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SOMMARIOIl didietro della copertina by bise 03

CCAARRTTAACCOOMMIICCSSEsu di Coratelli e Righetti 04Crow’s Village 05GavaSHOW 06Il giardino filosofico di Spina 07Pudd di ZamBar 12200 Natur di MArtinelli 13Malù di Raiola e Filipponi 20PetTherapy di Inno 26Quiff di Cius 27Desert Out di Massy 29Adventure by Garaffo 30Pensieracci e Pensierini di Ignant 31Mobu & Al di Ranghos 32Lurko il Porko Mannaro di FAM 34Segolas 35Pulci di Cardinali 36Umore De Rosa vignette 37Mayacomics di Davis 38Pat Dunn di Coratelli e Ceglia 40Satirix di Darix 51

CCAARRTTAARRAACCCCOONNTTAA“Elogio alla mediocrità” di Paduano 22“Poeti santi e navigatori” di Manna 24“Kryptonite” di Martini 46“Finita la pioggia” di Facciolo 50

CCAARRTTAASSPPEECCIIAALLDemenziario di Gregnapola 08Intervista a Lutring 16Le Cassate di Aldo Vincent 42

CCAARRTTAACCIINNEE di RidolaCritica il critico 55Speciale “JCVD: L’eroe è stanco” 57Madrina del mese: Agostina Belli 58

Vignette e illustrazioni di Gianfalco, Darix, Martinelli, Vincent,Gava, Anselmo

Cover di Gava

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Edizioni AssociazioneCulturale Subaqueowww.subaqueo.it

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IILL DDIIDDIIEETTRROO DDEELLLLAA CCOOPPEERRTTIINNAAIl momento è vicino. Lo so perchèho guardato il calendario stamatti-na e c'era scritto. Lo so perchèadesso il sole sta tramontando.Sono nella mia camera, e vedo lemontagne spegnersi mentre il solecorre verso ovest. Una sottileinquietudine si impadronisce dime, ma di quelle inquietudini belle,che promettono emozioni indimen-ticabili ed eventi eccezionali. Unbrivido mi scuote, perchè penso altrionfo del Male che tra poco simaterializzerà. E' certo, come ècerto che il sole è ormai tramonta-to e la luna si sta alzando. La lunapiena. Che mi porterà oltre il benee il male, che mi libererà dallacolpa. Un eccitante desiderio disangue mi assale, e non ho nessu-na intenzione di resistergli. La luna sorge, ed è rossa come il sangue che sarà versa-to stanotte. Chi morirà non è innocente, e io non sono colpevole. Siamo animali,predatori e prede. E' la natura.La trasformazione che sto aspettando mi spaventa e mi esalta al tempo stesso. I peliche cresceranno sono il negativo dei miei vestiti da uomo che si dissolvono e cadonoin mille brandelli. Lancio un urlo belluino e osservo le mie mani trasformarsi in mici-diali artigli.La luce della luna ora è pallida; la poesia è finita. Come una torcia, la luna gelidaillumina le mie mani. Lisce, morbide, ben curate. Le mani di un comune impiegato.La trasformazione era un pio desiderio: non sono un mostro, sono sempre me stes-so. Uomo. Colpevole.Prendo il machete, esco di casa e comincio la caccia, come ogni mese.Bise

Vignetta tratta da gianfalco.it)

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esulastriscia.splinder.comdi Carlo Coratelli & Eros Righetti

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www.lelecorvi.com

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Mamma e papà si stanno dividendoe ancor non so preciso chi tra i due

di fatto sia la vacca e il toro o il bue.“Lo scoprirai – mi dissero – crescendo”.

La mamma si chiamò da signorinacol nome di un bel fior: la Margherita.

Vantava tra i parenti suoi De Mitae nonna fu una tal Demo Cristina.

Viaggiava col caval di san Francesco,dormiva negli alberghi popolari,vantava i suoi trascorsi nobiliari

ma per mangiar fruiva d’altrui desco.

Si crede lei ancora donzel lettae càvallucci dondola marini,

contesa tra Franceschi e Franceschini,sognando il Cavalier che l’inchiappetta.

E’ donna di non facili costumi,guidata dai dettami della Chiesa;

però tiene una mano sempre tesa,aperta al variegarsi dei consumi.

Il babbo era da sempre un buon partitoseppure un pochettino in decadenza:

dotato di una forte resistenzaperò col tempo si era indebolito.

Onesto, generoso e solidale,con là fama di gran lavoratore,dellé tasse un onesto pagatore,al Mércato nemico e al Capitale.

S’era fatto le ossa nella lotta,senza tanta bambagia per il culo;

capo chino, testardo come un mulo,smantellava un’ Italia bigotta.

Le famiglie di mamma e di papàs’eran pure menate tempo addietroquando c’era chi vedeva S. Pietro

minacciato dai russi carrarma’.

Poi si sa come van spesso le cosenella vita e nel corso della Storia:si perde nei meandri la memoria,le spine appaion meno delle rose.

Non fu proprio d’amore il matrimonio,non c’era l’attrazione sessuale;però l’unione fu consensuale

perché c’era da vincere il demonio.

Si fusero, ci fu qualche scopata,le cene con gli amici, viaggi insieme

ma senza che mai germogliasse il semed’unione vera e non sol di facciata.

C’era la guerra, sì, al dirimpettaio,ma non bastava a fondere le storie.

Seguendo parallele traiettorie,ci fu sin dal principio più d’un guaio.

Si sa che pur nell’estasi d’amore,persino nelle storie passionali,

col tempo le questioni più venaliacquistano di forza e di spessore.

Andò così a finir che babbo e mammacessaron di dormir dentro il lettoneper evitar che qualche discussione

nel sonno divampasse a nuova fiamma.

Litigi, incomprensioni, malumori,com’è nei matrimoni combinati.

Adesso vivon quasi separatie per le casse nutrono timori.

Così, coi miei fratelli mi ritrovocol culo giù per terra nuovamente

e col demonio sempre più invadente.E il sol de l’avvenir, mò ‘ndo lo trovo?!

Scoppie di fattoPD: matrimonio in bianco

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Arrivano che è notte fonda. La città dorme. Ha l’alito pesante. Puzza di negro. Dicinese. Del loro aglio che gli spurga fuori da tutti i pori. Sono robusti. Come tori.Come trattori. Come vincitori. Sono muratori. Sono quelli della S.C.eM.I. (Scuadra– il padano non rispetta l’Italiano - Carpentieri e Muratori Insubri), Quasi tutti ber-gamasc de 7 generasiù. Dicono pota. Dicono ostia. Dicono negher. Dicono terù.Dicono alùra? laùra! Di più, non serve. Parlano con le mani, loro. Arrivano con lemazze i picconi i martelli pneumatici i bulldozer le ruspe demolitrici i caterpillar.Spianeranno il Centro Storico della città. Il Nuovo Partito ‘Schioppo e Martello’ nongli piace il Centro Storico perché è quello dei scior e degli intellettuali. Oia de laurà,saltem adòs! Nel Centro Storico c’è la Storia. Tutta una bugia. Da abbattere eriscrivere anche lei. Il Centro è quello che tiene ferma la politica. Il Centro è anchequello Sociale. Il centro della città noi lo tiriamo giù perché noi siamo il NuovoPartito di lauradùr. I marxisti di destra sono con noi. Il nostro nuovo sindacato sichiamerà ‘Pota Continua’. I capi dell’ ‘S&M’ hanno mandato i muratori della cam-pagna a spianare la città. Come i capi del Partito Comunista cinese mandarono isoldati delle provincie (il padano non rispetta l’Italiano) a spianare gli studenti della

Tienanmen. Tireranno giù tutti i palazzistorici del Centro. In nome delFederalismo Edilizio. Il Palazzo Storico èl’emblema (qualsiasi cosa significhi) delvecchio modo di vivere. Del vecchiosistema di potere. ‘Schioppo e Martello’è contro il Palazzo. E’ contro l’Urbe.Tireranno giù i palazzi del Centro.Tireranno su tante casette a schiera. Evillette a schiera. Ognuna col suo orti-cello. Col suo cancello a parte. La suarampa di scale a parte. Su due piani piùla sala hobby e il garage (pronuncia:garàge) sotto e la mansarda sopra. Perla badante. Tanti tramezzini uno piccica-to all’altro. No tramezzini, che sonoromani: tanti tosti (plurale orobico ditoast) farciti. Intorno a ogni blocco di

Schioppo e martelloe il mondo è più bello...

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casette a schiera, reti di filo spinato. Con la corrente elettrica e il fossato. Con den-tro i doberman e i rottweiler. Anche le chiese le scuole gli edifici pubblici i negozi ilbordello (il maschio padano non gli si sfoga tutta la virilità a tirar giù e su case) lasede dell’ ‘S&M’ saranno protetti da filo spinato. Con la corrente elettrica. Con i fos-sati con dentro i doberman e i rottweiler. Nei giardini pubblici ci saranno le pan-chine verticali. Così i barboni e gli immigrati non potranno sdraiarsi a dormire.Giorno e notte. Nei parchi pubblici metteranno le mine antinegher antirumeno anti-sìngher. Tarate sull’odore della pelle. I muratori della S.C.eM.I. tireranno su unmuro di 5 metri. Con sopra il filo spinato. Con la corrente elettrica. Un fossato diqua uno di là. Di qua i rottweiler di là i doberman. Di là dal muro ci saranno i tucule gli igloo degli immigrati dei rumeni dei sìngher. Potranno venire di qua a lavora-re (in nero) solo quelli che c’hanno il lavoro. Passeranno nel tunnel sotto il muro.Solo se supereranno indenni il metal detectiv. Come ha detto uno dei capi di‘S&M’. Il Nuovo Partito rispetta tutti i popoli. Non guarda in faccia a nessuno. Chec’abbia oia de laurà (in nero). Fa entrare tutti. Basta che parlino perfettamente l’i-taliano. Per insegnarlo ai lumbard che vogliono andare all’estero. Basta che sianobrai catòlec fedeli del Razzingher. Basta che non pretendino (l’italiano, lo parlinogli immigrati!) gli stessi diritti degli altri animali che vivono nelle case dei lumbard.L’ ‘S&M’ lotta per la libertà di tutti i popoli oppressi. Si sono gemellati con la città diLhasa, anche se non sanno dov’è. Il popolo tibetano è oppresso come quelli pada-ni. Poi loro là c’hanno il palazzo sacrodetto Pota. I muratori bergamaschi perprotesta non andranno alle olimpiadi diPechino a fare il lancio del martello.Invece, hanno proposto alla Cina: seliberate il Tibet nòter in quàter e quatròtvi rifacciamo su a gratis la Muragliameglio di nuova. Adesso tirano leprime picconate. Squallide ombrefetenti scivolano nella squallida notte.Spacciatori. Li inseguono li raggiungo-no li prendono che passano la roba aiclienti. Porcherie de scior de cità.Dicono quelli della S.C.eM.I.. Ma iclienti dicono pota. Dicono ostia.Dicono negher. Dicono terù. Sono iloro figli. Si drogano per resistere alavorare con i loro padri. I muratori

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danno martelli ai figli. Dicono alùra? laùra! con noi che costruiamo la città futurala città del sole la città di Dio la città invisibile. Costruiranno un muragione tuttointorno alla Città. Altissimo. Per tenere fuori i barbari. Nessuno più entrerà.Nessuno più uscirà. Quelli di fuori andranno a spiarli dai buchi nei muri. Come ani-mali nelle gabbie dello zoo. Intrappolati all’ombra di panchine verticali. La Città allafine imploderà. Moriranno uccisi da una parola che non c’è, nel vocabolario pada-no. Resterà un granello di sabbia. Un refolo di vento lo carpirà da terra per lievi-tarlo in cielo. L’ombra di un’aquila ne oscurerà il volo – aquila gravida di carognadi bufala alla diossina. Aquila della ronda contro gli animali terroni. Vuoterà la bio-logica in volo, il rapace. La città-granello ripiomberà sulla terra. Pregna di nuovi fer-m e n t i .

Le città sono tutte eterne.

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I n t e r v i s t a aaL U T R I N G

a cc u r a dd i RR o b e r t o EE s t a v i oLutring nasce e passa la suainfanzia nel milanese, sotto laguida dei genitori che volevanofare di lui un violinista. Ma benpresto egli mostra la sua naturaribelle e il suo amore per le belledonne e per la bella vita. Attrattodal mondo della malavita, acqui-sta da un conoscente la sua primapistola, una Smith & Wesson dellapolizia canadese. Da quelmomento inizia la sua carriera difuorilegge, fatta di remunerativerapine in molte banche e negozi.La sua fama nasce nella Milanodegli anni sessanta.

Soprannominato Il Solista del Mitra per la sua usanza di nascondere il fucilemitragliatore nella custodia di un violino, conclude centinaia di rapine fra Italiae Francia, per un bottino totale da lui stimato attorno ai trenta miliardi di liredell'epoca. La figura di Lutring diviene leggendaria assieme al suo stile di vitadi latitante: grandi alberghi, fuoriserie, belle donne. La sua attitudine da ladrogentiluomo, unita alle celebri frasi in dialetto milanese pronunciate sui luoghidei misfatti, contribusce a rendere Lutring un personaggio popolare.Definito, sia in Italia che in Francia, nemico pubblico numero uno, riesce peranni ad eludere le polizie europee. Arrestato infine a Parigi, sconta 12 anni dicarcere in Francia, durante i quali inizia a scrivere e dipingere; tiene persinouna corrispondenza con l'allora presidente della camera Sandro Pertini.Graziato dal presidente della repubblica francese Georges Pompidou, torna inpatria dove, dopo un periodo di internamento presso il carcere di Brescia,viene nuovamente graziato nel 1977 dal presidente italiano Giovanni Leone.Oggi Lutring fa il pittore e lo scrittore ed è padre di due gemelle.

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Com’ è nata la tua carriera,diciamo così, di persona spe-cializzata in furti?

Avevo dei parenti nel settore ippi-co, padre ungherese amante deicavalli e cugini e nipoti allenatori egiovani fantini.Spesse volte quando avevano delledritte giuste mi suggerivano dipuntare su alcuni cavalli pregan-domi di giocare piccole somme,visto l’imprevedibilità di quei qua-drupedi, spesse volte accolti dascatti lunatici all’ultimo momento… Se vincevo festeggiavo invitandoquei consiglieri a cena.

Ma la prima volta quando èsuccesso?

Per caso. L'occasione me la porsela zia Vittoria che mi manda apagare la bolletta della luce inposta. E quando stufo della lentez-za dell'impiegato alzo le braccia,"per mandarlo al diavolo" e facciovedere involontariamente l'armache avevo nella cintola, l'uomo die-tro allo sportello spaventato filadritto alla cassa come un tram e miva a prendere i soldi.

Perché tenevi la pistola?

"Ma sì, - per fare colpo sulle ragaz-ze. Era un ferro vecchio dell'eserci-to canadese". Sarà, ma quel giornola paura del cassiere mi trasformain bandito, assicurandomi tuttol'incasso dell’'ufficio postale.Sino a dove ti sei spinto per amordi donna nella tua vitaNon posso dimenticare che un belgiorno cadde nella nostra rete purela bella Yvonne, che era giunta daZurigo alla guida di una fiammeg-giante MG insieme ad una amica.Vedendola arrivare su quella vettu-ra sportiva seguimmo la nostra“farlocca” per un breve tragitto equando la nostra vittima si fermòfuori di un albergo, i miei compagnicon una rapidità furfantesca lerubarono le due valige legate sulporta pacco sopra il baule. Non tro-vammo nessun oggetto di valorema solo vestiti di lamè, ghepierre ebiancheria intima di alto pregio. Imiei amici fortemente incazzati per

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aver perso del tempo inutile, persbarazzarsi di quel carico deciserodi gettare le due valigie in un diru-po; ma io prima di abbandonarlenella pineta di Milano Marittima,rimasi folgorato da alcune fotogra-fie. Sapevo in quale hotel alloggiava.Attesi la sera. Facendomi coraggio incominciai atempestarla con frasi galanti, malei, la bellissima mannequin,manco mi guardò e sottovoce bor-bottò per allontanarmi:«Non parlo con gli italiani. Siamoappena arrivate e ci hanno giàrubato le valigie»L’indomani verso mezzogiorno mipresentai ai bagni del loro albergovestito di tutto punto con giaccasulle spalla mi avvicinai al gabbiot-to del bar per bere un Campari.Con quel secondo approccio piùaffettuoso, dissi loro che avevoricuperato nella tana di quei loschiindividui due valigie che secondo ledescrizioni che mi avevano datosperavo che fossero quelle giuste… O meglio le loro … Come sollevai il cofano del bauledella Cadillac Yvonne mi buttò lebraccia al collo riempiendomi dibaci come se ci conoscessimo daanni …La bella modella non pensò mini-mamente che il diavolo che avevacompiuto quel furto fossi io…Quando aprì la tasca interna, evide tutte le sue foto come leaveva lasciate, io fingendo di nonaverle mai viste, esclamai: Chebelle … Mi permetti che le dia

un’occhiata mentre ti metti l’ac-cappatoio?Con indifferenza mentre guardavole foto, le raccontai che non avevoavuto neppure il tempo di spulcia-re il contenuto della valigia, men-tre in verità per tutta la notte tenniquelle foto affianco a me sul cusci-no ricoprendole di baci ….Da quel momento diventammoamici e lei si concesse con dei rap-porti d’amore sempre più intensi eaffettuosi … Avevamo qualcosa incomune in quel flirt animalesco checi attraeva in una maniera partico-lare … Lei era una pantera.

Ad un certo punto ti chiamava-no il solista del mitra, comemai?

Mi chiamavano Il Solista del Mitraper la mia usanza di nascondere ilfucile mitragliatore nella custodiadi un violino. Il nome me lo diedei giornalistaFranco Di Bella (all’epoca lavoravaper il Corriere della Sera).

Parlaci dei tuoi libri e in parti-colare della ultima tua faticaletteraria..Diversi libri autobiografici da UNAVITA DA DIMENTICARE a CATENESPEZZATE a COME DUE GOCCED’ACQUA e POI L’AMORE CHEUCCIDE.CATENE SPEZZATE è già statopubblicato in LUTRING UNA STO-RIA DA DIMENTICARE e la Kattleyafilm di Roma ha acquistato i diritti

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d’autore e hanno già terminato lasceneggiatura….CATENE SPEZZA-TE è stato pubblicato solo per met-terlo sotto contratto con urgenzaaffinché nessun altro registafacesse un film analogo con senti-menti più approfonditi.

Cosa vuoi dire ai nostri lettori?

La mia amicizia per voi è semprepresente e sono sempre disponibi-le.

Grazie!

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riflessioni mediocri di un individuo mediocre

Non c’è nulla di più futile, tiepido e invisibile della mediocrità, forse.Sicuramente non è stata mai pretesto di un elogio né di un ideale.Ebbene io sono un mediocre, ogni mia parola, ogni mio gesto risuonacome una nota stonata, una voce che si infrange contro una miriade dirumori assordanti. Ovunque vado, qualunque mia azione sfocia nella mediocrità più asso-luta, tanto da meravigliarmi di me stesso, una mediocrità perfetta. Avolte mi stupisco della cura e della leggerezza con cui si manifesta que-sta mia mediocrità. Ovviamente questo testo sarà mediocre, ne sonosicuro. Ma mi convinco ogni giorno che passa che io sono un eroe. Si,un eroe della mediocrità. Sono l’esempio lampante delle limitate capa-cità umane, forse esagero. Comunque ogni qual volta tenti di dimostra-re che posso superare queste limitate capacità, dimentico che sottova-luto i miei poteri, cioè i poteri mediocri da eroe mediocre. E quindi ognimio sforzo, ogni tentativo di innalzarmi, viene vanificato. Devo ammet-tere che tutto ciò non è motivo di depressione, né di tristezza per me,anzi, sto cominciando ad essere estremamente geloso di questa miamediocrità. Mi ha accompagnato per tutta la mia esistenza, è diventatala mia compagna fedele, la mia gioia egocentrica, il mio orgoglio natu-rale. Ormai quando la mediocrità si manifesta in ogni mia azione, sorri-do, a volte accenno un solo sorriso, altre volte rido incessantemente,quindi è addirittura diventata una compagna simpatica. Che onoresarebbe conseguire una laurea in scienze della mediocrità, ma magariqualora esistesse la conseguirei con il minimo dei voti ovvero con unvoto mediocre. Credo che sono nato in maniera mediocre, con un cor-done mediocre e un pianto leggero che non desta attenzione. Magarianche la mia morte sarà mediocre, con un funerale mediocre e dei fioriappassiti. Chissà, al mio passaggio probabilmente i passanti non si leve-ranno neanche il cappello, di rispetto per la mediocrità non ne ho senti-to ancora parlare. Oh quante risate mia cara mediocrità mi fai fare! Nonriesco ad immaginarmi senza te al mio fianco! Mi auguro un futuro più

ELOGIO ALLA MEDIOCRITA’

di MARCO PADUANO

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mediocre che mai, che possa donarmi tante risate e gioia di vivere. Infondo chi ha deciso che l’eccellenza fosse migliore della mediocrità?Dove sta questa scala dei valori? In fondo non c’è differenza tra i sognidi un filosofo e quelli di un macellaio. Ma la realtà di oggi non può tolle-rare che una tale meraviglia, una tale mediocrità che si manifesta neisogni, possa durare da svegli. Il giorno ci sottrae la maestosa mediocritàche la notte ci offre. Per questo io dico: “Viva la mediocrità!”

FINE

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Una volta si diceva che gli italiani erano un popolo di poeti, santi e navi-gatori… Oggi, da molti, questo viene considerato uno stereotipo supera-to: una di quelle cose che non vanno più, come i vestiti in prima sera-ta. Io invece ho fatto delle ricerche, sapete? E ho scoperto che non è vero:anzi, oggi più che mai siamo un paese di poeti, santi e navigatori. Ora:per capirlo, basta farsi un giro su Internet. In Internet si naviga, giusto?Certo, ma soprattutto si scrivono poesie. Ormai tutti aprono un blog,con o senza poesie: la casalinga, il manager, perfino l’onorevole. AncheDi Pietro ha aperto un blog: peccato che i motori di ricerca non lo rico-noscano fra i siti scritti in italiano.… Comunque, riguardo alle poesie, io mi sono detto: “Che, sono piùfesso degli altri?”. E allora anch’io ho voluto mettere in rete alcune mieliriche. Mi ricordo ancora la prima: si intitolava Quasimodo perdonami.Finiva così:

Ogni giovane sta solo sul cuor della terraSognando una figa… ed è subito sega.

Non ci crederete: ebbe molto successo. Allora fui galvanizzato e provaicon la seconda. Volevo, sapete, che fosse una di quelle poesie dall’ero-tismo raffinato, sofisticato… Alla fine ho trovato i miei versi, come disseAdriano Pappalardo quando cliccò sul gorilla, mentre giocava conSapientino. Ecco la poesia di erotismo sofisticato:

Sognavo una donna spintaE la vedevo… in bianco e nero… poi conobbi Suor GiacintaE divenne tutto vero.

E di nuovo non mi crederete: questa seconda poesia piacque anche di

POETI SANTI E NAVIGATORIdi VINCENZO MANNA

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più. Fu commentata positivamente da Boselli, Pannella e Bertinotti, peril suo messaggio anticlericale.La prima invece, quella intitolata Quasimodo perdonami, piacque moltoa Berlusconi, che mi scrisse: “Era ora che qualcuno lasciasse in pace inani e prendesse in giro un gobbo: se non Andreotti, almeno quello diNotre-Dame!”.Adesso sto pensando ad altre poesie, e sono convinto che Internet sia ilmodo giusto per farle conoscere, come disse quella studentessa cheparlava delle sue tette.E quindi, cari amici, per esperienza diretta posso affermare che ancoraoggi noi italiani siamo un popolo di poeti e navigatori. Bisogna ricono-scere, però, che ogni tanto ci ricordiamo pure dei santi, specialmentequando ci serve qualche grazia. Per esempio trovare parcheggio.Alla prossima (tocco il culo).

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www.nuvoland.it

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di Matteo Anselmo

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www.fumettidifam.com/

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www.mayacomics.com

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www.mayacomics.com

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Creato da Carlo Coratelli e Antonio Gerardo Ceglia, Pat Dunn è una strisciapoliziesca con protagonista un investigatore assai particolare. E' infatti un ex cri-minale che, dopo aver scontato una pena a 10 anni decide, dopo essere uscito,di ricostruirsi definitivamente una vita e di mettere a frutto le sue conoscenze del-l'ambiente criminale, diventando così un detective e lasciare un segno positivonon solo nella vita di altre persone, ma anche nella sua.

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www.aldoelestorietese.dilucide.com - [email protected]

60 Paesi discutono a Roma i problemimondiali dell'acquaROMA .- Si riuniscono fino a Venerdì prossimo presso la sede della FAO diRoma i delegati di sessanta Paesi per discutere un piano d'azione globalesulla gestione delle risorse idriche.L'incontro è la terza di riunione ad alto livello che servirà per preparare laconferenza ministeriale del V Forum mondiale dell'acqua che si terrà aIstanbul (Turchia) tra il 16 e il 22 marzo ed è il più grande evento interna-zionale su questo problema. (Questa nota la copio da un comunicato dell'organizzazione delle NazioniUnite. )Secondo il Consiglio Mondiale dell'Acqua, un organismo che si riunisce ognitre anni, il più grande rischio da affrontare la gestione di acqua sono la cre-scita della popolazione e l'espansione delle città, gli elementi che portano aduna maggiore pressione sulle risorse idriche così come lo sviluppo industrialee il cambiamento climatico. Secondo il Vice Direttore Generale della FAO Alexander Müller, la grandesfida del mondo agricolo è quello di "produrre più cibo per una popolazionein crescita in modo più efficiente utilizzando limitate risorse idriche". In una dichiarazione, la FAO sottolinea che, dal momento che l'agricolturaconsuma circa il 90 per cento di acqua dolce a livello mondiale, aumentandola produttività agricola può rilasciare un significativo volume di acqua peraltri usi, quindi un calo di uno per cento uso agricolo si tradurrebbe in unaumento del 10 per cento la sua disponibilità ad altri settori. Inoltre, il dibattito su l'acqua aiuta a risolvere i numerosi aspetti dello svilup-po, tra cui la sicurezza alimentare, la riduzione della povertà, la sostenibilitàambientale, l'energia pulita e di igiene urbana, secondo la FAO. Il Forum mondiale dell'acqua fornirà inoltre il materiale per le successive riu-nioni internazionali come il G-8, la Commissione delle Nazioni Unite per loSviluppo Sostenibile (UNCSD) e la Convenzione quadro sui cambiamenti cli-matici delle Nazioni Unite (UNFCCC). Dai nostri quotidiani, nessuna notizia, ma della porcellina del Grande Fratelloe delle sue tette ormai so tutto, forse più della madre che l'ha fatta. (Senzaforse, a leggere le cronache).

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SAPETE COS'E' UNA MADRASA?E' una scuola coranica, dove si comincia con il mandare a memoria iversi del Corano e poi s' impara l'arabo letterario che sarebbe in fondoil cemento con cui si solidifica l'Islam in tutti i Paesi che parlano linguediverse.Andare in un emirato, incontrare un principe e auspicare di insegnareil Corano nelle Moschee del nostro Paese nella nostra lingua, è unacorbelleria che farebbe ridere i polli, se solo avessimo un poco più dicultura…VabbèRidiamoci su.Leggo:Pieno di debiti per sua stessa ammissione, Sgarbi si mette all'asta:per due milioni di euro è disposto a fare il contadino nel reality suItalia 1 o a fare «qualsiasi altra boiata» pur di guadagnare…Io propongo una colletta: ci stiamo tassando per regalare l'Alitalia,prossimamente la Tirrenia, stiamo producendo il Barbarossa, cosa ci

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vorrà mai a sottoscrivere una colletta per Sgarbi?Pensateci: era a fare sfracelli in quel di Milano, è stato deputato aRoma, ora fa danni in Sicilia…via, un'altra spintarella e riusciamo a farlo sbarcare in Marocco.Non vi solletica l'idea?

FRATTINI SULLA STRADA PER DAMASCO?Dice, si', ma forse è meglio aspettare…A Fratti', e che aspetti? non c'è il mare, non c'è la neve e non potraiandare a sciare, non c'è l'atollo su cui riposare, ma vacci subito etogliti il pensiero, cosi' poi ti rimane un po' di tempo libero e hai vistomai…

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Una volta, insomma, non molto tempofa, svegliarsi presto la mattina era elet-trizzante. Dato che il resto del mondoera ancora in stand-by, c’era un saccodi “energia potenziale” libera nell’aria eio mi sentivo un accumulatore. Quindi:ore sette, la sveglia. Via col programma!Colazione lampo, ma energeticamentecorretta. Barba, denti, doccia, in rapidasuccessione. Infine, rifinitura con colpidi gel, strategicamente non-gravantesul look "Aspirante capo settore". Ok!Pronto per il colloquio di lavoro, entro itempi stimati. Con i requisiti di base inmio possesso, in sintesi perfetta coneloquio e aspetto esteriore, ero il candi-dato ideale per ogni impiego di altaresponsabilità e grande prestigio. Era il 17 giugno di tre anni fa.Il tram mi consegnò, anche se con unleggero ritardo, per altro calcolato,davanti agli uffici della "Ross & Co.Enterprises", una ditta giovanissima edin grande espansione, che allargava lasua competenza su un numero impreci-sato di settori. Mi accolse un omuncolodall’aria insignificante. "Un impiegato"pensai. "Il responsabile avrà avuto uncontrattempo". Attesi per circa cinque minuti in unasala amplissima e totalmente disador-na, che mi dava un po’ di vertigini, tanto

era vuota. Cercai una rivista o un qual-cosa per distrarmi, ma l’unica cosa cheusciva dalla bianca monotonia dellastanza, oltre alla mia sedia, era la portada cui eravamo entrati. Non riuscivo anon pensare al colloquio ormai immi-nente, cosa sbagliatissima da fare inquei momenti, lo so.Iniziavo ad agitarmi, quando la porta sischiuse e lo stesso omino di prima mifece cenno di seguirlo. Cominciai alamentarmi con me stesso della sgarba-tezza del responsabile che, dopo tantaattesa, non aveva nemmeno avuto ilbuon gusto di venire ad accogliermi dipersona. Rimasi quindi costernato,quando mi ritrovai nell’ennesima stanzavuota, invece che in un ufficio. Non ebbiil tempo di pensarci troppo su, perchél’ometto mi fece sedere su una poltronaal centro della sala e, dopo avermi fattomettere a torso nudo, attaccò a fissarmiaddosso quei cosi di solito collegati allamacchina per elettrocardiogramma. –Routine- disse lui con voce sterile,mentre si dirigeva nella stanza adiacen-te, da cui poteva osservarmi tramite unalarga vetrata. -Stia fermo: ci vorrà un attimo- intimòdigitando sull’ampia consolle.E un attimo ci volle. Poi mi fece rivesti-re e mi accompagnò in una nuova stan-

KRYPTONITEdi ENRICO “NEBBIOSO” MARTINI

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za, in attesa del suo ritorno. Questosalone era molto diverso dal primo edaveva finestre con vista sul parco eun’ampia varietà di riviste a disposizio-ne dei visitatori. L’omuncolo tornò velo-cemente, mi consegnò una busta e,senza darmi il tempo di alzarmi, salutò esparì. Un po’ sorpreso, aprii e lessi quel-lo che capii fosse un messaggio delladirigenza:Ci dispiace, ma la sua assunzionepotrebbe nuocere gravemente ai profittidell’azienda. Scusandoci per il disagioriportatole, la esortiamo a non inoltrarealtre domande di assunzione presso ilnostro gruppo. Distinti saluti.Seppi solo in seguito di essere statouna delle prime vittime di una nuovateoria elaborata proprio dalle industrieRoss e della macchina da essa deriva-ta. Tale enunciato dava luogo ad unaformula matematica, per altro entrambisegretissimi e coperti da un’infinità dicopyright, in grado di calcolare il livellopotenziale del Fattore S in una data per-sona, o gruppo di persone o oggetti, inun determinato contesto. Cos’è ilFattore S? Chiaro: la sfiga. Questo erastato il motivo dell’improvviso boomdelle “Ross & Co. Enterprises”. Loropotevano dire quanto eri sfigato e quan-to questo avrebbe influito sull’andamen-to dei loro affari. Bene! (Si fa per dire…)Io ero sfigato e la mia assunzione pote-va significare l’avvento dell’apocalisse!Non mi arresi, ma sviluppai la versione2.00 del mio approccio ad un colloquio.Nuovo orario sveglia, nuovi tessuti etipo di taglio dei vestiti, nuova acconcia-tura, nuova impostazione del curriculumvitae. Mi sentivo un hacker all’assaltodel codice di sicurezza di un program-

ma innovativo. Se la sfiga era determi-nata da una formula, doveva essere perforza influenzata da vari fattori e io pote-vo cambiarli. Solo che non sapevo qualifossero…

Il 13 settembre di due anni fa, la versio-ne 2.00 passava al contrattacco.Venne miseramente abbattuta. La sfigaè un antivirus con i controcazzi.

Il 20 gennaio presentai l’Approccio v.5.01.Dopo aver cambiato tre volte nome, duevolte sesso, avevo esteso il campo dimutazioni trovando nuovi amici, fre-quentando nuovi locali, acquistandonuovi diplomi, imparando nuove lingue,trovando nuovi hobbies e, di conse-guenza, nuovi amici, nuovi locali e cosìvia, in una metamorfosi continua. Misentivo al riparo da ogni variabileinfluente sulla mia valutazione negativaprecedente. Era un po’ come se doves-si affrontare Superman avendo dellaKryptonite in tasca. Non so se l’esem-pio, in realtà, ci azzecchi poi molto…Entrando nella nuova sede della Ross,decisi di prendere tempo e valutare bre-vemente, ma meticolosamente il lavorodei miei futuri sottoposti. Be', avrei volu-to! Non trovai nessuno ad accoglierminell' ampio salone vuoto e totalmentespoglio.Lo stavano rifacendo! Volevano metter-mi a disagio con la desolazione di quel-la stanza, come le altre volta, solo più ingrande.Avevo paura…ma stavolta avevo capi-to. Prima non riuscivo a spiegarmi per-ché aprire un nuovo gruppo di uffici,quando quelli della Torre Ross erano

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già attrezzati e spaziosi. Fin troppo.Quell’edificio era solo un’immensa salatest per le assunzioni, progettata perevidenziare gli elementi che influenzanola determinazione del Fattore S, ele-menti come la paura dovuta a situazionio luoghi assurdi, evidentemente, comequel piano totalmente deserto. Dopo i canonici cinque minuti, sentii uncampanello che accennava a suonare,strozzato dall’apertura dell’entrata prin-cipale. Un pazzoide, in mimetica e felpacon cappuccio, entrò e, durante i suoicinque minuti di attesa, si sedette aterra e si mise a leggere, senza scorda-re di seminare sull’immensa distesabianco opaca un po’ di quel marciumeche gli cadeva dai capelli tinti di unrosso sgargiante. Gli sembrava quellol’abbigliamento adatto per un colloquiodi lavoro per una ditta così importante?Forse, statisticamente parlando, con luidavanti a me le mie possibilità sarebbe-ro aumentate.Il campanello suonò di nuovo e il solitoomino, probabilmente dottore in sfigolo-gia, fu sorpreso di trovare due candida-ti in attesa quando fece la sua compar-sa. Comunque, prese con sé il punk e sidiresse verso la solita sala per l’elettro-sfigogramma. Cinque minuti più tardi unnuovo trillo, e il ragazzo uscì saltellandodi qua e di là.-Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!- Urlavacome un ossesso.-Ehi!- Lo redarguì l’omino- Deve usciredall’altra parte!Poi, probabilmente, mi fece cenno dientrare.Io non lo vidi, dato che ero già uscito.Era chiaro che non avevo capito nulladel meccanismo con cui si determina il

Fattore S e quindi le mie probabilitàd’assunzione erano nulle. Passaidavanti alla Torre Ross, mentre m’in-camminavo verso il supermercato in cuilavora la mia ragazza, turbato dall'ideache anche lì avessero già adottato lo sfi-gometro per le assunzioni. Ero uno sfigato testato clinicamente,anzi un malato terminale di sfiga e cheforse, la mia malattia, dato che questoprobabilmente si trattava, poteva anchepeggiorare e che, di nuovo forse, nonsarebbe mai stata inventata una cura.La mia vita poteva solo peggiorare, da lìin poi.Mentre perdevo lo sguardo nel cielo, michiedevo se, un giorno, sarebbero arri-vati ad impedirmi di salire su un aereo,dato il mio esagerato livello di sfiga, ese sarei stato per sempre costretto aguardarlo passare a bocca aperta,come stavo facendo in quel momento,proprio mentre il volatile d’acciaio stavasganciando una bomba. “Ecco!” pensai tranquillo. “La fine deimiei problemi”.L’oggetto gettato del velivolo mi caddeproprio davanti, schiudendo di scattouno sportello. Mi sembrò di vederecome un’onda uscire dalla piccola aper-tura, una distorsione della realtà, che sidiresse contro la sede della Ross & Co.Enterprises, diffrangendo l’aria lungo iltragitto e lasciando una scia bruciaticciasul marciapiede di marmo. Ci fu un atti-mo di silenzio e la cosa sembrò risolta innulla.Seppi in seguito che la maniglia dellaporta d’entrata si staccò, rimanendonella mano del portiere, facendo caderea terra il pomello, il quale rotolò silen-zioso sulla moquette rosso Ferrari 'altra

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parte dell'uscio, fino a sbattere controuna colonnina portavaso. Da qui le cosesi fanno complicate. La fioriera, in bilicosul bordo del piedistallo ormai da giorni,cadde sul piede del ragionier Segalache, passando di lì per caso, fu colpitosul suo callo preferito. In presa a undolore lancinante, l'impiegato saltellòqua e là, e andò ad urtare la prima scri-vania della sala computer, che finì perrovesciare a mo’ di domino tutta la seriedi tavoli e macchinari. Le scintille pro-dotte all’impatto al suolo dagli strumentidiedero fuoco alla moquette, e il conse-guente diluvio di antincendio fece salta-re la corrente. A quel punto, il generato-re di emergenza si mise in funzione, mauna perdita di carburante, per altro giàsegnalata come previsto dalle normedella certificazione di qualità 14001, e inattesa di riparazione, fece esplodere ilgruppo elettrogeno e, conseguente-mente, gli altri macchinari nel seminter-rato dell’edificio.A causa del susseguirsi di deflagrazionisempre più violente, la Torre Rosscominciò ad accartocciarsi su se stes-sa, dato che le apparecchiature coinvol-te nell'esplosione, per un caso che defi-nire fortuito è quanto mai azzeccato,erano state spostate in corrispondenzadelle travi di sostegno principali, e ave-vano causato un crollo strutturale chenon lasciò scampo al personale presen-te in quel momento.La sera, il tiggi, mostrandoci le immagi-ni del cadavere straziato di un giovaneimpiegato dai capelli tinti di rosso indivisa mimetica, ci rassicurò che, perfortuna, il dottor Ross non era presenteal momento della sciagura, essendo inviaggio di lavoro alle Hawaii.

Un po’ di polvere mi ricoprì mentre,immobile di fronte ai resti del palazzo,mi meravigliavo della potenza e dellaselettività di un’altra applicazione delFattore S: la Bomba Sfiga, dissero, col-piva solo chi apparteneva al gruppo ostava nel luogo che indicato come ber-saglio, evitando di ferire il passante acui, casualmente, è caduta davanti.Come dire che la sfiga ci vede benissi-mo…“Mia madre sarà contenta di sapere chenon sono stato assunto!” pensai e, sal-tellando, me ne tornai a casa. Sì!Proprio saltellando…

FINE

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FINITA LA PIOGGIAdi ALESSIO FACCIOLO

Pioveva da giorni, e, finalmente, il sole ha deciso di fare capolino dai nuvoloni grigi.E' un sole stanco, un pugile stremato da decine di colpi, che faticosamente si rial-za dall'angolo...ma è sempre meglio di niente.Fuori,sulla strada, bambini con impermeabili colorati giocano fra le pozzangherenell'aria tersa ancora profumata di pioggia.Dentro, in un appartamento disordinato che puzza di chiuso, tra posacenere inta-sati e bicchieri scompagnati, mi preparo un caffè con una moka scassata. La radioronza qualcosa, forse una vecchia cover dei Ramones. Da qualche parte, fra len-zuola sudaticce e biancheria gettata, dovrebbe esserci una ragazza.Com'è che si chiama? Bah,e chi se lo ricorda.L'amore, d'altronde, è come una sbronza, dura una notte e al mattino, pur conqualche acciacco, passa tutto, e si tira avanti....si tira avanti...Forse non è giusto che io pensi solo ad arrangiarmi... potrebbe, dovrebbe esserciqualcosa di meglio, di più profondo, qualcosa che somigli ai miei sogni d'adole-scente.- And I think to myself...-Sarebbe bello smetterla di fregarsene, e trovare qualcosa di cui mi importi davve-ro.- what a wonderful world...-Perchè ho un taglio sulla mano?Guardo fuori da una finestra, scheggiata forse da una pallonata, un sasso, unpugno troppo forte al vetro......è come vedere il cielo a pezzi e illudermi che, da qualche parte, ce ne sia unframmento anche per me.

FINE

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CRITICA IL CRITICO!La critica ai Raggi-X:

missione Stati Uniti

SETTE ANIME (Seven Pounds, Usa 2008)Regia di Gabriele MuccinoSceneggiatura di Grant NieporteFotografia di Philippe Le SourdMusica di Angelo MilliInterpreti principali: Will Smith (Ben Thomas); Rosario Dawson (Emily Posa); Woody Harrelson (Ezra Turner); Barry Pepper (Dan); Michael Ealy (fratello di Ben)Genere: drammatico

E’ un “sollievo” constatare che i pregiudizi non sono prerogativa esclusiva dei critici italiani, ma attecchiscono bene anche oltreoceano. La stroncatura di Variety è viziata da un preconcetto che ne mina ogni credibilità, dal momento che dà per scontata la ruffianeria ricattatoria degli autori. In apertura, il critico Todd McCarthy equipara “Sette anime” a “Il sesto senso”. Il comune denominatore? Entrambi si aggrappano esclusivamente al colpo di scena finale (A movie that, like “The Sixth Sense”, depends entirely upon the payoff for its impact). Più avanti l’autore definisce il film “fiaba infinitamente sdolcinata” (endlessly sentimental fable), lo accusa quindi di essere una “trappola semi-spirituale” (quasi-spiritual trap), infine rafforza la definizione iniziale liquidandolo come “piccolo, artificioso apologo sul sacrificio” (contrived little sacrificial fable).

Inoltre, chiama in causa le “manifest manipulations” (non serve tradurre…), la pretenziosità e la presunzione (pretentiousness and self-importance) degli autori. Al di là dei meriti e demeriti eventuali della pellicola di Muccino, sui quali il recensore si guarda bene dal soffermarsi con analitica lucidità, non si riesce proprio a condividere il punto di osservazione scelto dal suddetto

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Dal suo piccolo promontorio dialettico il critico squadra il film dall’alto in basso, con quella pretenziosità e quella presunzione che crede di ravvisare tra le pieghe del film. Tutto è falso e posticcio, ci rivela McCarthy, Muccino & co. vogliono estorcere abilmente qualche lacrima allo spettatore, e l’effetto sarà emotivamente devastante per molti, forse soprattutto per i credenti… (the climax will be emotionally devastating for many viewers, perhaps particularly those with serious religious beliefs). Per coerenza, gli strali colpiscono anche l’interpretazione di Will Smith, che viene accusato di non rinunciare all’aureola conferitagli dalla sceneggiatura di Grant Nieporte (Nor can it be said that Smith shies away from the saintlike status conferred upon his character).

Al contrario, incalza McCarthy, Smith si immedesima a tal punto nel ruolo da risultare fastidioso, confermando l’altissima – tra le righe: eccessiva - considerazione che hanno di sé questi attori temporaneamente consacrati superstar (he embraces it in a way so convincing that it proves disturbing as an indication of how highly this or any momentarily anointed superstar may regard himself). Per rendere quest’ultima tesi ancora più credibile il recensore tira addirittura in ballo gli ultimi personaggi interpretati dal Nostro nei film “I Am Legend” e “Hancock”, a suo dire espressamente concepiti per sottrarre Smith alla zavorra della mortalità ([…] whose most recent box office barn-burners, “I Am Legend” and “Hancock,” seemed consciously designed to set the star apart from the rest of humanity). Impagabile Variety…

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: ’ ’ ( )JCVD L EROE E STANCO E SQUATTRINATO

La parabola discendente di Jean-Claude Van Damme ha subìto una brusca quanto (da noi) attesa decelerata? E’ quanto viene naturale pensare dopo il lusinghiero successo di critica del suo ultimo, coraggioso, autobiografico progetto, dall’eloquente titolo di JCVD. Il film, che si colloca su un ideale spartiacque tra metacinema e mockumentary (falso documentario), mostra Jean-Claude Van Damme, attore stanco e invecchiato, alle prese con un giovane regista orientale sprezzante e irrispettoso del Mito; in seguito troviamo il Nostro in un’aula di tribunale, dove un avvocato divorzista cerca di dimostrare la sua incapacità di padre. A questo punto, deluso e amareggiato, Van Damme decide di far ritorno in Belgio, nella sua città natale, per concedersi un periodo di pausa dalle traversie artistiche e familiari. Recatosi in un ufficio postale per incassare, viene coinvolto suo malgrado in una rapina. La polizia, che ha nel frattempo circondato l’edificio, crede però che il celebre attore sia dalla parte sbagliata della legge…Diretto da Mabrouk El Mechri, che ha curato la sceneggiatura con Frédéric Bénudis e Christophe Turpin, il film dà modo al 48enne attore di Berchem-Sainte-Agathe di sciorinare ragguardevoli progressi in materia di recitazione. In bilico tra autoironia e rassegnata amarezza, Van Damme offre con ammirevole coraggio all’occhio inclemente della mdp un volto inciso dai rigori di una vita esagerata.

Il film rilancia l’eco di pellicole quali “Essere John Malkovich” e “Quel pomeriggio di un giorno da cani”, concede in epilogo al protagonista l’onore (e l’onere, per un risvolto emotivo reale) di un commovente monologo-confessione. Prima di giungervi, Van Damme sveste gli abiti ormai logori dell’action star, strappa i veli di celluloide che lo proteggevano dal pubblico e gli si concede senza trucchi: è un uomo vulnerabile, non un attore invincibile, quello che abbiamo di fronte, e poco importa se il primo non è in grado di competere con il secondo.

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Lo spettatore, in fondo, scopre di amare un eroe ancora di più quando quest’ultimo riduce le distanze da lui.Purtroppo, JCVD, presentato all’ultimo Roma Film Festival, non ha (ancora?) convinto i distributori italiani: Lucky Red, cosa aspetti?

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MADRINA DEL MESE:Agostina Belli

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