere, divenire auto-coscienti; ogni atto percettivo è un guardare allo specchio per vedere se stessi. Partendo dal rapporto che si instaura tra il ritmo sonno-veglia dell’uomo e quello che si

periodicità quotidiana, risale nelle “sfere celesti” e ridiscende in quelle terrestri; un moto dal basso all’alto, che conosce una verticalità che non è solo spaziale, ma sostanziale: il passaggio dalla tenebra-basso alla luce-alto. Tale moto verticale, ascendente, che si potrebbe rappresentare con la forma di una lemniscata, un otto, si innesta sui movimenti che compie la Terra, che in un certo senso sono solo dotati di una orizzontalità, come un respiro: i due movimenti, combinati assieme, costruiscono una croce. Ogni pianeta conosce la propria crocifissione. Sulla nostra Terra attuale la croce è portata dall’uomo: cioè l’uomo fornisce all’orizzontalità dei movimenti planetari, quell’elemento di verticalità, cioè di risalita nell’elemento spirituale, che all’intero pianeta occorre per poter ancora evolvere.

La coscienza del pianeta è sempre una sorta di “coscienza statica”, cristallizzata, non dotata di moto proprio, ma di moti riflessi, su cui opera attivamente la coscienza di un Io, che ha appunto nel pianeta la propria struttura corporea, e nella dimensione spirituale la propria pulsione ad essere presente: il corpo è sempre nel passato rispetto all’Io che è sempre nel presente; per tale motivo l’io risale nella dimensione spirituale se non vuole morire. A differenza dell’uomo, che abbiamo detto essere dotato di un moto lemniscato verticale grazie a cui può avvenire il passaggio dalla materia allo spirito, il movimento della Terra potrebbe essere simbolizzato nei termini di una sorta di respiro. L’alternanza, su un ritmo annuale, di cui la Terra è

potrebbe definire sonno-veglia della Terra si possono indagare tutti quei fenomeni legati alle stagioni.

Vanno quindi analizzati questi due differenti movimenti e come avviene il loro intersecarsi e cosa ciò produce. Il sonno dell’uomo corrisponde ad una condizione di veglia spirituale, mentre ciò che abitualmente chiamiamo stato di veglia, cioè la normale coscienza, potremmo dire, diurna, è in realtà una sorta di sonno spirituale. Questo perché, durante il sonno, l’elemento spirituale che l’uomo porta in sé, come sopito nella materia, si stacca dal corpo e può ricongiungersi con quel mondo spirituale che è la sua vera patria, la sua natura, senza il velo della materia davanti agli occhi ad oscurare la visione della luce vera. Questa alternanza tra mondo materiale e mondo spirituale è legata alla duplice natura dell’uomo: essere sia spirituale che materiale. Se questa alternanza non avvenisse, l’uomo morirebbe, poiché dal modi spirituale riporta tanto l’energia vitale con cui può mantenersi in vita dentro la materia, in se stessa inerte, quanto la conoscenza che viene da tutte quelle esperienze che gli vengono incontro durante il sonno, e che sono depositate, nei termini di una memoria vivente che va risvegliata attraverso un lavoro di coscientizzazione durante la “veglia fisica”, fin dentro il corpo eterico, il quale può trasmettere persino al fisico un’orma di questa memoria. Così che tutti i corpi sottili dell’uomo sono fecondati e accresciuti dalle esperienze che questi compie durante il sonno.

L’uomo quindi, ritornando dentro il corpo, nel suo risvegliarsi, porta con sé dei semi spirituali e li deposita in se stesso, e sotto la coltre del proprio corpo questi semi giacciono in attesa di una luce spirituale che scaldandoli li porti a maturazione e li renda fiori e alberi e frutti. Quanto più ci si rende coscienti, quanto più si assottigliano le percezioni, tanto più il corpo ridiviene fluido, e in un certo senso va assumendo una sorta di trasparenza che consente alla luce dello spirito di penetrare e di far crescere quei semi, e alla coscienza di cominciare a penetrare oltre il drappo pesante della materia. Se tutto questo processo avviene per ogni singolo uomo, ogni notte, avviene anche per l’intera Terra nella sua interezza; grazie all’operato dell’uomo quindi viene depositato un ricordo dei mondi spirituali in una coscienza planetaria. Perciò l’uomo non raccoglie e deposita memoria spirituale solo per la sua singola coscienza, solo per accrescere la forza del proprio io, ma, nel ridiscendere dell’astralità e dell’io dentro la propria etericità fino alla sua materia corporea, lascia cadere un ricordo dei mondi spirituali anche nell’astralità e nell'etericità della Terra, donando così all’intero pianeta e a tutti gli esseri che dormono nel suo seno, un attimo di veglia spirituale, di coscienza.

Questa alternanza sonno-veglia nell’uomo si potrebbe anche definire come un’alternanza luce-tenebra: l’uomo compie una sorta di lemniscata ascendente e attraverso questo moto, che ha una

dotata è un’alternanza tra espansione e contrazione, un moto che avviene appunto su un piano che è quello orizzontale. Dal punto di vista materiale, fisico, l’alternanza luce-tenebra della Terra avviene sul piano orizzontale, rappresentato simbolicamente dall’eclittica: infatti l’oscillazione giorno-notte e i passaggi di luce che caratterizzano le differenti stagioni sono prodotti dal moto di rotazione della Terra sul proprio asse, e dal moto di rivoluzione attorno al sole (questi non sono che manifestazione simbolica, quindi materiale, di ritmi spirituali molto complessi, che non verranno in questa sede presi in considerazione, poiché quello che ci interessa è mettere in luce la relazione luce-tenebra attraversata dalla coscienza notturna e diurna dell’uomo, con la relazione espansione-contrazione che è alla base del fenomeno delle stagioni).

Prendendo in considerazione il fenomeno esteriore che è alla base dei passaggi stagionali, ossia il moto di rivoluzione (associato al fatto che l’asse della Terra non è perpendicolare al piano dell’eclittica, aspetto che non verrà trattato in questo articolo), osserviamo che la Terra ruota attorno ad un sole-fisico, cioè un sole simbolico che è solo segno del sole spirituale, cioè la Luce, un’immagine di quello spirituale, vediamo che la Terra traccia un perimetro chiuso, uno spazio attorno al sole, disegnando una figura che si svolge orizzontalmente. Per poter risalire nelle regioni spirituali, servirsi dunque di quel moto lemniscato

ascendente di cui è dotato l’uomo. La Terra fisica fornisce lo spazio: la forma fisica, il perimetro entro cui l’uomo deve riportare la propria coscienza e renderla manifesta, è il luogo in cui l’uomo rende sé visibile a se stesso. Quindi il perimetro non può trascendere se stesso da solo, ma può farlo unicamente affidandosi all’azione di chi abita in lui e può entrare e uscire dallo spazio, risalendo nel tempo, e dotando alfine lo spazio di un ritmo, poichè caratteristica dello spazio è la staticità finché non incontra il tempo. Le stagioni rendono visibile il rapporto che si instaura tra il moto ascendente dell’uomo e quello, diciamo, respiratorio della Terra; utilizzando un’immagine analogica, si potrebbe dire che questi due ritmi sono nella stessa relazione in cui nell’uomo stanno la circolazione sanguigna e il respiro.

Abbiamo detto che la Terra fisica non può travalicare il proprio spazio, poiché la sua essenza è di essere spazio, non può andare oltre se stessa, non può rientrare nelle sfere spirituali: questo significa che i corpi sottili di cui è dotata, cioè eterico e astrale, non possono sollevarsi nelle sfere spirituali “pure”, dissociandosi dalla materia, ma devono in un certo senso restare dentro il perimetro spaziale, cioè la forma della Terra. Ciò comporta che l’unico movimento che i corpi sottili della Terra possono compiere è quello di contrarsi e dilatarsi, rimanendo sempre presso la materia, la forma del perimetro. Tale dilatazione dell’eterico e dell’astrale e la successiva contrazione sono alla base del fenomeno comunemente chiamato:

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dire il suo corpo fisico. Il processo di espansione di eterico e astrale raggiunge la sua massima estensione in estate, quindi si potrebbe anche dire, utilizzando termini diversi, che in primavera la Terra comincia ad addormentarsi, che raggiunge il sonno profondo in estate e che in autunno, quando eterico e astrale ritornano a contrarsi, inizia il processo di risveglio della Terra, e in inverno c’è quella che potrebbe essere detta la veglia della Terra: quando il corpo eterico e il corpo astrale si trovano dunque dentro il corpo fisico della Terra.Tutti gli esseri che abitano il pianeta risentono di questo processo, e, essendo parte integrante dei corpi sottili della Terra, manifestano esteriormente questo gesto ritmico. Durante l’inverno, quando i corpi sottili si trovano sotto la coltre del corpo fisico del pianeta, le piante seguono questo movimento di contrazione del corpo eterico, che discende dentro la Terra. Ed è come se si ritirassero anch’esse nella materia, sotto terra, e lo mostrano esteriormente perdendo tutti i loro colori, le foglie, quegli elementi in cui mostrano la loro etericità, e restano nel loro elemento prevalentemente minerale.

Anche per gli animali si può osservare un fenomeno analogo a quello appena descritto per le piante. Anche gli animali durante l’inverno seguono questo processo di discesa dentro la terra, e il letargo ( che non coinvolge tutte le specie, ma che è collegato a questo fenomeno sottile) ne è un sintomo: l’astrale della Terra è disceso dentro la materia e così calamita, in

stagioni. Stiamo parlando di moti sottili, che trovano una chiara manifestazione in fatti fisici, che più avanti verranno descritti; proprio osservando i sintomi che le stagioni portano a manifestazione, si può comprendere il moto spirituale che ne è all’origine. La coscienza planetaria della Terra non può vivere un “vero” sonno e una “vera” veglia spirituale; è come se la Terra fosse perennemente “sognata” dagli “io” che la abitano; si potrebbe dire che se gli “io” smettessero di sognarla la Terra non esisterebbe più.

La condizione descritta ora per la Terra, cioè di essere ancorata alla materia e di ricevere dall’uomo l’elemento che possa spiritualizzarla, vale naturalmente non solo per la coscienza planetaria, ma anche per tutti gli esseri che dimorano sul pianeta: le piante vivono nell’eterico della Terra, e quando il loro stadio di coscienza muta nel passaggio dalla vita alla morte, queste vengono riassorbite dall’eterico della Terra; lo stesso vale per gli animali che vediamo attorno a noi, il loro corpo astrale non può sollevarsi nelle regioni “celesti” dell’astralità, ma resta nell’astrale della Terra, ed è proprio questo evento che spiega ad esempio il fenomeno del letargo, che vedremo più avanti: vuol dire che quando gli animali dormono, ad esempio, entrano solo in quella regione che è l’astrale della Terra e non possono sollevarsi più in alto rispetto a tale spazio. Questo avviene perché gli archetipi viventi del regno vegetale e animale, così come del minerale, si trovano perennemente nella sfera spirituale, mentre le forme fisiche

che noi vediamo e che chiamiamo piante e animali non sono altro che involucri di esseri costantemente in “coma”, cioè dotati di un “corpo spirituale” tanto staccato da quello “fisico” da non poter far ritorno sul pianeta materiale e agire in quella condizione che chiamiamo vita-veglia. L’unico essere che passa dalla materia allo spirito e che sfiora gli archetipi viventi e, tornando nella materia, li ricorda e perciò li fa esistere in forme fisiche che tentano di rappresentare quegli “assoluti”, è l’uomo, che è il tramite tra queste due dimensioni: l’uomo ricorda gli archetipi viventi che attraversa durante la sua veglia spirituale, infatti incontra quelli che potremmo definire i suoi “parenti maggiori” cioè le entità spirituali dei diversi regni, e nel risvegliarsi proietta questa memoria attorno a sé e vede un’ombra di ciò che ha contemplato nello spirito. Questo è il senso del mito platonico della caverna: l’uomo crea il mondo ogni volta che ricorda gli archetipi, riproducendo dentro se stesso l’atto creativo del “Primo Demiurgo”, poiché, abbiamo già detto, ogni atto percettivo è un atto creativo.

Le stagioni son dunque legate al respiro della Terra, cioè espansione e contrazione dei corpi sottili della stessa. Questo processo si svolge durante l’intero arco di un anno: in primavera vi è un progressivo espandersi del corpo eterico e del corpo astrale del pianeta, è come se questi due corpi scivolassero leggermente fuori rispetto alla sostanza più pesante, più materiale di cui la Terra è costituita, quello che potremmo

questo moto discendente, con sè, tutti i corpi astrali degli animali, che è come se si trovassero “sotto terra”. Durante l’inverno c’è un ritirarsi dei corpi sottili dentro la terra, un lavoro interiore della Terra, e tutti i semi crescono al buio. Mentre in primavera vi è l’inizio dell’espansione, un uscire all’esterno dei corpi sottili, e questo produce ciò che viene vissuto come il risveglio della natura e della vita, che è un sognare della Terra. Vi sono due fasi di dormiveglia: primavera e autunno, una stagione di sonno: l’estate e una di veglia: l’inverno.

Su questo ritmo per cui la Terra si divide in quattro stadi di coscienza, si innesta l’alternanza sonno-veglia dell’uomo di cui abbiamo parlato, e dall’incontro di questo duplice movimento sorge l’immagine delle stagioni.

L’uomo riporta dal mondo spirituale le immagini che raccoglie durante il sonno e nel risvegliarsi le deposita dentro l’astrale e l’eterico della Terra: essendo questi corpi sottili in un differente rapporto di espansione e contrazione rispetto alla coscienza del pianeta, raccoglieranno in maniera differente l’impulso spirituale che proviene dal trascorrere dell’uomo nelle “sfere celesti”. Così sarà diversa l’immagine della Terra in primavera rispetto all’immagine che essa potrà assumere in inverno, poiché la memoria dell’uomo viene depositata in primavera nel dormiveglia della Terra, dunque dentro un corpo eterico e un corpo astrale che si trovano come leggermente sollevati fuori dal corpo fisico del

pianeta; mentre in inverno gli impulsi spirituali provenienti dall’uomo vengono proiettati dentro la Terra quando i corpi sottili sono attivi sotto la materia fisica del pianeta, e possono perciò lavorare ad accrescere la coscienza del pianeta.

L’inverno è la stagione del raccolto spirituale, la Terra viene nutrita dall’uomo, mentre in primavera la terra nutre l’uomo, mostrandogli esteriormente la sua struttura sottile: in tal modo la primavera manifesta all’esterno, cioè per l’uomo, la struttura sottile del pianeta, il funzionamento degli organi sottili.

Detto ciò, tutta una serie di fenomeni legati alla primavera assumono un aspetto differente se guardati alla luce delle considerazioni svolte. La primavera è perciò il periodo dell’anno in cui la Terra comincia ad addormentarsi, cioè i suoi corpi sottili hanno la tendenza a sollevarsi fuori dal corpo fisico e lo fanno secondo una precisa progressione: prima si solleva il corpo astrale, e poi si solleva anche il corpo eterico, fino a raggiungere la loro massima espansione in estate.

Ogni fenomeno sottile, trova una sua manifestazione in precisi eventi fisici, ogni fenomeno sottile quindi sulla Terra è visibile poiché assume una sorta di veste materiale. La dilatazione del corpo eterico, durante la primavera è rappresentata esteriormente da molti fatti: tutti i processi di crescita e quelli legati alla riproduzione che coinvolgono sia il mondo vegetale che quello animale, sono tra gli eventi più vistosi, così come il verde delle piante che comincia a

mostrarsi è una rappresentazione visibile, un’immagine dell’eterico.

Un altro aspetto dell’etericità è quello di possedere una natura brulicante, è una sorta di corpo brulicante fatto di punti energetici che tracciano movimenti irregolari in tutte le direzioni; e questo in primavera è molto visibile: lo scollamento dell’eterico trova una sua manifestazione materiale nel brulichio degli insetti nel cielo e nel suolo, in primavera tutta l’aria vibra di pollini e insetti che descrivono, come ripercorrendoli materialmente, per renderli visibili, i moti dell’eterico della Terra. Questo brulicare della terra, formicolio celeste di pollini e insetti, è un’immagine del fatto che l’eterico della Terra s’è sollevato fuori dal corpo fisico di questa, e tale evento immateriale si rende visibile in un brulichio energetico puntiforme che attraversa tutta l’aria in tutte le direzioni.

L’espansione dell’astrale precede quella dell’eterico: prima fuoriesce l’astrale e poi fuoriesce l’eterico: questo fatto spiega perché le piante prima di raggiungere il pieno verde dell’etericità, che viene infatti raggiunto in estate, quando i corpi sottili son al culmine della loro espansione all’esterno, passano per i fiori, che sono l’elemento astrale che la pianta può raggiungere. Tutto quello che è dotato di sapore e di profumo è legato all’elemento astrale: in primavera l’astralità si manifesta attraverso tali fatti, così come la fuoriuscita dal letargo di molti animali, di cui abbiamo già parlato. Senza entrare troppo nel dettaglio, quello che avviene

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332 - Emily Dickinson

There are two Ripenings – one – of a sight – Whose forces Spheric windUntil the Velvet productDrop spicy to the ground –

A homelier maturing –A process in the Bur –That teeth of Frosts alone discloseIn far October Air.

In due diversi modi si matura - uno lo vedi, e le sue forze ruotano a sfera,finché il frutto vellutato scivola a terra, carico d’aromi-

è l’altro un maturare più segreto, un tormento nel mallo -solo i denti del gelo lo disserrano nell’aria dell’ultimo ottobre.

(trad. Silvio Raffo – Mondadori, p. 358)

Con le parole di Emily Dickinson potremmo dire:

“Non è Rivelazione a esser tarda, ma i nostri occhi imperfetti”.

in questa stagione è un processo per cui i sensi legati alla sfera dell’eterico e dell’astrale vengono estroflessi: cioè l’uomo vede dinanzi a se stesso i propri processi vitali e sensoriali rispecchiati dalla natura. Cosicché tutti i sensi fisici, ad esempio, sono perennemente sollecitati dall’esterno, poiché la primavera è il luogo in cui l’uomo manifesta a se stesso la propria struttura corporea, eterica e astrale. Udito, vista, calore, tatto, vita, movimento, gusto, olfatto, sono costantemente sollecitati dall’esterno, sono attivati in un certo senso dall’immagine che l’uomo può costruirsi di se stesso, osservando tutti i processi messi in atto dalla natura durante questa stagione. Lo scollamento dell’eterico e dell’astrale è qualcosa di cui risentono tutti gli esseri che abitano la Terra e di cui risente lo stesso uomo.

L’eterico e l’astrale dell’uomo si trovano, calamitati dal movimento respiratorio della Terra, leggermente fuori dal corpo fisico, come fuoriuscissero un po’ da questo. Tale fatto produce nell’uomo una sensazione di leggerezza, di espansione e la sensazione d’essere più fuso con la natura, con l’anima della Terra. L’uomo vive una sorta di decentramento dal proprio corpo, e ciò produce in lui un ottenebramento parziale di quelle facoltà superiori, legate all’Io, che appunto in primavera si percepiscono come ostacolate, rallentate. Il senso del pensiero è, ad esempio, meno attivo; in primavera si

può facilmente osservare una tendenza alla de-concentrazione. Questo senso è in relazione al senso della vita, in un rapporto di complementarietà, e quanto è più attivo e percepito il senso della vita, tanto è più annebbiato quello del pensiero, come fosse messo in “riposo” in primavera perché i processi vitali possano esprimersi pienamente (ovviamente non si tratta di un “sonno” del pensiero, ma di un affaticamento che questo vive in primavera, poiché sono sollecitate altre regioni dell’essere dell’uomo). Anche il senso della parola è rallentato: mentre all’esterno tutto parla all’uomo, tutta la natura assume una voce, l’uomo deve come tacere interiormente se vuole ascoltare questa voce sognante, questa sorta di canto della terra; tutto lo spazio è infatti invaso da suoni, come se la terra si trasformasse in una campana.

Lo scollamento dei corpi sottili terrestri, produce nell’uomo quella sensazione di torpore, che non è stanchezza, non è legata ad una fatica, ma a quel lieve decentramento da se stessi che si vive in questa stagione; tutta la natura è attiva, tutti gli animali sono usciti dal loro letargo e l’uomo sente invece una specie di lieve letargo dell’Io, è come rallentato nelle azioni. In estate questo rallentamento raggiunge il massimo grado, c’è un desiderio di inerzia, che è così in contrasto con la strenua attività della natura. La primavera è una stagione difficile, stancante, anche se alleggerita da un’atmosfera sognante; ed è proprio l’atmosfera di sogno che fa sì che venga

alleviato il dolore che prova l’uomo nel sentire come l’elemento spirituale della Terra si allontani da quello materiale: vive una morte mascherata nei colori di un carnevale. Il decentramento dell’Io inoltre favorisce il sorgere dei ricordi: la primavera che ha un’apparenza gaia, la natura risuona e riluce, nasconde una sotterranea forma di malinconia: i ricordi d’infanzia prendono il sopravvento, sono invasivi a volte. L’uomo scivola fuori dal tempo, nella propria memoria, è favorito in ciò appunto dal leggero sollevamento dei corpi sottili, e la luce della primavera ha una somiglianza con la luce dell’infanzia, è la stagione che raccoglie i ricordi dell’uomo, questi sono come depositati sulla Terra e colorano la natura, i fiori: l’uomo vede nei colori della natura l’espressione esteriore dei propri ricordi d’infanzia, e così si crea un legame intimo tra la luce primaverile e la memoria dell’infanzia.

Osservando i fenomeni materiali in una chiave simbolica, si può risalire ad una causa immateriale, spirituale, poiché ogni evento che trova una manifestazione in un corpo fisico risponde ad un gesto compiuto nella sfera più alta: quella spirituale.

Dafne Zaffuto

piero della Francesca, resurreZione, 1450-63, museo civico, san sepolcro (ar)

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Nel silenzio del mattinogetta il chicco il contadino. Getta il chicco, getta, getta, alla terra che l’aspetta.

Gli gnometti nel profondo si rallegran per il mondo. Getta il chicco, getta, getta, alla terra che l’aspetta.

Una spiga nascerà, che il buon pane ci darà. Getta il chicco, getta, getta, alla terra che l’aspetta.

Guarda il ciel benedicente il cader della semente, getta il chicco, getta, getta, la semente è benedetta.

(Emma Minoia)

- Chiccolino dove sei?- Sotto terra, non lo sai?- E là sotto non fai nulla?- Dormo dentro la mia culla. - Ma se tanto dormirai, chiccolino che farai?- Una spiga metterò tanti chicchi ti darò

(Lina Schwarz)

“Cade la foglia, il ramo si spoglia, la rondine va, a primaveraritornerà. Sull’erba c’è la brina, l’inverno s’avvicina.”

POESIE ALL’ASILOselezione di Dora Caputo

Marisa Scaringella

“I lavori in giardino sono sempre tanti e diversi: questa primavera per la prima volta abbiamo fatto l'orto con i bambini; grazie al dono di un genitore di due grandi ceste colme di terra abbiamo potuto seminare i piselli, le carote, i ravanelli. Con i bambini abbiamo preparato i buchi e ognuno ha potuto piantare un seme, poi gli abbiamo messo una coperta di terra per stare un po' al calduccio e innaffiato. Ogni volta che poi uscivamo in giardino era per i bambini l'occasione per vedere spuntare… All'inizio erano impazienti, poi c'è stata la meraviglia e la gioia. I ravanelli sono quelli che abbiamo mangiato per primi, i piselli hanno richiesto molto tempo per maturare. Le carote abbiamo potuto mangiarle all'inizio di settembre, erano piccole ma molto saporite. Nell'altra cassa invece abbiamo seminato i semi di fiori misti, anche qui i bambini con grande entusiasmo hanno fatto dei buchi, seminato, coperto e innaffiato. Ancora adesso abbiamo dei bei fiori, arancioni, azzurri, bianchi, che rallegrano il nostro giardino. Presto ci rimetteremo al lavoro con le mani nella terra per riprovare l'esperienza così bella e gioiosa.”

LA PRIMA VOLTA

RAPPORTO AL GRECO. 1Le ore passano in fretta e felici nel piccolo giardino della nostra corte. Sopra il pozzo c’era una vite, nell’angolo del cortile una grande gaggia profumata, tutt’intorno i vasi con il basilico, i tageti e il gelsomino, e la mamma stava seduta davanti alla finestra e faceva la calza, puliva la verdura, pettinava la mia sorellina minore o le insegnava a fare i primi passi... E io accovacciato su uno sgabello, la guardavo, ascoltavo la gente che passava fuori della porta chiusa, aspiravo il profumo del gelsomino e della terra bagnata, il mondo entrava dentro di me e le ossa della mia testa scricchiolavano e si aprivano per contenerlo. Le ore che passavo con mia madre erano piene di mistero; sedevamo l’uno di fronte all’altra, lei sono su una sedia vicino alla finestra, io sul mio sgabello, e nel silenzio sentivo il petto riempirmisi e saziarsi, come se l’aria tra di noi fosse latte che io poppavo. … Parlavamo, facevamo molte quiete conversazioni assieme; a volte mia madre mi raccontava di suo padre, del villaggio in cui era nata; altre volte io le narravo le vite dei santi che avevo letto, arricchendole con la mia fantasia... Tutto ciò che era entrato nella mia mente infantile vi si era impresso in modo così profondo, e io l’avevo accolto con tale avidità, che anche ora nella vecchiaia non mi stanco di rievocarlo e di riviverlo. Ricordo con infallibile precisione i miei primissimi incontri con il mare, col fuoco, con la donna e con gli odori del mondo.

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“Eravamo nel pieno dell’anno scolastico e cerca-vo qualcosa che ci unisse come classe in manie-ra visibile. Da piccola avevo sentito di bambini che erano “fratelli” degli alberi, perchè qualcuno aveva piantato un albero lo stesso giorno in cui quei bimbi erano nati. Cosí pensando al nostro gruppo classe come a qualcosa di appena nato ho immaginato la possibilità di sancire nella terra la nascita di questo legame. Certo ma quale terra? La terra della scuola forse! Per quanto carica di significato e ricca dei piú sublimi processi di apprendimento non era il luogo che cercavo. In fondo la nostra scuola, cosí come ogni buona scuola, è un passaggio, un trampolino per il futuro. E nella mia immagine l’anima di questo piccolo gruppo doveva vibrare proiettata nel mon-do. E accessibile non solo alla comunità scolastica. Così presi il telefono e contattai il Comune di Origlio. Mi rispose un signore gentile che mi diede subito delle indicazioni precise e il contatto del giardiniere responsabile della tutela della Riserva del Lago di Origlio. Cosí grazie alla loro disponibilità e collabo-razione abbiamo individuato la specie dell’albero e il luogo migliore in cui poterlo piantare. Non restava che coinvolgere i bambini. Piano piano era ormai alle porte l’Equinozio di Primavera e quello sarebbe stato il momento migliore e piú significativo per la posa. Quel giorno ci aspettava nel mezzo del prato l’aiuto-giardiniere, un po’ imbarazzato dall’entusia-smo e dalle domande dei bambini. - Mi raccoman-do fate solo il buco, la posa la devono fare loro - mi ero assicurata che i bambini avessero guantini e palette cosí da poter entrare nella terra e vivere quel momento in prima persona.”

IL CILIEGIO NEL PRATO

Ilaria Galvan

IL SOGNO DI MAESTRA ILARIA“Cari bambini, oggi vi devo proprio raccontare IL SOGNO che ho fatto questa notte. Mi trovavo in un grande prato. All'inizio non scorgevo nulla, ma poi ho visto che non lontano da dove mi trovavo c'era un piccolo alberello. Mi sono avvicinata e all'improvviso... siete comparsi anche voi! Mi venivate incontro correndo a braccia aperte e quando mi avete raggiunto abbiamo fatto un bel cerchio intorno all'alberello. Poi, come per magia, l'albero è diventato GRANDE E FORTE. Aveva dei piccoli fiorellini bianchi e il sussurrare del vento faceva cadere PICCOLI PETALI DELICATI come se fosse neve. Anche voi eravate diventati grandi e forti.-Quanto grandi?-Mah.. più o meno come me adesso.-Ma no, noi no maestra. Solo le femmine erano come te!-Si ma anche voi crescerete. Come me, ma dei maschi.Beh.. io ero diventata una vecchina, tutta curva e coi capelli bianchi. Qualcuno di voi aveva anche dei bambini piccoli e noi ci incontravamo DOPO TANTO, TANTO TEMPO INTORNO A QUELL'ALBERO GRANDE, sotto i suoi petali bianchi, per fare di nuovo UN BEL CERCHIO.”

Rinasce e porta fiore il seme che in terra muore.Ma fior non può fiorire né frutto può nutrirese il seme non vuol morire.

MON GRAND-PÈRE

JARDINIERJ’habite une maison au milieu d’un jardin

un jardin plein de soleil où tout pousse bien;

on y trouve des pommes, des roses, des cerisiers et aussi mon grand-père qui en est jardinier!

Il m’apprend à connaître le chant des oiseaux le geai, la tourterelle, aussi les passereaux.

Il connaît chaque fleur, sa famille et son nom, il me raconte comment naissent les papillons!

Il a au fond des yeux des petites planètes qui tournent dans le bleu et jamais ne s’arrêtent!

Il a passé sa vie à écouter la Terre, Aujourd’hui c’est à moi qu’il livre ses mystères.

Il me dit “ma petite, la Terre est ton jardin, Elle est à tout le monde et elle est à chacun

pour toi je l’ai gardée pendant toutes ces années maintenant à ton tour d’apprendre à l’arroser!”.

Tant qu’il y aura des hommes qui aiment les jardins, savent les protéger et plantent avec leurs mains,

qu’il soit petit enfant ou bien qu’il soit grand-père, je n’aurai jamais peur, demain pour notre Terre!

Du plus grand des jardins nous sommes jardiniers, nous cultivons la terre, c’est un si beau métier.

Merci à nos grands-pères de nous avoir montré tous les chemins de pommes, de roses, de cerisiers!

J’habite ce grand jardin au cœur de l’univers, un jardin plein soleil avec de l’eau, de l’air!

Paroles et musique Dominique Dimey © droits réservés proposée ici par maîtresse Christelle Jurquin

comme chanson pour ses élèves

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PIGIATURA IN III CLASSE Nell’humus avvengono la fermentazione, la decomposizione, la ricomposizione degli elementi generatori di vita. Da tempo i bambini delle elementari hanno dato il via al gesto quotidiano del compostaggio dei resti della nostra mensa per produrre nuova TERRA. E le GIOIE della TERRA sono molte: in III classe si semina il frumento o la segale (che poi si miete e macina per farne buon pane), si coltiva un orticello. E si vendemmia! (Sopra alcune immagini dello scorso ottobre).

RAPPORTO AL GRECO. 2È molle il cervello del bambino, tenera la sua carne; il sole, la luna, la pioggia, il vento, il silenzio, tutto cade su di esso; è una mistura morbida, ed essi la impastano. Il piccolo assorbe avidamente il mondo, lo accoglie nelle proprie viscere, lo assimila e lo trasforma in bambino. E poiché i mezzi espressivi durante l’infanzia o nel sogno sono molto semplici, perciò anche la più complessa ricchezza interiore si libera di tutte le cose superflue e rimane soltanto la sostanza.

Ricordo che sedevo spesso sulla soglia di casa, il sole splendeva, l’aria era rovente, in una grande casa del vicinato pigiavano l’uva, il mondo profumava di mosto, e io serravo gli occhi felici, aprivo le palme e aspettavo; e Dio veniva, finché ero bambino non mi ha mai tradito, veniva sempre, bambino anche lui come me, e mi metteva in mano i suoi giocattoli -il sole, la luna il vento. “Regali per te”, mi diceva, “ regali per te, giocaci pure; io ne ho altri”. Aprivo gli occhi, Dio scompariva, ma nelle mie mani restavano i suoi giocattoli.

Morbido impasto io, morbido impasto anche il mondo.

Info e iscrizioni:+41 79 221 40 28 | +41 76 679 53 35

[email protected] | www.tuttinbarca.ch

Turni 2017:

A. 02-08 luglio | B. 09-15 luglioC. 16-22 luglio | D. 23-29 luglio

Ragazzi e ragazze dai 10 ai 20 anniMassimo 8 partecipanti per turno

Crociera per RagazziLo spirito che lega gli skipper e ideatori del progetto è la passione per il loro mestiere e il piacere di trasmettere ai giovani l’esperienza della vita in mare nella sua totalità. Il progetto ha lo scopo di trasmettere ai ragazzi la passione per la vela d’altura, sensibilizzandoli ad un rapporto più cosciente con il mare, in un ambiente ristretto, coinvolgendoli nella pratica della navigazione a vela e nei ritmi della vita di bordo dove si alternano gioco, coinvolgimento personale e responsabile, e rispetto per gli altri e per l’ambiente.

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ALL’ASILO salutiamo in ogni lezione la TERRA: “Buongiorno caro sole, care nuvole, care piante, cari uccelli, cari pesciolini e care pietre”. Quando arriva la primavera la zappiamo, la rastrelliamo per deporre qualche seme di fiore. La terra viene vissuta come reale nel nostro movimento.IN I CLASSE: “Io son qui, con forza sulla terra, con amore verso il mondo”. Siamo giunti dal mondo fatato dell’asilo in una classe, in cui ognuno ha il suo posto, il suo banco, i suoi quaderni. “Dalla luce siamo nati, dagli spazi sconfinati, siamo giunti fin quaggiù per conoscere di più.” Sulla terrra posso diventare uomo.IN II l’esperienza della terra la troviamo ben espressa nel “Cantico delle creature” di San Francesco: “Laudato sii, mi Signore, per sora nostra madre terra, la quale ne sustenta et governa et produce diversi frutti con coloriti fiori et herba”.

IN III costruiamo la nostra casa personale e in euritmia scopriamo il quadrato, come forma spaziale di gruppo. Non ci si muove più solo in cerchio o a coppie, ma anche a gruppi di quattro. Questi gruppi acquisiscono autonomia e creano un loro stile interno. “Amo la terra bruna, che madre di noi tutti, nel grembo suo ci aduna e nutre dei suoi frutti.”

IN IV la terra è la nostra patria, ci nutriamo delle forze terresti, che ci fanno sentire forti e sicuri di noi. Si sperimenta la frontalità: sono solo sulla terra, il cerchio non mi protegge più. Si esercitano le alliterazioni, le forme grammaticali, le frazioni in musica e nello spazio. Tutto ciò che ha un carattere solido e con contorni precisi e chiari.IN V siamo in equilibrio tra terra e cielo, come dice Arjuna nei miti persiani:Ama la terra,sii un combattente della luce,porta il sole sulla terra.Luce e tenebra regnano sul mondo.Uomo tu sei posto tra luce e tenebra.

Guarda nel sole la luce di Ormuzd,Guarda nella tenebra l’Angria Manius E poi scegli: chi vuoi servire?La luce o la tenebra? Il lavoro o il furto?

La verità o la menzogna? Vuoi tu avanzare con la luce O vuoi tu scivolare indietro con le tenebre?

IN VI viviamo intensamente nelle forme geometriche, legate ai cristalli ed al pensiero che si sta prepotentemente svegliando. Anche il nostro corpo diventa più terrestre e i nostri movimenti incominciano ad apparire più densi. Per questo in euritmia si lavora con esercizi con bacchettine di rame, metallo che porta calore e morbidezza. Da Morgenstern un estratto di poesia:“Io ti ringrazio pietra muta / E mi chino dinanzi a te. A te devo la mia esistenza / come pianta.”

IN VII possiamo percepire come la terra ci porti peso, tensione e limite. Il corpo cresce, si allunga, la mia anima si sta svegliando e percepisce quasi una sofferenza nel peso e nella chiusura. I nostri gesti acquisiscono colore ed espressività. Si sperimentano i movimenti del maggiore e minore.

EURITMIA E TERRA Maria Enrica TorciantiIN VIII sentiamo forza ed espressività nei nostri movimenti, direi una certa potenza. Ecco un passo da “Adelchi” di Alessandro Manzoni: “Dagli atri muscosi, dai fori cadenti,dai boschi, dalle arse fucine stridenti,dai solchi bagnati di servo sudor,

un volgo disperso repente si desta,intende l’orecchio, solleva la testa,percosso da nuovo rumor.”

LA IX CLASSE vive ad intenso contatto con la terra: forestazione, vulcani, arrampicata. Anche nei pensieri si sperimenta una maggior lentezza e nelle relazioni si può percepire una certa timidezza interiore. Sto percependo il mondo da un nuovo punto di vista, il mio proprio. Il lavoro che svolgiamo è soprattutto quello di riprendere tutti gli elementi esercitati finora e portarli ad un maggior livello di consapevolezza. Siamo come in una nuova prima classe: questa volta i maestri non sono autorità, ma collaboratori nella mia ricerca. Ogni elemento viene curato nella sua particolarità, come tanti cristalli messi in fila.IN X viviamo nelle relazioni tra le cose. La terra viene misurata e la sua immagine riprodotta su di un foglio. La terra può apparire come elemento da scoprire, ammirare, nella sua bellezza. L’esperienza della preistoria, della storia antica, ci porta incontro anche antichi miti. Dal mito di Istar, 3000 a.C.:“Verso la terra da cui non ritorna regioneIstar, figlia di Sin, volse la sua attenzione.

La figlia di Sin volse l’attenzione Alla casa Oscura, dimora di Irkalla…..”

IN XI vediamo la terra in connessione agli altri pianeti, come da fuori. Non siamo solo sulla terra, la possiamo sperimentare come realtà connessa con altre realtà in uno spazio apparentemente vuoto. Da Rudolf Steiner:“Stelle parlavano un tempo agli uomini. Ma nel muto silenzio maturaIl loro ammutolire è destino del mondo. Quello che uomini dicono alle stelle.La percezione dell’ammutolire La percezione del loro parlarePuò essere dolore dell’uomo terreno. Può diventare forza dell’uomo spirituale.”

NELLA XII si percepisce come una nuova possibilità di armonia tra le varie parti della creazione. La terra viene ora guardata come un insieme organico, anche da proteggere, o comunque da coltivare. È spunto di trasformazione, sia esteriore che interiore. Quanto il mio comportamento egoistico può danneggiare la terra? Come creare azioni salutari? Nasce la capacità di collaborare insieme, anche partendo da punti di vista diversi, come le costellazioni nello zodiaco: un equilibrio di polarità. Solo quando penso la luce Solo quando la mia anima risplendeLa mia anima risplende. La terra diventa una stella.Solo quando la terra diventa una stella Io sono veramente uomo. (Rudolf Steiner)

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MASSIME ANTROPOSOFICHE SU ETERI E SUBNATURA (RUDOLF STEINER)183) “Nell’epoca delle scienze che si inizia intorno alla metà del secolo diciannovesimo, l’attività culturale degli uomini scivola a poco a poco non soltanto nei dominii più bassi della natura, ma sotto la natura. La tecnica diventa subnatura”. 184) “Ciò richiede che l’uomo trovi, sperimentandola, una conoscenza dello spirito per cui si innalzi di altrettanto nella natura superiore, di quanto affonda sotto la natura con l’attività tecnica subnaturale. Così si crea nell’interiorità la forza per non affondare”. 185) “Una concezione naturale anteriore conteneva ancora in sé lo spirito col quale è collegata l’origine dell’evoluzione umana; a poco a poco questo spirito è scomparso dalla concezione naturale, e vi si è infiltrato quello puramente arimanico, riversandosi da lì nella civiltà tecnica”.

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ETERI, ELEMENTI E FORZE SUBNATURALISECONDO STEINER IL MONDO È “SUDDIVISO” IN TRE “PARTI”: FORZE UNIVERSALI SUPERIORI (ETERI), QUATTRO ELEMENTI, FORZE FISICHE INFERIORI (SUBNATURALI).• GLI ETERI SONO: E. DI CALORE, E. DI LUCE, E. CHIMICO, E. DI VITA. • GLI ELEMENTI SONO: TERRA, ACQUA, ARIA E FUOCO.• LE FORZE FISICHE O SUBNATURALI SONO: CALORE (DISPERSIONE DI-), ELETTRICITÀ (DENSITÀ), MAGNETISMO (PESO), ENERGIA NUCLEARE (SCISSIONE). Gli elementi sono stati e gli eteri forze. Le forze fisiche sono forze contrarie agli eteri. Ogni elemento ha in sé sia la forza superiore che quella inferiore, quindi possiede due caratteristiche opposte. Allo stesso modo le forze hanno la caratteristica dell’elemento (ad esempio l’aria può dilatarsi grazie alla luce e comprimersi grazie alla forza fisica). Fra l’etere di vita (che agisce nella forma) e la forza fisica (o subnaturale) di scissione (energia nucleare) sta l’elemento terra.• ETERE DI VITA = vivifica, coordina l’intero, plasma, trasforma, orienta spazialmente(3 dimensioni), agisce dall’esterno verso l’interno, collega le parti, crea organismi,

li separa/connettecon membrane/pelle, permette il ricambio.• FORZA FISICA DI SCISSIONE = Ffrantuma, disgrega, decompone, atomizza, sconnette, sbriciola, polverizza.

ETERE DI VITA TERRAFORZA FISICA NUCLEARE

Nell’opposizione di queste forze vive l’elemento centrale, in evoluzione. L’uomo con la sua azione cosciente ne influenza e determina il destino. L’Etere di Vita crea, plasmandolo, un corpo (organismo), dà origine a un’unità individuale che crea per se stessa metamorfosi e ricambio di sostanze; è la forza guaritrice. La forza contraria agisce meccanicamente, distrugge la forma, il volume e la solidità dell’elemento terrestre agendo mediante scissione, spaccatura, frammentazione, sbriciolamento. Non dimentichiamo però che solo da cenere e decomposizione può rinascere la vita. E al lavoro in ciascun elemento, ci sono corrispondenti “servitori” invisibili... nell’elemento terra, sono Gnomi e Coboldi (da proteggere e ringraziare).

GAIASOFIA. 1Innanzitutto dobbiamo riacquistare la capacità di usare l’ispirazione e la forza del mondo spirituale. che aiuta l’uomo a sbloccarsi nella ricerca di soluzioni. In secondo luogo dobbiamo imparare a gestire l’organismo vivente della terra in accordo con i suoi organi le sue cellule, rappresentati dai continenti, dai fiumi e dai territori in essa compresi. Ogni cellula ed ogni organo dovrebbe funzionare come un sistema in sé completo, che dipende dai sistemi che la circondano solo nella misura resa necessaria dalla sua appartenenza ad un organismo più ampio. Inoltre, se le cellule e gli organi svolgono delle funzioni specializzate per un organismo più ampio, non dovrebbero essere disturbati nel loro funzionamento da influenze negative provenienti dal contesto ambientale di cui fanno parte, né essere sovraccaricati dall’inquinamento prodotto dall’uomo.

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ESERCIZIO CON LA TERRA Scegli un momento tranquillo in cui hai un po’ di tempo per rilassarti, se ti è possibile in un ambiente naturale. Procurati un foglio e una penna, facendo alcuni respiri cerca di percepire la terra e di “percepirti terra” e senza fare in-tervenire troppo la ragione, ma di slancio, di pancia, prova a proseguire questa frase cercando di descriverti in questa veste: “Se io fossi terra sarei…”. Rileggendo ciò che hai scritto emergeranno sicuramente degli spunti utili per te.

Sento la terra sotto i piedi nudi. È fredda, fresca, umida. La sensazione al tatto non è completamente piacevole. Non è sabbia calda e asciutta … è terra fredda e bagnata. Ma la terra è viva, la sabbia no. Se la terra è ricoperta di erba allora è morbida, a tratti sembra un tappeto. Quando è così mi piace anche sdraiarmici sopra sentire il solletico dei fili d’erba sul perimetro del corpo. Sento il sostegno. L’odore della terra mi fa respirare di antico. Soffro quando vedo la terra arata, massacrata dalle ruspe, spaccata, rigirata. Là dove la natura ordina e organizza, l’uomo irrompe e sconquassa, ignaro, forse, del danno che arreca. Mi commuove la terra ‘madre’, che nutre ed accoglie, che, apparentemente inerte, lavora incessantemente. Terra che grazie alla vita, sostiene la vita. Terra che genera e disgrega per perpetuare il ciclo. Avere consapevolezza di ciò che calpestiamo quando camminiamo su un sentiero, in un prato o in un bosco apre le porte alla meraviglia e alla gratitudine. Quel sottilissimo e fragile strato di terra che riveste la superficie emersa del nostro pianeta per uno spessore che in proporzione viene paragonato a quello della buccia rispetto alla mela, è un mondo meraviglioso da scoprire e un delicato ecosistema da preservare, tecnicamente chiamato “suolo”. La sua preziosità è bene esplicitata nel nome stesso del nostro pianeta che, nonostante sia coperto per il 70% dalle acque e circondato da 70 km di atmosfera, è stato battezzato Terra. L’elemento più raro. Servono pioggia, vento, ghiaccio e vita per formare il suolo, in un lentissimo processo che da un lato disgrega la roccia madre in frammenti sempre più piccoli fino ad arrivare all’argilla e che dall’altro trasforma la sostanza organica in humus. E a questo punto avviene la magia.

“Come fanno argilla e humus ad unirsi? (…) Come riesce il mondo della silice, delle rocce, a fondersi col mondo del carbonio, della lettiera? Dal punto di vista chimico questi mondi appaiono incompatibili. Il mondo minerale della silice è duro e tagliente, mentre il mondo organico è molle e duttile” (da Il suolo un patrimonio da salvare di Bourguignon C. e L. Ed. Slow Food).

Ho trovato affascinante questo punto di vista e meravigliosa mi sembra la risposta. Il mondo inorganico e il mondo organico nel suolo sono tenuti insieme da legami elettrici, molto più deboli e precari dei legami chimici che compongono ad esempio l’acqua e l’aria, e questo fa del suolo un sistema molto fragile. Chi opera questa unione è la vita del suolo. In particolare, come è noto, i lombrichi svolgono un ruolo primario nella formazione del così detto complesso argillo-umico, ovvero quell’elemento che, solo, può generare la vita sulla terra e che solo la vita stessa è in grado di generare. Non per niente la Carta Europea del suolo recita nel suo primo articolo:

ART. 1 - IL SUOLO È UNO DEI BENI PIÙ PREZIOSI DELL’UMANITÀ. CONSENTE LA VITA DEI VEGETALI, DEGLI ANIMALI E DELL’UOMO SULLA SUPERFICIE DELLA TERRA.

Piante, funghi, batteri, alghe, micro e marco fauna cooperano, ognuno con il proprio specifico ruolo, per rimescolare, areare, impastare il suolo rendendolo ospitale alla vita e, a livello molecolare, per fare entrare nel mondo vivente gli elementi inerti contenuti nella frazione minerale e organica del suolo stesso. “È difficile non pensare a questi organismi come ad una forza lavoro, un corpo d’armata dedito alla putrefazione e al rinnovamento. Eppure, ogni cellula batterica o acaro o millepiedi, come ogni creatura più grande, lavora esclusivamente per nutrirsi e perpetuarsi; così facendo, senza volerlo, gioca in ruolo nella generazione di processi sistemici più ampi” (da Il pasto gratis di Yvonne Baskin. Ed. Instar Libri).

Il suolo trasforma e ricicla le sostanze minerali e organiche rendendole nuovamente disponibili per le piante, assorbe e filtra l’acqua piovana purificandola e mitigando le alluvioni, partecipa alla produzione dei gas atmosferici e in molti altri modi dà servizi per il mantenimento dell’ecosistema terreste, grazie alla varietà di esseri viventi che lo costituiscono. Come tutte le cose preziose e rare il suolo, la terra richiede cura e attenzione. La sua quantità è limitata al 30% delle terre emerse e i suoi tempi di rigenerazione vanno dai dai 100 ai 10.000 anni, a seconda dei climi, per formare uno strato di poche decine di centimetri. Questo fa del suolo una delle tante risorse a termine di cui l’umanità sta cercando di occuparsi, dopo averla abbondantemente sfruttata. Sono probabilmente noti a molti i motivi della sua distruzione legati a pratiche agricole intensive, erosione, deforestazione, urbanizzazione ecc. concatenate in una complessa rete di fattori difficile da districare e non risolvibili singolarmente. La soluzione non potrà quindi essere unica né immediata, ma il rispetto e la tutela di quel che resta deve essere tempestivo. La conservazione del suolo è ormai un tema centrale nelle politiche di molti Paesi e oggetto di richiamo alla responsabilità, da parte di molti movimenti di cittadini e reti di organizzazioni.

Come esseri umani, siamo parte, nel bene e nel male, del processo di morte e rigenerazione del suolo, poiché anche noi ci nutriamo, produciamo scarti, scaviamo e rimestiamo. I nostri gesti e scelte quotidiane non possono allora che garantire la preservazione della vita del suolo, perché solo così facendo preserviamo noi stessi e i nostri passi sulla Terra.

Per alcuni approfondimenti: http://www.bafu.admin.ch/bodenschutz/13513/13530/13533/index.html?lang=it

LA TERRA SOTTO I PIEDI Alessandra Melucci

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Immaginatevi una valletta dolce con dei prati leggermente pendenti verso un ruscello, piena di calma, interrotta solo dal frinire delle cicale e dal can-to serale degli usignoli, contornata da un bosco ricco di castani ed ontani. Così mi è stata descritta dalle per-sone del posto la zona dei ‘Magi’ (che oggi ospita la nostra scuola), come si presentava qualche decen-nio fa. Diventando zona abitativa, la valletta fu riempita con centinaia di metri cubi di terra per agevolare l’accesso dalla strada alla villa co-struita sull’altra sponda, più soleg-giata. Per evitare la formazione di un laghetto a monte della rampa, il ruscello fu incanalato in tubazioni sotterranee. Quando vidi per la pri-ma volta il terreno (sul quale doveva poi nascere la nostra scuola con i suoi annessi e dintorni verdi), con la sua villa un po’ arabesca, attornia-ta da gruppi di palme, rododendri ed altre piante da terre lontane, ri-masi incantato (e non solo io…). Un cavallo solitario e bianco come da fiaba pascolò nell’erba alta dorata, accanto ad una stalla rustica in cat-tivo stato. Un prato ben curato ed

un sottobosco verde, pieno di por-cini ed altri funghi. Per un ricorso inoltrato contro il nostro progetto di scuola in quel posto, mi rimaneva-no, senza dover prendere delle de-cisioni immediate, diversi anni per poter avvicinarmi al genius loci del-la zona ‘dei Magi’. Passando delle giornate (e anche qualche notte) sul terreno della scuola, ho tentato di immedesimarmi con lo ‘spirito’, con il ‘genio’ del luogo. Da una parte mi sembrava di sentire il sospiro, il lamen-to delle acque sotterrate, dall’altra parte sentivo anche una pace e una ricchezza di forze vitali e naturali. Sentivo grati-tudine verso il destino che ci aveva portato in questo posto incantato, ma sentivo anche un’attesa, un in-vito alla creazione di un’oasi di cul-tura e di coscienza in rispetto alla natura.Per affrontare il compito della pia-nificazione dei dintorni della scuola, ci sono da rispettare due esigenze basilari: da un lato quella della natu-ra, dall’altro lato quella pedagogica della scuola. In prima linea sono da osservare i bisogni dei bambini, se-condo la loro età. Cosa serve loro per

‘ricrearsi’ nella ricreazione? I piccoli bambini dell’asilo non vogliono fare ‘pausa’, ma vogliono agire in modo creativo: nella sabbia, in una caset-ta, in piccole aiuole. Sono da creare delle nicchie dove possano sentire gli esseri della natura: degli arbusti con rami pendenti, dei ceppi antichi, acqua, sassi. Usare piante indigeni o piante ‘della nonna’. Le classi ele-mentari hanno inizialmente ancora bisogni simili, ma richiedono già più spazio per i loro giochi, giochi con l’elastico, la fune, per saltellare. Più crescono i bambini, più diventa im-portante la loro differenziazione nei diversi temperamenti e rispettivi bi-sogni: ci vogliono angoli tranquilli, protetti, per osservare o per man-giare, come pure le piazze aperte per rincorrersi, possibilità di arram-picarsi, dondolarsi ecc. In questo campo è di grande e prezioso aiuto l’osservazione dei docenti, non solo per scoprire le particolarità dei loro alunni, ma anche per sentire qualità o eventuali mancanze del posto (il che potrebbe in seguito sfociare in un’azione creativa di miglioramen-to). I ragazzi delle superiori han-

no invece più bisogno di posti per poter discutere, per sedersi o star in piedi, appoggiarsi o addirittura sdraiarsi.L’immaginazione di queste diverse attività (qui riportate in modo mol-to sintetico), portò all’idea di creare degli spazi diversificati tra di loro. Im-portante ci era sembrato di mante-nere uno spazio ‘indisturbato’ davanti alle classi, come un polo di rispetto della natura in mezzo ai vivaci mo-vimenti dei bambini. Inizialmente un prato magro pieno di margheri-te ed altri fiori, col tempo cambiava aspetto diventando un prato meno variato.Avvicinando i bisogni dei bambini ai bisogni della natura, man mano si è concretizzata la pianificazione del terreno. Da parte della scuola c’erano ancora da tenere in attesa alcune zone per previste future co-struzioni, mentre per la parte della natura avevo una visione sempre più chiara: portare il carattere del luogo vicino alla scuola, creando o sostenendo delle zone già esistenti con atmosfere variate come punti d’in-contro con le attività dei bambini: il luminoso boschetto delle betulle, l’ombreggiato boschetto dei casta-ni, la collina delle rosacee, il prato secco ad anfiteatro, l’entrata miste-riosa per (l’ex-)asilo a nord, la sie-

pe mista tra lo stagno in fondo ed il bosco accanto all’asilo che serve da corridoio per piccoli animali tra le zone boschive, le siepi miste die-tro la palestra. Grande importanza aveva la rivitalizzazione dell’elemento acqua: purtroppo non era possibile far rivivere un ruscello da est ver-so ovest, attraversando tutto il ter-ritorio della scuola, ma un allievo col suo lavoro di decima diede vita a uno stagno che nei primi anni è stato ripetutamente scelto da una coppia di anatre come posto per la cova e che è stato ripristinato re-centemente con la preziosa colla-borazione di Albert Graf. Il ruscello progettato che doveva alimentare lo stagno non è ancora realizzato. In fondo al territorio invece è sta-to creato come lavoro di classe un altro stagno, dove una volta si tro-vava un bacino del ruscello sparito. È stata una delle linee guida per la creazione del parco: un gesto di pro-tezione, ma anche d’incontro, fra la na-tura del posto e le attività dei bambini.Osservando invece le piante che erano state introdotte e piantate in vicinanza della casa prima del no-stro arrivo, mi sono accorto di una bella opportunità: l’entrata a est era abbellita (e lo è tutt’ora) da alcune piante di origine orientale (rododen-dri), mentre a nord trovò piante del

Nord-America (cipressi dell’Arizona, oggi soppressi). Mi dissi: per rin-verdire le zone incolte che si erano create con l’allargamento della villa per i bisogni della scuola, perché non coltivare piante con la stessa ori-gine geografica? A est le piante pro-venienti da Oriente, a nord-ovest le piante del Nord-America e a sud le piante mediterranee! Impressioni da tutto il mondo, rispettando l’ordine geografico della loro origine, attor-no alla scuola, alla vista di docenti e allievi che all’interno della scuola scoprono i paesi ed i continenti di tutto il mondo!In tal modo si presenta oggi la val-letta ‘dei Magi’, con la scuola sulla sponda destra attorniata da presenze di tutto il mondo, mentre sulla sponda sinistra viene sperimentata e sostenuta la natura autoctona, con la creazione di stagni o siepi composte da de-cine di arbusti ed alberi indigeni (o con la pavimentazione del sentiero con i materiali rocciosi principali di Lugano, il porfido rosso e la dolo-mia grigia). In mezzo, dove giocano e si ricreano i bambini, i due mondi s’incontrano, s’intrecciano ed offro-no a chi ci vive spazio libero per in-contri creativi tra esseri umani (per esempio per le feste dell’anno), ma anche per incontri creativi tra uomo e natura.

Marc SauterI bambini sono fiori da non mettere nel vaso:

crescono meglio stando fuori con la luce in pieno naso. Con il sole sulla fronte e i capelli ventilati: i bambini sono fiori da far crescere

nei prati. -Roberto Piumini-

IL PARCO DELLA SCUOLALa sua storia e qualche osservazione in merito

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E proprio questo spazio centrale rimase nudo e vulnerabile all’aper-tura della scuola: al posto del pra-to un campo di terra e sassi, con i segni degli ultimi macchinari passa-ti sopra, niente panchine, nessuna pianta sui bordi scoscesi. Il posteg-gio senza contorno verde, solo in mezzo all’isola centrale si reggeva fieramente Yggdrasill, il frassino co-smico, proposto dal primo maestro della nostra scuola, Carlo Rizzi. Non c’erano stati né tempo né mezzi per finire l’esterno della scuola. Ma in una tale situazione si mostra la forza di una scuola Steiner. Invece di esi-gere la finitura dei lavori dal Comi-tato, il Collegio decise di dedicare una settimana delle attività scolasti-che all’incontro attivo con la natura, consegnandomi l’organizzazione e la soprintendenza. Col cuore pieno di gioia vidi i miei colleghi arrivare ogni mattina dopo l’epoca con i loro allievi, ben attrezzati, a continuare il lavoro che avevano lasciato il gior-no prima, sostenuti da qualche pro-fessionista: furono piantate decine di arbusti, si spianarono centinaia

di metri di terra per poter seminare, si portarono via centinaia di carriole di sassi e detriti, si posero panchi-ne e gradini, si sistemarono sentie-ri. In questo modo, docenti e allievi avevano preso contatto vivo con la natura e dimostravano stima e riconoscimento per il lavoro degli altri e per le necessità della natura.Negli anni seguenti abbiamo tenta-to di aggiungere piante e curare il terreno in modo che le piantagio-ni possano toccare le anime con il loro aspetto e il suolo rimanga o diventi sano ed equilibrato. Duran-te le lezioni di giardinaggio tentavo di far crescere l’interesse per le necessità della natura e di trova-re un rapporto sano con essa. Era senz'altro di aiuto dare la possi-bilità ai ragazzi di aiutare e curare la natura fisicamente. Il parco del-la scuola è una faccenda da azione comune. A seconda delle proprie conoscenze, si possono eseguire i vari lavori: dalla pulizia dei canali fino alla potatura degli arbusti.Per la manutenzione del parco e per accompagnare attivamente la sua

crescita, c’erano, oltre ai ragazzi, solo pochi fedeli a dare una mano di sabato. Dopo un'assenza di oltre venti anni, oggi mi fa piacere, pas-sando talvolta di sabato al parco, di vedere tanti genitori indaffara-ti a tener pulito il parco. Ho visto che diverse zone si sono sviluppa-te diversamente da come me l'era immaginato. Così è la vita! Ciò cui siamo chiamati è di accompagnarla in modo attento e creativo, per dare eventualmente spazio a qualcosa di nuovo che si vuole sviluppare, ma anche per modificare uno sviluppo che porta all’impoverimento e al declino dell’organismo vivente. Vita vuol dire sviluppo, e servire lo svi-luppo può rivelarsi un compito inte-ressante. Si tratta dell’incremento e della differenziazione della qua-lità di vita del luogo. Non si può immaginare in dettaglio come si svi-lupperà un luogo, ma ciò che conta è rimanere fedeli all’idea vivente del luogo. Ringrazio tutti i genitori che sono entrati in rapporto con questo meraviglioso luogo e che vogliono mantenere la sua vitalità!

RAPPORTO AL GRECO. 3Il primo ricordo della mia vita è questo: gattonai fin sulla soglia di casa; non riuscivo ancora a reggermi in piedi; con ansia e paura, affacciai la mia tenera testa all’aria aperta del cortile. Fino a quel momento avevo guardato dal vetro della finestra, ma non vedevo; ora non guardavo soltanto, vidi per la prima volta il mondo; che visione stupefacente! Il piccolo giardino del cortile mi sembrò infinito; il ronzio di migliaia di api invisibili, un profumo inebriante, il sole caldo, denso come il miele, l’aria riluceva come se fosse armata di spade, e tra le spade avanzavano verso di me insetti con immobili ali colorate, eretti come angeli. Gridai per lo spavento, gli occhi mi si riempirono di lacrime e il mondo svanì. E una notte d’estate ero seduto di nuovo nel nostro cortile, sul mio piccolo sgabello. Ricordo che alzai gli occhi e vidi per la prima volta le stelle. Balzai in piedi e gridai in preda allo spavento:”Scintille! Scintille!”. Il cielo mi sembrava un incendio infinito, e il mio piccolo corpo bruciava.

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ALLA SOGLIA DELLA PUBERTÀPierpaolo Cogno

Alla soglia della pubertà, diciamo per semplificare intorno alla settima classe, si apre per i ragazzi un «ACCESSO DIRETTO AL MONDO», in alcuni testi di Rudolf Steiner si parla di «RISVEGLIO DEI SENSI », insomma un vedere il mondo con occhi nuovi e vederlo per la prima volta come «TU» senza che qualcuno te lo racconti... una vera e propria piccola nascita, ma in alcuni casi non così piccola al punto da poter diventare addirittura un’esperienza tanto forte da essere scioccante o al contrario esaltante, in grado di fargli perdere la misura delle cose.

Starà dunque al maestro, autorità fino a questa soglia, trovare un modo per diventare sempre più «AIUTANTE» cioè non colui che media, ma colui che porta incontro a questa novella capacità dei sensi, un altrettanto importante contributo di osservazioni puntuali, che integri la visione d’insieme spesso sfuocata, con un vedere che diviene guardare attentamente anche il dettaglio: soffermarsi sul fenomeno sasso, pianta, animale, nuvola ...e non meno sul fenomeno luce/ombra con tutte le sue particolareggiate sfumature...luce diretta, luce diffusa, ombra propria, ombra

proiettata, volume dell’oggetto, piattezza dell’ombra...

Diviene dunque molto importante, oltre che bella, l’esperienza che proponiamo all’inizio della settima classe all’orto botanico dell’isola di Brissago ( che incredibile varietà di possibili osservazioni ), come non di meno la passeggiata a due passi dalla scuola a fianco del boschetto che va dal nostro piazzale verso il centro di «tiro» e poi ancora giù verso la vigna dell’istituto OTAF...

«Ci passo ogni giorno ma non ho mai visto tutto ciò».«Non mi sono mai accorto di come fosse così bello».«Guarda maestro le foglie sembrano trasparenti quando la luce viene da dietro».«Lì l’ombra degli alberi scende dritta dritta sul prato e si staglia in contrasto acceso col verde chiaro dell’erba».«I rami verso la cima degli alberi sembrano salire quasi in verticale verso il cielo ed al centro della pianta sono invece orizzontali (altrimenti sarebbero tutti in ombra), ed alla base dell’albero, in alcuni casi, vanno addirittura in direzione del suolo!».

QUANTE SCOPERTE!

«Com’è diverso il bosco curato dall’uomo alla sinistra del sentiero da quello a destra abbandonato a se stesso» ...

Un allievo l`anno scorso diceva alla mamma che le passeggiate nella natura che lei gli proponeva la domenica mattina erano «NOIOSE», dopo questa esperienza pedagogica, un giorno di fine autunno, il ragazzo durante la solita passeggiata cominciò a chiedere alla mamma:

«Hai mai osservato la direzione dei rami degli alberi?».«Hai mai guardato esattamente come la luce gioca con le le foglie?«Hai mai notato che il muschio è sempre a nord?».«Beh se vuoi te lo spiego io...»

La natura non era più così noiosa, si potevano vedere, guardare, osservare, spiegare tante cose e anche molto accuratamente...e ciò rendeva il mondo PIÙ BELLO!E diventò anche più bello disegnarlo, con più realismo, con più senso per la direzione della luce, con più profondità e soprattutto con più GIOIA!

ITACAQuando ti metterai in viaggio per Itacadevi augurarti che la strada sia lunga,fertile in avventure e in esperienze.

I Lestrigoni e i Ciclopio la furia di Nettuno non temere,non sarà questo il genere d’incontrise il pensiero resta alto e il sentimentofermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.In Ciclopi e Lestrigoni, no certoné nell’irato Nettuno incapperaise non li porti dentrose l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lungache i mattini d’estate siano tantiquando nei porti - finalmente e con che gioia -toccherai terra tu per la prima volta:negli empori fenici indugia e acquistamadreperle coralli ebano e ambretutta merce fina, anche aromipenetranti d’ogni sorta, più aromiinebrianti che puoi,va in molte città egizieimpara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca- raggiungerla sia il pensiero costante.Soprattutto, non affrettare il viaggio;

fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchiometta piede sull’isola, tu, riccodei tesori accumulati per stradasenza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,senza di lei mai ti saresti messoin viaggio: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addossoGià tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Constantinos Kavafis

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GEOMETRIA: IL CUBO, SOLIDO SIMBOLO DELLA TERRA di Alice Azzini

Come simbolo della terra, in VIII classe si incontra il cubo, primo dei cinque solidi platonici che vengono studiati nell'epoca di geometria. In particolare esso è quello con cui si ha più confidenza, quello con cui ci troviamo a rapportarci più spesso nella vita comune.

L'origine dei solidi platonici è controversa: è probabile che fossero stati già studiati dagli allievi di Pitagora ma addirittura che già nel 2500 a.C. gli uomini primitivi in Scozia ne avessero riconosciuto la particolarità. Sono infatti state rinvenute pietre incavate che ricordano proprio i cinque solidi, quasi a dimostrare il naturale fascino e il magico interesse che tali forme suscitarono nell'uomo fin dagli albori.

Quello che è certo è che prendono il nome da Platone che nel 350 a.C. li trattò nel suo dialogo cosmologico, il Timeo, aprendo le porte ai posteri (compreso Euclide) verso lo studio delle loro molteplici ed intriganti proprietà: "Non accorderemo a nessuno che vi siano corpi visibili più belli di questi". In particolare fu Platone ad associare ad ogni solido perfetto un elemento della natura: al cubo, detto anche esaedro (sei facce) egli assegnò per l'appunto il simbolo della TERRA, poiché esso possiede una forma solida e stabile.

Riguardo a questa figura, esiste uno storico problema conosciuto come la duplicazione del cubo, accompagnato da diverse leggende. Una di queste ci giunge dal filosofo Giovanni Filipono, il quale in un suo libro narra di un'epidemia che aveva investito Atene e del fatto che gli Ateniesi si fossero rivolti all'oracolo di Delfi per sapere quando sarebbe cessata la pestilenza. L'oracolo chiese loro di costruire un altare doppio rispetto a quello esistente e che avesse proprio forma cubica. Siccome i tentativi furono diversi ma i costruttori non riuscivano a capire come duplicare tale solido, si rivolsero a Platone: questi li ammonì dicendogli che non avevano compreso il vero senso della richiesta dell'oracolo. Questi, nell'affidargli il compito, voleva in realtà disonorare i Greci, e non chiedere un altare più grande:"Il Dio ha punito il popolo per aver trascurato la scienza della geometria che è scienza per eccellenza".

Leggende o meno, noi alla geometria ci dedichiamo con tante energie e riguardo al cubo, dopo averne costruito un cartamodello, ne studiamo i piani di simmetria così da plasmare il nostro pensiero: come si intersecano tra loro? Quali piani vedo e quali no, una volta inseritili, con l'immaginazione, all'interno di un cubo? Dopo un po' di esercizio ecco arrivare la soluzione, niente affatto semplice, ma che dona le sue belle soddisfazioni.

Infine riconosciamo in classe la forma del cubo nei cristalli di pirite, come in quelli del cloruro di sodio. Tanti sono i cristalli che si dispongono secondo varianti dei solidi platonici: questo perché i rispettivi reticoli cristallini presentano spiccate proprietà di simmetria che continuano a sorprenderci ancora oggi.

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IL CARTELLONE DEL BIOTOPO REALIZZATO CON GLI ALLIEVI DELLE SUPERIORI SOTTO LA GUIDA DI MO. MOSÈ NODARI ED INSTALLATO SUL POSTO, CON BELLISSIMI DISEGNI PER AGEVOLARE L’IDENTIFICAZIONE DELLE SPECIE PRESENTI.

GRAZIE A STEFANO PEDRAZZETTI PER LIL LAVORO GRAFICO E LA STAMPA.

“Viviamo in uno strano periodo, in cui l’urgenza dell’agire non esclude, anzi, richiede assolutamente l’urgenza del capire”

P. P. Pasolini.

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granito | [pag. 20] “La roccia più antica di tutte, la roccia che giace sotto la terra e le montagne della Terra sotto tutti i nostri laghi e terre, campi e foreste, città e strade -quel tipo di roccia è una roccia di colore chiaro chiamata granito. Il granito giace in profondità al di sotto di tutti i continenti della Terra. Al di sotto del suolo sul quale camminiamo ci può essere argilla e sotto l’argilla ci può essere calcare o arenaria e sotto ancora ci può esser qualcos’altro -ma se andiamo abbastanza in profondità troveremo sempre granito, (più avanti vedremo che cosa c’è al di sotto del granito). Il granito non si deve cercare solamente nelle profondità, a volte si può trovare anche attorno a noi o alle grandi altitudini. Le Alpi sono in parte di calcare ed altri tipi di roccia, ma le loro vette più alte sono di granito. Il granito può raggiungere sia le più estreme profondità di sotto sia le più elevate altezze di sopra. Anche in Scozia troviamo il granito: le nostre Highlands, le Cairngorms ad esempio, sono montagne di granito. Se camminate su questo granito camminate sopra una roccia antichissima, camminate sopra una roccia che raggiunge le grandi profondità della Terra e camminate sopra qualcosa che appartiene ai veri primordi della nostra Terra.”

calcare | [pag. 34] “Ma ci sono ancora molte altre sostanze nelle rocce e ci sono molti altri tipi diversi di rocce. Nella crosta terrestre c’è abbondanza di feldspato: ed il feldspato contiene calcio. Tutti abbiamo il calcio dentro di noi perché è il calcio a costruire le nostre ossa e a renderle forti. Il calcio si trova anche nelle conchiglie delle creature di mare, nei granchi, nei ricci di mare, nei molluschi. Questo ci porta a un tipo di roccia che si produsse in maniera un po’ diversa dal granito e dal basalto. Immaginate un mare poco profondo, tropicale, che esistette molto tempo fa, molti esseri vivevano in esso -pesci, coralli, molluschi. Fluttuanti in questo mare, rendendolo leggermente torbido, ci sono milioni di minute creature con bellissime conchiglie bianche. Quando questi piccoli animali vissero le proprie vite e poi morirono, ricaddero sul fondo del mare e i loro gusci costituirono una sorta di gesso viscoso. Ciò si verificò durante centinaia o migliaia di anni cosicché grandi cumuli di questi gusci costituirono una spessa copertura sul fondo del mare. Nel tempo questi cumuli furono pressati così tanto da divenire una sorta di roccia, chiamata gesso che è una varietà morbida del calcare. Così gesso e calcare hanno origine sul fondo del mare. Le Bianche Scogliere di Dover1, le Downs2 e la Gola di Cheddar3 nel Sud dell’Inghilterra sono tutte composte di calcare. E il calcare è una roccia molto diffusa -la si trova come componente di alte montagne come il Giura – e si trova sommersa nel sottosuolo in vaste zone d’Europa ed altre parti del mondo. Ma queste dure rocce di calcare erano costituite in origine da piccole creature di mare -si può dire che il calcare sia una sorta di roccia-animale. Dunque, anche se le rocce di calcare che vediamo oggi sono prive di vita, in origine furono formate da creature viventi.”

1 Sono le White Cliffs of Dover, famosissime perché costituiscono il paesaggio di ingresso ai naviganti che giungono in Inghilterra da Sud. [NdT]2 Letteralmente le Dune, sono catene di colline calcaree estese nella zona SE dell’Inghilterra (esistono sia le North sia le South Downs). [NdT]3 La Cheddar’s Gorge, la più grande gola d’Inghilterra, si trova nel Somerset, nel SO del paese. [NdT]

MINERALOGIA IN VI estratti dal libro di Charles Kovacs Geologia e Astronomia Traduzione di Laura Branchini, WScuola Edizioni, 2014

basalto | [pag. 33] “Il basalto, il parente dalla colorazione scura del granito, talvolta rivela un altro aspetto della propria natura. Quando guardate l’Arthur’s Seat a Edimburgo potete vedere le Samson’s Ribs -grandi colonne ricurve di roccia che assomigliano alle costole di un enorme gigante. Queste colonne di basalto non sono circolari, hanno una forma esagonale -hanno sei facce piatte, come giganteschi cristalli. Un altro luogo dove si possono vedere colonne di basalto è sull’isoletta di Staffa, nelle Ebridi Interne, nella famosa Grotta di Fingal4 che è come una vasta cattedrale naturale. Quando il grande musicista Felix Mendelssohn si recò a visitare Staffa fu così toccato dalla vista delle torreggianti colonne e dalle strane eco all’interno della grotta che scrisse un meraviglioso pezzo musicale -è conosciuto come l’Ouverture della Grotta di Fingal. Anche pittori e poeti ne sono stati ispirati. Nell’Irlanda del Nord c’è un’altra meraviglia naturale, il Selciato del Gigante5, che è pure formato da colonne di basalto esagonali. In passato la Grotta di Fingal e il Selciato del Gigante erano collegati: un tempo erano entrambi parte di un’enorme colata lavica avvenuta milioni di anni fa. È difficile immaginare come possa avvenire una colata tanto gigantesca -nessuna colata lavica oggigiorno raggiunge tale portata.

4 La Fingal’s Cave è nota anche come Grotta della Melodia per gli effetti sonori creati dal mare al suo interno. [NdT]5 Il Giant’s Causeway nei pressi di Bushmills, Ulster, è un affioramento roccioso con oltre quarantamila colonne che emergono dal mare, patrimonio dell’Unesco dal 1986, mentre le Samson’s Ribs (letteralmente le “Costole di Sansone”) sono affioramenti basaltici presenti nel sito di Holyrood Park, a Edimburgo. [NdT]

rosso e verde | [pag. 34] “La roccia scura, il basalto, è scura perché contiene ferro. Ma contiene anche un altro minerale chiamato magnesio. Nel nostro sangue è presente il ferro, è il ferro a dare al nostro sangue il colore rosso. Ma altrettanto importante è il magnesio in relazione alle piante -è il magnesio a conferire loro il colore verde e la capacità di captare la luce del Sole. In precedenza ci siamo domandati che cosa giaccia al di sotto della crosta terrestre, al di sotto del granito della crosta continentale e al di sotto del basalto della crosta oceanica. Talvolta questa roccia profonda viene alla superficie tramite l’attività vulcanica, ed è ancora una roccia che contiene ferro e magnesio, questi elementi essenziali per la vita.”la Grotta della melodia - FinGal’s cave - ebridi

Le pietre sempre posseggono un non so che di solenne,di immutabile e di estremo, di imperituro o di già perito. Sono seducenti per

un'intima bellezza, immediata… Le pietre presentano infatti qualcosa di evidentemente compiuto… Le pietre -non solo loro, ma

anche radici, conchiglie, ali, ogni cifra, ogni edificio della natura-contribuiscono a dare l’idea delle proporzioni e delle leggi di questa

bellezza generale, unicamente congetturabile. -Roger Caillois-

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Giants-causeway-belFast-northern-ireland

sabbia e argilla | [pag. 43] “l’una contro l’altra -pezzettini che si strofinano- e così diventano sempre più piccoli finché divengono granellini: li chiamiamo sabbia. La sabbia è roccia che è stata frantumata sempre più minuziosamente dall’acqua corrente. Tutte le volte che l’acqua trasporta i ciottoli, ghiaia e sabbia scendono a valle. Più piccole diventano le pietre, più facilmente l’acqua può trascinarle, e perciò a monte ci saranno più ciottoli e a valle ci sarà più sabbia. Mentre il granito (ad esempio quello dei Cairngorm) viene frantumato, quarzo e feldspato vengono separati. Il quarzo è più duro del feldspato e quindi non si spezza tanto, diventa sabbia. Il feldspato è meno duro ed i pezzetti di feldspato diventano sempre più piccoli finché si riducono quasi in granellini di polvere, e nell’acqua questi minuti granelli di polvere diventano una sorta di fango. Il nome esatto per questo fango è argilla. Se sfreghiamo la sabbia fra le dita la sentiamo ruvida e pungente, invece l’argilla è così fine che sembra piuttosto liscia.”

carbone compost e humus | [pag. 39] “Il calcare è una specie di roccia-animale perché è composta di gusci di animali marini. Si trovano pure alcuni tipi di calcare che ebbero origine da un’antica barriera corallina (anche il corallo è un animale, benché assomigli piuttosto a una pianta -in queste forme di vita antiche non è sempre facile distinguere fra animali e vegetali). Ma esiste anche un tipo di roccia formata da resti vegetali? Sì, esiste, ed è la roccia nera che ci è nota col nome di carbone. Noi usiamo bruciare il carbone nelle nostre centrali elettriche a milioni di tonnellate perché il calore prodotto dal carbone arso può essere trasformato in elettricità -e noi abbiamo bisogno dell’elettricità per far funzionare il nostro mondo moderno. Ci sono altri modi di produrre elettricità, ma noi dipendiamo ancora dal carbone per produrre l’ingente quantità di elettricità di cui abbiamo bisogno. Abbiamo però anche imparato che bruciare troppo carbone è una cattiva cosa -la combustione del carbone modifica l’aria: aumenta il diossido di carbonio e causa cambiamenti climatici. Questo è uno dei problemi attuali ed anche del futuro. Certo, le piante sono in generale verdi, e allora perché il carbone è così nero? Se guardate un cumulo di compost, vedrete che quando le piante sono morte e si sono trasformate nel compost, prima sono diventate marroni e poi nere; allora si sono trasformate in ottimo humus per la terra. Pensate ancora ad un pezzo di carbonella, è fatto di legna che è stata bruciata, senza ridurla completamente in cenere. Il colore nero della carbonella è una sostanza chiamata carbonio -e tutte le cose viventi, sia piante che animali, contengono carbonio. Il carbone di miglior qualità è quasi carbonio puro, e questo carbonio un tempo faceva parte di piante vive. Infine: come mai il carbone contiene così tanta energia -come mai è da esso che possiamo ricavare calore ed energia, e da nessun’altra roccia estratta dal suolo? È perché le piante in quelle antiche foreste assorbirono parte del calore e dell’energia che riverberavano su di loro dal Sole. Nel carbone sono “racchiusi” un po’ del calore e dell’energia del Sole. E quando il carbone viene messo sul fuoco, in quel momento è il massimo del calore del Sole racchiuso nella pietra nera ad essere rilasciato dopo il lungo “incantesimo”. Ed è proprio la stessa cosa anche per ciascuno di noi -in ciascuno di noi ci sono energie nascoste, doni e talenti, che possono essere rilasciati se qualcosa “ci mette sul fuoco”. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è di essere aperti nelle energie nascoste e potenziali, sia in noi stessi che negli altri.”

sedimento, suolo e terriccio | [pag. 43] “Quando la sabbia, l’argilla o il fango si depositano sul fondo del mare o di un lago e formano così uno strato, lo strato si chiama sedimento. Come sappiamo dall’esempio del calcare, il sedimento può essere compresso e col tempo divenire roccia. Allora le rocce così formatesi al di sotto dell’acqua sono chiamate rocce sedimentarie. Il calcare è un tipo di roccia sedimentaria e anche la sabbia è un altro tipo. Se i cumuli di sabbia vengono compressi fortemente e a lungo, nel tempo si forma l’arenaria. Ma non tutta la sabbia sta sotto il mare: a causa dell’azione delle onde del mare, una parte di essa resta fuori sulla costa. Ecco formate le spiagge sabbiose. Tutto ciò è accaduto per centinaia di migliaia di anni, i fiumi hanno creato sabbia e argilla. Quando essa giace sulla terraferma, vi crescono sopra piante e animaletti vi si rintanano -nascono e muoiono anno dopo anno- e lo strato superiore di sabbia e argilla diventa suolo. Tutto il buon suolo del mondo, il suolo sul quale le piante possono crescere forti, il suolo che ci fornisce tutte le colture per i nostri alimenti -tutto il soffice, fertile suolo del mondo, esiste grazie alla sabbia e all’argilla che l’acqua ha portato giù dalle montagne. Se raspate il legno ottenete segatura da tutto il legno raspato via: i ghiacciai, queste raspe di ghiaccio, hanno anch’essi lasciato dietro di sé una grande massa di macigni, pietre e polvere di roccia. Questa miscela si chiama argilla morenica. Alla fine dell’era glaciale c’erano grandi cumuli di argilla morenica lungo laghi, stagni e fiumi lasciate dal ghiaccio disciolto. Piuttosto velocemente le piante cominciarono a crescervi e arrivarono animali a vivere lì, cosicché all’argilla morenica si mescolarono resti vegetali e animali. Tutto questo creò meraviglioso e ricco terriccio.”

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Da quattro anni ad Origlio un gruppo di persone sta vivendo l'esperienza di un orto collettivo. Questo progetto ha la sua origine dal desiderio di una famiglia di Origlio di agire concretamente per rendere possibile la trasformazione di alcuni aspetti che la società ed i nostri stili di vita ostacolano ma di cui riconosciamo il valore per ciascuno di noi, per la terra e per le generazioni future. Si fonda sui seguenti temi che danno tessuto all'esperienza:- riconquistare e preservare per il presente e per il futuro i gesti e le conoscenze sviluppate in secoli di cultura contadina;- sviluppare tramite il fare una comprensione profonda dell'interdipendenza tra Uomo e Natura;- sperimentare i ritmi della terra, delle piante e delle stagioni per con-prendere i nessi più profondi della vita;- mantenere la memoria di ciò che viveva qui ad Origlio ed “addirittura sul nostro campo” che era, fino a pochi decenni fa, la base del sostentamento di una numerosa famiglia;- produrre frutta e verdura biologica per l'autoconsumo;- scambiare e ricercare possibili idee per la conservazione e la trasformazione dei prodotti;- usare, laddove possibile, vecchie semenze locali per contribuire a preservare la biodiversità; - essere aperti alla sperimentazione di altri metodi di coltivazione, purché volti a preservare e migliorare la fertilità della terra;- vivere momenti di convivialità per condividere la gioia del pasto, frutto anche del proprio “vero” lavoro.

Dal punto di vista sociale il progetto rappresenta un po' una sfida:-perché chiede a ciascuno di confrontarsi con la propria tendenza individualista e l'abitudine a pensare: “lavoro tanto quindi raccolgo tanto” (e viceversa). Il desiderio è di riuscire a realizzare il “lavoriamo assieme, attenti a vivere momenti di salute individuali e sociali, dando ciò che sentiamo sano per noi dare. Raccogliamo assieme, destinando il frutto del lavoro della terra, del sole e del nostro operare secondo le esigenze e le richieste di ciascuno, attenti alla massima soddisfazione possibile di tutti”;- richiede l'impegno a “prendersi del tempo”;- vogliamo ritrovare il piacere del lavorare insieme ad altri ad un progetto per ricreare una comunità di paese e conoscerci meglio tra compaesani;-vogliamo ridare alla Piazza du Vecc la sua dimensione di piazza, la sua vocazione ad essere punto di incontro e di scambio.D'altra parte il lavorare insieme e il particolare metodo dell'orticultura sinergico che abbiamo scelto per il nostro orto, hanno una valenza anche molto pratica e moderna in quanto ci permettono una maggiore libertà nell'assentarci per periodi anche abbastanza lunghi senza che le culture ne risentano.

LE ORIGINI DEL NOSTRO PROGETTONel 2005 in Ticino, nasce l'orto collettivo biologico di Gudo. Sabina, affascinata dall'idea ma disturbata dal a dover fare tanti chilometri per andare a coltivare il bio, accarezza il sogno di realizzare un'esperienza simile ad Origlio, il paese in cui vive. Un altro “semino” che sta alle origini del progetto è stato la collaborazione, nel 2007 a Roma, tra Sabina e Sandro con Anna Fanton, maestra di orticultura sinergica, e l'esperienza comune nell'ambito di un progetto pedagogico-agricolo. A sostegno del progetto, per Natale, i nonni regalano un “buono per un pezzetto d'orto” a tutta la sua famiglia. Dopo un paio di anni di ricerca, il dono si

concretizza nell'acquisto di un pezzo di terreno agricolo in località “agli Orti”, nel cuore del Nucleo di Origlio.Sabina e Sandro presentano quindi l'idea di “un orto collettivo e conviviale per gli abitanti di Origlio” ed un primo gruppo di persone si affianca a loro. Durante i mesi estivi del 2012 seguono diversi incontri conviviali durante i quali si mette meglio a fuoco il progetto ed i presenti iniziano a progettare insieme la suddivisione del terreno in zone: conviviale, orticola, floreale, frutticola e per mais, patate e zucche. Sandro e Sabina propongono di destinare una parte del terreno all'agricoltura sinergica, di fare un corso per apprenderne i principi e per realizzare le aiuole. A settembre, viene realizzata la staccionata e messe a dimora diverse piante per la siepe, importante ambiente naturale facente parte “dell'organismo vivente orto”. Nell'ottobre del 2012, con il corso di agricoltura sinergica con Anna Fanton il gruppo comincia a lavorare la terra e a dare forma all'orto. Nell'estate del 2013 abbiamo realizzato un pozzo per raccogliere l'acqua di falda che, grazie ad un impianto solare, alimenta l'irrigazione goccia a goccia su tutte le aiuole. Anche questo è stato un passo molto importante che ci ha resi autosufficienti dal punto di vista idrico.

LA SITUAZIONE ATTUALEOggi, autunno 2016, il progetto continua, il gruppo è attualmente composto da 7 nuclei familiari di varia composizione di età che variano dai 4 ai 75 anni... Nel corso degli anni c'è stato un piccolo ricambio di persone ma la maggior parte di noi è presente sin dall'inizio; ciclicamente attraversiamo fasi di entusiasmo e fasi di affaticamento, che ci portano ad aprire l'esperienza a nuovi membri. Siamo diventati un po' più esperti nella pratica orticola, ben sapendo che rimane importante l'impegno regolare sul campo, la programmazione e la gestione delle colture. Ci è chiaro che l'orto è un elemento vivo, che chiede un impegno continuativo che ogni partecipante si assume. Per fortuna, nei momenti di dubbio o di crisi siamo sempre stati supportati anche da due bravissime consulenti, sempre disponibili con consigli ed aiuti.Anche dal punto di vista dei raccolti, siamo molto soddisfatti. Come sempre in agricoltura, ci sono stagioni più o meno buone per una cultura piuttosto che per un'altra, piante che danno molto frutto ed altre che “misteriosamente” non ne danno o non nei tempi attesi, ma in generale osserviamo che il “micro-ambiente” che si è creato nel nostro terreno è sano, vario e vitale. La verdura è abbondante ed il gusto è intenso, fresco e vitale. La ricchezza in forme, colori e specie è straordinaria e suscita in noi gioia e gratitudine. Spesso il lavoro in orto è accompagnato con momenti conviviali, soprattutto estemporanei.

COS`È L'ORTO SINERGICO (da: “La rivoluzione del filo di paglia” Masanobu Fukuoka)

La conduzione del terreno a orto sinergico deriva dalle esperienze dell’agronomo giapponese Masanobu Fukuoka che negli anni quaranta, in Giappone, ha provato a riproporre nell’agricoltura estensiva arcaici principi di “non intervento” ottenendo ottimi risultati per la coltivazione dei cereali. Nel corso degli anni ha elaborato la teoria dell’agricoltura del “lasciar fare” che si basa essenzialmente su questi quattro principi:

- auto-fertilizzazione del suolo grazie alla copertura organica permanente;- associazione di specie annuali e perenni;- il suolo si lavora da solo (per la presenza di microorganismi ed insetti vitali che smuovono naturalmente il terreno);- il suolo si area da solo se si evita il compattamento.

segue >>>

ORTO COLLETTIVO E CONVIVIALE DI ORIGLIO Daniela Gattoni

Costanza, pazienza, sapienza,tre virtù di cui l'omo nun pò fà senza.

(antico proverbio contadino)

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TERRA, materia e madre in tutte le tradizioni, nell’antico Egitto ha nome

“Kemì” dal quale deriva Alchimia. Gli Egizi distinguevano in terra rossa e terra nera:

quella rossa è la terra arida e disgregata del deserto, del post-mortem, quella sulla quale sorgono i templi funebri, una terra dove nulla può più crescere. Aldilà del Nilo si estende invece la terra nera, la terra dei vivi, quella

fertile, scura, umida, ricca di vita.

(A sx. il simbolo della permacultura)

RAPPORTO AL GRECO. 4Questi furono i miei primi contatti con la terra… E ancor oggi, nei momenti più profondi della mia vita, con lo stesso immutabile ardore di quando ero piccolo, vivo questi quattro elementi terrificanti. E soltanto in quegli istanti, ancora oggi, sento di vivere fino in fondo -quanto più profondamente è dato alla mia anima e al corpo- questi quattro elementi, quando riesco a provare di nuovo la stessa meraviglia, lo stesso terrore e la gioia provati quando ero piccolo. E poiché queste furono le prime forze che presero consapevolmente possesso della mia anima, si unirono tutti e quattro dentro di me in modo indissolubile diventando una cosa sola.E ancora: ogni mia emozione, ogni mia idea, anche la più astratta, è composta da questi quattro ingredienti primari; perfino il problema più metafisico assume dentro di me un corpo fisico caldo, che profuma di mare, di terra e di sudore umano.Per potermi toccare, la Parola deve diventare carne calda. Soltanto allora capisco: quando posso odorare, vedere e toccare.

Questi principi sono stati ulteriormente elaborati e sperimentati in ambiente mediterraneo ed orticolo negli anni novanta da un'agronoma spagnola: Emilia Hazelip. Questa ha sviluppato soprattutto le tematiche della sinergia fra gli elementi e della non lavorazione del terreno. Emilia Hazelip dà specifiche indicazioni sulla opportunità di associare sempre almeno tre tipi di piante diverse in ogni aiuola ortiva: leguminose (fagioli,fave,piselli..) che liberano azoto nel terreno, liliacee (aglio, cipolle, porri...) per le loro proprietà antibatteriche, piante da radice (carote, rape, ravanelli...) che lavorano più in profondità il terreno, ed anche fiori ( calendula, tagete, nasturzio) per la loro proprietà di allontanare nematodi e parassiti dannosi. Vengono indicate anche le proporzioni precise con cui realizzare i cumuli i quali, una volta sagomati, non devono più essere calpestati, arati o vangati, e vanno mantenuti ricoperti permanentemente da una pacciamatura vegetale, inizialmente di paglia, successivamente integrata dalle parti della pianta che non vengono utilizzate e vengono lasciate sul posto. Questa protegge il terreno dalle temperature sia invernali che estive, mantiene un microclima con umidità adatta e rilascia nel terreno sostanze utili, non ostacolando la libera crescita delle piante. A tutto ciò si aggiunge l’atteggiamento di mantenere il più possibile naturali le condizioni di crescita delle piante favorendo l’insediamento di varie specie di insetti e piccoli animali benefici (rane, tritoni, ricci, orbettini...) che naturalmente preserva il raccolto da parassiti e predatori (lumache, cimici, pidocchi...). Come per molti altri aspetti della vita, anche in orto la sinergia tra tutti gli elementi dona risultati maggiori della somma dei singoli componenti.

Inno a Gaia (estratto dal XIV inno omerico)

Gaia io canterò, la madre universale, dalle salde fondamenta, antichissima, che nutre tutti gli esseri, quanti vivono sulla terra; quanti si muovono sulla terra divina o nel mare e quanti volano, tutti si nutrono dell’abbondanza che tu concedi. [...] Esultano i figli di letizia giovanile, e, nei cori ornati da ghirlande, con animo lieto, danzando si rallegrano, tra i fiori del prato, le figlie di coloro che tu onori, o dea veneranda, forza generosa.

TOPOGRAFIA O AGRIMENSURA MA COMUNQUE..."Una domanda inaudita!Misurare il Mondo. Non il mondo abitato, ma il mondo nella sua interezza. Per millenni, per ogni uomo aveva contato solo il proprio territorio. Questa misura, se mi riuscirà bene, segnerà per gli uomini l'uscita dalla casa, dal villaggio, dalla città. Testimonierà la concezione dell'unità del mondo. Con questa misura ogni uomo, al di là dell'attaccamento alla sua terra, diverrà abitante della Terra. Questo uscire dal 'proprio territorio', accompagnato da un'uscita da se stessi, sarà una vera rivoluzione. Preso dalle vertigini al cospetto della portata e delle conseguenze del compito cui d'ora in poi avrebbe dedicato i suoi sforzi, Eratostene fremette. Essere il primo uomo a misurare il Mondo, che gloria! E che responsabilità! Se i miei calcoli saranno sbagliati, se faccio la Terra più grande o più piccola di quello che è, per secoli gli uomini, ingannati dal mio errore, avranno un'idea falsata del Mondo."

tratto da 'La chioma di Berenice' di Denis Guedj

prithiviastarte

semele

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nerthus

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i nomi della terra

cibele iside aruru

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Si può sentire, spesso e profondamente, un disagio, quasi un senso di soffocamento quando ci confrontiamo con una Natura prepotente e dominante. Anche se amiamo tutto ciò che è incontaminato, da Europei, siamo abituati agli spazi preservati, alle aree protette, ai biotopi, agli ecosistemi ricostruiti, ad una “wilderness” in scala ridotta. Ci sentiamo in difficoltà quando immersi in spazi aperti in cui la sola legge rimane quella naturale, da sempre. L’uomo non è arrivato ovunque e questo è in un certo senso consolante. Il nostro paesaggio è un collage di elementi che cambiano in continuazione, così come cambiano i nostri stati d’animo e le sensazioni che ne derivano. Esistono luoghi sulla Terra in cui il ritmo emotivo è diverso, in cui il tuo orizzonte si perde nel verde della prateria e, se vuoi camminare, lo fai ma senza arrivare in un luogo.

La Pine Ridge Reservation (Wazí Ahaŋhaŋ Oyaŋke in lingua Lakota) è situata a sud ovest dello stato del South Dakota, US; è un’area di circa 9000 km2 in cui risiedono circa 30.000 Nativi americani, governati dal Consiglio Tribale della Tribù Lakota degli Oglala. Il mito racconta che la tribù di Pte Oyate, la nazione del bisonte, ricevette il dono di uscire dal grembo della Madre Terra per divenire Ikce Wicasa, gente comune. Il luogo attribuito a tale mito si identifica con la Wind Cave, la grotta del vento nei pressi di Hot Springs, all’interno dei confini dell’omonimo Parco Nazionale. La grotta è stata mappata per circa 212 Km, è la quarta grotta più estesa al mondo e si caratterizza per le particolari concrezioni di calcite chiamate boxworks, uniche al mondo. Questo luogo, sacro per i Lakota, deve il suo nome alle forti raffiche di vento percepibili al suo ingresso; all’interno della grotta vi è solo pace e silenzio. La storia della riserva, invece, ripercorre quella di molti altri territori abitati dai Nativi: dal 1868 era parte della Great Sioux Reservation ma nel 1874 il generale Custer, in spedizione nel rigoglioso territorio della Black Hills poste ad ovest lungo il confine con lo stato del Wyoming, e incluse nel territorio della giovane Riserva, nell’intento di cercare nuovi territori da militarizzare, si imbatté in preziosi giacimenti di oro. Da allora cominciarono lunghissime e inutili trattative per la vendita dei territori al Governo Americano. All’alba del 1876 il Governo legittimò in modo sommario e contro il volere delle tribù Lakota, che consideravano sacre le Black Hills, l’invasione dei cercatori d’oro, giustificando per legge anche la rappresaglia militare contro i Nativi. Si sfaldò la Great Sioux Reservation e i Sioux vennero spinti a valle, nell’ostile territorio tra Badlands ('Makȟóšiča'; letteralmente: mako, terreni e sica, male; quindi “terre inospitali”) e prateria. Fu istituita la Pine Ridge Reservation. Là dove il vento muove la terra.

IL VENTO MUOVE LA TERRA

Questo territorio delimitato ad ovest dalle Black Hills e ad est dall’imponente corso del fiume Missouri è un enorme “lago” di sedimenti trasportati dalle Colline Nere a partire dall’Oligocene (circa 36 milioni di anni fa). Il processo di sedimentazione che ne derivò è piuttosto giovane da 500.000 a 28.000 anni fa, epoca in cui le acque di grandi laghi si ritirarono lasciando il posto ad un paesaggio piuttosto simile a quello di oggi. Certo, geologicamente è un processo recente e questo rappresenta una fortuna per noi che ne possiamo ammirare lo svolgersi giorno dopo giorno. Riguarda tuttavia tempi in cui l’uomo non abitava ancora queste terre; gli ultimi dati ci dicono che i primi insediamenti Nativi sono da collocarsi in un periodo variabile tra 15.000 e 14.000 anni fa. L’acqua ha “spogliato” le Black Hills dall’immensa quantità di sedimenti trascinata dai fiumi e ha permesso l’affioramento del granito antico 2 miliardi di anni e caratteristico di quelle montagne; così ricco di oro ma anche così facilmente lavabile dal sangue, una roccia che dimentica e che fa dimenticare. Questo movimento sembra, in un certo senso, presagire la diaspora Lakota del XIX secolo e il destino di quel popolo appare evidentemente legato, oggi, alla precarietà del territorio a cui fu destinato. -La terra qui cambia, lo fa per la pioggia, lo fa per il vento. Le montagne delle Badlands hanno le cime spesso appiattite là dove vince l’incessante vento oppure appuntite come sottili e fragili sentinelle sul nulla, là dove è invece la pioggia a modificarle. Le montagne rappresentano chiaramente il susseguirsi dei vari processi di sedimentazione che testimoniano con le loro magnifiche strisce di colore. Le forme arcigne e levigate delle Badlands lasciano il posto alle sterminate praterie in cui il vento muove incessante erba e arbusti sentenziando su chi e su cosa vorrebbe opporsi al regime naturale: “non è luogo per chiunque altro, albero o uomo, questo non è il vostro luogo”. Qui sorge Kyle (Phežúta ȟaká; la medicina che proviene dai rami), la città in cui siamo stati, in cui abbiamo lavorato e incontrato una realtà povera quanto non ci aspettavamo. Questa è la regione in assoluto più povera degli Stati Uniti d’America e qui l’aspettativa di vita non supera i 50 anni. Una realtà che ci pone un duro confronto anche con chi siamo noi. Cosa sapevamo degli Indiani d’America? Grande popolo, grande Anima, Grande Spirito. L’incontro con la Pine Ridge Reservation fa vacillare molte delle nostre convinzioni e ci pone domande che intuiamo essere complesse e forse troppo lontane per noi. O forse risposte e consapevolezze arriveranno col tempo, in un tempo diverso da ora. In un’esperienza umanitaria l’aspettativa di agire per costruire qualcosa di buono per gli altri viene soppiantata dal vissuto di un incontro intenso e scomodo con questi stessi altri. Abbiamo lavorato sodo, incontrato i ragazzi e i bimbi Lakota, ci siamo confrontati con maestri di lingua e tradizioni locali, abbiamo parlato con la gente di strada. Un grande patrimonio di esperienze che vi racconteremo presto, ma c’è anche stato l’incessante vento a ricordarci che le leggi umane in quei luoghi vengono dopo, che le vicende storiche, per quanto importanti e sanguinose, rappresentano un istante isolato che cade dimentico in mezzo alla maestosità dello scenario, che il respiro della Terra può avere un altro ritmo. Gli Oglala oggi appaiono annichiliti dal potere della Natura e dal tradimento degli esseri umani, passivi di fronte al mondo inteso come destino ineluttabile. La nostra sensazione è che oggi l’anima di popolo degli Oglala sia stata trasportata anch’essa via dal vento. Vogliamo credere però che quest’anima si conservi e si rifugi ancora nel grembo della Grande Madre, là dove il vento cerca riposo.

Pine Ridge Reservation | Lakota Waldorf School, Kyle US | Uscita Umanitaria XII

classe Settembre 2016

Mosè Nodari e Silvia Zaffino

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Il 22 aprile si celebra la giornata della Terra: per questa ricorrenza mi piace proporre delle poesie -che richiamino il tema e portino il pensiero alla nostra Madre Terra- che voglio condividere con voi. Da un comune lavoro con la maestra Maria Enrica, porto un testo dei nativi americani, un’invocazione alla Madre Terra e al Padre Cielo affinché avvolgano il nostro io dei loro doni:

THE SONG OF THE SKY LOOM by Native American, U.S.A.O our Mother the Earth, O our Father the Sky,weave for us a garment of brightness;May the wrap be the white light of morning,May the weft be the red light of evening,May the fringes be the falling rain,May the border be the standing rainbow.Thus weave for us a garment of brightnessThat we may walk fittingly where birds sing,That we may walk fittingly where grass is green,O our Mother the Earth, O our Father the Sky.

Dai nativi americani passiamo agli indiani con la poesia di Gajanan Mishra nativo di Balangir nello stato di Orissa (India orientale). In questa regione il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, il tasso di emigrazione verso le città è piuttosto elevato e le infrastrutture di base distano parecchi chilometri. Gajanan Mishra ritrae la società contemporanea andando a cercare l’essenza universale dell’essere umano e dell’esistenza, vuole farci riflettere. Sceglie la forma poetica ma si esprime indifferentemente in inglese e nelle lingue native del suo stato, per questo è stato insignito di diversi premi. La poesia che però propongo ai ragazzi nella giornata della Terra vuole essere un richiamo interiore al nostro dialogo con Lei:

EARTH UPON EARTH food for your thoughts - abstracts from the english classes

AN INTERVIEW-Your language? -Love.-Your village? -Earth.-Your parent?

-Air and water. -Your aim?-To catch the light. -Who are you?-Sky.

A sinistra uno dei simboli della terra come tribù di uomini collegati in solidarietà. A destra, la tartaruga, simbolo della Terra per i Nativi Americani

La poesia che propongo ai ragazzi nella giornata della Terra vuole essere un richiamo interiore al nostro dialogo con Lei:

ON EARTH DAYLet us remember the earthOn this day and celebrate With fire in forest, Rain in seas, Air in clouds and sky.

Let us see, where we areAnd how we are on this earth, Let us have some knowledge And distinguish the realAnd the unreal, Virtues and sin.

This earth. Is it ours? Let us ask questionsAnd remember the answer For our own survival.Let us know what is comfortOn this earth on this day

And see our position here.Let us forgetLet us forgive all.Today is with us, it is earth day.

Su un altro piano invece si sviluppa la riflessione proposta ai ragazzi di X classe. Questa volta attingo al bacino della poesia inglese con un testo antico (che potrebbe essere datato tra il XIII e il XV secolo). Una commistione di latino e inglese antico tipica dell’epoca e uno strano dialogo fra l’uomo nella sua forma terrena e la terra stessa, madre di ogni creatura, a confronto sulla domanda atavica: qual è il senso dell’esistenza di una vita umana?. Propongo il testo originale, in inglese moderno e una libera traduzione in italiano.

ERTHE UPON ERTHE – A MEDIEVAL POEMMemento, homo, quod cinis esEt in cenerem reverentisErthe out of erthe is wonderly wroghteErthe hase geten one erthe a dignite of noghteErthe upon erthe hase sett alle his thoghteHow that erthe upon erthe may be heghe broghteErthe upon erthe wolde be a kingeBot how erthe to erthe shall thinkes he no thingeWhen erthe bredes erthe and his rentes home bringeThane shall erthe of erthe have full harde partingErthe upon erthe winnes castells and towrresThane sayse erthe unto erthe, “This es al ourres”When erthe upon erthe has bigged up his barresThane shall erthe for erthe suffere sharpe scowrresErthe goes upon erthe as molde upon moldeHe that gose upon erthe, gleterande as goldeLike erthe never more go to erthe sholdeAnd yitt shall erthe unto erthe ga rathere than he woldeWhye erthe lurves erthe, wondere me thinke

Or why erthe for erthe sholde other swete or swinkeFor when erthe upon erthe has broughte within brinkeThane shall erthe of erthe have a foul stinke

Translation:Remember, o man, that you are ashesAnd unto ashes shall you returnEarth has been miraculously created out of earthAnd earth has been raised on high from nothingEarth upon earth has focused all his thoughtsOn trying to raise earth to heaven on earth

Earth wants to be an earthly kingBut earth to earth doesn’t know how to do thisWhen earth breeds earth and brings home his tributesThen shall earth made of earth bid each other farewell.Earth conquers castles and towers on earthThen says earth to the earth, “This is all ours.”When earth has built up his defences on earthThat is when earth will suffer great wounds

Earth is piled up on earth like mould upon mouldAnd he who walks upon the earth glitters like goldAs though earth won’t really have to return to earthWill soon find that earth becomes earth again anyway

It is amazing to me why earth loves earthOr why earth should sweat and labour for earth’s sakeBecause when earth is brought to the earth of his graveEarth returned to earth has a foul stink. >>> segue

Silvia Zaffino

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Traduzione:Ricorda, o uomo, che sei cenere,Ed alla cenere dovrai ritornare.Terra è stata miracolosamente creata dalla terraE la terra è stata innalzata verso le altezze dal nullaTerra in terra ha concentrato tutti i suoi pensieri per poter innalzare la terra al paradiso in terra.Terra vuole essere un sovrano terrenoMa terra in terra non sa come fareQuando la terra genera terra e porta a casa i suoi tributiallora terra fatta di terra prenderà commiato.Terra conquista castelli e torri in terra e poi dice alla terra,

“Questo è tutto nostro”.Quando terra ha costruito le sue difese in terraallora alla terra verranno inflitte le sue più profonde ferite.Terra ha accumulato beni in terra come muffa si accumula su muffaE colui che cammina sulla terra invece rifulge come oroCome se terra non dovesse tornare alla terraed invece presto scoprirà che tornerà comunque alla terra.Mi strabilia come la terra ami terra o come terra debba sudare e lavorare per il bene della terrapoiché quando terra verrà riportata alla terra della sua tomba, terra tornerà alla terra con uno sgradevole fetore.

DICHIARAZIONE DELLE NAZIONI UNITE (ONU) SUI DIRITTI DEI POPOLI INDIGENI - 13/9/2007

La dichiarazione stabilisce i diritti individuali e collettivi dei popoli indigeni, così come i loro diritti a cultura, identità, lingua, lavoro, sanità, istruzione...; sottolinea i diritti dei popoli indigeni di mantenere e rafforzare le loro istituzioni, culture e tradizioni, e di perseguire il loro sviluppo in armonia con le proprie esigenze e aspirazioni; ... proibisce la discriminazione contro popoli indigeni; promuove la loro piena ed effettiva partecipazione in tutte le questioni che li riguardano e il loro diritto a rimanere distinti e di perseguire le proprie visioni di sviluppo economico e sociale.

È stata approvata con una risoluzione dell’ONU da tutti i paesi eccetto 4 contrari, che solo negli anni seguenti hanno accettato di sottoscriverla. Fra questi gli USA sono stati gli ultimi, nel 2010.

SURVIVAL è il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. SURVIVAL li aiuta a difendere le loro vite, a proteggere le loro terre ea determinare autonomamente il loro futuro. Con sedi a Londra, Berlino, Madrid, Milano, Parigi e San Francisco, raccoglie fondi, lancia azioni in difesa dei popoli tribali, presenta interpellanze alle corti internazionali. Ha un ottimo sito e una newsletter precisa e dettagliata, si sostiene solo con donazioni. Si può aderire al movimento e sostenerlo qui: http://www.survival.it/

GAIASOFIA. 2Un suolo ricco di vita, in cui coesistano un gran numero di specie diverse, animali, vegetali e batteriche, che si mantengono reciprocamente sotto controllo attraverso un fitto intreccio di relazioni di volta in volta, di simbiosi o antagonismo, costituisce un ecosistema assai più stabile, capace di frenare le proliferazioni incontrollate di poche specie di parassiti specializzati, che altrimenti rendono necessari continui interventi antiparassitari; questi ultimi impoverendo ancor più l’ecosistema agricolo, innescano quindi un’escalation senza fine.Solo se si tornerà ad una forma di agricoltura intensiva, nella quale gli animali siano liberi di muoversi naturalmente, si limiterà all’uso dei fertiliz-zanti, degli insetticidi, dei diserbanti e cosi via, si arriverà a ripristinare la funzione toracica in agricoltura. Oggi è importante che l’uomo continui a sostenere l’ordine naturale dell’organismo del territorio,senza subordinare eccessivamente la natura al proprio ordine sociale.Questo significa anche evitare ove possibile di fertilizzare artificialmente i prati stabili, perché, sebbene in tal modo la produzione aumenti, si riduce la varietà delle erbe. - Come il pensiero, il sentimento e la volontà si risvegliano nell’uomo nel corso della crescita, e con il processo dell’iniziazione possono venire dominanti distinti chiaramente l’uno dall’altro, così nel mondo fisico che ci circonda avviene un processo analogo.

TERRE - RACINES - IDENTITÉ Loïse Donnet-Descartes & Una Gonzales Tozzi Notre maîtresse Maria Pia Briccola nous a demandé, pendant le cours de français, de faire une réflexion sur les mots: terre, racines, identité.Nous avons donc décidé de ne pas décrire chaque mot en cherchant sa définition mais plutôt de trouver une connexion entre ces différents thèmes et comprendre ce qu’ils représentent pour nous. Nous sommes arrivés à cette conclusion que nous avons voulu représenter à travers le schéma d’un arbre.La terre représente pour nous l’origine; l’endroit où l’homme commence à construire sa vie. Cette terre définit une partie de son identitité, celle qui donne naissance aux racines.Les racines sont une partie de la vie de l’homme qui est imposée en quelque sorte par l’extérieur comme par exemple: la famille, la religion, l’éducation … .C’est à partir des racines que l’homme se retrouve confronté pour la première fois à l’identité.Quand l’être humain commence à grandir, il rencontre l’identité sous une autre forme qui est celle de ses choix.Les choix et les expériences qui plus tard vont le définir, développent le caractère, la sexualité, la personnalité, les croyances … . La mentalité rentre dans ce schéma comme quelque chose d’omniprésent; au moment où l’homme arrive à ce stade il a une vision globale de lui-même et c’est aussi là qu’il découvre que les mots: terre, racines, identité, font partie d’un cercle vicieux car tout est lié!

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UNA TERRA CHE PORTA IMPRESSA LA STORIA ASPETTO DELLA BEOZIA di Odysseus Elytis

Qui dove lo sguardo solitario soffia sopra sasso e aloe,Qui dove i gradini del tempo risuonano nelle profondità,Dove grandi nembi spiegano i loro vessilli doratiSopra la metope del cielo,Dimmi da quale fonte l'eternità è sgorgataDimmi qual è il segno che hai a cuoreE qual è il destino degli ElmintiTerra di Beozia resa brillante dal vento.Che cosa è successo al coro delle nude mani sotto i palazziAlla misericordia che si elevava come fumo sacroDove sono le porte con gli antichi uccelli cinguettantiEd il tumulto che svegliava il terroreQuando il sole entrava come fosse in trionfoQuando il destino si contorceva sulla lancia del cuoreEd il pigolio fratricida prendeva fuocoChe è successo alle libagioni senza fine di MarzoAlle linee di greco nelle acque del verdeggiareFronti e gomiti sono stati feritiIl Tempo, nell'abbondanza del cielo, è rotolato vermiglioGli uomini sono andati avantiPieni di dolore sognandoAspetto aspro! Nobilitato dal ventoDi un temporale estivo che lascia tracce incandescentiNei profili delle colline e nelle aquileSulle linee del destino del tuo palmoChe cosa puoi affrontare, che cosa puoi indossareVestito della musica dell'erba e come fai a muoverti avantiAttraverso l'erica e la salviaFino al punto finale della frecciaSu questo suolo rosso di BeoziaNella marcia desolata delle rocceAccenderai fasci dorati di fuocoE lascerai un'anima amareggiata alla menta selvatica.

“Penso alla Grecia e passano davanti a me immagini di luoghi

visitati con varie XIIme classi: Cnosso a Creta, il viaggio in nave

dal Pireo (il porto di Atene) ad Iraklion; Epidauro e Micene con una bella fermata alla fortezza veneziana del XVII secolo (e poi turca e poi greca); il Palamidhi a Nauplia da cui si gode la vista di un panorama che spazia dal porto alle colline lontane al golfo di Nauplia; Olimpia ed il Museo di Olimpia dove ci aspetta sempre l’incontro con un capolavoro dell’antichità, una statua ambigua, bella e terribile: l’Ermes di Prassitele11; Delfi con l’auriga e le colonne erette verso il cielo, solitarie, che sembrano reggere un invisibile tetto che copre l’intero sito del tempio di Apollo posto tra i monti; Atene nella sua modernità ed antichità con tutte le sue anime tumultuose e turistiche disposte attorno a noi: il Partenone, la Plaka con la sua aria elegante da città turca, tanto amata dagli artisti che nell’Ottocento andavano in Grecia a combattere per l’indipendenza del paese dall’impero ottomano, la città moderna con la sua povertà- persone che rovistano nei cassonetti- e strade moderne colorate di graffiti che ci ricordano una storia di fierezza molto più recente; o ancora il Monastero di Aghios Loukas del 1000 d.c., un luogo della fede ortodossa così sereno e forte nella sua struttura quasi fortificata, che domina una collina non molto alta in mezzo al sole e ai campi, attorno c’è un senso di solitudine che confina col silenzio della meditazione.

1 Ermes accoglie tra la scapola e la spalla il piccolo Dioniso. Il dio adulto mostra negli occhi e nei muscoli del corpo la decisione di andare avanti nel suo cammino senza lasciarsi sviare da quella che io immagino essere la voce suadente del giovane Dioniso che cerca di indurlo a fermarsi, contemporaneamente il piccolo Dioniso allunga il braccio cercando di prendere l’uva che Ermes tiene lontano dalla sua portata con il braccio proteso. Dioniso è calmo e viene mostrato mentre cerca di convincere Ermes a cedere.

Ogni volta è incontro con una terra che porta impressa la storia.Ti dà il capogiro pensare che fin dall’antichità fosse coperta di templi che non erano solo esaltazione dell’uomo e delle sue imprese, ma anche specchio delle forze di una terra che si credeva abitata da daimones.

Alla fine tutti quei templi erano un riflesso di ciò che volevano mostrare -la terra abitata da forze potenti- e anche un ringraziamento a tutte le forze che popolavano quelle terre assolate e aride, in cui era possibile incontrare l'indicibile, forza panica o altre forze divine.

Tutte queste mie impressioni vengono ben descritte da scrittori e poeti che ho raccolto e che son solito leggere ai miei allievi.Conoscere una terra, conoscere la storia, immaginare, conoscere odori e sapori e suoni, fare esperienza del caldo e del mare, godere, conoscere una terra con tutti i sensi, prendendosi il tempo per farlo. Un tempo sempre rallentato in cui incontrare il sacro e conoscerci come uomini. Un sacro che emerge dalla storia, ma che a tratti ricompare anche nei colori della città moderna. Un sacro che non si posa lieve sulla terra, ma che è la terra stessa con le sue forme e forze, di cui ci parlano tutti i frammenti di testo che ho raccolto negli anni per provare a dire ciò che è difficilmente comunicabile immediatamente. Quel che a mio parere è un mistero, nel significato antico: ciò che non si può dire- semplicemente perché è un esperienza, che io cerco di condividere coi miei allievi.”Tra i vari testi scelti da mo. Mari Grego, proponiamo (sparsi nel numero in questo numero) gli estratti di Rapporto al greco di Nikos Katzantzakis e la poesia Aspetto della Beozia di Odysseus Elytis (qui a fianco).

Marco Mari Grego

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La ceramica al tornio, un’epoca di X classeIl tornio è uno dei più antichi strumenti inventati dall’uomo per faci-litare il proprio lavoro. I primi ritrovamenti risalgono all’antica Meso-potamia, nel 4.500 a.C. Dall’Antico Regno della cultura egizia sono giunte fino a noi delle statuine in terracotta di uomini seduti davanti ad un tornio che lavorano un vaso realizzate intorno al 2.700 a.C.

In X classe, i ragazzi si accostano per la prima volta alla tornitura con il tornio elettrico ed in molti di loro c’è grande attesa per questa attività. Il fascino e la magia del veder crescere un vaso tra le abili dita di un vasaio lo hanno già vissuto durante l’epoca dei mestieri in terza classe, oppure durante qualche festa o bazar. Il percorso scolastico li avrà già portati ad usare l’argilla per creare animali, architetture, figure umane, paesaggi, solidi, e molto altro ancora. In IX classe avranno esercitato le diverse tecniche manuali per la realizzazione di oggetti di uso quotidiano ed ora... Ecco finalmente giunto il momento tanto atteso. Ora hanno le forze e le capacità per cimentarsi direttamente con la materia e “la macchina” ma... come spesso accade, la cosa è più difficile di quanto non sembri!

TORNIO, ARGILLA, MANO

La cura della forma, la linea “tesa”, il giusto rapporto tra peso e dimensione, tra forma, contenuto ed utilizzo, fanno parte del percorso che porta dall’argilla informe all’oggetto finito. Sono piccole esperienze pratiche di “educazione estetica” e di valorizzazione del lavoro manuale ed artigianale.

Una volta finita la tornitura, l’oggetto viene rifinito per togliere le sbavature ed alleggerirne il piede. Ora dovrà asciugare lentamente prima di venir decorato con gli ingobbi, le terre colorate, oppure, dopo la prima cottura, reso impermeabile e decorato con gli smalti.

Le cotture trasformano definitivamente la struttura fisico-chimica dell’argilla rendendola solida, compatta e re-sistente. L’argilla che ha avuto origine dalla lenta disgregazione delle rocce magmatiche, sembra chiudere un ciclo e torna, grazie al calore, ad essere dura e duratura. Ora l’oggetto è pronto per essere usato ed adempiere allo scopo per cui è stato realizzato.

Dalla notte dei tempi ai giorni nostri, nei 4 angoli del mondo, le ceramiche testimoniano l’incessante attività dell’Uomo su questa Terra. Ogni cultura ed ogni Continente palesa la propria specificità attraverso forme e decorazioni originali e caratteristiche. I vasi più antichi ad oggi ritrovati, risalgono a circa 21.000 anni fa e sono di fattezze straordinariamente belle ed armoniose. L’Uomo, “vaso primordiale” a cui il soffio divino ha donato la Vita, sembra avere un legame antichissimo e particolare con l’argilla e con la ceramica. Questo legame archetipico si rinnova ad un qualche livello del nostro essere, ogni volta che impastiamo la creta (le parole argilla e creta sono sinonimi) ed ogni volta che le diamo forma diventiamo anche noi “creatori”. Anche quando realizziamo degli umili oggetti di uso quotidiano.

Già fare una bella pallina senza aria dentro richiede dell’esercizio, poi, una volta attaccata al tornio, deve essere centrata. I gesti devono essere precisi, attenti, fatti alla giusta velocità. Le dita acquisiscono progressivamente la sensibilità di “sentire”, la mano impara a “danzare” per spostare l’argilla nel modo giusto per centrarla.Quando la creta è finalmente centrata, viene un attimo di preoccupazione: e adesso? Se facendo i prossimi passi si decentra? In effetti il rischio è alto, bisogna imparare a mantenere la centratura in ogni passaggio, a controllare ogni gesto, ad adeguare la velocità di rotazione del tornio al gesto da fare, al tipo di lavorazione che si sta facen-do, ad adattare la velocità del gesto a quella del tornio affinché l’oggetto resti centrato...

Confesso che la tornitura, all’inizio, è difficile e faticosa, richiede e sviluppa centratura interiore, concentrazione, attenzione, capacità di coordinamento degli arti e di progettazione, forza e pazienza, una certa dose di coraggio...Una volta apprese ed esercitate le capacità di base, la lavorazione al tornio permette di realizzare dei begli oggetti rotondi e può dare delle grandi soddisfazioni.

Ma torniamo alle fasi della lavorazione: una volta centrata la pallina, dobbiamo cercare l’asse centrale dell’argilla che gira sul tornio. Il “punto fermo” ed iniziare a fare un buco. Arrivati alla giusta profondità, allarghiamo la base quel tanto che serve per l’oggetto che desideriamo realizzare. Ora, spostando verso l’alto la creta iniziamo a formare le pareti e le assottigliamo. Questa è una fase quasi magica, la forma si allunga a vista d’occhio, inizia a “diventare un oggetto” e si crea uno spazio interno.

Lavorando con la pressione della mano interna ed esterna, possiamo far nascere una pancia, il collo, la vita, le spalle o la bocca del nostro oggetto. Una strana somiglianza quella tra il nome che hanno le parti degli oggetti in cerami-ca, ed il nostro corpo...

Sabina Vallerani

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Pubblichiamo alcuni estratti di una lunga dispensa sull’AGRICOLTURA BIODINAMICA che ci è stata messa a disposizione da Michele Baio cui siamo grati. Sono gli appunti di suoi corsi e hanno la freschezza del discorso parlato, aperto a ulteriori sviluppi e collegato con azioni e pratiche vive. Sono sette percorsi, dei quali proponiamo alcune parti salienti o il solo approccio al tema. Per disporre dell’intera dispensa, potete fare richiesta alla redazione oppure contattare direttamente Michele Baio al suo indirizzo email: [email protected]

1. CHE COS’È L’AGRICOLTURA BD ◊ Per quanto strano possa sembrare, la figura professionale più simile a quella dell'agricoltore biodinamico è il medico, il medico cura le persone, l'agricoltore cura la terra, lo scopo è il raggiungimento dello stato di salute e il mantenimento di tale stato. Per poter fare ciò il medico deve conoscere le leggi che regolano la vita dell'essere umano, l'agricoltore deve conoscere quelle che regolano la vita nel terreno nel quale c'è una complessità di attività viventi molto alta, basti pensare alle migliaia di tipi di insetti, batteri e microrganismi vari che lo abitano e che collaborando tra loro costruiscono continuamente giorno dopo giorno un terreno vitale e sano.Il primo obiettivo che si prefigge l'agricoltore biodinamico è la creazione, moltiplicazione e mantenimento di questa moltitudine di preziosi “aiutanti”. Per curare un essere umano bisogna usare medicinali senza effetti collaterali e migliorarne l'alimentazione, per curare il terreno bisogna usare i preparati biodinamici che sono medicinali per il terreno senza effetti collaterali e le metodiche di compostaggio biodinamico che forniscono l'alimentazione agli “aiutanti “ che mantengono in salute il terreno. [...] Oltre ai cumuli e ai preparati in BD osserviamo precisi momenti di lavorazione del terreno, semine e trapianti fino al giusto momento di raccolta e di trasformazione, questi momenti sono dati dalla posizione della Luna, dei pianeti e del Sole, rispetto allo Zodiaco, esistono 2 calendari agricoli che indicano i giusti momenti: •Calendario delle semine di Maria Thun (editrice antroposofica) è quello storico che da 50 anni scandisce il ritmo del lavoro biodinamico in Europa; • Calendario delle semine e delle lavorazioni (edizioni la Biolca) di recente nascita, è una versione semplificata e meglio comprensibile del calendario della Thun, con in aggiunta preziosi consigli dati dalla lunga pratica agricola dell’autore (Paolo Pistis). [...] Il metodo biodinamico è semplice, è una pratica agricola! [...] Questo tipo di agricoltura si propone di produrre alimenti non solo buoni al gusto ma anche con un alto contenuto di principi attivi benefici per l’essereumano, alimenti sani per mantenere l’essere umano in salute.

2. NASCITA DELL’AGRICOLTURA BD ◊ Il corso dove è nata l’agricoltura BD fu richiesto a Rudolf Steiner da agricoltori che notavano sempre di più il fatto che i prodotti erano meno vitali rispetto a 10 anni prima. [...] Si svolse a Koberwitz, presso Breslavia – oggi Polonia- dal 7 al 16 Giugno 1924 e si concluse con una conferenza tenuta a Dornach - CH- il 20 Giugno. Seguirono il corso 320 persone, si costituirono poi gruppi di lavoro e ricerca per sviluppare la nuova metodica e convalidarla scientificamente, iniziò la diffusione in 30 aziende scuola tra cui la stessa tenuta di Koberwitz – 5000 Ettari. L’agricoltura biodinamica ebbe una immediata diffusione sopratutto nel nord Europa. [segue un’interessanitissima carrellata della storia della biodinamica in Italia e dei suoi esiti e sviluppi con nomi e indirizzi utili, alcuni dei quali trovate in conclusione di questo estratto].

CHE COS’È L’AGRICOLTURA BIODINAMICA

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3. COLTIVARE SENZA VELENI - HUMUS ◊ [...] Humus- sappiamo tutti come si forma, la sostanza vegetale secca cade a terra, la vita del terreno la degrada e la trasforma in un gel colloidale che contiene il 75% di acqua e il restante di elementi nutritizi perfettamente bilanciati destinati a nutrire i vegetali, ogni terreno produce il suo Humus di base a seconda di come è costituito geologicamente ogni tipo di pianta” mangia” un Humus diverso, l’Humus dei Pomodori, non va bene per le Azalee o per l’insalata. Ogni tipo di pianta collegandosi al terreno, dà le direttive per cui il terreno produca un Humus adatto alle sue esigenze, in cambio migliora la struttura del terreno. Chiediamoci quanto sia specializzato il terreno di un orto che produce magari 15/20 tipi di verdura diversa...con 15/20 tipi di Humus, simili, ma non uguali. In biodinamica consideriamo l’Humus come il vero capitale aziendale, le piante nutrite con esso, sono molto più sane di quelle nutrite con sali solubili, più longeve, più vive. [...]

4. ORGANISMO AGRICOLO ◊ L’agricoltura BD considera tutta l’azienda agricola (coltivi, animali, prati, boschi ecc.) come un unico organismo, detto appunto organismo agricolo. Le varie parti, animali compresi, sono considerati gli organi di questo essere; se gli organi sono sani e collaborano bene tra loro viene mantenuto lo stato di salute, la salute di ogni organo dipende dalla salute degli altri organi, se un organo è malato gli altri devono compensare lavorando di più, vale per noi e vale anche per il terreno. La visione dell’azienda è olistica... L’organismo agricolo è formato per buona parte dal terreno, esso deve respirare, deve scomporre e rendere disponibili gli elementi di cui si nutrono le piante, deve continuamente rinnovarsi, ricambiarsi; continuamente nasce e muore la micro flora e la micro fauna utile che costituisce parte del sistema immunitario del terreno, i preziosi Lombrichi ognuno dei quali è un intestino mobile autonomo che digerisce e trasforma in Humus i vegetali morti che trova nel terreno, tutti i Lombrichi dell’azienda messi assieme formano parte del suo intestino. [...]

5. I PREPARATI BIODINAMICI E IL CUMULO ◊ I 6 preparati da cumulo e i 2 da spruzzo sono la sostanziale differenza tra la biodinamica e il biologico, sovesci, consociazioni,rotazioni colturali fanno parte del saper coltivare e fanno parte da sempre dell’agricoltura I preparati non esistono in natura, sono vere e proprie sintesi, compiute con materie naturali e usando forze naturali, le stesse che i preparati una volta finiti, andranno a influenzare in modo positivo per l’agricoltura. Sono da considerarsi come farmaci/ rimedi per il terreno, l’azione è simile a quella dei rimedi della medicina Antroposofica o Omeopatica. [...] I preparati vengono allestiti partendo da fiori e foglie di piante officinali e da involucri di origine animale tipo corna di vacca, mesentere, budello che fanno da contenitori nel periodo di trasformazione. [...] I preparati vengono interrati a profondità variabile in un terreno molto buono e vitale quindi con Humus, se manca lui il terreno non ha un “organo di senso”con cui recepire determinate forze e non può veicolarle nei preparati. Questa condizione può essere creata, si scavano le fosse di interramento e si riempiono con terreno molto buono, ciò va fatto l’anno prima di quando si intende seppellire i preparati [...] CUMULI [...] La fermentazione non deve generare sostanze tossiche per il terreno come l’ Ammoniaca o altri composti che sono tipici dei fenomeni di putrefazione quindi di morte. [...] CUMULI VEGETALI - Sono composti da: sfalci, pulizie, potature, scarti di cucina, risulte agricole e di trasformazione di vegetali [...] DINAMIZZAZIONE - Dinamizzare vuol dire dare più forza, i preparati da spruzzo cornoletame e cornosilice, la Valeriana e diversi altri prodotti che usiamo in biodinamica vengono sottoposti a questo procedimento subito prima di essere irrorati [...]

6. LAVORAZIONI, ROTAZIONI, SOVESCI E CONSOCIAZIONI - IL CALENDARIO DELLE SEMINE ◊ Non vi sono criteri fissi per la lavorazione dei terreni, la cosa importante è che l’attrezzo usato non crei una soletta nel terreno sottostante lo strato di lavorazione, [...] il primo passo è ovviamente rompere la soletta ciò si fa con un erpice a denti ricurvi arieggiatore, per portare aria e acqua in profondità senza

mischiare i vari strati del terreno, ogni strato è specializzato a fare il suo compito [...] Se si “abbandona” -direi meglio “si affida”- un terreno rovinato nelle mani dell’eco sistema e non si fa nulla entro 10/15 anni il terreno è molto migliorato e magari dopo qualche altro anno sarebbe pronto per essere di nuovo coltivato. Per questo motivo in biodinamica usiamo fare delle semine miste di diversi tipi di erbe per recuperare un terreno rovinato o prepararlo alla coltura successiva, cresciute le erbe varie, le lasciamo fare il loro lavoro [...] I sovesci lavorano e proteggono il terreno, mantengono umidità, ospitano diversi tipi di insetti utili e microrganismi preziosi per la vita, fissano Azoto, riequilibrano il terreno aumentandone la fertilità. [...] CONSOCIAZIONI Tutte le specie vegetali crescono meglio se vicino vi sono altre specie complementari a loro, ad esempio le Patate possono essere piantate alternate a file di piselli nani che essendo Leguminose fissano Azoto che le Patate usano o Cipolle alternate a Sedano; vi sono molte consociazioni possibili [...] Tabelle con le varie rotazioni possono essere reperite sui libri: L’ORTO BIODINAMICO ( Ed. Antroposofica ) e LA FERTILITÀ DELLA TERRA PER IL BENESSERE DELL’UOMO (Ed. Fondazione Le Madri).

7. CENERI, LA TECNICA BIODINAMICA PER FRONTEGGIARE LE AVVERSITA’ AGRICOLE ◊ Secondo R. Steiner tutte le avversità agricole, dalla semplice invasione di erbe infestanti (che infestanti non sono ma descrivono lo stato di salute del terreno) alle più gravi invasioni di insetti distruttori (che denunciano errori agricoli), in agricoltura BD dovrebbero essere fronteggiate con la tecnica delle ceneri [...]

La dispensa contiene alcuni indirizzi utili che vi riproniamo in ordine qui sotto. Sono quelli che l’autore ha ritenuto opportuno citare in base alla propria esperienza, senza nulla togliere al valore di molti altri non menzionati (quali ad. es. ECOR, DEMETER, ecc.).

LE PRINCIPALI AZIENDE AGRICOLE BD IN ITALIA alimentazione BD + produzione e vendita preparati BD+ riferimenti in Italia per la formazione in agricoltura biodinamica:CASCINE ORSINE, Bereguardo (PV) www.cascineorsine.itALCE NERO COOPERATIVA, Isola del Piano (PU) www.girolomoni.it/Fondazione LE MADRI | LA FARNIA, Rolo (Re) www.fondazionelemadri.it | www.lafarnia.itAPAB Toscana, Firenze www.apab.itAGRI BIO ITALIA ONLUS, Cissone (CN) www.agribionotizie.it/ARCOIRIS www.arcoiris.it (sementi da sovescio + consulenza sul tipo di miscela da usare a seconda dei terreni)

ALTRI INDIRIZZI PER L’AGRICOLTURA BD IN ITALIA ASSOCIAZIONE PER L’AGRICOLTURA BIODINAMICA, Milano www.biodinamica.org (con la lista sedi regionali)SCUOLA DI FORMAZIONE PRATICA IN AGRICOLTURA BIODINAMICA, Missaglia (LC) [email protected] NORO: preparati biodinamici di altissima qualità. www.biodinamicanoro.com/ 06 9511243

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PICCOLI CONSIGLIMINI BIBLIOGRAFIA PER ARGOMENTOTEMPERAMENTO MALINCONICOAristotele, La “melanconia” dell’uomo di genio, Il Nuovo MelangoloL. Binswanger, Malinconia e Mania, BoringhieriN. Glas, I quattro temperamenti sulla strada dell’autoconoscenza, Natura e culturaR. Klibansky, E. Panofsky, F. Saxl, Saturno e la malinconia, EinaudiJ. Starobinski, L’inchiostro della malinconia, EinaudiR. Steiner, Il segreto dei temperamenti umani, Ed. Antroposofica

AGRICOLTURA BIODINAMICA, PERMACULTURA, SOSTENIBILITÀ

M. Fukuoka, La rivoluzione del filo di paglia, Libreria Editrice FiorentinaA. Graf von Keyserlingk, Koberwitz 1924: la nascita dell’agricoltura biodinamica, Agri.Bio.Piemonte E. Graf, Le Feste dell’anno in collegamento con l’uomo e la sua nutrizione, Natura e cultura E. Pfeiffer, La fertilità della terra, Ed. AntroposoficaP. Pistis, Coltivare con l’agricoltura biodinamica, Ed. Fondazione Le Madri R. Steiner, Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura, Ed. AntroposoficaR. Steiner, Ritmi nel Cosmo e nell’Essere umano, Ed. AntroposoficaP. Whitefield, Permacultura per tutti, Terra Nuova Edizioni

CONOSCENZA DELLA TERRA F. Benesch e K. Wilde, Silice, calcare e argilla, Agri.Bio.Piemonte R. Caillois La scrittura delle pietre, AbsconditaW. Cloos, L’anno della Terra nell’alchimia delle stagioni, Natura e cultura Paolo Pileri, Che cosa c’è sotto -il suolo, Ed. AltreconomiaR. Steiner, Il Corso dell’Anno come Respiro della Terra..., Ed. AntroposoficaR. Steiner, L’azione delle stelle e dei pianeti sulla vita terrestre, Ed. AntroposoficaR. Steiner, Ritmi nel Cosmo e nell’Essere umano, Ed. AntroposoficaA. Stifter, Pietre colorate, Marsilio

NovitàRudolf Steiner: Il mistero della morte – Volume III Da Opera Omnia n. 159 – pagine 122 – Euro 15Scienza dello spirito come atteggiamento / Il corpo eterico come rispecchiamento dell’universo. Comunità sopra di noi, Cristo in noi / Esperienze dell’uomo dopo il passaggio attraverso la soglia della morte / Il supera-mento gnoseologico della morte. Esperienze dell’anima prima della nascita e dopo la morte. Il nostro rapporto con i defunti.

Rudolf Steiner: Impulsi scientifico-spirituali per lo svilup-po della fisica – I.Primo corso scientifico: luce, colore, suono, massa, elet-tricità, magnetismoOpera Omnia n. 320 - pagine 192 – rilegato in tela – Euro 28Tre indirizzi di ricerca delle scienze naturali convenzionali e loro contrasto con il metodogoethiano/ Contrasto tra massa e luce nel rapporto con la coscienza / I colori come fenomenimarginali / Organizzazione dell’occhio / “Scomposizione” dell’oscurità /Fosforescenza, fluorescenza, colori dei corpi / Oscurità e materia / Esperienza del calore eesperienza della luce / Processo respiratorio e percezio-ne del suono / Fenomeni dell’elettricità/ I raggi catodici, i raggi X, i raggi α, β, γ.

M. Thun: Calendario delle semine di Maria Thun® 201464 pagine a colori – Euro 11,00

S. O. Prokofieff: L’apparizione del Cristo nell’etericoCollana Widar Edizioni – 200 pagine – Euro 30

S. O. Prokofieff: L’incontro con il male. La pietra di fonda-zione del beneCollana Widar Edizioni – 192 pagine – Euro 20

Nuove EdizioniRudolf Steiner: Linee fondamentali di una gnoseologia della concezione goethiana del mondo, con particolare riferimento a SchillerOpera Omnia n. 2 – 140 pagine – Euro 12

Rudolf Steiner: Anima e spirito nell’uomo e nell’animaleOpera Omnia n. 60 – pagine 64 – Euro 8

Rudolf Steiner: La filosofia di Tommaso d’Aquino Opera Omnia n. 74 – pagine 112 – Euro 12

Rudolf Steiner: Cristo e il mondo spirituale – La ricerca del Santo GraalOpera Omnia n. 149 – pagine 124 – Euro 12

Rudolf Steiner: Natura interiore dell’uomo e vita tra morte e nuova nascitaOpera Omnia. n. 153 – pagine 180 – Euro 14

Rudolf Steiner: Corrispondenze fra microcosmo e macrocosmoOpera Omnia n. 201 – pagine 274 – Euro 18

S. O. Prokofieff: L’incontro con il male. La pietra di fonda-zione del beneCollana Widar Edizioni – pagine 192 – Euro 20

Novità in preparazioneRudolf Steiner: Impulsi scientifico-spirituali per lo svilup-po della fisica – II.Secondo corso scientifico: il calore (Opera Omnia n. 321)

S. O. Prokofieff: L’esoterismo della Società Antroposofica

S. O. Prokofieff: Il Gruppo scultoreo di Rudolf Steiner

EDITRICE ANTROPOSOFICA - I - 20133 Milano, via Sangallo 34 – Tel.: +39 2 7491197 Fax: +39 2 70103173 [email protected]

GAIASOFIA. 3La storia dell’uomo e della Terra si riflettono l’una nell’altra. Ogni passo nell’evoluzione dell’uomo come essere spirituale può essere riconosciuto nell’evoluzione della Terra. Se l’uomo taglia il collegamento con il proprio destino spirituale, ne conseguono eventi catastrofici sulla Terra. Conoscere tutto ciò può renderci immediatamente consapevoli di questa enorme responsabilità. Nel libro Universo, Terra, Uomo, Steiner scrive che l’io dell’organismo terrestre è composto dall’insieme degli io delle piante. L’io delle piante si trova nel centro della Terra.

La Terra è malata. L’uomo deve aiutare la circolazione e la respirazione dell’ecosistema della Terra a tenere sotto controllo le forze responsabili delle malattie consentendo così la continuazione ininterrotta dei cicli delle sostanze. Sembra un concetto semplice, ma è necessario riflettere di più, a fondo. Questo è lo scopo di ciò che ho chiamato gaiasophia. La gaiasophia vede la Terra, Gaia, come un organismo vivente, composto da elementi ognuno dei quali mostra una somiglianza con gli organi umani. Per poter capire tutto questo ed agire secondo questa concezione, è necessario avere saggezza, sofia, oltre che conoscenza. …

Come una pianta combina effetti cosmici e forze terrestri così l’uomo deve combinare in modo equilibrato le forze sane della natura con le forze potenzialmente malsane della tecnologia. La tecnologia sta facendo ammalare la Terra, ma al tempo stesso essa risveglia nell’uomo le forze spirituali. La malattia rappresenta per tutti noi una grande opportunità per diventare spiritualmente più sani e coscienti. Tener conto delle capacità della natura significa che l’uomo deve equilibrare gli obiettivi della sua tecnologia con gli obiettivi inseriti negli ecosistema naturali, considerandoli un punto di partenza per le proprie attività, invece di distruggerli velocemente nella sua sete di sfruttamento egoistico. Queste soluzioni devono essere applicate su piccola scala nel territorio, nei bacini fluviali, nei singoli Stati e nei continenti, in modo che alla fine possano avere effetto anche su una scala che comprenda la Terra intera.

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“Da chi sapremmo come dobbiamo vivere, se non credessimo a qualcosa, che è più grande di noi?Chi ci insegnerebbe a vivere? Chi dice all’albero, quando giunge il tempo di far germogliare le sue piccole foglie?

Chi dice a questo tordo che si è fatto caldo e che può di nuovo volare al nord? Uccelli ed alberi ascoltano qualcosa, che è più saggio di loro; da se stessi non lo saprebbero mai.” Spesso siedo sola e guardo i gigli e tutti i graziosi fiori e mi chiedo:

“Chi vi ha detto che è primavera e che dovete fiorire?”. E io penso e ripenso e sempre giungo alla stessa risposta: “Quello che è più grande di noi insegna a tutti gli esseri che cosa devono fare.

Noi siamo come i fiori. Viviamo e moriamo e di noi stessi non sappiamo nulla. Ma quello che è più grande di noi ci insegna a vivere.”

Yuma Chiparopai indiana d’America

22 APRILEGIORNATA MONDIALE DELLA TERRA

“L’era delle nazioni è già passata. Se non vogliamo morire è ora di liberarci dei vecchi schemi preconcetti e di costruire la Terra. La Terra non diventerà cosciente di se stessa se non attraverso una crisi di riconversione e trasformazione.”

(Pierre Teilhard de Chardin, 1933)

CITTADINANZA TERRESTRELa Terra, minuscola perla azzurra che naviga nell’Universo, è una vecchia signora di 5 miliardi di anni e che, da circa 3,5 miliardi di anni, accoglie la vita. Accogliere, non è proprio corretto poiché potrebbe fare pensare che la Terra sia uno spazio inerte e gli esseri viventi i suoi abitanti. In realtà, non c’è dualità tra Terra e vita. Lo descrive bene il biologo Lewis Thomas affermando che “Vista dalla superficie Lunare (…), la Terra ha l'aspetto organico, autosufficiente, di una creatura viva, ricca di conoscenza, meravigliosamente capace di amministrare la luce solare che la tocca». Questo del resto è quello che conferma James Lovelock nella sua famosa TEORIA DI GAIA: la Terra è un organismo vivente capace di autoregolarsi per mantenere costanti le condizioni fisico-chimiche che garantiscono la vita stessa. «Il clima e l'ambiente superficiale della terra sono regolati dalle piante, dagli animali e dai microrganismi che vivono su di essa; e, nel suo insieme, il pianeta si comporta non come una sfera inanimata di rocce e terreno, sostenuta dai processi accidentali e automatici della geologia, come da lungo tempo affermato dalla scienze della Terra tradizionali, ma piuttosto come un sovraorganismo biologico – un corpo planetario – in grado di autoregolarsi» (James Lovelock). La diversità della vita è il motore che attiva e mantiene questi processi di autoregolazione e per questo è così importante preservarla e ripristinarla dove è stata alterata o distrutta. Ma in tutto questo che posto occupa l’uomo? Culturalmente siamo portati a pensarci come altro dalla natura. Basta riflettere su come parliamo del nostro rapporto con lei: l’uomo distrugge la natura; l’uomo deve proteggere la natura; è necessario rispettare la natura; la natura sostiene l’uomo…salviamo la natura! Raramente si dice che l’uomo è natura. Ma da questo nuovo punto di vista molte cose cambiano. In questo caso la cura del Pianeta non è cosa diversa dalla CURA DI SÉ. E allo stesso tempo IL PIANETA È ANCHE L’UOMO. Questa idea di unità, propria delle culture native, è oggi una visione del rapporto uomo-natura che sta riemergendo, risvegliando il senso di appartenenza alla rete della vita. Si tratta probabilmente della risposta ad un bisogno individuale di riconnessione con la natura, di ricucitura del legame ancestrale che ci connette alla vita, di riappropriarci del nostro “essere umani” per contribuire in modo costruttivo agli equilibri del pianeta. Così sostiene, ad esempio, l’ECOPSICOLOGIA che identifica il disagio esistenziale diffuso tra le persone, con la perdita di connessione con la madre terra, con la propria natura più autentica, con quello che gli ecopsicologi chiamano l’ “inconscio ecologico”, in linea con il pensiero dell’ecologia profonda di Arne Ness. Qualcosa che ha a che fare con un livello di esperienza che condividiamo con tutti gli altri esseri viventi. La riconnessione con la natura, facilitando la riconnessione con la propria natura interiore, aiuta ad allenare capacità di ascolto ed empatia verso se stessi, le altre persone e gli altri esseri viventi. In questo modo la specie umana può occupare il proprio posto nell’ecosistema terrestre rispettandolo perché riconosce di farne parte. In diversi modi e forme questa consapevolezza sta emergendo in tutto il globo e un senso di responsabilità verso la “casa comune che siamo” sta unendo le persone nella costruzione di quella che Edgar Morin ha chiamato CITTADINANZA TERRESTRE e che mio padre, Alberto Melucci chiamava società planetaria. Come molti studiosi e pensatori sostengono, questa nuova avventura di coabitazione creativa e non distruttiva del pianeta sarà possibile solo se impareremo a comprendere e rispettare le “regole del gioco”, i principi su cui la vita ha basato la propria evoluzione, cambiando il nostro sguardo sul mondo per leggerne le interconnessioni. Credo che la conoscenza, le tecnologie, la consapevolezza stiano andando in questa direzione. Ora sarà necessario sempre più sostenerle con la volontà. “Per progredire dobbiamo riconoscere che, pur tra tanta magnifica diversità di culture e di forme di vita, siamo un'unica famiglia umana e un'unica comunità terrestre con un DESTINO COMUNE. Dobbiamo unirci per costruire una società globale sostenibile, fondata sul rispetto per la natura, sui diritti umani universali, sulla giustizia economica e sulla cultura della pace. Per questo fine è imperativo che noi, i popoli della Terra, dichiariamo la nostra responsabilità gli uni verso gli altri, verso la grande comunità della vita, e verso le generazioni future”. (Carta della Terra)

Alessandra Melucci

GAIASOFIA. 4Il punto di partenza verso lo sviluppo sostenibile è il postulato secondo il quale l’azione di purificazione richiesta alla natura non deve superare quello che la natura può offrire.…Vorrei avanzare l’ipotesi che la funzione di questa ricchezza sia quella di lasciarci il tempo necessario ad imparare, e di fornirci un capitale di partenza sotto forma di risorse naturali, capitale che dobbiamo poi continuamente riciclare. In questo modo l’uomo crea la propria ricchezza dinamica di materie prime, che non vengono disperse nell’ambiente in misura maggiore di quanto la natura possa assimilare, e che non si accrescono più di quanto la natura possa permettersi di cedere.… Quanto più piccola è la scala tanto più grande è l’effetto esercitato dalla pressione della popolazione sulla capacità di purificazione della natura.

Dal 1972 il 5 giugno è la giornata dedicata all'Ambiente.

Dal 2013 il 21 marzo è la giornata dedicata alle Foreste.

Dal 2002 si festeggia la giornata dei giganti della Terra: le Montagne.

Dal 1992 il 22 marzo di ogni anno si festeggia l'Acqua.

La Greina, fra Grigioni e Canton Ticino. Sopra: formella di Notre-Dame de Paris: la Terra come alchimia

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2.1 VIAGGI IN AEREO - 2.2 USCITE E SCAMBI (CON PARTENZA DA MALPENSA)

TOTALE VIAGGI IN AEREO: 68.319,00 KG CO2

TOTALE VIAGGI : 86.245,285 KG CO2

3.1 CIBO E MENSA - EMISSIONI MEDIE PER IL CIBO 3.2 CIBO E MENSA - EMISSIONI TRAGITTO CASA-SCUOLA DELLE CUOCHE

3.3 CIBO E MENSA - EMISSIONI TRAGITTO FORNITORI MENSA

TOTALE EMISSIONI PER IL CIBO: 2.375,26 KG CO2

4. EMISSIONI ENERGIA ELETTRICA - EMISSIONI ELETTRICITÀ E RISCALDAMENTO

TOTALE EMISSIONE ELETTRICITÀ: 2.426,681 KG CO2

TOTALE DELLE EMISSIONI DI CO2 ALL’ANNO: 91.047, 226 KG CO2

CALCOLO EMISSIONI XI E XII lavoro di ricerca annuale di Myrto Vandersee e Richard Benaglia, 2015-16introduzioneRiteniamo indispensabile pubblicare in questo contesto il lavoro di ricerca elaborato da Myrto Vandersee e Richard Benaglia durante l’anno scolastico 2015-2016 nell’ambito dell’Epoca di geografia sui cambiamenti climatici di XI e XII classe. Vogliamo condividere con la comunità scolastica non solo le conclusioni raggiunte dai ragazzi sull’impatto ambientale che la vita delle classi di XI e XII quotidianamente porta al Pianeta, ma anche il processo di scelta, ricerca, approfondimento e soprattutto di domanda che questi ragazzi hanno seguito. Essere ragazzi delle nostre classi superiori significa cogliere l’opportunità offerta dai maestri durante le epoche e le lezioni per affrontare individualmente e nel lavoro di gruppo un cammino di scelte come singoli esseri umani rispetto alle responsabilità collettive e globali su temi attuali e urgenti. I ragazzi possono decidere che uomini e donne diventare nella società, che opinioni personali far germogliare e custodire, che gesti compiere e che posizioni assumere. Come maestri di classe chiediamo che la comunità possa ascoltare e riflettere sui contenuti affrontati dai ragazzi. I risultati di questo lavoro di ricerca sono stati presentati al Responsabile per i Servizi Ambientali del Comune di Lugano, Christian Bettosini, e vorremmo che potessero concretizzarsi con la piantuimazione di alberi che simbolicamente rappresentino se non l’azzeramento delle nostre emissioni inquinanti almeno una diminuzione consistente del nostro impatto ecologico come comunità della Scuola Steiner di Origlio. Ogni contributo o gesto della Comunità che vada nel senso indicato dai ragazzi sarà per loro il segno che gli adulti possono essere delle controparti aperte all’ascolto per costruire un futuro migliore. Maestra Silvia e Maestro Mosè

PROGETTO IMPATTO AMBIENTALE | CALCOLO DELLE EMISSIONI DI CO21.VIAGGI E TRASPORTI: EMISSIONI TRAGITTO CASA-SCUOLA DEGLI INSEGNANTI PER XI E XII E DEGLI ALLIEVI DI XI E XII

TOTALE EMISSIONI PER IL TRASPORTO ALL’ANNO:

17.926,285 KG CO2

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TOTALE DELLE EMISSIONI IN PERCENTUALE

• In Svizzera: 170 alberi per ogni abitante. • 1m3 di legno contiene 1t di CO2. • Diametro di 32cm=1m3 di legno. • La foresta svizzera cresce di 4m3 per

ettaro all’anno.

(fonte: Jean Rosset, presidente della società forestiera svizzera)

COMPENSAZIONE ALBERI

PIOPPO• Alto assorbimento di

CO2 per la sua rapida crescita.

• Vita 90-100 anni.• Diametro: 1m = 8m3 di

legno = 8t CO2.

FAGGIO• Vita 200-300 anni.• Diametro: 0,8-1m = 8m3

di legno = 8t CO2. TIGLIO• Vita molto longeva• Diametro: 1,5m = 10m3

di legno = 10t CO2.

ALTRE ALTERNATIVE CONCRETE

OFFERTE DI PASSAGGIO (MACCHINA O MEZZI PUBBLICI)

SCAMBIO VESTITI E/O OGGETTISEPARAZIONE DEI RIFIUTI

Il lavoro si conclude con una LISTA DI 18 AZIONI per evitare sprechi e compensare le emissioni

(che qui omettiamo per ragioni di spazio e sostituiamo con un grafico di “permacultura”).

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collana SEGNAVIA 3 e 4PER DIVENTARE UOMINI VALENTIATTITUDINE ALLA VITAPICCOLI DISCORSI DI RUDOLF STEINER A MAESTRI, ALLIEVI E FAMIGLIE

Prosegue la pubblicazione dei taccuini con i discorsi di Steiner nella scuola Waldorf. Ecco i due nuovi titoli:

RUDOLF STEINER - PER DIVENTARE UOMINI VALENTIUna conferenza ai genitori e due discorsi agli allievi, ai loro maestri, ai loro genitoriI ed. 2016 ISBN 9788890789052 7€ - 7,5fr.-

RUDOLF STEINER - ATTITUDINE ALLA VITA Un discorso ai genitori della I scuola WaldorfI ed. 2016 ISBN 9788890789083 7€ - 7,5fr.-

collana LABORATORIOL’UOMO MUSICALA VISIONE DI STEINER DELL’EURITMIA MUSICALENella traduzione di Daniela Castelmonte e Maria Enrica Torcianti, con il patrocinio dell’Associazione Italiana Euritmisti, diamo alle stampe il volume di Lea van der Pals che per prima tentò una sintesi delle affermazioni di Steiner per arrivare a una “visione d’insieme” dell’essenza della musica.

LEA VAN DER PALS - L’UOMO MUSICA L’euritmia musicale come musica dell’uomo I ed. 2017

WSCUOLA EDIZIONI - ANTEPRIMACHIUDIAMO IL NUMERO CON L’IMMAGINE DI UN TESSUTO VIVACE COME UN CAMPO CON TANTE COLTURE (PATHCWORK REALIZZATO NELL’EPOCA DI TESSITURA CON ELISA CEREDA) E UNA CARRELLATA DI “ANIMALI DI TERRA”.

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Rivista Scolasticanuovo CON-TATTO2 Numeri per anno scolastico64 pagine (40 a colori e 24 in b/n)