Sommario - gruppalpanget.it · - Buon compleanno 24 ... propinare ai nostri soci non solo la farina...

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Notiziario del Gruppo Alpino ANGET - Anno 10° - Num ero 35 - Giugno 2012 Sommario - Una stretta di mano e via! 1 - 5 - Siamo in Zona Cesarini (anzi oltre) 5 - La mia “Naja” di Giorgio Tribotti 6 - 9 - Brevi note sul Consiglio Nazionale 10-11 - Ci riorganizziamo? 12-13 - Operazione “Ortigara” 14-17 - Incontri ravvicinati in quel di BZ 18-21 - Due lutti ci hanno colpito 22-23 - Buon compleanno 24 A pag.12 e 13, una proposta per riorganizzare il Gruppo Alpino in modo da favorire gli incontri tra i soci a livello locale nelle varie zone, visto che gli incontri su più vasta scala sono stati regolarmente “snobbati”. Una panoramica della sala dove si è tenuto il Consiglio Nazionale ANGET. In prima fila, da sinistra: iGen.B. Pietro Primo, Gen.D. Antonio Li Gobbi, Gen.C.A. Alessandro Montuori, Gen.C.A.(Ris.) Vittorio Bernard, Gen.C.A. (Ris.) Luigi Campagna e, in piedi, Gen.C.A.(Ris.) Maurizio Cicolin. Una bella dimostrazione che i “cazziatoni” servono. Mi sono arrivati articoli da Gianfranco Montagna (pag.1), Giorgio Tribotti (pag.6), Paolo Zipponi (pag.14) e ne avrei uno anche di Leonardo Fighliolini (al prossimo numero). R.S.

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Notiziario del Gruppo Alpino ANGET - Anno 10° - Num ero 35 - Giugno 2012

Sommario - Una stretta di mano e via! 1 - 5 - Siamo in Zona Cesarini (anzi oltre) 5 - La mia “Naja” di Giorgio Tribotti 6 - 9 - Brevi note sul Consiglio Nazionale 10-11 - Ci riorganizziamo? 12-13 - Operazione “Ortigara” 14-17 - Incontri ravvicinati in quel di BZ 18-21 - Due lutti ci hanno colpito 22-23 - Buon compleanno 24

A pag.12 e 13, una proposta per riorganizzare il Gruppo Alpino in modo da favorire gli incontri tra i soci a livello locale nelle varie zone, visto che gli incontri su più vasta scala sono stati regolarmente “snobbati”.

Una panoramica della sala dove si è tenuto il Consiglio Nazionale ANGET. In prima fila, da sinistra: iGen.B. Pietro Primo, Gen.D. Antonio Li Gobbi, Gen.C.A. Alessandro Montuori, Gen.C.A.(Ris.) Vittorio Bernard, Gen.C.A. (Ris.) Luigi Campagna e, in piedi, Gen.C.A.(Ris.) Maurizio Cicolin.

Una bella dimostrazione che i “cazziatoni” servono. Mi sono arrivati articoli da Gianfranco Montagna (pag.1), Giorgio Tribotti (pag.6), Paolo Zipponi (pag.14) e ne avrei uno anche d i Leonardo Fighliolini (al prossimo numero). R.S.

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Estate 1978, la Compagnia Pionieri Orobica di stanza a Merano aveva appena fatto ritorno in sede, per poi ripartire per il campo estivo; solo un piccolo contingente di "peones" era rimasto a Fontanazzo di Mazzin di Fassa (TN), per portare a termine i lavori del ponte Bailey costruito sul torrente Avisio. Era dal mese di maggio che ci trovavamo in val di Fassa, ed il soggiorno si sa-

Il 6 marzo di quest’anno (2012) mi arriva una e-mail da Gianfranco Monta-gna di cui riporto il testo integrale.

“Buongiorno Generale, sono Gianfranco Montagna di Stradella (PV), forse si ricorderà di me… Ho letto con attenzione l'ultimo numero de "Il Ponte Alpino", dove lei espri-meva tutti i dubbi ed i malumori legati alla scarsa partecipazione alla vita del giornalino da parte degli iscritti (e soprattutto verso coloro che non hanno ancora rinnovato il tesserino...). Non posso che essere d'accordo con lei, anzi...a questo proposito le chiedo di valutare la possibilità di pub-blicare,sul prossimo numero del periodico, un episodio che mi era capitato nell'estate del 1978, quando ero impegnato in un distaccamento della CPO a portare a termine la costruzione di un ponte Bailey sul torrente Avi-sio, in Val di Fassa (le allego una fotografia d'epoca, che mi ritrae assieme a Ugo Debarba, grande amico tutt'ora, e sempre presente ai ritrovi della CPO).

Carissimo Gianfranco, Avrò tanti difetti ma, di solito, mantengo le promesse e, soprattutto, voglio premiare la tua buona volontà, con gli impegni che hai, sia di aiutarmi nel propinare ai nostri soci non solo la farina del mio sacco, sempre più scar-seggiante, ma anche quella di altri e, in questo caso la tua, sia di dare l’esempio che, speriamo venga seguito da tanti altri. Ecco, qui di seguito, il tuo articolo che mi sono permesso di arricchire con qualche foto di repertorio ed una recentissima.

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sto. In una delle tante piacevoli ore trascorse nei bar della zona, quella sera mi trovavo in un bar di Vigo di Fassa dove, in un tavo-lo accanto a quello in cui mi trovavo io, alcu-ne persone del luogo stavano conversan-do e, casualmente, mi capitò di ascoltare par-te dei loro discorsi. Un signore, in particolare, si lamentava del fatto che, dovendo presen-ziare due giorni dopo ad un funerale, era di-spiaciuto perché non avrebbe potuto indos-sare il suo cappello al-pino, andato perso. A quel punto, mi sono intromesso nella con-versazione dicendo a questo signore che a-vrei potuto prestargliene uno dei due che avevo in dotazio-ne. La proposta venne accettata,

naturalmente di buon grado. Il gior-no dopo avvenne la consegna del cappello. Qualche giorno dopo ci ritrovammo per farmi riconsegnare il cappello con la penna. Al momento della riconsegna, dissi a quel signore (del quale non conoscevo nemme-no il nome..) che poteva tenere il cappello in sostituzione del suo, in quanto io ne avevo un altro. Sola-mente dopo molte insistenze da parte mia riuscii a convincere que-sta persona a tenere il cappello, cosa che fece con grande gioia.

Gianfranco Montagna con l’amico Ugo Debarba

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Il CapoGruppo Roberto Scaranari insieme a Gianfranco Montagna nella mattinata del 13 maggio, in attesa della sfilata a Bolzano.

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mente sdebitarsi!!! Io gli ho ri-sposto tendendogli la ma-no....una vigorosa stretta di ma-no tra un "vecio" ed un "bocia" è stata per me la più grande sod-disfazione, ed ancora oggi, a 34 anni di distanza, ricordo con grande piacere l'avvenuto incon-tro tra due generazioni di alpi-ni… Del resto, noi genieri alpini sia-mo fatti così: si dà senza chie-dere niente in cambio, o me-glio...una stretta di mano …. e via! che vale più di 1000 altre cose!!! Gianfranco Montagna

Siamo in Zona Cesarini ……. Anzi, l’abbiamo già oltrepassata

Mi spiego meglio. Ho dato una infinità di avvisi, anche spedendo a molti il modulo di Conto Corrente per una seconda volta e invitando i ritardatari a mettersi in regola al più presto, ma non c’è niente da fare. Mi dispiace dovermi ripetere, ma i rinnovi delle iscrizioni dovrebbero esse-re fatti entro il 31 dicembre per l’anno che deve ancora incominciare e non entro il 31 dicembre dell’anno già trascorso. Nonostante il fastidio che certamente vi ho dato nel ripetervi queste mie lamentele e l’invito a rinnovare l’iscrizione, alla data del 22 maggio ce ne sono ancora 34 che “non hanno trovato il tempo” di assolvere a questo piccolo dovere morale. Questi 34 hanno già sicuramente trovato in questo notiziario un biglietto con l’invito a provvedere entro il mese di giugno, in modo che, al massimo entro il 20 luglio, mi arrivi la comunicazione dell’accreditamento sul CC postale. Se vi siete stancati del nostro Gruppo o siete rimasti delusi non trovando ciò che probabilmente vi immaginavate, niente male, pazienza, ma abbia-te almeno la bontà di farmelo sapere. Vi cancello e amici come prima. Roberto Scaranari

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La mia vita militare ha avuto inizio con l'accettazione al 17° corso ACS della Scuola del Ge-nio di Roma, alla Cecchignola, la città militare per eccellenza. Durante quel corso, ci sono state insegnate tantissime co-se, dall'addestramento formale alle cognizioni basilari per l'attitudine al comando, alla conoscenza partico-lareggiata delle armi, alla costruzio-ne di ponti, all'uso e conoscenza di quell'esplosivo che ci avrebbe ac-compagnato durante tutto il servizio militare: sua maestà il Tritolo ! (Ho visto allievi tremare di paura davanti ad un cartuccia con la miccia acce-sa). Durante i primi giorni del corso siamo stati istruiti a distin-guere gli ufficiali veri dai portinai dei grand'hotel, quelli con delle divise più decorate di un ex combattente “eroe di guerra”. Abbiamo imparato a cucire i gradi sulle maniche e sul-le spalline, anche se il più delle vol-te si staccavano perché la forza di gravità era più forte delle nostre cuciture. Abbiamo mangiato nei vassoi di metallo, con un dito di grasso sul fondo, che puzzavano peggio di uno scarico di lavandino e per questo motivo ho attraversato un periodo di vera avversione per il cibo, tanto che il mio pasto serale si era ridotto ad una mela ed il mio peso corporeo di quel periodo era davvero invidiabile.

Dopo 5 mesi molto duri, arrivò il giorno della comunicazione del reparto di destinazione. Avevo segnalato tre località nelle prefe-renze: 1) Roma - Scuola del Genio 2) Roma - altra caserma 3) Bolo-gna - Genio Pionieri. Indovinate un po' quale è stata la destinazio-ne ?!? Bressanone - Compagnia Genio Pionieri "Tridentina" - Caser-ma "Vodice". Sono andato subito a cercare una carta geografica dell'I-talia, per vedere dove accidenti fosse questo paese! Mi accorsi che era a pochi millimetri dall'Austria! Va bè, non mi scoraggio mai e feci così anche in tale occasione; cer-cai qualcuno che avesse la mia stessa destinazione. Per fortuna ne trovai altri 4 ma, naturalmente, tutti trentini o altoatesini; solo io provenivo dalle Marche. Durante il viaggio in treno, uno di questi ci invitò a fer-marci lungo l’itinerario per pranzare a casa sua, a Trento, e così avvertì la mamma di preparare qualcosa di particolare per i suoi commilitoni: I crauti all'aceto. C'è voluto un po' per riuscire ad accettarli, ma poi li ho apprezzati. Naturalmente la sosta aveva comportato un ritardo sull'ar-rivo alla Vodice, dove eravamo at-tesi da tutti fin dal pomeriggio pre-cedente, dai veci ma anche dal Ca-pitano. Arrivammo alle 02,20 di

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notte (con il basco nascosto sotto la giacca). Subito la guardia ci dis-se: "Ora son ca..i vostri". Ci accol-sero, diciamo, con calore, se così si può dire. Dopo averci scaraven-tato più volte gli zaini dall'ultima scala, ci permisero di andare a let-to. La mattina dopo ci convocò il capi-tano. Senza tante storie ci commi-nò ben dieci giorni di punizione, senza poter uscire dalla caserma. E credo che ci sia andata bene. Passarono i primi mesi, cominciammo a capire come fun-

zionava, quali fossero i Sottufficiali e gli Ufficiali da prendere sul serio e quali quelli da tenere alla larga. Na-turalmente c'erano quelli che il ri-spetto se lo meritavano sicuramen-te ed altri invece che facevano di tutto per mostrarsi indisponenti. Di questi ultimi non parlerò. Era disciplina militare e pertanto si doveva ubbidire a tutti, ma lo si faceva più volentieri nei confronti di chi avevi cominciato a stimare. Insieme ad altri commilito-ni, sono stato mandato al rifugio Contrin, o meglio sulla strada che

Giorgio Tribotti sulla strada per il Rifugio Contrin nel 1968

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conduce al rifugio Contrin, per cer-care di eliminare le rocce che im-pedivano il passaggio agli auto-mezzi militari e civili. Ci siamo stati circa due mesi e penso che quello sia stato il periodo più bello della mia naja. Eravamo accantonati ad Alba di Canazei, circa una ven-tina tra soldati e sottufficiali. Erava-mo praticamente autonomi, ogni giorno si andava su e giù per la strada del rifugio con attrezzature varie e l'immancabile tritolo. Ave-vamo instaurato molte amicizie con gli abitanti di Alba; alla sera ci ritro-vavamo nei bar e ci scambiavano bevute di ogni tipo. Una domenica sera avevamo senza dubbio esagerato con l'ora di rientro all’accantonamento ….. per cui, al mattino, nessuno di noi si accorse che alle 8,00 eravamo ancora tutti sprofondati nel sonno. Cominciam-mo a sentire qualcosa che batteva sui vetri della stanza dove dormi-vamo. Erano sassolini lanciati da qualcuno dall'esterno. Un paio di noi, quasi disturbati da questi ru-mori, si affacciarono alle finestre e …... c'era il nostro Capitano che tentava di svegliarci. Ci fu il panico per tutti. Non sapevamo che fare, né che dire. Ognuno si vestì rapi-damente con l'indumento che ave-va più vicino. Il Capitano era nero in viso, anzi….. di più. Facemmo al suo seguito un giro in campagnola verso il rifugio per verificare lo sta-to dei lavori, ma poi se ne andò con molta freddezza, senza però

nessuna punizione. Cambiando totalmente argomento, ricordo una serata tra-scorsa a Bressanone in cui la caser-ma era quasi deserta; era sabato sera e moltissimi se n’erano andati in licenza o in permesso. Eravamo rimasti in pochi e la serata si annun-ciava noiosissima. Ad un tratto il Tenente, solitamente poco incline al sorriso, ci propose di uscire con la sua Mini Minor color verde pistac-chio, per andare a gustare un bic-chierino di grappa. Uscimmo così in quattro e ci dirigemmo in un bar ver-so S.Andrea. Gustammo il nostro bicchierino di grappa, quattro parole con il barista e poi via, verso un al-tro bar, per un'altra grappa. E via di seguito….. dopo il terzo o quarto bar, cominciai a far finta di bere e così riuscii a tornare abbastanza sobrio, io. Arrivò poi il tanto atteso momento della promozione a ser-gente. Ricordo perfettamente come venni a conoscenza dell'arrivo dei gradi. Eravamo nel mese di ago-sto del 1968. Avevo trascorso tutta la giornata sul camion, insieme a qualche alpino di cui non ricordo i nomi. Ero stanchissimo, sudato, im-polverato ecc.ecc. Superammo la sbarra di ingresso al cortile della caserma Vodice e subito incrociamo il Capitano che mi fece cenno con la mano di raggiungerlo. Scesi dal camion e mi presentai a lui bat-tendo i tacchi e salutando con la mano al cappello. Ma tutto questo era fatto da una persona non pro-

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prio in piena forma. Il Capitano mi disse:" Non è così che saluta un ser-gente" .Non sapevo come reagire. Da un lato ero contento di aver ricevuto l'annuncio della promozione, ma il tono di rimprovero era così evidente che non sapevo più che cosa pensa-re, se essere solo felice o anche un

po’ preoccupato. Durante la mia perma-nenza alla Vodice, avevo sempre cercato di far trascorrere il tempo nel

miglior modo possibile, apprezzan-do le bellezze delle Dolomiti che non conoscevo e che, in seguito, grazie al servizio militare, avrei sempre amato, compreso tutto l'Alto Adige ed in special modo la cittadi-na di Bressanone. Io che venivo da un paese di mare nelle Marche, con

un particolare accento dell'Italia centrale, che veniva puntual-mente imitato con delle varianti che passavano dal "ciociaro" al "siciliano". Con un po' di ama-rezza avvertivo che a qualcuno non piaceva poi tanto il mio ita-liano da "terrone", ma per fortu-na erano pochi. Ero e sono orgoglio-so di aver fatto parte di un corpo alpino, di aver portato il cappello con la penna e di poter portarlo ancora. Quando tornavo a casa in licenza (allora si tornava in divisa) ero una curiosità, in un paese dove la maggior parte dei giovani avevano vestito la divisa da marinaio. Mi sono permesso di narrare alcuni episodi che mi hanno visto coinvolto insieme ad un eccezionale Capitano e ad un formidabile Tenente solo perché sono state persone che hanno contribuito in modo deter-minante alla mia formazione, professionalmente ineccepibili,

sempre coerenti con le proprie idee, allegri quando si poteva ma serissi-mi quando era necessario esserlo. Giorgio Tribotti

Il giuramento da Sergente di Tribotti.

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La riunione del Consiglio Nazionale ha avuto luogo nei giorni 23 e 24 aprile 2012 a Roma, nei locali del Circolo Ufficiali dello Stato Maggiore Esercito—Caserma “Pio IX”. L ’argomento pr inc ipa le trattato dal Presidente Nazionale - Gen.C.A. Maurizio Cicolin - è stato quello che avevamo già anticipato sul notiziario di fine febbraio e cioè relativo alla “SOPRAVVIVENZA” dell ’Associazione, sia come numero di soci, sia come tempi per l’introduzione delle quote di iscrizione, la cui disponibilità è indispensabile per consentire la produzione del periodico ANGET, almeno nella misura degli attuali tre numeri annuali. In sostanza, il Presidente ha ribadito ancora una volta che bisogna aver pagato le quote spettanti alla Presidenza (10 Euro per ogni bollino) entro la fine dell’anno precedente a quello per il quale si rinnova l’iscrizione (in sostanza, la quota per il 2013 deve pervenire alla Presidenza entro il 31 dicembre 2012). In tal modo si ottengono due risultati entrambi positivi: - il primo, che vengono prodotti e

spediti solo i notiziari per i soci che hanno di fatto dichiarato, versando la loro quota, di voler essere soci anche per l’anno

successivo; - il secondo, che la Presidenza ha

in cassa i soldi necessari a pagare la tipografia e le poste r i s p e t t i v a m e n t e p e r l a produzione e per la spedizione del periodico.

Prima di passare agli interventi dei Delegati Regionali e dei Capi Gruppo di Specialità, il Presidente Nazionale ha toccato un secondo a rg omento mo l to importante, relativo alle modalità con cui effettuare i prossimi raduni nazionali. L’ultimo raduno di Treviso ha suscitato una serie di perplessità, che alcuni nostri soci hanno liberamente espresso, in merito ai giorni da utilizzare (festivi o feriali) ed al programma da attuare. Il numero complessivo dei nostri soci (circa 6000) e, in relazione a questo i prevedibili partecipanti ai raduni saranno in quantità tali da far prediligere una città piccola a quelle grandi, e probabilmente, a concentrare il raduno in una sola giornata, probabilmente una domenica, da trascorrere all’interno di una infrastruttura militare del Genio o delle Trasmissioni, evitando sfilate per le vie cittadine che, in m a n c a n z a d i f a n f a r e , diventerebbero delle poco edificanti camminate.

57^ Sessione Ordinaria del Consiglio Nazionale ANGET

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I lavori sono continuati con la presentazione e l’approvazione del bilancio annuale 2011, dal quale è emerso che pur nella sua correttezza, stante anche la pressoché nulla assegnazione di contributi governativi, se le quote associative dovessero arrivare in ritardo non ci sarebbe la disponibilità di fondi sufficiente per la stampa dei prossimi periodici. La mattinata conclusiva del Consiglio ha visto due interessanti presentazioni delle ultime novità relative ai reparti del Genio e delle Trasmissioni, con particolare riferimento agli aspetti ordinativi ed alle attività operative; le due conferenze sono state tenute,

rispettivamente, dal Gen.D. Antonio Li Gobbi, Comandante dell’Arma del Genio, e dal Gen.B. Pietro Primo, I s p e t t o r e d e l l ’ A r m a d e l l e Trasmissioni. Molto interessante è stato l’intervento del Gen.C.A. Alessandro Montuori, Comandante dei Supporti delle Forze Operative Terrestri che ci ha fatto un quadro di situazione aggiornato sulla situazione della Forza Armata e sull’organizzazione dei Supporti. Ultime annotazioni positive in merito ad una crescita di circa 200 soci nel 2011 rispetto al 2010 ed alla nascita di 4 nuove sezioni ed un nuovo nucleo in Sicilia R.Scaranari

Il tavolo della Presidenza. Da sinistra, Rag. Pelliccia, Gen. Mittoni, Gen. Campagna, Gen. Cicolin, Gen. Ranieri e Gen. Lombardo (dietro al Gen. Ranieri, in transito, l’Aiut. Citro).

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Una possibile nuova organizzazione periferica del nostro Gruppo Alpino

Vi avevo già fatto qualche antici-pazione e adesso andiamo un po’ più avanti. Premesso che da qualche tempo, purtroppo, ho seri problemi di carattere familiare a muovermi dalla sede di Roma, anche i delu-denti risultati degli ultimi raduni di Gruppo mi hanno suggerito di non insistere su questa strada. Se riu-scirò ad organizzare qualche giret-to in montagna lo farò con i soliti amici “fedelissimi” visto che non siamo mai riusciti ad attirare nuove leve. Ho anche notato, però, che riunioni sorte in ambiti più ristretti hanno sortito risultati migliori, sia in senso assoluto per non parlare di relatività. Mi spiego meglio. I pranzi degli ex della CPO organiz-zati in genere da Ferruccio Pelle-gatta presso l’Hotel Sorriso di Boa-rio Terme hanno avuto livelli di partecipazione altissimi, sia di ap-partenenti al nostro gruppo sia di altri ex “Peones” residenti in zone abbastanza vicine. La stessa cosa avviene re-golarmente in Friuli con i raduni organizzati da Bruno Sancandi facendo leva sugli ex della Pio-Pio di cui i soci del Gruppo sono un

numero estremamente limitato. E ancora, analoga situazione si ripropone in Trentino-Alto Adige con i soci delle province di Trento e Bolzano che grazie all’attività pa-ziente e preziosa del Gen. Leonar-do Figliol in i a Bolzano e dell’Aiutante Giorgio Colavero a Trento, E allora, perché non dividere in sottogruppi il complesso dei no-stri soci, articolandolo con criteri areali di vicinanza geografica e pro-cedere all’elezione di una sorta di Capo Gruppo di zona, ovviamente tra quanti si daranno disponibili per assumere tale carica. I suoi compiti sarebbero solo quelli di organizzare saltuariamen-te, anche una sola volta all’anno, una riunione conviviale per agevo-lare la conoscenza fisica tra i soci che si riuniranno, verosimilmente, tanto più breve sarà la distanza da percorrere e tanto più “appetitosa” sarà la proposta. Ecco come potrebbero esse-re composti i Sottogruppi: - n. 1: Province di BS e BG = 55

soci - n. 2: Province di TS, UD, VI, BL,

PD, RO, TV, PN, VR, GO, MN = 54 soci

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- n.3: Province di MI, CO, VA, LC, SO, PV, MB = 53 soci

- n.4: Province di TN e BZ = 60 so-ci

In tal modo, 222 dei 298 soci oggi effettivi al gruppo farebbero capo a 4 rappresentanti, o forse qualcuno di più se si ritenesse che, ad esem-pio, TN e BZ potrebbero essere di-visa in due e forse altri gruppi po-trebbero fare altrettanto, ovviamen-te senza esagerare altrimenti si fini-sce che ognuno rappresenta se stesso e allora non avremmo otte-nuto nessun risultato. I rimanenti 77 soci sono trop-po sparpagliati su tutto il territorio nazionale per tentare ulteriori ag-gregazioni con funzioni simili alle quattro proposte. Ovviamente è anche possibile che ad un evento organizzato dal Capo di un certo sottogruppo parte-cipino anche soci appartenenti ad un altro sottogruppo o semplice-mente amici di qualche socio che, in prospettiva, potrebbero diventare soci del Gruppo Alpino in veste di Soci Ordinari o Simpatizzanti, ma sarebbero comunque soci ANGET. Perché la mia proposta arrivi a qualche cosa di concreto, mi a-spetto che per ogni gruppo si faccia avanti qualcuno dandosi disponibile a provare. Non voglio fare nomi perché si creerebbe una sorta di

imposizione dall’alto che invece non deve esistere ma è noto che in qualche modo, un embrione di or-ganizzazione di questo tipo è già esistente. A questi “Capi” di Sottogruppi non intento devolvere altri grattaca-pi come quello di raccogliere le i-scrizioni che intendo mantenere a livello accentrato. Se poi dovesse succedere che qualcuno di questi Capi intermedi avesse l’opportunità o l’occasione di raccogliere quote di iscrizione di soci esistenti o di fare proselitismo trovando nuovi soci, non gli sarà certo proibito, anzi, ben venga. In concreto, chi pensa di voler provare a percorrere questa strada mi contatti al più presto con qualsia-si mezzo e preferibilmente via posta elettronica che ha il vantaggio di non costare nulla, di essere velocis-sima e di restare a disposizione an-che se il destinatario è momentane-amente assente. Sono bene accette anche proposte di modifiche alla ripartizio-ne da me abbozzata. E’ ovvio che a chi si proporrà come possibile Capo di sottogruppo, invierò l’elenco completo dei soci che faranno capo a lui, con indirizzi, telefoni ed indi-rizzi di posta elettronica. Dai ragazzi: CORAGGIO

R.S.

Ortigara. La montagna dei Padri . Le rocce su cui si consumò la più terribile carneficina di Alpini nella prima Guerra Mondiale . Qui l'aria profuma di Sacro. Qui la brezza recita preghiere alla Madonna e porta ancora con sé l'ul-timo sospiro di giovani soldati ane-lanti la mamma, l'amata, i compagni d'armi, la Patria. Qui senti nella na-tura che ti circonda la forza del gio-vane sangue che ha benedetto la

terra. Qui il buio della notte ti entra negli occhi e ti riempie la mente, cancellando il superfluo che ogni giorno ci circonda, e lasciandoti solo le cose semplici e vere della vita: gli affetti, la fratellanza, la Patria, l' ono-re di Uomo. Portare il Cappello Alpino si-gnifica per ognuno di noi ricordare il giuramento prestato alla Patria, ma

porta con sé un' altra promessa: non dimenticare . Non dimenticare il sacrifi-cio di chi ha lottato per costruire il nostro passato e il nostro pre-sente. E non dimenticare che serve il contributo di ognuno di noi per costruire un'Italia miglio-re da lasciare ai nostri figli. Con questo spirito e questi sentimenti torniamo ogni anno a lavorare in Ortigara. Dal 2007, questo pezzo delle nostre amate montagne è oggetto di un alacre lavoro di recupero, inserito in un più am-pio progetto denominato "Ecomuseo della Grande Guer-ra", con lo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio storico della prima Guerra Mondiale

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Il lavoro nelle gallerie sull’Ortigara

sugli altipiani vicentini. E, aggiungo io, il suo valore morale. Ovviamen-te, in tutto questo non poteva man-care il contributo, quantomeno di braccia, degli Alpini e, nello specifi-co, di genieri e trasmettitori alpini. Ogni anno viene organizzato dalle Associazioni d'Arma, e in parti-colare dall'ANA, un programma di turni di lavoro di volontari ("Operazione Ortigara", appunto), articolati sui tre giorni dei fine setti-mana, tra giugno e settembre . Come d'abitudine, arriviamo al rifugio Cecchin, nostra base logisti-ca, nella tarda mattinata del vener-dì. Il tempo di organizzare le nostre

cose nelle tende militari che saran-no il nostro alloggio per tre intense giornate, mangiamo un boccone nella tenda adibita a refettorio e ini-ziamo a darci da fare . I lavori sono coordinati da un responsabile, in genere un consi-gliere ANA per turno. Gli interventi sono numerosi e diversi: dallo svuo-tamento e pulizia delle trincee e del-le relative gallerie, delle postazioni d'artiglieria e dei nidi di mitragliatri-ce, spesso in caverna, al disbosca-mento delle adiacenze, alla messa in sicurezza di punti pericolosi ed alla creazione di ponti lungo il sen-tiero che permette di visitare i resti e

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i manufatti della guerra. Un lavoro inesauribile lungo chilometri e chilo-metri di trincee. Quando viene sera, il genero-so impegno degli amici Alpini di Ma-rostica ci regala un pasto caldo e il tepore dei momenti trascorsi in mezzo a gente dal sorriso sincero e l'onesta stretta di mano ... piccole cose che aiutano ad affrontare me-glio il clima fresco delle notti in sac-co a pelo a quasi 2000 metri di quo-ta. Così come scaldano il cuore i canti in compagnia. Come vorrem-mo poter cantare con tutte quelle Penne Mozze, magari proprio quel "Signore delle Cime" che cantammo nell'oscurità ai piedi della Madonna di Monte Lozze. Un' emozione che resterà in noi per sempre . Il mattino successivo sono in-vece il Tricolore e l'Inno di Mameli all'alzabandiera a rinvigorire le no-stre membra per la seconda giorna-ta di lavoro. E anche quando la stanchezza si fa sentire, la consa-

pevolezza del valore del nostro im-pegno aiuta persino a spremere qualche energia insospettata, pur nella sensazione di portar via dentro di sé molto più di quanto si è dato. La giornata della domenica è invece dedicata alla scoperta e alla conoscenza di questi luoghi e della loro storia, perchè capire e cono-scere serve a non dimenticare. Un momento di raccoglimento e pre-ghiera alla Colonna Mozza é per noi l'umile gesto col quale offriamo il nostro lavoro alla memoria di tanti, prima di accingerci al ritorno alle nostre case, un po' più stanchi, ma molto più ricchi. Un sentito ringraziamento lo devo a Giuseppe Ruggeri di Ghedi (BS), socio del nostro Gruppo Alpi-no ANGET, prezioso amico e onni-presente compagno in queste mie "faticose avventure". Chiunque fosse interessato a parte-cipare, mi può contattare all'indirizzo e-mail [email protected] oppu-

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re al 347.0081393. Quest'anno par-teciperemo al turno dal 27 al 29 Luglio .

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C.le Paolo Zipponi – 12° sc/98

2° Reggimento Trasmissioni Alpine

Nota del Capo Gruppo Zipponi è stato uno dei pochi soci che ha raccolto il mio pianto, volto a smuovere le vostre menti e le vostre penne (più facile che siano i tasti di un computer) per produrre articoli, brevi racconti, episodi della vostra vita, come questo dell’Operazione “Ortigara”, che meritino di essere diffusi con il notiziario stampato ai nostri soci ma con il nostro sito www.gruppalpanget.it in confini molto più ampi, quelli del web che arriva ovunque. Oltre a ringraziare Zipponi per questo suo sforzo letterario, lo ringra-zio a nome di tutti anche per la proposta di andare a trascorrere un fine set-timana sicuramente diverso dai soliti. Io purtroppo non penso di poter aderi-re a titolo personale per problemi familiari ma mi piacerebbe che un bel nu-mero di soci del nostro Gruppo aderissero a questa bella iniziativa e poi, ovviamente, mi mandassero i loro racconti, con qualche foto.

In questa foto di gruppo classica di ogni incontro la parte del leone la fanno ovviamente gli alpini della Sezione di Marostica. Tra loro, accucciato con zaino L’autore dell’articolo - Paolo Zipponi - ed in piedi, 4° da destra, l’altro nostro socio Giuseppe Ruggeri

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mosse da un incontro con un nutrito gruppo di ex della CPO di Merano ed altrettanti artiglieri del 5° artiglieria da montagna avvenuto sabato mattina (12 maggio) davanti alla porta carraia della Caserma Cesare Battisti di Merano. La caserma, che insieme alla “Polonio” è attualmente sede del 24° Regg imento Log ist ico “Dolomiti”, si presenta bene nelle parti in uso e quindi soggette alle

Non è certo questo notiziario la sede più adatta per parlare - meglio dire scrivere - dell’adunata nazionale ANA di Bolzano ma dato che noi, genieri e trasmettitori a lp in i s iamo da sempre caratterizzati dalla nostra duplice appartenenza, da una parte alla nostra Arma e dall’altra alla specialità alpina, e allora una divagazione come questa può essere accettata anche perché si parlerà solo di genio e trasmissioni alpine. Questo breve racconto prende le

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consuete pulizie giornaliere. Le altre parti non in uso perché di prossima cessione alla Provincia o al Comune è meglio non guardarle perché presentano le caratteristiche tipiche di tutte le infrastrutture abbandonate: vetri rotti, erbacce, e così via.

Ciononostante, la tentazione di tornare con i ricordi ai vecchi tempi è stata forte e così siamo tornati a vedere il vecchio cinema, tra la Cesare Battisti e la Rossi, e la vecchia mensa di genieri e trasmettitori. A Merano, tra gli organizzatori di

questo incontro c’erano i soci Pellegatta (webmaster del sito www.pionieriorobica.it) e Pedretti. Dato che da qualche parte bisognava pur mangiare qualche cosa, ho accettato di buon grado l’invito di Pedretti di andare al loro accampamento in mezzo ai filari di mele della zona industriale di

Bolzano. Purtroppo non riesco a trasferire su queste pagine né il profumo né il gusto dei salami, dei formaggi e dei vini che Pedretti ed i suoi amici ci h a n n o f a t t o a s s a g g i a r e : squisitezze che nessun ristorante d i B o l z a n o avrebbe potuto

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darci. Non posso che ringraziare e aspettare Piacenza nel 2013. “Prenotato”. La mattina di domenica è iniziata, per me, con un bagno di folla alla stazione di Bolzano che ha fatto seguito alla ressa da non poter stare in piedi sul treno e che ha preceduto il bagno di alpini e

familiari che è durato per tutta la giornata in tutta la città. Dalla stazione alla piazza del Tribunale, dove c’era la tribuna delle autorità, il percorso è breve, nei giorni normali ma con tutta quella gente si è trattato di una impresa non da poco. Poi, arrivato in tribuna, questa volta, grazie ai biglietti inviatimi dal Gen. Vecchio, senza dover litigare con

nessuno, ho trovato una barca di amici che non cito per non offendere nessuno di quelli che certamente dimenticherei. Conclusa la puntata in tribuna mi sono spostato versa la zona

destinata all’ammassamento per la sfilata. Ho avuto così modo di vedere una Bolzano modernissima, nata in questi ultimi anni, in cui facevo fatica a raccapezzarmi per trovare strade che una volta erano ben note. Dopo aver trovato altri amici, anche loro alla ricerca del cartello indicatore del punto di ritrovo della Sezione di appartenenza, mi sono incontrato con Germano Pollini

(vds. Foto in basso), l’amico di sempre che mi ha presentato al Presidente della Sezione di Como, - Enrico Gaffuri - peraltro già conosciuto in occasione della solenne bagnata del 90esimo di

fondazione della Sezione ed in altre occasioni, anche nella sede sezionale a Como. Per la prima volta in questi ultimi anni mi sono sentito trattato da Gen.C.A. ma, s o p r a t t u t t o , d a e x Comandante delle Truppe Alpine con l’offerta di sfilare al centro della prima fila dei Consiglieri e per di più vicino all’amico Gen. Cesare Di Dato. Grazie Enrico, grazie Germano e grazie alla Sezione di Como. Roberto Scaranari

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La puntata in tribuna mi ha consentito di in-contrare il Capo di SME - Gen. Graziano - appena visibile a sinistra, poi il sottoscritto, in primo piano l’ex Presidente del Senato Fran-co Marini ,il Capo di SMD - Gen. Abrate - ed il Ministro della Difesa - Ammiraglio Di Paola.

Il mese di maggio non è certo stato benevolo con il nostro gruppo e neppure nei confronti delle due famiglie colpite certamente più di noi.

L’8 maggio, a Boario Terme (BS), in modo assolutamente inaspettato, anche se da qualche tempo lottava contro un brutto tumore, è stato sottratto all’affetto dei suoi cari il nostro socio simpatizzante

Cav. AUGUSTO MAFFI

La notizia è giunta come un fulmine da Boario a Roma, ripetuta più volte da diversi amici, perché tante e tante erano le conoscenze comuni e tutti sapevano che una notizia

così non poteva essere rinviata neppure di una mezz’ora.

Augusto Maffi - classe 1941 - oltre ad essere un imprenditore capace ed a f f e rmato in t u t t a la Vallecamonica, era soprattutto un grande amico di tutti e, come tale, sempre pronto e disponibile a darti una mano.

Il gruppo alpino lo ricorda, in particolare, come Vice Presidente della Fanfara Vallecamonica.

Grazie al suo carattere indirizzato verso l’organizzazione, ci ha portato la fanfara a Foggia, a Roma ed a Trento, solo per citare alcune delle tappe più significative per noi.

Era anche un grande amico del Museo degli Alpini di Darfo-Boario Terme, di cui sono presidente, al quale non ha mai fatto mancare il suo aiuto concreto ma, quello che più conta, la sua vicinanza affettiva.

Non basta certo una pagina del nostro notiziario a citare tutti i suoi interessi che erano rivolti anche al mondo dello sport e dei giovani in cui credeva ed ai quali voleva offrire tutte le occasioni possibili.

Alla famiglia tutta, dalla cara Albertina ai fratelli, ai figli, alle loro consorti ed ai nipotini va il cordoglio del nostro Gruppo che ha perso un socio ma soprattutto un vero amico ed Uomo di valore.

R.Scaranari

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Il riferimento a “primo” e “secondo” n o n è c e r t o d o v u t o n é all’importanza delle due persone, né al livello di amicizia che li legava al Gruppo Alpino ed a me in particolare, ma esclusivamente ad una questione temporale.

Il 13 maggio, mentre Bolzano stava vivendo gli ultimi momenti dell’85^ Adunata Nazionale ANA in un tripudio di gioia e di rinnovate amicizie, si spegneva il

Col. LUIGI PAGLIARA

Anche il nostro socio ed amico Luigi è “andato avanti” in modo inatteso in quanto, mi hanno riferito i comuni amici, era stato colpito non molto tempo fa da un ictus ma il suo

decorso ospedaliero sembrava favorevole e non lasc iava assolutamente presagire una fine così improvvisa.

Nato nel dicembre del 1929 in provincia di Lecce, ha trascorso la maggior parte della sua vita a Bolzano e, in par t ico lare, nell’ambito del 2° Reggimento Genio e del Comando del 4° Corpo d’Armata Alpino.

Quando sono arrivato al 2° Genio, nel gennaio 1971, mi ha accolto con grande simpatia ed amicizia aiutandomi a superare i momenti del primo impatto con un reparto per me nuovo.

Profondo conoscitore della lingua tedesca, ricordo i suoi racconti del periodo in cui era stato inviato in Germania per prendere conoscenza del carro gittaponte “Leopard” e per avere una documentazione pronta, in lingua italiana, per l’imminente arrivo dei carri.

Alla Signora Fernanda va tutto il nostro affetto e la nostra amicizia: Luigi era un grande uomo ma lei ne era la degnissima moglie e siamo tutti sicuri che saprà superare anche questa dura prova e darsi una spiegazione delle amarezze che il destino ci riserva. Caro Luigi, da vero ”Pioniere” sei “andato avanti” ad aprire la strada.

R.Scaranari

Anno 10° - n. 35 - giugno 2012 DIREZIONE E REDAZIONE ISCRIZIONI 2011 (Euro 21.00) Via di S.Erasmo, 15 C.C. Postale n. 43041086 intestato a 00184 Roma Scaranari Roberto-Gruppo Alpino ANGET Tel. 348.7924800 e 06.77206968 Via di S.Erasmo, 15 - 00184 Roma e-mail: [email protected] Per bonifici bancari, il codice IBAN è:

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De Bellis Emanuele 01 GarzonAndrea 03 Cattaneo Giorgio 04 Malaspina Donato 04 Tagni Silvio 04 Mariolini Gino 05 Di Donato Giuseppe 05 Boari Filippo 07 Viezzer Egidio 08 Gabusi Annibale 09 Bonomi Attilio 09 Romelli Angelo 10 Chiarini Ottorino 10 Properzi Piero 10 Carollo Girolamo 12 Filippini Antonio 13 Canziani Luciano 17 Frigerio Enrico 17 Cornali Gianfranco 18 Borgheresi Aldo 18 MunariAntonio 20 Bonassi Piero 22 Muscogiuri Antonio 23 Schimmenti Salvatore E.. 29

D'Aurelio Salvino 02 Ferrarini Carlo 02 Fedon Giovanni 08 Liaci Carmelo 14 Ravani Martino 15 Biciotti Mario 16 Cecchini Ciriani Alberto 17 Viezzoli Lucio 17 Papa Lorenzo 20 Colavero Giorgio 23 Bottaro Mario 24 Zerboni Alberto 24 Provenzano Luigi 25 Villa Adriano 25 Treachi Giovanni 26 Di Monaco Massimo 26 Spampinato Antonino 27 Bellomi Giuseppe 27 Montagna Gianfranco 27 Carlino Giuseppe 29 Di Giambattista Cesare 30 Salerno Luciano 30

Franci Roberto 02 Vittori Francesco 02 Gianotto Carluccio 03 Morella Alfio 03 Casotto Armando 05 Ceragioli Antonio 06 Penasa Alberto 06 Faccoli Giovanni 07 Panzeri Alberto 09 Bottazzi Carlo 10 Rivis Aldo Guido 11 Casellato Angelo Fern 11 Guaccio Alberto 11 Moricca Andrea 11 Polloni Osvaldo 13 De Toro Remo 15 Raneri Assunto 15 Ceschini Paolo 17 Nencini Eros 19 Evangelista Michele 25 Medolago Antonio 25 Astori Antonio 27 Colavero Sergio 27 Resce Ivan 30 Rajola Michele 31

www.gruppalpanget.it - www.angetitalia.it - www.pionieriorobica.it - www.museoalpinidarfo.it

Come al solito, mi piacerebbe poter fare gli auguri a tutti i soci (tre mesi per volta) ma ne mancano sempre un po'. S ono i soci che non mi hanno mai mandato la loro scheda persona le - Fatelo e ci sarete tutti.