Sommariamente numero test

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Alessandra Farneti Il Messaggio del Clown XVI Edizione Premio Penisola Arturo Esposito Sorrentina Fermodellismo Una passione che sfida il tempo SommariaMente

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Alessandra Farneti

Il Messaggio del Clown

XVI Edizione Premio Penisola

Arturo Esposito

Sorrentina

Fermodellismo

Una passione che sfida il tempo

SommariaMente

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Quando un progetto, che fino a pochi mesi fa era solo un'idea abbandonata in un cassetto, arriva al nastro di partenza, corre l'obbligo di scrivere almeno due parole di presentazione. L'idea di sfruttare al meglio le potenzialità di internet e di completarlo con un supporto cartaceo facendoli camminare di pari passo, sembrava un impresa più che ardua, anzi pressoché impossibile. Capita a volte che la propria strada incroci quella di altre persone cui enunci i tuoi pensieri e qualche volta collimano con i loro, ed è in quel momento che scommetti su te stesso, cominci a guardare lontano, ben oltre l'orizzonte. Quello è il punto in cui nasce la sfida, quella sfida dove essendo antagonisti di se stessi, non si vuole mai mollare per non concedere al proprio alter-ego alcuna possibilità di vittoria. Per talune persone, cose del genere corrispondono ad un salto nel vuoto, un ipotetico rischio che in un momento come questo di particolare congiuntura economica sfavorevole può trasformarsi in un boomerang. Ma si sa che chi non sa volare dietro ai propri sogni non raggiungerà mai quei traguardi posti oltre l'universo. Una volta avevo un amico (almeno così credevo), che, sorridendo, mi mostrò il titolo di un articolo su di un giornale: “Mai farsi scoraggiare da chi ti dice, non si può fare”. Sorrido pensando che proprio lui non abbia fatto tesoro di quella frase vivendo tra continui compromessi e rinunciando ai suoi sogni di libertà, ma in ogni caso ogni persona è artef ice del proprio destino e fortunatamente libera di vivere nel modo in cui crede. La nostra scommessa invece ci ha portato al primo traguardo del progetto: la messa in stampa di “SOMMARIAMENTE”. E ci tengo molto a dire che tutto è stato possibile grazie alla volontà e alla tenacia di un gruppo di lavoro compatto e seriamente motivato, che crede nei propri sogni, che nonostante il mio essere pignolo, ha resistito a questa lunga maratona permettendo al progetto di prendere il fatidico VIA! Permettetemi, quindi, di fare dei ringraziamenti, sentiti e dovuti: il primo va a tutte le persone che, pazientemente in questi mesi frenetici hanno condiviso con me la lunga “gestazione” a partire dal sempre disponibile Ciro Ruggiero che ha preparato il logo, dalla grafica ai fotografi ed i video operatori, a tutti i professionisti che materialmente hanno contribuito alla formazione del progetto fornendo articoli e materiali vari; il secondo ma il più importante per l'effettiva messa in stampa della rivista, va a tutti gli inserzionisti che hanno creduto sin dall'inizio nella bontà dell'iniziativa contribuendo materialmente alla sua realizzazione. Sperando di non aver dimenticato alcuno nei ringraziamenti formulati e confidando nella bontà e nella riuscita del progetto, auguro a tutti: “Ad Majora!”.

Raffaele Somma – Editore

SommariaMente

FrancaMente Nota dell ’ Editore

MotoristicaMente pag.12TelevisivaMente Pag.14TradizionalMente pag.15StilisticaMente pag.18

EditorialMente pag.2AttualMente pag.3PsicologicaMente pag.5EconomicaMente pag.7Artisticamente pag.8Spettacolarmente pag.10Hobbysticamente pag.11

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“Sommaria...Mente” è un progetto semplice e ambizioso allo stesso tempo. Vuole essere una rivista mensile a diffusione gratuita che entri nelle case della Penisola Sorrentina, ed oltre, per incuriosire e far pensare. Non ha la presunzione di approfondire ogni tematica della vita quotidiana in maniera saggistica, ma vuole dare spunti specifici e qualificati, per contribuire a creare una consapevolezza critica nel lettore acutizzandone la “Mente”. Non è, dunque, un sommariamente sinonimo di superficialità ma un vasto sommario di argomenti che saranno affrontati in maniera chiara e diretta, oltre che qualificata, alla portata di un vasto target di lettori. Il mensile free press che inauguriamo con questo primo numero mira ad essere una vetrina della società attuale che spazia dalla cultura alla moda, dall'arte al design, dal welfare all'economia, tutti argomenti trattati con linguaggio semplice ed immediato ma allo stesso tempo esaustivo, in modo da interessare tutta la famiglia, dal figlio adolescente al nonno. Ci saranno spazi dedicati alle informazioni di interesse quotidiano ma anche a tematiche più raffinate, che gli stessi lettori potranno segnalare alla redazione e divenire parte attiva della stessa; nell'era digitale anche un giornale cartaceo ha necessità di essere interattivo ed attento alle esigenze dei suoi lettori. Ci sarà, quindi, anche uno spazio dedicato a dar voce a chi ne ha poca ma che ha molte cose da dire, come associazioni di volontariato e culturali, che spesso non hanno i giusti mezzi di divulgazione delle proprie attività, ma che danno vita a tantissime iniziative che riempiono la vita alle persone ormai divenute nonni o ai giovani che hanno bisogno di sostegno a vari livelli. Uno spazio ancora sarà dedicato a incontri ravvicinati con personaggi del mondo della politica, dell'arte, dello spettacolo, della musica, per soddisfare anche i lettori più esigenti. Avranno spazio su “Sommaria … Mente” anche i giovani, e i meno giovani, che vorranno far pratica giornalistica su una rivista nuova, che non ha legami con le vecchie nomenclature, e che ha l'entusiasmo dei giovani professionisti che lavorano infaticabilmente per la sua realizzazione. “Sommaria … Mente” è sicuramente un progetto ambizioso, come tutti i giovani che vi lavorano, ma siamo certi che, grazie alla loro determinazione, avrà una vita longeva e ricca di esperienze, aspettative e traguardi anche insperati.Buona lettura a tutti!!!

Marica Esposito - Direttore Responsabile

EditorialMente

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Si parla sempre e tanto del sistema scolastico italiano, in riferimento ai continui tagli economici e di personale, ai malfunzionamenti,

ai finanziamenti al settore privato. Ma ci siamo mai chiesti cosa i padri costituenti intendessero realmente per Scuola e quali fossero le sue

finalità? Per aiutarci a capirlo dobbiamo andare a leggere l'art. 34 della nostra Costituzione che parla di scuola aperta a tutti; di istruzione

inferiore gratuita ed obbligatoria da impartirsi per almeno otto anni e di istruzione superiore e universitaria da garantire ai capaci e

meritevoli anche se sprovvisti di mezzi economici, per i quali la Repubblica si obbliga a riservare, mediante concorso, le provvidenze

necessarie a rendere effettivo il diritto agli studi superiori degli stessi. Abbiamo, quindi, una prima differenziazione tra ciò che è dovuto a

tutti ovvero l'istruzione obbligatoria e ciò che è da assicurare ai meritevoli e capaci seppur sprovvisti di mezzi economici. L'istruzione è,

dunque, concepita come un servizio pubblico strumentale ed essenziale per assicurare il pieno sviluppo della persona umana e la sua

elevazione economica e sociale anche rispetto alla eventuale sfavorevole condizione di partenza. L'impegno della Pubblica Autorità è

rimarcato anche dall'art.3, secondo comma, della Costituzione che impone allo Stato la rimozione di quegli ostacoli di ordine economico

e sociale che possano in qualche modo inibire il miglioramento delle persone, e per quanto qui interessa, per quelli dotati

intellettualmente e predisposti allo studio avanzato. La nostra Costituzione si era mossa nel solco di una lunga tradizione culturale che

vedeva la scuola come agenzia di alfabetizzazione del paese, come sostegno alla mobilità sociale e al riscatto delle plebi e come strumento

della formazione delle élites, in sostanza come un modello sociale completo. Non stupisce che con l'avvento della scuola di massa e con

l'emergere della crisi del modello di sviluppo fondato sulla relativa autonomia della scuola dal mercato del lavoro, la politica scolastica sia

entrata in crisi anche in seguito al susseguirsi di progetti di riforma “abortiti e contraddittori”, per utilizzare un'espressione di Giuseppe

Tognon.Nella Conferenza nazionale della Scuola del 1990 si affermò che essa non doveva più essere considerata come l'ultimo degli

uffici dello Stato ma come il primo dei servizi al cittadino. Infatti, il fondamento della democrazia scolastica è da concepirsi come

realizzazione di una condizione di uguaglianza e di solidarietà. Il diritto all'istruzione secondo il merito, anche se sprovvisti di mezzi, non

tollera alterazioni néfunzionali né organizzative, ma richiede che proprio attraverso la gestione statale si proceda a colmare quelle

differenze che sono il frutto di una disuguaglianza che va appianata per dare opportunità a tutti di potersi elevare culturalmente,

socialmente ed economicamente.A fondamento di questa concezione vi è l'obbligazione che la Repubblica deve assumersi, in base all'art.

33 Cost., 2°comma, di farsi carico della responsabilità di erogare o di far erogare, in condizioni di uguaglianza, una determinata attività di

prestazione di servizio pubblico, al fine di soddisfare il diritto di ciascuno ad essere istruito. Si tratta, secondo Aldo Sandulli, di un servizio

pubblico peculiare, che può essere definito «sociale a fruizione individuale coattiva», dal momento che accanto al diritto individuale

all'istruzione (art. 34, comma 2, Cost.) si pone la concezione universalistica e solidaristica, che è alla base della gratuità e

dell'obbligatorietà dello stesso. Scuola gratuita per assicurare a tutti il diritto alle medesime condizioni di partenza, ma anche perché la

Repubblica ed i propri cittadini investono su sé stessi, impegnando ricchezza odierna per assicurarsi maggiore ricchezza futura, per il

tramite di un più elevato livello medio di istruzione delle proprie componenti individuali. Scuola obbligatoria perché non si consente

l'esercizio della libertà negativa, ma ciò al solo fine di garantire a ciascuno, anche contro la propria volontà, di acquisire un sufficiente

grado di istruzione e di contribuire al benessere sociale. La fruizione coattiva costituisce anche la differenza fondamentale tra l'istruzione

scolastica e quella superiore o universitaria, che è indirizzata, in via principale, ai capaci e meritevoli (e gratuitamente a coloro che, capaci

e meritevoli, siano privi di mezzi). La scolarità obbligatoria è stata pure utilizzata, già ai tempi della redazione della Costituzione, in

funzione “protettiva”, come ha affermato Sabino Cassese, per sottrarre i bambini al lavoro precoce e nell'ottica di aumentare il cosiddetto

«social capital» e cioè, le risorse generate dalla interazione tra le persone, che contribuisce allo sviluppo economico riducendo, al

contempo I rischi che l'individuo pesi eccessivamente sulla società.

di Marica Esposito

Le finalità del Sistema istruzione alla luce della Costituzione italiana

AttualMente

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Via Cassano, 36

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L'impegno della Repubblica ad istituire scuole deve essere inteso nel senso di

creare scuole pubbliche, con finalità diverse rispetto a quelle private, che siano il

collante sociale di una comunità, luogo di inclusione ed equità sociale, facendosi

anche carico di compiti di integrazione come, ad esempio, per gli immigrati e per i

diversamente abili., La riforma costituzionale del 2001 non ha intaccato i valori e le

indicazioni politiche contenuti negli articoli 33 e 34 Cost. che sono alla base

dell'«organizzazione» del sistema scolastico che, secondo Tognon, differisce dalla

«gestione», ovvero dalla complessa articolazione di strutture e livelli decisionali.

L'«organizzazione» della scuola italiana deve essere unitaria perché così è intesa nella

Costituzione, che ne è insieme premessa ed effetto. Il sistema scolastico è alla base del

diritto-dovere di cittadinanza, così come pensato dai padri costituenti, al di là di ogni

vincolo territoriale o sociale, che si confronta direttamente con il fondamento stesso

della Repubblica e che chiede di essere tutelato su tutto il territorio nazionale ed oltre.

È di massima importanza, quindi, comprendere che il fondamento della democrazia

scolastica non riguarda la burocrazia della scuola, ma la realizzazione di una

condizione di uguaglianza e di solidarietà che non può essere contraddetta da alcun

depotenziamento del progetto democratico originario. Il diritto all'istruzione,

secondo il merito e anche se sprovvisti di mezzi, non tollera alterazioni, né funzionali

né organizzative, ma richiede che proprio attraverso la gestione si proceda a colmare

quelle differenze che sono il frutto di una disuguaglianza. Sulla questione del merito

si spinge addirittura oltre Maurizio Tiriticco affermando che “tutti i soggetti in

apprendimento sono meritevoli, ciascuno secondo le sue capacità” e che la scuola pubblica

deve non solo istruire gli studenti trasferendo loro la conoscenza di precisi contenuti

disciplinari, ma anche educandoli ad essere cittadini e formandoli ad essere persone.

Concludo questa breve disamina citando una piccola parte del discorso che Piero

Calamandrei, uno dei padri costituenti, ha pronunciato nel Febbraio del 1950, ed in

cui ha definito la scuola come un «organo costituzionale», ovvero un «Organo

centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema

centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente.La formazione della classe

dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e

discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma

anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle off icine e delle

aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della

democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria,

chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di

democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall'afflusso verso

l'alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie. Ogni classe, ogni categoria

deve avere la possibilità di liberare verso l'alto i suoi elementi migliori, perché ciascuno di

essi possa temporaneamente, transitoriamente, per quel breve istante di vita che la sorte

concede a ciascuno di noi, contribuire a portare il suo lavoro, le sue migliori qualità

personali al progresso della società».

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di Alessandra Farneti

. Da percorsi lontani nel tempo e nello spazio, per vie tortuose, spesso piene di insidie, il clown è approdato al ventesimo secolo, con la sua vecchia valigia piena di sogni ma anche di dissenso e di ribellione. L'emblema della sua dolce protesta prende corpo in Charlot e assume volti diversi nei grandi del teatro e del circo: Debureau, Footit e Chocolat, Decroux, Grock, Rivel, Marcel Marceu, hanno tutti contribuito, in modi diversi, alla trasformazione di Pagliaccio in una maschera tragicomica complessa, dai mille volti, con una mimica talvolta raffinatissima, talvolta grottesca, sempre auto-ironica e contestatrice dei valori dominanti. Qualcuno come Charlot nel cinema, Grok e Rivel nel circo, sono divenuti personaggi popolari, altri sono rimasti degli intellettuali che hanno lavorato nelle sfere elitarie di un teatro per intellettuali, un po' fuori dai circuiti mediatici, lasciando, tuttavia, scuole d'eccezione e un'eredità importante.E'difficile, oggi, tracciare una linea che possa congiungere strade così lontane fra loro che sembrano, tuttavia, indicare una regione di confine in cui si rifugiano attori “speciali”, accomunati solo dalla caratteristica di recitare se stessi e non un copione o un canovaccio. Grok distingueva fra “attori” e “artisti”, sostenendo che i clown sono artisti e non attori, pertanto insostituibili e costretti a lavorare con instancabile volontà per mantenere vivo il loro personaggio fino alla morte. La vita di un clown è esercizio psico-fisico costante, ricerca continua di un gesto significativo, che esprima quella sua particolare individualità e, tuttavia, sia capace di trasmettere un messaggio universale comprensibilea tutti. Siamo ben lontani, dunque da quello stereotipo di pagliaccio che fa ridere i bambini e viene guardato con sufficienza dagli adulti, dal comico di basso lignaggio che fa sberleffi e pernacchie! Se si chiede agli adulti come immaginano un clown essi rispondono, nella stragrande maggioranza, che il clown veste abiti coloratissimi, ha un trucco vistoso, scarpe grandi, un sorriso stampato in faccia, una parrucca e un cappello in testa; si esibisce per strada o in circo e il suo scopo è quello di divertire i bambini. E' l'immagine parziale e riduttiva di un Augusto di circo, guardato solo nella sua più grossolana apparenza ma è quello che “si sa” in genere del clown. Ben pochi comprendono il suo messaggio dissacrante e la sua “stupidità” voluta e studiata come innocenza riconquistata, come corpo “ingenuo e primordiale” che sa esprimere emozioni fondamentali, spogliate di quella ingombrante ragione che le schiaccia sotto il peso delle regole e delle censure sociali. Questo clown, che percorre le strade dell'immaginario infantile, arricchendolo della creatività adulta, è quello di cui vorremmo parlare qui, per spezzare una lancia in suo favore, riscoprendolo come professionista di altissimo livello, spesso considerato, invece, soltanto come in simpatico animatori di feste e sagre paesaneLa giocoleria, la prestidigitazione, la musica, l'acrobazia, il mimo, la pantomima, sono i mezzi che il clown usa per comunicare una filosofia di vita e un messaggio che, come abbiamo visto, vengono da molto lontano. E' solo guardando ai grandi interpreti di questa filosofia che possiamo avvicinarci al vero mondo del clown. Fellini è forse stato il più straordinario di questi interpreti. A parte il capolavoro per eccellenza, “La Strada”, in cui l'indimenticabile Giulietta Masina nei panni della clownessa Gelsomina dà vita ad un personaggio di profonda intelligenza emotiva, molti dei film di Fellini hanno le loro radici nel mondo dei clown, creature capaci di esprimere al meglio la fantasia onirica del regista.“Otto e mezzo”, “La voce della Luna”, “Amarcord”, fino a “I Clowns”, (in cui celebra una fine tragicomica del circo), hanno radici in quel circo divenuto per Fellini la metafora della vita stessa, delle sue luci e delle sue ombre.“Il clown”, spiega Fellini,“Incarna i caratteri della creatura fantastica, esprime l'aspetto irrazionale dell'uomo, la componente dell'istinto, quel tanto di ribelle e di contestatario contro l'ordine superiore che è in ciascuno di noi. E' una caricatura dell'uomo nei suoi aspetti di animale e di bambino, di sbeffeggiato e di sbeffeggiatore. Il clown è uno specchio in cui l'uomo si rivede in grottesca, deforme, buffa immagine. E' proprio l'ombra. Ci sarà sempre… Per far morire l'ombra occorre il sole a picco sulla testa: allora l'ombra scompare. Ecco: l'uomo completamente illuminato ha fatto sparire i suoi aspetti caricaturali, buffoneschi, deformi. Di fronte ad una creatura tanto realizzata, il clown - inteso come il suo aspetto gobbo – non avrebbe piu’ ragione di essere” .

Il profondo messaggio dei Clown

PsicologicaMente

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Ed è contro questo uomo “illuminato” che si leva il grido silenzioso dei clown, siano essi teatranti di fama internazionale o guitti di strada che mangiano fuoco e camminano sui trampoli: una lotta silenziosa e donchisciottesca contro la vera stupidità, quella che si ritiene intelligente e distrugge il mondo con le sue bombe e i suoi mostri volanti, con l'inquinamento dell'ambiente, con il totale asservimento al denaro di tutti i rapporti e di tutte le aspirazioni. Un monito a tornare, seppur con fatica, alla speranza di potersi risollevare dalle cadute e dai fallimenti, riscoprendo gli occhi incantati di quel “fanciullino” pascoliano oggi divenuto solo un divoratore di cartoons, un consumatore in erba, un bambino invecchiato precocemente che non sa più giocare, un oggetto fra gli altri oggetti di un mondo adulto violento e violentatore. La creatività del clown è una delle possibili vie per il ritorno dell'homo ludens di cui parlava Hiuzinga, un “passo contro” la volgarità dilagante, uni viaggio dei diversi, sempre perdenti ma sempre vivi, nei tanti che si passano il testimonial in una corsa verso la libertà del pensiero e delle emozioni. Questo clown non è solo quello che fa ridere, dunque, ma è un simbolo, uno specchio in cui imparare a guardarsi, per ritrovare la voglia di essere uomini, consapevoli della

propria finitezza, che vivono non nel mito faustiano di una giovinezza eterna e dorata ma nella fatica quotidiana di accettare i propri difetti, nell'umiltà di scoprirsi fragili come vasi di vetro eppure, proprio per questa fragilità, preziosi come i vasi di Murano (per citare Vittorino

Andreoli). Come psicologa, che da anni si occupa di clownerie come strumento di formazione, posso solo augurarmi, al termine di questa breve introduzione ad un mondo che pochi conoscono veramente, che in tanti si avvicinino all'arte del clown per assorbirne lentamente il profondo insegnamento socratico, per riconquistare, attraverso il gioco, occhi ingenui con cui guardare il mondo e sorprendersi della sua meravigliosa diversità; per non cadere nelle trappole di una competitività distruttiva; per imparare ad esprimere anche l'aggressività con rituali inoffensivi.

A lessandra Far neti , aut r ice di numerose pubblicazioni, insegna psicologia dello sviluppo alla Libera Università di Bolzano, dopo avere svolto la stessa docenza all ’Alma Mater Studiorum di Bologna presso la facoltà di Scienze della Formazione. I suoi interessi principali sono rivolti agli aspetti cognitivi e affettivi dello sviluppo infantile. Promotrice dal 2004 del primo Master in Europa sulla formazione del Clown al servizio della persona.

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I miei risparmiLa rubrica a cui mi è stato chiesto di contribuire riguarderà il mondo degli investimenti ; cercherò di fornire una mini guida per chi già possiede o intende affacciarsi su titoli di stato, mercati azionari, conti on line, oro e commodities, immobili. In questo periodo di turbolenza dei mercati, dove spesso la prima pagina dei giornali è dedicata ai mercati finanziari particolarmente "ballerini", chiariremo alcuni concetti con la certezza di rendervi più consapevoli e positivamente critici sulla materia. Alcune delle caratteristiche per valutare se un qualsiasi investimento fa al caso nostro (dopo aver opportunamente parlato col nostro consulente e banca di fiducia e risposto ai questionari che la normativa prevede), sono la durata, il rendimento, il rating, la propria propensione al rischio, l'età, le attese reddituali, l'eventuale rivalutazione o svalutazione del bene, il tempo e la liquidabilità dell'operazione. Spesso si ci lascia attrarre semplicemente dal tasso (da qui la comune domanda che poniamo alla nostra banca "quanto mi dai ? ") ma purtroppo non è tutto ; ricordiamoci sempre, in linea di massima, che ad un rendimento maggiore è associato un rischio maggiore. Il rischio è misurato da un giudizio (rating) fornito da alcune note società americane (Moody's, Standard & Poor's, Fitch) preposte a questo compito ; si passa dalla tripla A (ottimo debitore) a D (default). Altra nostra richiesta e' il "capitale garantito". Ma garantito da chi ? Non confondiamo la banca, il promotore o il bancario col garante : sono solo intermediari o persone preposte a coprire ruoli, generalmente la responsabilita' di un investimento e' tutta nostra per cui e' meglio essere ben informati. Spesso la colpa dell'investitore è che non dichiara correttamente le proprie idee in merito ad un investimento. Si ci compra il titolo che rende di più a "capitale garantito" (poi ne parleremo nell'articolo sulle obblibazioni o bond), ma poi l'anno dopo si vuole smobilizzare per acquistare casa.Cerchiamo di avere le idee chiare; prima di fare una qualsiasi operazione finazniaria, pensiamoci un p ò . . .

di Ilda Pizza (Promotore Finanziario CREDEM tel. 347 7720340)

EconomicaMente

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Salvatore Morana, di Scicli nella Sicilia sud orientale, ha riempito la sua vita, e gli occhi di chi osserva i suoi quadri, con i colori caldi ed accessi della sua terra. Soprattutto quando, immerso nella nebbia milanese, tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio dei sessanta, aveva necessità di rievocare il calore avvolgente ed appassionato della sua trinacria.È così che sono nati i maestosi ed emozionanti quadri del periodo “vulcanico” in cui, come disse R.M. Ferrari in “Equilibrio nelle Arti” riusciva a trasporre sulle sue tele il fuoco ardente del vulcano della sua terra e che, come ha sostenuto il giornalista e scrittore F. Boneschi, “osservando i suoi quadri pare percorrere le terre del principe o del barone, nell'afa di un pomeriggio estivo, in una natura arroventata e canicolare. I suoi quadri sono pervasi di un calore, di una sensazione, di una sete che non si appaga mai, che è sete di vita eterna, sete di amore, sete di qualcosa che non c'è”.I quadri del periodo “vulcanico”, caratterizzati dall'uso dei colori ad olio e della tecnica a spatola, sono stati quelli che hanno raccolto i maggiori riconoscimenti internazionali come quelli all'”Exposition International d'Art Contamporain” a Parigi o al Gran Premio d'Arti Figurativa del Principato di Monaco.L'evoluzione del suo modo di dipingere è stata scandita, come per la maggior parte dei veri artisti, dai principali momenti legati alla sua vita familiare e lavorativa. Infatti, con il trasferimento nel Napoletano e precisamente nel comune di Vico Equense, terra di mezzo tra Milano e la sua Scicli, i toni dei suoi quadri sono un po' mutati modificando i colori arroventati ed appassionati con toni più morbidi ma altrettanto intensi. E gli stessi colori ad olio sono stati sostituiti dai più moderni colori acrilici e la tecnica a spatola dall'uso dei pennelli.Nell'età matura, quando l'anima è più propensa ai pensieri legati allo spirito e meno alle passioni terrene Salvatore Morana ha avuto un periodo legato alla religione ed alla profonda conversione che lo ha portato a dipingere soggetti evangelici con una tecnica a vetrata molto netta e lineare, ma non ha mai abbandonato il sapiente uso del colore che, però, ha completamente modificato nei toni e negli abbinamenti. Questi ultimi quadri, tra cui la natività regalata al papa Giovanni Paolo II nella sua ultima visita a Pompei, ed attualmente custodita tra le opere dei Musei Vaticani, hanno decorato alcune chiese della sua terra natia, dove ancora oggi il pittore si gode il mare e le lunghe passeggiate sulla sottile e bianca sabbia delle spiagge ragusane.

I colori caldi della Sicila: Salvatore Morana

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di Laura Aversa

INCONTRO CON PEPPE BARRAA Villa Fondi si è tenuto un importante evento: “Il cavallo napoletano fra storie e mito : La rinascita di un emblema di Napoli”. Grazie all’impegno di Giuseppe Maresca abbiamo riscoperto l’esistenza di una razza autoctona e ritrovato le radici della nostra terra che tornano salde e profonde. Ospite della manifestazione Peppe Barra attore, insegnate, cantore, maestro di voce, protagonista del recupero della tradizione popolare musicale e teatrale napoletana. Ed è proprio a lui che abbiamo rubato qualche minuto per ascoltare il suo pensiero in merito alla mostra.

Peppe Barra: “Da sempre la mia famiglia nutre amore per questo animale, mio nipote ne è un cultore ma non conoscevo questo simbolo napoletano, f inchè non ho visitato questa mostra grazie alla quale ho scoperto l'importanza del ritrovamento della razza Neapolitana. Questa iniziativa e il cavallo Neapolitano stesso devono essere motivo di orgoglio , in questo periodo storico così negativo per la cultura, per le tradizioni e per la memoria napoletana”. “Da sempre il cavallo è stato associato alla f igura dell'uomo, basti pensare alla letteratura italiana e straniera persino un autore inglese come Jonathan Swift, che ha scritto I viaggi di Gulliver ha dedicato nella sua opera un intero passaggio alla f igura di questo glorioso animale. Nelle favole del Basile e nei piu' antichi racconti della tradizione napoletana f igura il cavallo, il suo sguardo umano, in tutta la sua magnif icenza, come compagno e simbolo di valori”

Dopo averlo ringraziato per la sua disponibilità abbiamo continuato il pomeriggio ascoltandolo declamare favole napoletano. Tra la favola e la realtà di un cavallo che appartiene in tutto e per tutto a questa terra svenduta e svilita ma che trova sempre la forza di darci buoni motivi per essere orgogliosi di essere Neapolitani. (sul sito www.sommariamente.it l’intervista integrale e le foto della mostra).

SpettacolarMente

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I 25 anni del club fermodellisti di Silandro (Bz), davvero un eccellente traguardo, che l'associazione festeggia in modo altrettanto eccellente tramite l'organizzazione di questa grande manifestazione. Il fermodellismo è una grande passione che sfida il tempo. Non è mai fuori moda, gli appassionati non contano mai le innumerevoli ore che impiegano per il loro hobby. Dall'esterno sembra essere un hobby come altri. Solo chi si affaccia al mondo delle Ferrovie può capire cosa lo rende talmente affascinante. Le ferrovie sono uno svariato sistema tecnologico con regole precise. In questo mondo l'uomo è creatore e gestore , inventore e costruttore, romantico ed ideatore. La riduzione in scala e l'esigenza di riprodurre in modo realistico la realtà, amplificano ancor di più il piacere di realizzare, costruire, pianificare. In più è da porre l'accento sull'importanza sociale che il fermodellismo esercita tramite un'associazione. Ci auguriamo tutti che una grande manifestazione come questa contribuisca a rafforzare il piacere verso le ferrovie e ad attirare nuovi amici! All'inaugurazione della mostra ha preso la parola il presidente del Club Federmodellisti di Silandro, Heinz Unterholzer, che così si è rivolto ai presenti, appassionati e curiosi: “è un grandissimo piacere poter festeggiare con i nostri soci amici fermodellisti il 25° compleanno del nostro Club. Un'associazione che in Alto Adige si può def inire unica. Attualmente il Club conta circa 100 soci e negli anni passati molto è stato progettato e realizzato. La riprova di ciò è questa mostra celebrativa. La casa culturale di Silandro è il luogo ideale per presentare i nostri diorami, plastici e modelli ai visitatori e agli appassionati fermodellisti. Uno degli obiettivi della nostra associazione, la divulgazione della passione del fermodellismo, è stata raggiunta grazie a mostre e divulgazione sui mezzi di comunicazione. ” Il presidente ha poi ringraziato in particolare soci e sponsor per aver realizzato tutto quanto è possibile visitare presso la Casa della Cultura “Karl Schonherr” di Silandro, e l'amministrazione comunale nella figura di Richard Theiner, il quale “è stato sempre molto vicino al club, patrocinandone l'iniziativa“. Visitando la mostra sono davvero degni di nota i numerosi lavori esposti, tra plastici, diorami e vetrine espositive. Tra questi il plastico modulare riproducente la linea della Val Venosta da Merano a Malles, (lunghezza complessiva 70 metri), e la famosa “The Woodbridge Lumber”, la ferrovia forestale e mineraria americana. Senza ulteriori commenti scritti, lasciamo spazio alle immagini delle realizzazioni che era possibile ammirare.

HobbysticaMentedi Alessandro Gioia

FERMODELLISMO: UNA PASSIONE CHE SFIDA IL TEMPO

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It's Time della Nuova Panda

di Adalgisa Cornelio

It's Time della Nuova Panda! Manca poco al debutto sul mercato. Presentata al Salone di Francoforte, si prevede la sua vendita ad inizio 2012. Trenta anni fa, sua “nonna” fu disegnata da Giugiaro. Nel 2007, sua “madre” è stata eletta “Auto dell'anno” . Il frutto di questa lunga e fortunata generazione sarà “Made in Pomigliano” e avrà un'importante eredità da gestire. La “Piccolina” delle Fiat cresce e si allunga di 11cm, 365cm lunga, 164 larga, 155 alta. L'incremento dello spazio sarà a vantaggio dei passeggeri posteriori e del baule. Nuovo pianale, linee arrotondate, spigoli smussati, gruppi ottici più ampi ed ovali, modanatura cromata, lascia invariate le barre portapacchi che la rendono particolare nel suo “segmento”, si arricchisce di protezioni in plastica non verniciate, in punti critici, e in onore della panda anni '80, aggiunge una tasca sopra il cassetto portaoggetti. A bordo la sicurezza è di serie: 4 airbag, abs, cintura di sicurezza anteriore con pretensionatore e limitatore di carico, attacchi isofix per i seggiolini dei bambini, servosterzo elettrico e tasto city. Nel corso del 2012 arriverà il nuovo sistema di frenata che, sotto i 30 km/h, sarà capace di rilevare ostacoli a distanza ravvicinata e di frenare l'auto in maniera automatica. Bassi consumi e riduzione dell'inquinamento sono assicurati con il sistema Start&Stop che spegne momentaneamente la vettura in situazioni di fermo momentaneo, quali traffico, semaforo, sarà di serie su tutte le motorizzazioni,

e il Gear Shift Indicator (GSI) che avvisa il guidatore quando cambiare marcia per ridurre al minimo i consumi. La novità assoluta sarà il nuovo motore bicilindrico Twin Air 0.9 65cv e 85cv che accompagnerà il 1.2 benzina 8v 69cv e il 1.3 Mtj II. Nel corso del 2012 si prevedono le versioni 1.2 EasyPower (gpl) 69cv, il 0.9 TwinAir Turbo Natural Power da 80cv.e la versione con trazione integrale 4x4. Aspettando il giorno in cui sarà presentata nei saloni di tutta Italia, iniziate a gustare la Nuova Panda visitando il sito www.fiatpandatime.it.

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MotoristicaMente

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Premio «ARTURO ESPOSITO»

di Rosario Criscuolo

TelevisivaMente

Si è svolto nell’incantevole scenario di Villa de Sangro e Fondi a Piano di Sorrento la XVI edizione del premio intitolato alla memoria di Arturo Esposito.Il premio “Esposito”, non è altro che una serata all’insegna dello spettacolo, concepita come format per la TV , con la partecipazione di personaggi di rilievo nei campi della cultura, spettacolo e della comunicazione. La serata non è altro che un grande racconto degli ultimi anni di storia del nostro paese, quindi diventa un confronto fra l’Italia di ieri e quella attuale; fra l’Italia che era bambina e quella che al giorno d’oggi si torva ad essere cittadina dell’Europa

unita Piano di Sorrento. Il nostro Paese inteso come nazione, ma anche come l’Italia delle Province, la patria che ognuno ha nel cuore. L’talia che ci riporta magicamente ai luoghi del cinema, al giornalismo, alla poesia, al mondo delle Donne, al mezzogiorno spesso e volentieri dimenticato e bistrattato.Chi era Arturo Esposito; era un poeta la cui passione per la lirica era radicata in lui in maniera talmente viscerale di ogni ragione. Tutto ciò, lo si coglieva da ogni suo sguardo, nella sua postura di spettatore attento ed attonito davanti al grande mistero che è la vita umana. L’Esposito, è stato anche un emerito saggista, ma soprattutto era un uomo di scuola che ha lasciato in eredità agli studenti ricerche, contributi critici ma soprattutto i versi che i bambini serberanno nel loro cuore sino all’età adulta.La serata conclusiva del premio “ Arturo Esposito”,ha visto come premiati questi personaggi: Maurizio Cucchi poeta, una delle figure più eminenti sul piano della poesia italiana del secondo novecento; Guya Falk poetessa; il cantante Eugenio Finardi che racconta nel suo libro “Spingersi Oltre” il diario di bordo di un uomo fragile che nella musica ha trovatola forza e le motivazioni più profonde della sua vita; Rita Forte cantante che ha esordito in televisione grazie a Luciano Rispoli, è riuscita nel corso della sua brillantissima carriere ad essere artista a 360° approdando anche alla recitazione prendendo parte ad uno spettacolo teatrale; Elisabetta Gardini passata dal piccolo schermo (infatti la ricordiamo tutti nella veste di conduttrice di programmi per la RAI), alla politica attiva ed all’impegno civile, testimoniando il valore che l’arte deve avere in un contesto sempre più europeo; Marco Leonardi attore giovanissimo con già alle spalle circa 50 film tra i quali ricordiamo “Nuovo cinema Paradiso”, “Come l’acqua per il cioccolato” sino ad arrivare a “Maradona – la mano de Dios”, ha sviluppato fra il cinema stesso e la TV un percorso tale da collocarsi in ottima posizione fra i giovani interpreti; Veronica Maya, conduttrice RAI, colpisce per la comunicazione caratterizzata sempre da eleganza garbo spontaneità; la Maya nel ricevere il riconoscimento ha dichiarato di essere grata sia agli organizzatori della serata ed anche di essere super felice di ricevere un premio nella sua Sorrento dove è cresciuta ed è la città dove sono tutti i suoi affetti ed i suoi amici più cari; Valentina Morricone, nipote del grande maestro Ennio Morricone, giovanissima poetessa al suo esordio rivela già una grande sensibilità ispirativa e comunicativa; Gianni Pittella vice presidente vicario del parlamento europeo esponente di punta di quella che al sfida culturale e politica per il mezzogiorno; Giovanna Ralli, signora del cinema italiano. Il suo talento nonché la sua bellezza hanno segnato l’immaginario collettivo degli italiani, e tuttora rappresenta una pagina significativa per la storia artistica e cinematografica del nostro paese, Alessandro Sallusti, direttore responsabile de “IL GIORNALE”, prima ancora del quotidiano “LIBERO” nonché dei quotidiani “ORDINE” e “PROVINCIA di COMO”, ha sempre sostenuto le sue posizioni sempre però tenendo conto della verità dei fatti e salvaguardando la sua scelta di libertà con coraggio con uno spirito costruttivo che se pur vien fuori in un contesto critico che lascia margini esigui alla fiducia; Adua Squillante (premio alla memoria), una donna invisibile ma sempre presente, impegnata nel mondo sociale, nonché dotata di una incrollabile fede nella sofferenza, Adua Squillante è la testimonianza di tutte quelle storie che nessuno conosce ma che meriterebbero piena e completa visibilità. Sulla Sig. ra Adua, il grande Giancarlo Giannini ha fatto pervenire al premio Esposito queste poche righe che noi di seguito riportiamo: “ con Adua e Vittorio abbiamo condiviso tanti momenti belli della vita ma anche dolori impareggiabili come la morte di un f iglio.” .Ospite anch’essa della serata a Villa Fondi, era anche il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri On.le Daniela Santanchè, alla quale è toccato l’onere e l’onore di consegnare il premio Penisola Sorrentina alla Sig. Giovanna Ralli.Oltre al Sottosegretario On .Santanchè, è stato presente anche il giornalista Magdi Cristiano Allam, che è anche presidente della sezione Cultura e comunicazione del premio “Arturo Esposito”, ed è lo stesso Magdi Allam che dichiara che il premio Esposito si propone come un palcoscenico dell’anima che accoglie il civile confronto tra i protagonisti dell’arte, della cultura, della comunicazione portati però a scoprire all’interno di noi stessi ciò che ci fa sentire tutti come persone, famiglia, comunità, popolo, e nazione uniti dall’essere tutti ITALIANI.Nel corso della serata l’Amministrazione Civica guidata dal Sindaco Giovanni Ruggiero, ha voluto conferire, previa delibera del Consiglio Comunale, la cittadinanza onoraria a S. E. Prefetto Dott. Mario Esposito, per la sua, come riportata nella pergamena di rito, Vicinanza alla città di Piano di Sorrento anche in occasione della richiesta al Capo dello Stato del conferimento del titolo di Città al Comune Carottese; a S.E. Esposito sono state donate anche le chiavi della città proprio per sottolineare la vicinanza della città al Prefetto.

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TradizionalMenteIl Presepe Artistico Napoletanodi R.Somma

La lunga tradizione del Presepe Napoletano perde le sue radici nella notte dei tempi. Si narra che San Francesco, non ancora sacerdote, nel Natale del 1222

trovandosi a Betlemme, assistette alle Celebrazioni Liturgiche della Natività restandone profondamente colpito, ma, tornato in Italia, la Santa Sede gli

negò il consenso di poterle ripetere per il Natale successivo permettendogli solo di celebrare la Messa in una grotta invece che in Chiesa. Fu cosi che nella

Notte Santa, nella zona di Greccio (Umbria), San Francesco depose un neonato in una mangiatoia e la presentò ai fedeli perché la venerassero come

simbolo del Bambino Gesù.Il culto e l'arte del presepe fiorirono in Napoli nei primi decenni del '500 a somiglianza di quello che tre secoli prima fece in

Greggio il poverello di Assisi. A Carlo III di Borbone và dato il merito di aver iniziato con gusto finissimo il presepe settecentesco, che costruiva con le sue

mani e con l'aiuto della moglie Amalia a cui era affidato il compito di vestire con inimitabile eleganza le numerosissime figure che popolavano la scena

natalizia. Mantennero viva la tradizione i successori:Ferdinando IV ed il principe ereditario Francesco facevano allestire presepi a Caserta e negli

altri siti reali dove intendevano trascorrere il Natale;Ferdinando II con un magnifico presepe nella reggia di Caserta.Nella realizzazione di tutti i

presepi è costantemente seguito un unico criterio. L'avvenimento è diviso in tre quadri caratteristici : L'Annuncio, il Mistero, la Taverna:L'angelo reca

la lieta novella ai pastori dormienti accanto al loro gregge La Natività rappresentata sotto le rovine di un tempio pagano voluto a rappresentare il

trionfo del Cristianesimo sull' antica civiltà pagana il "diversorium"o taverna è l'elemento che ha subito la maggior alterazione e dove la fantasia ha

sovranamente predominato. I pastori erano costituiti da tre elementi: la testa in terracotta dipinta, il corpo modellato su di un leggero scheletro di fil di

ferro che sostiene un opportuna imbottitura di stoppa, le mani e le estremità inferiori in legno scolpito e dipinto; le figure del '700 non superavano i 35-40

cm. Il Figuraro operoso fabbricatore di pastori aveva il compito di dar vita all'impareggiabile Presepe Napoletano.Tra i "figurarum sculptores" detti

figurari, prima di menzionare il Sammartino che i napoletani definiscono il "Donatello dei figurari" il pastore veniva realizzato da artisti quali:Matteo

Bottiglieri, Nicola Somma, Camillo Celebrano, Angelo Viva, Mosca Lorenzo e Salvatore Franco. Il primo allievo del Sammartino fu Giuseppe Gori, il

quale, per il modo in cui terminava le figure e modellava i capelli, fu superiore al suo maestro. Nel dar vita ai numerosi animali che hanno sempre avuto un

ruolo importante sul presepe si distinsero i fratelli Nicola e Saverio Vassallo, Francesco Gallo e Tommaso Schettino. Dei presepi artistici ne resta qualcuno

in collezioni private, gelosamente conservati, tra quelli miracolosamente salvati va menzionato , sicuramente, il bellissimo presepe, donato dal Cuciniello

alla certosa di San Martino nel 1879 e conservato in quel museo. Il presepe Cuciniello (in foto),rappresenta "un capitolo di Vangelo tradotto in dialetto

napoletano".Ancor oggi la tradizione Artistica del presepe è tra le più care ai napoletani ricca di cultura e di costumi riflettendo in modo tangibile la cultura

di un epoca, quella della Napoli settecentesca.

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Ogni donna, pensando al giorno del suo matrimonio, lo immagina come il più bello di tutta la vita. Malauguratamente non sempre è così. Infatti basta un piccolo particolare non curato o magari tralasciato e tutto è rovinato. Cominciamo con il vestito: un vestito da favola dovrebbe essere disegnato appositamente per noi, quindi dovremmo cercare uno stilista che ci possa accontentare nelle nostre richieste e che sappia consigliarci il modo giusto per nascondere quei piccoli difetti che nonostante tutto tutte abbiamo. La ricercatezza dell'abito, infatti non sta solo nei ricami, piu o meno sfarzosi, ma nel fatto che ci calzi a pennello senza lasciare nulla al caso. I dettagli dell'abito sono importanti ma non devono mai eccedere nel gusto per non finire nell'eccesso .Un abito semplice potrà essere arricchito anche solo con un nastro o un fiore che potremmo poi ritrovare negli addobbi in chiesa, durante il ricevimento,sulla torta o, magari, sulle bomboniere, facendo attenzione ai colori ed alle sfumature che questo comporta. Una volta stabilito il tipo di abito che indosseremo dovremmo scegliere l'auto più adatta a realizzare i nostri desideri. Certo non andremo in una macchina sportiva con un abito pomposo e voluminoso,ma sceglieremo magari, una splendida limousine o,se piu adatta, una carrozza. Passiamo alla chiesa che sara sicuramente bellissima, visto che la maggioranza delle chiese Italiane sono dei musei d'arte antica,quindi mi limiterei con i fiori e abbonderei con nastri ed effetti speciali come fiocchi e palloncini, candele profumate, mille essenze da estendere nell'edificio. Per il ricevimento apriremmo troppi argomenti lunghi ma penso che sia buona norma adeguarsi comunque al tipo di abito scelto;richiami dei particolari dell'abito sparsi qua e la lungo tutta la durata del ricevimento nastri, fiori,perline e colori a profusione, profumi dolci ed avvolgenti,mai nauseanti, da contorno a tutto questo. Per la torta aprirei un capitolo a parte. Se il nostro pasticciere di fiducia ce lo permette mi sbizzarrirei con una classica weddingkace a piu piani magari di forma diversa ed abbonderei nei particolari facendo attenzione a non finire nell'osceno. Le bomboniere non dovrebbero mai limitarsi a delle piccole cose insignificanti ma ricordare ai nostri ospiti il nostro giorno piu bello e quindi dovrebbero essere scelte con molta cura e comunque seguire la linea stilistica del nostro abito, senza tralasciare gusti particolari, spero mai cattivi. Un ruolo importante viene ricoperto anche dal fotografo e dal video operatore che cureranno le memorie di questo importantissimo giorno senza essere troppo invadenti o petulanti,rubando i momenti piu belli discretamente senza sciuparli. Queste brevi e modeste note sulla ricerca dei particolari nel giorno più bello ed atteso della nostra vita non vogliono essere altro che delle semplici idee da sfruttare ed articolare a vostro gusto nel giorno del vostro….SI.

di Filomena Parlato

L’attenzione ai particolari nel giorno del SI

StilisticaMente

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