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Con orgoglio siamo lieti di presentar-
vi il primo numero del giornalino scola-
stico! Un giornale ricco di notizie, ag-
giornato su tutto ciò che accade a scuo-
la: lo speciale Area verde, i progetti, le
attività, interviste a professori, studenti,
e perché no bidelli, consigli su come
copiare il compito in classe, la pagina
sportiva, giochi e barzellette, poesie e
tanto altro ancora. Sul sito della scuo-
la trovate la versione a colori del
giornalino, dove potete ammirare me-
glio le vostre foto. Allora cosa aspettate
a sfogliarlo… BUONA LETTURA!!
La Redazione
Il nostro Istituto ha organizzato nel me-
se di febbraio la seconda settimana di
Area verde/recuperi. Durante questa
settimana gli allievi che hanno alcune
materie insufficienti hanno la possibilità
di recuperarle frequentando ore di le-
zione e, alla fine, svolgendo delle verifi-
che. Per gli alunni che non hanno insuf-
ficienze vengono organizzate delle atti-
vità che riguardano la professione, co-
me vari tipi di massaggi e acconciature
o il corso di intaglio, ma anche altro,
come il corso di pittura o di cucina. Su
questo e sul prossimo numero del gior-
nalino pubblichiamo uno Speciale Area
verde/recuperi con articoli, interviste e
fotografie. Scriveteci anche voi e
raccontateci cosa avete fatto!
S P E C I A L E
A R E A V E R D E
Candle Massage 10
Intaglio 11
Acconciature
storiche e per
eventi
12
Intreccio vimini 13
Pittura 14
Body painting 15
All’interno: SPECIALE
AREA VERDE/RECUPERI
N U M E R O 1
A P R I L E 2 0 1 1
Giornalino scolastico dell’I.F.P. “Sandro Pertini” di Trento
Istituto di Formazione Professionale Servizi alla Persona e del Legno “Sandro Pertini”
(Sede legale) Viale Verona 141, Trento - tel. 0461933147 – fax 0461931682
email: [email protected]
Auguro una Buona Pasqua e Buone Vacanze a tutti gli studenti e
alle loro famiglie. Dirigente dott. Andrea Schelfi
Sandro Pertini 2
Settimana linguistica a Cambridge 3
La 4A a “Riva Benessere Hotel” 4
Noi per L’Aquila 5
Da Bressanone a Novacella 6
La scuola che non ti aspetti 7
“Primo Trofeo Cavanis” 8
Il manuale del perfetto copiatore 9
Il Progetto Ponte 16-17
La cultura rasta 18
Intervista ai bidelli Sezione Legno 19
Il digitale terrestre 20
“Se questo è un uomo” 21
La pagina sportiva 22-23
SOMMARIO
P O E S I E ,
G I O C H I &
B A R Z E L L E T T E
Ti amo 13
Tina - stai vo-
lando
17
Cruciverba 23
Barzellette 4
Barzellette 7
L’ABC della
scuola
20
Barzellette 24
P A G I N A 2
È stato il
settimo
presidente
della
Repubblica
Italiana ed è
spesso
ricordato come
“il presidente
più amato
dagli italiani”
Sandro Pertini… ...non è il papà di Schelfi
Cristiana, rapito e ucciso, dopo due mesi di prigionia,
da appartenenti al gruppo
terrorista denominato Bri-gate Rosse.
Gli anni Ottanta furono gli anni del terrorismo po-litico italiano. Le organiz-zazioni criminali, in partico-
lare la mafia, raggiunsero una forza e una pericolosità mai avuta prima. In alcune
aree del Sud esse sembra-rono sostituirsi allo Stato perché riuscivano a con-
trollare le amministrazioni pubbliche, le attività econo-miche, lo sviluppo urbani-
stico del territorio, gli stes-si comportamenti politici dei cittadini. L’elezione di Pertini apparve subito un
importante segno di cam-biamento per il Paese, gra-zie al carisma e alla fiducia
che esprimeva la sua figura
di eroico combattente anti-fascista. Durante gli anni
della sua presidenza, molte persone persero la vita per aver cercato di combattere a tutti i costi il sistema ma-
fioso: semplici cittadini, po-liziotti, giudici. Ricordiamo, tra gli altri, lo studente
Peppino Impastato, figlio di una famiglia mafiosa che
ne denunciò le attività e
venne assassinato con una carica di tritolo posta sotto il suo corpo adagiato sopra i binari di una ferrovia (la
sua storia è narrata nel film “I Cento Passi”); Pio La Torre, sindacalista e poi
deputato in Parlamento, che propose l’introduzione
del reato di associazione mafiosa ed una norma che
prevedeva la confisca dei
beni ai mafiosi, fu colpito da una raffica di proiettili men-
tre si recava alla sede del suo partito; il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, che com-
batté Cosa Nostra e le Bri-gate Rosse, fu ucciso assie-me alla giovane moglie da
alcune raffiche di Kalashni-kov AK-47, che colpirono l’auto sulla quale viaggiava-
no. Altri attentati portaro-no all’uccisione di semplici cittadini. Ricordiamo la
strage di Bologna, consi-derata uno degli atti terro-ristici più gravi avvenuti in Italia nel secondo dopo-
guerra. Sabato 2 agosto 1980, nella sala d'aspetto di 2ª classe della stazione di
Bologna, affollata di turisti e
di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un
ordigno a tempo, contenu-to in una valigia abbandona-ta, esplose, causando il crollo dell'ala ovest dell'edi-
ficio, la morte di 85 perso-ne ed il ferimento o la mu-tilazione di oltre 200.
Pertini assunse sempre un atteggiamento di intransi-
gente denuncia nei confron-
ti della criminalità organiz-zata, dichiarando le attività della mafia crimini contro l'umanità.
Roberto e Ivan 3A
Continua sul prossimo nu-
mero...
Pertini e i primi anni
Ottanta. Alessandro Per-
tini, detto Sandro, è nato in
provincia di Savona il 25
settembre 1896 ed è mor-to a Roma il 24 febbraio 1990, all’età di 93 anni. È
stato il settimo presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985. Prima di rivestire questa
carica, è stato politico, giornalista e antifascista italiano.
Quando Pertini fu eletto presidente della Repubblica (il 29 giugno 1978), il Paese
era scosso dalla vicenda del sequestro di Aldo Moro, politico italiano, cinque vol-te presidente del Consiglio
dei ministri e presidente del partito della Democrazia
D A C C I U N T A G L I O
«Ma chi è Sandro Pertini?» «Boh, sarà il papà di Schelfi…». Non è una barzelletta… per
questo abbiamo deciso di aprire il primo numero del giornalino con un articolo dedicato
a Sandro Pertini, il settimo presidente della Repubblica Italiana.
Sandro Pertini
Settimana linguistica a Cambridge
N U M E R O 1 , A P R I L E 2 0 1 1
Per il periodo da domenica 7 novembre
a sabato 13 l’Istituto di Formazione Pro-fessionale “Sandro Pertini” ha organizza-
to, in collaborazione con l’EC School di Cambridge, una settimana linguistica per
noi ragazze della classe 4A del corso di Diploma di Tecnico dei Trattamenti
Estetici. La città scelta per la nostra per-manenza è stata Cambridge, una cittadi-na della Gran Bretagna situata nella parte
orientale dell’Inghilterra. Molto famosa e rinomata per la sua università, seconda
per titolo di anzianità dopo quella di Oxford. La città è un’importante centro
culturale con diverse attrattive monu-mentali e numerosi college importanti
dal punto di vista architettonico. In pas-sato Cambridge è stata oggetto di varie
invasioni, tra le più importanti ricordia-mo quelle dei romani, dei sassoni, dei
vichinghi i quali per le loro forti abitudini commerciali portarono alla crescita la
città e quella dei normanni. Durante il periodo di invasione normanna il nome
della città diventò Grentabridge mentre il fiume che la attraversa era chiamato Granta. Successivamente il nome della
città si trasformò nell’attuale Cambridge mentre il fiume è ancora noto come
Granta. La classe è stata suddivisa in coppie e
ognuna ha vissuto per una settimana in una famiglia inglese. Io ero in coppia con
Anna. La famiglia che ci ha ospita-te abitava a venti minuti a piedi
dalla scuola, a Madingley Road. Era formata da Elizabeth, mamma e
casalinga a tempo pieno, Andrea, il papà manager finanziario e le
loro due figlie, Emma di dieci anni e Sofia di nove. Oltre a due gatti,
un porcellino d’india e alcune galli-ne. Una famiglia davvero molto carina e amichevole.
Domenica pomeriggio, dopo aver riposto i nostri bagagli nella stanza
riservata a noi ci siamo ritrovate con il resto della classe e le pro-
fessoresse Lazzeri e Pelz, nostre accompagnatrici, per vedere la
sede della scuola e orientarci un po’ nella città. Lunedì mattina
dopo la colazione in famiglia io e Anna ci siamo recate nella sede
dell’EC School, dove tutte siamo state
sottoposte ad un test, dal quale è emerso il nostro livello di conoscenza dell’inglese
e in base al quale siamo state suddivise nelle varie classi. Le classi erano formate
da ragazzi e ragazze di diverse nazionalità. Nella mia classe c’erano due ragazze fran-
cesi, una giapponese e un ragazzo cileno. Questa varietà mi ha permesso di parlare e confrontarmi con persone provenienti
da diverse parti del mondo, con pensieri e realtà a volte diversi dai miei dove
l’unico mezzo a nostra disposizione per capirci era l’inglese. Al pomeriggio il pro-
gramma prevedeva un piccolo tour della città di Cambridge. La nostra guida era un
simpatico signore che ci ha fatto vedere e spiegato molte cose interessanti anche se
il tempo non ci ha permesso di vedere tutti i posti in programma. Finito il tour
eravamo libere così ne abbiamo approfit-tato per fare un po’ di shopping. Nei gior-
ni seguenti la mattina andavamo a lezione a scuola e il pomeriggio era libero. Alla
sera cenavamo nella nostra famiglia, la mamma Elizabeth ci preparava sempre ottimi piatti anche di cucina italiana. Du-
rante la cena ci chiedeva se avevamo pas-sato una bella giornata, se avevamo impa-
rato cose e/o parole nuove ecc… Una sera Elizabeth stava aiutando la figlia mag-
giore a fare i compiti sul past simple e il
paradigma dei verbi e ha pensato di inter-
rogare anche noi! Mercoledì c’è stato il tour di Londra. Alla mattina ci siamo
ritrovate tutte vicino alla stazione di poli-zia dove abbiamo aspettato il bus che ci
avrebbe portato nella città dove avremo trascorso l’intera giornata. E’ stata una
bella giornata, abbiamo visitato anche se frettolosamente il British Museum, siamo passate davanti al quartiere di China
Town, percorso Trafalgar Square e To-wer Bridge, visitato St. James Park dove
ci sono gli scoiattoli che si avvicinano alle persone senza paura in cerca di cibo e
visto da lontano Bukingham Palace. Oltre alla sede del parlamento e il Big Ben.
Sabato mattina alle ore 8:00 è arrivato il taxi a prenderci per ritrovarci con il re-
sto della classe per dirigerci verso l’aeroporto di Londra dove abbiamo
preso l’aereo per il nostro ritorno in Italia. Questa settimana è stata molto
utile per aumentare le mie conoscenze dell’inglese, ho avuto la possibilità di par-
lare e confrontarmi con persone diverse oltre ad aver visto e visitato molti posti interessanti. Per una settimana ci siamo
immerse nella vita di una famiglia ingle-se… una bella esperienza che resterà per
sempre dentro di noi.
Martina Strazzabosco 4A
La 4A durante la settimana linguistica a Cambridge
P A G I N A 4
Trattamento
al viso
La 4A a “Riva Benessere Hotel” Nei giorni 1 e 2 febbra-io 2011 le allieve della
classe 4A di Diploma di Tecnico dei Centri be-nessere, Terme e Spa
hanno partecipato a “Riva Benessere Hotel”, che rappresenta la parte
wellness della rinomata
fiera del settore alber-ghiero. All’interno di un bellissi-
mo stand realizzato dalla
sezione Legno del no-stro Istituto, le allieve
hanno potuto ricevere clienti e dimostrare le l o ro co m pe t e n ze
nell’esecuzione dei trat-tamenti benessere. Quest’anno l’Istituto ha
proposto il tema “un
dono di benessere dalla natura”. Con prodotti naturali per trattamenti
al viso e alle mani e sva-
riate tecniche di massag-gio al corpo, come il
massaggio ayurveda e il massaggio hot stone, le allieve hanno accolto i
visitatori allo stand, in-c l u s a l ’ a s s e s s o r e all’Istruzione e Sport
Marta Dalmaso.
Prof.ssa Lidia Lazzeri
Le allieve del 4 anno con le insegnanti
Lidia Lazzeri ed Elena Weber
Visita del nostro Dirigente allo stand realizza-
to dalla sezione Legno
D A C C I U N T A G L I O
I bambini sono stati fotografati in
classe e l'insegnante tenta di persua-
derli ad acquistare una foto di gruppo.
«Pensate che bello quando guarderete
la foto e direte: "Toh, c'è Jennifer,
ora è un avvocato", oppure "guarda Mi-
chae l , ora è un med ico" . . . » .
Una vocina dal fondo dell'aula aggiunge:
«E guarda la maestra, adesso è morta».
"Pierino alzati!
E' ora di anda-
re a scuola".
"Mamma, oggi
non ho voglia di
a n d a r c i " .
"Su alzati, lo sai che ci devi an-
dare: hai 47 anni e sei il Presi-
de".
Noi per L’Aquila
P A G I N A 5 N U M E R O 1 , A P R I L E 2 0 1 1
L’Aquila. L’Aquila si trova in Abruzzo ed ha una popolazione di
circa 73.000 abitanti. Parte del territorio comunale è compresa nel parco nazionale del Gran Sas-
so, ed alcuni punti superano i duemila metri di quota. L’Aquila è
una delle città più fredde d’Italia e in inverno la temperatura può
raggiungere i -18°. In estate inve-ce si arriva a superare i 30°. La città è situata su un territorio ad
alta sismicità, dove si verificano notevoli eventi sismici anche di
gravi dimensioni.
I terremoti. Uno dei primi ter-remoti che si sono verificati e di
cui sono giunte notizie risale al 1315. Un forte terremoto si veri-ficò nel 1349: crollarono moltis-sime case e chiese; le vittime fu-
rono ottocento e, poiché allora gli abitanti di L’Aquila erano me-no di diecimila, si trattò del 10%
della popolazione. Nel 1461 la città fu colpita da uno dei più de-vastanti terremoti, a cui seguiro-
no molti eventi sismici per un
arco di due mesi: Onna, Poggio Picenze, Castelnuovo e Sant’Eusanio Forconese, frazioni
di L’Aquila, furono totalmente distrutte. Nel 1703 L’Aquila fu colpita da uno sciame sismico che
culminò con un violentissimo ter-remoto: quasi tutte le chiese e gli edifici pubblici cittadini crollarono
o riportarono gravissimi danni. I morti furono circa seimila. La
gente sopravvissuta abbandonò la
città perché era troppo pericolo-so rimanere. Fu ricostruita dalla tenace volontà dei pochi abitanti rimasti, ma non riacquistò più il
suo antico splendore. L’ultimo terremoto ha colpito la città il 6 aprile 2009: esso ha causato 308
vittime, oltre 1.500 feriti e ben 65.000 sfollati. Il sisma ha coinvol-to numerose frazioni e paesi cir-
costanti, tra i quali in particolare
Onna, Villa Sant’Angelo, Castelnuo-vo, Tempera, San Gregorio e Paga-
nica.
Il nostro contributo. Le immagi-
ni delle distruzioni provocate dal terremoto del 6 aprile 2009 erano
ogni giorno sui giornali e alla televi-
sione, e quando, l’anno scorso, i professori ci hanno proposto di collaborare alla realizzazione dell’arredo per la chiesa della Con-
cezione di Paganica (frazione di L’Aquila a circa 7 km dal capoluo-go, con una popolazione di circa 5
mila abitanti), ci siamo subito datti da fare. I ragazzi delle seconde, delle terze, e del quarto anno, sta-
vano realizzando banchi, altare, ambone e gli altri arredi liturgici, progettati dalle terze e dal quarto anno. Visto che serviva una mano,
noi che eravamo in prima abbiamo collaborato alla realizzazione dei banchi: con l’aiuto del prof. Spada li
abbiamo carteggiati e verniciati. Una volta che il lavoro è stato ter-minato, tutti i manufatti sono parti-
ti verso Paganica. Ma non è finita lì:
quest’anno stiamo realizzando l’arredo per un’altra chiesa che è stata distrutta dal quel terribile
terremoto, la chiesa di Tempera, piccola frazione di L’Aquila distante circa 5 km dal capoluogo, con una
popolazione di circa 900 abitanti.
A noi quest’anno non è toccato il lavoro di finitura, ma un lavoro più grosso: la realizzazione di tutti i banchi. Le classi terze stanno lavo-
rando alla realizzazione dell’altare, dell’acquasantiera, del fonte batte-simale, del leggio e delle sedie pre-
sbiteriali. Il quarto anno sta realiz-zando il tabernacolo. Siamo contenti di poter dare una
mano a qualcuno con il nostro
lavoro e speriamo di poter fare una gita a L’Aquila per poter vede-re l’arredo che abbiamo realizzato
sistemato nelle chiese, e per poter conoscere posti e gente nuova.
Classe 2A
L’altare per la
chiesa di Paganica
realizzato lo scor-
so anno dagli allie-
vi della sezione Le-
gno
La levigazione dell’anta del tabernacolo per la chiesa di
Paganica
P A G I N A 6
“Si cammina in
mezzo a
vigneti, meleti
e castagni,
incrociando
capitelli e
gustando un
bellissimo
panorama”
ZAINO IN SPALLA: da Bressanone a Novacella In ottobre io e la mia clas-se siamo andati a fare una
passeggiata a Bressanone e all’abbazia di Novacella. È una bellissima gita che vi
consigliamo e che si può fare in una giornata. A Bressanone si arriva con
il treno, da Trento ne par-
tono tanti e ci si mette circa un’ora. Quando arri-vate a Bressanone, che in
tedesco si chiama Brixen, potete passeggiare sotto i portici dove ci sono tanti
negozi. Poi andate a visita-re il duomo e il suo chio-stro, che è un cortile cir-
condato da un portico.
L’interno del duomo è in stile barocco e ci sono ben trentatre tipi di marmi e
tre antichi organi. Il chio-stro è gotico e ha ammira-bili affreschi che vanno dal
XIV al XVI secolo. Prima di partire per l’abbazia di Novacella vi
suggeriamo di assaggiare il brezel, che è il pane tipico
dell’area tedesca. Se avete voglia di un pasto comple-to potete assaggiare i cane-
derli, lo speck, i wurstel e lo strudel. Si percorre poi via Portici
Maggiori fino ad arrivare
all’hotel Adler. Si passa il ponte Aquila e si prende il sentiero numero 1 risalen-
do il corso del fiume Isar-co. Inizia così una passeg-giata comoda e pianeggian-
te tra antichi masi. Si cam-mina in mezzo a vigneti, meleti e castagni, incro-
ciando capitelli e gustando
un bellissimo panorama. Dopo circa 45 minuti di cammino si arriva in vista
delle mura dell’abbazia di Novacella (in tedesco “Neustift”), immersa nelle
vigne. Nell’abbazia ci sono una chiesa barocca, il pozzo
delle meraviglie, la biblio-t e c a , i l c a s t e l l o
dell’angelo. Una curiosità: se guardate l’affresco sul soffitto della navata a sini-
stra della chiesa di Santa Maria Assunta potete notare che c’è una gamba
a penzoloni in rilievo.
T u t t i i p rodo t t i dell’abbazia (vini, grappe, tisane, succo di mela e
creme) possono essere degustati o acquistati nell’ enoteca interna.
Dopo aver visitato Nova-cella si torna a Bressano-ne ripercorrendo lo stes-
so sentiero dell’andata.
Questo sentiero è pia-neggiante ed è adatto anche ad essere percorso
in bicicletta e con il pas-seggino.
Valentina Ghezzi
Bressanone
D A C C I U N T A G L I O
Tempi: un’ora e mezzo andata e
ritorno. Dislivello: nessu-no. Per informazio-
ni: www.brixen.it w w w . k l o s t e r -
neustift.it
Abbazia di Novacella
LA SCUOLA CHE NON TI ASPETTI: la mia esperienza
dall’Istituto d’Arte all’I.F.P. Pertini
P A G I N A 7 N U M E R O 1 , A P R I L E 2 0 1 1
Il passaggio da un Istituto artistico ad una Scuola professionale è sta-
to un po’ una novità per me: abi-tuato a materie pesantissime, la-
boratori dove i professori esige-
vano il meglio dai propri studenti, sono passato ad una scuola più tranquilla, ma con professori seri e tenaci.
All’Istituto d’Arte molte cose era-no diverse: si iniziava alle otto la mattina per finire alle tredici e
dieci, con due rientri pomeridiani fino alle cinque. L’orario scolasti-co, all’Istituto “Sandro Pertini”,
per me è stata una novità ed una comodità assoluta. La differenza, tra l’altro, di non andare a scuola
il sabato la apprezzo particolar-mente, perché posso avere il tempo di curare i miei interessi.
Una delle numerosissime cose che mi hanno colpito frequentan-do questo Istituto è l’impegno che questa scuola ha stimolato in
me, facendomi passare dalla per-sona che non studia e non fa nul-la, a prendere voti come nove, in
materie nelle quali prima non a-vrei mai potuto avere queste va-lutazioni. Questo grazie alla pa-
zienza e alla preparazione dei professori, che fanno in modo di farti apprendere al meglio il pro-gramma scolastico, rispiegandoti
se non hai capito e non fregando-sene come tanti altri facevano prima con me, forse perché ero
considerato un nullafacente. All’Istituto d’Arte imparavo le misure e le scale, a disegnare, ad
intarsiare ed intagliare, un po’
come qui, solo a livelli stressanti e
dopo una settimana piena, arrivavo a casa e non vedevo l’ora di stacca-
re la spina.
Tutti mi dicevano: “È una scuolet-ta!! ”
Ma vi assicuro che non è così, come non è una scuola semplice neanche L’I.F.P. Legno. Certo ha meno teori-
a e meno studio, ma almeno qui posso realizzare la passione per il legno, senza troppe pressioni per le
altre materie. Certamente servono anche quelle nella vita, ma secondo me - l’ho capito dopo gli anni persi - stando
attenti in classe, quando si arriva a casa si ha molto meno lavoro, per-ché metà delle cose le si può ap-
prendere durante la lezione, quindi
il lavoro è dimezzato. All’Istituto d’Arte era un altro mon-
do, un altro modo di vivere. C’era un ottimo rapporto tra professori ed alunni, ma questo non giovava al nostro apprendimento, anzi peggio-
rava qualora avessimo esagerato con la confidenza, ma questo bene o male è forse una caratteristica di
tutte le scuole in generale.
Fin dalle scuole medie ero portato per il disegno e per i lavori manua-
li, infatti dopo il progetto di orien-tamento ad una futura scuola su-
periore, mi sono sentito dire dal
docente incaricato: “ Ma perché la Scuola d’ Arte e non un Liceo ? La Scuola d’ Arte è per chi non ha voglia di fare nulla, è come un Isti-
tuto professionale.”
Beh, non è così, me ne sono reso conto frequentando entrambe. È
normale che non si studino le ma-terie che si farebbero in un classi-co o in un linguistico, ma il princi-
pio è quello: siamo portati per una
mansione o per l’altra, sta a noi sceglierci il destino e/o lavoro che
più ci si addice, andando per la nostra strada e, per una volta, ra-gionando con la nostra testa.
Mattia Deavi 1B
Pierino va dalla mamma e dice: Mamma! Ho 2 notizie: una
buona e una cattiva. Quella buona è che oggi ho preso un
bel voto a scuola. Quella cattiva è che ti sto dicendo una
bugia.
Papà, tu sei capace di scrivere al buio ?
Forse sì, perché ?
Ecco… allora mi firmeresti la pagella ?
“Qui posso realizzare la mia passione per il legno, senza
troppe pressioni per le altre materie, anche se servono anche quelle”.
“Siamo portati per una mansione o per l’altra, sta a noi sceglierci il destino e/o
lavoro che ci si addice,
andando per la nostra strada e ragionando con la nostra
testa”.
“Questa scuola ha stimolato in me l’impegno, facendomi
passare dalla persona che non studia a prendere voti come
nove”.
P A G I N A 8
Martina
Zeminian
Mihli Ornella
Arianna Conter
Comerci Silvia
Anna Caraus
hanno raggiunto
ottimi risultati al
“Primo Trofeo
Cavanis”
Acconciatura
maschile su
testina
PRIMI AL “PRIMO TROFEO CAVANIS” Domenica 20 febbraio 2011 si è svolto a
Chioggia il “Primo Tro-feo Cavanis”, concorso riservato ai settori ac-
conciatura ed estetica organizzato dalla Scuola professionale di Chiog-
gia.
La sezione Servizi alla Persona ha partecipato al concorso con 5 stu-
dentesse di acconciatura e 2 di estetica del terzo anno, accompagnate dai
docenti Paola Brugnara, Elena Weber e Mario Miorandi. Le prove han-
no riguardato: acconcia-
tura maschile su testina, acconciatura femminile su testina, taglio e ac-
conciatura femminile su modella, trucco artistico
su modella. Le allieve hanno raggiun-
to ottimi risultati. Marti-na Zeminian si è aggiudi-cata il primo posto sia
per l’acconciatura ma-schile che femminile. Un altro primo posto è an-
dato a Mihli Ornella per
taglio e acconciatura femminile. Arianna Con-ter si è posizionata se-
conda per taglio e ac-conciatura femminile e terza per acconciatura
maschile. Il terzo posto per acconciatura femmi-nile è andato a Comerci
Silvia. Anna Caraus si è
posizionata terza per il trucco artistico. La preparazione al con-
corso è stata condotta dai docenti Giorgio Pe-
dri, Sabrina Brugnara e Paola Brugnara per
l’acconciatura, da Elena Weber per l’estetica. Le allieve hanno accettato
di buon grado la scom-messa e si sono impe-gnate molto nelle setti-
mane antecedenti al
concorso per prepararsi ad un’esperienza che ha sicuramente arricchito il
loro bagaglio culturale e professionale. La scuola professionale
di Chioggia, con cui por-tiamo avanti una rappor-to di collaborazione che
ci lega ormai da anni, ci
ha accolto molto calo-rosamente.
Trucco artistico
D A C C I U N T A G L I O
Acconciatura maschile su testina
Trucco artistico Prof.ssa Paola Brugnara
P A G I N A 9 N U M E R O 1 , A P R I L E 2 0 1 1
IL MANUALE DEL PERFETTO COPIATORE
Corso di copiatura scolastica
OVVERO
Come, dove e quando copiare!
Prefazione
Copiare durante le verifiche non è proprio semplice e richiede impegno, diciamo che è una vera e propria ARTE.
Ecco perché abbiamo pensato di suggerirvi delle tecniche di copiatura, adeguate ad ogni materia e ad ogni profes-sore. Seguite i nostri consigli e non sarete mai “sgamati”!!!
Lez. 1: I BIGLIETTINI La copiatura dai bigliettini è il metodo più utilizzato perché è facile e veloce. Una volta fatti i bigliettini basta trovare un posto ideale anti “sgamatura” dove nasconderli. La cosa più semplice è metterli all'interno del foglio protocollo
di brutta copia. Nel caso in cui il prof. riesca a beccarvi mentre copiate, potrete sempre dirgli che il foglio non era il vostro ma del compagno che vi sta più antipatico.
Lez. 2: IL CERCHIETTO (solo per ragazze) Comprate un cerchietto di quelli stile anni '60, un po’ spesso; inserite bigliettini piccolissimi con lo scotch nella par-
te sotto. A metà compito toglietelo perché vi dà fastidio e appoggiatelo sul banco… potrete copiare liberamente! Lato positivo: chi andrebbe a cercare lì sotto?
Lato negativo: è solo per donne. E comunque lo spazio a disposizione è poco!
Lez. 3: IL COMPAGNO ROBUSTO
Un metodo che è difficile da fare perche ci vuole molta fortuna e un prof. che non si alza mai dalla cattedra. Co-munque basta avere un compagno robusto davanti, gli attacchi sulla schiena un intero foglio e inizi a copiare, però ripeto: la prof non si deve alzare mai, il compagno robusto deve acconsentire (altrimenti capita che si alza per do-
mandare chiarimenti alla prof e… beh, immaginate!) ed è un metodo estremo, ad alto rischio, solo per i pazzi!!! :-) Ma se vi riesce dopo vi sentirete veramente fieri!
Lez. 4: LAVAGNA AMICA
Sempre la migliore. Prima dell'arrivo del prof. scrivete sulla lavagna appunti di altre materie, esempio se la verifica è di storia mettete delle espressioni di matematica, e nascoste tra i numeri inserite quelle date che non siete riusciti a studiare. Il prof. non se ne accorgerà mai!
Lato positivo: non dovrete fare gesti strani, basterà alzare lo sguardo per copiare. Lato negativo: se il prof. è sgamato arriva in classe e lava la lavagna per sicurezza!
Lez. 5: FOGLIO BIANCO Questo è geniale: prendete due fogli bianchi e metteteli uno sopra all’altro, poi sul primo scrivete tutto quello che vi serve per la verifica con una penna a sfera (calcate bene); al momento della verifica prendete il secondo foglio e
mettetelo sul banco: all’apparenza sembra bianco ma in controluce si vedranno benissimo le scritte calcate fatte da voi. Roba da 007!
Flavio, Adrea, Federico, Michele
Altri preziosi consigli sul
prossimo numero del giornalino. Inviateci anche voi le vostre tecniche di copiatura
all’indirizzo di posta elettronica [email protected], le più belle saranno
pubblicate!!!
Studiare può porta-
re a forti crisi fino
alla morte cerebra-
le. Non vorrai mica
ridurti come loro?
P A G I N A 1 0
Lara mentre effettua
il massaggio
Candele a base di
burro di karitè, alle
essenze profumate,
per effettuare il
massaggio
CANDLE MASSAGE: una coccola molto scenografica
SPECIALE AREA VERDE
energizzante e anticellulite;
ylangh ylangh, azione ridu-
cente.
Spiega come avviene il mas-
saggio.
Innanzitutto – dice – si trat-
ta di un massaggio molto
avvolgente che viene fatto
prevalentemente sulla
schiena, ha azione rilassante
sia per il corpo che per la
mente e azione idratane e
nutriente per la pelle, per-
ché viene utilizzato il burro
di karité.
La cliente viene fata acco-
modare in cabina, dove le si
fa scegliere la candela. Si
accende la candela e si esce
dalla cabina, in modo che
inizi a crearsi un’atmosfera
rilassante. Quando la can-
dela ha iniziato a sciogliersi,
la si prende in mano e si fa
un movimento circolare in
modo che lo stoppino pos-
sa bruciare tutto il contor-
no della candela e non solo
il centro. In un’atmosfera
semibuia, si fa accomodare
la cliente a pancia in giù e le
si chiede di fare una respi-
razione profonda. Molto
lentamente, mentre si muo-
ve la candela in modo cir-
colare, si fa scivolare l’olio
sulla schiena. Mentre una
mano tiene la candela,
l’altra spalma l’olio su tutto
il corpo. Si inizia poi il mas-
saggio, partendo dalla schie-
na e passando di seguito
alle gambe. Le manovre
sono molto avvolgenti; la
pressione si personalizza in
base alla cliente. Terminata
la parte dietro si fa girare la
cliente e si ripete il massag-
gio con manovre incrociate
su gambe e addome. Infine
viene trattato il viso, dove
vengono premuti i chakra,
dei punti energetici secon-
dari che stimolano un ulte-
riore rilassamento.
Dopo aver ripetuto le ma-
novre per tre volte, la clien-
te è completamente rilassa-
ta ed ha una sensazione
ipnotica. Il massaggio dura
dai 40 ai 50 minuti.
Lara ci spiega che questo
massaggio è molto richiesto
perché è una novità. Lei lo
definisce una “coccola mol-
to scenografica” che lavora
su tre sensi: la vista perché
la luce della candela crea
un’atmosfera molto partico-
lare; l’olfatto perché tutte le
candele hanno l’aggiunta
delle essenze profumate, e il
tatto per il contatto che si
crea con il massaggio.
Lara è una ex studentessa
del nostro Istituto. Ci rac-
conta che dopo aver fre-
quentato il liceo ed aver
lavorato per 4 anni, si è
iscritta come drop out al
terzo anno, sezione estetica,
della nostra scuola; è stata
promossa e la sua passione
per l’estetica l’ha spinta ad
iscriversi al quarto anno,
ottenendo il Diploma di
Tecnico dei trattamenti
estetici. Ora lavora come
estetista. “Sono molto sod-
disfatta del mio lavoro” ci
dice “e questa esperienza di
insegnamento è molto bella;
all’inizio mi sembrava strano
essere circondata da tutte
queste ragazze che mi ascol-
tano e guardano molto at-
tentamente, ma dopo il pri-
mo attimo non ho più senti-
to gli occhi addosso; è il mio
lavoro e lo svolgo con pas-
sione”.
A cura della Redazione
Il lunedì mattina, primo gior-
no di Area verde, nel salone
di estetica un gruppo di a-
lunne sta attentamente a-
scoltando le spiegazioni di
Lara, un’estetista esterna
che sta mostrando loro co-
me si esegue il Candle
Massage.
Lara spiega che il Candle
Massage, come dice il nome
stesso, viene fatto con una
candela a base di burro di
karité, contenente delle
essenze profumate. La cera
della candela, bruciando si
trasforma in un olio che
viene utilizzato per fare il
massaggio.
Ogni linea ha delle tipologie
di candela con essenze di-
verse. Lara ha portato la
candela con essenza al coto-
ne, ad azione lenitiva, profu-
mo delicato e neutro;
all’uva, antiage; al cioccolato,
Didascalia dell'immagine o della fotografia
D A C C I U N T A G L I O
Corso di avvicinamento all’intaglio
P A G I N A 1 1 N U M E R O 1 , A P R I L E 2 0 1 1
Nei giorni di Area Verde abbiamo frequentato il cor-
so di intaglio. Questo corso è stato molto interessante perché ci ha fatto capire di
quanta manualità siamo do-
tati. I professori ci hanno fornito dei disegni in foto-copia, perché potessimo
scegliere la figura da realiz-zare. Abbiamo deciso di realizzare un bassorilievo
raffigurante un fiore. Sulla tavola di cirmolo abbiamo disegnato il fiore usando
metro, squadretto e com-passo. Poi ci siamo dotati di
sgorbie e abbiamo iniziato
ad intagliare. Questo tipo di lavoro richiede molta pa-zienza, precisione e cono-
scenza delle caratteristiche del legno; la conoscenza del
legno è molto importante perché quando si incide con la sgorbia bisogna ricono-
scere il verso giusto della
vena. È molto importante non confondere l’intaglio con l’intarsio perché il pri-
mo è una lavorazione arti-stica di un materiale inciden-dolo e scavandolo per rea-
lizzare un disegno, mentre il secondo è un tipo di deco-razione che si realizza met-
tendo vicini piccoli pezzi di legno di colori diversi.
Luca e Michele 2A
Il prof. Pedrotti Ruggero ci spiega che il pino cimbro o
cirmolo è il legno che più si adatta all’intaglio perché è un legno tenero, con pochi
nodi e molto morbidi, che si possono lavorare. Con altri tipi di legno, ad esempio l’abete, i nodi salterebbero
e resterebbero dei buchi. Gli attrezzi per incidere il legno si chiamano “sgorbie”,
sono simili a degli scalpelli ma hanno la punta diversa. Vi sono diversi tipi di sgor-
bie, che permettono di ef-
fettuare diverse forme di intaglio.
Una volta terminato l’intaglio, questo andrebbe cerato, ma il cirmolo si può lasciare anche così, al natu-
rale. Federico ha partecipato al
corso di intaglio e gli è pia-ciuto molto: «Non è stato molto difficile. È indispensa-
bile avere tanta pazienza per non rischiare di rovina-re il lavoro, stare calmi e non agitarsi». Il prof. Pe-
drotti spiega che è necessa-rio individuare il verso della venatura per non far saltare
il legno. Riguardo ad Area Verde, Federico dice: «La ritengo
molto utile perché se hai
delle materie insufficienti hai la possibilità di recuperarle,
altrimenti ti puoi divertire facendo altre attività e im-parando cose nuove».
«Questo corso ci ha fatto capire di quanta
manualità siamo dotati”. Nella foto,
l’intaglio realizzato.
Le sgorbie, attrezzi per incidere il legno
“L’Area Verde è molto utile perché se hai delle
materie insufficienti hai la possibilità di
recuperarle, altrimenti ti puoi divertire facendo
altre attività e imparando cose nuove”.
Federico Alcuni allievi hanno realizzato un intarsio
P A G I N A 1 2
Cristina Malagoli, esperta in acconciature d’epoca, con due allieve
durante le attività di Area verde.
Acconciatura
dove il motivo
storico è rivisi-
tato in chiave
moderna
Acconciature storiche e per eventi Il Dipartimento di
TPO acconciatura
ha organizzato per
tutta la settimana di
Area verde un la-
boratorio di accon-
ciature storiche e
per eventi. I ragazzi
hanno imparato,
innanzitutto, a fare
le basi per il raccol-
to; poi, lavorando su
testina o sui loro com-
pagni hanno realizzato
interpretazioni personali
del raccolto. Il lunedì
mattina gli allievi hanno
avuto l’opportunità di
avvalersi degli insegna-
menti di Marisa Malagoli,
la parrucchiera di Cen-
to, in provincia di Ferra-
ra, che ha realizzato le
acconciature d’epoca
esposte nell’Aula Magna
del nostro Istituto. Con
i suoi preziosi consigli i
ragazzi hanno realizzato
acconciature dove il
motivo storico è rivisita-
to in chiave moderna. La
prof.ssa Enrica Pilati ci fa
vedere, ad esempio, uno
c h i g n o n b a s s o
(acconciatura storica)
con degli agganci al mo-
derno, rappresentati da
ciocche esterne e spetti-
nate e torchon (foto a
fianco). La signora Mala-
goli nel 2009 ha vinto il
Guinness dei primati
realizzando la parrucca
più alta del mondo: ben
6,57 metri di capelli veri
pettinati e intrecciati in
modo tale da dar vita a
una vera e propria
''scultura'': decine di co-
lori e una decorazione a
fasce orizzontali dedica-
ta ai vari elementi natu-
rali (aria, acqua, terra e
fuoco).
A cura della Redazione
La signora Mala-
goli nel 2009 ha
vinto il Guinnes
dei primati rea-
lizzando la par-
rucca più alta
del mondo, ben
6,75 metri di al-
tezza!
D A C C I U N T A G L I O
INTRECCIAMO I VIMINI
P A G I N A 1 3 N U M E R O 1 , A P R I L E 2 0 1 1
Durante l’Area verde, chi aveva scelto di partecipare al laboratorio
di intreccio con i vimini si doveva trovare il martedì mattina alla sta-
zione di Trento - Male per le 08:15.
Ci siamo ritrovati in otto. Tra que-sti c’erano Anacleto, Giorgio, An-drea, Daniele, io, e altri tre ragazzi che non conoscevo ma li avevo già
visti perché frequentano la scuola del Legno. Dovevamo essere accompagnati dal
prof. di matematica Francesco Bor-rello, in treno, fino al Museo degli usi e costumi di San Michele
all’Adige. Il prof. è arrivato più tardi del pre-visto, noi intanto pensavamo che ci avesse abbandonati, ma quando
finalmente è arrivato ci siamo avvia-ti verso i binari. Il treno era antico, non troppo anti-
co come penserete voi, non era a vapore e non c’era il caminetto, ma aveva i sedili come una volta, dispo-
sti diversamente da come sono a-
desso e anche i colori non erano nuovissimi. Al prof. questo treno piaceva, e anche ad uno dei miei
compagni. Quando il treno è partito, un mio compagno di classe ha acceso il
Nintendo DS e ha iniziato a giocare a FIFA. Dato che il prof. tifa Lecce (è anche
un leccese di provenienza) e dato che la sua squadra aveva vinto con-
tro la Juve, e dato che - anche nel
gioco Nintendo - era davanti
all’Inter, era contentissimo. Visto che un mio compagno è inte-
rista ripeteva che l’Inter sarebbe arrivata prima in campionato, e tutti gli altri che sono milanisti, lo pren-
devano in giro.
Quando siamo arrivati a San Miche-le, ci siamo incamminati fino al mu-seo. Siamo entrati in un’aula molto
riscaldata e piena di cesti di legno. Quella che da adesso in poi sarebbe diventata la nostra insegnante, si
presentò e ci spiegò un po’ di teori-a. Poi diede a tutti un dischetto di
compensato con dei fori, dove do-vevamo poi inserire i bastoncini di
vimini.
Quando avevi preso la mano era semplicissimo perché bastava pren-dere il filo e passarlo prima verso l’esterno, poi verso interno, e così
via. Non volevamo più smettere perché era troppo bello e divertente. Alla
fine ci siamo dovuti arrendere perché la nostra insegnante ci
voleva portare vicino al castello dove potevamo osservare come si lavorava una volta, come girava
il mulino ad acqua, come si colti-
vava il mais, ecc... Alla fine dovevamo ritornare a scuola, il bello è che potevamo
portarci i lavoretti a casa! Siamo ritornati con un treno nuovissimo, dove c’erano dise-
gnati dei graffiti sui vetri, che permettevano di vedere fuori dalla finestra, mentre chi stava
fuori non poteva vedere dentro; i poggiatesta dei sedili per dormi-
re erano un po’ scomodi.
È stata una bellissima giornata e con il prof. di mate che è stato molto simpatico, la giornata è stata ancora più bella.
Tobias Sartori 1A
TI AMO
Ti amo,
ti amo perché non riesco ad odiarti,
ti odio,
ti odio perché dall’odio può nascere un profondo amore.
Ti amo perché sai dare un senso a questa vita,
perché mi consoli quando vivo la tempesta che c’è dentro di me.
Ti amo perché sei la luce che illumina la mia vita.
Ti amo,
non serve a molto dirlo;
spero solo di riuscire a fartelo capire.
Ti amo perché sei l’unico che riesce a prendermi,
sei l’unico in cui mi riesca a perdere.
Amo i tuoi teneri abbracci pieni di passione,
dove ogni tuo respiro ricorda noi.
Katia Cagol 1D digitale terrestre. Meglio prima o meglio adesso?
L’angolo della poesia
Il cestello in vimini realizzato
P A G I N A 1 4
Pannello
realizzato da
Angela,
Beatrice, Linda
e Viviana sul
tema della
sostenibilità
ambientale
I colori acrilici
utilizzati per la
realizzazione
dei pannelli
CORSO DI PITTURA I ragazzi che hanno parte-cipato al corso di pittura
sono stati impegnati tutta la settimana nella realizza-zione di alcuni pannelli
colorati. Ogni gruppo ha scelto di rappresentare uno tra i seguenti obbiet-
tivi del millennio: elimina-
re la povertà e la fame, assicurare un’istruzione a tutti, promuovere
l’uguaglianza di genere (uomo-donna), diminuire la mortalità infantile, mi-
gliorare la salute delle
donne in gravidanza, combattere la diffusione
delle malattie infettive, lavorare insieme per lo sviluppo umano, assicura-
re la sostenibilità ambien-tale. Inizialmente hanno realizzato un progetto
con matita e pennarelli su
dei fogli di carta, poi han-no riportato il disegno sul pannello in compen-
sato e lo hanno dipinto con i colori acrilici. La prima vera e propria
opera d’arte ad essere
terminata è stata quella di Angela, Beatrice, Linda
e Viviana, che hanno scelto come tema la sostenibilità ambientale.
Il dipinto rappresenta la natura: un paesaggio ver-de e pulito con un cielo
azzurro dove splendono i
raggi del sole. Sul davanti hanno applicato a collage i contenitori della raccol-
ta differenziata.
A cura della Redazione
D A C C I U N T A G L I O
B P
O A
D I
Y N
T
I
N
G
Nella foto a fianco, la
modella Valentina ha
posato con pazienza
per una compagna che
ha dipinto un calzare
sul suo piede, utilizzan-
do la tecnica del body
painting.
BODY PAINTING
P A G I N A 1 5 N U M E R O 1 , A P R I L E 2 0 1 1
Martedì e giovedì mattina. Nel sa-lone di estetica un gruppo di allievi
sta imparando la tecnica del body painting, una tecnica pittorica uti-lizzata per dipingere sul corpo.
Come spiega la prof.ssa Elena Weber, le allieve utilizzano un co-lore ad acqua in base cremosa, che si può togliere con un semplice
detergente. Il colore si può diluire molto, oppure lasciare più denso se si necessita di una pasta più co-
prente. Per fare gli invecchiamenti, ad esempio, si utilizza un colore più cremoso.
«È come dipingere un quadro, anzi-ché la tela abbiamo la pelle, che risponde diversamente. Inoltre il
corpo umano ha dei volumi, di cui bisogna tener conto. Si può dipin-
gere un volto considerando i volu-mi naturali come naso e bocca e
valorizzarli, ma si può anche ap-piattire completamente il fondo con un colore chiaro o neutro e
poi lavorarci sopra. Si possono addirittura ridisegnare i volumi, ad esempio fare in modo che il naso
appaia spostato su un lato, oppure si possono dipingere paesaggi, ele-menti floreali, disegni astratti».
Per i loro disegni i ragazzi stanno
prendendo spunto da alcune rivi-ste specializzate. «Inizialmente faci-
lita il lavoro copiare, bisogna fare molta pratica prima di riuscire a realizzare un disegno autonoma-
mente. È necessario prima di tutto
acquisire le basi: come preparare il colore, come applicarlo, come realizzare le sfumature, ecc... Per
avere una maggior preparazione di fondo, sarebbe utile realizzare un laboratorio dove gli allievi si im-
pratichiscano prima sulla carta, disegnando e dipingendo con tem-pere e colori ad acqua; poi, in
stretta collaborazione con l’insegnante di Linguaggi, il disegno
scelto andrebbe realizzato prima
su carta e poi riportato sulla pel-le». Secondo la prof.ssa Weber è ne-cessario che i ragazzi lavorino fin
da subito con i colori ed appren-dano le tecniche del chiaroscuro. «Si potrebbero organizzare dei
moduli dalle prime alle quarte sul
body painting, per gruppi di allievi dotati e interessati. Al terzo anno,
il ragazzo dotato, può arrivare ad essere autonomo e mettere in pra-tica le proprie competenze fuori
dalla scuola. Le occasioni non man-
cano; penso al carnevale, alle feste, alle manifestazioni teatrali, ecc...». Ma non è solo la bravura
dell’artista a garantire buoni risulta-ti. «È importante anche la pazienza del modello, la bravura di chi sta
sotto il nostro tocco, fermo, senza muoversi. Disegnare su una perso-na viva è molto emozionante».
Desiree sta dipingendo il viso di una sua compagna, con ottimi risul-
tati. «È riuscita subito a fare un
buon lavoro perché è dotata; è uscita la sua dote. Quando fai que-sto lavoro con passione, esprimi quello che hai dentro, è un mo-
mento intimo con la tua energia interiore».
A cura della Redazione
Nelle foto: alcuni dipinti realizzati con la tecnica del body pain-
ting nelle giornate di Area verde
P A G I N A 1 6
Base per il
cavallino a
dondolo
Il Progetto Ponte: la mia esperienza Il 15 ottobre del 2008 ho iniziato una bellissima
esperienza presso que-sta scuola, il Progetto Ponte, chiamato con
questo nome perché questo percorso mi ha permesso di capire e
sperimentare la scuola
superiore che adesso frequento da 2 anni. Nel mio percorso mi ha se-
guito il prof. Torresani che mi ha aiutato a co-noscere tecniche di la-
vorazione del legno e macchinari che non co-noscevo e che oggi, in-
vece, mi sono familiari.
Alcune macchine le ave-vo già usate nel labora-torio di falegnameria di
mio padre. Durante il Progetto Ponte ho realizzato di-
versi manufatti. Il primo
lavoro che ho completa-to è stata una scatola
porta gioie in abete. An-che il Dirigente della scuola ha apprezzato il
risultato. Un altro lavo-ro è stato la preparazio-ne dei battiscopa che
sono stati utilizzati per
allestire lo stand dell’Expo di Riva. L’ultima “fatica”, che
però non ho completa-to, è stato un cavallo a dondolo che speravo di
terminare in prima. Il cavallo è stato progetta-to su compensato e poi
portato sul legno. La
realizzazione di questo manufatto è stata molto faticosa e, allo stesso
tempo, divertente. In realtà sono riuscito a fare solo alcune parti del
cavallo. I macchinari che
ho utilizzato per fare questi lavori sono stati:
la squadratrice, la tron-catrice, la toupie, la pial-la a filo e a spessore e la
sega a nastro. All’epoca mi era piaciuto molto usare questi macchinari.
Adesso che sono al se-
condo anno di scuola, ho perso un po’ dell’entusiasmo che ave-
vo in prima, ma la voglia di continuare è tanta. Secondo me è cambiato
un po’ il mio modo di vedere questa scuola in confronto a come la
vedevo durante il Pro-
getto Ponte, ma penso che se una persona ha passione per quello che
studia arriva a fare quel-lo che vuole.
Simone Marinoni 2A
Cavallino a dondo-
lo realizzato da
Simone durante il
Progetto Ponte
D A C C I U N T A G L I O
Questo percorso
mi ha permesso
di sperimentare,
durante la terza
media, la scuola
superiore che
adesso frequen-
to.
Il Progetto Ponte alla sezione Legno
P A G I N A 1 7 N U M E R O 1 , A P R I L E 2 0 1 1
In accordo con le Scuole Medie del territorio, da pa-
recchi anni, l’Istituto orga-nizza dei Progetti-Ponte rivolti agli allievi delle terze
classi. La scelta di una scuo-
la superiore non è sempre facile: per molti studenti la scuola professionale offre le
basi, solide, per imparare un mestiere e per riuscire, un domani, ad entrare con
consapevolezza e prepara-zione nel modo del lavoro. Per verificare le proprie
attitudini e la validità della scelta operata, il Progetto-
Ponte è un momento im-
portante: durante il terzo
anno i ragazzi della scuola media frequentano, da un
minimo di 32 ad un massi-mo di 100 ore, il laborato-rio di falegnameria del no-
stro Istituto, una mattina in
settimana. Seguiti da un do-cente-tutor si avvicinano, un po’ alla volta, alla professio-
ne del falegname, imparano a riconoscere l’attrezzatura manuale e alcune specie
legnose e ad utilizzare cor-rettamente gli strumenti nel rispetto delle norme antin-
fortunistiche. Durante il Progetto realizzano un pic-
colo manufatto che potran-
no tenere per sé e che co-
stituirà oggetto di discussio-ne in sede di esame di Li-
cenza media. Tale esperien-ze si è rivelata, e continua a rivelarsi, estremamente im-
portante sia per confermare
una scelta professionale sia per limitare la dispersione scolastica di allievi, magari
poco motivati ad uno studio teorico, ma inclini ad un indirizzo più pratico e pro-
fessionale. Nell’ anno formativo 2010-2011 l’Istituto ha attuato 29
Progetti-Ponte.
Prof.ssa Patrizia Pacher
TINA – STAI VOLANDO
Ragazza, vuoi volare?
Non serve crearsi strane idee,
non occorre prendere l’aereo per volare.
Ragazza, metti la tua canzone preferita,
quella canzone che riesce a distaccarti dal mondo.
E ora vai,
localizza un parco, e mettiti sull’altalena.
Chiudi gli occhi, libera la mente,
e comincia a spingerti con le gambe,
lasciati andare, stai prendendo quota.
Ed ora, sei pronta?
Ragazza mia, apri gli occhi e guarda il cielo.
Stai volando.
Valentina Widmann
L’angolo della poesia
Durante il terzo
anno i ragazzi
della scuola me-
dia coinvolti nel
Progetto Ponte
frequentano, da
un minimo di 32
ad un massimo
di 100 ore, il la-
boratorio di fa-
legnameria del
nostro Istituto.
P A G I N A 1 8
LA CULTURA RASTA Il Rastafarianesimo è un
movimento che predica
il ritorno dei neri che
sono stati portati via
come schiavi dall’Africa,
nel loro continente. In
Giamaica, attorno agli
anni '30 il predicatore
Marcus Mosiah Garvey,
che è anche fondatore
dell’organizzazione a
tutela dei diritti dei neri
chiamata "United Negro
Improvement Associa-
tion", profetizzò il ritor-
no in Africa (più precisa-
mente nel cuore dell'A-
frica: in Etiopia) da parte
di tutti i neri africani, il
ritorno alla loro terra
natale a seguito della
venuta di un nuovo re.
Secondo la religione
rasta, l’Etiopia è la terra
promessa. I rasta adora-
no il Dio chiamato Jah.
Nel Rastafarianesimo si
fa largo uso di ganjah (=
erba divina), marijuana,
cioè le sommità fiorite
della Cannabis sativa,
conosciuta come canapa
indiana, che cresce
spontaneamente. La
"sigaretta" prende il
nome di spliff. L'erba è
intesa come sacramento
e aiuto mentale per la
meditazione, per entra-
re in contatto con Jah e
con la verità del mondo;
per questo viene ritenu-
ta l'erba della saggezza.
Per diffondere la parola
di Jah, le speranze e le
sofferenze della comuni-
tà nera, i rasta usano
generi musicali come il
Reggae e lo Ska.
In questo, Robert Nesta
Marley ha avuto un ruo-
lo fondamentale. Più
comunemente noto con
il nome di Bob Marley, è
stato un autentico pro-
feta della cultura rasta. È
stato probabilmente il
più famoso musicista
reggae di sempre, colui
che ha reso popolare
questo genere anche al
di fuori della Giamaica.
Gran parte delle sue
canzoni parlano delle
lotte dei poveri e degli
emarginati dal potere.
Oltre che come musici-
sta viene ricordato an-
che per le sue celebri
frasi pacifiste e anti-
razziste.
Come ogni cultura, an-
che quella rasta ha le
sue regole. Per esempio
i rasta non possono ta-
gliarsi capelli né barba
fino alla loro liberazione
e sono vegetariani, in
quanto possono nutrirsi
e curarsi solo con pro-
dotti direttamente deri-
vanti dalla terra (in par-
ticolare: no alla carne di
maiale e ai molluschi).
I dreadlocks (delle lun-
ghe e dure trecce che
caratterizzano la chioma
dei rasta) sono quindi
imposti dalla religione
stessa; infatti oltre a
essere la netta conse-
guenza della non cura
dei propri capelli, ri-
specchiano la criniera
del leone, che era il sim-
bolo della tribù di Giu-
da.
La bandiera rasta (verde,
gialla e rossa con al cen-
tro un leone) ha un alto
valore simbolico: il ros-
so rappresenta il sangue
che è stato sparso, il
verde la terra in cui cre-
scono tutti i loro ali-
menti, il giallo il colore
dell'oro d'Africa, il nero
il colore della pelle; al
centro vi è il leone, sim-
bolo della della tribù di
Giuda.
La bandiera rasta
Rielaborazione del lavoro
di un’allieva del 4 anno di
Diploma di Tecnico
d’Immagine nel Settore
Acconciatura
D A C C I U N T A G L I O
Bob
Marley
I dreadlocks
Intervista ai bidelli della Sezione Legno
P A G I N A 1 9 N U M E R O 1 , A P R I L E 2 0 1 1
C’è chi è più espansivo e chi più riservato e
sintetico, ma… il mondo è bello perché è va-
rio!!!
UN GRAZIE AI NOSTRI BIDELLI!
I bidelli, figure mitiche, colonne portanti della nostra scuola. Quale scuola potrebbe funzionare senza di loro? So-no le prime persone che al mattino ci accolgono con il sorriso, quando siamo giù di morale cercano di tirarci su,
se stiamo male si occupano di noi e… ci osservano sempre! Abbiamo intervistato i bidelli della nostra scuola.
Da quanto tempo lavora qui? Che lavoro faceva prima?
Signora Franca: lavoro qui da 4 anni, prima lavoravo come commessa in un negozio di frutta e verdura e mi piace-va perché avevo l’opportunità di conoscere sempre gente nuova. Signor Nicola: lavoro qui da 3 anni.
Le piace il suo lavoro? Lo cambierebbe con un altro?
Signora Franca: sì, mi piace il mio lavoro perché ogni anno conosco nuovi allievi e nuovi professori. Se avessi la possibilità cambierei anche lavoro, perché è bello cambiare. Mi piacerebbe lavorare in una agenzia di viaggi, per avere la possibilità di viaggiare molto.
Signor Nicola: sì, mi piace. Non so se cambierei lavoro, perché sono vecchio. Le sembra più comodo avere la segreteria in Viale Verona? Signora Franca: a me non cambia.
Signor Nicola: no. Qual è il suo compito qui? Signora Franca: le mie mansioni sono rispondere al telefono, fare fotocopie, sorvegliare i ragazzi e distribuire e
ritirare gli avvisi firmati. Inoltre, ho cura di riordinare l’archivio, il sottoscala, i libri, i registri e i documenti. Quan-
do qualche ragazzo sta poco bene mi occupo di lui e, se necessario, avviso i genitori. Signor Nicola: apro la porta. Trova simpatici gli alunni di questa scuola? E i professori?
Signora Franca: sì, perché i ragazzi di questa scuola sono bravi, simpatici, educati e mi fanno sempre sorridere. I professori sono molto simpatici e mi tengono occupata. Signor Nicola: sì.
Le piace lavorare con il suo/a collega il signor\a Nicola\Franca? Signora Franca: sì, mi piace molto lavorare con il signor Nicola perché con lui non ci si annoia mai, ti fa sempre sorridere.
Signor Nicola: sì. Cosa fa nel suo tempo libero?
Signora Franca: sono amante della montagna, dove vado a fare lunghe camminate, mi piace andare in bicicletta, passeggiare in città, trovarmi con gli amici, fare shopping, e amo molto leggere.
Signor Nicola: ho sempre qualcosa da fare. Daniele e Manuel 1A
P A G I N A 2 0
IL DIGITALE TERRESTRE… un problema?
Sicuramente prima non c’era bisogno di ben due
telecomandi e di sintonizza-re canali ed altro. Prima ba-stava accendere la spina del-
la tv e con un telecomando cambiavi canale come e quando volevi. C’è da dire però che ora
come ora abbiamo un’ampia possibilità di guardare molti più canali interessanti, che
solo con le prime antenne Sky si potevano vedere. Questa invenzione si è inte-
grata e diffusa con il tempo
iniziando dalle regioni auto-nome d’Italia, togliendo a
poco a poco i canali dalla normale televisione, quindi di conseguenza “obbligando” le persone ad
acquistare il digitale terre-stre. La provincia, nel nostro ca-
so quella di Trento, ha cer-cato di aiutare le persone
anziane offrendo loro il decoder gratis. Personal-mente io non so se stare a
favore o contro il digitale terrestre, certo è che esso ha aperto il mondo della televisione.
Credo che molte persone, me compreso, si siano tro-vate in difficoltà e magari
anche abbastanza impazienti ed arrabbiate, quando ad un certo punto, questo
decoder incominciava ad
avere problemi, soprattutto sui canali, e in quel momen-
to non desideravamo avere altro che la vecchia e sem-plicissima televisione… Negli ultimi tempi i
decoder più avanzati per-mettono di utilizzare una scheda, comunemente det-
ta “tessera”, la quale va inserita nei decoder nell’
apposito spazio. Queste tessere vengono acquista-te per poter accedere a
programmi a pagamento (i cosiddetti pay-per view) come ad esempio Mediaset Premium o Sky. Questi
programmi offrono una vasta quantità e qualità di canali, serie tv e spettacoli
del mondo dello sport. Ovviamente tra esse c’è grande rivalità e concor-
renza. Nonostante questo,
tutti e due sono apprezzati da tutte le persone, chi più
e chi meno, che non vo-gliono per nessun motivo perdersi le news del mon-do del calcio, del cinema e
delle serie tv.
Flavio Zeni 1A
Molte sono le opinioni su questa nuova invenzione ormai diffusa. Era meglio
prima? O è meglio adesso?
Una vasta
quantità di
canali in più
con il digitale
terrestre.
Meglio prima
o meglio a-
desso?
D A C C I U N T A G L I O
L’ABC della Scuola
La scuola: il campo di concentramento
L’entrata a scuola: la porta dell’inferno
La sala dei professori: la fossa dei serpenti
L’aula: il forno crematorio
L’appello: la lista dei condannati
L'interrogazione: il silenzio degli innocenti
L’interrogazione della prima ora: delitto all’alba
Il compito in classe: spionaggio industriale
Le ore di ginnastica: la danza degli elefanti
Le ore di inglese: io no speak english
L’ultima ora: la città che dorme
L’uscita dalla scuola: la carica dei 101
La media del 9: Mission Impossible
I promossi: la leggenda degli uomini straordinari
La qualifica: THE ENDasta
Adnan e Stefano 1Aquantità
INVITO ALLA LETTURA: Se questo è un uomo, di Primo Levi
P A G I N A 2 1 N U M E R O 1 , A P R I L E 2 0 1 1
Edizione:
Giulio Ei-naudi edito-re, Torino
1947, pag. 209
G e n e r e : S t o r i c o –
autobiogra-fico
Autore: Primo Levi è nato a Torino nel 1919, da una famiglia di origine
ebraica. Dopo essersi laureato in chimica, si unisce a una banda di partigiani. Catturato dai tedeschi a 25 anni, fu deportato ad Au-
schwitz nel 1944 e sopravvisse fino al gennaio dell’ anno seguente, quando il campo fu liberato dalle
truppe Sovietiche. Il viaggio di ri-torno in Italia, narrato nel suo secondo romanzo “ La Tregua”,
sarà lungo e travagliato. Primo
Levi venne trovato morto sotto casa sua nell’aprile del 1987. Contenuto e trama:
Primo Levi è stato catturato dai nazisti nel 1944 e successivamente deportato nel campo di concen-
tramento Auschwitz. Dopo un lungo viaggio, Primo arriva al cam-po, viene spogliato di tutti i suoi
averi, i suoi capelli vengono rasati e per essere riconosciuto gli viene
tatuato sul braccio il numero 174517.
Nei primi mesi passati nel campo riesce a conservare le energie e a svolgere abbastanza facilmente i
compiti a lui assegnati, ma col il passare del tempo le forze lo ab-bandonano a causa della cattiva
alimentazione, delle pessime con-dizioni igieniche e del troppo lavo-ro, che non gli consentono di re-
cuperare le forze. Da quel mo-
mento, Primo ha perso ogni suo diritto e inizia a lavorare come se
fosse uno schiavo. Mentre traspor-tava delle traversine si ferisce ad un piede e viene ricoverato in Ka-
Be, che è l’infermeria del campo. Quando viene dimesso viene asse-
gnato a un’altra baracca nella quale incontra il suo migliore amico, Al-
berto, ma non riesce a dividere con lui la stessa cuccetta. Durante la giornata lavorativa fa amicizia
con Reisnyk, il suo nuovo compa-gno di cuccetta. Dopo un breve periodo Primo viene scelto, insie-
me ad atri prigionieri, per andare a far parte del kommando chimico, ma prima deve sostenere un esa-
me: superato l’esame di chimica, viene scelto per andare a lavorare nel laboratorio. I russi bombardano il campo. Primo è malato e viene
ricoverato in Ka-Be insieme ad altri prigionieri. Il campo viene evacua-to, Alberto fugge via, gli ufficiali e le
guardie delle SS fuggono. Primo riesce a sopravvivere con i suoi compagni fino all’arrivo dei
russi, i quali provvedono alla libera-
zione dei prigionieri rimasti. Aspetti tecnici e stilistici: Primo Levi narra in prima persona,
quindi racconta l’intera vicenda dal suo punto di vista. Le frasi sono
spesso brevi e semplici. Utilizza un linguaggio comune. Ci sono molti dialoghi, che risultano molto im-
portanti per capire il punto di vista, i pensieri e le emozioni degli altri
personaggi. Intenzioni dell’autore:
L’obiettivo dello scrittore è far sa-pere ciò che è accaduto nei campi di concentramento perché non si
dimentichi e non si ripetano gli er-rori del passato. Ciò che ha spinto Primo Levi a scrivere è stata
l’esigenza di documentare una vi-cenda incredibilmente drammatica e disumana.
Giudizio e commento perso-nali sull’opera: Quello che mi ha sconvolto nel leggere questo libro è come un
uomo possa decidere della vita di un altro uomo. Inoltre mi ha colpi-to come l’essere umano all’interno
del campo di concentramento vie-ne annullato come persona, privato della sua personalità e dignità, e
trattato peggio di un animale.
Leonardo Terzi 1C
Copertina del libro
Con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 il Parlamento italiano ha aderi-
to alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio giornata
in commemorazione delle vittime del nazismo e del fascismo,
dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita
hanno protetto i perseguitati.
P A G I N A 2 2
Dal 7 al 29 maggio
si svolgeranno le
tappe del Giro
d’Italia
Che mondo sarebbe senza il calcio?
LA PAGINA SPORTIVA
Lo sapevate che...
Il Giro d’Italia ebbe inizio nel lontano 1909. Prima
tappa Milano–Bologna, segnata dalla caduta ed abbandono di Lucien Ma-
zan detto “Petit Breton”. Il 13 maggio 1909, alle ore 3:00 del mattino, sono partiti 127 ciclisti e
ne sono arrivati (sempre a Milano) in 49, alla me-
dia di 27,260 Km/h. Il
vincitore della prima tap-
pa fu Dario Beni, men-tre il vincitore del Giro
fu Luigi Ganna, che gua-
dagnò 5.325 lire (l’ultimo 300 lire). È sta-
to il primo vincitore del primo Giro d'Italia della storia: 2448 chilometri suddivisi in otto tappe.
Dal 7 al 29 maggio 2011 si svolgeranno le tappe del Giro d’Italia: 23 gior-
ni in totale, di cui 21 di gare, 1 giorno di riposo/
trasferimento, 1 giorno
di riposo completo. Si attraversano 17 delle 20
regioni italiane. La parten-
za è da Torino-Reggia di Venaria Reale e la conclu-
sione a Milano–Piazza
Duomo.
Anacleto Zampedri 1A
occhi. Non si può spiega-re perché si tratta di e-
sperienze che non pos-
sono essere comprese da chi sta fuori. Per il
tifoso si tratta di mo-menti di estasi durante cui scaricare tutti gli stress del quotidiano, gli
attimi più belli della setti-mana. Ma c’è sempre un “MA”
che rovina la favola: ad esempio, gli scontri sugli
stadi, i giocatori pagati
100 volte più dei ricerca-tori delle malattie incura-bili, gli arbitri corrotti, le
“calciopoli” e il razzismo urlato. Sono proprio queste cose a rovinare la
“favola”, non possiamo aggiungere altro: i fatti
In Italia per molti tifosi il calcio sembra essere una
questione di vita o di
morte. Vincere o perdere una partita è importante
tanto quanto vincere o perdere una guerra. Queste idee fanno capire quanto è importante que-
sto sport che forse, per alcuni, sembra quasi poco definire solo “sport”.
Per molte persone in tut-to il mondo il calcio è una
passione, è uno stile di
vita, è una questione di vita o di morte. Non si può descrivere cosa pro-
va uno vero tifoso nel vedere quella palla che supera la linea di porta e vedere il giocatore prefe-
rito che esulta come un dannato sotto i propri
sono questi. Possiamo solo sperare che il calcio
ritorni quello dei bei
tempi in cui gli stadi era-no senza gli ultras e i
delinquenti, ma solo i tifosissimi e le famiglie, che vivevano insieme qualcosa di cui tutti sen-
tiamo la nostalgia.
Vorremmo di nuovo la
magia di quelle urla dei
bambini, dei lavoratori
che ogni domenica si go-
devano i loro 90 minuti
di puro divertimento.
Giorgio 1A
I mondiali di calcio
si terranno nel 2014
in Brasile
D A C C I U N T A G L I O
CICLISMO: Giro d’Italia 2011
COPPA ITALIA
P A G I N A 2 3 N U M E R O 1 , A P R I L E 2 0 1 1
La Coppa Italia, chiamata ufficial-mente Tim Cup, è la coppa nazio-
nale calcistica italiana. La prima edizione si svolse nel 1922. La squadra che vince ottiene la
qualificazione ai play-off dell’Europa
League per la stagione seguente. Qualora la squadra vincitrice abbia ottenuto la qualificazione al-
la Champions League o all'Europa League tramite posizione in cam-pionato, è la finalista perdente ad
accedervi di diritto.
Ultime partite di Coppa Italia
Risultati quarti di finale: Palermo-Parma 5-4 (d.c.r.) Sampdoria-Milan 1-2
Napoli-Inter 4-5 (d.c.r.) Juventus-Roma 0-2
Le semifinali di andata si giocano ad aprile e sono: Palermo-Milan Inter-Roma
Nicholas Prevedel 1A
Verticali:
2. Il nome della regina d’Inghilterra
3. Animale bianco e peloso che si trova al Polo Nord
4. Uno degli stati in cui si trova il monte Everest
10. Città emiliana famosa per le lasagne
14. Ha dipinto il celebre quadro “L’urlo”
La coppa per la squadra
vincitrice
Cruciverba di Ornella Calovi 1 2
3 4
5
6
7
8
9
10
11
12
13 14
15
Orizzontali:
1. L’artista che ha dipinto la Gioconda
5. Regione della Cina in cui si trova il monte Everest 6. La regione dei trulli 7. Uno dei primi fiori della
primavera 8. Il dio della guerra 9. Il cognome dell’attore che
recita nel ruolo di Harry Pot-ter 11. Il significato di questa pa-
rola è “giorno del Signore” 12. Il numero delle caselle del gioco “Tris” 13. Fungo velenoso
15. Capitale della Finlandia
Le soluzioni sul prossimo
numero del giornalino!
Dacci un Taglio è un giornale scolastico esclusivamente ad uso interno, concesso e visio-
nato dal Dirigente dott. Andrea Schelfi.
REDAZIONE
Redattori RICCARDO ECCHER FEDERICO MALUSÀ
MICHELE MARTINI
GIORGIO PECORARO NICHOLAS PREVEDEL
TOBIAS SARTORI
STEFANO TOLOTTI ANACLETO ZAMPEDRI
FLAVIO ZENI
Grafico
RUDY ZADRA ANDREA PINTARELLI
Photo Reporter ADNAN GUSANI
Inviati DANIELE ANTONIOLLI
MANUEL VITTI
Docenti referenti
DANIELA BARALDI
ANTONELLA FRANZOI
IL GIORNALINO CONTINUA…
uscirà infatti verso fine maggio il se-
condo numero, con la seconda parte
dello SPECIALE AREA VERDE!
La redazione cambierà, ma potete in-
viare i vostri articoli sempre
all’indirizzo e-mail:
Falegnami/Parrucchiere
MEGLIO VICINI... O MEGLIO LONTANI?
Immaginate cosa accadreb-
be se ci mettessero nella
stessa sede…
Adnan Gusani
Un ringraziamento per le interviste e il
servizio fotografico realizzati durante le attività di Area verde a Pasqualina Be-nincasa, Katia Duensing, Simona Zap-
palà, Samanta Cristan, Marta Marzo-li, Maria Tarantino, Maria Romano e Francesco Sorrentino dei Servizi alla Persona. Un grazie a Mattia Deavi per
il contributo alla realizzazione grafica
della testata.
SUL SITO DELLA
SCUOLA LA VERSIO-
NE A COLORI DEL
GIORNALINO!